[CAPITOLO 17]







ORE 5:02 a.m

LONDRA

Vrachnos aprí gli occhi di soprassalto udendo il suoneria del telefono, alzò leggermente la testa per accedere la piccola lampada color bianco antico posata sul comodino, allungò il braccio per afferrare il telefono che non smetteva di squillare.
Ma chi cazzo é a quest'ora? La gente non dorme la notte? pensò Sandie controvoglia di svegliarsi per rispondere al telefono.

Emise uno sbadiglio, cliccò il tasto verde e rispose.
«Pronto?» domandò completamente assonnata.
«Miss Vrachnos.» era una voce femminile, quella di una signora anziana.
Sandie completamente assonnata si massaggiò gli occhi.
«Chi é?» domandò con il sonno che governava la voce.
«Sono la sua vicina.» ella da quella risposta capí chi era la donna dall'altro capo del telefono.
«Signora Litch.» confermò stellina, poi automaticamente guardò l'orologio, erano le cinque del mattino, emise un sospiro irritato in preda all'interruzione del sonno «Ma sapete che ore sono? Sono le cinque del mattino.» annotò poi.
«Mi dispiace di averti disturbato ma devi accedere la tv immediatamente.» Vrachnos emise una espressione al quanto perplessa.
Perché accendere la tv alle cinque del mattino?
«Perché?» domandò lei interdetta.
«Ti prego, accendila, è importante stanno facendo un'edizione speciale della ITS News!» stellina per un attimo pensò che il programma che le aveva comunicato la sua vicina era una emerita sciocchezza, o che lo stesse inventando. Non stava capendo niente, aveva il cervello fuso e completamente perso dal sonno. Era come sconnessa «Per favore Sandie.» supplicò l'anziana. Ella udì la sua voce triste. Quasi spezzata, come se stesse per piangere.
«Ma è successo qualcosa di grave?» domandò ancora.
«Sandie, accendila è basta. Non puoi capire cosa è successo ...» la voce della donna divenne ancora più rotta, fu lì che Sandie mossa dalla curiosità attaccò la chiamata.

Istintivamente guardò Chloè, che fortunatamente dormiva come un ghiro. Per fortuna la bambina aveva il sonno pesante.

Sandie si alzò dal letto per andare in salotto, si mise comoda sul divano, si stiracchiò ormai sveglia e si stropicciò gli occhi emettendo un forte sbadiglio.
Afferrò il telecomando e accese la tv.
«Mah, vediamo che cosa è successo.» mormorò tra se e se, mise il canale della ITS News udendo e vedendo quella che era realmente un'edizione speciale.
L'edizione speciale televisivo più sconvolgente della sua vita.
E quello che stava per sentire non era per nulla un sogno.

«Buongiorno, benvenuti all'edizione speciale della ITS News.
Da Parigi ci è giunta una terribile notizia.
Diana, Principessa di Galles è morta in un tragico incidente stradale, insieme al compagno Dodi Al Fayed.
Era stata seguita da un gruppo di paparazzi sin dal suo arrivo a Parigi.
E non appena verso le mezzanotte, quando la principessa ha lasciato l'hotel Ritz, i paparazzi l'hanno inseguita fino al tunnel dell'Alma cercando di ottenere una foto.
L'autista, Henri Paul, probabilmente aveva perso il controllo a causa di quei flash potenti delle macchine fotografiche, e la Mercedes su cui erano a bordo, Diana, Dodi, Henri Paul, e Trevis Rees Jones, guardia del corpo di Al Fayed, si é schiantata contro il tredicesimo pilastro del tunnel dell'Alma.
Dodi Al Fayed, e Henri Paul, sono morti sul colpo. Diana invece, era ancora viva non appena arrivarono i soccorsi, ma nonostante i tentativi di rianimarla non c'è la fatta a causa di una grave emorragia interna.
Solo Trevis Reed Jones é sopravvissuta, ma si trova in uno stato comatoso.
Lady Diana Spencer è stata dal 1981 fino ad 1996 la moglie del Principe Carlo di Galles.
Tra scandali e dicerie, é stata la donna più famosa di questo secolo, ora Diana, potrà essere una donna libera dal dolore. Restando per sempre nei nostri cuori.»

No, no, non é possibile!
L'espressione di Sandie era a dir poco più che scioccata.
Aveva la bocca spalancata e gli occhi sgranati.
Com'era possibile?
Diana, morta, incidente stradale, paparazzi.

Dopo tanto tempo percepì il suo cuore andare in frantumi, si bloccò divenendo una statua, non muovendo un muscolo restando con quell'espressione esterrefatta.
L'unica cosa che muoveva in quel viso erano le lacrime.

Sandie, aveva perso qualcun altro a cui voleva bene.
Aveva perso quella donna che era solo un mito adolescenziale, ma un'amica.
Una cara amica.
E l'aveva persa nel peggiore dei modi.

Non riusciva a muoversi, l'unica cosa che faceva era piangere in silenzio, ma udì dalle finestre del suo appartamento le voci della gente che piangevano per la perdita improvvisa dell'amata principessa di Galles.
«Diana ... no, no anche tu ...» sussurrò Sandie in preda allo shock, e alla tristezza immensa che piano piano circolava nel suo corpo.
Scosse la testa cercando di negare ciò che aveva udito in tv, pensò che fosse un incubo oppure uno scherzo di cattivo gusto. Ma non fu così.
Guardò di continuo i notiziari e si spinse alla realtà.

Diana era morta.
Non poteva crederci che anche lei se n'era andata per sempre, che quel momento nella quale era venuta a casa sua, fosse stata l'ultima volta che l'aveva vista, la loro ultima chiacchierata, i loro ultimi sorrisi e risate amichevoli.

Sandie si alzò dal divano, corse in bagno chiudendo la porta a chiave.
C'era una finestra, con un gesto secco l'aprì per fare entrare aria.

Si accasciò per terra realizzando tutto ciò.
Realizzando che Diana era non c'era più.
«Anche tu ... no, no, no Diana.» ripeté stellina con voce rotta e pianse in silenzio.
Stringeva gli occhi e i denti, mise una mano sul petto percependo un dolore immenso.
Il dolore di aver perso qualcuno che voleva bene.
Quelle sensazioni di tale dolore ritornarono dopo anni che aveva perso una persona a lei tanto tanto cara, il suo migliore amico, Ethan.
La vita le aveva tolto un'amica.
Perché?
Perché doveva accadere?
E perché proprio un incidente stradale?
Perché farla morire così giovane? Nel bel mezzo della sua rinascita?
Era tutto così ingiusto.

Ma dentro di sé, conteneva una sola emozione.
Rabbia.
Una rabbia furiosa verso i paparazzi.
E Sandie aveva avvertito Diana di stare attenta a quella gente. Ma mai si sarebbe aspettata che lì avrebbe fatti coinvolgere in un incidente stradale. Come avevano potuto far accadere una tragedia del genere?
Allora era vero che per ottenere soldi si rincorreva nell'uccidere la preda.
Michael, aveva ragione.

Sandie, si alzò con il viso pieno di lacrime, si affacciò percependo una sensazione di fresco mattiniero.
Un fresco gelido.
Quasi triste.
Persino la natura era triste.

«Diana.» la chiamò, lei si voltò «Ti prego di non dire a nessuno questa cosa, è molto importante per me.» Diana le fece un sorriso rassicurante.
«Lo porterò alla tomba questo segreto, te lo prometto e puoi stare tranquilla.» lei l'abbracciò con affetto, e Diana ricambiò con molto calore l'abbraccio.
Entrambe sorridevano e restarono attaccate per qualche minuto per poi distaccarsi.
«Quando ci vedremo?» domandò Sandie.
«Quando tornerò da Parigi, ho in mente di fare tante cose, e tanti progetti da fare. Oh! Non vedo l'ora.» Sandie sorrise, Diana le mise una mano sulla spalla «Quando tornerò faremo un bel viaggetto tra amiche, io e te da sole. Sceglierai tu la destinazione.» quando Sandie udì quella proposta, il suo cuore tirò fuori mille fuochi d'artificio. Era al settimo cielo, soprattutto entusiasta di fare un viaggio con lei.
«Mi piacerebbe molto.» mormorò con il sorriso stellina.
«Non vedo l'ora, e poi una settimana passa in fretta.» disse Diana posando la mano sulla maniglia.
«Diana.» la chiamò di nuovo Sandie.
«Sì?» domandò la principessa voltandosi verso l'amica, lei accennò un piccolo sorriso.
«Sii prudente.» la bionda sorrise.
«Sta tranquilla.» disse «Ci vediamo presto Sandie.» e se ne andò.

Sandie ricordando quel momento, cacciò un urlo liberatorio in preda alla disperazione.
Urlò il nome della principessa.
Buttava fuori ogni parte del suo corpo di cui era stato crepato con il dolore.
E buttava fuori se stessa.
Nella disgrazia di aver perso qualcuno di importante per lei.



- Quella mattina -


Sandie era in cucina, seduta a tavola mentre dava da magiare alla piccola Chloè che nel frattempo giocherellava con una Barbie.
Stellina non aveva parlato per tutta la mattinata.
Si racchiuse in un sacrale e scontento silenzio.
Non riusciva a dire una parola per quanto lo shock l'avesse colta di sopresa.
La morte di Diana fu come un forte pugno allo stomaco, come se avesse ricevuto tanti pugni in varie zone del corpo.

Si cambiò, mise un semplice pantalone nero estivo e una maglia bianca a mezze maniche. Non le andava di restare in pigiama.
Le occhiaie e gli occhi rossi talmente gonfi che per un attimo sembrava che i suoi occhi verdi uscissero dalle orbite talmente che aveva pianto.

D'improssivo qualcuno bussò alla porta.
Si alzò dalla sedia dirigendosi con passo lento verso la porta d'ingresso.
Quando aprì la porta si trovò Vincent d'avanti.
Completamente in lacrime e le labbra che tremavano.
«Hai saputo.» affermò poi Sandie con tono basso.
Lei si fece spazio per farlo entrare e Vincent si gettò nelle braccia di Sandie scoppiando in lacrime.

Sandie gli accarezzò la schiena, la sua mano destra andò fino si suoi capelli fino a che le sue dita non s'intrecciarono con le ciocche scure dei capelli del giovane.
«É terribile ... Dio mio.» mormorò Vincent con voce spezzata «Non se lo meritava, era una donna straordinaria e non se lo meritava!» esclamò.
«Ti prego Vincent.» implorò la donna.
Egli si staccò pulendosi il viso con le dita, Sandie aveva un'espressione indecifrabile, regnava l'afflizione più totale e un lutto inestimabile.
«Io ...» parlò Sandie «Io non so che cosa dire, sono talmente scioccata che tutto quello che ho da dire é quello di aver pianto e urlato dal dolore.» Vincent vedeva il volto di stellina completamente distrutto.
Non aveva per niente una bella cera.
Il che lo fece preoccupare.
«Vincent, io vado in camera, ho bisogno di stare un po' da sola. Ti dispiace se tieni d'occhio Chloè?» Voorhees annuì senza proferire parola, s'incamminò verso la bambina che teneramente stava seduta sul seggiolone a giocare con la sua Barbie, ignara del fatto che era morta una delle migliore amiche della mamma e che lei aveva avuto il grande onore di conoscerla, anche alla cosa più minima come un'abbraccio o bacio sulla guancia.

Sandie vedendo che Chloè era in compagnia, andò in camera sua, chiuse la porta a chiave, si rannicchiò per terra cominciando di nuovo a piangere.
Gli occhi le facevano male, la sua anima sanguinava e i ricordi si fecero sempre più nitidi.
E al ricordo del sorriso della Spencer fu un colpo al cuore.
«Perché ... perché Diana! Perché?» sussurrò tra se e se.
Portò una mano sul petto, continuando a piangere senza sosta, ma lo fece in silenzio, in modo tale che la piccola Chloè non potesse udire il pianto.

Vincent invece, sentì il pianto di Sandie, e continuò a parlare con Chloè cercando di farla distrarre il più possibile. Accese la tv mettendo il canale dei cartoni animati a tutto volume per coprire il pianto della madre, era ancora troppo piccola per sapere certe situazioni, e non voleva in alcun modo creare dei traumi.

Passarono circa dieci minuti, ma Sandie non uscì dalla camera.
Vincent allora si preoccupò.
«Chloè, io vado dalla mamma tu resta qui, torno subito.» la bimba annuì con il capo continuando a guardare i cartoni. Così Voorhees si alzò dal divano per dirigersi verso la porta della camera di Sandie. Bussò due volte, e poco dopo lei aprí la porta.
Lui entrò e lei si sedette sul letto, soffiò in naso e passo la mano sulla guancia per pulire il volto dalle lacrime.
«Non ti voglio vedere così ...» mormorò Vincent con tono triste. Lei abbassò lo sguardo muovendo la pianta del piede in segno di nervosismo, non dicendo una parola. Egli si avvicinò a lei, le alzò il mento bagnato dalle lacrime e la baciò con dolcezza tra le labbra.
Era un bacio delicato, quasi di conforto.

Sandie si lasciò completamente andare, percepì le braccia possenti che avvolgevano il busto, le fece scappare un piccolo gemito non appena entrò la lingua di Vincent nella sua bocca.
Dal dolce al passionale.
Era tutto così romantico ed entrambi volevano coccolarsi in un momento di lutto mondiale.

Ma Vincent posò la mano sulla nuca della donna coperta dai capelli neri, baciandola non solo con ardore ma con tanto amore. Come se le labbra volessero comunicare: "Non piangere amore mio, sono qui."
E Sandie lo capiva, ed era un contatto bellissimo.
Le sfuggì un piccolo sorriso e lui lo intravide.
Sorrise anche lui, non smettendo di baciarsi.
Si baciavano con il sorriso sulle labbra che danzavano. Era meraviglioso.

Ma ad interrompere il momento fu lo squillo del telefono di Sandie.
Il bacio si fermò, afferrò il telefono posato sul comodino non smettendo di guardare Vincent.
«Pronto?» domandò posando il telefono sull'orecchio.
«Sandie.» era il maggiordomo di Diana, Paul, aveva la voce affranta dal dolore e dallo shock.
«Ciao Paul.» salutò la donna, cambiando completamente umore.
«Hai appreso la notizia vero? Come stai?» Sandie emise un pesante sospiro.
«Così affranta che non so davvero trovare le parole per spiegare ciò che é avvenuto.» rispose con sincerità.
«Io sono a Parigi, mi hanno chiamato per lei e sono venuto subito. Quando sono andato alla camera mortuaria ...» Paul si fermò, mise una mano sulla fronte trattenendo il pianto «E l'ho vista stesa sul lettino coperta dal lenzuolo bianco, c'era un ventilatore posato sul comodino accanto a lei, e per un attimo mi é sembrato che le ciglia si stessero muovendo. Le ho detto "Si svegli altezza, si svegli" non sono pazzo. Davvero l'ho percepito. Non sembrava affatto morta, ma invece  ...» al racconto di Paul gli occhi di Sandie luccicarono come stelle, il respiro le fermò in gola, non sapendo ormai cosa dire.
«É così strano Paul, é sempre stata qui.» rispose «Forse, é normale che per un attimo hai pensato che fosse viva. Lei é sempre stata con noi.»
affermò accennando un sorriso «William e Harry?» Paul sospirò con la pesantezza nella voce.
«Avranno appreso la notizia quando si sono svegliati, non ho saputo niente. Ma penso che sono distrutti.» Sandie abbassò lo sguardo.
«Sto pensando tanto a loro, non oso immaginare quello che stanno affrontando, e lo shock, di punto in bianco a perdere la loro mamma.» mormorò con dispiacere nella voce, Vincent le diede una carezza sulla guancia.
«É terribile ...»
«E Carlo?» domandò per sapere se il principe di Galles abbia emesso qualche reazione.
«É profondamente addolorato, ha gli occhi rossi e prima stava piangendo. A prescindere da come sono andate le cose tra di loro, sono rimasti in buoni rapporti per i figli.»
L'uomo dalle orecchie a sventola piange troppo tardi.
«Capisco.» disse Sandie con tono gelido.
«Sandie, ti ho chiamato soprattutto per annunciarti una comunicazione importante.» ricordò il maggiordomo.
«Dimmi.» disse la donna curiosa.
«Ho sentito parlare il principe Carlo ad una delle sorelle di Diana per quanto riguarda il funerale. E a quanto ho sentito, stanno discutendo di fare un funerale privato, che pubblico, poiché Diana non era più un membro della famiglia reale non c'era bisogno di fare un funerale pubblico. Almeno questo é quello che ho sentito e pare che sia una decisione della regina.» spiegò, e Sandie spalancò gli occhi dalla rabbia.
«Prego!?» domandò scioccata, Vincent rimase allibito sentendo quello che aveva Paul.
«Lo so Sandie e-»
«Ma cosa cazzo ha preso la regina!? Non si rende conto di cos'era Diana, e cos'è stata per noi!?» Sandie si alzò dal letto rimanendo in piedi e Vincent cercò di farle abbassare il tono della voce.
«La decisione dipende dalla regina, ed é tutto così complicato.» commentò Paul, Vincent allora con la mano, mimò il gesto di passargli il telefono.
Lei senza obiettare lo diede.
«Ciao Paul, perdonami se mi intrometto. Mi chiamo Vincent Voorhees e sono un medico della London Chest Hospital. Forse Sandie le ha parlato di me.» affermò con tono cordiale e neutro.
«Oh si, certo che mi ha parlato di lei.» si ricordò il maggiordomo.
«Ti chiedo scusa se mi intrometto nella conversazione, ma mio malgrado ho sentito quello che ha affermato sul funerale della principessa. In quanto cittadino inglese devo intervenire. Lady Diana é stata non solo per noi inglesi, ma per il mondo intero, un grande punto di riferimento, la prima reale a mostrare un contatto verso il popolo, verso i più deboli e i bisognosi. In più é stato un grande modello di esempio, di quando lei abbia combattuto fino alla fine per trovare la libertà e la pace. Diana é sempre stata con noi, fino a poche ore fa. E sentire che il suo funerale si terrà in modo privato mi fa mandare il sangue al cervello.
É una totale mancanza di rispetto per noi cittadini che l'abbiamo amata, accolta e supportata. Lei ci ha aiutato nel momento del bisogno, stringendoci le mano e facendo un sorriso. E se Sua maestà la regina metterà avanti una decisione del genere, credo che tutta l'Inghilterra le si ribalterà contro. Con il rischio di abolire la monarchia. E penso che non vuole questo. Quindi, le chiedo di intervenire, non so, cerca di convincere quel buono annulla del principe di Galles di parlare con la regina e di farle fare un esame di coscienza. É il momento che la regina torni a Londra per restarci vicino in un momento del genere, perché siamo in un lutto nazionale; anzi mondiale. Noi vogliamo che la regina torni, e che faccia un funerale pubblico, che diventi di nuovo la madre della nazione.» Sandie rimase ammaliata dal discorso di Vincent, in quanto cittadino inglese si sentì preso in causa, quasi offeso di una decisione del genere. E udendo quelle parole, Sandie non poté fare a meno di sorridere.
Voorhees mise una mano sulla fronte ed emise un sospiro.
«Vedrò cosa posso fare, potrò parlare con sua Altezza reale il principe Carlo, ma per il resto dipende molto dalla regina. Questo lo sa vero?» disse Paul.
«Certamente.» rispose Vincent.
«La ringrazio per il suo intervento.»
«Dovevo, sentivo di doverlo fare.»
«Per piacere mi può ripassare la signorina Vrachnos.» passò il telefono a Sandie, il che prima di proferire parola diede a Vincent un bacio a stampo.
«Paul.» lo chiamò Sandie.
«Sandie, la comunicazione che ti volevo dire é la seguente. Semmai si dovesse eseguire un funerale pubblico, vorresti venire alla cerimonia?» domandò il maggiordomo.
Sandie spalancò gli occhi.
«I-in chiesa?» domandò lei. Lui rispose con un semplice si.

Sandie ci pensò, rimase per un momento in silenzio a capire cosa voleva veramente, e nel suo cuore, cercò la risposta, e la trovò.
«Se non ti dispiace, preferisco stare in mezzo alla gente. In mezzo al popolo che Diana amava tanto.» fu una risposta che aveva dettato il cuore, Paul lo percepì, sorrise e non insistette.


~~


«Non ti avevo mai visto così serio prima d'ora.» commentò Sandie mangiando un pezzo di brioche mentre Vincent coccolava Chloè fino a quasi farla addormentare.
«Quando sento e vedo ingiustizie divento una iena, non sopporto queste tipo di situazioni. Mi auguro veramente che facciano un funerale pubblico. Sarebbe davvero una grande mancanza di rispetto per tutti coloro che l'hanno amata. Cioè noi.» Sandie tornò di nuovo nel suoi pensieri, bloccò di nuovo il respiro in gola. In giro in Inghilterra c'era un silenzio quasi sacrale, non sentiva una parola talmente che lo shock é stato forte.
Al pensiero che la sua amica era morta era volata assieme a lei un pezzo della sua giovinezza poiché prima di conoscerla era il suo mito.
«Sandie.» la chiamò Vincent.
«Secondo te l'hanno uccisa?» domandò Sandie con tono serio. Lui la guardò emettendo un sospiro.
«É probabile, Diana era diventata un peso per la famiglia reale, quasi un fastidio, soprattutto quando si é messa con il figlio del proprietario di Harrods la situazione é peggiorata. Infatti le hanno dato la caccia come se lei fosse stata un cervo d'oro che sono riusciti ad abbatterlo. Ma c'è una cosa che si sono dimenticati di uccidere. Il suo splendore, la sua anima splendida e brillante da cui essa é immortale. E che con i piccoli gesti noi la sentiremo sempre vicino a noi, come se non fosse mai morta.» le parole di Vincent entrarono all'interno del cuore di stellina, di cui compaiono di nuovo le lacrime agli occhi, abbassò lo sguardo strizzò gli occhi e strinse i denti.
«Come se non fosse mai morta ...» sussurrò lei, con il petto dolorante, guardò la tv e stavano trasmettendo i paparazzi che erano sulla scena dell'incidente, con le macchine fotografiche intorno alle loro mani pronti a scattare le foto «Bastardi ...» mormorò «Brutti figli di puttana.» ringhiò con rabbia «L'hanno uccisa ...» disse ancora, fino a poi a scoppiare, fino a che non vide i paparazzi che sono stati arrestati quella notte «L'HANNO UCCISA!» urlò, Vincent si precipitò verso di lei.
«Non urlare, dorme Chloè.» a quel punto Sandie andò in camera sua e Vincent la seguì preoccupato, chiuse la porta a chiave.
«L'HANNO UCCISA! L'HANNO UCCISA!» urlò ancora buttando per terra un libro con violenza «Lei mi aveva ribadito più volte con la paura in gola dei suoi incidenti, nella paura di morire in un incidente stradale ed é accaduto! É ACCADUTO!» urlò disperata.
Vincent allarmato, la prese a sé avvolgendola tra le sue braccia cercando di calmarla, non appena Sandie venne accolta tra le braccia di Vincent scoppiò in un pianto liberatorio.

Vincent la lasciò piangere, se era quello il modo di sfogarsi, lo lasciò fare.
Ma udire un pianto così forte, lo portò a piangere assieme a lei.
Entrambi, come tutte le persone del mondo, erano profondamente addolorare di aver perso un punto di riferimento come Diana Spencer.

Circa due ore dopo

Sandie si calmò. Cercarono di riportare un clima equilibrato in casa, per non creare tensione alla bambina.
Vincent aiutò Chloè a vestirsi, mise un semplice pantaloncino azzurro, una maglietta bianca a mezze maniche di hello kitty e le Adidas bianche al piede. Era davvero un amore.
Quando Vincent la finì di vestire, la bambina di buttò nelle sue braccia come se volesse ringraziare quell'uomo che considerava come un papà. Vincent accennò un sorriso e la strinse forte, fino a che non udì la porta della camera aprirsi. Sandie indossava un vestito nero, lungo fino alle ginocchia, i capelli neri raccolto in una, ballerine comode nere come la pece, e degli occhiali da sole che le coprivano gli occhi.
«Sono pronta.» affermò la donna.
L'uomo annuì, e per un attimo rimase incantato dalla figura di Sandie, era ammaliato dalla sua eleganza, e dalla determinazione di affrontare un lutto. Ma lei lo sapeva già come affrontare giornate come queste, le era successo sei anni fa, quando il suo migliore amico morì. E tutto le era sembrato un deja-vù.

Andarono a Kensington Palace, alla dimora di Diana, ma trovarono un tappeto di gente, Vincent con un colpo di fortuna trovò parcheggio non molto distante dalla dimora.

Scesero dall'auto, Sandie teneva Chloè con la mano, mentre Vincent aveva in mano due mazzi di fiori.
Ma quando arrivarono ai cancelli della dimora, videro uno spettacolo che non si sarebbero più dimenticati.

Di fronte ai cancelli dorati di Kensington Palace c'era un mare di fiori, letteralmente un mare, una scia infinita, e c'era altro oltre ai fiori, chi una lettera, chi dei palloncini, foto di Diana con su scritto "Ci mancherai", addirittura dei peluche.
«Incredibile.» mormorò Vincent stupito nel vedere uno spettacolo del genere. Fu lì che Vincent e Sandie realizzarono di quanto quella donna fosse amata dal popolo. Dell'amore quasi atomico che i sudditi provarono verso la principessa e dell'enorme impatto dell'improvvisa scomparsa di colei che era definita La rosa d'Inghilterra.

Sandie afferrò un mazzo di fiori misti, tirò fuori dalla borsa a tracolla una busta bianca, era una lettera che aveva scritto apposta per lei.
Sulla busta c'era scritto semplicemente "Per Diana".

Si abbassò per mettere i fiori per terra dove intorno c'erano fiori.

"Cara Diana,
Non mi sarei mai aspettata di scriverti una lettera perché non ci sei più, di prendere carta e penna e scrivere tutto quello che sto provando in questo momento.
Sono devastata.
Letteralmente.
Mi hai bucato il cuore.
Con te é volata una parte della mia giovinezza.
Ti ho raccontato nei nostri momenti passati insieme dell'amore e della stima che provo per te da quando ero solo una ragazzina di quattordici anni, che é rimasta incantata da un gioiello di donna come te nel giorno del tuo matrimonio.
Promettendomi di sposare il principe azzurro, era un classico pensiero di qualsiasi bambina sulla fascia dell'adolescenza.
Ma con grande fortuna, ti ho conosciuto, e sei stata una grande sorpresa. Se non una delle sorprese più belle ricevute in vita mia, perché credimi, la tua amicizia é stata davvero un regalo
Ad ogni modo, ti scrivo con il cuore a pezzi, e con le lacrime agli occhi, per dirti che mi dispiace che sei dovuta morire proprio nella morte in cui tanto temevi. Non doveva accadere ... non nel fiore della vita. Non al momento della tua rinascita. E ciò mi strazia.
Or dunque, ti scrivo per dirti grazie.
Grazie per avermi accolta nella tua vita, divenendo un'amica.
Grazie per i consigli.
Grazie per le risate insieme.
Per i sorrisi.
Per aver pianto insieme.
Per aver condiviso insieme il dono della maternità.
Ma soprattutto.
Grazie di essere esistita, grazie di essere stata la principessa dei nostri cuori.
Grazie di essere stata per noi donne una grande fonte d'ispirazione.
Grazie per l'opportunità, e resterai sempre e per sempre nel mio cuore.
Prima di dirti addio, volevo che tu facessi un favore.
C'è una persona in paradiso, ed é il mio migliore amico, si chiama Ethan, ed é morto sei anni fa togliendosi la vita. Ecco ... se ti capita di vederlo, salutamelo da parte mia, digli che mi manca da morire.
Come mi mancherai tu.
Diana.
Il mondo non sarà più lo stesso senza di te.
Possa aver trovato finalmente la pace che cercavi.
Sei una donna libera adesso.
Mi mancherai.
Ti voglio tanto bene.
- Sandie"

Chloe, di soli tre anni posò un disegno fatto da lei vicino al mazzo di fiori della madre.
Aveva disegnato la principessa, con delle nuvole e un castello.
La bimba tirò leggermente la gonna della madre.
«Mamma.» la chiamò, Sandie abbassò lo sguardo per guardarla, la prese in braccio, indicò i fiori «Wow ...» mormorò incantata.
«Hai visto quanto fiori? E sono tutti per Zia D.» le fece notare la madre, la bimba fece un cenno di si con la testa.
«E zia D?» domandò la bambina «Tornerà?» domandò con tono speranzoso. La mamma sentì il cuore crollare addosso a quella domanda, serrò le labbra non rispondendo alla domanda della bambina, ma lei si guardò intorno e vide la gente piangere «Pecché piangono?» Sandie si trattenne, si trattenne con forza a non piangere davanti alla bambina.
Vincent, posò il suo mazzo di fiori accanto a quello di Sandie, le prese la mano e lei lo guardò.
«Andiamo via.» disse, lei annuì e se ne andarono.

Anche Vincent aveva lasciato un bigliettino per omaggiare la principessa, attaccato al mazzo di rose rosse che aveva posato vicino agli altri fiori.

"Hanno il tuo sangue nelle loro mani, perdonaci Diana, grazie per l'amore.
Ci mancherai.
-Vincent."






OSTENDA, BELGIO



«MICHAEL! MICHAEL!» urlò il medico cercando di rianimare il cantante, pochi minuti prima della visita, il medico gli aveva riferito alla pop star della morte di Lady Diana, quando gli fece vedere i notiziate in tv, Michael rimase così profondamente scioccato che gli venne un brutto collasso.
«Cazzo Michael! Svegliati!» e non si svegliava, a quel punto Hector entrò in camera sua e vide una scena che gli fece gelare il sangue.
«Merda! Michael!» il manager si precipitò verso il cantante steso per terra completamente privo di sensi.
«É svenuto non appena gli ho detto della morte di Lady Diana.» disse il medico con il panico nella voce. Hector sgranò gli occhi.
«C-come hai detto!?» domandò l'uomo completamente allibito.
«Ma come? Non lo sai? Lady Diana é morta in un incidente stradale a Parigi, e assieme a lei é morto Dodi Al Fayed, erano stati inseguiti da un gruppo di paparazzi.» spiegò l'uomo dal camice bianco in modo molto sintetico mentre dava i sali al paziente.

Michael pochi secondi dopo, emise un grande e profondo respiro, come se il suo cuore fosse tornato a battere.
Non appena si ricordò il motivo per cui era svenuto, scoppiò a piangere.
Mise le mani sul viso completamente distrutto dalla notizia.
«No ... non é possibile.» mormorò il cantante tra le lacrime «L-Lady ... lady Diana é-» quando realizzo che era morta, il pianto di Michael aumentò di forza.
Assieme a lui piansero il medico ed Hector, scosso dalla notizia e abbracciò Michael con le lacrime agli occhi.
«Perché! Perché!?» domandò il moro tra i pianto «Poteva succedere a me!» urlò «E invece ... oh Diana!» esclamò piangendo.
Hector gli accarezzò la testa con la speranza di calmarlo, ma invano. Michael non smetteva di piangere.
E tra le lacrime, nella mente di Michael apparve un bellissimo ricordo che era custodito nel cuore.

16 luglio 1988

Wembley stadium, Londra.

Erano tutti impazienti all'arrivo della famiglia reale, persino la star Michael Jackson, di ventinove anni nel pieno della sua carriera e del suo tour in corso di cui stava riscontrando un grande successo, era nervoso di conoscere i principi di Galles in particolare, di conoscere lady Diana.

Quando il manager Frank Dileo comunicò a Jackson la presenza dei principi di Galles aveva toccato il cielo con un dito.
Era il ragazzo più felice del mondo e da lì aveva contato i giorni per il grande giorno. E arrivò.
Michael era elegante, raffinato, capelli sciolti, i lati raccolti lasciando i suoi riccioli pendolare sul viso.
Muoveva il piede destro ed era molto nervoso.
Insomma, stava per conoscere la principessa di Galles con suo marito.

Mordeva il labbro inferiore e toccava di continuo la punta del naso.
Erano tutti in fila, e Michael era l'ultimo della fila assieme al suo manager.
Emise un sospiro e guardò per terra.
«Mi raccomando, mostrati rilassato e quando arrivano china il capo.» raccomandò DiLeo con tono serio.
«Lo farò, sta tranquillo.» rispose il moro con un sorriso.
Sono così emozionato pensò.

E arrivarono, e cominciò la stirpe di saluti, per prima Carlo e poi Diana.
Naturalmente i fotografi non potevano mancare a catturare il momento, e filmare l'incontro tra Michael Jackson e Lady Diana. Che più tardi con gli anni, sarebbe diventato un incontro iconico.

La fila sembrava infinita tant'è che Michael guardò i reali fino a che Carlo non arrivò di fronte a lui per stringergli la mano.
Con la coda d'occhio vide la principessa a pochi centimetri di distanza. Parlava con il suo manager e sorrideva.
Nonostante ciò, continuo a parlare con il principe Carlo.

Quando finalmente Michael si trovò di fronte a Diana per un attimo gli mancò un battito.
Era bellissima, un completo giallo ocra dove si intravedeva quasi una maglia nera.
Era raffinata e molto elegante.
«Ciao.» salutò la principessa con un sorriso raggiante, gli strinse la mano e Michael ricambiò il gesto chinando leggermente il capo ricambiando il saluto.
«Altezza reale.» disse lui con il sorriso.
«É davvero un grande onore conoscerti.» disse la principessa.
«L'onore é tutto mio altezza.» disse Michael con un sorriso impacciato arrossendo leggermente le guance.
«Ascolto tutti i giorni le tue canzoni, e wow, l'album che hai pubblicato l'anno scorso é spettacolare. A proposito, ti dispiace se ti prendo un attimo in disparte?» domandò Diana con tono gentile.
«No affatto.» i due si allontanarono non per poco e il principe Carlo gli fece a Michael un occhiataccia.
Oh boy pensò imbarazzato.
«Ti devo chiedere una cosa.» parlò la donna.
«Sì, cosa succede?» domandò Michael, Diana gli fece cenno di avvinarsi più a lei, quasi come se gli volesse confidare un segreto.
«Stasera canterai Dirty Diana?» gli sussurrò all'orecchio, Michael sgranò gli occhi.
L'aveva tolta per non mancare di rispetto alla principessa e per un attimo rimase perplesso.
«No, l'ho tolta dalla scaletta per vostro rispetto.» Diana spalancò leggermente gli occhi.
«Ma é la mia canzone preferita!» esclamò la bionda. Michael rimase a bocca aperta.
«Davvero?» domandò incredulo.
«Sì! La amo, ti prego canta quella canzone, vorrei tanto che tu la cantassi.» Michael si trovò in piena difficoltà, mancava mezz'ora all'inizio del concerto e non poteva mettere la canzone all'ultimo. Ma lo stesso voleva tentare.
«Vedrò cosa posso fare altezza.» lei sorrise e lui ricambiò il sorriso, fino a che Carlo non arrivò in mezzo a loro.
«Di cosa state parlando?» domandò lui con tono serio.
«Oh niente.» rispose Diana al marito con il sorriso.

Ma alla fine, Michael non riuscì a inserire quella canzone nella scaletta quella sera. Riuscì solo a vedere la gioia negli occhi della principessa, ballando per tutto il concerto. Da quell'incontro, iniziò la loro amicizia.

———

Michael era con le lacrime agli occhi, aveva il battito accelerato e la testa che gli faceva male.
Era troppo scosso.
Si alzò da terra e si diresse verso la finestra, asciugandosi le lacrime con le dita, posando gli occhi per terra.
«Hector.» chiamò Michael, lui si alzò in piedi «Annulla il concerto di stasera, dì a quelli dello stadio che sarà riprogrammato per il tre di settembre.»
Non posso eseguire il concerto dopo una notizia del genere.
«D'accordo Michael.» Hector, come Michael gli aveva ordinato, chiamò gli organizzatori spostando così il concerto di quella sera.

Michael piangeva senza proferire parola.
Aveva perso un'amica in una maniera terribile.
E pensava a quanto fosse fortunato. Perché poteva succedere anche a lui, in quanto anche lui era anche lui una mira dei paparazzi, proprio come lei. Invece, é successo a lei. Alla donna più influente e dolce del mondo.

Diana.
Il tre settembre al mio concerto, ti farò un omaggio.
Non dovevi morire così presto ...

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