[Κεφάλαιο 46]
29 Agosto 1993
SINGAPORE
29 Agosto.
Il giorno del compleanno di Michael, avrebbe compiuto trentacinque anni.
Per lui era un giorno come tutti gli altri, a stento ricordava il suo compleanno.
Non l'aveva mai festeggiato, essendo stato testimone di Geova fino a metà degli anni ottanta, non gli era stato concesso festeggiare il compleanno, e altre feste come il Natale, ad eccezione della Pasqua.
Si abituò con gli anni, capendo che quel giorno, di cui era di grande importanza era solo un giorno comune. Fu triste, per un uomo di trentacinque anni, che non aveva mai festeggiato il compleanno a causa del rigido movimento religioso.
Era così futile il compleanno, che si dimenticava.
Per lui era un giorno normale, di solo lavoro.
L'aveva sempre passato a lavoro.
Era pronto per uscire, ed affrontare la giornata.
Il giorno prima erano arrivati alla città di Singapore, per svolgere ben quattro concerti.
Dalle accuse, Michael era sotto stress, il tour e il movimento da una città all'altra era stancante.
La sua dipendenza dai farmaci aumentò di giorno in giorno.
Aveva gli occhi spenti.
Perse la comunicazione con la gente, e con lo staff, ad accezione per i suoi fan. Di cui era l'unica ragione alla quale continuava e faceva questo tour.
Michael, era entrato in un incubo, in un vero incubo. Le voci circolavano, ne cresceva la potenza come se fosse un spaventoso vortice.
Niente fu risparmiato, neanche il rispetto.
Da quando successe lo svenimento a causa di una forma grave di disidratazione, lui e Sandie non si rivolsero la parola.
Lei continuava a svolgere il suo lavoro da medico del tour, e lui continuava il suo, il cantante che doveva fare gli spettacoli.
Aveva provato ad avvicinarsi, ma Sandie non volle sapere di parlare.
Lei detestava quando Michael non ascoltava i suoi consigli, lo faceva solo per il suo bene, per aiutarlo. Ma era un uomo troppo cocciuto, la cui applicava uno dei suoi più grandi difetti, quello di non ascoltare i consigli giusti delle persone a lui più care, tendenzialmente le allontanava.
Stellina voleva solo, che non si circondasse da persone sbagliate, che lo trattavano male, che gli davano consigli sbagliati. Approfittando di lui per prendere i suoi soldi.
Come ad esempio Ben.
Voleva solo soldi, della salute di Michael non gli importava affatto.
Ben era solo un uomo dipendente dal denaro e dalle donne. Le amava, le corteggiava ma non nel modo giusto.
Lo aveva fatto con Sandie e con le altre donne dello staff.
A causa del suo invadente carattere, e della sua falsità venne detestato da tutte.
In primis da Sandie.
Michael non volle molto a capire che Ben e Sandie si odiassero.
Facevano la guerra per lui.
Sandie era l'angelo, e Ben era il diavoletto.
Entrambi appoggiate sulle spalle del cantante, da una parte i consigli buoni, quindi la voce di Sandie, dall'altra i consigli pessimi, la voce di Ben.
Scosse la testa per mandare via i suoi pensieri.
Udì poi lo squillo del telefono della sua stanza, prese la cornetta e l'appoggiò all'orecchio.
«Pronto?» domandò massaggiandosi gli occhi.
«Michael.» era la voce di sua madre, Katherine.
Il cantante sorrise udendo la voce della sua adorata madre.
«Mamma.» disse semplicemente.
«Caro, come stai? Ho provato tanto volte a chiamarti ma ogni volta eri sempre occupato.» domandò con voce preoccupata.
«Sì va avanti mamma, mi dispiace di averti fatta preoccupare. Immagino hai saputo, le-»
«È orribile, non dovevano farti questo.» lo interruppe la madre con rabbia.
Egli sospirò.
«Lo so mamma, ancora non realizzo lo sai? Faccio davvero fatica.» confessò.
«Tesoro della mamma dimmi che stai bene.» supplicò con aria allarmata, lui non rispose «Ti prego Michael.» replicò.
«Sto bene mamma, anche se ripeto, sono ancora scosso. Perché la gente ha raggiunto il limite.» rispose.
«Tu non sei così Michael. Non sei come la gente ti descrive. Se solo la gente ti conoscesse a fondo.» lui fece un sorriso pieno di tristezza.
«Lo so mamma, cambierebbero idea. Ma ripeto, sto bene. C'è Sandie con me e-» si bloccò, non voleva dirle quello che era successo quattro giorni prima «E mi sta aiutando. È davvero un angelo quella ragazza.»
«Dio la benedica.» disse la donna con aria sollevata «Michael, ti prego, cerca di stare più attento. Mi raccomando.»
«Certo mamma.»
«Tesoro.» lo chiamò.
«Dimmi.» ci fu un minuto di silenzio.
«Auguri di buon compleanno.» sorrise.
«Ti ringrazio mamma, ti amo.» rispose.
«Ti amo anch'io. Sii prudente.»
«Certo.» la chiamata finì, sospirò tristemente, la madre non sapeva realmente lo stato in cui era suo figlio. E Michael preferì non farla preoccupare troppo.
Andò in bagno, si sistemò i capelli avvolgendoli in una splendida coda bassa, e i soliti ricci che penzolavano sul suo volto.
Spruzzò quattro volte il suo profumo.
Quel giorno indossava una canotta gialla, e i jeans neri.
Nonostante fosse Agosto, sentì freddo. Così si mise una delle sue tante e brillanti giacche.
Prese il suo beauty case, all'interno c'erano i trucchi e le pillole.
Prima di truccarsi prese ben quattro pasticche di Paxil, tirò fuori una matita nera, una boccetta di fondotinta, una cipria compatta e una spugnetta tonda.
Michael, alla stesura del fondotinta, copriva le grandi occhiaie, picchiettando delicatamente il viso per stendere bene il prodotto, si guardò per tutto il tempo allo specchio. Fissò il tutto con una cipria.
Arrivò il turno della matita, doveva mettere sulle linee inferiori degli occhi, e sopra alle palpebre, con l'indice abbassò l'occhio per intravedere la lima.
La punta della matita centrò su quella linea di carne sottile, ma egli tremava. Aveva le mani che tremavano.
L'occhio divenne in poco tempo pieno di venuzze rosse e lucidi.
Ricordava perfettamente i media come lo chiamavano gay, e definito Jacko lo strambo.
«Vaffanculo!» urlò, butto all'aria la matita e il beauty case.
Si coprì le mani con il volto, cominciando a piangere.
Perché la gente non fa altro che puntarmi il dito contro?
Perché dicono affermazioni false e brutte sul mio conto?
Perché? Cosa ho fatto di male? Cosa ho fatto di male per meritarmi questa cattiveria?
I suoi pensieri, i suoi tormenti, crescevano.
Aveva bisogno di aiuto.
Doveva chiamare aiuto.
La prima persona che pensò era poco di meno che Sandie.
La sua amata stellina.
Solo lei avrebbe dato quel conforto che cercava, dell'amore che aveva bisogno.
Ma era arrabbiata.
Non voleva neanche vederlo.
Tutto per colpa di Ben.
Lui non sapeva la verità di cosa aveva combinato quel manager.
Fino a due giorni prima della partenza per Singapore, qualcosa cambiò.
-Due giorni prima-
BANGKOK
Michael era in camera di Karen, a sfogarsi, da poco erano rientrati in hotel dopo un concerto.
Proprio il concerto che Michael cancellò il giorno prima per le sue condizioni di salute, il giorno dopo lo svolsero correttamente, Michael si era ripreso.
Ma non completamente.
«Io non capisco.» disse Michael poggiando una mano sulla fronte «Non capisco perché le persone mi trattano in questo modo. Dove ho sbagliato?» mormorò il cantante emanando un gemito.
Karen fece un espressione dispiaciuta, stava per aprire bocca, ma egli la precedette.
«Sono io il problema.» disse Michael alzando sul letto rimanendo in piedi «Guarda cosa mi stanno facendo! Sono a pezzi, totalmente a pezzi. Prima le accuse, poi Ben che mi urla in faccia, Sandie che non parla più! Cazzo! Io non ne posso più.» disse esausto.
Karen a quel punto si alzò in piedi, raggiungendolo, gli prese la mano e la strinse.
«Michael.» lo chiamò, egli lo guardò «Io e te ci conosciamo da tanti anni, da quando eri un tenero ragazzino sui vent'anni in su, nel pieno del successo della tua carriera. Per me sei molto più di un semplice cantante. Sei una persona meravigliosa, hai una grande sensibilità, una cultura, hai dei bellissimi valori. E fidati, anche io faccio fatica a capire perché la gente ti dia solo fuoco per bruciarti, invece di chinare ai tuoi piedi per quello che hai donato. So che stai male Michael, e mi addolora. Da amica non posso vederti così. Devi fare qualcosa.» spiegò con la tristezza nell'anima, nel vedere il suo amico con tanta sofferenza e dolore nel corpo. Non si vedeva solo interiormente, ma anche esteriormente.
«E cosa? Io in questo momento ho bisogno un po' d'amore.» rispose il cantante «Infondo, quando capitano queste situazioni è importante essere appoggiati dagli altri. Invece mi sembra di vedere il contrario.» mormorò.
«Ti sbagli, ci siamo io, Jennifer, John, e Sandie.» sentendo il nome di stellina gli venne un sussulto al cuore.
Chiuse occhi accennando una piccola e graziosa risata.
«So che stai pensando a lei.» affermò, il sorriso di Michael svenne subito.
La guardò, per poi guardare verso il basso.
«Non mi parla più.» disse con il cuore che voleva uscire fuori dal petto «E non vuole vedermi, stavolta mi sa che non ci rimetteremo insieme.» ipotizzò con voce rotta «Ma io non posso vivere senza di lei. La amo troppo. Non posso Karen, io voglio Sandie, la rivoglio, la rivoglio con me. Io ho bisogno di lei.» supplicò con aria triste, ma con le farfalle allo stomaco.
Voleva che lei gli riparlasse.
Che lo abbracciasse.
Che gli dia l'amore più puro e dolce del mondo che solo lei poteva dare.
Che lo baciasse.
Che lo coccolasse.
Che lo accarezzasse.
Che gli dia quella sensazione di rifugio, nella quale per lui era casa.
Lei era la sua cura per ogni suo malessere.
Era lei la vera medicina.
E come tutte le medicine che prendeva, non poteva farne a meno. Sandie aveva lo stesso effetto, ma più potente. Molto più potente di un paio di pasticche e di antidolorifici.
«Se la rivuoi, solo una cosa devi fare. Ma non solo per lei, ma anche per te. Soprattutto per te.» parlò Karen.
Egli lo guardò in segno di risposta.
«E che cosa devo fare? Dimmelo Karen.» supplicò, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riaverla di nuovo tra le sue braccia.
«Semplice, devi licenziare Ben.» Michael a quella risposta divenne serio in volto, si incrociò le braccia.
«Chiedi troppo.» Karen spalancò gli occhi.
«Michael, ma tutto bene? Quell'uomo per poco non ti prendeva a sberle, ti ha urlato in faccia e ti ha insultato.» rispose la truccatrice cercando di farlo ragionare.
Michael non poté dimenticate quelle parole così corpose di rabbia, quel giorno, in ospedale, era andato fuori di testa.
«Sei solo un debole! Un cazzo di debole! Un fottuto idiota! Andando avanti così perderò i soldi, non avrò i miei soldi per colpa tua e delle tue schifose accuse!»
Lui non rispose.
«Michael, ti prego.» supplicò «Licenzia quel serpente.»
Sospirò.
«Vorrei poterlo licenziare, ma non posso. No nel pieno del tour. E poi dovrei trovarne un altro.» rispose.
«John! John cazzo, il suo assistente. È perfetto credimi, mi fa anche tenerezza quel ragazzo. Sai, mi disse che era impossibile lavorare con Ben, perché lo trattava male e non poteva niente se non eseguire gli ordini. Mi ha detto che è un dittatore nei suoi confronti.» il discorso si fece interessante.
«Continua, che altro ha fatto?» domandò il moro interessato.
La bionda cominciò a parlare.
«Ben non ha fatto altro che corteggiare tutte le donne dello staff, da me all'ultima cristiana disponibile. Voleva essere ironico ma non lo era, anzi, a tratti era irritante da prenderlo a sberle.» parlò «Ci è andato pesante con Sandie, la corteggiava in modo molto invadente nonostante fosse fidanzata con te. Se ne fregato. E poi.» fece una pausa.
Una pausa di pochi minuti.
Perché non sapeva se dire certe cose.
«E poi?» la incitò a parlare.
«Ha aggredito Sandie, in modo verbale, le ha detto che lei non era la donna giusta per te, che non le meritavi. Parole che le hanno fatto male. E non solo, ha parlato male di te alle tue spalle, ma questo prima che partissimo. L'ho sentito parlare al telefono con queste mie orecchie, ti ha dato del debole, dell'immaturo, di un uomo misero. E che lavorava per te solo per i soldi.» quando Michael ascoltò quelle parole, le sue vene si gonfiarono di rabbia, aprì gli occhi.
Aprì finalmente gli occhi, sulla persona che aveva intorno a se.
Quello che aveva detto Sandie su Ben, aveva ragione.
Aveva ragione.
Era una persona inaffidabile e cattiva.
E non voleva più averlo con se.
«Capisci adesso?» disse Karen finendo il discorso.
Michael non parlò.
Restò zitto, ascoltando la verità dei fatti, scosse la testa.
Era rimasto schifato, soprattutto quando Karen parlò di Sandie e Ben.
Lei era sacra, e doveva essere trattata con rispetto. Infondo, era la sua donna.
Ma quello che gli aveva fatto male, era quello di essere stato pugnalato alle spalle dal suo stesso manager.
«Devo andare, grazie mille Karen.» si girò le spalle incamminando verso la porta.
«Che vuoi fare Michael?» domandò la truccatrice preoccupata.
Ma egli non rispose e se ne andò.
Era furioso, ma allo stesso tempo incredulo.
Ben, che era il suo manager dagli inizi degli anni novanta, lo aveva preso in attacco. Aveva aperto quella orrenda bocca sulla donna che amava. La goccia che fece traboccare il vaso fu di averlo pugnalato alle spalle.
Si diede dello sciocco, e del cieco, di non essersi accorto della sua vera natura. Doveva essere mandato via.
Scese dalle scale, andando verso il primo piano, camera 103, era quella la camera di Ben.
Arrivato di fronte alla porta, il cantante bussò.
«Chi è?» domandò Ben da dentro.
«Sono io.» il manager si diresse verso la porta, aprendola.
Di fronte aveva Michael, con una faccia più seria del solito.
«Michael.» disse «Che c'è? Qualcosa non va?»
«Dobbiamo parlare, fammi entrare.» l'uomo si spostò di lato, per farlo entrare.
«Sentiamo, hai intenzione di cancellare il concerto di questa sera?» domandò sedendosi sul letto.
«Non parlarmi in questo modo.» parlò mettendo le mani sulle tasche.
«Cristo, che permaloso che sei. Ero ironico.» rispose alzando gli occhi al cielo.
«Non credo più alla tua ironia.» disse il moro con voce profonda, e autoritaria.
Si guardò intorno, con la coda d'occhio vide magazine sparsi per la stanza, riviste di playboy o pornografiche.
"Ci è andato pesante con Sandie, la corteggiava in modo molto invadente nonostante fosse fidanzata con te."
«In che senso?» domandò il manager inarcando un sopracciglio.
«Nel senso che mai avrei immaginato che tu fossi un sporco animale.» rispose.
«Jackson.» disse Ben alzandosi del letto «Attento a come parli.» minacciò.
«Non mi fai paura.»
«Dovresti invece.»
«Per uno come te? Andiamo, c'è gente peggiore.» annotò, Michael, solo a guardarlo aveva voglia di prenderlo per il collo e di picchiarlo per il suo comportamento, ma si trattenne, si trattenne tantissimo.
«E non parlarmi in questo modo! Sono il tuo capo e devi rispettarmi!» gli urlò contro.
«Tks! Sai quanto me ne infischio.»
«Mi hai ferito molto ieri in ospedale, stavo male e tu mi urlavi contro. Come ti sei permesso? Come ti sei permesso di urlami in questo modo dopo tutto quello che ti ho dato? E come hai osato parlami alle spalle? Mi fidavo di te, cazzo Ben. Mi fidavo di te!
Tu pensi solo a due cose, i soldi e il sesso.» gli spiegò, d'un tratto Sandie gli apparve nella mente, con denti si torturò l'interno della mandibola «E un'altra cosa.» a quel punto lo guardò con occhi di fuoco, da far mettere paura «Sandie.» disse «Non la devi toccare, non la devi guardare, nemmeno parlarle.
L'hai aggredita in quel modo. Non lo merita. Non hai idea di cosa ha dovuto affrontare quella donna. E non ti permetterò che tu l'aggredisca di nuovo, non fin quando sono vivo.» Ben ridacchiò nervosamente, fregando di quello che aveva detto.
Scosse la testa, il suo odio per Sandie aumentava e aumentava.
Quella ragazzina per lui, era molto invadente.
«Sei proprio cieco Michael, penso davvero che Sandie sia la donna ideale per te?»
«L'ho sempre pensato, dall'inizio. E ti ho detto di non parlami in questo modo cazzo!»
«Credi davvero-»
«Zitto! Stai zitto!» gli urlò.
«Michael-»
«Zitto cazzo! Chiudi quella bocca di merda!» un sussulto avvenne nel petto del manager, stette zitto, guardò Michael, era rosso in viso e le vene gonfie, sembrava un leone pronto a divorare la sua preda. Non lo aveva mai visto in quel modo.
Ci fu una pausa di un paio di minuti, quando poi l'uomo sentì una frase che gli sembrò aver un pugno in faccia.
«Sei licenziato.» disse il moro.
Ben si alzò dal letto.
«No ... non farai sul serio.» mormorò incredulo da quello che aveva sentito.
«Mai stato così serio in vita mia.» rispose. «Come farai con le accuse? E il tour?»
«Me la caverò, so già chi sostituirti. E sono sicuro che quella persona che prenderà il ruolo del mio manager, sarà molto meglio di te. E ora vattene via. Fuori dalla mia vita, porta via la tua merda prendi il primo aereo che trovi e non farti più vedere.» Ben strinse i denti, scuotendo la testa.
Con l'indice gli puntò il dito su di lui.
«Con la tua debolezza sfocerai in un dirupo. Se ti circondi di persone sbagliate cadrai in fondo, nessuno vorrà sapere di te, nessuno ascolterà più la tua musica. Sarai dimenticato.» Michael ridacchiò mordendosi il labbro inferiore.
«Caro mio, quello che sarai dimenticato sei tu.» e il tocco di grazia, gli fece il dito medio.
Poche ore dopo il licenziamento di Ben, chiamò John White, l'assistente di Ben.
Lo chiamò per una piccola riunione nella sala grande dell'hotel.
Egli si diresse verso il cantante, era seduto su una grande poltrona giallo ocra che leggeva un libro.
«Mr Jackson.» parlò il ragazzo con tono gentile, egli aveva un viso dolce, che ti poteva trasmettere sicurezza e fiducia. Ma per Michael, doveva ancora vedere.
Era anche un bel ragazzo, aveva dei bellissimi lineamenti, pelle chiara, molto alto, capelli mori riccioluti, occhi azzurri, un naso a patata, e una bella bocca carnosa colorata.
«Mi avete chiamato, sono a vostra disposizione.» disse il ragazzo sedendosi di fronte al cantante.
«Ti prego John non parlare come se fossi uno schiavo, ora sei libero.» John inarcò uno sopracciglio.
«In che senso?» Michael mostrò un dolce sorriso.
«Ho licenziato Ben, e vorrei che tu fossi il mio manager John. Ti ho osservato mentre eri con lui e mi sei sembrato molto professionale, anche più di Ben. E mi dispiace per come ti trattava, non lo meritavi affatto. Ora è tutto finito.» John udendo che il suo capo era stato licenziato, percepì un grande sollievo di piena libertà.
Era stato il braccio destro di Ben, ma lui lo maltrattava, nonostante cercava anche di dire le sue opinioni, veniva subito messo in attacco.
«Oh mio Dio, questa, questa è bellissima notizia.» mormorò mettendo una mano sul petto «Ho dovuto sopportarlo per tanto tempo. Schiavizzato per tutto il giorno, ma ora finalmente posso respirare.» poco dopo realizzò la proposta del cantante.
Diventare il suo manager «Mr Jackson, io non sono in grado di fare questo mestiere.» rispose.
«Sì che lo sei.» bottò il moro.
«Ma io-»
«Tu lo vuoi John, hai solo paura, non è vero?» sgamato dal cantante, il ragazzo annuì con il capo «Perché hai paura?»
«Perché ho paura di non essere all'altezza, di sbagliare, e di commettere degli errori quando non si è connessi con la ragione.» confessò con il cuore in mano «Voi meritate un buon manager, non solo nell'abito lavorativo ma anche quello privato. Sono all'idea che un buon manager deve essere in sintonia con il cantante. E vedete, voi mi avete sempre dato questa idea.»
«Ed io sono sicuro che con te entrerò in perfetta sintonia. Ti do un consiglio, affronta le tue paure, combattile. Sei giovane lo so, e sbagliare è umano. Ma io voglio aiutarti a rendere un manager impeccabile, perché so che lo diventerai, lo so benissimo. Il mio intuito non sbaglia mai. Perciò, stai con me, diventa il mio manager. E ti crescerò come se fossi mio figlio, impareremo tante cose insieme John. Me lo sento, ti chiedo solo di non tradirmi, di non-» poi si bloccò, sentendo le urla rabbiose di Ben nella sua testa, e immaginando lui al telefono che gli parlava male alle spalle.
«Di non pugnalarmi alle spalle, di non aggredirmi.» continuò con il cuore in gola.
«È stato brutto sentire le sue urla e vedere il vostro viso triste. Il fatto che Mr Ammar vi sparlava alle spalle è vero, perché io c'ero, gli dicevo che era sbagliato e ingiusto. Ma lui mi zittiva sempre e di far finta di niente, talvolta mi minacciava ma lasciamo stare.
Accetto la vostra proposta, perché sento che con la vostra guida posso crescere sia nell'ambito lavorativo che come essere umano. Gestiremo anche le accuse insieme, vi darò buoni consigli per uscire da questa brutta situazione. Ve lo prometto.» i due si abbracciarono, in segno di affetto.
John si commosse, si commosse dalle parole che aveva detto Michael e per la sua fiducia.
Il cantante capì che era solo un ragazzo insicuro, e questa sua insicurezza l'aveva generata Ben. Si assume il compito di farlo crescere, di renderlo grande e di ridargli la sua autostima che gli era stata tolta ingiustamente.
Successivamente si staccarono e si strinsero la mano.
«Quando incomincio?» domandò John accennando un sorriso.
«Domani, oggi dedicati al riposo.» rispose il moro accennando uno splendido sorriso.
«E quando lo diremo agli altri?» Michael fece un sorriso furbo.
«Quando meno se lo aspettano.»
SINGAPORE
Michael uscì dall'hotel nella porta sul retro, ad aspettare nel Suv, dentro c'era solo John.
Entrambi sorrisero non appena si incrociarono.
Il nuovo manager chiese all'autista di partire verso lo stadio dove si sarebbe tenuto il concerto.
Il riccioluto, fece uscire di fianco una busta.
Una busta elegante, bordò.
Michael lo guardò perplesso.
«Buon compleanno Michael.» il moro sorrise, prese la busta, e gli mancò un battito non appena vide il nome inciso in argento del brand nella busta.
Yves Saint Laurent.
«Oh Dio.» mormorò, aprì la busta e tirò fuori una scatola, all'interno nei lati c'era una stoffa nera particolare, conteneva un giubbotto. Il modello era qui della giacca rossa e giallo ocra vintage, che Michael indossò nella clip iniziale del videoclip di thriller, era lo stesso, ma ben diverso. Era nera, le maniche, il colletto e la scritta Saint Laurent, erano strisce di colore beige alla base, bianco in mezzo e di nuovo beige. Era molto vintage, ma elegante allo stesso tempo.
Rimase meravigliato dal regalo, un gesto davvero buono e gentile.
«Quanto ho visto questo giubbino ti ho pensato, non potevo non regalartelo. Spero ti piaccia.»
«Io lo adoro! Davvero, non dovevi spendere così tanti soldi per me.»
«Non dire così, l'ho fatto perché te lo meriti.» il moro sorrise imbarazzato, rimettendo la giacca nella scatola e successivamente nella busta.
Durante il tragitto il cantante divenne pensieroso, pensò a Sandie.
Era ancora arrabbiata con lui.
Doveva trovare il modo per fare pace.
Non voleva avere ancora il silenzio intorno a loro.
«A che pensi?» domandò il ragazzo dagli occhi azzurri.
Michael sospirò tristemente.
«A Sandie.» rispose «Da quando stetti male non mi parla più.»
«Le hai detto qualcosa che le ha dato fastidio?» la mente di Michael varcò nel flashback di quel giorno in ospedale.
«Michael ti prego, ascoltami per una volta. Ben non è un uomo su cui fidarsi. Ti prego.» supplicò, egli sospirò infastidito.
«Lasciami decidere da solo Sandie.» rispose con tono serio.
«E certo, così ti ritrovi nei guai, come al solito o no?» rispose infastidita.
«La vita è mia non la tua, decido io se linceziare un mio dipendente. Tu non sai cosa significa essere nel mio mondo, quindi evita di parlare.» Sandie spalancò leggermente la bocca alla risposta del cantante.
«Nel tuo mondo? Michael io sono nel tuo mondo.»
«Non dovevi entrarci!» le urlò, Sandie a quel punto fece due passi indietro, scuotendo la testa, delusa dal suo comportamento.
«Non apprezzi nulla, davvero nulla, io ti ho salvato la vita. Ti ho salvato la vita Michael! Mi dovresti ringraziare piuttosto che comportarti in questo modo.»
«Era meglio se non mi salvavi.» rispose nervoso.
Sandie a quella risposta andò fuori di testa.
Fece un smorfia arrabbiata.
«Vaffanculo.»
«Non le ho detto cose molto carine. Le ho detto che era meglio se non mi salvava quando svenni quel giorno.» spiegò con un po' di vergogna in volto.
John poggiò la mano sulla spalla del cantante.
«C'è rimasta male, non posso darle torto. Insomma Michael, mettiti nei suoi panni. Immagina di vedere l'amore della tua vita, privo di sensi, e che devi fare in modo di salvare quella persona che tanto ami, ma hai paura di non farcela. Ti posso garantire, ed io c'ero Michael quel giorno, che Sandie si è davvero spaventata. Non l'ho mai vista così spaventata, ed è stata un angelo a rianimarti.
La cosa che devi fare e parlare con lei, e chiederle scusa. Non è una cosa bella quello che hai detto Michael, perché fidati se fossi morto quel giorno, il mondo sarebbe morto con te.» all'ultima frase Michael scosse la testa.
«Con quello che sto ricevendo, se morirò un giorno, il mondo sarà pazzo dalla gioia nell'essere morto.» rispose con voce rotta.
«Ti sbagli, ti sbagli di grosso Michael. Purtroppo viviamo in una società tossica, pieno di pregiudizio. Tu sei una persona così limpida e buona di cuore. Chi ti odia è solo un pazzo. E poi parliamo seriamente, come si fa ad odiarti? Sei così adorabile.» spiegò John accennando un sorriso.
Michael a quelle parole, gli dette una pacca sulla spalla. In segno di risposta.
«Grazie John, davvero.»
[...]
National Stadium
Sandie era nel camerino di Nadia che si stava preparando per lo spettacolo.
Mancava solo mezz'ora all'inizio del concerto.
Nadia la vide, aveva gli occhi persi e tristi, colmi di delusione.
Fu per lei molto difficile pensare a quelle parole che Michael disse in quel letto d'ospedale quattro giorni prima.
"Era meglio se non mi salvavi"
La sua espressione divenne furiosa, ma triste.
Era arrabbiata con lui.
Molto arrabbiata.
Lei lo aveva salvato, ma lui invece di donargli ringraziamento le dette il contrario.
Erano quattro giorni che non gli rivolgeva la parola, fino al suo compleanno.
Nonostante fosse arrabbiata, aveva fatto il regalo, e una piccola sorpresa al suo amore.
Il numero di candeline che Michael avrebbe spento quel giorno erano trentacinque.
Sorrise lievemente.
«Avanti Sandie, non posso vederti così. Mi crei solo un dispiacere.» mormorò Nadia girando verso di lei.
«Scusami, non volevo intristirti.» mortificò la ragazza.
«Sei ancora arrabbiata con lui vero? Ma sono passati un po' di giorni, non gli rivolgi più la parola. Sandie, Michael ha bisogno di te, sta attraversando un periodo difficile. Non lo lasciare proprio ora.» disse la ballerina sedendosi accanto a lei.
Lei si tirò il naso.
«Mi darei per pazza se lo lasciassi, io lo amo troppo. Non riesco ad immaginare una vita, un domani senza lui. Non riesco, sono troppo innamorata Nadia. Ma non posso dimenticare quel momento dove stava steso per terra completamente privo di sensi. Mi ha spaventato, e non lo ha capito.» spiegò con dispiacere nella voce «Sono dispiaciuta, tutto qui.» confessò «E non sono così insensibile da lasciarlo proprio in un momento come questo.»
«Appunto, e visto che è il suo compleanno, fa pace con lui ti prego. Fate pace, poi l'amore e non se ne parla più.» stellina sospirò mettendo una mano sulla fronte.
«Io voglio fare pace con lui.» ammise «Ma deve capire che ha sbagliato, dire che non voleva che lo salvassi mi ha fatto male. In pratica mi ha detto che avrebbe preferito che lo lasciassi lì, con i dolori nel corpo. È una cosa che io non riesco a mentalizzare. Poi gli do giusti consigli e lui fa quella faccia contraria.» sfogò la ragazza ricordando ogni minuto, e secondo di quella conversazione.
«Menomale che Ben è dovuto tornare negli Stati Uniti per un problema familiare.» mormorò Nadia.
«Però tornerà, purtroppo.» Michael aveva comunicato allo staff che Ben era tornato negli Stati Uniti per un problema familiare e che sarebbe tornato tra una settimana.
Le ragazze non sapevano ancora la verità.
Sentivano da fuori le urla immense dei fan, sembrano onde di un mare agitato.
Agitato di vedere il loro idolo.
«Beh, direi che tra poco si incomincia, io vado, in bocca a lupo Nadia.» si diedero un bacio sulla guancia.
«Crepi stellina.» la mora uscì dalla camera, e in quell'istante vide Michael, pronto per lo spettacolo uscire dal camerino.
Si sentivano le voci dei membri dello staff dargli gli auguri, Sandie lo osservò. Era lì, luminoso e bellissimo come sempre. Aggiustò il microfono.
I loro occhi si incrociarono.
Non dissero nessuna parola.
Michael però, non voleva continuare che il silenzio regnasse su di loro.
Voleva essere di nuovo tra le braccia della sua amata.
Si guardò intorno, e con l'indice la chiamò per venire con lui in camerino.
Si girò di spalle, Sandie ridacchiò scuotendo la testa, aveva già capito tutto.
Quando entrarono in camerino, i due amati si baciarono con foga.
Sandie poggiò entrambe le mani sul volto della ragazza mentre le sue carnose labbra danzavano e bagnavano insieme a quelle del suo amore.
Michael l'aveva tra sé, le sue mani palpeggiavano i fianchi.
Sandie andò a fuoco.
Alzò il capo cacciando un lieve gemito.
Le era mancato il suo tocco così sensuale e dolce.
«Sei incorreggibile, n-non tollero quando ti comporti da stronzo.» parlò la ragazza tra i sospirò, il ragazzo le baciò il collo.
«Perdonami stellina.» disse tra i baci, assaporendo quella carne profumata.
Ma poi smise, le prese il viso con le mani «Ma vuoi capire che senza di te non riesco vivere? Lo vuoi capire dannazione?»
«E tu vuoi capire che devi ascoltare i miei consigli, testa di mela che non sei altro.» ridacchiò, Sandie lo baciò a stampo, i suoi occhi si illuminarono.
«Amore mio.»
«Hai idea di come ci sono rimasta male? Mi hai ferito quando hai detto che non dovevo salvarti. Sei crudele.» disse von voce rotta «Non dire mai più una cosa del genere o ti do mille schiaffi.» Michael le diede un bacio sulla fronte.
«Mi dispiace, dovevo esssere riconoscente per quello che hai fatto. E ti ringrazio.» Sandie lo guardò con occhi spalancati.
«Come?» domandò.
«Ti ringrazio.» disse Michael accennando un sorriso.
Ella gli diede una pesante pacca sulla spalla.
«Stupido.» disse dandogli un bacio a stampo. Le urla dei fan crescevano di suono.
Michael capì che era arrivato il momento di andare in scena.
Ella gli prese la mano prima che lo lasciasse andare, pronunciando una semplice frase che fece sorridere il ragazzo.
«Buon compleanno bimbo.»
~~
Durante il suo primo concerto a Singapore, nel mentre eseguiva la canzone Wanna be startin somethin, la sua band smise di suonare.
Michael si girò, non capendo cosa stesse succedendo. Fino a che non suonò la tipica canzone del tanti auguri.
Michael rivolse lo sguardo ai suoi fans, che intonarono per il loro idolo "Buon compleanno" il cantante si commosse vedendo quella gente cantare buon compleanno.
Sorrise impacciato, a tratti imbarazzato.
«È così piccolo ...» mormorò Sandie intenerita.
Era stata lei a dire alla band di fare questa piccola sorpresa, a fare d'un tratto del concerto la canzone di buon compleanno.
Michael mando un bacio all'aria al pubblico, ringraziando i suoi fans e la band, che poco dopo ripresero lo spettacolo
Il concerto andò una bomba, i fans, in particolare Michael e il suo staff rimasero molto soddisfatti.
Era felice, molto felice.
Abbracciò John, Karen, LaVelle, Nadia e baciò Sandie con il sorriso sulle labbra.
Ma non sapeva cosa gli sarebbe aspettato quando sarebbe tornato in hotel.
Sandie andò verso John con un sorriso dipinto in volto.
«È pronto tutto?» domandò.
«Tutto. Proprio come desideravi.»
Arrivato all'hotel dell'entrata principale, c'erano un enorme gruppo di fans ad attenderlo.
Scese prima Michael, coprendosi la testa con le mani, arrivando poi all'entrata salutando la gente volteggiando la mano.
Poi scesero gli altri, e Sandie fu l'ultima.
Quando poi arrivò all'entrata principale, si fermò, e si girò verso i fans.
«Ragazzi, per favore, ho bisogno della vostra attenzione.» la gente fece silenzio «Ho bisogno della vostra collaborazione, come bel sapete Michael sta attraversando un periodo difficile. Oggi è il suo compleanno, e volevo che mi aiutaste a renderlo felice. Perché se lo merita.» un ragazzo si avvicinò verso la giovane.
«Michael non merita di soffrire, è sempre stata una persona d'oro. Questa stampa lo sta distruggendo. Sono fan di Michael ai tempi di Thriller, e sono stato a quattro concerti. Merita di essere riconosciuto. Quindi io sono con te.» Sandie sorrise commossa alle parole del fan, che poi si voltò verso gli altri «Chi vuole venire a prendere dei fuochi d'artificio?» una decina di persone alzarono le braccia, così andarono a comprare dei fuochi d'artificio.
Sandie ringrazio i fans, mandando dei baci, dicendo di stare al gioco. Ella entrò dentro all'hotel.
John portò Michael nella sala da cena, e il cantante non poté credere ai suoi occhi, c'erano palloncini verdi e gialli, colori principali del cartone Peter Pan. E la scritta Happy birthday Michael su ogni palloncino, e un grande 35 gonfiabile dorato.
«Oh Gesù, ma siete impazziti? È meraviglioso!» esclamò il cantante stupito.
«In realtà sono stata io.» disse Sandie, egli si girò. Guardando la ragazza con un bellissimo sorriso.
Egli capì tutto.
Nonostante era arrabbiata con lui, aveva organizzato una bellissima sorpresa.
«A-anche sul palco?» domandò per avere conferma.
«Sì, anche sul palco.»
«Michael, ti obbligo a sposare questa donna subito.» disse Nadia, ci fu una piccola risata.
Michael la guardò serio e addolcito, avvicinandosi a lei.
«Lo farò, io sposerò questa magnifica donna.» disse con tono determinato, il cuore di Sandie fece migliaia di capovolte.
Si unirono in un bacio, mentre la gente intorno a loro, applaudiva.
Fecero una grande cena, tra i piatti tipici e deliziosi della cucina singaporiana, a tavola si parlava del più e del meno.
E tra le chiacchiere si parlava di Ben, ormai ex manager di Michael, ma che ancora nessuno lo sapeva, tranne John e Michael.
Capendo che era il momento giusto di dirlo, John invitò l'attenzione di tutti.
«Ragazzi, io voglio inazitutto esprimere i miei sinceri auguri a quest'uomo, che ha donato solo amore per tutti, ma anche una musica da brividi e scatenante. Ecco, vedete. Sono molto emozionato per quello che sto per dirvi. Sapete tutti che Ben è partito per problemi familiari. Beh, non è così. Perché Ben è stato licenziato, è stato mandato via, e con grande onore ho preso il suo posto. Adesso sono io il manager di questo grande artista. Farò del mio meglio, lo prometto sia a Michael, a me e a voi. Detto questo, facciamo un bel brindisi al nostro festeggiato, alzate i calici forza!» tutti gli invitati alzarono i calici, ancora scosso per quello che avevano sentito.
«Tanti auguri a Michael!» le persone replicarono la stessa frase, tintinnando tra tutti i calici pieni di vino bianco.
Sandie pensava di aver sentito male, ma non era così, guardò Michael in cerca di una risposta, e lui annuì con il capo, facendole capire che era tutto vero. Niente era finto, Ben è stato cacciato via per sempre, questo stava a significare che non avrebbe più dovuto vedere la sua faccia e subìre il suo orribile comportamento.
Quella era la prima volta che Michael mise un pratica un buono consiglio da parte della persona che amava.
~~
Il moro era visibilmente stanco, voleva andare in camera e riposare.
Aveva chiesto a Sandie di dormire con lui, accettò volentieri, poiché era passata una settimana dall'ultima volta che dormirono insieme
Per Michael significava solo una cosa stare tra le braccia di Sandie, dormire.
Poteva di nuovo dormire.
Entrati in camera, Michael si tolse il capello di fedora, appoggiadolo su una sedia.
Si sedette sul letto e si massaggiò la testa.
«Amore.» disse stellina «Non ti senti bene?» domandò avvicinandosi a lui.
«Mi gira un po' la testa, tranquilla.» rispose il moro prendendole la mano. Accarezzò le dita con tanta dolcezza, poi la guardò intensamente negli occhi «Mi sei mancata.» disse.
Ella gli diede un bacio sulla fronte.
«Anche tu mi sei mancato, mio piccolo bimbo.» si diedero un piccolo bacio a stampo «Non ci posso credere che hai licenziato Ben.» commentò la mora ancora incredula.
«Credici, ora lui non potrà darti fastidio. Mi dispiace di non averti ascoltato. Potevi dirmelo Sandie.» ella alzò le spallucce.
«Non importa basta che è andato via.» annuì «Michael.» lo chiamò.
«Sì?» domandò.
«Bravo, hai ascoltato un mio consiglio. Finalmente.» egli ridacchiò «Testardo che non sei altro.» bottò la mora, fino a che non sentirono i fuochi d'artificio e i fans urlare sotto l'hotel "Happy birthday Michael"
Il cantante si affacciò, rimanendo sorpreso dai bellissimo fuochi d'artificio, tutti di colori e forme diverse, dal verde, all'oro.
Quando Sandie si affacciò insieme al cantante, ci fu un urlo immenso di gioia, indicando con il dito il cielo illuminato, rivolgendosi a Michael.
Quella, fu la prima volta che i due innamorati vennero ripresi delle telecamere. Nonostante i fans erano all'oscuro della loro relazione.
Michael godette i fuochi, e l'amore immenso del fans che gli stavano donando ancora.
Insieme a loro Michael si sentì accolto e amato.
Sandie scomparve dallo scenario mettendosi al lato della finestra, soddisfatta della sorpresa.
Michael la guardò, ella sorrise alzando le spallucce.
«Non mi dire che sei stata di nuovo tu.» disse Michael accennando una piccola risata.
«Beccata.» rispose.
Il moro abbassò lo sguardo sempre sorridente, si affacciò di nuovo sulla finestra, ringraziando i fan, fece un segno delle due dita, volteggio la mano per salutarli, rientrò dentro chiudendo la finestra, allungando la tenda.
Michael si avvicinò alla ragazza per baciarla con foga, la prese in braccio e finirono per stendersi sul letto.
«Tu sei pazza, sei pazza per Dio.»
«Senti chi parla.» mormorò la mora tra i baci.
«Io ti amo, io ti amo, io ti amo Sandie.» la labbra del moro si spostarono sil collo, baciandolo con l'eros in corpo.
Lo stuzzicava, lo mordeva e passava appena la lingua.
«M-Michael.» gemette la ragazza.
Sandie, che era sopra di lui, poté sentire di quanto era eccitato, passò la lingua sulla labbra.
«Scemo, fatti dare il mio regalo.» Michael si fermò.
«Ancora? Dai Sandie.»
«Eh no, non è ancora finita.» si alzò dal letto e dalla sedia, di fianco dove c'era il capello di Michael, afferrò una busta semplice nera.
Camminò verso di lui e si sedette sul letto.
«Buon compleanno amore.» mormorò la fanciulla, il moro si alzò con il busto e prese la busta, attaccato c'era una piccola bustina giallo ocra, la staccò dalla busta e l'aprì, dentro conteneva una lettera.
La lèsse alta voce.
«Amore mio, oggi spegnerai trentacinque candeline. Ti stai invecchiando :3. Scherzo, ogni giorno diventi sempre più bello.
Da quando ti ho conosciuto la mia vita è diventata luminosa e piena d'amore.
Con te ho capito tante cose, soprattutto il significato dell'amore. Non sei solo il mio ragazzo, per me sei molto di più. Sei la mia guida, la spalla su cui piangere, la mia casa, il mio rifugio. Sei tutto.
Io sono molto orgogliosa di amare un uomo come te. Sono felice di amare te. Non c'è cosa più bella di svegliare al mattino e di amarti di più del giorno prima. È così bello tutto ciò, non trovi anche tu?
Ricordati che mi troverai sempre, ti appoggerò, e ti aiuterò nei momenti più tempestosi. Io sono qui a scacciare il temporale e ridarti il sole.
Sei un uomo meraviglioso, pieno di valori straordinari, in tutto e per tutto. E non sai come mi rende felice amarti.
Amarti è passione, è litigare, è asciugarti le lacrime, è contatto, è Eros. Semplicemente amarti.
Concludo col dirti grazie.
Grazie di amarmi, di rendermi la ragazza più felice su questo pianeta, di avermi restituito il sorriso, sarò debitrice per tutta la vita.
Ed io farò in modo di aiutarti sconfiggere i cattivi e ridarti la luce. Te lo prometto amore mio.
Grazie semplicemente di essere nella mia vita.
Grazie di essere l'amore della mia vita.
Grazie di avermi permesso di essere la stella della tua galassia.
Tanti auguri amore mio.
Stellina.» alla lettura della lettera, Michael si lasciò cadere delle piccole lacrime di commozione.
C'era amore, un amore incondizionato in quella lettera.
Non aveva mai letto parole così profonde, sincere e piene di sentimento nei suoi confronti.
Lo fece commuovere.
Si asciugò le lacrime.
«Ehi, amore.» mormorò Sandie prendendogli la mano, lui la strinse.
«Grazie a te stellina, grazie. Grazie davvero.» si tirò il naso, tirò fuori una scatola piccola e rettangolare. L'aprì ed era un semplice orologio in argento.
«Ooh, è meraviglioso. Ne avevo bisogno credimi, il mio si è rotto.» ella ridacchiò scuotendo la testa «Che c'è?» domandò ingenuamente.
«Non è un orologio come gli altri, guarda meglio dentro.» indicò stellina.
Il moro guardò meglio all'interno dell'orologio, e vide che erano incise due mani con le dita intrecciate tra loro. Ma perse un battuto quando capì che erano le loro mani.
«Ma Sandie ... queste sono-»
«Sono le nostre mani amore. Sì.» lui la fulminò con lo sguardo.
«È- è meraviglioso. Dio Sandie non so che cosa dire.»
«Guarda in fondo alla busta.» disse Sandie.
Lui alzò gli occhi al cielo vedendo un'alta piccola scatola.
«Sandie, basta veramente. Ho già ricevuto troppe cose.»
«Sta zitto ed apri.» lui sbuffò e aprì la scatolina, erano dei gemelli, dorati, e con la coda d'occhio il moro vide all'estremità del gemelli, le lettere M e S intrecciate.
Ne prese uno tra le dita mettendo sul palmo della mano.
«Ti piacciono amore?» lui sorrise meravigliato.
La guardò.
«Sono adorabili e brillanti.»
«Come lo siamo noi.» intervenì la ragazza.
Lui annuì con il cuore a mille.
Rimise tutto a posto, prese Sandie avvolgendola tra le sue braccia, baciandola con amore, in sottofondo le urla dei fans che chiamavano il suo nome, mandandogli ancora gli auguri.
«Sei una piccola pazza. Sappilo.» disse tra i baci.
«Tu lo sei di più.» ridacchiarono e Michael gemette dal dolore.
«La testa.» arricciò il naso.
«Andiamo a dormire Michael, sei stanco.» annuì.
E fu così che quei due innamorati, si stesero sul letto tra le leggere coperte color avorio, passando tutta la notte a coccolarsi.
Restando uniti l'un all'altro, guardandosi negli occhi, pronti ad amarsi il giorno dopo, più del giorno prima.
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