[CAPITOLO 10]








WEMBLEY STADIUM, LONDRA


17 luglio 1997


Vincent e Richard erano al Wembley stadium, seduti sulla white skin, ovvero la curva situata sulla sinistra almeno da un ora, impazienti di vedere il concerto di una leggenda vivente. Quale? Michael Jackson, il Re del pop, l'History world tour capitava a Londra con tre date, quella sera era l'ultima data.
Vincent, essendo un grande fan di Jackson, appena avevano comunicato le rispettive date, aveva fatto di tutto pur di prendere i biglietti e ci riuscì. C'era anche il suo migliore amico, anche lui fan del cantante.

Entrambi indossavano sulla fronte la tipica fascia che vedevano le persone fuori allo stadio, a soli pochi pounds, due fasce era costate cinque pound, e i ragazzi ne colsero a volo.
Richard portò con sé la macchina fotografica, con la speranza di riuscire a scattare qualche foto e fare qualche ripresa.

«Amico, che ore sono?» domandò Richard, Vincent guardò l'orologio che aveva attaccato al polso sinistro.
«Le otto meno venti.» rispose.
«Cazzo amico! Ma ti rendi conto dove siamo!?» urlò Richard con tono eccitato, ma Vincent lo era ancora di più, era emozionato come un bambino, sorrideva e il suo cuore batteva forte.
«E tu ti rendi conto chi vedremo su quel palco laggiù?» domandò Vincent con tono incredulo indicando il palco.
«Il Re del pop! Madonna Santa e pensare che eravamo due bambini quando ascoltavamo Michael Jackson per la radio, a comprare i suoi vinili, e ci siamo promessi che un giorno saremo riusciti a vederlo dal vivo. E siamo qui, nello stadio più famoso di Londra a vedere con i nostri occhi l'artista più famoso del mondo.» una scia di brividi percossero lungo le braccia di Vincent, se lo ricordava come se fosse ieri, ed erano passati tanti anni, chi l'avrebbe mai detto che quel giorno tanto discusso si sarebbe realizzato, soprattutto con il suo migliore amico.
Il suo amico di una vita.
Il suo compagno di avventure.
L'amico del cuore.
E Vincent e Richard rappresentavano quella che era la vera amicizia.

«Amico mi fai piangere, ma temo che non tratterrò le lacrime.» disse il ragazzo con tono commosso.
«Dai, vieni qui amico, facciamo una bella foto come ricordo. Questi momenti devono essere segnati!» Vincent si avvicinò al suo migliore amico, si misero in posa con il sorriso come due perfetti bambini e scattarono una foto.
«Chissà se ci siamo in quella foto.» commentò Vincent accennando una risata. Richard controllò, e non appena vide la foto la sua espressione divenne arrabbiata.
«Ma vaffanculo, si vedono i nostri capelli.» confermò Richard irritato, Vincent scoppiò in una vigorosa risata.
«Ti prego la puoi stampare?» l'amico si voltò verso di lui.
«Col cazzo, secondo te ha senso stampare una foto dove si vedono i nostri capelli?» la risata di Vincent divenne ancora più potente, Richard lo analizzò per bene, sorrideva, era contento, si divertiva, e se lo meritava.
Meritava di sorridere tutta la vita per quello che aveva passato.

Le luci d'un tratto si spensero e ci fu un grande boato di quelle settantamila persone presenti in quello stadio. Allora anche Vincent e Richard urlarono insieme alla gente.
«Amico! Ci siamo!» esclamò Richard
«Oh merda! Non so se uscirò vivo dall'emozione!» rispose a sua volta Vincent.
La gente non smetteva di urlare solo un nome.
Michael.

«Michael! Michael! Michael! Michael! Michael!» urlarono i due amici, ma non c'era nessuna traccia del cantante e del concerto.
«Ma sta nel cesso per caso? Io non lo vedo.» commentò Richard, Vincent rise.
«Sii paziente.» gli ordinò il moro.
«VOGLIAMO IL RE DEL POP! FORZA! FORZA! MICHAEL MICHAEL MICHAEL!» Vincent non smise di ridere. Stare con Richard non solo si sentiva a suo agio, ma era un vero e proprio spasso, era un uomo super ironico che piaceva far ridere la gente. Era ironico di carattere, soprattutto con il tono con cui diceva determinate frasi e battute, la gente si stendeva per terra in particolare Vincent stesso.

Si accese un gigante maxi schermo dove proiettava un video, dove c'era Michael seduto su una navicella e iniziò il conto alla rovescia, fino a che al fine del countdown la navicella partì, mostrando le navicella di Jackson come se fosse una giostra dove intorno c'erano statue o monumenti che rappresentavano ogni parte del mondo, come la tour Eiffel, il Colosseo, la statua della libertà e altro.
Il concerto si apriva una navetta simile alla punta di un missile, chiamata "MJ-2040", fino a che Jackson non uscì da quella navicella sfondando il portello.

«OH MIO DIO! ECCOLO!» urlò Vincent indicando con il dito.
«Gesù cristo Vincent.» mormorò l'amico stupito.

Michael oltre ad indossare la sua tuta oro e argento completamente aderente, aveva anche un armatura quasi a specchio, quando poi si liberò dell'elmo e della corazza, iniziò il concerto con la canzone Scream.

Vincent e Richard cantarono a squarciagola la canzone, intravedendo il cantante con i maxi schermo posati ai lati del palco.
«MADONNA SANTA SE SEI UN FIGO!» urlò Vincent con l'adrenalina nel corpo.
Richard annuì con il capo.
«Ammettilo, ammettilo.» disse con un sorriso furbo.
«Dio Santo Richard quell'uomo mi fa mettere in dubbio la mia sessualità.» confessò Vincent.
«Su questo sono d'accordo perché è troppo figo. Ma anche un genio della madonna! Cantiamo Vincent!» e i due tra le risate e le urla dei fan in delirio in sottofondo, continuarono a cantare a ritmo ma stonati la canzone di Scream, assistendo alla stupenda coreografia di Jackson, alla quale il suo perfezionismo, aumentava ad ogni concerto che eseguiva in ogni parte del mondo.

Dopo aver svolto le canzoni, Scream, They Don't Care About Us, In the Closet e Wanna Be Startin' Somethin' arrivò il turno di Stranger in Moscow.
Michael nel frattempo si era liberato dagli altri pezzi dell'armatura durante l'esecuzione delle canzoni precedenti, quindi aveva addosso solo quella bellissima e scintillante tuta aderentemente oro e argento, dove si intravedeva tra il petto del cantante una maglia bianca, molto semplice.

Alla performance di Stranger in Moscow lo stadio si illuminò di candele, e accendini divenendo un fiumi di luci.
Vincent poté vedere quello spettacolo dal maxi schermo, e le luci intorno a sé. Si emozionò come non mai, sembrava un bambino che aveva appena ricevuto il regalo più bello di Natale.
E vedere Michael Jackson, dal vivo, fu il grande sogno della sua vita, avrebbe voluto che ci fosse stata Sandie con lui, a godersi il momento delle luci delle canzoni più pronfonde e lente del cantante, ma non venne.
Una lacrima rigò il suo volto, aveva i cuore a mille a causa delle forti emozioni che stava provando. E no, non era un sogno, era davvero al concerto di Michael Jackson.

Con istinto, abbracciò l'amico, e scoppiò a piangere.
«Ehi ehi, Vincent tutto ok?» lui annuì e lo guardò negli occhi, sorrise e si asciugò le lacrime «Vincent ...» mormorò Richard.
«Scusami, è che sono felice, penso di vivere la serata più bella della mia vita. Non puoi capire la mia felicità in questo momento, è tutto così magico.» parlò l'amico con l'emozione rotta in gola, con in sottofondo Stranger in Moscow.


~~

«BILLIE JEAN! IS NOT MY LOVER!» urlarono Vincent e Richard vedendo la grande e illuminante esibizione del cantante.
Michael aveva fatto un cambio look, pantaloni neri con ai lati una doppia striscia bianca, la maglia bianca e la mitica giacca nera coperta da paillettes, cantava la canzone più famosa, Billie Jean, tutto lo stadio ballava e cantava quella canzone come se fossero in una discoteca.
E Michael era arrivato al punto della canzone dove doveva eseguire il moonwalk, e lo fece, eseguì un moonwalk perfetto mandando in delirio i fan, tra cui Vincent e Richard.
«Porca puttana! Ma hai visto!?» domandò Vincent esterrefatto.
«Ho visto eccome! Io lo dirò sempre, quell'uomo è un extraterrestre.» puntualizzò Richard.
«Cavolo, ma che ha al posto dei piedi?»
«Perché, vogliamo parlare del corpo? È snodato sembra che ha gli elastici al posto delle ossa.» Vincent accennò una piccola risata.
«Effettivamente, però cazzo, ma quanto è bravo?» domandò l'uomo incantato dalla bellezza del concerto e del cantante.
«Semplicemnte il più grande di tutti.» mormorò con certezza il suo migliore amico.

Blood on the dance floor, una delle canzoni nuove dall'album uscirò quell'anno, Michael aveva i capelli sciolti e una giacca particolare, blu con le spalline decorate.
Cantava con energia, percependo però una grande stanchezza, non era facile per un uomo sulla soglia dei quarant'anni cantare e ballare allo stesso tempo, alla fine di ogni canzone, aveva a disposizione l'ossigeno alla quale poteva usufruire per riprendere fiato. Per un uomo della sua età non era facile, ma comunque mostrò una grande professionalità al riguardo del suo lavoro.
Era un perfezionista e niente doveva essere trascurato, nemmeno il dettaglio dei dettagli.
Michael Jackson, era il sinonimo perfetto per quanto riguarda il perfezionismo.

Vincent si emozionò molto per quanto riguarda le successive canzoni, come ad esempio la performance di Heal the world, era una delle sue canzoni preferite e vedendo quei bambini tutti intorno a lui gli si scaldò il cuore.
Comprendeva perfettamente l'amore che aveva Michael per i bambini, anche lui quando era a lavoro né era circondato, tutti lo amavano, tutti i bambini adoravano Vincent per il suo modo di essere così gentile e dolce.

Non aveva mai creduto a quelle storie assurde su di lui, anzi, pensò che erano tutte cavolate solo per fare soldi, a volte si sconvolse da come i media lo prendevano di mira, pensando a questa frase "non è tutto oro quello che luccica" non doveva avere una vita facile.
Pensava che era una persona di gran cuore, e un uomo adorabile, ma che allo stesso soffriva tanto. E i suoi pensieri si collegarono con la realtà.

Michael era un angelo.
Un vero angelo.
Ma purtroppo, una persona che soffriva tanto per colpa della gente, della solitudine e dei suoi traumi.

Il concerto terminò con la canzone History, e Michael in quella canzone cambiò giacca, era una giacca bianca luccicosa stile militare. Semplicemente stupenda.
E nella performance, nel maxi schermo del palco erano proiettate tutte le bandiere del mondo mentre Jackson cantava e ballava insieme agli altri ballerini.
Vincent alla fine del concerto restò più che soddisfatto, fu per lui il concerto più bello della sua vita. Il più bello di sempre.
Aveva esaudito un suo desiderio e aveva avuto i brividi per tutta la durata dello show.

Ma quello che non sapeva, era che non aveva assistito dal vivo solamente quello che era Michael Jackson, ma l'ex compagno di Sandie, la donna di cui era tanto innamorato, e quello che era il padre di Chloè.
E Michael, non si rendeva conto neanche per l'anticamera del cervello, che tra tutta quella gente, c'era un uomo che si stava prendendo cura di Sandie, che si era innamorato, che la baciava e la toccava. Ma soprattutto che si faceva da padre da una bambina che era sua figlia, e non sapeva minimamente la sua esistenza.




[...]



«Mamma mia, che concerto.» commentò Richard mangiando una patatina, dopo il concerto si recarono ad un pub vicino alla Stadio, mangiarono un classico panino con l'hamburger e le patatine. I pub erano locali tipici di Londra, e si trovavano tanti per ogni zona della città.
«Dio mio, il concerto più bello che abbia mai visto. Posso dire di essere un uomo completo.» commentò a sua volta Vincent bevendo un sorso di birra.
«Ripeto, quell'uomo non ha le ossa.» commentò Richard, Vincent ridacchiò «Ma ogni volta che dico qualcosa ridi sempre?» domandò l'amico con tono ironico.
«Ma lo dici con quel tono che mi fa ridere, non posso di certo trattenermi. Comunque, ritornando a Michael, è stato più che spettacolare, ma vogliamo parlare degli effetti speciali? Nessun artista al mondo ha fatto un concerto del genere, neanche Madonna.»
«Madonna mi può leccare il c- ehm i piedi.» Vincent scoppiò in una grossa risata sbattendo la mano sul tavolo.
«Lo dirò all'infinito, sei uno spasso.» Richard rise insieme a lui.
«Lo so, ma scusami è la verità.» disse poi l'amico con il sorriso sulle labbra. Vincent scosse la testa.
«Fa ridere il fatto che ti sei corretto.» Richard rise mettendo una mano davanti alla bocca.
«Gesù, devo contenermi con le risate altrimenti ci cacciano via.» Vincent ridacchiò.
«Peccato che Sandie non sia venuta, le sarebbe piaciuto tantissimo.» fu lì che il sorriso di Richard svanì e il suo volto divenne più che serio.
«Stai ancora dietro a quella lì?» domandò il migliore amico bevendo un sorso di birra.
Vincent alzò gli occhi al cielo.
«Ascolta Richard io-»
«Ascolta Richard un cazzo, ti vuoi dare una svegliata? Sandie non è la donna che fa per te, ti fa star male, ti fa soffrire! È questo quello che vuoi? Vuoi soffrire? Ti prego, non lo meriti dopo quello che hai affrontato, ma in generale non lo meriti per niente. In particolare lei non ti merita.» aveva una voce di ribrezzo verso quella donna, poteva solo immaginare come lo trattava, e la cosa lo infastidiva parecchio, non le era piaciuta sin dall'inizio, e mai le piacerà quella donna. Aveva uno sguardo spento e cattivo, molto cattivo, quasi menefreghista.
«Io non voglio soffrire, ma la amo.» Richard accennò una risata nervosa per poi scuotere la testa.
«Dio Santo, te lo dirò all'infinito stai amando una donna che non ti ama, una donna che ti sta consumando e soprattutto usando per i suoi bisogni. E tu non sei la sua ruota di scorta, non sei il suo cagnolino. Chissà come sarà la bambina poi.» a quell'affermazione Vincent lo fulminò con lo sguardo fino a dare la parola.
«Chloè non è come credi, è una bambina amorevole, molto dolce, non è viziata, non fa tanti capricci, è la bambina che tutte le mamme vorrebbero. E poi è molto tenera, tanto tanto timida. Io stravedo per quella bambina. La amo immensamente.» spiegò l'uomo sulla difensiva, pensando a quella bambina così bella e dolce, che bastava ad un solo suo sorriso per fargli battere il cuore dalla gioia.
«Mah, sarà, ma credo che diventerà come la mamma.» Vincent emise un sospiro in segno di fastidio.
«Smettila di giudicare senza sapere.» commentò l'uomo con tono serio.
«E tu smettila di assecondarti a lei, smettila di amarla, smettila di fargli quasi da schiavo. Non la meriti. Chiuso il discorso, ma ti avverto, se poi aprirai gli occhi non ne voglio sapere niente. Io ti avevo avvertito, uomo avvisato mezzo salvato.» «Adesso basta, non mi va di discutere dopo un concerto così bello.» affermò Vincent mettendo una mano sulla fronte.
«Hai ragione, neanche a me non va, basta, parliamo d'altro.» e parlarono d'altro, parlarono più che altro del concerto e delle vari gossip che erano successi a lavoro.
Vincent dimenticò in fretta quella piccola discussione, ma mai si sarebbe aspettato di affrontare presto la realtà dei fatti.




IL GIORNO DOPO




Sandie portò Chloè a passare tutta la giornata fuori, si diressero nelle strade più famose della città a fare tante compere e per stare insieme.
Dopo aver mangiato un panino da Bugher king, mamma e figlia fecero una lunga camminata.

Naturalmente la figlia notò un negozio di giocattoli abbastanza particolare, c'erano bambole molto vintage e che non si trovavano facilmente nei soliti negozi di giocattoli.
Sandie sorrise teneramente e accarezzò con amore la manina della bimba.
«Amore mio.» la chiamò con dolcezza «Non volevi un Ken per la tua Barbie?» la bimba annuì con il sorriso «Entriamo dai.» incitò la madre, ed entrò insieme alla piccola all'interno del negozio.

A vista d'occhio Chloè corse verso il reparto Barbie.
«Chloè!» esclamò la donna inseguendola, e Chloè era lì, in piedi, ad osservare le Barbie. Era un scaffale enorme e non c'erano solo Barbie, ma altre bambole di altre linee molto particolare, ma i prezzi lasciavano a desiderare.
Chloè da grande curiosa vide i Ken che cercava, ma nessuno dei tanti Ken che c'erano la entusiasmava alle stelle.
Poi, con lo sguardo ad aquila i suoi occhi caddero su una bambola, la quale si innamorò perdutamente.
«Mamma mamma! Uarda che bella!» esclamò con gioia la bambina, Sandie si avvicinò a lei e non appena guardò quella bambola le venne un mancamento al cuore.

Era una bambola di Michael Jackson.
Era proprio una Michael Jackson doll.
La bambola raffigurava Michael con l'outfit dei videoclip di Black or white.

Chloé schiacciò con il piccolo indice, il try on me, dove si sentiva a tutto volume la canzone di Black or white.
La bambina afferrò la scatola e guardò la madre con occhi felici nella speranza che l'avesse comprata.
Sandie però, scosse la testa.
«No.» disse «Scegli un'altra bambola.»
Chloè tenne stretto a sé la scatola.
«Uesta.» disse «Per favole.» supplicò.
«No Chloè, questa no, scegli un'altra bambola.» Chloè scosse la testa.
«Per favole mamma.» supplicò ancora.
«No.» disse diretta.
«Mamma ti prego.» la voce di Chloè divenne sempre più triste, faceva gli occhi dolci, e continuava ad insistere.
«No.» rispose ancora contando fino a dieci.
«Per favole, mamma, mamma ti prego. Volio uesta bambola mi piace.» e boom.
Sandie le strappò la bambola fra le mani in modo molto scorbutico e la rimise nello scaffale.
«Quando mamma dice no, è no! Chiaro!? Non fare i capricci lo sai che non mi piacciono! E quando mamma dice di no non devi insistere!» le urlò con la rabbia nella voce alla bambina puntandole il dito contro.
Chloè vedendo quello sguardo così arrabbiato della mamma scoppiò a piangere, Sandie alzò gli occhi al cielo.
«Santo cielo.» sussurrò e prese la bambina in braccio, ma lei si dimenava, e Sandie la teneva stretta «Chloè santo cielo sta ferma o ti do uno schiaffo!» ma la piccola continuava a piangere mentre la donna usciva fuori dal negozio insieme a sua figlia, camminando con passo nervoso, e con un espressione furiosa, quasi piena di odio «Ci mancava solo la bambola del padre, dannazione, quanto lo odio, quell'uomo è ovunque.» mormorò la donna con la rabbia in gola, anche se non pensava sul serio, ma ne aveva fin sopra ai capelli.
Sua figlia continuava a piangere, a tratti urlava e Sandie perse completamente la pazienza.
La mise giù per terra e le diede uno schiaffo sul didietro della bambina.
«Zitta, non piangere più!» le urlò «Non piangere per una bambola! Non piangere per cose inutili.» inutile dire che il pianto della bambina aumentò al posto di diminuire.
«Ahia ...» disse Chloè tra i pianti. E Sandie sospirò completamente afflitta, e mise una mano sulla fronte.
«Vaffanculo ...» mormorò tra sé e sé mentre la bambina continuava a piangere sentendo il dolore nel suo didietro a causa dello schiaffo di sua madre, ed era la prima volta che Sandie l'aveva picchiata, non pensava di arrivare fino a questo.






Due ore dopo





Dopo quell'episodio la giornata finí lì, tornarono a casa e Sandie mise a letto la bambina, che nel frattempo non aveva smesso di piangere per tutto il tragitto, smise quando misero piede dentro casa e quando si stese sul letto si addormentò.
Erano circa le cinque e mezza del pomeriggio e Sandie era seduta sul divano, fumava una sigaretta aveva la rabbia alle stelle, talmente che era arrabbiata che le venne un terribile mal di testa.
Si massaggiò la fronte e chiuse gli occhi per qualche secondo, fino a che non sentì qualcuno bussare alla porta.
Sospirò in segno di scocciatura.
Si alzò dalla sedia incamminandosi verso l'ingresso, poi aprí la porta ed era Vincent, aveva un sorriso raggiante e non poté non notare la maglia che indossava.
Era una maglia che aveva preso al concerto di Michael, e c'era stampato lui e la scritta dell'History world tour.

Sandie si sforzò a sorrise e si spostò per farlo entrare.
«Ah Dio Sandie non puoi capire che-»
«Sshh.» lo interruppe «Sta dormendo Chloè.» disse lei a bassa voce.
«Oh scusami.» disse Vincent, aveva in mano una busta, Sandie si sedette su una sedia di legno e posò il gomito sul tavolo.
«Cos'è?» domandò lei.
«Oh niente, qualche pensierino del concerto.» disse Vincent con tono impacciato, Sandie spalancò gli occhi, sapeva che il giorno prima era andato al concerto di Michael visto che l'aveva invitata.

Vincent tirò fuori una fascia.
«È la mia, ma a me basta avere il biglietto come ricordo e poi né ho una in più a casa. E poi questa è per la principessina.» tirò fuori la bambola, proprio l'esatta bambola che aveva visto poche ore fa. Le mancò un battito.
Non disse niente.
Non osò dire niente.
Prese le cose e posò sul tavolo sbattendole in modo brusco.
«Grazie, anche se potevi risparmiare di comprare queste sciocchezze, non né faccio assolutamente niente.» disse Sandie schiacciando la sigaretta nel posacenere.

Vincent spalancò gli occhi a quella risposta, la guardò negli occhi, non l'aveva mai vista così glaciale e un brivido sulla schiena lo colse di sorpresa.
«Ma che hai? Perché ti comporti così?» domandò Vincent con tono preoccupato.
Sandie sospirò irritata
Quanto mi sta sulle palle quando fa così.
«Sono cazzi tuoi Vincent? Sono di pessimo umore, ho picchiato Chloè perché voleva questa bambola del cazzo e-»
«Aspetta aspetta, cosa hai fatto?» domandò l'uomo con tono stupito.
«L'ho picchiata.» confermò la donna dalla chioma nera senza filtri, Vincent la guardò arrabbiato scuotendo la testa.
«Vedo che ogni giorno né combini una nuova eh? Ma cosa stai diventando Sandie? Sembra che ogni giorno diventi sempre più cattiva. E per quanto riguarda Chloè non la dovevi picchiare, bastava semplicemente dire no.» Sandie scuotò la testa accennando una risata nervosa.
«Ma tu che cazzo ne sai? Tu non conosci abbastanza Chloè. Ti ricordo che non sei suo padre.» gli ricordò la donna.
L'hai visto ieri, quell'uomo che hai visto ballare e cantare sul palco è suo padre.
«Lo so perfettamente non c'è bisogno che me lo ricordi.» annotò l'uomo infastidito.
«Senti sei venuto qui a portarmi questa merda? Vai, perché sei l'ultima persona che voglio vedere Vincent, e smettila di regalarmi cose così inutili. Pensi che una si possa conquistare una donna facendo regali? Beh, non con me, non pensare di sorprendermi facendo così, e poi smettila di nasconderti. Tanto lo so che sei innamorato di me.» a quell'affermazione Vincent sentì nel suo corpo una spiacevole sensazione, come se gli fosse rotto qualcosa.

Sgranò gli occhi e la guardò mentre accendeva un'altra sigaretta.
«C-come fai a saperlo?» Sandie sorrise furbamente.
«Non ci vogliono anni per capire quando una persona è innamorata. L'ho capito da come mi guardi, da come mi tratti, da come mi parli e dai piccoli gesti.» spiegò, d'improvviso Sandie si alzò dirigendosi verso il frigo, prese dal congelatore una bottiglia di prosecco, e due calici di vetro.
Poi ritornò al posto, e aprí la bottiglia.
«Se permetti, vorrei bere questo prosecco che mi ha regalato Diana.» disse Sandie versando il liquido frizzante color giallo pastello nei calici, lo afferrò e lo diede a Vincent.
«A cosa brindiamo?» domandò perplesso, Sandie uní i calici per formare un tintinnio.
«A te Vincent.» parlò Sandie, il ragazzo bagnò le labbra con il prosecco mentre Sandie lo guardava con aria molto neutra «Che non sarai mai niente per me.» Vincent spalancò gli occhi «Resterai sempre un amico, e mai il fidanzato, oppure se vogliamo essere più specifici. Mai sarai qualcosa per me.» disse Sandie con aria cattiva bevendo un sorso di prosecco.

In quel momento Vincent voleva scomparire, voleva sotteresssesi dalla vergogna, la mano che teneva il calice di prosecco tremava come una foglia, i suoi occhi divennero lucidi fino a che le lacrime non uscirono velocemente dalle orbite come una Ferrari.
«Bene Vincent.» parlò Sandie «Come ci si sente ad avere il cuore spezzato? A sentire la tua anima a pezzi? A sentirsi la seconda scelta, la ruota si scarto. Mh? Fa male vero? Non ti biasimo. È brutto sentirsi l'altro uomo.» Sandie afferrò la sigaretta tra le sue dita e ispirò il fumo mentre vedeva Vincent che mano a mano sgretolava come un castello di sabbia, lo osservava, senza dire una parola «Pensavi veramente che avrei amato un uomo come te? Pensavi davvero che io provassi qualcosa per te? Pensavi che avrei ricambiato i tuoi sentimenti? Che m'importasse qualcosa di te? Dio Vincent, che illuso che sei. Non capisci che per me resterai solo l'altro uomo? Io amerò solo il padre di mia figlia.
Io non potrei mai amarti, mi fa ribrezzo solo a pensarci, mi fa schifo pensare di essere toccata, baciata e amata da te, se non è lui. E quelle volte che abbiamo fatto sesso? Beh, è stato da una parte divertente, ma dall'altra caro mio, hai tanta strada da fare, perché a letto non sei un granché.»
Crack
Ecco quello che sentiva Vincent in quel momento, il suo bellissimo cuore si stava spezzando in piccoli pezzettini come un calice di vetro.
Sentiva un dolore al petto allucinante.
Quasi non si sentiva bene.

Posò il bicchiere sul tavolo, guardò per terra, strinse i pugni per trattenere un grande pianto che lo avrebbe portato alla sua estinzione.

"A me non piace quella donna, è troppo stronza per i miei gusti, è solo una donna infelice intrappolata in un vecchio amore andato a male, che tratta male le persone e che vuole solo scopare. Non è la donna che fa per te."

"Ma non capisci che tu per lei non conti un cazzo se non l'aggeggio che hai in mezzo alle gambe? Apri gli occhi Vincent! Ti prego!".

"Vincent ... ti rendi conto di quello che stai facendo? Stai amando una donna che non ti ama."

"Sandie non è la donna che  fa per te, ti fa star male, ti ga soffrire! È questo quello che vuoi? Vuoi soffrire? Ti prego, non lo meriti dopo quello che hai affrontato, ma in generale non lo meriti per niente. In particolare lei non ti merita."

"Dio Santo, te lo dirò all'infinito stai amando una donna che non ti ama, una donna che ti sta consumando e soprattutto usando per i suoi bisogni. E tu non sei la sua ruota di scorta, non sei il suo cagnolino."

"Ti avverto, se poi aprirai gli occhi non ne voglio sapere niente. Io ti avevo avvertito, uomo avvisato mezzo salvato."

Richard aveva ragione, aveva ragione su tutto, per Sandie non era altro che la sua ruota di scarto, utilizzandolo solo a suo piacimento.
Fu lì che aprí gli occhi.
Che guardò la realtà.

Alzò lo sguardo e i suoi occhi erano pieni di rabbia e lacrime.
Guardò quella donna che per un attimo si era illuso che proprio quella donna, Sandie Vrachnos lo avesse amato.
Gli venne un momento di disgusto, fino a che non esplose.
«Ma che cazzo ...» mormorò Vincent a bassa voce «MA CHE CAZZO HAI CHE NON VA IN TE!? CHE CAZZO HAI CHE NON VA IN TE!?» urlò come un matto, cercando di liberarsi da quello che aveva dentro di lui.
Sandie sgranò gli occhi.
«Abbassa il tono della voce.» gli ordinò la donna, lui scosse la testa.
«No, io non abbassro la voce. Non da te. Non davanti a te cazzo!» si prese qualche minuto per respirare, per stare calmo, per restare lucido con la paura di dire cose che non pensava ma che si sarebbe poi pentito.
«Classica reazione da un uomo che è stato rifiutato.» Vincent scosse la testa non smettendo di guardarla.
Sandie guardò i suoi occhi, erano pieni di delusione, rabbia, e tristezza, ma c'era anche un'altra caratteristica in quegli occhi.
Disgusto.

«Sei la donna più crudele e insensibile che abbia mai conosciuto, hai un cuore di ghiaccio, cinica e piena di presunzione.
Adesso te le faccio io le domande: come ci si sente dopo che hai umiliato un uomo che ti amava in modo incondizionato? Un uomo che poteva darti ciò che vuole, un uomo che si sarebbe preso cura di te, un uomo che ama la creatura che hai generato, un uomo che si strapperebbe il cuore per voi. Se non provi niente la cosa è preoccupante, perché significa che sei una donna insignificante, una donna intrappolata dopo tre anni da un amore finito male.
Ossessionata da quello che era il padre di tua figlia, hai rotto il cazzo. Cerca di svegliarti perché
questo ti porterà alla solitudine, e finirai di non avere nessuna emozione. Resterai una donna vuota. Completamente vuota che a causa dell'amore le sono stati mangiati i sentimenti. È questo quello che vuoi? Rimanere sola? Ma fai come ti pare. Perché lo meriti va bene?
Sei una bastarda, una grandissima stronza che tratta male la gente perbene e buona. E tu mi hai sempre trattato di merda, sempre! Ogni volta che ci vediamo mi tratti sempre male, non ne vale più la pena l'amore che provo per te. Anzi, ho sbagliato ad innamorarmi di te. Non dovevo farlo e mi dó dell'idiota. Come ho potuto innamorarmi di te?
Dio mio, ora sto aprendo gli occhi e mi rendo conto di avere una donna apatica, priva di ogni dignità.
Pensi davvero che dopo di lui non c'è più nessun altro? Ti sbagli, c'ero io Sandie. E credimi, potevo darti così tanto che tutto ciò è inspiegabile. Ma ho capito una cosa, che non vale la pena stare con te, non vale la pena amare una donna come te. Tu non mi meriti, non meriti un cazzo. Ti devi solo far curare, hai distrutto ogni cosa, prima la tua famiglia, poi me. Che pensi? Che quelle parole che mi hai detto non le sognerò la notte? Ti sbagli.» la voce di Vincent divenne sempre più rotta, e le lacrime si fecero sentire, il dolore nel suo petto aumentò a dismisura, non si trattenne, scoppiò.

Scoppiò a piangere accasciandosi per terra, mettendo una mano sul petto, lei lo guardava in modo molto neutro, quasi insignificante.
«Perché?» domandò l'uomo «Perché mi hai fatto questo?» domandò ancora con voce spezzata.
Non me lo merito, cazzo se non me lo merito.
«Io ti amo Sandie.» confessò alla fine «Anche se ora è inutile non importa, almeno mi tolgo un peso. Io ti amo.» lui si alzò in piedi, si avvicinò a lei per baciarla, e non era un bacio qualunque, senza emozioni, era un bacio d'amore. Le labbra di Vincent ballavano delicatamente insieme a quelle di Sandie, che nel frattempo, rimase in piedi, immobile, con gli occhi spalancati, e che non ricambiò il bacio.

Il bacio finí con uno schiocco, la guardò e non le era toccato minimamente il gesto.
Lui annuì, capendo che non c'era più niente da fare.
Capendo che non poteva stare accanto ad una persona che non ricambiava i sentimenti.
«Per te resterò sempre un uomo che non vale niente, ma un giorno ti farò capire il contrario, rimpiangerai ogni cosa Sandie. Rimpiangerai di avermi trattato così male, anzi, di avermi sempre trattato male, e di avermi rifiutato.» Sandie scosse la testa.
«Non arriverà quel giorno.» rispose, lui arricciò il naso e si asciugò le lacrime.
«Molto bene, allora non mi vedrai più.» Vincent a quel punto si dirisse verso la porta d'ingresso. Ma si voltò per guardarla. E lei lo guardò.
Lui aveva un espressione che esprimeva solo una parola.
Delusione.
«Un ultima cosa Sandie.» parlò «Per tua figlia ci sarò sempre anche se non mi vedrai più, la porta di casa mia è sempre aperta per lei, ma non per te. E mi auguro con tutto il cuore che Chloè quando avrà la tua età, non sarà come te.» e lui se ne andò, lasciando Sandie completamente asfaltata.
Poco dopo sentì poi Chloè che uscì dalla cameretta per dirigersi verso la porta.
Sandie la prese subito in braccio.
«Vincy! Vincy!» disse la bambina iniziando a piangere, Sandie spalancò gli occhi, aveva visto tutto.
Oh merda ... questo non ci voleva.
«Amore ... ti prego.» mormorò la madre con dolcezza.
«Volio Vincy.» Sandie strinse la bambina a sé, mentre le sue lacrime accolsero il suo cuore.
«Mi dispiace amore, ma Vincent, non lo vedrai più ...» disse la donna con il cuore spezzato.




[...]



Vincent guidava a tutta velocità, piangeva come un disperato nella vergogna di essere stato umiliato in quel modo dalla donna che aveva amato un istante fa.
Mai si sarebbe aspettato di essere stato umiliato in quel modo, mai si sarebbe aspettato che lei cacciasse fuori una bruttissima parte di sé, mai si sarebbe aspettato di ribellarsi a lei. Anche se sapeva perfettamente che prima o poi, sarebbe scoppiato al suo intollerabile atteggiamento.

Piangeva.
Piangeva con voracità fino a sentire il sangue in gola.
Stava provando le stesse emozioni, che aveva provato Sandie quando aveva lasciato Michael.

"Tu per me resterai per sempre l'altro uomo."

Era davvero la ruota di scorta.
Un giocattolo.
Una pezza da stritolare.
E l'altro uomo.

Non poteva continuare a vedere quella donna, non più per come lo aveva trattato e per come lo aveva umiliato.
Non si meritava una donna come Sandie Vrachnos.
Si meritava molto di più.
Anche se per lui non sarebbe stato facile andare avanti dopo quelle pesanti parole che gli aveva detto.

Cosa ho fatto di male per essere umiliato in quel modo?

Vincent si diede tante colpe, si diede dello stupito nonostante tutti gli avvisi di Richard, lì ignorò e continuò ad amarla, fino a che non aprí gli occhi.
Sandie era una donna cattiva, inaffidabile ed egoista, e aveva gli occhi sempre spenti, e pieni di rabbia.
Si augurò due cose:
La prim, era che Chloè non diventasse come la madre.
La seconda, era che con quel discorso che le aveva fatto pochi istanti fa, l'avrebbe portata ad un esame di coscienza. Se lo augurò volentieri, perché se Sandie avesse continuato con quell'atteggiamento, si sarebbe trovata da un giorno all'altro senza nessuno al suo fianco, nemmeno i familiari.
Sarebbe stata la donna più sola del mondo.

Vincent aveva amato quella donna nel momento sbagliato, forse, se si fosse ritrovato nel momento giusto, le cose sarebbero andate diversamente.









"Fai davvero ciò che vuoi.
Io non ci sono più.
Hai voluto giocare a
perdermi, ed hai vinto."
- Anonimo

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