[Κεφάλαιο 31]
3 luglio 1992
ROTTERDAM, PAESI BASSI
La mattina dopo Sandie si svegliò di soprassalto a causa di un brutto sogno, non era un incubo. Ma un sogno al quanto spiacevole. Appena aprì gli occhi non ricordo nulla. Ricordò solo che c'era Michael, steso su un letto, che dormiva, niente più.
Rimase l'angoscia all'interno della sua anima che faceva fatica a venire fuori, controllò l'orario nell'orologio appeso di lato sul muro, erano circa le quattro del mattino.
Il sonno era completamente andato via.
Decise di accendere la tv, di mettere un canale a caso con la speranza che possa riprendere sonno e ritornare tra la testa sul cuscino e nel mondo nei sogni.
Passò mezz'ora, il sonno non arrivò, Sandie si stava annoiando a morte, era stesa sul letto a guardare una puntata di una stupida soap opera.
Sbuffò quando guardò quelle scene drammatiche che ritrovava ridicole.
Come sono idioti, non sanno neanche recitare. Mah. Non capisco perché la gente guarda questa roba.
D'un tratto però, Sandie sentì dei piccoli crampi alla pancia. Fece un espressione di dolore.
Pensò subito che quei crampi erano il segno di un probabile ciclo.
Così si alzò dal letto, andò verso il bagno, si abbassò le mutandine poggiandosi verso il water.
Controllò per bene, e non c'era nessuna traccia di sangue. Ma questo non stava a significare che non doveva stare tranquilla. Anzi, era un segno. Il ciclo stava per tornare, questo significa che man mano i dolori sarebbero tornati. Per non parlare del malumore e del nervosismo.
Non ci volle pensare.
Per stare più tranquilla prese una pillola per i dolori mestruali.
Arrivata l'alba Sandie si addormentò, stesa sul letto, posizionata a pancia in su, con le mani poggiate sul ventre, a causa dei dolori.
Riuscì a dormire, e i dolori perlomeno diminuirono e questo la fecero dormire.
Ma il sonno non durò a lungo, perché verso le otto qualcuno bussò alla porta, Sandie si svegliò sentendo i bussi.
Dicendo un paio di parolacce come un vaffanculo, si alzò dal letto dirigendosi verso la porta, aprì e trovò Ben. Pronto e ben vestito.
«Buongiorno principessa, dormito bene?»
Io a questo tizio davvero non lo capisco.
«Una tale merda come quella dei cavalli.» rispose la ragazza, egli rimase interdetto alla risposta.
«Beh, il buongiorno si vede dal mattino Miss Vrachnos.» disse il manager con tono ironico.
«Che cosa vuoi?» domandò irritata.
«Oh niente, la colazione è pronta e tutti sono scesi. Manchi solo tu dolcezza.» Sandie alzò gli occhi al cielo.
«Senti, io non ti conosco bene ma mi da fastidio che mi dai questi nomignoli del cazzo come se fossi la tua fottuta fidanzata. Non lo sono, e non lo sarò mai se ti sei fatto un'idea. Perciò vattene a fanculo e porta quel brutto culo da qui.» a quel punto Sandie gli chiuse la porta in faccia. Fece un gran sospiro, ma realizzò poco dopo di aver fatto una grande cavolata a rivolgere al manger del suo ragazzo in quel modo.
Cosa le aveva spinto a dire quelle cose?
Il nervosismo?
Può darsi.
Ma doveva chiedere scusa, che le piaceva o meno, anche se si trattava di un tipo come Ben, doveva farlo.
Arrivata in sala, vide alcuni tavolo pieni. Tra cui Michael che stava parlando con Bob Jone e Michael Bush.
Sospirò, sentí qualcuno chiamarla, si girò ed era Karen. Sorrise, camminando verso il loro tavolo sedendosi accanto alla bionda.
«Buongiorno stella.» disse Karen dandole un tenero bacio sulla guancia.
«Buongiorno a te bellissima.» disse ricambiando il gesto.
«Tutto bene?» domandò la bionda.
Ella fece il segno della mano del così e così.
«Mi sento piegata in due.» rispose la mora, posò una mano sulla pancia gemendo dal dolore.
«Ciclo?» domandò Jennifer.
«No, ho controllato. Ma temo che mi sta per venire. Cristo Santo, i dolori sono arrivati stanotte e non mi stanno dando pace.» disse facendo un espressione addolorata.
«Tesoro perché non mangi qualcosa? Secondo me ti aiuta. Hai preso qualche farmaco per i dolori mestruali?» domandò Karen.
«Si, ma ho fatto la stronzata di prenderla a stomaco vuoto. Direi che ora mi alzo e vado a prendere un po' da mangiare. Anche perché non so voi, ma il ciclo mi fa aumentare di brutto l'appetito.» si alzò dalla sedia dirigendosi verso il buffet di dolci.
Vedeva almeno cinque torte di gusti diversi, pastìccini, le venne l'acquolina in bocca.
«Quanto ben di Dio.» disse leccandosi le labbra «Vediamo ...» abbassò la testa sulle pietanze per scegliere quale pezzo di torta prendere.
Ma una crostata alla frutta con crema pasticciera le attirò l'attenzione.
«Oh si, mi sa che sceglierò proprio te.» prese il coltello per tagliare le torte, posizionandolo su di essa. La fetta sarebbe stata grande.
Così, tagliò con un colpo deciso.
Prese il piattino, mettendo il dolce all'interno.
«Beh, ora sceglierò qualche pasticcino.» guardò i pasticcini e prese una coda d'aragosta al cioccolato «Ora prendo un bel caffè e sono a posto»
La ragazza era nel suo tavolo, a gustare la sua colazione, si saziò con quella enorme fetta di crostata, insieme al pasticcino che fu la ciliegina sulla torta.
«Questa si che si chiama colazione.» disse Sandie bevendo un sorso di caffè.
«Sandie.» la chiamò Jennifer.
«Si?»
«Sei diventata famosa.» le passò il giornale del giorno, lo guardò e lèsse il titolo.
"Michael Jackson fa una visita un ospedale pediatrico, ma alla troupe c'è una ragazza che abbraccia due bambini siamesi malati di aids! Nonostante il regolamento avesse esplicitamente chiesto di mettere i guanti."
Sbuffò.
«Michael lo sa?» domandò la ragazza con tono neutro.
«Non ne ho idea.» rispose Jennifer.
«Non dire niente, o non starà tranquillo. Vi prego.» supplicò la mora.
«Puoi contare su di noi.» sorrise a malapena, e decise di leggere l'articolo.
Vide la foto di lei che abbracciava quei bambini, un gesto puro e innocente ma che per il mondo esterno probabilmente non lo era.
"Michael Jackson, sbarcato a Rotterdam il giorno prima, è andato in uno ospedale pediatrico. Dove con lui, oltre Karen Faye, e il suo manager, c'era una ragazza.
Si è avvicinata ad un letto dove c'erano dei bambini siamesi, malati di Audis, abbracciandoli con affetto.
Il gesto ha fatto molto scalpore nell'ospedale, poiché era necessario che la ragazza si proteggesse da quei tipo di pazienti mettendosi i guanti. Ma la ragazza si è rifiutata di metterseli. Dopo il gesto compiuto, si è creato una grande atmosfera piena di rabbia tra le infermiere dell'ospedale e il resto del reparto. Poiché l'avevano trovato irrispettoso nel loro lavoro.
Non si sa l'identità della ragazza, è probabile che sia una delle amanti di Jacko. Oppure si tratta semplicemente di una lavoratrice del tour?"
«Pazzesco, porca puttana li voglio sputare in faccia.» disse Sandie spostando il giornale con cattiveria.
«Sandie-» provò a dire qualcosa Batten.
«Cristo, adesso non si possono neanche abbracciare dei bambini? Dei bambini che hanno bisogno semplicemente di essere amati? E definite questo uno scalpore? Addirittura irrispettoso? È uno schifo. Vedo che la gente non ha un minimo di sensibilità.» Sandie aveva i nervi alle stesse, non sopportava le gente che parlava senza giudicare, senza sapere la realtà dei fatti. Lo trovava un comportamento ipocrita e ridicolo. Non degno da persone mature.
A completare il suo nervosismo, furono i crampi alla pancia, ella mise una mano sul ventre, gemendo lievemente dal dolore. Sperando che la medicina facesse effetto.
In tutto ciò, tra l'articolo di giornale e il nervosismo, si dimenticò di scusarsi con Ben
Sandie era in stanza, stesa sul letto a pancia in giù a riposarsi, il sonno perso era accumulato nei suoi occhi.
Non riusciva neanche a guardare la luce del giorno.
I dolori erano scompariti, ma aveva sonno.
Fino a che non sentì bussare la porta.
Sandie sbuffò irritata.
«Chi è?» domandò.
«Stellina.» sentendo la voce di Michael le ritornò il sorriso.
Ella si alzò dal letto, gli aprì la porta e lo vide di fronte a sé.
Speriamo che non sa niente dell'articolo di giornale.
Indossava una maglia a maniche corte bianca della Levi's e dei jeans neri, mettendo così in risalto le sue splendide gambe.
Aveva i capelli sciolti.
Il suo cuore cominciò a battere.
Lui sorrise toccandosi la punta del naso.
Lo fece entrare in stanza, chiuse la porta, accogliendolo poi con uno splendido bacio a fior di labbra.
«Come sei bello, sei bellissimo.» il ragazzo sorrise timidamente.
Lui la toccò, ma in un modo molto delicato, fino a creare un abbraccio.
«Mi sei mancata.» disse.
«Non mi hai salutato a colazione bimbo. Mi sento offesa.» disse facendo una finta espressione triste.
Lui ridacchiò.
«Vedevo che eri molto nervosa stamattina.
Che è successo?» domandò.
Sandie sentì il muscolo della pancia completamente gonfiarsi.
Mise una mano sopra al ventre.
«Oh niente, è quel periodo.» rispose.
«Periodo? Spiegati meglio.» puntualizzò.
Lei divenne rossa in viso.
«Ehm ... è una cosa completamente femminile, mi vergogno a dirgliela.» disse Sandie andando a sedersi sul letto.
Michael la raggiunse, le prese la mano.
«Non ti devi mai vergognare di dirmi le cose a me. Mai.» a quel punto Sandie non c'è la fece.
Come faceva a dirgli di no?
«Mi devono venire le mestruazioni.» disse.
«Oh, quindi anche tu starai nervosa con me, e sarai sempre arrabbiata?» domandò con tono ironico.
Lei ridacchiò.
«Ma no, quando ho le mestruazioni mi si attiva il sistema nervoso di brutto. È normale, solo che ho controllato stamattina e anche quando sono tornata in camera. Ma niente traccia di sangue.» mise le mani sul ventre «Uffa Michael, mi sento veramente gonfia.» si alzò dal letto per andare davanti allo specchio che aveva di fronte al letto, si alzò la maglia per vedere la pancia «Cioè, guarda che pancia. Eppure non ho mangiato tanto in questi giorni. Tranne a colazione che ho mangiato l'intero buffet.« Michael la guardò con il sorriso, Sandie lo poté vedere «Perché sorridi?»
«Vuoi sapere perché sorrido?» domandò il cantante alzandosi dal letto per andare verso la sua amata «Perché sei bellissima.»
«Mi prendi per il culo vero?» domandò ironica.
«Sandie.» la riprese «Guarda che io ho sentito tutte le cazzate che hai detto, anche se ero troppo impegnato a guardarti. E poi, magra, o con un chilo in più. Sei sempre la mia bellissima stellina. Ti amo, e ti amerò sempre, in ogni forma.» le parole del cantante penetrarono nel cuore della ragazza come delle frecce di cupido, fecero un grande effetto all'interno del suo cuore e nella anima.
La sua sensibilità entrò di nuovo in gioco.
Michael vide le lacrime di Sandie scorrere sul volto, cadevano veloce, ma lei sorrise e le asciugò.
«Ehi, stellina.»
«Scusami, ma ogni giorno mi rendo sempre conto di quanto io sia fortunata ad avere una persona come te accanto a me. Davvero, incontrarti è stato il dono più bello che la vita possa avermi donato. E lo dico con il cuore, e tu-» lui non fece finire il suo discorso, la interruppe con un dolce bacio.
Amava la sensibilità di Sandie, il suo cuore dolce e puro come un piccolo agnello che stava camminando sull'erba, con quegli occhi pieni d'innocenza cercando tra il pascolo la sua figura protettiva.
E Michael sapeva che per Sandie, era lui stesso la sua figura protettiva.
Continuarono a baciarsi, senza mai fermarsi.
Fino a che Sandie non disse a Michael di fermarsi.
Si sentì strana.
Si toccò la pancia.
«Tutto ok Sandie?» domandò il cantante preoccupato, ella fece con la mano il segno del così e così «Sandie, sicura che si tratta solo di quello? Mi stai facendo preoccupare.»
«Si, si tratta di quello. Voglio solo che questo maledettto ciclo venga oppure morirò dai dolori merda puttana.» disse stringendi i denti.
«Sandie, il linguaggio.» la riprese ridacchiando.
«Senti chi parla, anche tu dici le parolacce cretino.» Michael alzò un sopracciglio.
«Parolacce? Andiamo, io sono un bel signorino che mai oserebbe dire tali parole.» disse facendo finta di vantarsi, camminando verso il letto per sedersi.
«Guarda guarda come fa. Nasconde la sua vera natura. Ma io ti farò dire una parolaccia.» puntò il dito.
«Non ci riuscirai stellina.»
«Mhmm ... questo lo vedremo.» disse la ragazza mordendosi il labbro inferiore.
«Se ti dicessi che vorrei farmi un piercing all'ombelico?» attaccò un discorso.
«Beh, se ti piace fallo.» obiettò il moro.
«C'è un problema, quando faremo l'amore troverai un bell'oggetto che sporge sull'ombelico e-»
«Merda Sandie, era necessario dire questi dettagli?» domandò leggermente impressionato.
«Ah ah! Eccola la parolaccia!» esclamò divertita indicandolo con il dito.
Michael si sentí come un vero idiota.
Si era lasciato ingannare e farsi battere da lei.
«Tu, furbastra dei miei stivali.» lei continuò a ridere.
«Avresti potuto vedere la tua faccia, oh Dio mi sto sentendo male. Sei così buffo amore.» la guardava, sentiva da vicino a pochissimi centimetri la sua risata cristallina, il suo sorriso stellare proprio come diceva lui, una piccola stella. Mentre la guardava sorridere, percepiva un benessere interiore, insieme a un grande calore che mai aveva provato nella sua vita. Tutto questo grazie ad un suo sorriso, ad una sua risata.
Lei era calore.
Lei era il benessere.
Ed era quelle caratteristiche che gli mancavano nella sua vita, ma che finalmente aveva trovato e doveva farne tesoro.
Lei andò verso di lui mentre continuava a ridere. Michael si mise sopra di lei mentre rideva ancora, a quel punto si baciarono di nuovo, ma con un bacio a stampo.
«Ti amo.»
«Ti amo, sei il mio cretino preferito.» ridacchiò.
«E tu sei la mia furbastra preferita.» sorrise.
«Ho imparato dal maestro della furbizia.»
«Beh, ho rubato il titolo ad Odisseo.» risero e si baciarono perennemente a stampo.
Poteva sentire in ogni bacio ad ogni stacco da quelle labbra, quel tocco e quel contatto piacevole che tanto amavano. Erano così belli, semplici e meravigliosi.
Chissà se il loro amore, sarebbe durato proprio come nei film d'amore, e nei romanzi.
[...]
La ragazza dalle iride verdi stava sistemando la valigia, il giorno dopo sarebbe partita per l'Italia. Una destinazione che per lei erano di grandi deja vu sia brutti, a causa di quell'uomo che l'aveva sfruttata come un oggetto sessuale, senza mai averle dato amore. Sia belli, perché infondo, c'era Annalisa. Che si domandò che fine avesse fatto, se si fosse laureata, se stesse bene, non aveva mai dimenticato di un'amica come lei. Sempre pronta a darle sostegno, quell'amica sprint e piena di vita, un ottima consigliera. Pensò che se avesse ascoltato il consiglio di Annalisa, forse non avrebbe vissuto un esperienza terribile con Diego con un enorme trauma alle spalle. Tante cose non sarebbero successe e non sarebbero cambiate.
Una volta sistemata la valigia decise di uscire dall'hotel per fare una passeggiata e per prendere una boccata d'aria.
Stava meglio, e quando sentì l'aria che varcò dentro al suo corpo si sentì ancora meglio.
Anche se stava da quattro giorni a Rotterdam aveva imparato le strade, Sandie aveva un ottimo intuito dell'orientamento. Si ricordava le ricordava le strade memoria, anche quando andarono allo stadio per il concerto.
Era un vero dono.
Mentre Sandie stava camminando tranquillamente tra le strade vintage di Rotterdam intravedevndo le case, con vari negozi. Arrivo nel tattoo studio dov'era stata qualche giorno prima con Karen.
Karen, che tu sappia c'è uno tattoo studio nei dintorni?» domandò la ragazza tenendo la tazza del capeppuccino tra le mani.
«Non ne ho idea, possiamo chiedere al barista. Perché? Vuoi farti un tatuaggio?» stellina si morse il labbro inferiore.
A pochissimi minuti di distanza dal bar, c'era uno tattoo studio.
Karen e Sandie erano proprio di fronte alla porta, ma in quel momento Sandie si irrigidì.
Era un'idea del tutto improvvisa, non sapeva nemmeno come fare la scritta del nome, il font, soprattutto il posto da fare.
Indecisa più che mai si allontanò di un passo dallo studio per pensare.
«Mhmm .. sulle braccia no, sulle gambe lasciamo perdere. Sulle costole sai che dolore, sul collo anche no, sul piede no, e la schiena nemmeno perché è sacra. Dio mio.» sospirò, si trovò in crisi. Non aveva mai pensato di fare un tatuaggio in tutta la sua vita. Era la prima volta che pensava di farlo.
Sospirò, mordicchiò il dito in segno di nervosismo.
«Ehi Sandie.» la chiamò Karen andando verso di lei.
«È meglio se torno quando avrò le idee un po' più chiare Karen. Non so nemmeno il posto dove poter farlo.» spiegò.
«Potresti farlo in questa parte del braccio, è carino secondo me.» indico il punto del bicipite della ragazza «Che dici?» propose la truccatrice.
Ella rimase ancora interdetta, e non sicura di voler compiere quell'azione.
«Non me la sento più Karen, preferisco farlo quando ho le idee chiare e quando me la sento. Tanto ho tutta la vita di fare un tatuaggio.» sorrise.
«Hai ragione, beh, dopo questo che ne dici di fare una passeggiata nei dintorni?» annuì con accordo e le due donne si incamminarono tra le strade di Rotterdam cercando di non allontanarsi troppo dall'albergo dove alloggiavano.
A quel flashback provava una specie di vocazione, anche quando guardava l'insegna del negozio.
Si avvicinò all'ingresso per aprire la porta.
Ma poi si blocco.
Sandie, sicura? Se farai un tatuaggio, non andrà più via. intervenì la sua coscienza.
Lo so, ma sento di volerlo fare, infondo un tatuaggio può avere tanti significati meravigliosi no? Quindi fanculo.
Sorrise, ed entrò nello studio.
C'era un uomo dai capelli neri lunghi, aveva il collo e la braccia tatuate, con un piercing sul labbro inferiore.
Sorrise a vedere una ragazza completamente spaesata, si alzò dalla sedia e andò verso di lei.
«Posso esserle utile signorina?» lei sorrise, e arrossí.
«Uhm ... ecco, vorrei fare un tatuaggio, in realtà volevo prendere l'appuntamento qualche giorno prima ma ero completamente indecisa se farlo o meno. Ma voglio farlo. Il problema è che domani parto.» il tatuatore sorrise alla richiesta.
«Sei fortunata, oggi non ho tanti clienti, quindi ti posso fare il tatuaggio.» Sandie le si illuminò gli occhi.
«Davvero?»
«Certo, ma una domanda signorina. È il suo primo tatuaggio?» arrossí alla domanda del tatuatore, annuì.
Il ragazzo gli venne un attacco di tenerezza verso la giovane «Capisco, sta tranquilla, è normale avere un po' di ansia. Ora mi devi dire in quale zona vorresti farlo.» Sandie aprì bocca per parlare, fino a che la sua testa non riflettè sul posto dove poteva fare il tatuaggio, così dopo qualche minuto, rispose.
«So che è una zona particolarmente delicata, ma è possibile farlo vicino l'inguine.» il tatuatore fece un espressione contraria.
«Cara secondo me, poi sta a te decidere, essendo il tuo primo tatuaggio dovresti farlo in una zona più sicura e che faccia meno male. Tipo le braccia. Il posto dove vuoi farlo farà molto male.» spiegò il tatuatore cercando di portare la fanciulla verso la strada migliore, ma Sandie già sapeva che avrebbe fatto male, fece le spallucce.
«Non importa, vorrei farlo in quella zona, sopporterò il dolore.» il ragazzo non poté fare a meno di esaudire la sua richiesta, annuì e prese un foglio.
«D'accordo. Che cosa vorresti tatuare?»
«Vorrei tatuarmi una parola greca, per me ha un grande significato importante. Mi permetta di scriverla?»
«Certamente.» sorrise e scrisse la parola della sua lingua madre che le stava tanto a cuore, con un grande significato all'interno.
La parola, era ἀγάπη che signicava amore.
«Bene signorina, stia tranquilla. Abbiamo quasi finito, manca solo l'ultima lettera. Mi raccomando continui a stare ferma.» l'avvertì il tatuatore continuando a passare l'ago pieno di inchiostro nella sua pelle, in quella zona così delicata.
Sandie stava mordicchiando un dito, stringendo gli occhi. Aveva ragione il tatuatore, sarebbe stato molto doloroso il processo del tatuaggio in quella zona, ma intravide il risultato e le stava piacendo da impazzire. Era proprio come lo voleva lei.
Gemette dal dolore.
«Un ultimo sforzo, abbiamo finito.» annuì.
Sentiva il suo corpo completamente caldo e pieno di sudore, ma per fortuna, lo studio aveva un condizionatore ad alta potenza.
«Mi sa che non dovevo farlo in estate.» disse Sandie ridacchiando.
«Basta che curi e tenga coperto il tatuaggio, e non rischierà nulla.» le rassicurò il ragazzo, quando poi completò l'ultima lettera.
«Finito signorina. È davvero meraviglioso.» Sandie sospirò di felicità e sollievo allo stesso tempo, a quel punto non poté fare a meno che sorridere.
«M-mi può dare uno specchio? Lo vorrei vedere.» disse con gentilezza.
«Certamente.» il ragazzo dalle spalle tatuate prese uno specchio gigante, e da lì fece intravedere il tatuaggio di Sandie.
Rimase stupida dalla bellezza, era perfetto, non c'era nessuna sbavatura e nessun errore.
Le lettere erano proprio nel carattere semplice e antico come voleva lei, rimase incantata dal risultato. Era splendido. Amava anche il posto. Ne era valsa la pena il dolore.
«N-non so che cosa dire, è spettacolare. Mi congratulo con lei è stato bravissimo.» disse Sandie con la felicità nel cuore.
«Ma di che signorina, sono molto contento che le piaccia.» gli occhi della ragazza divennero stelle.
«Per me ha un grande significato, non solo la parola. Ma anche nella mia vita.» il ragazzo poté vedere la commozione della ragazza. In quel momento istantaneamente l'abbraccio. Era troppo tenera.
Una cucciola di ragazza.
Era felice di aver esaudito il suo desiderio.
«Per curiosità, come mai questa parola? E che significato ha? Se vuole dirmelo.» domandò il ragazzo con tono curioso.
«Io sono greca, e questa parola ha il significato del sentimento che ogni essere umano permettere di vivere. L'amore. Questa parola in greco, significa amore.»
Lo dedico a te Ethan, che tu possa trovare l'agapè vero, quello che ti fa sognare, quello smisurato, quello che ti faccia stare bene, in una prossima vita.
Eppure il tatuatore, percepiva che per quella ragazza, quella parola non significava solamente amore. Ma qualcosa di più. Come se ci fosse altro all'amore e al suo significato.
Le mise la pellicola adesiva sul tatuaggio, e le diede una crema.
«Mi ascolti attentamente, tenga questa pellicola per almeno due ore con attenzione e mani pulite. Dopo di che lavi il tatuaggio con acqua tiepida e sapone neutro. Poi applichi questa crema sul tatuaggio. È molto importante. Questo processo lo deve ripetere per tre volte al giorno per una decina di giorni.» spiegò il tatuatore mentre la ragazza annuiva mentre lei spiegava passaggio per passaggio.
«Bene, è tutto chiaro.»
«La cura del tatuaggio è molto importante, mi raccomando.» annuì.
«Certamente.» sorrise, la ragazza si sistemò il pantalone per andare a pagare, cacciò il portafoglio dalla borsetta.
«Vediamo, sarebbero 80€, ma dato che è il tuo primo tatuaggio te lo faccio pagare 60.» Sandie spalancò gli occhi dalla proposta.
«No la prego, lasci che la paghi con il conto originale. Per favore, è stato così bravo e professionale che merita di essere pagato come si deve.» disse Sandie cacciando i soldi dal portafoglio, ma il tatuatore la fermò.
«Insisto, la prego. Non sono il tipo che fa sconti, ma non so, con lei signorina mi sono sentito in dovere di farlo. Spero che con questo tatuaggio si ricordi di Rotterdam.» sorrise teneramente «Sono 60.» affermò di nuovo il tatuatore.
Così dal portafoglio cacciò cinquanta euro più dieci, il tatuatore sorrise e le diede lo scontrino.
«L-la ringrazio davvero.»
«Non c'è bisogno di ringraziarmi signorina, grazie a lei. Arrivederci, e spero che torni presto qui.» sorrise a trentadue denti.
«Spero di tornare presto, grazie per la sua meravigliosa gentilezza e professionalità. Arrivederci.» lo salutò con tanta educazione e gentilezza nella voce e nel cuore varcando la porta del tattoo studio, lasciando al tatuatore un ricordo di quella dolce e tenera ragazza greca. Con la speranza che un giorno l'avrebbe rivista anche per un caffè.
Sandie tornò all'hotel elettrizzata, andò verso la stanza di Karen per farle vedere il tatuaggio.
Bussò, ritrovandosi dopo qualche secondo la riccia bionda con degli occhiali da vista e una t-shirt bianca con dei pantaloncini neri.
«Hola, come vanno i dolori?» domandò la bionda.
«Fanculo i dolori ti devo far vedere una cosa importante.» disse Sandie all'estremo dell'eccitazione.
Karen la fece entrare.
«Di un po', hai scoperto di essere incinta?» Sandie alzò gli occhi al cielo.
«Spiritosa, sta a guardare.» Sandie abbassò i pantaloni piano piano, e il lato della mutandine color pesca. Karen intravide la pellicola, e il tatuaggio di Sandie.
Cacciò un urlo euforico, che contagiò anche la fanciulla.
«Cristo! L'hai fatto!»
«Si! L'ho fatto! Non è meraviglioso?» domandò con il sorriso.
«Fa vedere.» si abbassò per vedere cosa c'era scritto «Ma è una parola greca.» annuì.
«Significa amore.» Karen la guardò «Ha un significato speciale per la mia vita, in greco ha un significato molto ampio, come amore cosmico, l'amore che sublima, l'amore limpido e puro. Anche l'amore fraterno. Sai, questo tatuaggio l'ho dedicato a tutte le persone che amo, in particolare al mio migliore amico che ho perso due mesi fa. Sperando che possa trovare un amore cosmico, limpido e lontano da ogni male in una nuova vita.» le ultime parole furono il colpo di grazia, Karen si alzò per abbracciarla.
«Sono felice, non mi pento di averlo fatto.» disse la ragazza con tono determinato.
«Ti ha fatto male?» annuì.
«È normale, ho scelto comunque una zona delicata. Ma ne è valso la pena il dolore, guarda che risultato, non vedo l'ora di farlo vedere a mia sorella quando tornerò, impazzirà. Oh, e anche a Michael.» ma poi le venne un dubbio «Spero che la prenda bene.» disse, Karen mise una mano sulla spalla rassicurandola con un sorriso.
«La prenderà più che bene.»
Ore 01:34 a.m
Sandie era stesa sul letto, con un pigiama estivo, che guardava la tv dove trasmettevano un film d'azione.
Da pochi minuti era ormai terminato, la ragazza cacciò uno sbadiglio in preda al sonno poiché il giorno dopo sarebbe rimessa in viaggio.
Spense il lumino, piano piano si addormentò.
La stanza era buia, si sentivano solo i respiri di Sandie, che aveva la faccia affondata sul cucino con le braccia sotto il morbido oggetto di piume.
Era entrata nel mondo dei sogni, era rilassata e dormiva come un angelo, fino a che non sentì una carezza, la carezza della mano di un uomo. Sospirò di piacere, sorridendo.
Fino a che la mano non raggiunse il collo.
«Mhmm ... Michael. So che sei tu.» disse muovendosi a pancia in su.
«Ti sbagli dolcezza.» quella voce, malvagia e profonda. Non poteva essere che non lui. Aprì gli occhi di scatto, fino a che non vide il volto di Diego Laèl.
Spalancò gli occhi, spaventata dalla visione dell'uomo.
Basta, ti prego.
«Ti prego, stai lontano da me! Vattene via e dalla mia vita per sempre!» gli urlò. A quel punto l'uomo fece un ghigno sul volto, le sue mani circondarono il collo della ragazza, premendolo come una spugna piena di acqua.
Sandie si sentí soffocare, e la voce andare.
«D-Diego.»
«Devi morire puttana, devi morire.» pressò ancora il collo, Sandie cercò di resistere, di menarsi, ma era troppo forte «Se tu muori avrò la pace. Devi morire troia!» continuò a premere. Fino a che Sandie non si svegliò con la voce mancante.
Alzò il viso e mise una mano sul collo, era sudata e affannata.
Si guardò il letto, aprì le gambe quando notò una macchia rossa. Guardò in mezzo e vide i pantaloncini sporchi.
Capì, che le erano arrivate le attesissime mestruazioni.
Andò in bagno a sistemarsi e cambiarsi i pantaloncini. Pensando a quale coincidenza vide il sangue poco dopo aver fatto quell'incubo.
Sentiva di non essere tranquilla, non poteva dormire da sola. Aveva paura.
Aveva troppa paura che qualcuno le avesse fatto del male.
I dolori tornarono, la pancia si gonfiò, così Sandie prese un'altra pillola per i dolori mestruali.
Prese la chiave, uscì dalla stanza incamminando verso la stanza di una persona. Quella di Michael.
Bussò.
E pochi secondi dopo lui aprì la porta.
Era in pigiama ed era ancora sveglio.
«Stellina.» parlò «Come mai sei ancora sveglia a quest'ora?» domandò con dolcezza, ma lei non rispose.
La guardò meglio e vide che era spaventata, i suoi occhi erano terrorizzati. E per poco non piangeva dalla paura.
«T-ti prego.» supplicò «Fammi stare con te questa notte. Ti prego. Non voglio stare da sola.» la vide come un cucciolo indifeso, il suo cuore si colmò di tenerezza, la prese per mano e la fece entrare.
I due erano steso sul letto, Sandie gemette dal dolore e si toccò di nuovo la pancia.
«Il ciclo è venuto.» disse la ragazza.
«Quando hai il ciclo ti fa male la pancia?» annuì.
«Solo per i primi i due giorni.»
«Capisco.» rispose «Sandie.» la chiamò «Hai avuto un incubo? Perciò sei venuta da me?» lei abbassò lo sguardo, senza dare nessuna risposta.
Capì tutto. La strinse a sé «Ci sono io amore mio.»
«Se non ci fossi tu a quest'ora sarei impazzita.»
«Non dirlo Sandie.»
«Sono traumi che rimangono, non potranno mai essere cancellati. Non potrò mai cancellare il suo terribile sguardo.» nel suo inconscio Michael avrebbe voluto vederlo morto durante il processo, proprio mentre lo spararono, avrebbe voluto ammazzarlo, fargli provare gli stessi dolori che aveva provato Sandie, avrebbe voluto proteggerla e starle vicino dal male, in modo tale che quei traumi non sarebbero mai stati creati. Trattenne le lacrime.
Lui la baciò a stampo, e le accarezzò il ventre, fu un gesto che le fece ritornare il sorriso.
«Mi sento come se fossi incinta di tre mesi.» disse ridacchiando.
Lui rimase serio.
«Se il Signore lo vorrà, un giorno diventeremo genitori di tanti e splendidi bambini Sandie. E in quel momento godrò ogni momento della tua gravidanza, soprattutto vedere questo bellissimo ventre che crescerà man mano da sentire i movimenti del bambino. Il nostro bambino. Il frutto del nostro amore. Oh Sandie, sapessi quanto lo desidero.» sorrisero.
«Entrambi lo desideriamo.» lo baciò «Ed anche io non vedo l'ora ti vederti nelle veste di padre, quando mi porti dal ginecologo, mi regali i vestitini, i giocattoli. Mi starai accanto. In quel momento sarò la ragazza più felice del mondo. Ma sai, tu non ti rendi conto che la felicità della mia vita sei tu Michael. Se dovessi dare un nome alla mia felicità farei il tuo nome.» Michael ebbe un sussulto al cuore a quelle parole.
«Oh Sandie, amore mio.» si abbracciarono, amavano sentirsi il contatto dell'uno dell'altro.
Amavano sentire i loro profumi, i loro respiri, la loro voce, i loro movimenti. Tutto ciò che riguardante l'un l'altro.
Sandie guardò la zona del tatuaggio, mordicchiò il labbro inferiore.
Decise che lo avrebbe detto in un momento migliore.
IL GIORNO DOPO
ROMA, ITALIA
Il famigerato 4 luglio, lo avrebbero passato nella capitale italiana. Michael e il suo staff ci erano stati quattro anni prima. Sandie invece non era mai stata a Roma, ma poté ammirare la bellezza della città mentre percorrevano dall'hotel fino allo stadio. Era enorme e piena di vita. Michael le promise che il giorno dopo le avrebbe visitato la città.
Ci fu il concerto quel giorno, Michael Jackson alle ore quattro italiane, travolse i 40.000 spettatori dello Stadio Flaminio di Roma con la prima tappa italiana del suo strepitoso Dangerous World Tour.
Cominciò con Jam, Michael si slacciò la fibbia della giacca ed esegue l'intera canzone senza cintura.
Nel corso della canzone, precisamente durante il The Drill, il suono di vetri infranti non venne fatto partire, probabilmente perché il Re del Pop non eseguì il solito gesto in cui finse di togliersi gli occhiali.
Durante la performance di Wanna Be Startin' Somethin' si bloccò il microfono a orecchio di Michael, il quale fu costretto a eseguire metà della canzone con il microfono gelato in mano. Con quest'ultimo, la sua voce risulterà più alta e nitida.
Arrivati a Billie Jean solitamente, Michael arrivò a questa performance molto stanco e con poco fiato, ma non fu così. Il Re del Pop ballò infatti con incontenibile energia, trascinato dal pubblico italiano che canta insieme a lui e battè le mani a tempo, per poi impazzire letteralmente durante l'esecuzione del Moonwalk.
Musicalmente, i suoni delle tastiere prevalgono sugli altri strumenti.
Inoltre, al momento del primo ritornello, Michael fece confusione e cantò due volte la stessa parte di testo.
A un certo punto del concerto, la chitarra di Jennifer Batten cominciò a gracchiare a causa di un inconveniente tecnico, e Michael le fece cenno di smettere di suonare.
Alla canzone finale, Man in the mirror, Persisterono ancora dei piccoli problemi al momento del cambio di tonalità, cioè quando si passa dal playback alla parte live finale.
Durante il concerto Sandie poté vedere una figura femminile, era alta, snella, con un bel viso, capelli biondi. La riconobbe dal sorriso. Era Annalisa.
Annalisa Torredi, la sua ex coinquilina.
L'aveva guardata per tutto il tempo del concerto, avrebbe voluto scendere, abbracciarla e dirle che stava bene, che ormai Diego era diventata una cicatrice, a tratti infastidiva ancora.
Avrebbe voluto parlarle, e dirle come stava dopo la situazione del processo.
La vide con un ragazzo, probabilmente era Vittorio, il suo fidanzato, ne aveva parlato spesso quando viveva con lei.
Alla parte finale della canzone Man in the mirror, Sandie intravide Vittorio prendere il volto di Annalisa unendosi con un bacio di passione.
Erano così belli, sembravano due adolescenti.
Con la fascia del concerto intorno alla fronte, con quell'atsmosfera magnetica.
Un sorriso malinconico stampo nel suo volto, soprattutto mentre la guardò andare via.
Avrebbe voluto gridarle "Annalisa! Sono qui!" ma non poteva. E poi anche se l'avrebbe fatto, non l'avrebbe mai sentita tra tutta quella gente.
Sospirò, finché un ragazzo non la chiamò per un suo aiuto.
«Arrivo.»
Michael era in camerino con Karen, che stava spiando di nascosto dalla porta, Sandie mentre medicava un membro dello staff che si era accidentalmente fatto male.
La osservò, il suo sguardo era serio mentre vedeva Sandie che medicava quel ragazzo.
Sorrideva mentre passava la garza intorno la mano.
«Michael, mi dici che cosa dobbiamo fare?» domandò Karen congiungendo le braccia. A quel punto il cantante chiuse la porta camminando verso la truccatrice.
«Mi devi aiutare, si tratta di Sandie.» affermò il riccio.
«Di che cosa si tratta? Hai combinato qualcosa?» scosse la testa.
«No no.» mise la mano sulle tasche dei pantaloni, guardò in basso.
«Insomma Michael, mi stai mettendo sulle spine.» Michael alzò lo sguardo.
«Tra una settimana è il compleanno di Sandie, e ho bisogno della tua collaborazione.»
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