[Κεφάλαιο 4]


BEVERLY HILLS, L.A

21 marzo 1992

«Happy birthday to you, happy birthday to you, happy birthday Nicole. Happy birthday to you.» canticchiò Sandie svegliando teneramente Nicole, con la canzoncina del tanti auguri, tenendo tra le mani una piccola torta.
Quel giorno, era il compleanno di Nicole. Compiendo la bellezza di 23 anni.
«Adelfì.» ridacchiò la sorella maggiore con il luccichio agli occhi «Torno subito.» disse Sandie, andò in cucina e dopo qualche secondo torno dalla sorella con un mazzo di rose rosse. Nicole rimase incantata «È da parte di papà.» la festeggiata sorrise prendendo il mazzo guardando quei fiori così pieni di bellezza. Toccando con delicatezza i petali rossi.
«Non smette mai di stupirmi.» sorrise.
«Hrona Polla [1*] Adelfì.» sussurrò la ragazza in greco.
«Efcharistó, [2*] Sandie.» Sandie appoggiò delicatamente la piccola torta sulle gambe della sorella.
Era bianca, piccola a forma di cerchio, con su scritto "Happy birthday Nicole" assieme un enorme 23 rosso.
«Beh, non c'era bisogno di scrivere quel 23 così grande Adelfì. Non voglio pensare che mi sto invecchiando.» la maggiore inarcò un sopracciglio.
«Invecchiando? Gesù ma se sei nel pieno della giovinezza.» rispose lei.
«Se se, lo ero quando avevo 14 anni.»
«Lo sei ancora.» disse Sandie con la sua dolcezza nella voce, la minore la guardò dritta negli occhi commossa dal gesto della sorella.

La sorella maggiore.
La sua Adelfì, come la chiamava lei.
Adelfì in greco, significava sorella.
Dalla nascita di Nicole si chiamarono così.
Adelfì.
Pensò ai momenti passati insieme a lei.
Ai momenti felici quando erano ancora nella loro patria, ad Athene.
Ai momenti di sconforto dove la madre invece di aiutarla, la umiliava, e correva da Sandie in cerca di protezione, di conforto.
Lei era la sua mamma.
Non Chantal.
Sandie era sempre stata la sua piccola mamma, e lo sarà per sempre.
Per lei, oltre il padre, gli amici, e Cheyenne, lei veniva al primo posto.
Perchè Sandie si prendeva sempre cura di lei come una figlia.
Sandie aveva sempre mostrato dei lati materni verso le persone, sopratutto verso la sorella più piccola.
Nicole guardava la sorella con tanta ammirazione.
Per lei oltre ad essere una madre era anche un maestra.
Una maestra nei consigli.
Nella cultura.
E nella vita.
Sandie era speciale.
E l'amava immensamente.
«Spendi le candeline sorellina.» ritornò alla realtà sorridendo, poi gli occhi puntarono verso le candeline attaccante alla torta.
Chiuse gli occhi per qualche secondo, prese un bel respiro spendendo poi le candeline «Brava!» Sandie appoggiò la torta sul comodino, fino a che la sorellina non la colse di sorpresa con un abbraccio.
Stava per piangere, ma si trattenne dalla commozione.
«Adelfì, grazie mille.» disse Nicole con voce rotta, la sorella capì che era emozionata, ricambio l'abbraccio, divenendo così un'unica persona, un'unica carne, ma in particolare, un'unica donna.

Sandie era in cucina a fare i piatti, mentre Nicole era in bagno a prepararsi.
Aveva creato un programma per il suo compleanno.
A pranzo sarebbe andata con le sue amiche più care, insieme a Cheyenne e naturalmente Sandie.
Mentre per cena sarebbe andata al ristornate con il padre e la sorella maggiore.
«Nicole.» la chiamò ad alta voce.
«Si?» domandò lei mettendosi il mascara.
«Mamma ti ha chiamato per gli auguri?» a quella domanda le vene di Nicole le si congelarono, si fermò a quello che stava facendo.
Posò il mascara sul lato del lavandino bianco latte, guardandosi allo specchio.
Neanche al giorno del mio compleanno ...
«Beh? Allora?» domandò Sandie ancora, ma poi sentì qualcuno bussare la porta, si diresse all'ingresso per controllare e vide che era arrivata la posta. Il postino diede alla ragazza quattro lettere.
Due erano indirizzate a Nicole, e altre due per Sandie.
Due in particolare erano della stessa calligrafia, la conosceva bene, la guardò attentamente.
Era quella di Ethan.
Nicole uscì dal bagno per andare verso la sorella maggiore, vedendola di spalle che non muoveva un muscolo.
«Tutto ok?» domandò preoccupata, sentendo la voce della sorellina la ragazza si girò verso di lei. Sorridendo con fatica.
«Si, è arrivata la posta. Queste sono tue, io vado un attimo in camera torno subito.» disse poi dirigendosi in camera.
Nicole alzò le spallucce, aprì le due mini lettere, una aveva la bustina bianca, mentre l'altra era color avorio.
Decise di aprire per prima quella bianca.
Tirò fuori il foglietto cominciando a leggere.

"Chi compie 23 anni? Quella simpaticona di Nicole Vrachnos! Tanti auguri Nicole! Mi dispiace di non essere presente nel tuo giorno, ma ti prometto che appena tornerò faremo una festa tutti insieme.
Non ho fatto in tempo a farti un regalo così ho pensato di mandarti una lettera.
Sei una persona meravigliosa, e ti auguro ogni bene.
Ti voglio un mondo di bene, sei fantastica.
Non dimenticarlo mai.
Xx Ethan."

Ethan ... cucciolino che sei.
Sospirò.
Sandie le aveva raccontato di quello che era successo, che Ethan era andato a Miami dallo zio per staccarsi dal quotidiano. E dell'ennesimo litigio con i genitori.
Pregò che stesse bene.
Dopodiché, prese la bustina color avorio, e mentre l'apriva squillò il telefono di casa appoggiato sul tavolo della cucina.
Andò a rispondere.
«Pronto?» domandò lei, era Cheyenne «Amore mio, aaww grazie mille. Ti amo anch'io tantissimo, oh certo, si sì, all'una. Certo ma va.»

Nel mentre Nicole indaffarata a parlare al telefono con il suo fidanzato, Sandie era in camera a leggere la lettera di Ethan.

"Mia piccola stellina,
Come stai? Spero vada tutto bene le cose lì? E la tesi? L'hai ritirata? Comunque sia, sono sicura che uscirà un capolavoro.
Io sto bene, sai, qui a Miami l'ambiente è davvero bello, anche il mare. Solo che fa troppo freddo per fare il bagno.
Ma per il resto zio Malcom è un uomo coi fiocchi, mi dedica di attenzioni. Parliamo tanto, giochiamo ai giochi di società, ci divertiamo. Guardiamo la tv, e se tutto va bene andremo in discoteca sabato sera. Non è bellissimo?
Avrei voluto avere lui come padre.
E zia Vicky come madre.
Zia Vicky ... è una donna straordinaria, la amo, è meravigliosa. Non l'hai conosciuta, ma un giorno quando te la presenterò, sono sicura che andrete molto d'accordo.
Sai? Zio Malcom mi sta aiutando con lo studio per l'esame che dovrò fare il mese prossimo, e grazie al cielo sto capendo tutto. È un ottimo insegnate. Infondo, anche lui lavora nel campo della medicina.
Sandie, dico sul serio, sto bene, se non fosse per l'esame starei lì per sempre. E penso a te, e alle persone più care. Confesso che mi manchi tanto.
Ti adoro da morire.
E non vedo l'ora di vederti presto.
Tornerò verso i primi giorni di Aprile.
P.s: sei hai degli aggiornati su Michael, fammi sapere!
Nel retro della busta c'è l'indirizzo, potrai scrivermi quando vuoi, e in basso alla lettera c'è il numero di telefono. Chiamami, non sai a volte quanto ho bisogno di sentire la tua voce. Xx Ethan."

«Oh Ethan ...» appoggiò il palmo della mano sulle labbra cercando di non piangere.
Aveva paura.
Perché anche se lui diceva di stare bene, aveva l'impressione che lui soffrisse lo stesso.
Ed Ethan era un ragazzo che non meritava di soffrire.
Per lei Ethan, dopo sua sorella e Michael, era la persona più genuina che avesse mai conosciuto.
Con lui poteva parlare di tutto, ed essere se stessa.
Era l'amico che tutti vorrebbero avere.
E non osava giudicare nessuno.
Anzi, ascoltava e dava consigli.
Si era sempre fatto in quattro per gli altri, ma amava così tanto i suoi genitori che erano diventati la sua rovina.

[...]

«Sandie allora ci raggiungi verso ora di pranzo?» domandò la sorella mettendo il cappotto. La sorella maggiore esclamò con un "Si" mentre vedeva la televisione.
«Va bene, mi raccomando all'una puntuale al Monte Restaraubt.» precisò la festeggiata.
«Va bene.» urlò la ragazza dall'altra parte della casa.
«Io, Cheyenne e le ragazze ti aspetteremo, a più tardi Adelfì.» esclamò poi Nicole uscendo dalla porta.

Sandie era stesa sul letto, concedendosi un po' di relax, prese il telecomando della tv accedendola successivamente.
Non a caso capitò il Canale MTV, dove trasmetteva un videoclip di Michael.
Black or white.
Sorrise.
Si accucciò a pieno con le coperte godendosi a pieno il video.
Per fortuna, giunse proprio all'inizio.

Il video cominciò inquadrando un quartiere bianco di periferia, dove da un'abitazione si sentivano i riff di chitarra che prorompono dallo stereo di un giovanissimo fan di Jackson, interpretato dal piccolo amico di Jackson, Macaulay Culkin.

«Non ci credo! Mac!» esclamò la ragazza dalla gioia vedendo il bambino dal ciuffo biondo.

Il padre sdegnato da quel baccano, proprio come nell'intro originale della canzone, chiese al figlio di abbassare il volume la musica e, avendone incassato un rifiuto, irrompe nella stanza sgridandolo per poi sbattere la porta dietro di sé facendo cadere un poster incorniciato di Jackson, ritratto in una posa durante l'esibizione di Beat It in una delle tappe del Bad World Tour, e infrangendone il vetro.
Il ragazzo, scese al piano di sotto dove il padre sta guardando una partita di football americano, mentre la madre era intenta a leggere una rivista scandalistica, trovò modo di rispondergli collegando la propria chitarra elettrica ad un gigantesco amplificatore che mette al massimo volume. Al primo accordo eseguito, il padre, seduto su una poltrona, voló letteralmente fuori dal soffitto e, dopo essere passato davanti alla Luna, piombò in un deserto africano, circondato dai leoni.
Qui si vide la figura splendete di Michael Jackson.

«Oh eccoti bimbo.» mormorò la stellina eccitata.

Egli cominciò a ballare insieme a ballerini vestiti come Zulu cantando le prime strofe della canzone. Nelle sequenze successive si avvicendano danzatrici indonesiane, indiani d'America in una sorta di scenario western, un gruppo di cosacchi e una sensuale odalisca.

La prima parte del video si concluse con Jackson che canta dall'osservatorio in cima alla torcia della Statua della Libertà, in una cornice con altri monumenti storici, dopodiché si ebbe un susseguirsi continuo di persone di tutte le etnie che cantano le ultime strofe della canzone.

Nel susseguirsi del video, c'era una scena ambientata nello studio di registrazione, dove l'ultima delle persone appena finito di cantare; in esso entrò una pantera, ma nessuno la nota perché essa raggiunse subito le scale che portano all'uscita.
Una volta giunto in strada, il felino si trasformò in Michael.

«Oh Dio.» mormorò la ragazza stupita.

Dopo aver recuperato il suo famoso cappello fedora, egli iniziò a danzare da solo in una strada notturna deserta, senza base musicale, accompagnato solo dai suoi beat box e dal ritmo dei suoi mocassini.
In una sequenza successiva, distrugge una macchina e alcune vetrate su cui, sono anche presenti simbologie e scritte razziste. Fece scivolare varie volte le dita sul basso ventre.
«Mio Dio ... fantastico ...» disse la ragazza ancora più stupita, sentendo dentro di lei l'adrenalina che cresceva, vedendo davanti allo schermo l'uomo che tanto amava. E andava così fiera di amare un uomo come Michael.

Dopodiché si lasciò in una lunga piroetta per poi atterrare sulle ginocchia sopra ad una pozzanghera e facendone schizzare tutta l'acqua, distrusse un'insegna luminosa, per poi trasformarsi di nuovo in una pantera.

Quel video fece eccitare Sandie, sentì una passione un calore mai sentito prima.
Rimase stupita dalla bellezza di quel video musicale, ma non quanto dalla bellezza di Michael.
Sembrava non svanire mai, e moltiplicare ogni luce del giorno.
La ragazza dai capelli mori e dagli occhi genuini si toccò le labbra bagnate.
Chiuse gli occhi, pensando ad uno dei momenti più belli della sua vita.

«Michael.» lo chiamò.
«Si?» si voltò per guardarlo.
«Quella notte, quando ci separammo. Mi dicesti che quel bacio ti piacque.» fece una pausa ma aveva paura, troppa paura della sua reazione.
«Continua.» incitò il cantante interessato, lei fece il rumore con la lingua schioccando il palato.
«È la verità?» domandò poi, lui fece un sorriso malinconico a quella domanda.
«È la verità. Io ho amato quel bacio, insieme alle tue labbra.» lei abbassò lievemente lo sguardo dall'imbarazzo.
«Ma se ricapitasse che ci baciamo un'altra volta, tu mi lasceresti da sola di nuovo non è così?» domandò ingenuamente la ragazza.
A quella domanda così puerile, il cuore di Michael perse un battito.
Con le dita prese il viso della ragazza, avvicinando poi il volto con il suo.
«Ti sbagli.» rispose il cantante diretto, la ragazza sentiva bene il fiato di lui, sapeva di menta e vaniglia.
Lei chiuse gli occhi, con la speranza che Michael la baciasse.
Così avvenne.
Le loro labbra si congiunsero in un bacio tenero, lento, e amorevole.
Proprio come nei film d'amore.
Finalmente entrambi potevo risentire le loro bocche, le loro lingue, e i loro sapori.
Non era un sogno.
Era tutto reale.
Stavano baciando.
Ed erano soli.
Nessuno li avevano interrotti.
Le loro lingue si unirono in una danza, come in un ballo lento.
La mano destra di Michael si mescolò nei lunghi capelli della ragazza, e quella di Sandie era semplicemente appoggiata sulla guancia, le dita sfioravano i suoi capelli ricci.
In quella biblioteca, oltre a profumare di studio, saggezza, e organi, profumava d'amore.
Un'amore che stava per nascere dall'attrazione.
Entrambi erano attratti l'uno dall'altro.

Poteva sentirle.
Percepire ancora le labbra dell'uomo che tanto amava.
Sul collo, e si toccò il collo.
Sul petto, e si toccò il petto.
Un brivido di piacere percorse dentro allo stomaco facendolo tremare di goduria.
Nonostante fosse la sua immaginazione, sembrava reale il contatto delle labbra di Michael contro la sua pelle.
Lo sentiva.
Lo sentiva eccome.
E immaginava.
Immaginava ingenuamente con le guance lievemente rosse, un Michael davanti a lei, che le accarezzava dolcemente la guancia baciandole con amore le sue bellissime labbra, dicendole semplicemente frasi dolci, come aveva sempre fatto in due anni nella loro "amicizia".
Ormai, la loro, era in amicizia che si stava trasformando in amore e lo sapevano bene entrambi.
Immaginò un Michael che si strappava la maglia bianca proprio come aveva fatto nel video, mostrandole la sua bellezza estrema e perfetta, che le prendeva dolcemente il viso con le sue mani, senza smettere di baciarla.
Si commosse a tali pensieri.
Riprese a toccarsi, si toccò la pancia fino ad arrivare al basso ventre.
Era vicina a toccare quella parte, quel video le aveva montato la testa.
Si imbarazzò.
Girò la testa da un'altra parte con le guance infiammate.
Mentre le dita varcarono nelle mutandine color pesca.
Era così ingenua, tenera, e sapeva che quello che stava facendo in quel momento, era un gesto che avevano fatto tutti. Era tutto naturale e niente di così scandaloso e orribile.
Si toccò il monte di venere, immaginando le labbra di Michael baciare quel punto, sospirò.
Ma poi.
Toccò il clitoride.
Gemette.
Lo sfiorò con le dita facendo dei movimenti su e giù.
La lingua di Sandie bagnò le labbra.
Le dita aumentarono di velocità.
Sandie girò il capo dall'altro lato, gemendo ancora, chiuse la mano con un pugno stringendo il lenzuolo bianco.
Fece successivamente con le dita dei movimenti circolare, il piacere aumentò, sentì che era vicina.
Non quanto poi percepì ancora le labbra di Michael sfiorare quel punto, baciare e leccare sempre con dolcezza e la delicatezza solo come lui avrebbe potuto fare.
A quell'immaginazione, venne.
Tolse le dita all'instante cacciando un grande sospirò.
Era lievemente sudata, sentendosi calda per tutto il corpo.
Aprì gli occhi, aveva il cuore a mille.
Batteva per lui.
Sorrise.
«Michael ... » mormorò la ragazza con tono sognante «Ti amo.» disse poi.
Lei lo amava.
Ma sentiva dentro al suo cuore, di non essere pronta per una nuova relazione.
Dopo l'esperienza con Diego, aveva paura di soffrire di nuovo, di essere di nuovo tradita dalla persona che amava.
Non voleva che accadesse di nuovo.
Anche se lei sapeva, che Michael non era un tipo del genere.
Ma quel periodo le segnò il cuore insieme alla sua vita.

Notò con la coda d'occhio che sul comodino aveva lasciato l'altra lettera che le era arrivata.
Prima afferrò un fazzoletto, pulendo la mano nella quale si era toccata.
Poi prese, guardando successivamente sul retro l'indirizzo.
Le si congelarono le vene quando vide la scritta "Milano, Italia" pensò subito che la lettera era da parte di Annalisa, e che si trattava del processo.
Così l'aprí con ferocia, pigiando il figlio di carta piegato in due ridando la sua forma originale iniziando a leggere.

"Cara Sandie,
Come stai? Spero tu stai bene e ti stia riprendendo, come sai il processo è cominciato da un paio settimane.
E ti volevo dare degli aggiornamenti.
Sono cominciate le testimonianze, e per ora ho testimoniato io.
Ho raccontato tutto.
Tutto quello che ho sùbito.
È stato difficile ripercorrere quei momenti così brutali e poco piacevoli.
Hai fatto bene a fare le registrazioni, non c'è l'avresti fatta. Io sono scoppiata a piangere.
Lui è stato tutto il tempo con lo sguardo rivolto verso il basso, non mi ha segnata di uno sguardo durante la mia testimonianza. Ma è stato meglio così, se mi avesse guardata. Avrei parlato borbottando insieme ai flashback che mi percorrevano nella mia mente.
La gente presente in aula era rimasta muta ad ascoltarmi con attenzione il mio racconto. Rimando scioccata da un uomo schifoso come Diego Laèl, che si spacciava per un dottore per acchiappare con facilità le ragazze più giovani per ucciderle nel peggiore dei modi. Sai, a volte penso a quanto sei stata fortunata a sopravvivere.
Per ora l'aggiornamento è tutto, la prossima udienza sarà settimana prossima con le tue testimonianze. Sta tranquilla Sandie, andrà tutto bene. Diego avrà la peggio, avrà quello che si merita. Deve pagare per quello che ti ha fatto e per le altre vittime.
P.s: chiamami, non sento la tua voce da un bel po. Gia ti sei dimenticata di me ... :(
Scherzo, quando hai tempo fammi una telefonata, il numero è sempre quello.
Ti voglio un mondo dj bene.
Un bacio, An."

«Oh Dio ...» il cuore le batteva come una maratona, per lo spavento di quello che sarebbe successo al processo con le sue testimonianze.
Immaginò Annalisa sul banco dei testimoni a raccontare e rivivere quei momenti, davanti a Diego. Con la voce spezzata mentre ricordava quel momento.
Ammirò Annalisa, e il suo coraggio.
Ma aveva paura di questo processo.
La sua domanda era, sarebbero bastate le sue testimonianze per carcerare un criminale serial killer come Diego Laèl?


Ore 8:30 p.m

Le sorelle, insieme al padre erano al ristorante The Peninsula, noto molto a Beverly Hills, debuttato per la cucina francese, con una vista all'aperto incantevole, c'erano francesi in pietra calcarea e un caminetto. Insieme ad un albero gigante che faceva da protagonista, che ricordava a stento il Givin' Tree di Michael. Era spettacolare. Ma dato che era il mese di marzo e faceva freddo, decisero di stare al chiuso al caldo.
La sala era tutto color avorio, con i tavoli e le sedie sedie abbinate con gli schienali marroni. Era un posto molto elegante, con i lati delle pareti attaccate delle piccole lucine bianche. Sembrava Natale. Era un posto perfetto per festeggiare il compleanno della figlia.

Ridevano, scherzavano e parlavano di cose belle.
«E ditemi bellezze, oggi a pranzo vi siete divertite?» disse il padre congiungendo le mani sorridendo.
«Da matti, siamo andati tutti insieme in questo ristorante super figo. Sembrava un po' stile anni 80' Dio che ricordi.» Sandie ridacchiò.
«Non dimentichiamoci la caduta di Harley.» puntualizzò la sorella maggiore ridendo.
«Dio papà.» disse Nicole sbattendo la mano a forma di pugno sul tavolo ricordando il momento divertente «Stavamo tutte in bagno, Sandie era rimasta da sola con Cheyenne a tavolo. Ad un certo punto mentre stavamo tornando, e il pavimento era leggermente bagnato, ma dato che Harley aveva i tacchi d'un tratto fece un movimento che boom. Una caduta con un culo per terra.» le ragazze risero.
«Nicole il linguaggio.» disse il padre ridacchiando massaggiandosi gli occhi con le dita.
«Al diavolo il linguaggio papà è stato divertente, e poi. Udite udite. It's my birthday!» disse la mora sorridendo alzando le mani.
Essa era bellissima, si era lisciata i capelli, un semplice vestito nero attillato, un trucco leggero, con gli orecchioni enormi a forma di anello.
Era bellissima.
«Non me lo dire, anche tu stai crescendo ...»
«Papà.» lo chiamò.
«Si?»
«Ti volevo ringraziare per le rose. Sono bellissime. Ma non quanto il tuo amore.»
«Oh tesoro mio.» l'uomo dai capelli grigi fece cacciare dal suo lato una busta nera, e brillava una scritta. "Armani"
La ragazza a stento respirava dall'emozione.
«Oh mio Dio ... oh mio Dio.» guardò la sorella in cerca di risposta.
«Apri.» la incitò.
«Tu sai qualcosa.» rise.
«Io ti ho detto di aprirlo.» lei obbedì, aprì la busta e conteneva una borsa rossa di Armani, fresca quanto le fragole appena coltivate.
«Non. Ci. Credo. Che il mostro sotto il letto mi porti via.» risero, in fondo alla busta c'era un bigliettino.
Lo prese e lo lesse ad alta voce.

"Alla mia piccola donna, che questo regalo possa donarti gioia. Ricordati che papà è sempre pronto a proteggerti, e darti tanto amore in qualunque momento.
Ti amo.
Buon compleanno amore mio."

Alexandre si commosse alla lettura del biglietto, la ragazza si intenerí e si alzò per abbracciarlo.
Il padre ormai era consapevole che le sue bambine, la cosa più cara che aveva al mondo, erano diventante donne adulte e meravigliose. E ne era appresso che orgoglioso di loro.
Sulle braccia di Sandie scorsero una scia di brividi vedendo quella scena così piena d'amore.
Ma aveva lo sguardo assente.
Come se stesse pensando ad altro.
Ed era così.
Stava pensando alla lettera di Annalisa che aveva ricevuto.
Al processo.
Aveva paura che le sue testimonianze registrate non sarebbero state sufficienti a condannarlo.
E questo, non la fece stare tranquilla.
«Stellina tutto okay?» domandò il padre con tono preoccupato.
Lei non rispose.
«Sandie.» la chiamò la sorella, lei non rispose ancora, a quel punto Nicole batte le mani di fronte al volto di quest'ultima.
«Eh? Cosa? È arrivato il dessert?» disse ritornando alla realtà.
Sospirarono.
«Sei pensierosa, è successo qualcosa?» domandò Nicole preoccupata.
«No no, va tutto bene.» mentì.
«Menti.» annoto il padre, lei lo guardò spaventata «Cosa è successo? Avanti parla.»
Lei sospirò prima di aprir bocca.
«Stamattina ho ricevuto una lettera da parte di Annalisa, la mia ex coinquilina.»
«Quella italiana?» domandò Nicole.
«Si, e ... mi ha dato delle novità sul processo.»
«Eh allora?» domandò il padre interessato.
«Annalisa ha testimoniato, e per ora sembra stia andando bene. Ora però tocca a me, faranno sentire le mie registrazioni, il diario che ho scritto durante quei giorni e-»
«E cazzo Sandie sta andando bene, c'è una testimone, ci sono delle prove. Non ha scampo, insomma. Perché hai paura?» domandò la sorella minore.
Lei abbassò lo sguardo.
«Perché ho paura che non sarà sufficiente.» rispose con il cuore che voleva uscire dal petto.
«Ti sbagli, andrà tutto bene e giustizia sarà fatta a te e per le altre vittime. Che riposino in pace.» disse il padre prendendole la mano della figlia maggiore «A proposito, come va con Michael?» Sandie a quella domanda si sbiancò.
«È vero, ora che ci penso non lo vedo da un paio di giorni. Forse sarà indaffarato con il lavoro. Sai stamattina mi ha mandato un bigliettino di auguri oltre a quello di Ethan. È stato molto carino.» Sandie la fulminò con lo sguardo.
«Ti ha mandato un biglietto di auguri?»
«Si, ma una cosa innocente. Niente di che eh. È tutto tuo Sandie.» sospirò irritata.
«No no, figurati.» rispose lei con tono freddo.
«La mia sorellona è gelosa, è gelosa.» canticchiò la riccia stuzzicandola.
«Dai smettila Nicole!» rise mentre Alexandre era immerso nei suoi pensieri.

«Non è che tu ... sei innamorato di mia figlia?» le guance del ragazzo si colorino di un rosso fuoco. Il padre rise «Guarda come sei diventato rosso! Andiamo, stavo solo scherzando.» disse ridendo, Michael respirò appena.
«E poi ... te l'ho detto già una volta che tu saresti il ragazzo perfetto per lei.» gli occhi di Michael si fecero lucidi.
«Ma non potrei renderla felice.» a quelle parole l'uomo spalancò gli occhi.
«Che intendi dire ragazzo?» domandò poi.
«Voglio dire ... che se un giorno io e Sandie dovessimo metterci insieme. Lei non avrebbe più la vita che sta conducendo ora, intendo con i mass media, e i paparazzi. Per lei sarebbe la fine della sua libertà.» l'uomo ridacchiò.
«Ed è questo quello che ti preoccupa maggiormente di più e che ti fa mangiare l'amore? Evidentemente non conosci Sandie abbastanza, lei si è spezzata la schiena per quel bastardo italiano perché lo amava, e per te farebbe peggio. Per te, sacrificherebbe la libertà pur di stare con te.» lui scosse la testa velocemente.
«Io non voglio questo per lei.» l'amore e l'egoismo parlarono di nuovo «Alexandre, tu non sai, cosa sono capaci di fare. Renderebbero la vita impossibile, lei è ... è troppo preziosa per me non posso sacrificarla come un agnello. Ti prego.»
«Però quel professore serial killer le ha fatto rendere la vita impossibile quei giorni chiusi in casa a violentarla e picchiarla tutti i giorni. Per te cos'è peggio Michael? La violenza, oppure una foto di voi due scattata in prima pagina assieme a qualche piccolo scoop? Io penso più la prima opzione.» lui non rispose, non rispose perché era una domanda troppo difficile.
Ma preferì non affrontare l'argomento.

Sono stato troppo precipitoso con lui, non dovevo essere così diretto.
Mi sono lasciato andare. Forse troppo andare.
Quando lo vedrò di nuovo gli devo chiedere scusa. Questo fatto del processo mi sta dando i numeri, e sto dicendo cose che mi sto anche pentendo. Insomma ... dopo quello che è successo, io voglio che Sandie stia serena e sopratutto felice.
Maledizione!

«Papà tutto ok?» domandò Sandie preoccupata. Alexandre tornò alla realtà con la mente ancora scombussolata.
«È tutto okay, stavo solo pensando a delle cose da fare a lavoro. Tutto qui.» mentí.
«È per il processo vero? Tranquillo papà, vedrai che andrà tutto bene. Diego non avrà scampo.»
Almeno spero.
«Non pensiamo a queste cose in un momento di gioia.» disse l'uomo tirando fuori dalla giacca un paio di banconote «Nicole.» la sorella minore lo guardò incarnando un sopracciglio «Perché tu e Sandie dopo non andate in discoteca a ballare?» propose il padre sorridendo.
Lei guardò Sandie, sorrise.
«P-papà.»
«Insisto, è un altro regalo che ti voglio fare.» sorrisero, ma Nicole sembrava avere un espressione tutt altro che felice.
«Beh ... papà, ti ringrazio ma il tuo regalo mi basta. Voglio fare io un regalo a voi. Ho trovato lavoro.» Sandie e Alexandre rimasero sbigottiti.
«E quando c'è lo dici? Quando ti fai madre?» domandò il padre con tono ironico ma allo stesso tempo serio.
«Quando è successo?» domandò Sandie curiosa.
«Due settimane fa, beh ho fatto il colloquio e lavoro come segretaria da una psicologa. Mi sarà utile in futuro anche per capire bene il mestiere che voglio fare. Coincide bene con gli orari, quando dovrò fare i corsi all'università ci sarà un'altra che verrà il mio posto. Ma per il resto la paga è davvero ottima. La psicologa è molto gentile, si chiama Andy Street è molto nota qui a Beverly Hills, può sembrare molto severa all'apparenza ma giuro che è di una discrezione infinita.» la maggiore sorrise.
«Dai, sono contenta che hai trovato lavoro, te lo meriti Adelfì. Però cavolo, perché non me lo hai detto subito?» domandò lei rimandoci un po' male.
«Volevo fare una big sorprise al mio birthday.» il padre ridacchiò.
«Dio, sei proprio una Vrachnos al 100%.» affermò il padre, risero «Però Nicole, voglio che tu accetti questi soldi, sai. Tua sorella è complice di questo regalo.» Nicole la fulminò con lo sguardo.
«Non solo io, anche Cheyenne e le ragazze verrano in discoteca stasera.» disse ridacchiando.
«Brutta stronza, ecco perché stavate da soli a parlare. Ecco perché Cheyenne e le ragazze erano in disparte mentre pagavo alla cassa. Brutti figli di puttana.»
«Nicole!» la riproverò il padre.
«Scusa papà.» guardò il padre e poi quei soldi «Devo proprio prenderli? Poi mi sento in colpa.»
«È un regalo che abbiamo fatto tutti insieme Nicole.» rispose il padre con dolcezza, guardò poi la sorella, sorrise annuendo con il capo.
Dopodiché, la piccola mora prese i soldi.
Sospirò.
«Grazie, davvero. Non dovevate.» sorrisero.
«Tutto per te.» rispose la maggiore.
«L'importante è che tu sia felice figlia mia, e se tu lo sei. Allora posso morire felice.»

Dopo la cena con il padre, egli accompagnò le figlie davanti alla Disco Hills, dove c'erano ad aspettarle Cheyenne e le ragazze con cui avevano pranzato poche ore prima.
«Divertitevi bimbe. Ma non bevete troppo.» sorrisero, e le ragazze dettero il bacio sulle guance del padre.
«Grazie papà, grazie ancora.» disse Nicole, lui sorrise.
«Andate forza, vi stanno aspettando.» sorrise e Nicole insieme alla sorella, scesero dalla macchina per raggiungere il gruppo.
«Ciao amore mio.» disse Nicole andando verso Cheyenne per poi baciarlo con amore.
«Ciao, festeggiata. Sei un incanto.» disse il ragazzo mettendole le mani sui fianchi.
«Mai quanto lo sei tu.» rispose lei appoggiando l'indice sulle labbra del ragazzo per provocarlo.
«Ragazze, rieccoci!» disse Sandie eccitata salutandole una ad una.
«Entriamo?» disse Harley con aria felice.
«Vai stronzette, scateniamoci! La festa è appena cominciata!» cacciarono un urlo ed entrarono dentro alla discoteca.
Alexandre guardò le figlie insieme al loro gruppetto con aria felice.
Vi voglio vedere sempre così, con il sorriso, e sempre felici.
Quanto siete belle bimbe mie.


[...]

Quella sera la discoteca era particolarmente affollata, la gente era accavallata l'una all'altra, Sandie si sentiva soffocare, e i suoi piedi chiedevano pietà.
Erano passate due ore da quanto erano entrate, guardò l'orologio sul polso ed erano quasi le tre del mattino.
In tutto aveva bevuto due mojito, ma nulla di più.
Si sentiva mancare l'aria, e aveva bisogno di uscire.
«Nicole.» chiamò Sandie ma lei era troppo impegnata a ballare e sbaciucchiare Cheyenne «Nicole!» le urlò.
«Che c'è?» domandò con tono scocciato.
«Vado fuori a prendere un po' d'aria, okay?» lei annuì tornando a fare quello che stava facendo.
Così la ragazza andò fuori per prendere un po' d'aria.

«Finalmente, non ne potevo più.» mormorò tirando un sospiro di sollievo.
Dalla pochette nera prese un pacchetto di sigarette, portato di nascosto, ne tirò una dal pacchetto rosso e bianco appoggiandola tra le labbra piene di rossetto rosso.
Dopodiché prese l'accendino, e accese la sigaretta piena di tabacco.
Aspirando così il fumo dentro al suo corpo.

Mentre fumava la sua mente era come sconnessa dalla realtà.
Pensava.
Pensava e pensava.
Pensava alla persona che le faceva perdere la testa. Michael.
Pensò che da quella notte in cui si baciarono con amore e passione in quella biblioteca, non si sentirono.
Non si telefonarono.
Michael, era sparito di nuovo.
E questo le faceva male.
Aveva il terrore che quel bacio fosse stato di nuovo un altro problema, ma non sapeva che Michael aveva del lavoro da fare con vari videoclip, e organizzazioni del prossimo tour.
Le paranoie tormentarono la mente.
Il nome Michael non le abbandonò nei suoi pensieri. Insieme a lui, alla sua figura.
Alla sua bellissima persona, bellissimo dentro e fuori.
Perché non mi hai chiamato in questi giorni?
Ti prego non mi dire che è per il bacio.
Ti prego Michael.
Non mi dire che facciamo punto e daccapo.
Io ... io sento di avere solo te nella mia vita ormai.

«Non sapevo che fumassi, anzi, sapevo il contrario. E che odiavi il fumo.» una voce conosciuta le fece congelare il sangue.
Alzò lievemente il volto, era Chrysante, il suo ex e primo fidanzato.
«C-Chrysante, tu qui?» domandò sorpresa.
«Tu che fumi? Non è da te.» rispose poi con tono diretto.
«Sono affari che non ti riguardano.» disse la ragazza ispirando il fumo dentro ai polmoni.
«Cosa c'è? Sei ancora arrabbiata per quell'episodio?» lei lo guardò con le sopracciglia serrate.
«Davvero mi fai questa domanda Chrysante?» domandò lei con tono serio.
«Andiamo Sandie, ti volevo far divertire un po', ma sei scappata come un coniglio dandomi un calcio nelle palle.»
«Senti se non ero pronta a farlo con te non è colpa mia!» esclamò poi infuriata.
«Non puoi rimanere vergine a vita, spero che in questi due anni hai trovato un ragazzo che ti abbia fatto togliere quel maledetto filo.» lei in preda alla furia, diede uno schiaffo.
Era all'apice.
Era con le lacrime agli occhi.
Chrysante rimase colpito dal gesto della ragazza, non le aveva mai dato uno schiaffo, mai.
«Sandie ...» mormorò sorpreso.
La guardò, e lei trattenne le lacrime.
«Tu dovresti stare zitto e cucirti la bocca. Ma tu che cazzo ne sai di quello che mi è successo in questi due anni, che cazzo ne sai!? Che cazzo ne sai Chrysante! Perché voi uomini vi importate tanto del sesso e non dell'amore!? Mi fate schifo, tutti schifo.» era scoppiata.
«Io non volevo ferirti Sandie.» si scusò il ragazzo.
«Dite tutti così ma poi mi spezzate il cuore! Io sono stanca di essere trattata come un oggetto sessuale. Sono sempre carina e gentile con tutti, aiuto sempre il prossimo. E perché la gente mi ricambia facendomi del male?» egli guardò la sua ex con le lacrime agli occhi.
Era sempre stato un duro, anche quando era al liceo, ma quando vide Sandie all'orlo del delirio si commosse.
Infondo era stato il suo primo amore.
«Sandie.» la chiamò.
«Basta Chrysante, che v-» l'abbracciò fortemente, la ragazza rimase sbigottita dal gesto.
Voleva staccarsi, ma in quel momento sentiva di aver bisogno di un abbraccio.
«Non ti ho mai vista in questo stato, così disperata, così triste, e non voglio sapere quello che ti è successo sopratutto se è qualcosa di brutto. Ma se qualcuno ti ha fatto del male, io giuro su mia madre che lo pesterei a morte.» Sandie ricambiò l'abbraccio, a quel gesto, il ragazzo capì tutto «Ti chiedo scusa per prima, ma la verità è che con te avrei voluto fare tante cose.
Io ti ho amato davvero Sandie.
Sei stata il mio primo amore, e lo sarai per sempre.
E la mia presunzione ha accecato il fatto di quanto tu sia speciale.
Tu quanto ti sia meravigliosa.
Mi dispiace se quella volta ti ho causato un bruttissimo ricordo, mi dispiace se prima ti ho detto delle cose brutte. Ma volevo tanto che succedesse tra noi. E ti chiedo perdono.
Ho capito che a differenza mia, tu rispetti i tuoi tempi per gli eventi più importanti della vita ed è giusto così.
Mi dispiace, e ti chiedo ancora scusa.
Tu non meriti di soffrire.
Tu non meriti di stare male.
Ma la cosa più importante, é che tu non meriti un uomo che ti faccia piangere.
Nessuno merita le tue lacrime Sandie.
Nemmeno io.
Io non ti merito dopo quello che ti ho fatto, ero accecato dal desiderio di averti che ti ho perso.
Ho perso una persona importante che poteva darmi tanto.
Te.
E ti auguro di trovare un ragazzo che ti faccia stare bene, non un idiota come me che ha un cervello di un ragazzino.
Trova di meglio.
C'è ne sono tanti, ma sta attenta. Perché ci sono di merde intorno.» egli si staccò dall'abbraccio dandole poi successivamente un bacio sulla fronte della ragazza.
Le prese delicatamente il viso, guardandola negli occhi.
Chrysante la guardò, i suoi occhi erano spenti, erano vuoti, e spaesati.
Ricordava Sandie sedicenne, che sorrideva sempre, simpatica, e sempre solare con le persone. Lei era una stella.
Chi mai aveva tolto la luce che le brillava negli occhi? Sandie lo sapeva, lui no.
Ed egli, gli venne un colpo a cuore guardando quell'espressione così pura e triste.
«N-non sei cambiata per niente.» lei scosse la testa.
«Ti sbagli.» rispose lei.
«Sbagli tu, sei sempre rimasta la ragazza più bella che abbia mai conosciuto. Sei sempre stata bellissima, e lo sarai per sempre.» avrebbe voluto che dicesse Michael quelle parole, non lui.
Ma Michael non c'era.
Il ragazzo si staccò, formando un sorriso malinconico.
«Abbi cura di te.» lei lo guardò mentre il ragazzo si girò di spalle prendendo il passo. Ella vide la figura del suo primo fidanzato allontanarsi fino a sparire.
Quella, fu l'ultima volta che vide Chrysante.










1]  Hrona Polla: Buon compleanno in greco.

2] Efcharistó: Grazie in greco

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