[Κεφάλαιο 27]









IL GIORNO DOPO




Michael si svegliò sentendo le luci del sole penetrare nella finestra della sua camera.
Quando aprì gli occhi, vide qualcosa di bianco, poi un collo, e del capelli mori lunghi.
Era Sandie.
Per tutta la notte Sandie lo aveva accucciato a sé, tra le sue braccia, facendogli posare la testa nel suo petto, senza lasciarlo andare.

Non poteva svegliarsi nel migliore dei modi, appiccicato con la donna che tanto amava.
Era quello il senso di protezione che tanto cercava dall'inizio della sua esistenza.
Ad abbracciarlo in quel mondo, come un bambino, era stato solo sua madre quando era solo un dolce bambino. E poi Sandie.
Quel contatto era così bello, piacevole, sentiva le braccia intorno alla sua schiena, e le mani sulle costole.
Poteva sentire il respiro della sua amata mentre dormiva. La guardò, aveva le labbra carnose semi aperte, e un ciuffo di capelli che le copriva metà viso.
Michael con un tocco di delicatezza lo spostò con le dita.

Poté sentire il profumo della sua pelle, così dolce e semplice. Vaniglia.
La guardò pieno d'amore mentre dormiva, mentre lui era tra le sue braccia.
Percependo l'amore intenso e meraviglioso che quella ragazza provava per lui.
Si sentiva fortunato e benedetto dalla vita, per la prima volta si sentiva amato, aveva il cuore che batteva trovandosi in quella posizione.
Era come se un angelo lo stesse proteggendo dai mali del mondo.
Pregò al Signore di fermare il tempo e di restare tra le braccia della sua amata per il resto della sua vita. Affinché la vita stessa lo avrebbe permesso.

Michael si vestì con i soliti pantaloni della Levi's neri, e una maglia bianca corta, mise una leggera giacca di pelle semplice, indossando suo iconico cappello di fedora.
Si guardò allo specchio, sistemò il cappello e alcuni ricci che pendevano sul suo viso.
Intravedendo Sandie che dormiva serenamente, aveva la testa affondata sul cuscino con le braccia su quell'oggetto fatto di ovatta morbida, vicino al lato dove dormiva Michael.
Sorrise.
Prese le scarpe delle semplici Nike nere e bianche, andando verso Sandie, le diede un bacio sulla fronte prima di andare verso il salotto.

«Buongiorno Mr Jackson.» disse Candice accennando il sorriso.
«Buongiorno Candice, signorine.» disse abbassando lievemente il capo in segno di saluto, andando verso il divano per sedersi e mettere le scarpe.
Iris e Kimberly ricambiarono il saluto.

Candice diede la spremuta di arancia al cantante, egli sorrise alzandosi in piedi ringraziando la cameriera.
«A che ora tornate Mr Jackson?» domandò la donna.
«Verso ora di cena, ora che il tour si avvicina devo fare le ultime cose.» bevette tutta la bevanda in due sorsi «Ah Candice una cosa.»
«Mi dica.» Michael si abbassò verso il tavolino, strappò dal un quaderno un foglio bianco, scrivendo qualcosa. Dopo di che lo porse alla cameriera «Prepara una bella colazione a Sandie, e metti questo biglietto accanto per favore.» ella sorrise.
Quanto è dolce.
«Lo farò Mr Jackson.»
«Ti ringrazio, ora devo proprio scappare altrimenti chi lo sente a Ben. Ci vediamo, arrivederci.» salutò il team varcando la porta di casa.

«Su ragazze, mettiamoci a lavoro.» disse Candice alle ragazze battendo le mani andando in cucina.
La seguirono, ed Iris l'aiutò con la colazione.
Candice il giorno prima aveva preparato una torta alla vaniglia, e né tagliò una grande fetta decorandola con un po' di crema alle nocciole.
«Mettiamo il latte come bevanda Candice?» domandò Iris aprendo il frigorifero.
«Si si, bello freddo, con questo caldo c'è ne vuole.» Iris prese il latte versandolo su un lungo bicchiere di vetro.
Mise anche quattro cookies, posando il biglietto vicino al bicchiere.
Tutto era ben pronto in un vassoio d'argento.
Candice andò di sopra, posando il vassoio con la colazione proprio al comodino dove dormiva la fanciulla. Ella, prima di andare via e tornare a lavorare, accennò un sorriso verso stellina.

«Assurdo.» commentò Kimberly mentre stava seduta sul divano.
«Invece di stare lì senza fare niente aiutami a pulire il bagno.»
«Col cazzo, io non lavo il cesso di quel-» si bloccò per pensare ad una parola.
«Di quel?» domandò Iris incrociando le braccia.
«Figlio di puttana, sbiancato di merda. Mi sembra un mostro che cammina. Ma almeno mi dà una buona paga.» Iris sentì un crack al cuore per quelle parole così brutte rivolte al cantante. Erano così maligne, come se fossero note stonate.
Le parole di Kimberly erano un insieme di note stonate. Iris, si rese conto che Kimberly non era affatto una bella persona, faceva quel lavoro solo per bisogno di soldi, se né fregava di Candice, oppure di lei. Non conosceva nemmeno cosa fosse l'empatia o la dolcezza, sapeva solo giudicare un libro dalla copertina. Lo faceva spesso, di fatti Kimberly era la tipica persona che piace fare gossip.
«Eccomi ragazze, direi di cominciare dalla cucina.» disse Candice scendendo dalle scale fino ad arrivare verso le ragazze. Che non si accorse che tra di loro, c'era un'intensa aria di tensione.

Ben Ammar stava parlando con Michael degli ultimi ritocchi del tour, sullo staff, la squadra che deve montare i palchi, le luci insieme, gli effetti speciali. E altro.
Ma il cantante sembrava avere la testa fra le nuvole, come se fosse assente.
Aveva gli occhiali da sole, poiché stavano parlando su un enorme balcone di un palazzo di Los Angeles.
Chiuse gli occhi per qualche secondo, aveva ancora sonno.
Avrebbe voluto stare nelle braccia di Sandie ancora per qualche ora, anzi, per tutta la giornata. Ma il dovere lo chiamava.

Si addormentò mentre Ben gli spiegava con tono professionale tutto quello che sarebbe fatto durante il tour. Proponendo varie aggiuntive.
Ma poi il manager notò che Michael non dava nessun segno.
«Michael?» lo chiamò, aveva la testa leggermente rivolta verso il basso, Ben gli diede una pacca sulla spalla e lui sollazzò leggermente.
«Oh si, direi che sono d'accordo con il fatto dei palchi.» disse Michael sistemandosi gli occhiali.
«Veramente stavo parlando dello staff Michael, non del palco.» il moro sbadigliò «Buongiorno Re del pop, caffè o spremuta d'arancia?» disse Ben con tono ironico, leggermente infastidito.
«Spremuta d'arancia se è possibile.» Ben spalancò gli occhi.
«Rispondi pure? Ma sul serio Michael? Ti sto parlando di cose importante per questo cazzo di tour e ti addormenti?» domandò furioso.
«Ben.» non sapeva che dire, si era addormentato e non poteva giustifarsi per il suo comportamento «Ti chiedo scusa.» disse con tono mortificato, si tolse gli occhiali da sole stropicciandosi gli occhi con le dita.
«Porca troia amico, hai due occhiaie da paura. Hai dormito stanotte?» lui sorrise.
Sandie, ho dormito perché c'era lei.
«Si, ho dormito.»
«A che ora ti sei addormentato?» lui guardò in alto in segno di pensiero.
«Verso le undici, credo.»
«E scommetto che ti sei alzato dopo l'alba vero?»
«Si però rispetto alle altre volte ho dormito. Solo che ora ho un po' di sonno arretrato, tutto qui Ben.» sbadigliò di nuovo «Vedi?» puntualizzò.
«Si si lo vedo.» disse il manager giocherellando con la penna «A proposito, hai fatto la proposta alla tua amica?» Michael gli si congelò le vene.
«Ancora no. Ma questa mia amica verrà in tour con me.» rispose.
«Michael. M U O V I T I.» sibilò Ben.
«Dio mi metti ansia Ben.» commentò Michel sbuffando successivamente.
«Ansia? Quello che sta in ansia sono io caro Michael. Proprio io.» sospirò
«Quello l'ho capito dall'inizio che dovevamo organizzare il tuor ben.» disse sfinito.
«Ah ah. Spiritoso. E comunque dovresti dormire di più. Perché non hai una bella cera.» prima di uscire Michael aveva inghiottito un po' di pillole di antidepressivi.
«Lo so, e grazie di avermelo detto. Sei molto gentile.» disse con tono ironico.
«Io mi preoccupo per te Michael. E lo sai.» lui giocò con gli occhiali da sole come un bambino «E non mi dire che non è vero perché sennò scateno la terza guerra mondiale Michael.» non rispose «Tu hai bisogno di qualcuno che ti curi durante il tour Michael. Ti prego.»
«E tu ti prego cerca di rispettare i miei tempi, e di non rompere il cazzo Ben. Smettila con questa storia. Quando sarà il momento giusto glielo dirò.» Ben si alzò dalla sedia. Ne aveva abbastanza.
«E quando glielo dirai, quando saremo in tour?»
«Può darsi.» disse Michael guardando da un'altra parte «Lei non la conosci, non sai se vorrà accettare o meno questo lavoro. È più un no che sì.»
«Perché? Te la scopi per caso?» Michael a quella domanda così di cattivo gusto sbattè le mani sul tavolo in segno di rabbia.
Il manager solbazzò.
«Non ti permetto di parlare in questo modo, chiaro? E anche se fosse, dove sarebbe il problema Ben?» disse con tono arrabbiato puntandogli il dito.
«Ma figurati, a me farebbe solo piacere per te. Meriti un po' di divertimento.» rispose l'uomo divertito.
Michael lo guardò con un'espressione perplessa.
Divertimento? Quello che sto facendo con Sandie è divertimento? No. Non è divertimento, è amore cazzo. Ma lui non lo sa.
«Basta, cambiamo argomento. Non mi va di parlarne. Divertimento ... fanculo.» disse il cantante con tono freddo rimettendo gli occhiali.
Ben a quel punto si arrabbiò sul serio con il cantante.
«Ti voglio bene Michael, e tu lo sai. Ma a volte hai certi atteggiamenti che non riesco a digerire. Sei troppo infantile e non vuoi affrontare i problemi.»
«Se non riesco a farti digerire del tutto vattene via allora Ben. Trovo un altro manager migliore di te.» il managaer spalancò gli occhi.
In quel momento il suo sguardo si addolcì.
«Davvero vuoi che me ne vada?» disse con voce triste.
Michael lo guardò, senza dare una risposta.
«Ho capito.» a quel punto Ben andò via, camminando verso la porta del balcone.
«Ben.» alla voce di Michael Ben fermò il passo «Idiota, vieni qui.» disse sorridendo.
Lui sorrise e andò verso il cantante per abbracciarlo.
Si erano affezionati l'uno con l'altra per mandare all'aria il loro rapporto sia d'amicizia che quello professionale.
Anche se Michael aveva la pura certezza, che un giorno Ben, lo avrebbe tradito.

Nel frattempo Sandie si svegliò, si stiracchiò le braccia, finché non notò un particolare sul suo comodino.
Un vassoio con la colazione, c'era un ben di Dio, e notò un bigliettino.
Allungò il braccio per prenderlo e leggerlo.

Buongiorno amore mio,
Spero abbia dormito bene e fatto bei sogni.
Sai, stamattina mi sono svegliato tra le tue braccia ed è stato il risveglio più bello della mia vita. Avrei voluto starci per tutta la giornata. Ma il dovere mi chiamava come ogni giorno.
Questa è la colazione.
Mi raccomando mangia tutto!
Tornerò a casa verso ora di cena.
Tu sentiti libera di fare ciò che vuoi.
Già mi manchi :(
Ti amo da morire stellina mia, sei l' ossigeno che varca nel mio corpo.
Ti amo, ti amo.
Non vedo l'ora di tornare a casa, di baciarti e stare tra le tue braccia.
A dopo amore.

Xxx Michael

Sandie sorrise a trentadue denti leggendo quel biglietto scritto dal suo amato pieno d'amore.
Quella notte, voleva farlo sentire al sicuro, protetto.
Lo scopo di Sandie quando lo abbracciò durante la notte. Era non solo per farlo stare più vicino a lei e dargli più amore, ma anche per fargli provare quella sensazione di protezione e sicurezza che cercava. E ne era sicura che Michael avesse provato quelle sensazioni. Ne era sicura al 100%.

Fece iniziare la giornata mangiando la fetta di torta alla vaniglia con sopra uno strato di crema alle nocciole.
La prese con le mani e la mangiò con gusto.
Capì che quelle mani che avevano fatto quella torta erano di una donna che conosceva bene.
Candice, non smetterò di adorarti.
Dio che buona.

Dopo aver fatto colazione Sandie si vestì, mise dei jeans corti e una maglia bianca dei Rolling Stones, con delle sneakers bianche e semplici. Ai capelli fece una treccia.
Per non fare troppo lavoro alle cameriere, rifece il letto. Così scese giù con il vassoio per portarlo in cucina.
«Buongiorno.» disse stellina con il sorriso.
«Buongiorno Miss Vrachnos. Le è piaciuta la colazione?» domandò Iris con il sorriso.
«Era deliziosa, ora sono piena come un panda. Infatti non credo che riuscirò a toccare una briciola di pane a pranzo.» disse Sandie ridacchiando alla fine.
Mise il piattino e la tazza nel lavandino, poi una spugna, coprendola di sapone per i piatti.
«No no, Miss Vrachnos lasci fare a noi.» bottò Iris.
«Non se ne parla nemmeno, voglio aiutarvi. E poi mi piace fare i servizi di casa. Deve essere faticoso per voi lavare una casa così grande. Dopo che finisco di lavare questi due sciocchezze vengo a darvi una mano. Vi prego.» il suo tono era così dolce, sincero.
Iris poté notare una gentilezza alla pari di Mr Jackson, forse era per quello che il loro capo doveva essersi innamorato di quella ragazza.
I suoi occhi erano così buoni, pieni di amore, era un'anima splendida.
Non rispose, e Sandie lavò i piatti che le erano stati serviti a colazione.

Aiutò Iris, Kimberly e Candice con le varie stanze, i bagni.
E mentre stavano pulendo il salotto, d'improvviso il telefono squillò.
Fu Sandie ad andare a rispondere.
«Pronto?» domandò pulendo la fronte con la mano.
Dio che caldo.
«Adelfì.» era Nicole. Aveva una voce seria.
«Ehi Nicole, come va? Tutto ok?» disse un po' affannata.
«Sto bene, ti devo chiedere se potevi un attimo venire a casa. C'è Milly a casa.» Sandie alzò uno sopracciglio.
«Milly? E perché?» domandò la mora curiosa.
«Ti vuole parlare, da quanto mi ha detto. Perciò vieni Sandie.» lei sospirò, guardò le cameriere che stavano continuando a lavorare, ma non poté non rinunciare ad una richiesta di sua sorella, o di Milly.
«Va bene, dammi tempo di prendere la macchina e arrivo.» attaccò la chiamata e si girò verso le cameriere «Ragazze, mi dispiace tanto ma ho avuto un impegno improvviso e devo tornare a casa.» disse Sandie con tono dispiaciuto.
«Sandie, sta tranquilla. Vai, ti ringraziamo per l'aiuto che ci hai dato.» disse Candice andando verso di lei. Si abbracciarono e Candice le diede un dolce bacio sulla guancia, ormai si era affezionata a lei «Ora vai.» lei annuì e se ne andò.

Giunta a Beverly Hills, arrivata al suo appartamento, bussò alla porta e ad aprirla fu Nicole.
«C'è ne hai messo di tempo.» disse la sorella.
«C'era traffico.» rispose, vide Milly seduta sul divano ad aspettarla, si girò e si alzò.
Camminò verso di lei per abbracciarla.
Ella ricambiò l'abbraccio.
«Vi lascio sole.» disse Nicole andando in camera accennando un sorriso. Mentre le sue amiche erano ancora incollate tra le braccia.

Si staccarono, e sorrisero.
«Come stai?» domandò Milly accennando un lieve sorriso.
«Sto bene. Tu?» la bionda fece le spallucce.
«Può andare meglio.» rispose, Sandie capì che stava ancora soffrendo per la morte di Ethan.
Le accarezzò la spalla in segno di conforto, la poteva capire perfettamente, poiché anche lei aveva passato lo stesso periodo e le stesse emozioni.
«Ti va di parlarne fuori? Prendiamo una boccata d'aria.» propose stellina con tono dolce, ella annuì.

Andarono nel parco vicino casa di Sandie, sedute sull'erba.
Erano in silenzio, Milly aveva lo sguardo verso il basso, giocherellando con i ciuffi d'erba.
Sandie la guardò, la studiò, capì che probabilmente non stava passando un bel periodo.
«Milly.» la chiamò «Se vuoi sfogarti, oppure parlare. Fallo. So come ti senti.» ella a quelle parole sbucarono le lacrime dalle orbite.
«Sogno Ethan praticamente ogni notte. Mi dice che non è morto realmente, che è vivo nel mio cuore e nei ricordi della nostra amicizia. Mi dice di essere forte, di non piangere, perché sennò lo avrei fatto rendere triste. Ma come faccio a non piangere Sandie? Dimmelo.» a quel racconto, gli occhi di Sandie divennero lucidi. Una scia di brividi comparvero sulla schiena.

Le prese la mano e la strinse.
«Milly, è il tempo la guarigione necessaria di queste ferite. Io, credimi, anche se è successo di recente. Stranamente sto andando avanti, sto bene, mi sto riprendendo. Forse perché mi sto distraendo.» confessò «E dovresti anche tu distrarti, fare qualcosa che ti piace, che ti renda felice. Anche stare con una persona che ti fa stare bene.» ella annuì.
«Come fai a stare bene? Quando stavi al funerale eri completamente depressa che a stento ti riconoscevo.»
«Era normale Milly, Cristo mi è morto il mio migliore amico. L'ho visto seppellire sotto terra.
Sapendo che non potrò vederlo mai più è una ferita che mai potrà guarire. E ne sono consapevole.
Ma nonostante ciò vado avanti, sennò non esco più. E sono così stanca di soffrire, di essere triste. Io devo essere felice Milly. E anche tu devi essere felice. Per te, e anche per Ethan.
Per lui siamo state le uniche persone di grande importanza, di divertimento, di sorriso, di sfogo e tanto altro. Lui vuole che siamo felici, e non il contrario. Sennò come hai detto tu, diventa triste. E non vuoi immaginare un Ethan con le ali da angelo che ci vede tristi vero?» domandò Sandie con le lacrime agli occhi. Milly annuì poco dopo «Perciò sorridiamo, anche se fa male.»
«Non doveva andare così Sandie.» sospirò.
«Tu sei accanto a lui, mentre io cercavo di riprendere dai miei traumi. E ti ringrazio di aver-»
«Basta dire stronzate Sandie.» interruppe la bionda.
«Non sono stronzate. È la verità Milly, io non ci sono stata abbastanza per lui quando aveva bisogno di me. Non me lo perdonerò mai.» disse stellina mettendo una mano sulla fronte.
Trattenne le lacrime, e ci riuscì.

Rimanerono in silenzio per un po', sentirono le grida dei bambini giocare tra di loro, oppure con i loro genitori.
Ragazzi adolescenti che parlavano di gossip di altri cotaenei, adulti e anziani che parlavano tra di loro.
L'atmosfera era piacevole.

«Sandie.» la chiamò Milly guardandola.
Ella tolse la mano dal viso cacciando un sospiro «Perché non partiamo?» propose l'amica.
La mora alzò uno sopracciglio.
«Partire?»
«Si, mio padre mi ha regalato una mini vacanza, e ha detto che posso portare qualcuno con me. Avevo pensato a te.» spiegò.
«E quale sarebbe la destinazione?» domandò Sandie.
«Miami, ci facciamo qualche giornata di mare lì. Staremo quattro giorni a Miami. Devo distrarmi un po'. Ti prego Sandie, vieni con me. Tu sei l'unica che mi fai divertire sul serio. Non devi neanche pagare la camera e tutto. Ha pensato tutto a mio padre.»
Una vacanza, Miami, quattro giorni.
Avrebbe accettato ma c'era un nome che non le abbandonava nella sua mente, Michael, era quello il suo pensiero, come avrebbe preso questo suo mini viaggio? Bene sì. Le aveva detto di andare, di non preoccupare per lui e di divertirsi. Ma aveva una sensazione fastidiosa dentro di sé a questo viaggio «Milly ...» mormorò «Non lo so se-»
«Ti prego Sandie, accetta di venire con me. Partiremo dopodomani e torneremo il 10 se verrai.» disse Milly con tono speranzoso, Sandie aveva lo sguardo perso. Restò in silenzio per vari minuti fino ad accettare la proposta della bionda.
Ella quando sentì il sì della sua amica, provò un forte senso di felicità. Si avvicinò per abbracciarla forte.
«Grazie Sandie, grazie.» ella sentendo quelle braccia forti, aveva la percezione di sentire le braccia di qualcun altro.
Come se un'altra persona stesse abbracciando le due ragazze.
Lo poteva sentire, e questo, le sfuggì una lacrima.
Ethan.

Nel frattempo Michael e Ben risolverono la questione del tour, ritornando l'armonia tra loro.
Andarono in un ristorante nelle vicinanze, chiaramente con la massima sicurezza.
Ordinarono semplicemente un piatto di spaghetti all'italiana. Poiché il ristorante in cui erano capitati, era proprio un ristorante italiano.
«Ti intendi di questi tipi di ristoranti eh?» domandò Ben congiungendo le mani.
«Un mio caro amico possiede un ristorante italiano, e da lui ho un po' imparato certe cose.» rispose posando gli occhiali da sole sul tavolo.
«Capisco.» disse, ci fu silenzio «Senti Michael, mi dispiace per prima. Non volevo essere sgarbato con te. Ma cerca di capire io mi preoccupo per te. Perciò insisto con questo fatto del medico.» sospirò
«Ben, l'ho capito. Va tutto bene. Ora però parliamo di qualcos altro. Non mi va di parlare di lavoro a pranzo. Per favore.» imploro il cantante bevendo un sorso d'acqua.
«Come vuoi. E di cosa possiamo parlare?» domandò Ben.
«Mhmm, non ne ho idea. So solo che il mio stomaco sta chiamando il cibo.» disse con tono ironico.
«Se è per questo io mi mangerei anche le sedie.» risero.

Michael prese del pane da un piccolo cesto, né spezzò un pezzo e lo portò in bocca mangiandolo.
Pensò a Sandie, a cosa stesse facendo a Neverland. Se stava in camera, oppure tra i giardini a leggere un libro.
Poteva ancora percepire il suo contatto, quel contatto così protettivo, dolce. Come se Sandie nel sonno stesse dicendo "Non sei solo Michael, ci sono io." Ad un pensiero del genere gli veniva da commuovere.
I suoi occhi divennero stelle.
Era dannatamente fortunato di averla nella sua vita. Ma allo stesso tempo si chiedeva semmai sarebbe durato tutto quello amore.

Per due anni, aveva dovuto scontrarsi contro sé stesso. Per Sandie. Era proprio per quello che dovette combattere contro i suoi sentimenti. Per la vita e il bene di Sandie. Ma alla fine l'amore aveva ceduto, aveva detto a Michael "Devi amare questa ragazza se vuoi essere felice." E lo fece.
Si era innamorato, e l'amore era una cosa naturale, che veniva dentro all'essere umano.
Dentro al cuore.
Aveva provato a buttarlo fuori ma fu una sfida persa. In quella sfida capì che all'amore non si poteva scampare.
Fu così, che prese la decisione di provare.
Provare a rischiare per amore.
Capì, che rischiare tutto per Sandie, fu il rischio più bello della sua vita.
L'amava, e avrebbe fatto di tutto per non perderla. Se la sua fama, e la sua vita con il destino già prescritto nell'oracolo, gli avesse permesso di essere amato da qualcuno.

«A volte ho la sensazione che parlo con il muro.» bottò Ben con tono ironico.
Michael tornò alla realtà.
«Eh? Scusami Ben.» mise due dita di fronte agli occhi, chiudendoli per qualche secondo.
Fino a che non arrivarono due piattoni di spaghetti al sugo. Con una foglionia di basilico sopra.
«Sembrano ottimi. Buon appetito.» disse Ben accennando un sorriso
«Buon appetito.» disse Michael mettendo il tovagliolo sopra alle gambe. Con la coda d'occhio vide Ben mangiare gli spaghetti in un modo che mai avrebbe voluto vedere.
Li tagliava con il coltello, fino mangiarli con un cucchiaio.
Spalancò gli occhi «Ben.» lo chiamò.
«Si?» lui ridacchiò.
«Ti hanno mai detto che gli spaghetti non si mangiano in quel modo?» domandò Michael con tono educato.
«Perché? Tu come li mangi?» domandò.
«È molto semplice.» prese la forchetta «Prendi la forchetta.» fece annodare un po' di spaghetti intorno alla posata «Fai annodare un po' di spaghetti.» fino a che Michael non li portò in bocca assaporandoli con gusto, si pulì la bocca con il fazzoletto che aveva appoggiato sulle gambe «E il gioco è il fatto. Credimi, se ti vedessero gli italiani mangiare gli spaghetti in quel modo. Credo che ti ammazzerebbero senza pietà. Sai, la pasta è sacra.» spiegò il cantante divertito.

Ben provò a mangiare gli spaghetti con gli stessi passaggi che aveva detto il moro, ma fece un vero disastro, sporcò il tavolo, e anche la camicia.
«Senti Michael, te lo dico in amicizia. Vaffanculo te e gli spaghetti.» Michael non smetteva di ridere come un dannato alla visione comica che gli stava regalando il manager.
«Oh Dio, sei uno spasso. Guarda, hai sporcato tutto.» annotò ridendo.
«E grazie al cazzo Michael. Gesù cristo per mangiare questa pasta ci vuole l'aiuto di Gesù. Era meglio se ordinavo della carne.» Michael continuava a ridere «E si sì, ridi pure.»
«Non lo faccio apposta, ma sono i tuoi movimenti che mi hanno fatto troppo ridere. Sei buffo Ben.» mise una mano sulla pancia dalle troppe risate.
«Ah, io sarei buffo. Ma senti chi parla.» mormorò Ben tra sé e sé.

Michael bevve un po' d'acqua cercando di riprendersi dalle risate, ma non riusciva a non togliersi dalla testa i movimenti di Ben.
Mise una mano sulla bocca, che aveva ancora l'acqua all'interno.
«Michael, guai a te se sputi quell'acqua ti faccio arrivare ai Caraibi.» Michael cercò di trattenersi ancora di più dopo quella frase.
E ingoiò l'acqua.
«Cristo.» disse Michael divertito.
«Senti, dato che tu hai finito la tua porzione ed io non ho più voglia di spaghetti. Mangiati anche la mia.» Michael aveva ancora fame.
«Okay, dammi il piatto.» si scambiarono i piatti.
«Vaffanculo.» gli disse, Michael rise ancora.
«Però sono buoni no?» domandò con il sorriso.
«Buoni da mandarti all'inferno cazzo. A questo punto mi ordino un bel piatto di carne. E ritorniamo a lavorare. Oh Gesù, che pranzo folle.»  Michael scosse la testa con il sorriso ritornando a mangiare il suo secondo piatto di spaghetti.










LA SERA








Michael tornò a Neverland esattamente all'ora di cena.
Varcò la soglia della porta di casa sua, ad accoglierlo fu un grande odore provenire dalla dal living room.

Andò a vide una tavola inbadita di cibo.
Sorrise.
«Bentornato.» disse una voce, si girò ed era Sandie, vestita con un vestitino bianco attillato.
Una coda nei capelli.
Con un trucco molto leggero.
La guardò dalla testa ai piedi, era splendida.

«Amore.» disse Michael «Amore mio.» camminò verso di lei per accoglierla tra le sue braccia.
Finalmente
Sentì di nuovo quelle braccia così minute ma grandi allo stesso tempo quanto una casa.
Senti l'odore del suo collo.
Fiori d'arancio.

Affondò la testa nel suo collo non solo per odorare, ma anche per sentirti ancora una volta. Amato e protetto da quella piccola ragazza che amava più della sua stessa vita.
«Ti sono mancata eh?» lui le prese il viso con le mani e la baciò con amore, creando di nuovo quella danza tra le loro labbra.
«Da morire. Aspettavo quest'ora solo per tornare da te.» sorrise.
«Sarai affamato. Ti ho preparato da mangiare. Vieni.» gli prese la mano direnzionando verso la tavola imbandita.
«Hai cucinato di nuovo tu amore?» domandò Michael sedendosi.
«Si.» sorrise.
«Ti ringrazio.» disse sistemando i ricciolini che penzolavano nel suo viso.
«Tutto per te.»

La cena proseguì per il meglio, Michael e Sandie gustavano pienamente tutto quello che aveva cucinato la ragazza.
Michael ripete più volte di quanto fosse buono il polpettone, l'insalata, e le patatine.
Sandie sorrise, ma aveva la testa tra le nuvole.

«Sandie.» la chiamò Milly guardandola.
Ella tolse la mano cacciando un sospiro «Perché non partiamo?» propose l'amica.
La mora alzò uno sopracciglio.
«Partire?»
«Si, mio padre mi ha regalato una mini vacanza, e ha detto che posso portare qualcuno con me. Avevo pensato a te.» spiegò.
«E quale sarebbe la destinazione?» domandò Sandie.
«Miami, ci facciamo qualche giornata di mare lì. Staremo quattro giorni a Miami. Devo distrarmi un po'. Ti prego Sandie, vieni con me.»

«Michael.» lo chiamò.
«Dimmi amore.» disse portando in bocca un pezzo di polpettone.
«Oggi mi sono vista con Milly. E non aveva un buon umore. Era triste e spaesata. Sai, la morte di Ethan l'ha parecchio sconvolta. E penso che sia ancora in quella fase di realizzazione.
Tra le chiacchiere mi ha proposto di fare una piccola vacanza con lei a Miami per quattro giorni. Mi ha detto anche i giorni. Partiremo dopodomani e torneremo il 10.» Michael la guardò contento.
«Vacci Sandie. Insomma, è un modo per stare insieme e anche per distrarvi.» annuì.
«Era così triste Michael, mi ha implorato di venire con lei. Perché dice che sono una di quelle persone che la fa divertire. Confesso che mi sono un po' immedesimata in lei.
Insomma, avevamo un trio che d'un tratto si è spezzato.» spiegò con voce triste.

Michael la guardò con uno sguardo dispiaciuto, poté solo immaginare un dolore del genere. Il dolore che aveva provato Sandie.
La guardò ed era così piccola.
Perché doveva soffrire così tanto?
Perché?
Non lo meritava.

Si alzò dalla sedia per andare verso di lei, le dette la mano per alzarla, e la baciò a stampo sulle labbra.
«Hai fatto bene ad accettare la proposta di Milly, una piccola vacanza fa solo bene Sandie. Ti ha detto la destinazione del viaggio amore?» domandò con tono dolce.
Annuì.
«Miami.» disse.
«Ooh, bellissima. Così prenderete il sole. Beate voi, io purtroppo non posso prenderlo. Prendilo per me quando ci andrai.» ridacchiò «Ci sono dei bellissimi posti a Miami, sono stato varie volte lì. È molto bella. E sono sicuro che ti divertirai Sandie.» spiegò il ragazzo accennando un sorriso.
Sandie non poté meno che rispondere con un sorriso, egli gli accarezzò la guancia con le nocche delle dita, baciando le labbra con delicatezza.
«Non ti dispiace che partirò? Non voglio lasciarti da solo.» confessò.
«Sandie. Ti ricordo che verrai in tour, e starai ogni giorno con me.» disse Michael ridacchiando «Perciò stai tranquilla. E vai a Miami.»
«Posso stare tranquilla?» domandò Sandie.
«Tranquilla tranquilla.» ella sospirò.
«Va bene, se mi dici che va tutto bene. Allora partirò.»

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