[Κεφάλαιο 34]
19 gennaio 1993
Michael si svegliò nel cuore della notte, a causa di un brutto sogno. Aveva gli occhi impalati sul soffitto di camera sua col cuore che palpitava ancora dalla paura avuta nel terribile sogno.
Guardò affianco, non c'era nessuno. Nemmeno Sandie.
Era a casa insieme a Nicole con il suo nipotino.
Sentiva freddo, non soltanto nel suo corpo ma anche nella sua anima.
Si coprì di più con le coperte cercando di prendere sonno. Ma invano.
Non si trovava a Neverland, bensì nella sua casa a Beverly Hills. In quei giorni per lui era molto più comodo stare in quella zona, soprattutto per lavoro.
Si guardò intorno, come un bambino sperduto, erano cinque giorni che non vedeva Sandie.
Non avevano litigato, ma bensì lei aveva detto che sarebbe stata con Nicole per vedere il nipote, e per aiutare la sorella.
Ma quella sera fu una sera piena di tormenti e agonie per il Re del pop.
Non c'era nessuno in quella casa, e si sentiva tanto solo.
Scoppiò a piangere, prese un cuscino e lo abbracciò, per un attimo in quel cuscino parve sentire l'odore dolce di Sandie.
Ma era solo la sua immaginazione.
Le mancava, le mancava da morire.
Si sentiva perso senza di lei, senza la sua presenza.
Era essenza per lui.
L'essenza che circolava nel suo corpo che permetteva di vivere sulla terra.
Si sentiva terribilmente solo in quella notte, avrebbe voluto uscire nei quartieri e trovare qualcuno a cui fare una piacevole chiacchierata. Ma sapeva che anche se fosse uscito, non avrebbe incontrato nessuno e tornato a casa con l'agonia moltiplicata.
Non riuscendo a dormire, il ragazzo prese dei farmaci che permettevano di dormire.
Doveva dormire.
Ci sarebbe stata un esibizione a lui molto importante.
Doveva recarsi a Washington D.C, alla casa bianca per esibirsi davanti al nuovo presidente degli Stati Uniti. Bill Clinton.
Doveva essere carico per l'esibizione.
Voleva fare bella figura e fare una forte impressione sia al presidente che al pubblico stesso.
Doveva cantare due canzoni, e sapeva quali canzoni cantare per un esibizione pubblica davanti al presidente degli Stati Uniti.
Il sonno non arrivò, erano circa le sette di mattina. Aveva bisogno di parlare, di sfogarsi con qualcuno.
Così prese il telefono poggiato sul comodino componendo il numero di Candice. La sua cameriera più affidata con cui aveva un bel rapporto di amicizia.
Poco dopo tre squilli, rispose.
«Pronto?» aveva la voce decisa e ben energetica, probabilmente era sveglia da un po'.
«Buongiorno Candice.» rispose il moro con tono dolce.
«Ehi, Mr Jackson, buongiorno a lei. Come sta?» egli cercò di nascondere la sua angoscia.
«Sto bene, tu stai bene?» Candice dall'altra parte della cornetta, notò dalla voce che Michael non stava bene.
«Io si, ma lei no.» puntualizzò la cameriera.
«Ti prego Candice dammi del tu, infondo non sono poi così vecchio.» disse il cantante con tono ironico.
«Michael.» lo chiamò.
«Oh! Finalmente mi hai chiamato per nome!» esclamò vittorioso.
«Cosa è successo? Perché sei triste?» a quel punto il sorriso di Michael svanì, trattennendo le lacrime.
«No, non sono triste.» mentì.
«Michael.» lo chiamò «Non devi avere paura di sfogarti con le persone. Lo sia che sono sempre pronta a darti consigli ed ascoltarti.» spiegò la donna.
«H-ho solo paura di crearti un disturbo, non voglio che la gente si rattrista»
«Michael, capita quel momento di sfogarsi con qualcuno per parlare anche delle cose più semplici che ti tormentano. Perciò, parla Michael. Cos'è che ti turba?» domandò poi alla fine.
Egli prese un bel respiro cominciando il discorso con una frase:
«Ho paura di perdere ciò che mi è più caro al mondo.» disse con voce minuta.
Candice fece il primo collegamento che le venne in mente.
«Stai parlando di Sandie?» domandò la donna.
Lui sorrise soltanto se qualcuno pronunciava il nome di quella ragazza che tanto amava.
«Si, vedi Candice. Tutto è così magico, la relazione che sto vivendo con lei è meravigliosa. Un sogno, e ho paura che un giorno questo sogno possa spezzarsi.» confessò il ragazzo con la paura in gola.
«Perché lo pensi?» domandò la donna.
Lui sospirò.
Si alzò dal letto finendo a trovarsi nel riflesso di uno specchio, gli cadde una lacrima.
«Perché ho paura di non essere abbastanza per lei.» rispose.
Candice alzò uno sopracciglio.
«Michael spero sia uno scherzo.» lui scosse la testa guardandosi di più allo specchio.
Cominciò a piangere.
«Perché Candice?» domandò «Perché la gente si concentra solo sull'aspetto e non nell'animo della persona? Ogni giorno leggo notizie del mio aspetto che sono uscite da un film horror.
Mi sento così brutto Candice, e mi domando perché mai Sandie possa amare un uomo come me?» domandò con voce spezzata.
«Forse perché è innamorata di te.» rispose Candice con voce rassicurante «Ti ama da morire, ama tutto di te. Anche la tua dolce anima. E tu lo sai.»
«Si, ma io voglio il meglio per lei, se lo merita dopo tutto quello che ha dovuto affrontare.
Io sento di non essere abbastanza, mi guardo allo specchio e vedo solo bruttezza.»
«Michael, mi prendi in giro?»
«No, e ... poi mi occupo di questa cosa dell'anoressia. Mi sento triste.» Candice ebbe un piccolo campanello d'allarme.
Anoressia?
«Michael, aspetta, che vuoi dire?» domandò la donna cercando di capire.
«A volte non mangio, non riesco a mangiare Candice. Poi mi guardo allo specchio e vedo solo un ragazzo preso dall'anoressia.» spiegò.
«Non dire così, Michael, stai bene, stai veramente bene.» incitò la cameriera.
Lui vedendo la sua immagine riflessa nello specchio fece l'espressione più triste del mondo.
«No, non sto bene.» Candice si sentì con il cuore pesante tra le mani.
Voleva aiutarlo.
Farlo capire quanto lui valesse.
Michael era sempre stato un tipo molto insicuro del suo aspetto, in generale era molto insicuro di se stesso.
Fin dalla tenera età Joseph, suo padre, lo aveva sempre preso in giro per il suo aspetto, e tutto peggiorò quando Michael cresceva fino a raggiungere l'adolescenza.
Raccontò tutto a Candice, lo sentiva piangere. Sentiva di quanto lui avrebbe tanto voluto una figura paterna più affettuosa e presente nella sua vita. Ma ebbe tutto il contrario.
«Sembra che mio padre mi cerchi solo per i soldi, e mai per qualcosa di personale. È davvero così triste tutto ciò.» mise una mano sulla fronte «Spero che un giorno capirà quanto dolore mi ha causato da bambino. Ma la vedo difficile, è tipo molto arrogante e orgoglioso. Ma sai, io ho sempre una speranza anche per le cose più brutte.» spiegò.
«Sono sicura che un giorno lo capirà.» disse Candice.
«Spero non quando morirò.» disse ridacchiando.
«Non parlare così Michael.»
«Menomale che c'è Sandie, se non avessi lei al mio fianco non saprei proprio come affrontare queste situazioni. È così importante avere una persona che ti ama al tuo fianco. Essere amati è molto importante. È vero, ho avuto Tatum che è stata la mia prima ragazza, vari flirt tra cui con Brooke. Ma con lei è tutto diverso Candice, da quando sto con Sandie ho capito il vero significato dell'amore. Quando ami una persona in modo incondizionato. E quando mi sveglio la mattina ringrazio sempre il Signore per averla ancora con me, lo ringrazio per i momenti più semplici, anche quando mi sveglio e mi trovo lei accanto a me che dorme come un vero angioletto.» le lacrime scesero per tutto il viso al discorso riferente a Sandie.
Era il suo punto debole.
Oltre ai bambini, Sandie era uno dei suoi punti più deboli.
C'era ancora quell'amaro in bocca di non averla protetta nel momento del bisogno, di averla lasciata andare a percorrere quello che poi era diventato il suo trauma più grande.
Si dava la colpa di non aver ammesso i suoi sentimenti prima del sequestro, forse Sandie sarebbe stata ancora quella piccola stella che aveva conosciuto tre anni prima.
Quella stellina senza traumi, che viveva la sua vita in modo tranquillo.
«Michael, posso farti una domanda?»
«Certo.»
«Perché hai chiamato me e non direttamente Sandie? Sai che lei si sveglierebbe anche alle quattro di mattina per te.» puntualizzò la cameriera.
Lui fece un mezzo sorriso, in cui c'era anche la tristezza.
«Semplice, perché non la voglio intristire, ha già i suoi problemi se ci metto anch'io non ...» Michael non riuscì a collegare la frase.
«Posso darti dello stupido?»
«Perché?»
«Andiamo Michael, lo sai che per Sandie tu non sei mai un disturbo. A lei interessa molto il tuo benessere. E devi confidarti con lei.
Sandie si confida spesso con te, e perché tu non lo fai quando ne hai bisogno?» domandò Candice con tono dispiaciuto.
«Candice, lei ha bisogno anche un po' di pace non trovi?»
«Si questo è vero, ma non c'entra niente con quello che stiamo dicendo. Devi essere un po' più aperto con lei, altrimenti le crei solo un dispiacere Michael. È importante che tu ti apra con il proprio partner. Sennò che relazione sarebbe se non ci sono aiuti tra l'uno e l'altro?» Michael pianse in silenzio, si sedette sul letto, massaggiandosi gli occhi gonfi mentre Candice parlava al telefono.
«Ho sempre paura per lei, paura che i paparazzi la scoprano. Candice, se succederebbe una cosa del genere io-»
«Aspetta, non avevi detto che avresti rischiato per lei?» domandò Candice.
«Si, ma quando il rischio si fa troppo grande allora devi fare qualcosa.»
~~
Sandie era a casa, ad aiutare la sorella con Nathan, che dopo due mesi nell'incubatrice, era perfettamente sano.
Nicole stava allattando il figlio, Sandie era accanto alla sorella e il nipote.
«Ahia!» esclamò Nicole.
«Tutto ok?» domandò la sorella con aria preoccupata.
«Si, ogni tanto tira.» Nicole abbassò lo sguardo verso il figlio che stava bevendo il latte dal suo seno, egli aprì gli occhi, erano scuri come la notte.
Guardò la mamma e poggiò la manina sul seno.
Era la scena più adorabile che Nicole avesse visto in tutta la sua vita. Si commosse, era come se suo figlio stesse dicendo "Grazie mamma."
«Ma guarda com'è bello l'amore di zia.» disse Sandie avvicinando al nipote «È buono il latte della mamma?» Nathan succhiò ancora «Si eh?» ridacchiò.
«Ama il mio latte.» commentò la sorella.
«Lo vedo, guarda come succhia, e come ti guarda.» disse.
«Sandie.» la chiamò.
«Si?» si voltò verso la sorella maggiore.
«Non ho avuto il tempo di dirtelo, ma ti volevo dire grazie. Grazie di aver fatto nascere Nathan senza riscontrare nessun problema. Sei stata strepitosa. Farai successo nel campo della medicina qualunque sia la strada che sceglierai.» Sandie sorrise alle parole di Nicole e le diede un bacio sulla fronte.
«Grazie a te di aver messo al mondo un meraviglioso bambino come Nathan.» disse Sandie con il sorriso.
«Ti voglio tanto tanto bene.»
«Io di più.»
Nicole dopo aver dato da mangiare a suo figlio, lo portò a dormire.
Sandie era seduta sul divano, a guardare un po' di telegiornale.
«Ad una settimana dall'elezione del 52esimo presidente degli Stati Uniti. Bill Clinton, questa sera si terrà una cerimonia alla casa bianca, per l'insediamento del presidente.
Si esibiranno varie celebrità della musica come Aretha Franklin, Steve wonder e Michael Jackson.»
Sorrise quando udì il nome del suo amato.
Era musica per le sue orecchie.
Nicole tornó e si sedette accanto a lei.
«Bell'uomo il nuovo presidente eh?»
«Nah, non è il mio tipo.» rispose stellina.
«Però secondo me è un grande scopatore.» ipotizzò la riccia.
«Dio santo Nicole.»
«Ma dai Sandie, si vede dalla faccia che ama scopare qualsiasi donna che lo guarda. È palese.» ella sospirò.
«Non ti dai mai una regolata eh?» ridacchiarono.
«Sento un freddo della madonna.» disse Nicole prendendo una coperta.
«Cheyenne?» domandò la mora.
«Verrà nel pomeriggio.» rispose la riccia.
«Capito.» restarono in silenzio mentre Sandie tra i canali del televisore vedeva se c'era qualcosa di interessante da guardare.
«Mi domando perché non fa un cazzo in televisione se non Oprah Winfrey e vari talk show. Bleee.» borbottò Sandie.
«Stanno andando molto di moda.»
«La moda un cazzo, per me questa non è televisione.»
Certo che la tv è cambiata tanto, non trasmettono niente di interessante se non della stupida ignoranza. Che tristezza.
«Ho un idea, che ne dici di vederci un film?» propose la sorella.
«Quale? Ho tante videocassette.»
«Il padrino.» Sandie sorrise mordendosi il labbro inferiore
«Già sai.»
«Gli farò un offerta che non potrà rifiutare.» la maestria di Marlon Brando in quel film era qualcosa di magnetico, una grande presenza che occupava tutto il film.
E mentre le sorelle impegnate a guardare il film, Nicole decise di attaccare un argomento.
«Michael ti ha chiamato?» stellina scosse la testa.
«Sarà impegnato.» rispose la mora.
«Ti chiamerà più tardi, tranquilla.»
«Sono tranquilla.» disse sorridendo.
Ma in lei, c'era qualcosa che non andava, come se avesse un bruttissimo presentimento.
Non era tranquilla. Per niente.
[...]
Michael in occasione per il presidente degli Stati Uniti, indossò i soliti jeans neri e una camicia rossa particolare, con delle decorazioni oro e nero sulle spalline e il colletto nero e bianco. Con una cintura nera con su uno stemma dorato.
Si sistemò per bene, spruzzando cinque volte il profumo dappertutto.
Aveva ancora i capelli sciolti, e mentre si stava facendo la sua coda bassa, qualcuno bussò alla porta.
Egli scese dalle scale fino a raggiungere la porta d'ingresso. Aprì, ed era Ben, il suo manager.
«Ehi, come mai sei qui?» domandò Michael con un aria perplessa.
«Ti devo parlare.» disse l'uomo entrando in casa, e andò verso il salotto.
Michael, preoccupato andò verso il manager.
«È successo qualcosa di grave?» domandò il cantante.
A quel punto Ben cacciò una manciata di giornali.
«Dai un'occhiata.» incitò ben.
Egli, spaventato, prese un giornale, e gli si congelò il sangue.
In prima pagina c'era una foto che ritraeva Michael e Sandie in un atteggiamento amoroso.
Jacko, ha una nuova fiamma. La sua dottoressa!
No no no
Prese altri giornali dove non facevano altro che parlare di Sandie, erano delle foto prese durante la seconda parte del tour.
Alcuni erano dei giornali di lingua straniera, persino il giapponese. La foto di Sandie era dappertutto.
«Cazzo!» buttò i giornali per l'aria.
«Ora il mondo sa di lei Michael.» il moro mise le mani sulla testa.
Come hanno fatto a scoprire tutto?
Come? Possibile che sono stato così stupido?
«Verranno a cercarla e sapere tutto.» commentò Ben.
«Com'è possibile che sia successo? Eppure sono stato molto attento.» commentò con aria afflitta.
«Evidentemente i paparazzi sono stati più furbi di te.» Michael lo fulminò con sguardo, Ben si voltò verso di lui, alzandosi dal divano «Ascoltami Michael, per il tuo bene ma soprattutto quello di Sandie, è meglio che per ora lei non riparta con noi. È sulla bocca di tutti ormai.» Michael spalancò gli occhi alla proposta del manager.
«N-Non posso, lei ha bisogno di me, come io ho bisogno di lei. Non posso lasciarla Ben.»
«Non ti ho detto di lasciarla, ma ti sto dicendo che è meglio che per ora non la veda per un po'. Finché l'onda di questo gossip non sarà placata.» le paure di Michael, che aveva raccontato la mattina a Candice risultarono reali.
Si accasciò per terra, cercando di rimanere lucido e di non andare fuori di testa.
I paparazzi avevano Sandie, il grande incubo di Michael si tramutò in realtà.
Ma come poteva lasciarla? Anche solo prendere le distanze. Sapeva che Sandie non avrebbe retto una cosa del genere, neanche lui.
«Come posso fare una cosa del genere?» domandò il cantante tra le lacrime «Io ... io non riesco a stare senza di lei. Non posso Ben.»
«Devi farlo Michael.» incitò.
«Non posso Cristo Dio! Non posso lasciarla!» andò verso la cucina buttando degli oggetti per terra in preda alla rabbia «Tu non capisci niente di amore Ben, lei mi ha salvato! Non posso! Ci deve essere un altro modo.» esclamò tra la rabbia e il dolore.
«Non c'è nessuna soluzione, devi fare come ti ho detto io e basta. E poi ti ho detto che non sarà una separazione definitiva. Amico, lo dico per te, per la tua carriera per il tuo futuro.» puntualizzò.
«No, no cazzo no.»
«Invece sì, smettila di fare queste scene così ipocrite e fa l'uomo per una buona volta santo Dio.» le vene di Michael si gonfiarono dalla rabbia e andò con passo veloce verso il suo manager.
«Come cazzo ti permetti di parlarmi in questo modo? Eh? Chi cazzo sei per avere un tono così alterato come se fossi Dio sceso in terra?» domandò il cantante con il tono più furioso che aveva.
«Ascolta Michael-»
«Tu non sei nessuno per controllare la mia vita! Non sei mia madre, ne tanto meno mio padre!»
«Ma non puoi fare questo casino per una donna. Svegliati Michael, hanno scoperto che stai con Sandie. Vuoi fare qualcosa si o no?» lui scoppiò a piangere, con le idee già chiare su cosa fare con Sandie.
E cioè, con il cuore a pezzi, avrebbe preso per un po' le distanze da lei. Finché le acque non si sarebbero calmate.
~~
Era nel suo jet privato, aveva gli occhiali da sole, guardando il finestrino dove al di fuori c'era il paradiso delle nuvole.
«Mr Jackson desidera qualcosa?» domandò l'hostess con tono gentile, Michael alzò la mano in segno di negazione.
L'hostess se ne andò.
Michael a quel punto, di nascosto dalla tasca della giacca prese sei pillole. Mise in bocca bevendo poi l'acqua ingoiandole come se fossero caramelle.
Era disperato.
Si era creato un buco nel petto.
"Devi prendere le distanze da Sandie."
Quella frase era ancora intatta nella sua testa, non riusciva a toglierla, voleva urlare, voleva piangere.
Perché sapeva che senza di lei sarebbe caduto nell'oblio.
Un oblio simile a quello che era caduto Ethan, il migliore amico della ragazza.
Cercò di distrarsi guardando le nuvole, oppure leggendo un libro. Ma invano.
Aveva l'immagine di Sandie stampata in testa e questo gli impediva di fare anche le cose più semplici.
Sandie ... amore mio.
Si alzò, camminando si verso il bagno, si chiuse a chiave scoppiando a piangere ininterrottamente.
Perché non poteva stare con una donna? Perché i paparazzi dovevano rovinare la felicità delle persone? E perché lui era così preso di mira? Perché non poteva essere felice con una donna? Perché?
Quelle domande erano come pugno sullo stomaco, facevano male. Tanto male.
E mentre Michael era immerso nelle sue stesse lacrime, chiese perdono. Perdono a Sandie, perdono di non averla protetta abbastanza.
Perdono in particolare, di doverla lasciare andare per la terza volta. Con la speranza che le bocche si sarebbero poi ricucite.
Con le speranza che il mare agitato fosse tornato calmo e tranquillo.
Con la speranza che tutti quei gossip venissero dimenticati e lanciati in un archivio.
Lo sperava con tutto il cuore.
Arrivato a Washington D.C, Michael venne accolto da un grande calore pieno di fans che lo stavano aspettando.
Vide alcuni fans che stavano reggendo dei cartelloni con su delle sue foto e la scritta "We love you so much Michael."
Abbracciò alcuni fans, di tutte l'età.
E per un momento, quella tristezza che aveva sembrava svanire, si era ricordato che c'erano i suoi fans a dargli amore. Che erano sempre pronti a tutto per lui.
La parte bella nell'essere famosi era quello di avere tanta gente che stima e ama quella celebrità e Michael sentiva di essere fortunato ad avere dei fan così amorosi.
Menomale che ci siete voi.
Grazie di amarmi.
Vi amo anch'io, ma molto di più.
Sandie era in giro con i sacchi marroni della spesa in mano, mentre la gente parlava alle sue spalle di quello che stava succedendo.
«È lei quella ragazza?» domandò un ragazzo.
«Può darsi, assomiglia molto a quella del giornale.» disse un suo amico.
«Chi lo sa se è vero se Michael Jackson si sta frequentando con quella ragazza, io ho sempre pensato che fosse gay.»
«Gay? Ma dai.»
«Però se è etero meglio. E comunque quella ragazza è una gran gnocca, Il re del pop ha bei gusti. Se veramente è lei chiederei di uscire con me.»
«Ma sta zitto.»
Sandie non sentí quelle voci, non sentì niente, vedeva solo la gente che ogni tanto la guardavano con lo sguardo curioso, oppure di disgusto.
Sandie si insospettì per un un attimo, ma poi pensò che magari la gente è solo un po' stupida.
Tornò a casa e non c'era nessuno, c'era solo un biglietto appoggiato sul tavolo della cucina:
Siamo andati a fare un giro, torneremo tra un ora.
Baci, Nicole
Fece un mezzo sorriso, posò le buste della spesa sul tavolo, prendendo poi il telefono per chiamare Michael.
Nessuna risposta.
Provò a chiamare altre tre volte, ma non ottenne nessuna risposta.
Sospirò, e si sedette sulla sedia.
Aveva lo sguardo rivolto verso il basso, toccando una ciocca di capelli per poi giocarci.
Sentiva tanto la mancanza di Michael, anche della sua voce.
Lo voleva accanto a se, tra le sue braccia e parlare con lui del più e del meno.
Provo a chiamarlo di nuovo, ma la segreteria disse di nuovo che il cliente non era raggiungibile.
Poi realizzò che sarebbe andato a quella cerimonia, così lascio stare.
~~
Michael era dietro alle quinte, non parlava coi nessuno, al massimo era un po' agitato nell'idea di cantare di fronte al nuovo presidente degli Stati Uniti.
Si toccò la punta del naso varie volte,in segno di nervosismo.
Cercò di rimanere concentrato e di fare bella figura davanti alla platea.
Non voleva pensare a niente, nemmeno a Sandie. Doveva rimanere lucido e concentrato.
Fino a che il presentatore non chiamò il suo nome, fu così che Michael si incamminò verso il palcoscenico.
Accolto con una standing ovation, il Re del Pop lanciò un appello a favore della ricerca contro l'AIDS.
Lo fece visibilmente commosso, citando il caso del suo giovane amico Ryan White, morto tre anni prima proprio a causa del virus dell'HIV.
«Vorrei approfittare un attimo di questa cerimonia pubblica per parlare di qualcosa di molto personale. Riguarda un mio caro amico che non è più con noi.
Il suo nome è Ryan White, un emofiliaco a cui era stato diagnosticato il virus dell'AIDS quando aveva 11 anni.
Morì poco dopo aver compiuto 18 anni, nella fase in cui la maggior parte dei giovani sta appena iniziando ad esplorare le meravigliose possibilità della vita.
Il mio amico Ryan era un giovane uomo molto brillante, molto coraggioso e molto normale, che non ha mai voluto rappresentare un simbolo o un portavoce di una malattia mortale.
Nel corso degli anni, ho condiviso tanti momenti spensierati, felici e dolorosi con Ryan; accompagnandolo alla fine del suo breve ma intenso viaggio.
Ryan se n'è andato e, proprio come chiunque abbia perso una persona cara a causa dell'AIDS, mi manca profondamente e costantemente.
Lui se n'è andato, ma voglio che la sua vita abbia un senso al di là della sua scomparsa.
La mia speranza, presidente eletto Clinton, è che lei e la sua Amministrazione impegniate le risorse necessarie per debellare questa terribile malattia che ha portato via il mio amico, e che ha spento così tante vite promettenti prima del tempo.
Questa canzone è per te, Ryan» le parole del Re del pop commosse l'intera platea, il presidente Clinton guardò il cantante in segno di ammirazione e stima.
Fu così che le note di Gone too soon invasero il pubblico e la voce del cantante.
Canto Gone too soon, la canzone che aveva dedicato a Ryan, la cantò con grande emozione con il cuore in mano. Con qualche espressione di commozione.
Ricordava perfettamente quando Ryan morì, ci rimase molto male, ma senza volerlo, Sandie entrò di nuovo nella sua testa.
Questo perché nelle prime volte che si erano visti Michael raccontò di quando stava male per la morte di Ryan, Sandie doveva partire per la Grecia quel giorno, ma poi annullò la partenza per consolare il cantante.
Ai tempi, erano buoni amici.
E dei futuri innamorati.
Sandie da casa, guardò l'esibizione del moro.
Lo guardò ed era così emozionante quella canzone.
Michael aveva un grande cuore colmo d'oro.
La sua voce era così ipnotizzante, così rilassante e colma di ritmi messi insieme.
«Ti amo.» disse la ragazza dopo che il cantante fino la canzone.
E Michael pochi minuti dopo tra i forti applausi, attaccò la canzone Heal the world.
Sandie dall'altra parte dello schermo la cantò insieme a lui.
Amava quella canzone, aveva un bellissimo significato, era una delle sue canzoni preferite.
Michael circondato da bambini, cantò la canzone, sorrise.
Al ritornello la platea cantò insieme al cantante formando un bellisismo coro. Il presidente e la First Lady Hilary, cantarono con il sorriso.
Alla fine dell'esibizione il cantante fece un inchino, non solo alla platea ma anche al presidente, che apprezzò molto il gesto signorile del ragazzo.
«I love you.» disse alla platea mandando un bacio all'area, poi si inginocchiò per abbracciare con affetto un paio di bambini. Dopo di che si ritirò dietro alle scene, soddisfatto delle sue esibizioni.
[...]
Erano circa le undici di sera, Sandie decise di provare a chiamare Michael.
Era a letto, sola, con il telefono appoggiato sull'orecchio in attesa di risposta.
«Pronto?» non era lui, ma bensì la voce di Ben.
Si irritò.
«Buonasera Ben.»
«Buonasera a te Sandie.» disse con tono freddo.
«C'è Michael?» chiese.
«Si c'è, ma in questo momento non è disponibile a parlare.» Sandie si irritò ancora di più, sapeva che era una bugia.
«Si tratta solo di un minuto. Nulla di più.» Ben sospirò e chiamò Nichael per dire che Sandie era al telefono.
A quell'affermazione, doveva capire come gestire la situazione.
Andò da lui, prese il telefono, facendo un gesto con la mano di lasciarlo solo.
«Sandie.» la chiamò.
«Ehi, amore.» Michael abbassò lo sguardo.
Come posso farlo? Come?
«Volevo dirti che sei stato meraviglioso all'esibizione. Complimenti.» disse la ragazza col sorriso.
«Ti ringrazio.» Sandie poté sentire dall'altra parte del telefono che era strano, non era il solito Michael.
«Va tutto bene?» domandò.
«Sono solo stanco.» mentì.
«Sicuro che si tratta solo di quello? Lo sai che con me puoi parlare.» incitò.
Lui scosse la testa cercando di non piangere.
«Sicurissimo.»
«Okay. Se lo dici tu.» disse, restarono per un po' in silenzio «Senti, stavo pensando prima. Quando partiremo a fine mese, di non vedere l'ora di stare con te. Di stare in stanza con te a parlare, e guardare un film, a fare le cose come fanno una coppia. Insomma, volevo dirti che mi manchi tanto.» quella fu nota dolente per il cantante. Per poco non svenne.
«Sandie.» la chiamò.
«Si?»
«È meglio se non vieni con me.» Sandie fece un espressione perplessa.
«Perché? È successo qualcosa? Ti ho fatto qualcosa che magari non me ne sono accorta? Se è così ti chiedo-»
«No Sandie, non hai fatto niente. Ti dico solo che è meglio tu rimanga a casa.» Sandie si sentì crollare il mondo addosso.
«Non mi vuoi con me?» domandò con il cuore a pezzi.
«È meglio se rimani a Beverly Hills Sandie.»
«Perchè? Dimmi solo perché?» domandò con le lacrime agli occhi.
«Non ti posso dire il motivo, poi ti spiegherò. Adesso devo andare. Buonanotte Sandie.»
«Michael, Michael.» troppo tardi, aveva già attaccato la chiamata.
Sandie pensò che magari aveva fatto qualcosa di male che gli aveva creato fastidio a Michael, ma in realtà non sapeva niente su cosa stava succedendo.
I gossip che stavano creando tra e lei e Michael. E che il cantante per il bene della ragazza doveva allontanarsi per un po', fino a che tutto non si fosse calmato.
Michael in tutto ciò, si chiuse in bagno, scoppiando di nuovo a piangere. Si accasciò per terra con il cuore che faceva male. Tanto male.
Ma dovette farlo.
Per il suo bene.
«Perdonami, perdonami stellina mia.»
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