[CAPITOLO 13]








28 luglio 1997

LONDRA


Erano passati dieci giorni, e Sandie sembrava essere ritornata proprio quella di tre anni fa.
Continuava con le terapie e Vincent le dava una mano in ogni momento di sconforto. Grazie all'aiuto necessario stellina si trasformò completamente.
Da donna cinica e fredda a quella solare e dolce.

Vincent era molto fiero di come stesse cambiando e come tornasse a sorridere.
E più la vedeva sorridere, più si innamorava di lei.
Ma non si rendeva conto che gli aveva riportato la vita che aveva perso nel suo corpo, Sandie sorrideva ed era felice, migliorava grazie ai suoi insegnamenti e lo sapeva perfettamente.

Nel frattempo la donna fece un enorme passo in avanti, chiamò la sua famiglia, scusandosi per il suo atteggiamento.
Nicole, per un attimo fu titubante, ma sentendo la sincera voce di sua sorella, riconobbe la sua vera sorella, quella che era Sandie Vrachnos. Sorrise dall'altra parte del telefono, e la perdonò, con la condizione che avrebbe contattato Michael per dire della bambina, lei accettò. La stessa cosa valeva anche per suo padre, che nel frattempo, smise di lavorare, non stava bene di salute e preferiva restare a casa cercando di tenere a bada la sua secondogenita e passare un po' più di tempo con il suo nipotino.
Sandie, promise alla sua famiglia che sarebbe tornata in America per gli inizi di Settembre.

Nel frattempo Vincent e Sandie erano entrambi andati in ferie, avevano legato molto di più rispetto a qualche mese fa. C'era più dolcezza tra di loro e tanta felicità nei loro sorrisi.
Sandie, era ritornata ad essere felice, ad aprirsi ancora una volta agli altri, proprio come tre anni prima. E pensava molto di meno a Michael rispetto a qualche settimana fa, non lo dimenticava questo era certo, ma stava riuscendo a pensarlo di meno, a metterlo da parte e godersi la vita con sua figlia e Vincent, che ogni volta che incontrava i suoi occhi, uno sciame di farfalle la sorprese all'interno del suo stomaco.

«Dunque ... che ne dici di andare in Italia? Tipo, Sardegna.» avevano deciso di andare in vacanza insieme, era ormai da due anni che si conoscevano che volevano partire per una vacanza estiva.

Sandie corrucciò la fronte con un espressione quasi contraria.
«Non lo so, tu sai parlare l'italiano?» Vincent accennò un sorriso e la guardò.
«Ciao bellissima.» Sandie ridacchiò dandogli un bacio sullo zigomo.
«Ciao bellissimo.» Vincent si girò per guardarla con stupore.
«E tu da quando sai parlare l'italiano?» domandò lui con tono stupito.
«Da quando andai a fare un Erasmus in Italia, sono stata lì per sei mesi, sono stata a Milano, è una bella città, e gli italiani sono adorabili, io convivevo con una ragazza della città molto dolce e simpatica e da lì insomma, l'ho imparato.» qualcosa in lei si riaccese, come se la sua mente proiettasse il peggiore dei ricordi.
Il suo sequestro.

Doveva essere una esperienza formativa, divertente, piena di sorrisi e di conoscenze, ma le accadde il contrario, divenendo vittima di un mostro.
Un mostro nascosto da un viso d'angelo, da un viso in cui si poteva traspare fiducia.

Ricordò gli abusi, le urla, e la tanta violenza subita nel corpo e nell'anima da parte di quell'uomo che per lei doveva essere l'uomo di cui era innamorata.
Ma fu coraggiosa, e riuscì a ottenere salva la vita.
Guadagnando il titolo di sopravvissuta.
Sopravvissuta dal diavolo.

Sandie cambiò completamente espressione, divenne triste, e arrivò nel suo corpo un tremolio tra il suo corpo.
Vincent se ne accorse poiché lei lo stava abbracciando da dietro.
Egli si voltò verso di lei con aria preoccupata.
«Sandie.» la chiamò, lei afferrò la mano.
«Non mi sento bene ... n-non mi sento bene Vincent.» divenne pallida in viso, fino a che non ricordò la sua voce.
La voce del diavolo.

Ricordò le minacce, le tante botte che aveva preso soltanto perché voleva ribellarsi al mostro, in particolare degli abusi fisici, dove lei era trattata come un oggetto sessuale e non come una persona.

L'immagine di Diego dove sollevava il coltello per colpirla in petto non l'aveva più dimenticata.
A volte faceva ancora gli incubi proiettando quell'episodio.

Vincent la fece stendere sul divano, e le diede un bicchiere d'acqua fresco, lei bevve a piccoli sorsi e poco dopo si calmò.
Il moro le accarezzava la testa cercando di farla calmare, e il respiro di stellina tornò ad essere regolare.
«Scusami.» disse lei con voce piccola, lui la guardò in modo interrogativo.
«Ma cos'è successo? Perche hai iniziato a tremare? Hai ricordato qualcosa di brutto?» domandò, lei guardò in basso.
Ho ricordato se non l'esperienza peggiore che un essere umano possa patire.
Lei scosse la testa, il suo labbro superiore continuava ancora a tremare, con la mano Sandie cercò quella di Vincent, lui senza pensarci due volte l'afferrò, stringendola per divenire una sola mano.

Sandie chiuse gli occhi, emanando dei piccoli sospiri. Ricordando certi avvenimenti, soprattutto quelli brutti la portavano a dei piccoli attacchi di panico.
«Se ti dicessi che io ero innamorata del diavolo? E che ho subito l'inferno, tu cosa risponderesti?» Vincent a quelle domande spalancò gli occhi, guardandola perplessa ma con la preoccupazione negli occhi.
«C-che intendi dire? Non mi dire che-» lei scosse la testa.
«Non è il padre di mia figlia.» precisò «Era uomo di cui mi innamorai, e fu uno degli errori più grandi della mia vita. All'epoca ero ancora una studentessa ed ero una di quelle che studiava di più, alla quale ottenevo il massimo dei voti, così ricevetti un Erasmus in Italia, dove pensavo di vivere l'esperienza più bella di sempre, ma non fu così quando conobbi lui.» la sua voce ritornò a tremare, a balbettare quasi, fino a che non riprese a raccontare «Era il mio professore di cardiologia, era un uomo molto bello, tanto affascinante e stupidamente, mi innamorai di lui. Pensa, io ho fatto la mia prima volta con lui, avevo venticinque anni. Lui ne aveva quaranta circa. Ma a noi non importava l'età, ci piaceva stare insieme. Ed io lo amavo, e lui amava me. O almeno, così sembrava all'inizio.» raccontò guardando un punto fisso della casa «Fino a che non tirò fuori la sua vera natura, un uomo viscido, cattivo, malato, violento, pienamente ossessionato da me. Ho perso i conti per quante volte mi ha picchiato, e ...» si fermò stringendo più forte la mano di Vincent «Violentata.» parlò con fatica, e Vincent spalancò gli occhi «Sono stata prigioniera a casa sua, e puoi immaginare cosa è successo in quel periodo. Quando poi scoprii di non essere la prima vittima, lui aveva già fatto quelle cose arrivando al punto di uccidere delle ragazze. Era un serial killer e la prossima vittima ero io.» continuò «Ma la voglia immensa di vivere mi ha dato la forza di combattere, così riuscii a liberarmi da quella situazione. Quando vidi la polizia arrestarlo fu una vera liberazione, ma se c'è una cosa che non ho mai dimenticato sono i suoi occhi, demoniaci e cattivi fissi su di me, e tornai in America se non sbaglio una settimana dopo. Non c'è la facevo a sostenere un processo così raccontai tutto alla polizia registrando tutto quello che ho vissuto.» Vincent rimase scioccato, non avrebbe mai immaginato che Sandie fosse stata una vittima di un tale mostro. Era così giovane, piccola, venticinque anni era comunque una giovane ragazza. E lui immaginava le scene, immaginava tutto e per poco non si sentiva male per lei.

Sandie guardò meglio il viso di Vincent e aveva gli occhi lucidi, come se stesse per piangere.
«No, no Vincent non piangere ti prego.» lui l'afferrò per rifugiarsi nelle sue braccia, Sandie poté percepire il suo cuore, aveva il battito accelerato come se si fosse impaurito.
Impaurito per lei.
Per la sua vita.
«N-non pensavo che avresti dovuto passare una cosa del genere. È orribile!» esclamò Vincent con voce rotta.

Sandie gli prese il viso e lo accarezzò con dolcezza, dandogli un bacio sulle labbra.
«Perdonami, non volevo intristirti, mi dispiace, non dovevo raccontarti questa brutta storia.» lui scosse la testa.
«No, anzi, sono contento che ti sei aperta con me e hai condiviso questo terribile momento. Ma ora dimmi, che fine ha fatto quel pezzo di merda?»Sandie accennò un piccolo sorriso.
«Ci ha pensato il karma, è morto.» Vincent tirò fuori un sospiro di sollievo.

Sandie sorrise e gli accarezzò la guancia asciugando le lacrime con il palmo della mano.
«E comunque.» parlò «Se vuoi andare in Italia ci andremo.» disse con il sorriso. Lui scosse la testa.
«Te lo scordi, per tuo rispetto non andremo lì. Anzi, andremo in una meta più bella tipo ... tipo ...» disse Vincent cercò con il computer le mete estive più belle, quando vide una meta che lui voleva tanto ritornaci. Un posto magico, dove si poteva fare il bagno con i pesci «Sharm el-Sheikh.» disse con il sorriso sposatando lo sguardo verso Sandie, che aveva un espressione al di quanto esaltata dall'idea.
«Mi piace. Ci sto.» rispose super convinta.

I due si riunirono in un bacio dolce, come se fossero fidanzati, sorridevano, si toccavano in modo molto tenero e con un velo di malizia.

Sandie sembrava aver ripreso finalmente vivere la sua vita.
Di stare con un uomo che la volesse, che la trattasse bene. Ma quella paura di essere di nuovo tradita era un segno sul cuore.
Non si stava accorgendo minimamente che il suo cuore si stava aprendo a Vincent.
Perché il suo cuore aveva detto espressamente di voler tornare a vivere come prima.

Il bacio venne interrotto da un gemito della piccola Chloè, Vincent sorrise pensando che si fosse svegliata.
«Pardon my lady, ma c'è una piccola principessa che vuole essere coccolata.» Vincent diede un bacio a stampo alla donna, alzandosi dalla sedia di legno per dirigersi verso la cameretta della bambina, dove si stropicciava gli occhi con le sue piccole manine.
Vincent si sedette sul fianco del letto.
«Ciao piccolina, buongiorno.» disse con tono dolce, e la bambina non appena vide il volto di Vincent sorrise. Aprí le piccole braccia facendo intuire che voleva essere abbracciata e presa in braccio.
Vincent alzò l'indice muovendolo dai lati.
«Eh no, niente abbracci principessina ma ...» la mano di Vincent posò sul ventre di Chloè per farle il solletico. La bimba rise, supplicando all'uomo di smetterla, ma lui non diede vinta.

Sandie sentendo le bellissime risate della sua bambina, andò in cameretta vedendo una scena stupenda, che ai suoi occhi si commosse.
Vincent era un uomo straordinario.
Buono.
Magnanimo.
E sempre allegro.
Sempre con quel bellissimo sorriso che faceva perdere il battito di ogni donna.

D'improvviso Sandie udì il suo telefono di casa squillare, andò in cucina, lo afferrò dal tavolo e rispose.
«Pronto?» domandò.
«Ehi Sandie!» era la voce di Diana, e la donna ad udire la voce della principessa si formò sul suo volto uno splendido sorriso.
«Diana, come stai? Sei tornata da Saint Tropez?» la principessa era stata invitata dal miliardario Mohamed Al Fayed a fare una vacanza lungo la riviera francese insieme ai suoi figli.

Sandie aveva visto dai vari giornali e tabloid in prima pagina le foto di Diana sullo yacht degli Al Fayed. La foto più simbolica, dolce e triste, suo malgrado diventata iconica: Lady Diana in costume intero azzurro, da sola, sospesa sul mare di Portofino. E non solo, anche dove lei era in spiaggia, insieme ai ragazzi con quel costume intero animalier, in cui la stampa scandalistica si concentrò su un inesistente "pancino", evidenziato ad arte dal fotografo che scattò l'immagine imbenzinando voci di probabile gravidanza, ma a raccontare la nuova libertà della ex moglie del principe Carlo era indubbiamente il suo costume intero stampa safari legato sulla nuca, scollato sulla schiena, attualissimo.

Non aveva mai visto, oltre Michael, un invasione così vasta nella privacy di una celebrità.
Ciò la rendeva completamente scioccata di quando Diana fosse diventata una preda per i paparazzi. Per un attimo si spaventò per lei, provando ad immedesimarsi in lei.
E per un attimo le mancò un battito del cuore pensando alla difficile vita che doveva affrontare ogni giorno. A volte pensava come sarebbe stata la sua vita nelle vesti di membro della famiglia reale, non per forza inglese, anche di un altro stato monarchico.
Sarebbe stata una donna forte, ma l'ansia non l'avrebbe aiutata di certo.

«Da qualche settimana, poi sono stata immersa di impegni. Non la finivo più, io comunque dovrò partire di nuovo, andrò con Dodi in Costa Azzurra, partirò tra tre giorni, e mi chiedevo se eri libera per passare un po' di tempo insieme.» domandò Diana con tono dolce nella speranza di poter rivedere la sua amica.
«Oh Diana, se per te non è un problema posso venire domani? Oggi sono impegnata.» propose la dottoressa con tono speranzoso.
«No problem, anche domani ho la giornata libera, almeno ti potrò salutare prima di partire.» la donna dai capelli neri sorrise.
«Ormai entriamo nel vivo delle vacanze estive e credo che anch'io partito. Io e Vincent stiamo proponendo di andare a fare una vacanza a Sharm per qualche settimana.»
«Ooh Sharm el Sheikh? Bellissima, sicuramente ti piacerà, è un posto da favola. Non ti dico il mare, è spettacolare. Sembra vetro sciolto per quanto sia trasparente.» le annotò la principessa.
«Ti aggiornerò, anche se è sicuro comunque che andremo lì.» rispose la donna.
«Capisco.» le due amiche continuarono a parlare al telefono per mezz'ora, nel frattempo Vincent era ancora nella cameretta di Chloè che giocavano, divertendosi come matti.

La bimba lo guardò dritto negli occhi, incrociando gli occhi verdi militari dell'uomo, per un attimo la bimba si perse in quegli occhi così belli e buoni d'animo.
E con tanto istinto innocente, Chloè si rifugiò nelle braccia di Vincent, percependo ancora una volta il bellissimo calore protettivo, dove si poteva sentire al sicuro.

Vincent le accarezzò la testa con tanta dolcezza, udendo la bambina mugolare, la bimba posò la testolina nel petto di lui, poteva odorare un buonissimo profumo maschile, sapeva di un aroma floreale. Lui preferiva di gran lunga quei tipi di aromi e detestava i profumi forti come il cuoio e incenso. Lui odorava di zagara.
Odorava di Vincent.
Fino a che lui non gli si gelò il sangue udendo una parola che pronunciò la bimba.
«Papà

Una lacrima rigò sul volto dell'uomo, sorridendo come un bambino, trasparendo un forte miscuglio di bellissime emozioni dentro di sé.
Poteva sentirsi finalmente un uomo completo quando Chloè gli aveva pronunciato la parola papà, che non era il suo padre biologico, ma che stava crescendo con tanto amore e cura.





- La sera -





Vincent quella sera portò Sandie e Chloè al ristorante. Un posto particolare, dove c'era anche il giardino con delle altalene, una piccola casetta di legno, e uno scivolo, creando così una zona apposita per i bambini.

Erano dentro al ristorante, Chloè era seduta vicino alla mamma, Sandie era vestita con un vestito nero con stampate delle piccole ciliegie per tutto il vestito lungo fino alle gambe.
Quel vestito, le era stato regalato da Vincent per il suo compleanno.
Con i capelli sciolti, e un trucco naturale, Sandie era bellissima, di una raffinata e fulminante eleganza.
Vincent quando la guardava, anche nei movimenti e dagli sguardi, pensava che in una vita precedente fosse stata una principessa.
Aveva dei modi così delicati, eleganti e dolci, proprio come quella di una principessa. E ne era sicuro che prima, era una reale.

Chloè invece, indossava un vestitino rosa estivo, tra i capelli aveva un frontino bianco brillantinato e le ballerine al piede.
Sandie era molto attenta alla cura della piccola, soprattutto per quando riguardava i vestiti. Voleva che fosse sistemata, pulita con il pizzico di eleganza.
Quella bambina, era proprio Sandie in miniatura, mostrava già dei segni molto principeschi, si sedeva in maniera composta, le gambe chiuse e dritte, ogni tanto si sistemava il vestitino e il frontino. Era adorabile, ma così tanto timida da far sciogliere il cuore di chiunque.

«Ti sta davvero bene il vestito.» disse Vincent con il sorriso.
Sandie a quel complimento sorrise.
«Se me lo hai regalato tu, per forza mi sta bene.» rispose lei stuzzicandolo, lui accennò una risata.
«Ammetto che se non fosse stato per l'aiuto di Chloè sarei andato nel panico a scegliere un buon regalo di compleanno per te.» Sandie a quel punto gli prese la mano sfiorando le dita con dolcezza, Voorhees percepì una piacevole sensazione dentro di lui.
In quel motivo voleva alzarsi dal tavolo, portare Sandie via dal ristorante, toccarla, baciarla e fare l'amore.
Voleva unirsi in lei.
Parlare con il suo corpo di quanto l'amasse, e di quanto non importasse per quanto l'avrebbe aspettata, poteva aspettare per tutta la vita e nel frattempo continuare a vivere la vita, ma sapeva che prima o poi ne valeva la pena aspettare una donna come lei.

Sandie lo guardò, osservava quell'uomo, così buono e dolce. Per un attimo si sentì fortunata a stare con lui, a rinascere insieme a lui.
Aveva permesso a quell'uomo di entrare nella sua vita, di riportarla alla vita, di far dissolvere quella donna così orribile che era diventata, di salvarla nell'oscurità. Ma soprattutto di tirarla fuori nell' oblio dov'era caduta. E ci stava riuscendo.

«Mamma.» la chiamò Chloè, Sandie si voltò verso la bambina.
«Dimmi amore.» disse la madre.
«Potto andare sulle giottre?» domandò con tanta timidezza. Sandie scosse la testa.
«No amore, aspetta che arriva da mangiare e poi potrai andare a giocare.»
«Dai Sandie, abbiamo ordinato due minuti fa ci metteranno un po' ad arrivare i piatti. Ammazziamo il tempo facendo qualcosa.» intervenne Vincent, lei lo guardò e ci pensò. E aveva ragione, perché non far passare il tempo andando a giocare.
«D'accordo, magari Vincent portala alle giostre, io vado un attimo in bagno vi raggiungo subito.» Chloè sorrise e si alzò dalla sedia andando verso Vincent dove si stava alzando.
«Andiamo a divertirci piccolina!» esclamò l'uomo portando la bimba verso le giostre.

Sandie andò in bagno, si dirisse verso il lavandino a lavarsi le mani, passò il sapone per le dita fino a sciacquarle.
Asciugate le mani, prese il rossetto dalla borsetta per sistemare le labbra.
Era un semplice rossetto rosso.

Mentre applicava il trucco si guardò attentamente allo specchio, e si bloccò.
Guardò le sue labbra.
Non erano più quelle labbra carnose come quelle di tre anni fa.
Il suo viso era magro, lei era magra.
Possibile mai che era cambiata così tanto nel giro di tre anni?
Non si vedeva per niente bella,
A volte si domandava come facevano le persone a complimentarsi con lei.
A cosa vedevano in lei di così bello.
Non si vedeva bella da quando aveva lasciato Michael.
Era come se si fosse punita in un certo senso.
Punita di non essere stata abbastanza per il suo uomo.
E difficilmente avrebbe ripreso la sua autostima.

Una ragazza uscì dal bagno, si sistemò la gonna nera lunga fino alle ginocchia, e si specchiò sistemando i capelli.
Era molto bella, capelli tinti di un rosso fuoco, un bel fisico ma più bassa di Sandie.
La donna abbassò lo sguardo sentendosi inferiore a quella ragazza, ma le venne un senso di malinconia poiché le ricordava quando lei era più giovane.
«Sei bellissima.» disse la ragazza, Sandie si voltò verso la giovane guardandola andare via.
Le scappò un sorriso.



~~




Sandie andò fuori dal ristorante per vedere cosa stessero facendo Vincent e Chloè.
E la donna vide una scena che le fece piangere il cuore.
Vincent e Chloe che scivolavano sullo scivolo, Chloè era posata tra le gambe dell'uomo e ridevano divertiti.
Sorridevano come se fossero davvero padre e figlia.

Sandie rimase incantata a quella scena, fu una sensazione meravigliosa vedere la sua bambina con Vincent con quel rapporto paterno.
E nonostante non ci fosse il vero padre, Vincent era un uomo perfetto per fare da papà a Chloè lo aveva sempre detto, avrebbe fatto da papà a Chloè fin quando non avrebbe smesso di respirare.

«Sei davvero fortunata.» disse una voce femminile, Sandie si voltò di lato, era una ragazza molto giovane, poteva avere sui venticinque anni, bella, indossava un vestito bianco, i capelli biondi raccolti in uno chignon, il mascara che leggeva in risalto i suoi occhi verdi, e aveva dei lineamenti delicati, di statura era leggermente più bassa di Sandie.

Sembrava uscita da un film romantico.

«Avrei voluto vivere quei momenti con mio padre, ma mi ha abbandonato quando avevo sei anni.» il suo tono era duro, quasi di disprezzo.
«M-mi dispiace ...» disse la donna con tono dispiaciuto.
La ragazza scosse la testa.
«Ho imparato a cavarmela da sola senza di lui, mi sono diplomata senza di lui, ho preso la laurea senza di lui. E avevamo un rapporto straordinario, ma sai, quando i genitori si separarono.» si bloccò e fece le spallucce trattenendo di piangere «Mi scusi ... non volevo-»
«Non si preoccupi, mi dispiace davvero tanto, ma ... mi permetta una cosa.»
«Dica.» Sandie accennò un piccolo sorriso.
«Perché non mi abbraccia? A volte sfogare il dolore fa bene all'anima. So che può sembrare una richiesta strana da una persona che non si conosce affatto. Ma non pensare male, è una cosa che mi viene dentro al cuore, in parte posso capire il dolore dell'assenza di una figura importante nella nostra vita. L'ho provato anch'io. Perciò.» Sandie allargò le braccia, la ragazza rimase colpita dal suo gesto, da una parte si vergognava ma dall'altra sentiva la sua ferita così aperta che non sapeva come orientarsi con lo sfogo. Così abbracciò quella donna così tanto buona e pianse.
Pianse fino a che non si fosse calmata del tutto.
Sandie le accarezzò la testa, sospirando, ogni tanto scuotendo la testa. Domandandosi il perché i genitori abbandonassero i propri figli, era una domanda che con difficoltà poteva ottenere una risposta.

La ragazza si sciolse dall'abbraccio e si asciugò le lacrime.
«Mi chiamo Kristen.» si presentò con un sorriso imbarazzato, Sandie sorrise.
«Il piacere è tutto mio Kristen.» disse stellina.
«E tu? Come ti chiami?» domandò la ragazza a sua volta.
«Mi chiamo Sandie.» rispose la donna.
«Oh, che bel nome, è bellissimo.» commentò la bionda incantata.
«Ti ringrazio, anche il tuo è davvero un bel nome.» complimentò a sua volta stellina.
«Avete un bellissimo accento, siete straniera?» Sandie accennò una piccola risata.
«Sono greca, ma è da poco che vivo qui a Londra, ho vissuto per tanto tempo per motivi di studio a Los Angeles.»
«Davvero? Io vivo lì, sono qui perché ho mia zia che abita e lavora qui. Amo Londra, è una città adorabile.»
«Quindi anche tu fai avanti e indietro tra l'America e Londra?» domandò Sandie, la ragazza annuì.
«Sì. E anche tu vero?» annuì.
«Ho la mia famiglia che abita a Los Angeles.»
«Capisco.» disse la giovane.
«Che università hai frequentato?» domandò la donna.
«La California State university.» rispose «Mi sono laureata in legge da poco, a maggio.» rispose con il sorriso.
«Wow.» mormorò stupita la donna «Anche io mi sono laureata a maggio, in medicina.»
«Oh, siete un medico?» annuì «Ti faccio i miei complimenti.»
«Lì devo a te.» commentò stellina ridacchiando.
«Dunque, se abiti nella mia stessa zona potremo prenderci un caffè.» propose la ragazza, ed entrambe di dissero il loro indirizzo.
«Oh dai, abbiamo solo venti minuti di distanza.» mormorò Sandie.
«Sei una brava donna, e mi piacerebbe molto conoscerti meglio e diventare tua amica. Beh ... se ti fa piacere.» Sandie la osservava, era così piccola, dolce, proprio come lei quando aveva la sua età, ma con un dolore nel petto aperto da troppo, e qualche modo si sentì in dovere di aiutare quella ragazza, forse fare nuove amicizie l'avrebbe aiutata a stare meglio, a vivere meglio.
«Con molto piacere.» 




~~





Erano circa le mezzanotte e un quarto quando Sandie, Vincent e Chloe uscirono dal ristorante.
Durante il tragitto in macchina, Chloè crollò nel sonno tra le braccia della mamma. E Vincent mentre guidava tra le strade buie di Londra gli venne un idea.
«Sandie.» la chiamò con voce bassa. Lei lo guardò «Dato che ci troviamo per strada, perché non dormite da me?» propose.
Sandie rimase perplessa.
«Non voglio e-»
«Non sei un disturbo e lo sai.» puntualizzò «A me fa solo piacere, e poi non hai mai dormito a casa mia.» Sandie accennò un sorriso morbido, annuì in segno di accordo.
«D'accordo, ti ringrazio.» Vincent ricambiò le parole con un dolce sorriso.

Arrivati a casa di Vincent, andarono al piano di sopra dov'era presente una piccola cameretta, era di colore beige, con un lettino posato tra i lati della stanza, vari peluche e una piccola tv.
«Qui dormivo da piccolo, se vuoi puoi mettere Chloè qui.» disse Vincent, e Sandie posò Chloe che dormiva come un angelo lungo il letto, Vincent la coprì con una coperta leggera poiché la sera tirava fuori un po' di fresco.
La madre le diede un bacio sulla guancia sussurrandole la buonanotte, e lo stesso fece Vincent, che le diede anche una carezza sul viso.

I due andarono verso la camera di Vincent, aveva una bellissima vista, si poteva vedere il cielo stellato con una bellissima luna piena in pieno nel cielo.
Sandie rimase incantata alla vista stellare che aveva tra i suoi occhi.
Vincent entrò in camera e le diede il pigiama.
«È una camicia da notte di mia madre, io vado a cambiarmi in bagno.» disse Vincent con un sorriso quasi imbarazzato, e andò verso il bagno.

Poco dopo, ritornò in camera, aveva degli short e una maglia bianca a mezze maniche molto semplice.
Quando i suoi occhi incontrarono la figura di Sandie che aveva indossato la camicia da notte bianca come il latte, rimase incantato dal suo corpo.
Perché quella veste era leggermente trasparente dove si vedeva il suo corpo, persino le sue parti intime.
Lei era di spalle, che vedeva la luna e Vincent vedeva la schiena di stellina chiara e coperta da vari piccoli nei.

Si avvicinò con passo lento e le mani posarono sulle spalle di lei, spostò la camicia di lato per scoprire la spalla, e Vincent posò le labbra su di essa baciandola.
Sandie chiuse gli occhi, emanando un sospiro quasi rilassato a quel contatto.

Alzò il capo e le labbra di Vincent si spostarono sul collo, profumava come un fiore e brillava come una stella.
Vincent la fece girare dalla sua parte e si fiondò sulle labbra di lei, si baciarono con molta euforia e passione, le loro lingue si accarezzarono e il desiderio di unirsi cresceva.
Lui le tolse la camicia da notte gettandola per terra, prendendo a sé il corpo di lei per sfiorare il suo nonostante fosse coperto dagli indumenti.
«C'è Chloè di là.» avvertì Sandie.
«Faremo piano, ma ti voglio.» puntualizzò il moro, Vincent le prese il viso e la guardò negli occhi «Io ti voglio Sandie, stasera, di fronte alla luna.» ella sorrise e lo baciò.

Voorhees la prese in braccio posandola lungo il letto matrimoniale.
Sandie lo spogliò, gli tolse gli indumenti, tranne i boxer, i due non smisero di baciarsi, fino a che la mano di Sandie non sfiorò l'erezione di Vincent.
Ebbe un sussulto, come se il suo cuore avesse fatto una capovolta.
Era sempre stato lui a darle piacere. Ora toccava a lei, voleva in qualche modo sdebitarsi.

Sandie si posizionò sopra di lui, lo baciò dolcemente sulle labbra come se stesse gustando il più buono dei dolci.
Fino a che non tirò fuori il suo membro, aveva una giusta lunghezza, ed era gonfio.
Sandie poté notare il calore del suo viso, lo guardò meglio ed era imbarazzato, aveva il viso completamente rosso. Guardava da un'altra parte, si vergognava, ma lei lo guidò e prese il suo volto facendolo girare dalla sua parte.
«Rilassati.» disse la donna con tono soave, molto tenero «Quello che stiamo facendo è bellissimo.» quel membro urlava, urlava di essere toccato, di essere sfiorato da quelle labbra. E Sandie non ci mise tanto a capirlo.
«M-mi vergogno.» disse Vincent. Lei intenerita le diede un bacio sulla fronte.

Sandie abbassò il capo fino all'inguine per arrivare sempre più in basso, fino al suo membro iniziando così a passare la lingua per la sua lunghezza.
Vincent gli scappò un gemito, e mise una mano davanti alla bocca. Lei continuava continuava, fino a che non lo mise del tutto in bocca, fu lì che Vincent senti un piacere immenso che mai aveva provato in vita sua.
«Oh mio Dio ...» mormorò tra i gemiti, lui strinse le lenzuola color bianco latte a pugni, lasciandosi completamente andare mentre Sandie non smetteva di fare quello che stava facendo.

Non aveva mai visto quel lato di Sandie così sensuale, così piena di sé, e di quello che stava facendo.
Era un lato meraviglioso, così fottutamente eccitante e sexy.
Ogni donna aveva la sua parte sensuale.
E lui per la prima volta lo aveva visto, fu magico.
Fu come vederla avvolta nel fuoco più totale, avvolta da un lenzuolo color rosso acceso che copriva una metà del suo corpo e le fiamme che governavano la sua personalità.
Sandie, nel mondo del sesso, tirava fuori la parte più bella e interessante di lei.

Dopo che venne, fu il turno di Vincent, cambiarono posizione e fu lui a prendere il controllo.
Lei era nuda, davanti a lui, e viceversa.
Si continuava con i preliminari.
E fu lui a donarle il piacere.
Abbassò il capo fino al fiore proibito, toccandolo con le punte delle dita, sfiorando ogni petalo.
Fino a che non ci fu l'ultilizzo della lingua.
Gemette.
I gemiti di lei erano una bellissima musica, e chi stabiliva un rapporto sessuale con Sandie Vrachnos l'atmosfera diventava musicale, e lei aveva questo effetto sugli uomini, il sesso che diventava musica.

Leccò il clitoride mentre mise due dita dentro di lei, muovendo avanti e indietro, non andando tanto in profondità, voleva in qualche modo essere delicato con lei, e lei lo percepiva questo velo di delicatezza in quel lato sensuale.
Sorrideva mentre gemeva.

Quel pezzo di carne chiamava il suo nome, urlava di essere toccato e baciato. E lui acconsentì le richieste poiché quella carne pulsava, era bagnata, e sapeva farci fare.
«V-Vincent ...» lo chiamò, lui la guardò «V-voglio venire dentro di te.» disse esplicita.
Fu così che si fermò, lei aveva le gambe divaricate e si posizionò in mezzo in esse.
Mise le mani sui fianchi, lui la baciò con tanta dolcezza sulla labbra fino a che non scivolò piano piano dentro di lei.
Gemettero insieme.
«N-non smettere di baciarmi.» ordinò lei.
«Non lo farò.» disse lui «Sarei pazzo se smetterei di baciarti proprio ora.» e così fu, lui spinse lentamente, assaporando ogni organo del suo corpo andando in escadenscenza, assaporando il calore del suo corpo e della sua carne.

Per Vincent, quando faceva sesso con lei, vedeva Sandie ancora più bella di quando non lo già fosse. Le sue labbra si gonfiavano dai baci, e il suo viso era appagato, sorridendo mostrando i suoi bellissimi denti bianchi.

Non smetteva di baciarla, di toccarla.
Toccava i fianchi, i seni, talvolta li palpava, e infine la coscia, il punto debole di Vrachnos.
Erano andati a fuoco.
Un fuoco piacevole, che non faceva male.
Ma così passionale, così bello, che si poteva bruciare dalla forte lussuria.
Un bruciore bello, dove si creava un meraviglioso tepore, ma che valeva la pena di essere bruciati da quella che era la lussuria e dall'unione di due corpi umani.



~~



Erano stesi sul letto, Sandie accarezzava la guancia di lui, le lenzuola coprivano le loro parti intime ed entrambi sorridevano.
Vincent sorrideva perdendosi nel bellissimo sguardo della donna.
Non sapeva cosa dire, nemmeno che argomento toccare, era così pietrificato dalla sua bellezza che gli aveva tolto le parole di bocca.
«Mi piacciono i tuoi occhi.» mormorò Sandie con tono dolce, lui accennò un tenero sorriso.
«I tuoi sono stupendi, sembra di vedere una pietra preziosa.» ella sorrise «E Chloè ha preso i tuoi occhi.» annotò.
Lei si avvicinò al suo volto per baciarlo a stampo e continuò ad accarezzarlo.
«Mi piace accarezzarti.» mormorò ancora la donna, e lui sfiorò la mano di lei che stava accarezzando le guancia, la prese e le baciò il palmo.
«Anche a me, stellina.» Sandie perse un battito a quel soprannome e non poté fare a meno di sorridere.

Dentro di lei sentiva qualcosa.
E in parte sapeva cosa.

Sandie lo prese per mano unendo le dita con le sue, non smettendo di guardarlo.
«Sai.» parlò lei «Sono caduta nell'oblio tante volte, e sono stata salvata. Ma tu mi hai tirato via dal dirupo dov'ero caduta, dove vedevo il buio più totale. Ero in parte morta. Ma tu mi hai dato la mano. Ho visto la tua luce e sono tornata in vita.» non c'era alcun dubbio, qualcosa dentro di lei stava nascendo, ed era solo un bocciolo.
Quello, era solo l'inizio.

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