[Κεφάλαιο 57]









8 dicembre 1993



LONDRA


Erano passate quattro settimane da quando Michael si mise in moto a combattere contro la sua dipendenza da farmaci. E in quelle settimane di pura pace e riposo si sentì un uomo nuovo.
Riuscì mano a mano ad addormentarsi e dormire regolarmente, anche per nove ore, non sentendo più l'esigenza di prendere farmaci.

Quel giorno, quando arrivò in clinica, si fece visitare dal dottor Beauchamp Colclough, il quale organizzò il ricovero d'urgenza di Jackson per un programma di disintossicazione di otto settimane. Il cantante al suo arrivo aveva prenotato tutto il quarto piano, e gli infermieri trovarono otto fiale di farmaci nella sua valigia.
John rimase sconvolto, aveva ancora farmaci con se, il che si rese conto della sua dipendenza, preoccupato a morte per il suo amico.
I dottori gli somministrarono una flebo di Valium per disabituare il suo fisico all'uso degli antidolorifici e il giovane manager cancellò le date restanti del Dangerous Tour, il che provocò alla popstar un danno di almeno dieci milioni di dollari.

Michael era nella sala di pittura, lui amava l'arte e il dipinto, era anche un bravissimo a disegnare oltre a cantare.
Aveva tra le dita il pennello impregnato di tempera verde che colorava una parte della tela, stava disegnando un prato.
Adorava dipingere, tutto ciò che collegava con il mondo artistico. L'amore dell'arte e della pittura fu trasmesso da una donna che per lui oltre ad essere stata importante nella sua sfera pubblica, si prese anche una tenue cotta negli anni giovanili.
Diana Ross.
Lei è stata una sorte di seconda madre per lui, lo prese per mano, guidandolo nella strada dell'arte, poiché anche lei stessa amava l'arte, e lo incoraggiò a conoscerla e apprezzarla.
Uscivano quasi tutti i giorni per comprare matite e colori, e a visitare i musei.

Iniziò a conoscere le le opere di grandi artisti come Michelangelo e Degas, e da lì nacque l'amore per l'arte.
Michael l'amò per questo, per averlo educato nell'arte e ne fu riconoscente.

Non vedeva Diana da più di cinque anni ormai, ma in quel momento mentre dipingeva la pensò.
Pensò se stesse bene e se fosse felice con il suo nuovo marito.
Un nodo si formò nel suo stomaco, ricordando perfettamente la brutta botta che ricevette anni fa quando seppe del matrimonio della donna.
Era felice da una parte, ma dall'altra si sentì quasi offeso. Lui si era preso una cotta e quella notizia lo distrusse.

Tra i pensieri per la sua amica di vecchia data, disegnò la figura di una donna, assomigliava molto a Diana.
Il ritratto non era ancora finito ma si fermò, soddisfatto di come stava venendo quel piccolo quadro fatto con le sue mani.
Sorrise al dipinto, osservandolo con attenzione per vedere se ci fosse qualche errore.

«Mr Jackson, c'è una visita per lei.» disse un infermiera con tono gentile, il moro girò lo sguardo verso la donna vestita di bianco, pochi secondi dopo entrò Elisabeth, la sua fedele e cara amica.
Il cantare si alzò dalla sedia e si incamminò verso di lei per poi tuffarsi nelle sue braccia.
«Piccolo mio, come stai?» domandò l'attrice. Egli sorrise stringendo Liz come un pupazzo «Michael, mi soffochi così.» egli accennò una risata staccandosi dall'abbraccio.
«Perdonami, è che sono così felice di vederti.» disse il cantante imbarazzato grattando la nuca.
«Ti trovo in forma.» commentò la donna con tono felice.
«Mi fa piacere.»
«Cosa stavi facendo?» domandò lei interessata.
«Oh niente, dipingevo.» disse voltando lo sguardo verso il quadro che stava dipingendo qualche secondo fa.
I due si avvicinarono al quadro e l'attrice dalle iride viola lo osservò per bene rimanendo incantata dalla bravura di Michael anche nella pittura.
Era un verso artista completo.
«Sei proprio bravo, ma perché non mi fai un ritratto?» domandò con il sorriso.
«Guarda, te lo faccio molto volentieri anche adesso.» propose il moro.
«Più tardi, che ne dici di uscire per prendere un po' d'aria?» propose invece la donna, egli accettò con molto entusiasmo.

Uscirono per andare nel giardino della clinica, era molto ampio con tanto verde, e delle piccole calendule vicino ai ciuffi d'erba.
«Mi sto riprendendo.» confessò il moro con il sorriso sulle labbra.
«E come ti trovi qui? Stai bene?» domandò Elisabeth camminando insieme a lui.
«Molto bene, sto davvero bene qui. Le cure che sto ricevendo sono eccellenti, sembra di stare in un oasi, la tranquillità regna questo posto. In più le persone sono molto gentili.» spiegò il moro mettendo le mani dentro alle tasche dei pantaloni.
«Mi fa tanto piacere, e dimmi, hai fatto amicizia con qualcuno?» lui annuì con il capo.
«Un gruppo di ragazzi, tutti dai vent'anni in su, chi sta combattendo con la dipendenza da droga, chi dall'alcol, chi dai farmaci e così via. Sai c'è una ragazza, ha diciotto anni ed è la più piccola del gruppo, mi ha raccontato la sua storia. Avendo dei genitori non molto presenti l'hanno trascurata, mettevano il lavoro al posto della loro figlia, e così iniziò a sfogarsi, se così si può dire, nel giro di antidepressivi, calmanti eccetera. Fino a che i genitori un giorno non la trovarono priva di sensi, quasi morta. Da lì scoprirono la sua dipendenza e l'hanno mandata qui con la speranza che possa uscire dal buco nero. Lo stesso buco nero che ho anch'io. Sai, mi ha ricordato Ethan, avrei voluto fare qualcosa in più per lui.» raccontò con l'amaro in bocca, ricordando il volto della ragazza completamente spento, quasi senza emozioni. Aveva il dolore della solitudine di due genitori che la lasciavano sola ogni giorno. E che quando tornavano a casa da lavoro a stento andavano da lei per farle compagnia oppure per domandare com'èra andata la giornata.
Michael non dimenticò i suoi occhi, erano vuoti, privi di ogni bagliore, come se fossero morti.
Gli vennero i brividi, poteva solo ben immaginare la grande sofferenza di quella ragazza di solo diciotto anni, che invece a pensare a divertirsi e godere la vita, soffriva di solitudine, chiudendo in se stessa e nella sua dipendenza.
«E dimmi, stai riflettendo sentendo queste storie? Qualcosa sta arrivando nella tua dura testa?»
«Sì, posso dirti che mi commosso alla sua storia, le scongiurai di non farlo mai più, di tornare a vivere e di riallacciare i rapporti con i genitori. L'abbracciai, rimase immobile. Come se non fosse abituata al contatto fisico. Poi successivamente i suoi amici mi dissero che quello era stato il suo primo abbraccio sincero da una persona.» disse Michael con la voce spezzata, e fermò il passo. Abbassò lo sguardo «Io in qualche modo, la posso capire, non ho avuto genitori assenti ma bensì un padre anafettivo, non mi ha mai detto ti voglio bene, non mi ha mai preso in braccio quando ero piccolo, non mi ha mai abbracciato, non mi ha mai fatto un complimento neanche se facevo lo show più bello della serata. Diceva solo "bene" sinonimo di "avete fatto un buon lavoro" mi mancava tutto questo. Mi domando ancora oggi cosa gli costava darmi un abbraccio, non ha mai pensato a questo, ha pensato solamente ai soldi e mai, mai, mai si è interessato di me come figlio. Per lui bastava solo avere i soldi in tasca, qualche botta per farci lavorare sodo ed era felice, il resto non contava nulla.» parlò con la tristezza in gola, con il pensiero di aver un padre che lo picchiava solamente, incitando a fare il suo meglio nel lavoro, non l'aveva mai visto fare gesti affettuosi nei suoi confronti, nemmeno con i suoi fratelli. E questo lo aveva profondamente addolorato.

Michael si sedette su una panchina di legno con le lacrime agli occhi «Io l'ho perdonato Liz, ma certi momenti mi tornano nella mente. Mi tornano le sofferenze che ho affrontato in passato, tutte le prese in giro, le botte. Oh Dio, certi momenti non possono essere cancellati, per quanto si prova a farlo, sono talmente potenti che non se ne andranno mai via dalla vita di una persona. Mi auguro che lui possa capire un giorno il dolore che mi ha causato, ma non avverrà, è un tipo molto orgoglioso. Ma non posso nascondere che è stato un genio con noi, e lui mi ha dato le basi per intraprendere la mia carriera.» aveva raccontato di nuovo di suo padre, messo l'anima scoperta con la tristezza nelle mani e nella voce.
Elisabeth sapeva già di quello che aveva fatto suo padre, e delle conseguenze che aveva subito Michael, ma in certi momenti era giusto che si sfogasse, che piangesse per lui. Era un padre anafettivo, che non aveva mai mostrato amore nei confronti del figlio, era un dolore troppo grande per lui.
Rimane sempre per Michael un grande mistero quell'uomo, era suo padre, e non lo conosceva a pieno. Aveva sempre detto di volerlo bene nonostante tutto, ma non lo conosceva.

Elisabeth si sedette accanto a lui, accarezzandogli la spalla dolcemente, il cantante prese un fazzoletto soffiando leggermente il naso cercando di non piangere.
Ci fu solo un silenzio che spogliò le parole.
L'attrice lo lasciò sfogare nel silenzio, anche se aveva paura che avrebbe pianto, ma non lo fece. Non pianse, si trattenne molto al pianto.
Emise solo un pesante sospirò, espirando l'aria del verde, della brezza naturale che circondava lui e la sua migliore amica.

I suoi occhi incontrarono una calendula, la prese staccandola dal verde per avere tra le sue dita. Toccò con delicatezza i petali arancioni e poi il polline di un arancione molto molto scuro del piccolo fiore. Accennò un dolce sorriso.
«Bella vero?» domandò Elisabeth guardando il piccolo fiore.
«Molto, i petali mi ricordano le labbra di Sandie.» mormorò con occhi persi in quei petali arancioni e sottili sfumati di giallo ocra, quasi come quella di una margherita «Quanto vorrei che fosse qui.» mormorò poi con tristezza.
«E perché non la fai venire qui?» lui sospirò.
«Lei ha ricominciato a studiare, sta facendo cardiologia e in più sta lavorando in ospedale da una cardiologa per fare pratica. È meglio se resta lì, e che continua a condurre la sua vita. Mi ha detto mille volte di voler venire a trovarmi, ma ho sempre rifiutato. Le ho detto che deve concentrarsi sulla specializzazione, sul lavoro e sulla sua famiglia. Le ho tolto troppi momenti a causa del tour, e non voglio toglierne altri. Non me lo perdonerei. Deve continuare la vita che sta facendo, e quando finirà questo percorso e tornerò in America allora potrò tornare da lei. Ma è giusto che Sandie viva la sua vita.» spiegò con gli occhi puntati sul piccolo fiore che teneva tra le punte delle dita.
Elisabeth sospirò.
«Ecco perché non l'hai voluta far venire qui.» rispose l'attrice vedendo tutto più chiaro la situazione.
«L'ho fatto per lei. Ed è giusto che merita di vivere la sua vita, ha fatto così tanto per me in questi mesi. Mi ha dimostrato di quanto lei mi amasse in modo incodizionato, che di lei mi posso fidare anche ad occhi chiusi, che posso rifugiarmi nelle sue braccia nei miei momenti più bui e di quando ho un bisogno costante di lei. Che posso essere me stesso senza nascondermi da nessuno, che posso ridere, piangere, sorridere, arrabbiarmi, che non c'è nessun pericolo se c'è lei al mio fianco. È stata l'unica persona che non mi ha mai voltato le spalle come hanno fatto gli altri, mi ha preso per mano stringendola contro la sua, dicendomi che andrà tutto bene. Mi ha asciugato le lacrime, mi ha baciato le labbra dicendomi che non devo avere paura. È stata l'unica persona ad amarmi in modo completo come ho sempre desiderato.» spiegò il moro con il cuore battente, pensando alla sua stellina, era passato quasi un mese da quando la vide per l'ultima volta in quell'hotel a Città del Messico.
Avevano fatto l'amore nella maniera più dolce possibile, lui l'aveva accarezzata, l'aveva amata, entrando dentro a quel corpo meraviglioso uscito da un dipinto del cinquecento, esplorando il suo lavoro e la sua pelle profumata di vaniglia. Accarezzando quel viso scolpito e armonioso quanto un diamante.

Poteva ancora percepire il suo calore, il suo affetto e la sua voce invasa nel piacere.
Non la vedeva e non la toccava da quasi un mese.
Fu frustante per lui stare lontano dalla donna che amava, ma per il suo bene e di quello della ragazza, era giusto così.
«Almeno vi telefonate?» domandò l'attrice.
«Tutti i giorni, in più ci mandiamo anche le lettere. Mi è vicino anche a distanza.» disse accarezzando i petali del piccolo fiore «Lei è piccola quanto questa calendula, ma lei è un tulipano. Il mio tulipano.» precisò.
«Mr Jackson.» lo chiamò un infermiera con un mazzo di fiori in mano camminando verso di lui «Questi sono per voi, vengono dall'America.» lui si alzò dalla panchina con un espressione perplessa, vide che era un mazzo di tulipani bianchi, vide poi che c'era un biglietto.
«Grazie mille.» ringraziò il cantante con tono gentile, la signora chinò il capo e se ne andò.
«Dai! Voglio vedere sono sicura che te li ha mandati Sandie.» il cantante si sedette di nuovo sulla panchina per vedere il mazzo di tulipani bianchi «Ma che belli che sono, incantevoli.» commentò l'attrice.
«Secondo me è stato un fan.» disse Michael, vide che attaccato alla plastica che proteggeva i fiori c'era un biglietto, tolse la moletta, e aprí il biglietto bianco.

"Anche se tu vivessi dall'altra parte del mondo non smetterei per nessuna ragione al mondo a farti capire che sono e sarò sempre vicina a te con le piccole cose, e di amarti costantemente.
Sei un grande uomo, vedrai che tutto questo lo supererai con tanta tenacia, ed io ti supporterò sempre.
Sempre pronta a darti la mano nei momenti di difficoltà.
Non ti libererai facilmente da me sappilo! Muhahahaha!
Ti amo da morire amore mio, e spero che questi fiori ti possano far splendere quel tuo bellissimo sorriso.
Mi manchi tanto amore.
Telefonami.

Stellina xx"

Sandie aveva contattato un fioraio di Londra, un amico di sua sorella e aveva chiesto il favore di poter spedire i fiori alla clinica dove si trovava Michael. Chiedendo ovviamente la massima riservatezza.
Michael rimase stupito dal gesto, nonostante la distanza, lei era sempre pronta a far capire che in qualche modo c'era sempre la sua presenza.
«È così cara, come posso non amarla Liz? Come posso non impazzire per lei? Guarda, guarda come mi ama. Oh stellina mia ...» mormorò commosso dal gesto della ragazza.
«Te li meriti con tutto il cuore Michael, meriti tanto tanto amore.» disse la donna dandogli un bacio sulla guancia.
Michael sorrise con le guance arrossate, avvicinò i fiori sul naso per annusare il loro odore e profumavano di buono, di natura, di bellezza.
Quel gesto da parte di stellina fu come una carezza nella sua anima triste e dispersa tra i vortici pericolosi che stava affrontando, era una carezza dolce, piena di amore e sicurezza.
Michael si lasciò andare al pianto, tenendo a se quel mazzo di tulipani bianchi come il latte.
Pensando a quella ragazza dagli occhi verdi.
«Mi manca ... mi manca tanto ...» mormorò tra le lacrime, Liz gli diede un bacio sulla fronte, ormai mancava poco alla fine del percorso e poteva tornare in America per correre da lei, abbracciarla e stare vicino a lei per mantenersi vivo. Perché Sandie era tutto ciò che lo manteneva vivo e felice.





[...]



Michael era con Liz e quel gruppo di amici che aveva instaurato in poche settimane in una sala grande dove c'erano divani e una grande tv.
Parlavano allegramente tra loro, di discorsi vari per lo più divertenti.

«E quindi io e questa mia amica andammo in spiaggia, eravamo ubriachi fradici, non capivamo un cazzo nemmeno cosa ci fosse intorno a noi. Così ci spogliammo e facemmo il bagno al mare nel cuore della notte. Ammetto che è più bello farlo di notte che di giorno, l'acqua è molto più calda. Comunque, quando finimmo il bagno i nostri amici ci dettero degli stronzi perché non li avevamo invitati. Ma dimmi tu, mi perdoni per il linguaggio Mr Jackson, tu stavi in quella cazzo di pista da ballo, ubriaco come non mai a baciare ragazze una dopo l'altra come ti accorgi che noi stavamo facendo il bagno al mare cretino che non sei altro?» i ragazzi scoppiarono a ridere. Tranne Aaliyah, quella ragazza dalla problematica situazione familiare.
Michael la guardò e la vide immersa nei suoi pensieri. Quella ragazza la prese sotto la sua ala protettiva, voleva in qualche modo starle vicino per far capire che nella vita non c'era solo il nulla, ma anche una luce che permette di vedere il mondo con tanta felicità.
Fece un piccolo sorriso e le fette la mano come consolazione, lei lo guardò senza traspare
nessuna emozione.
«E dai Aaliyah, fai una risata, non è tutto buio ciò che ti circonda.» intervenì un ragazzo con tono infastidito.
«Fai i cazzi tuoi Robert.» rispose con tono la giovane.
«Depressa del cazzo.» mormorò il ragazzo tra se e se.
«Ehi!» lo riprese Michael «Cerca di portare un po' di rispetto, e usa modi più cauti.» continuò.
«Con tutto il rispetto Mr Jackson ma lei non ha alcuna speranza, perché la difende? È solo una ragazzina viziata che non sa il valore della vita, ha provato a suicidarsi per avere l'attenzione dei genitori quando poi ci sono casi molto più estremi al suo. Lei è solo una vittima e le piace fare la parte della vittima!» la ragazza non rispose, sentì solo il peso delle sue cicatrici bruciare di nuovo nella sua anima, i suoi genitori entrare nella porta di casa e non salutarla. Non andando da lei a chiederle come stesse.
Allora perché quel ragazzo giudicava senza conoscere i fatti?
«Mi fai pena.» rispose la ragazza «Tanta pena.» ripeté «Tu non sai cosa significa essere ignorati dai propri genitori ogni giorno, non sai cosa significa avere dei genitori assenti. Non lo sai, perché tu hai una famiglia unita, io no. E non sono una vittima, non mi piace farla. Se sono qui è perché voglio curare le mie ferite. Perciò taci, perché altrimenti quella lingua te la faccio ingoiare. Non ti permettere mai più di giudicarmi. Non ti permettere mai più!» la sua voce divenne acuta, come se stesse scoppiando a piangere, si alzò da divano per dirigersi verso la sua stanza.

Si buttò sul letto scoppiando a piangere, domandandosi perché era ancora in vita, qual era il suo scopo di vivere, dove le avrebbe portato la vita. Si domandava tante cose nella sua mente, malediva se stessa e i suoi genitori di averla lasciata nel buco della solitudine cadendo nei farmaci. Si domandava il motivo di averla lasciata sola, forse non l'amavano abbastanza? Era più importante il lavoro che la loro figlia? Si sentiva solo d'intralcio.

Michael entrò nella sua stanza, poiché la ragazza l'aveva lasciata semi aperta. Gli fece male guardarla in quello stato e poteva benissimo comprendere il suo stato d'animo, ci era passato sulla sua pelle.
«Aaliyah.» parlò, Aaliyah smise di piangere sentendo la voce di Michael, ma non voltò lo sguardo, non voleva farsi vedere con i suoi occhi colmi di lacrime «Guardami Aaliyah.» gli ordinò il cantante, ella scosse la testa «Guardami.» ripeté il moro.
Ella scosse di nuovo la testa.
«Non voglio.» rispose la fanciulla.
«Perché?» domandò il cantante.
«Perché non voglio che guardate i miei occhi, non voglio.» rispose con la voce rotta dal pianto, si soffiò il naso e si asciugò le lacrime con le dita.
Lui la fece girare dalla sua parte, vedendola in preda alle lacrime.
Un buco si creò nel suo petto.

Rivide in lei lui da piccolo.
Quello che chiamavano il piccolo Michael sempre sorridente e allegro, ma in realtà dentro aveva un anima piena di angoscia e tristezza.

L'abbracciò, stringendola forte a se, lei sentì il suo profumo, il suo calore.
Spalancò gli occhi a quel gesto.
Erano anni che non veniva abbracciata in un modo così affettuoso. E non era la prima volta che veniva abbracciata da Michael. Era così bello.
Quello fu il primo contatto profondo da parte di una persona matura, quasi come quella di suo padre. Era la prima volta di percepire un contatto cosí bello e puro come quello di un abbraccio.
Gli altri abbracci che le aveva dato Michael, erano sì belli, ma mai quanto lo stava facendo in quel preciso istante.
Quell'abbraccio, aveva un potere quasi paterno.
Per il momento le sembrò che fu il padre ad abbracciarla, si abbandonò a lui completamente mentre Michael le accarezzava la testa come una bambina.
«Perché?» domandò lei «Perché sei così buono con me?» lui fece un sorriso malinconico.
«Perché io ho provato il tuo stesso dolore Aaliyah, ho provato la stessa tristezza, la stessa angoscia e una solitudine infinita credimi. Quindi so cosa provi quello che stai passando. Lo so bene e fa male. Fa tanto male Aaliyah.» lei chiuse gli occhi fuoriuscendo una lacrima.
Gli sfiorò la mano con delicatezza, senza parlare senza dire una vocale, rimase sorpresa che un artista di calibro come Michael Jackson, avesse tante sofferenze proprio come le sue. Era stupita, anche lui aveva subito lo stesso dolore, non se lo aspettava minimamente.
«M-mi dispiace ...» mormorò la ragazza «Mi dispiace tanto.»
«Ora è passato, ma a volte può tornare a far male anche se non si accorge di niente.
Aaliyah.
Tu sei una ragazza con tanti valori, molto valori, quello che hai bisogno è solo un po' d'amore. Tutto qui.»
«Ma sembra che chiedo la luna, mi sento d'intralcio nella vita dei miei genitori.» scoppiò di nuovo a piangere, Michael le prese il viso e le asciugò le lacrime con i pollici.
«Non dire così.» disse «I tuoi genitori ti hanno dato la vita, un dono meraviglioso che è quello di vivere. Sii grata per questo dono.»
«Ma allora se mi hanno donato la vita, allora perché mi hanno lasciato nel tornado della solitudine? Perché? Io non ho fatto niente ... non ho fatto niente.» la lasciò sfogare, ed era giusto che lo facesse, in modo tale che cacciasse ogni sua tristezza e forma di dolore che provava all'interno della sua anima.
Lo sapeva perfettamente cosa si provasse.
«Aaliyah, tu devi vivere.» ella scosse la testa «Si invece, esci dalla dipendenza e torna a vivere creando un rapporto con i tuoi genitori, fallo per me e per le persone che ti vogliono bene.»
«Io non ho nessuno, io sono sola, io cammino con il dolore sulle spalle Michael.»
«Prima o poi ad ogni essere umano toccherà vivere con il dolore sulle spalle. Non tutto è perfetto, non tutto è oro quello che luccica, e penso che io sono l'esempio più attendibile a quest'argomento. Io ho sempre convissuto con il dolore e la solitudine dall'età di cinque anni, da quando ho iniziato a lavorare con i miei fratelli nella band di famiglia. Io non ho avuto un infanzia, non ho provato l'emozione di giocare con gli altri bambini, di passare il tempo a giocare con i giocattoli, di fare il picnic con gli altri bambini, di andare al luna park, di studiare assieme ad un bambino, non sono mai stato preso in braccio da mio padre. Ho solo lavorato nella mia vita, per questo ho costruito Neverland, per cercare di recuperare ciò che mi è stato tolto ingiustamente, e donando agli altri bambini la felicità e la spensieratezza di un infanzia, questo è tutto Aaliyah. A volte vivere è difficile, ma bisogna andare avanti.
Per avere dei figli e una persona al mio fianco, continuando a fare ciò che mi piace. Perciò devi vivere Aaliyah. Perché la vita non è fatta solo di momenti bui, ma anche di luce e spensieratezza.
Te lo dico per esperienza, io ormai ho imparato a convivere con il dolore. Ma vedi, la vita mi ha dato tante cose belle. Molte cose belle, e a volte dimentico che ho un dolore alle spalle.»
Michael raccontò con il cuore in gola trattenendo le lacrime cercando di non piangere, ricordando ogni dolore, ogni lacrima, e ogni schiaffo.
Aveva cercato in qualche modo di far capire ad Aaliyah, di andare avanti nonostante le difficoltà ed amare e volere bene i genitori nonostante i loro errori.
E lo aveva detto in un momento buio della sua vita.
Aaliyah alzò il capo per guardarlo e lo abbracciò con affetto, in segno di gratitudine.
«Ti prometto che vivrò Michael, te lo prometto, farò tesoro di ciò che mi hai detto, grazie per esserti aperto con me.» ringraziò la ragazza dai capelli neri.
«L'ho fatto con affetto, e sono felice di averti aiutato.» per la prima volta dopo tanto tempo, Aaliyah sorrise.



~~


Michael e Aaliyah ritornarono verso il gruppo con il sorriso sulle labbra, ma videro che erano tutti circondati dalla televisione.
«Ehi, ma che succede?» domandò Michael con tono curioso, i ragazzi si spostarono per fargli spazio, quando poi il sangue di Michael si gelò vedendo una figura che conosceva molto bene.
LaToya, sua sorella.
«Buonasera e benvenuti in questa edizione speciale di NBC, siamo qui insieme a LaToya in diretta, dove confesserà i crimini del fratello noto Re del pop Michael Jackson, accusato di abusi sessuali su minori.
Il caso ha fatto il giro del mondo, suscitando tanti dubbi e incertezze su Jacko e sulla sua ossessione per i bambini. Ma la sorella del cantante ora romperà il suo silenzio confessando la realtà del fatti.» disse un giornalista, successivamente il collegamento si passò in un posto. Doveva essere Los Angeles.
Arrivò una macchina bianca, e fuori uscì proprio LaToya vestita con un cappotto di pelle nero, occhiali da sole nonostante fosse sera, tacchi alti neri, dove si intravedeva una camicia rossa.
Con lei scese anche suo marito, Gordon.

Si incamminò con piede deciso verso i giornalisti e li salutò stringendo a qualcuno la mano.
Quando poi si posizionò davanti a loro, avendo davanti a se i microfoni e telecamere, iniziò a parlare con tono deciso.
«Devo dire che questo è molto difficile per me, ma Michael è mio fratello, gli voglio molto bene ma non posso e non voglio essere una persona silenziosa, ne collaboratore dei suoi crimini contro bambini piccoli e innocenti. E se rimango in silenzio significa che sento il senso di colpa e l'umiliazione che provano questi bambini, e penso che sia molto sbagliato.
Ho visto assegni pagabili al genitore di questi bambini, e non so se questi bambini siano stati apparentemente acquistati dai genitori di Michael o no, ma ho visto questi assegni tramite mia madre che mi ha mostrato questi assegni che Michael ha scritto a questi bambini, ed è una grande quantità e non parlo di centesimi ma di una grande grande e grande quantità di somme. Ed è questa la prima volta che ne parlo e non voglio mai parlarne e non voglio mai dire nulla al riguardo, ma penso che sia triste perché anch'io sono una vittima di queste cose. E so come ci si sente, e questi ragazzini rimarranno segnati per sempre della loro vita e non voglio vedere altri bambini piccoli innocenti colpiti in questo modo.
Io amo Michael molto teneramente ma mi dispiace ancora di più per questi bambini perché non hanno una più vita.
Ora si fermi a pensare per un secondo, e ditemi voi quale uomo di trentacinque anni prenderebbe un ragazzino e rimarrebbe con lui per trenta giorni, e prendere un altro ragazzo e stare con lui per cinque giorni in una stanza e non lasciare mai la stanza.
Ripeto, io amo mio fratello ma è sbagliato, non voglio vedere questi bambini feriti, sono stata ferita da questo, mio padre mi ha molestato sessualmente e non mi piace. Non mi piace come ci si sente fino ad oggi, mio marito lo sa, e non avrò mai un rapporto con mio padre per questo.
Io non voglio che accada lo stesso dolore che ho passato io a questi ragazzini perché so come ci si sente nel cuore ed è una situazione molto triste, davvero non hai idea come ci si sente.
Quando vivevo in casa con mio padre, mia madre, ovviamente gli altri fratelli più grandi di me e in casa c'erano sempre dei ragazzini, e non erano solo un gruppo ma sempre uno alla volta. Sì, passavano le notti insieme e dormivano nella sua stanza e devo dirti che non ero nello stesso letto con loro quindi non so cosa sia successo in quel momento.» quei ragazzi che avevano fatto amicizia lo guardavano come se fosse il peggio dei mostri, anche i membri della clinica, c'era chi scuoteva la testa, chi gli parlava alle spalle, o chi si allontanava da lui.

Gli occhi di Michael erano sgranati, sconvolti da quello che aveva appena visto e sentito.
Vedeva gli occhi della gente intorno a lui, guardarlo come se fosse la creatura peggiore messa al mondo. I loro occhi erano pieni di ripugnanza, di odio e di disgusto.
Lui scosse la testa bagnando il volto pieno di lacrime e corse verso il quarto piano per raggiungere la sua stanza.
Elisabeth andò dietro di lui dicendogli di fermare e di parlare.
Ma lui non voleva sapere.
Si chiuse nella stanza, ma la Taylor gli ordinò di aprire.
«Michael! Per l'amor di Dio! Apri questa porta o giuro che la sfondo! Apri e parliamone con calma!» gli urlò Elisabeth.
Lui non rispose, ma pochi secondi aprí la porta per farla entrare. In quel momento gli stava per venire un attacco di panico, così aprí la finestra ed Elisabeth lo fece sedere sul letto dandogli un bicchiere d'acqua, facendolo respirare profondamente.

Una volta calmato cercò di realizzare quello che aveva appena visto.
Non ci poteva credere neanche se lo torturassero che sua sorella aveva confessato una cosa del genere.
Perché? Si domandò.
Cosa l'aveva spinta a mettersi contro di lui?

«È mia sorella ...» mormorò con voce rotta «È mia sorella ...» ripeté «Perché?» domandò con il cuore in gola «Perché mi ha fatto questo? Come ha potuto farmi questo? Io ...» si alzò dal letto, camminando lungo la stanza con il bicchiere in mano con passo lento «Non posso neanche fidarmi della mia famiglia che guarda cosa trovo Elisabeth.» lui in quel preciso istante scoppiò come un vulcano, le vene gli si gonfiarono e buttò per terra il bicchiere di vetro rompendolo in mille pezzi «Come ha potuto farmi questo!?» urlò buttando oggetti per l'aria «Come ha potuto mentire!? Con quale coraggio ha detto un mucchio di stronzate!?» urlò a squarciagola dalla disperazione, Michael si accasciò per terra scoppiando a piangere «Io sono innocente, sono innocente, sono innocente. Piuttosto mi uccido prima di far del male ad un bambino. Mi taglierei le vene! Mi torturassero se mi dicessero di fare una cosa del genere Dio!» l'attrice andò de lui per alzarlo da terra. Non lo aveva mai visto in quello stato, così in preda alla disperazione, le veniva da piangere.
«Sta facendo pubblicità, anche se non vedo il motivo.» ipotizzò «Non sarà mica per soldi?»
«Tutto può essere, ma sicuramente i soldi Liz, ora anche mia sorella crede che sono un criminale. Nessuno a parte te e Sandie mi dicono che sono innocente. Sto affrontando tutto questo da solo!» prima che Liz aprisse bocca, la sua attenzione scagliò verso la voce di una ragazza.
Era Aaliyah.
Che aveva visto tutto.
Il che le fece male guarda il suo amico in quelle condizioni.
«N-non volevo intromettermi, ma non potevo stare lì insieme a quelle persone che ti sparlavano alle spalle. Ho detto che sono degli stronzi senza cuori e sono venuta qui. Perché io credo alla tua innocenza. Sei la persona più gentile che abbia mai conosciuto, che mi ha preso per mano tenendomi sotto la vostra ala cercandomi di far capire il senso della vita e condividendo il vostro dolore. Non lo dico perché sei mio amico, ma perché lo penso davvero, sei una persona d'oro che merita di essere trattata con rispetto, e spero che questa situazione finisca al più presto. Non meritate tanta crudeltà, se sapessero la vera persona che sei, i media si sotterrerebbero dalla fuguraccia. Io credo che tu, Michael sei innocente. Lo credo con tutto il cuore e hai il mio grande supporto. Come hai supporterò supportato me in queste settimane, lo farò con te per ripagare il mio debito.» spiegò la ragazza con tono sincero e risoluto «Non abbandonerò la persona che mi ha fatto sorridere dopo tanto tempo. Non lo farò.» lei gli si avvicinò al cantante e per abbracciarlo, era di cui aveva bisogno.
Michael sorrise a quelle parole così dolci sentite da quella ragazza.
"Non abbandonerò la persona che mi ha fatto sorridere dopo tanto tempo."
Lui ricambiò l'abbraccio con le lacrime agli occhi, con l'anima che ancora gli sanguinava, con gli occhi pieni di dolore di una sorella che gli aveva appena pugnalato alle spalle.
E mentre la ragazza gli donava supporto, non poté non pensare a cosa LaToya la spinse a fare una dichiarazione pubblica contro di lui in un momento così difficile.




LOS ANGELES



«Non lo trovi assurdo?» commentò Sandie con un espressione disgustata.
«Onestamente trovo tutto molto triste, non oso immaginare la faccia di Michael in questo momento.» commentò a sua volta Nicole, a quella frase Sandie gli mancò un battito.
Dal panico che stesse male, si alzò dal divano per raggiungere il telefono, Nicole la fermò «Ehi ehi, non essere troppo precipitosa.»
«Precipitosa? Ha bisogno di me! Devo chiamarlo.»
«No, lascialo stare, non lo chiamare, ha bisogno che realizzi quello che appena successo. Lascia passare un giorno e poi lo chiami. Ma adesso lascialo stare Sandie.» Sandie guardò il padre per avere qualche suo intervento, ma lui stette in silenzio.
«Ascolta tua sorella Sandie, è giusto che Michael realizzi quello che abbiamo visto poco fa. Non deve essere facile per lui.» Sandie sospirò in segno di arresa. Anche se nella sua testa avrebbe voluto chiamarlo lo stesso.
Alexandre si massaggiò la testa, chiudendo leggermente gli occhi, emanando un sospiro in segno di stanchezza.
«Questa situazione mi sta facendo scoppiare la testa, non so voi, ma io vado in camera a riposarmi un po'.» il padre andò in camera, mentre le due sorelle rimasero da sole in salotto.
Sandie prese il telefono, Nicole vedendo la scena si alzò dal divano per bloccarla.
«No! Lasciami!» esclamò stellina.
«Te lo scordi! Lascialo stare Sandie! Perché non mi ascolti mai? Ho capito che lo ami più di ogni cosa ma in questo momento deve realizzare, lo devi lasciare sfogare e se vorrà ti telefonerà è una cosa molto delicata.»
«Ma io-»
«Ma tu niente!» la interruppe «Non fare cose di cui ti potresti pentire, perciò ti dico di lasciarlo stare almeno per un giorno. Non è facile realizzare che la sorella, sangue del suo sangue, gli abbia pugnalato alle spalle.» Sandie a quel punto posò il telefono, non telefonò Michael lasciandosi convincere dalla sorella.
Abbassò lo sguardo preoccupata, perché sapeva che Michael sarebbe stato male, molto male.

Nel frattempo LaToya dopo la dichiarazione pubblica inerente al fratello e ai suoi presunti crimini, entrò dentro alla macchina salutando, e volteggiando la mano i giornalisti.
Gordon, suo marito, era al volante e pochi secondo dopo la macchina partì.
Tra i coniugi ci fu molto silenzio, un silenzio quasi di paura, di tensione. La donna tolse gli occhiali da sole e aveva un livido sotto all'occhio sinistro che non faceva altro che gonfiare.
Ella guardò verso il basso piangendo in silenzio di quello che aveva fatto.
«È inutile che piangi, ormai l'hai fatto. Se tu non mi avessi contrastato non ti avrei messo le mani addosso.» disse Gordon con tono neutro.
Ella rise amaramente.
«E tu mi costringi a dire delle stronzate su mio fratello. Perché hai bisogno di soldi? È da vigliacchi. Adesso per colpa tua la mia famiglia e Michael mi odieranno. Per colpa tua!» Gordon le diede un altro schiaffo.
«Ascoltami attentamente troia. Se tu smetterai di dire a tutto il mondo che tuo fratello è un pedofilo, disobbedendo ai miei ordini. Io non ci metto niente a far saltare le cervella alla tua famiglia, compreso te e Michael. Ti ho avvertito LaToya, io ho bisogno di soldi perciò continuerai a fare quello che ti dico. Altrimenti saranno guai grossi per te, e poi non voglio vedere questo tuo bel viso sotto terra, mi dispiacerebbe.» LaToya era vittima di suo marito, non di suo padre, aveva bisogno di soldi e usò la moglie per dire pubblicamente che suo fratello aveva commesso i crimini, quando poi lei sapeva perfettamente che era innocente.
Si sentì sporca, non se lo sarebbe mai perdonato di aver fatto una cosa del genere, sapeva che lui e la sua famiglia l'avrebbero odiata, persino i fans. Perciò accettò il suo destino, ma nonostante ciò, proteggeva lui e la sua famiglia dalle minacce di morte del marito nel modo più infame mai esistito.

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