[Κεφάλαιο 36]







31 Gennaio 1993


Era il giorno di fine Gennaio, la giornata era splendida, con un sole meraviglioso che spiccava il cielo azzurro.
Gli alberi e le strade erano coperte di neve, una neve bianca e morbida, causando così l'ambiente freddo e spumoso.

Michael, era a Beverly Hills, stava cantando le canzoni che doveva esibirsi per il Super Bowl di quella giornata.
Camminava avanti e indietro nell'enorme salone di casa sua.
Fino a che non si fermò in un punto del salone, ripetendo le coreografie delle canzoni.
Contava i passi mentre ballava, e nonostante fossero solo prove, sembrava che stesse esibendo dal vivo. Trasformava l'atmosfera casalinga in un vero palco scenico insieme a migliaia di persone che chiamano il suo nome.

Si fermò per fare una pausa, bevve un bicchiere d'acqua, sedendosi sul divano, successivamente accese tv e c'era una partita di football americano.
Così si mise più comodo e la guardò.

Ma ad interrompere la pace, fu il suono del campanello, si alzò per aprire la porta ed era sua madre.
Si illuminarono gli occhi alla vista della donna.
«Mamma.» pronunciò il ragazzo con gioia.
La donna lo abbracciò con dolcezza, con tutto l'amore del mondo.
«Tesoro mio.»


~~


«Che bello vederti mamma.» disse il ragazzo con un sorriso a trentadue denti.
«Avevo tanta voglia di vederti figliolo.» disse la madre bevendo un sorso di tè.
«Mi dispiace molto di essere venuto a trovarti in questo periodo vedi-»
«Non servono giustificazioni, hai tante esibizioni da fare con un tour che stai eseguendo. Sta tranquillo.» lo rassicurò, lui si sentì sollevato ma allo stesso tempo in colpa, aveva trascurato la sua famiglia in quel periodo soprattutto sua madre, la donna della sua vita.
Nonché uno dei suoi punti deboli.
«Ti chiedo ancora scusa mamma.» disse rivolgendo gli occhi verso il basso.
«Amore mio perché mai ti devi scusare?» fece le spallucce.
«Ormai mi sto scusando con chiunque, anche per le cose più futili.» Katherine ebbe uno sguardo preoccupato verso il figlio.
Da quando mi sono allontanato da Sandie, sento di essere diventato più fragile.
Sospirò e si alzò da divano.
«Non mi racconti nulla di nuovo?» domandò la madre tenendo tra le mani la tazza di porcellana.
Egli scosse la testa.
«No, a parte che mi esibisco al Super Bowl oggi pomeriggio, nulla di che.» il moro mise le mani dentro alle tasche dei pantaloni.
«Ti vedo un po' diverso dal solito.» Michael ridacchiò.
«Mamma io sono nato diverso.» ironizzò il cantante.
«E le persone diverse sono le più belle del mondo.» concluse la donna con il sorriso.
Lui si voltò.
Pensando alla frase pronunciata dalla madre.
Le persone diverse sono le più belle del mondo.
Dio se è vero.
Ho incontrato le stesse persone nella mia vita, fino a che non ho incontrato lei.
L'arcobaleno che cercavo, che speravo di trovare un giorno.
L'avevo trovata, sperata, desiderata in modo inspiegabile, ma poi l'ho rimessa nel cielo, nel posto dove doveva stare.

«Mamma.» la chiamò.
«Dimmi.» disse.
Michael sedette di nuovo sul divano a fissare un punto fisso, una lacrima gli sfuggì sul viso.
«Ehi, amore di mamma.» gli prese il volto, e d'un tratto Michael pianse in silenzio con un espressione di tristezza. La madre gli asciugò le lacrime «Puoi raccontare tutto alla mamma lo sai. Lo sai, vero tesoro mio?» domandò.
Egli annuì. E abbracciò.
E come da madre, lo coccolò in segno di amore materno, mentre Michael era affondato tra le braccia della sua adorata madre.

«Ora sai.» concluse il moro.
Katherine lo guardò.
«Vedi... Potevi almeno dire come stavano le cose. Ma non farla soffrire in quello stato. È una ragazza che ti da tanto Michael, perché ti sei comportato così?» lui scosse la testa.
«Il mio instinto diceva di fare in questo modo.»
«Lasciamelo dire figlio mio, hai un instinto un po' di merda.» Michael alzò gli occhi al cielo.
E mise una mano sulla fronte.
«Non so come fare, come gestire la situazione.» precisò.
«È naturale, è la prima volta che ti capita una relazione così intensa d'amore.» Michael si sentì minuto, infondo era vero.

Con Tatum era stata una relazione giovanile, ma con Sandie era ben diverso.
Era innamorato perso di lei, il suo cuore era stato rapito da quella ragazza, e le aveva promesso di donarle felicità e colore.
Ma invece le stava dando il contrario, un continuo soffrire.
«Merita di più mamma, non merita di stare con me. Le renderei la vita infelice.» disse.
«Ma a Sandie non importa delle conseguenze. A lei importa te, importa di stare con te, invecchiare con te, sopportandoti nei momenti più difficili. Michael, quella ragazza deve smettere di soffrire. Perciò rimboccati le maniche, e va da lei.» sospirò.
«Non capisci mamma? C'è la sua faccia su tutti i giornali.» disse con tono esasperato.
«È solo un gossip che col tempo va a dimenticare, andiamo Michael, vuoi davvero a rinunciare alla felicità per colpa della fama. Per colpa di coloro che non vogliono vederti felice. È tutto così patetico.
Va a riprendere la tua felicità, perché anche tu meriti di essere felice figlio mio.
Ti prego, promettimi che riprenderai ciò che ti è più caro al mondo, non lasciandolo mai andare. Ti prego Michael. Ti parlo con il cuore in mano. Lo dico anche da madre, che non desidera altro che vedere felice il proprio figlio.» lui la guardò con sguardo sereno, prese la mano della madre intrecciando le dita divenendo un'unica mano.
«Te lo prometto mamma.»



[...]




Dopo tre di viaggio arrivarono in tempo al Rose Bowl Stadium di Pasadena, situato in California.
Michael aveva organizzato una performance che secondo lui, e i suoi ballerini, sarebbe rimasta nella storia del Super Bowl, e non vedeva l'ora di andare sul palco di dare tutto se stesso.

Jennifer Batten, Karen e Nadia erano un po' giù di morale. A causa della mancanza di Sandie.
Soprattutto Karen, lei aveva legato molto con la ragazza durante il tour.
A tutti mancava Sandie, aveva creato un grande impatto sull'intero staff. Infondo era una ragazza adorabile, energetica sempre pronta ad aiutare il prossimo.
Nadia sospirò.
«Lo so a cosa pensi.» disse Karen.
«Sentite ragazze, da quando Sandie non viene più sembra tutto un mortorio. Non ci posso fare niente è più forte di me.» parlò la ballerina.
«Guarda che non sei l'unica che sente la mancanza di Sandie. E comunque hai ragione sembra di stare in un cimitero, sembrano tutti morti.» videro Ben andare verso le ragazze «O quasi.» mormorò arricciando il naso.
«Ragazze, date il massimo mi raccomando, e Jennifer ruggisci con quella chitarra.» disse facendo il pollice alla fine.
«Come se non lo facessi.»
Idiota del cazzo
«Oh avanti ragazze! Non è un funerale, è il Super Bowl porca puttana! Il fottuto Super Bowl.» incitò il manager battendo le mani.

Le ragazze fecero un sorriso falso tutte insieme, e Ben mandò un bacio alle ragazze per poi raggiungere Michael in camerino.
Karen cacciò un sospiro in segno di pazienza.
«Certo che Sandie aveva ragione quando Ben era insopportabile.» disse Nadia alazandosi dalla sedia «Ragazze io vado in camerino, che ne dite di prepararci tutte insieme?» propose la ragazza accennando un sorriso.
«Buona idea, mettiamo la radio così sentiamo un po' di musica.» propose anche Jennifer raggiungendo la ballerina.
«Io ho una fame da lupi, magari ci facciamo ordinare qualcosa di sfizioso.» disse Karen mettendo una mano sullo stomaco.
«Sei proprio il top tu Karen, io ti ho sempre-» quando Nadia aprì la porta, ella e le altre si bloccarono.
Rimasero a fissare una parte del camerino, e le loro espressioni era sotto shock.
«Ragazze, vi prego ditemi che è una visione.» disse Nadia con gli occhi spalancati.
«No ragazze, è tornata.» mormorò Karen con il sorriso più dolce del mondo.


~~


«Quindi canterai Black or white?» domandò manager mentre Michael Bush gli sistemava la giacca.
«Non solo, anche Jam, Billie Jean e heal the world.» mormorò.
«A questo punto mettevi tutta la scaletta del tour e voila.» disse accennando un sorriso.
«Onestamente volevo cantare le canzoni più belle, in particolare Heal the world, sai qual è il messaggio di questa canzone vero?»
«Si lo so.»
«Ci saranno anche i bambini, e voglio stupirli, magari andrò da loro mentre canto.» disse con un dolce sorriso.
«Come vuoi, tanto la performance è tua. Basta che la esegui correttamente come fai di solito.»
«Metti in dubbio la mia professionalità?» domandò il moro.
«No, non mi permetterei mai.» si morse il labbro inferiore.

Michael Bush, il suo stilista, finì di aggiustare correttamente la giacca.
«Ecco fatto, sei magnifico come sempre.» commentò lo stilista.
«Ti ringrazio Mike.» ringraziò, i due si abbracciarono in segno di amicizia, e l'uomo gli dette una pacca sulla spalla.
«Bene, in bocca a lupo ragazzo.»
«Crepi.» vide lo stilista uscire dal camerino.

«Michael.» lo chiamò Ben.
Lui si voltò.
«Che c'è?»
«Perché stasera non andiamo ad un night club?» Michael gli venne un tonfo al cuore, i night club erano i posti in cui si esibiva da piccolo con i suoi fratelli, vedendo tante ragazze mezze nude esibirsi, dopo la loro esibizione.
Non era il posto per lui.
«No grazie.» rispose.
«Andiamo Michael, da quanto tempo non ti fai una scopata?» lo stuzzicò, Michael spalancò gli occhi divenendo rosso in viso.
«M-ma ti sembrano domande da fare Ben? Oh Cristo Dio.» ci riflettè, era passato un mese da quando consumò il suo ultimo rapporto sessuale con Sandie.

Non poteva dimenticarlo, era il giorno di Capodanno. I due innamorati erano in Giappone, a Tokyo. Sandie quella sera indossò un vestito verde scuro lungo, nel quale la schiena era totalmente scoperta, con una crocchia come pettinatura, una collana di perle tra il collo e un bellissimo trucco da vera e propria diva di Hollywood. Quella sera Sandie chiamò Elisabeth Taylor per avere consigli su come vestirsi quella sera.

Michael per tutta la serata, tra risate, champagne, fuochi d'artificio e auguri di buon anno. Non smise di guardarla con uno sguardo totalmente perso dalla bellezza di quella ragazza, accarezzando la schiena scoperta.
Dopo la mezzanotte, Michael e Sandie tornarono in camera, facendo l'amore per inaugurare un anno pieno di salute, amore e felicità, soprattutto felicità.

Michael in quel momento sentiva la mancanza nei confronti di Sandie aumentare ancora, voleva vederla, baciarla e toccare il suo splendido corpo. Ma ormai non poteva più farlo, doveva rassegnarsi.
Anche se nel suo animo, non voleva rinunciare del tutto a lei. Voleva correre da lei, farsi perdonare e fare l'amore.
Giurando che non avrebbe mai più lasciata sola.

Sospirò, poggiando la mano sul collo.
Percepì le labbra di Sandie su quel punto, e ricordava perfettamente che lei adorava il suo collo, amava baciarlo incondizionatamente
Ricordava la sua voce sensuale da vera femme fatale dicendogli di quanto amasse il suo collo, di quanto amasse il suo petto, di quanto amasse le sue labbra, di quanto amasse il suo corpo.

Un brivido di eccitazione comparí all'interno del suo corpo, la sua erezione si gonfiò appena.
Mise una mano in quel punto per coprire la sua eccitazione.

Con la mano a forma di pugno poggiò la guancia, immergendosi nei suoi pensieri.
In particolare modo a Sandie Vrachnos.

Sandie, chissà cosa starai facendo ...
Io ti penso sempre, e in questo modo mi è impossibile dimenticarti.



~~

Il 31 gennaio del 1993, l'uragano Michael Jackson travolgeva i 100 mila spettatori del Rose Bowl Stadium di Pasadena, California esibendosi in un adrenalinico medley composto da 'Jam', 'Billie Jean', 'Black or White' e 'Heal the World'.

«Ladies and gentlemen, the Super Bowl spectacular starring Michael Jackson.» dopo l'annuncio alla tv, i maxi schermi produssero Michael con il body dorato fare alcune mosse, per poi comparire sopra al maxi schermi viola.

Dopo di che, si sentì la pantera in sottofondo, fino a che Michael non saltò sul palco, rimanendo come una statua per vari minuti.
Tra i dieci mila spettatori c'erano un sacco di bambini di tutte l'età che chiamavano il suo nome.
Fu così, che cominciò la performance con Jam.

Lo stadio si ribaltò a tutto ritmo, c'era gente che saltellava sul proprio posto, bambini che ballavano, battevano le mani con tanta felicità  e chiamavano il suo nome. Mentre il cantante fece con grazia e pura maestria la sua esibizione.

Alla fine di Jam Michael si tolse la giaccia, egli aveva una camicia leggera bianca lunga.
Da terra prese il capello di fedora e proseguí iniziando Billie jean.

Fu uno spettacolo nel vero senso della parola, i movimenti di Michael era puliti, determinati, professionali con tanto di concentrazione.
Lo stadio pieno di gente si fece ancora più elettrizzante, per non parlare di quando Michael fece il moonwalk, ci fu un coro di urla di gioia e di energia.

Immediatamente dopo Billie Jean, iniziò Black or White.
I bambini davanti a lui, e quelli seduti sugli altri settori dello stadio, erano elettrizzati con dei sorrisi di pura gioia. Questo gli bastò di esibirsi fino all'infinito pur di vedere quei splendidi sorrisi, continuando con voglia e tanta grinta.

L'esibizione di Black or white fu esilarante, dopo Billie Jean l'intero stadio cantò insieme a lui.
Per non parlare di quel momento in cui Michael si mise in un punto preciso del palco, dove fecero cacciare del fumo pieno di aria.
La gente sclerò emettendo urlo di eccitazione.
Alla fine della canzone comparvero sei striscione con su una mano colore nero stringere una mano bianca, apparendo dei piccoli fuochi sul palco.
Si percepì il significato di quella canzone.

«To the children of the world.»

Michael prese una bacchetta di legno puntandola contro lo stadio.
E tutti i settori del luogo si colorarono di vari colori, formando in ogni parte dello stadio dei bambini che si tenevano per mano.
Dei bambini disegnati e stilizzati.
Divenne una vera e propria magia.
Era semplicemente ipnotizzante la magia che creava e dava Michael Jackson.

«Oggi ci ritroviamo insieme, da ogni angolo del globo. Uniti per uno scopo comune. Riconvertire il pianeta in paradiso di gioia, comprensione e bontà.
Nessuno dovrebbe soffrire, specialmente i nostri bambini. Questa volta dobbiamo riuscirci.
Questa la dedico a tutti i bambini del mondo.» la sua voce era molto profonda, seria, piena di sensibilità e di bontà d'animo.
Da quella prefazione, eseguí Heal the world, cantando con dolcezza e sentimento verso quella canzone ma sopratutto per i bambini.

L'intera performance fu da brividi, Michael venne circondato da tanti bambini che salirono sul palco per cantare insieme a lui.
I suoi occhi erano colmi di gioia, con qualche luccichio per la commozione, mentre cantava accarezzava le teste di bambini, guardandoli con tanto amore.

Nel mentre della canzone, Michael prese in braccio un bambino, sorridendo con il suo luminoso sorriso, e alla fine della canzone, il cantante gli diede un bacio sulla guancia.

Quella, fu l'esibizione di Michael Jackson, un esibizione da brividi con tanta energia che solo il Re del pop poteva generare.
Non si era mai vista una potenza e un energia mai vista all'esibizione dell'intervallo del Super Bowl.

Da quel giorno, vissuto in TV da oltre 133 milioni di persone, il concetto di "Super Bowl Half Time Show" non sarà mai più lo stesso.
Quell'esibizione entrò a far parte della storia, sia del Super Bowl che del cantante stesso




[...]



«Sei una leggenda! Sei stato formidabile!» disse Lavelle dandogli una pacca sulla spalla.
«Sei stato bravissimo insieme agli altri. Hai fatto un ottimo lavoro, anche tu sei stato veramente impeccabile.» disse Michael rientrando nel backstage con aria molto soddisfatta.
«Bravo Michael, strepitoso.» disse Jennifer a bocca asciutta.
«Hai urlato con quella chitarra.» disse il cantante con aria professionale.
«Ehi, ragazzo mio!» arrivò Ben abbracciando il cantante con i brividi su tutto il corpo «Cazzo amico, sei stato ... Dio non so che cavolo dire. Questa esibizione rimarrà nel storia del Super Bowl.»
«Ne sono convito anch'io, bravi a tutti ragazzi. Siete stati fantastici.» Michael fece un applauso ai ragazzi, insieme all'intero staff che applaudi con lui con tanta soddisfazione.

«Mhm non vedo l'ora di andare in hotel e riposarmi un po'.» disse Michael camminando nel corridoio.
«A chi lo dici Michael, io penso che andrò un po' al night club con alcuni miei amici.» Michael ridacchiò.
«Ormai sei fissato.» disse Michael arrivando davanti alla porta del suo camerino.
«Michael.» chiamò Jennifer.
«Dimmi.» disse voltando il capo verso di lei.
«Nel tuo camerino c'è una sorpresa per te.» Michael fece un espressione curiosa.
«Cos'è? Un regalo di ringraziamento?» domandò per indovinare.
«Non proprio, Ben vuoi venire un attimo che devo dirti delle cose?» domandò Jennifer.
«Arrivo subito dolcezza.» disse Ben dirigendosi verso la chitarrista, e Jennifer fece l'occhiolino a Michael prima di chiudere la porta.

Il cantante sorrise, ed entrò dentro al camerino.
Rimase paralizzato, il suo cuore smise di battere, la sua espressione divenne bianca dalla sorpresa alla visione di una ragazza.
Sandie.
Era Sandie seduta sul divanetto, con le mani congiunte, e le gambe composte.
Lei lo guardò con il sorriso più tenero del mondo.
«Non smetti mai di stupire il pubblico, hai fatto un Super Bowl da paura.» commentò la mora.

Michael a quel punto chiuse la porta a chiave dietro alle sue spalle, e camminò verso la ragazza.
«Sei per caso impazzita? Lo sai che ci sono i paparazzi che ti possono vedere?» domandò allarmato.
«E allora?» domandò anch'ella «Sai che me ne frega a me dei paparazzi. Che possano fare tutte le foto del mondo.» disse con tanto di menefreghismo.
«Per dio, possibile che tu sia tanto cocciuta?» domandò voltandosi verso lo specchio, appoggiando le mani sulla scrivania coperto da trucchi e vestiti.
Sandie si alzò in piedi.
«Comunque sia, ormai sono qui. E dobbiamo parlare.» obiettò.
«Non qui.» disse poi il moro.
Ella alzò uno sopracciglio, nascondendo la tristezza nella sua espressione seria.
«E dove vuoi che parliamo?»
«In un posto più tranquillo.» rispose.
«Mh, non hai la faccia di uno che ha tanta voglia di parlare con me.»
Ti sbagli, in questo momento ti prenderei i polsi e ti bacerei fino a farti consumare le labbra.
«Se vuoi che me ne vada, basta dirlo.» disse.
«Non ho detto di andartene via, ma bensì di aspettare a parlare. Ci sono i paparazzi in giro.» precisò alla fine.
Sospirò.
Lui a quel punto si girò verso di lei.
«Come facevi a sapere che mi sarei esibito qui?» lei ridacchiò.
«Ormai i giornali e riviste parlavano solo di questo maledetto Super Bowl, poi mi sono fatta dare delle informazioni. Ed eccomi qui.» spiegò.
«Mh, ad ogni modo, non dovevi venire. Hai rischiato grosso Sandie.» commentò il moro.
Lei sorrise dolcemente.
«Ti sei dimenticato che per te sarei disposta a rischiare tutto?»
No, io non dimentico mai queste parole.
Non dimentico il grande amore che provi nei miei confronti. Come potrei? Dimmelo Sandie.



~~



Sandie e Michael erano nella camera del ragazzo, lui e il suo staff erano alloggiati in un hotel a cinque stelle nel centro della California.
I due erano l'uno di fronte all'altro, Michael aveva lo sguardo rivolto verso il basso con le mani dentro alle tasche dei pantaloni.
Sandie lo guardava, aspettando che dicesse una parola per aprire il discorso.
Così fu.
«Cosa dovevi dirmi?» domandò camminando per la stanza mettendosi dietro alle spalle della fanciulla.
«E me lo chiedi pure? Andiamo Michael.» disse Sandie voltandosi verso di lui.
Il cantante si bloccò.
«Non ho niente da dire, e poi non ricordo la nostra ultima conversazione.» disse.
«Menti, menti cazzo.» disse con aria arrabbiata «Sei sparito per quasi un mese senza telefonarmi e darmi una spiegazione!» esclamò.
«Mi dispiace, ma non ricordo.» mentì.
Sandie sospirò.
«Hai detto che dovevo rimanere a Beverly Hills e non partire in tour con te. E mi hai lasciata appesa come un salame.» spiegò cercando di farglielo ricordare.
«Oh.» mormorò «Ora ricordo.» mentì ancora.
«Buongiorno Michael, gradisci un caffè?» domandò con tono ironico ma con la rabbia insieme «Ti prego, voglio solo che tu mi dia una spiegazione. Ho preso il primo volo per la California solo per vederti e parlare per chiarire questa situazione una volta per tutte.»
«Non dovevi venire Sandie.» rispose «Dovevi rimanere a Beverly Hills.» disse.
«Col cazzo, io non sono come te che ti nascondi da un cazzo di tana come una talpa rimanendo con i conti in sospeso. No! Io reagisco. Io dovevo venire qui e affrontare la situazione. E ore mi devi spiegare! Devi dire tutto!» urlò.
«Abbassa la voce Sandie.» disse con aria seria, ma la ragazza scosse la testa.
«No, non abbasserò la vice, e non intendo farmi comandare da te. Faccio il cazzo che mi pare soprattutto se alzare la voce o meno.» lui ridacchiò.
«Mi è sempre piaciuta questa parte del tuo carattere. Ovvero che non dipendi da nessuno, godendoti la vita cercando di divertiti. Ho sempre ammirato questa tua bellissima parte.»
«Non cambiare discorso Michael.» precisò stellina «Sputa il rospo e parla Dio mio.» supplicò «Ti prego.» supplicò ancora.

A quel punto Michael cedette, si voltò verso di lei, guardandola nel profondo dei suoi occhi incominciando a parlare.
«Andava tutto bene tra noi, con te sto vivendo un sogno di quando era bambino. Fino a che i paparazzi non si sono messi in mezzo.
Non so se hai visto le riviste di quel periodo, ma c'erano periodici dove c'erano foto di me e te insieme. La tua faccia era dappertutto Sandie.
Ti avevo messo in pericolo per colpa mia.» spiegò con il cuore in gola.
Sandie rimase perplessa alla spiegazione del ragazzo.
«Onestamente non ho visto nessuno di quei periodici. Non sono un tipo che legge quella merda.» precisò.
«Beh, io si. E non è stato per niente bello.»
Sandie rimase paralizzata.
Si sentì presa in giro e ferita.
I suoi occhi luccicarono.
«Così ti sei allontanato per questo ...» mormorò spalancando gli occhi, scosse la testa «N-non ci posso credere. Ti sei nascosto per questo tempo solo per questa sciocchezza.»
«Sciochezza? Stai scherzando Sandie? Potevano rovinarti la vita.» lei sorrise in modo nervoso.
«Chissà quanto me ne frega, la mia vita è già stata rovinata da un bel po'. Ma per te sarei disposta a farmela rovinare di più quanto mi è gia stata rovinata tanto.» spiegò.
«Tu non devi rischiare per me.» ripeté il moro.
«Ah no?! Non devo rischiare per te!? Dell'uomo che mi ha fatto ricredere all'amore, alla vita e alle cose belle!? Dell'uomo di cui sono perdutamente innamorata!? Oh Gesù mio.» disse esasperata.
«Sandie, devi cercare di capire che non puoi rischiare nelle situazioni pericolose.» Sandie spalancò la bocca.
«Pericolose? Questa stronzata è una situazione pericolosa?» domandò esterrefatta.
«Si! Si cazzo Sandie! Potevano renderti la vita impossibile! Ma lo vuoi capire per l'amore di Dio!? O sei così cieca da me che non ti accorgi del pericolo?» esclamò mettendo una mano tra i capelli.

«Sai cosa ho capito, ho capito che tutto quello che hai detto sul nostro amore era falso. Tu non mi ami come si deve Michael. Perché tu hai espressamente detto che tu avresti rischiato per me, qualsiasi cosa fosse successo. Avresti rischiato, non importandoti delle conseguenze. Invece guarda ... guarda qui. Hai infranto questa promessa.» spiegò con il cuore a pezzi.
«Perché? Non penso che sto parlando con te non sia un rischio che sto correndo? Io ho rischiato per te, e anche tanto Sandie. Non dire stronzate.» spiegò arrabbiato.
«Tu non dire stronzate!» esclamò, poi lo guardò di nuovo, lo guardò con uno sguardo arrabbiato con la tristezza mischiata. Fino a che Sandie non pianse, dirigendosi verso di lui.
«Ti avevo chiesto con tanta sincerità di non farmi del male. Ti avevo pregato di non farmi del male. Di non farmi rivivere i miei incubi. Invece lo hai fatto. Sei crudele.» disse «Sei crudele, sei crudele.» disse tra i pianti dandogli dei piccoli pugni sulle spalle del cantante «Hai idea di come sono stata in questo mese? Ho versato un fiume di lacrime solo per te, passando notti in bianco, credendo che non mi volessi più sono caduta di nuovo nell'oblio. In questo momento ti vorrei prenderti a schiaffi.» spiegò tra i pianti. A quel punto Michael prese le mani della ragazza, stringendole.

Non poteva perdonarsi di averla fatta soffrire in quello stato, tra i messaggi lasciati in segreteria che ella stessa aveva lasciato, confermavano le sue parole.
«Fallo.» incitò «È quello che merito Sandie. Perciò fallo. È la mia punizione di averti fatto del male.» lei scosse la testa con gli occhi pieni di lacrime.
«I-io ...» il cantante prese il viso tra le mani come se fosse un fiore da accudire «sono arrabbiata con te.» sussurrò.

Lui si avvicinò al suo viso per baciarla, e dopo un mese di distanza, finalmente potevano sentirsi ancora una volta. Toccandosi e amarsi ancora e ancora.
«Sei crudele.» lo ricordò, Michael l'abbracciò.
«Ho capito che non posso vivere senza di te, ho capito che non posso mentire di nuovo a me stesso. Ho capito che non posso di nuovo sfuggire all'amore. Ho capito che senza te divento spento, spento come una macchina senza benzina. E tu sei la mia benzina Sandie.
Non è vero che non ti amo, io ti amo più di qualsiasi altra cosa. Sei la donna della mia vita e lo ripeterò fino alla nausea. Ti prometto in questo momento di non sparire più, di non mentirti più. Continuando ad amarti come ho sempre fatto, ma soprattutto ti prometto di non farti di nuovo del male. Te lo prometto Sandie, te lo prometto cazzo. Perché scordati che passerò un altro mese senza te. Impazzirei solo al pensiero.» spiegò con tutto l'amore che aveva dentro di se, le lacrime uscirono e caddero sulle guance della ragazza, i loro volti erano disperati, ma impregni d'amore.
«Promettimo ancora Michael.» disse Sandie appoggiando la testa sul suo petto.
«Ti prometto che non ti lascerò più sola, e non ti farò più soffrire. Sei la mia stellina, e lo sarai per sempre. Ma adesso basta con le chiacchiere, vieni qui.» la baciò con amore e ardore, prendendola in braccio come una sposa, finendo per stendersi sul letto continuando a viaggiare nel mondo dell'amore.

Le sue parole erano vere.
Non avrebbe fatto più soffrire Sandie.
Non le avrebbe più nascosto nulla, ne tantomeno sparire senza un motivo.
Era pronto a cambiare per lei.
Per renderla come la stella più splendere della galassia.

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