[Κεφάλαιο 25]





La ragazza dalle iride verdi rimase sorpresa dalla vista del suo ex capo di lavoro, nonché il dermatologo dei VIP e quello di Michael Jackson, da quando accettò il lavoro da sostituta del suo braccio destro nonostante ai tempi era solo una semplice studentessa di medicina, la sua vita cambiò. Conobbe una star planetaria, colui che sarebbe diventato l'amore della sua vita.

«Da quando tempo Sandie.» mormorò Klein con aria contenta di rivedere la sua ex dipendente dopo due anni di distanza.
«Già, come sta?» domandò la ragazza accennando un sorriso.
«Oh bene, il lavoro sta procedendo bene.» rispose.
«E il suo braccio destro, come si chiama? Mi dimentico sempre il nome.» disse Sandie scioccando le dita cercando di ricordare il nome.
«Debbie.» disse il dermatologo.
«Debbie, ecco. Come sta?» domandò lei interessata.
«Sta bene, è completamente guarita. E ti ringrazia per quello che hai per lei durante la sua assenza. Ha detto che sei stata una specie di angelo. Mi dice sempre che vorrebbe tanto conoscerti, anche per ringraziarti.» spiegò l'uomo, Sandie fece le spallucce.
«Non ho fatto nulla di speciale, lavorare per lei dottore è stata una bellissima esperienza. E la ringrazio per avermi scelto come sua assistente e sua sostituta del suo braccio destro.» egli sorrise, e si guardò intorno.
«Sandie, se non hai niente da fare, che ne dici di andare al bar qua vicino a prendere qualcosa da bere? Mi piacerebbe molto fare due chiacchiere con te.» Sandie tenne meglio tra le braccia la busta della spesa, pensando se accettare o meno la proposta del dermatologo.
Ma poi, pensò che non c'era nulla di male a prendere un caffè con lui, e fare un innocente chiacchierata dopo tanto tempo che non si erano visti.
«Certo, perché no?» sorrise.

«Il cappuccino freddo?» domandò il cameriere, Alnord alzò il dito, e l'uomo dalla divisiva color bianco e nero mise la tazza di fronte al cliente.
«Il tè al limone?» domandò un'altra volta, e Sandie alzò il dito, il ragazzo educatamente mise un bicchiere di vetro con dentro dei cubi di ghiaccio, una cannuccia nera, e un pezzo di limone. Accanto al bicchiere una bottiglia di tè al limone della marca Lipton.

Ella aprì la bottiglia della sua bevanda preferita, versandola fino metà bicchiere, bevendone un sorso. Sentì il sapore fresco, lievemente dolce del limone tra le labbra, che amava così tanto da passare la lingua su di esse, rendendole ancora più carnose e luccicose.
«Allor dunque.» cominciò Sandie «Debbie mi vuole incontrare.»
«Oh si.» disse Klein bevendo un sorso di cappuccino freddo «Mhmm che buono.» mormorò «Come ti ho già accennato prima, ti vorrebbe ringraziare per quello che hai fatto durante la sua assenza. Le sei stato di grande aiuto.» sorrise giocherellando con la cannuccia all'interno del bicchiere, con la mente nel suo mondo immaginario.

Klein la osservò, e vide in qualche modo, che non era la stessa Sandie che aveva conosciuto.
Era cambiata.
Era più cupa, chiusa, e triste. A differenza di quando la conobbe, una ragazzina tenera e innocente, piena di vita, pronta ad affrontare ogni ostacolo con il sorriso.
In quel momento, vide di fronte a sé un piccolo coniglietto intrappolato in una gabbia.
Cosa le era successo a tal punto di aver portato via quella luce che aveva nei suoi occhi?
«Tutto ok Sandie?» domandò preoccupato.
Lei lo guardò annuendo il capo.
«Sto bene, mi scusi, è che ho avuto una giornata impegnativa, e sono stanca. Tutto qui.» mentì bevendo un altro sorso di tè.

Ogni tanto, quando stava in compagnia, per strada o da sola. Nel momento della giornata le capitava di essere in quello stato d'animo così cupo, a dover combattere con il suo dolore, con la sua tristezza, e con i suoi demoni di quello che le era successo nell'arco di cinque mesi.
Guardò per terra.
Pregava che il giorno dopo fosse il 27 giugno, di aver preparato le valige e di partire con Michael per il tour.
Doveva distrarsi, doveva essere sbloccata dal suo dolore.

«È per caso, successo qualcosa? Se posso sapere.» disse avvicinandosi a lei.
In lei ritornò quello sguardo vuoto, gli occhi luccicosi.
Sentiva il forte bisogno di essere abbracciata.
Di avere un forte contatto con qualcuno.
Ma in particolare di un abbraccio.
Lo sentiva, e ne aveva il bisogno.
Posò una mano sul braccio destro, e l'altra sul sinistro, accarezzandole lievemente. Come se stesse abbracciando da sola.
«Cosa c'è di peggio quando ti muore il migliore amico nel giorno della tua laurea?» domandò con tono spezzato, cercando di non piangere, di non gridare. Anche se gridava dentro. Gridava dentro al suo cuore, nelle sue vene, nella sua anima, nei suoi polmoni. Gridava all'interno del suo corpo.

Klein spalancò gli occhi, e gli diede la mano, in segno di conforto, ella gliela diede e lui l'accarezzò affettuosamente.
«Mi dispiace molto Sandie.» disse.
Ella soffiò il naso.
«Che ci posso fare? È la vita.» mormorò guardando in alto, prese poi dalla borsa un fazzoletto asciugando i bordi palpebrali anteriori degli occhi.
«Quando è successo?» domandò il dermatologo.
«Una settimana e mezzo fa. Il 22 maggio mi sono laureata, doveva essere uno dei giorni più belli della mia vita, ma è stato anche uno dei peggiori. Se non ci fosse stato Michael a darmi il sostegno che avevo bisogno, credo che quella giornata sarebbe finita non male. Ma di più.» lui annuì.
«Ma Sandie, pensa che lui in quel momento, ti ha vista da lassù mentre ti consegnavano l'attestato di laurea, e dicevi il giuramento di Ippocrate con la fierezza tra le labbra.
Secondo me ha provato un orgoglio immenso neo tuoi confronti. E posso dirti una cosa, lo sono anch'io. Abbiamo avuto un rapporto un po' troppo professionale. Sì vero, la chiacchierata fuori dallo studio la facevamo. Le cene, i caffè anche. Ma il nostro rapporto è stato sempre e sempre professionale. Sono così felice per te, hai raggiunto un grande traguardo e un tuo sogno. Devi solo completarlo, Sandie, ora la vita dei tuoi futuri pazienti è tutta nelle tue mani.» l'ultima frase fu la nota spietata, Sandie crollò, pianse.
Klein si alzò per abbracciarla.
«I-io non sono riuscita a salvare Ethan, dovevo salvarlo dai suoi tormenti, dai suoi demoni. E si è suicidato con un'overdose di farmaci. Non potrò mai perdonamelo. Io sentivo di poterlo salvarlo Dottor Klein! Cazzo!» l'uomo strinse a sé quella ragazza in preda dall'afflizione, lasciandola sfogare, libera di cacciare tutto il dolore che aveva dentro il suo corpo.
Ne aveva bisogno.
E doveva farlo.
Altrimenti non sarebbe finita bene per lei.
Il dermatologo, vedendo quella ragazza dal carattere dolce e puro, con il cuore pieno di sofferenza, gli sfuggì una lacrima rigandogli il volto, in segno di commozione verso la fanciulla.

Sandie piano piano si calmò, bevendo tutto il tè che era rimasto.
Sospirò imbarazzata.
«Mi scusi per prima, non volevo fare questa scenata così patetica.» si giustificò con il suo tono dolce.
Klein spalancò gli occhi.
«Scena patetica? Stai scherzando spero. Starti accanto era il minimo che potessi fare, credimi mi dispiace vederti così.» sospirò di nuovo
Il dottore provò allora a girare una carta.
Cioè quella cambiare argomento.
«Sandie.» la chiamò.
«Si?»
«Prima mi hai nominato Michael. Come vanno le cose con lui?» lei quando sentì pronunciare il suo nome, tornò quel luminoso sorriso che Klein aveva conosciuto.
Egli sorrise.

Michael, vedo che le fai ancora questo effetto.

«Tutto bene, ci vediamo ancora.» disse con le guance rosse.
«Sono riuscito a farvi mettere insieme?» disse con tono ironico.
«Si.» disse a bassa voce.
Gli mancò un battito e avvicinò il suo viso a quello della ragazza.
«Sul serio?» sussurrò, ella annuì ridacchiando.
Egli si allontanò sconcertato.
«Oh mio Dio, questa si che è una bella sorpresa. Mia moglie ne sarà felice» ridacchiò.
«Le dico solo che, lui è il ragazzo che ogni donna vorrebbe al suo fianco. È così presente, mi degna di attenzioni. Anche se a volte mi sento in colpa, non ti saprei dire con certezza il motivo. Forse per il fatto che mi riempie tanto di attenzioni, di doni, eccetera. Farebbe di tutto per me, anche donarmi la luna. Andrò in tour con lui lo sai?» Klein aveva un espressione preoccupata, come se stesse pensando a qualcosa. Sandie se ne accorse «Klein.» lo chiamò.
Egli la guardò in modo serio, incrociando le braccia.
«Hai detto che andrai in tour con lui, giusto?» domandò per avere conferma.
«Si.» rispose perplessa «C'è qualche problema?» domandò.
Egli sospirò.
«Voglio che tu faccia un favore Sandie.» stellina si spaventò.
«Che tipo di favore?» domandò.
«Devi tenere sotto controllo Michael.» alzò uno sopracciglio.
«Perché mai?» domandò ancora.
Egli guardò in basso, e dopo cinque rispose tornò a guardala fino a risponderle:
«Perché ha una dipendenza di farmaci Sandie.» Sandie a quella risposta si sentì crollare il mondo addosso, il cuore fermarsi, le vene congelarsi.

Ella scosse piano la testa con le lacrime agli occhi, pensando a cosa gli sarebbe successo se non si fosse controllato.
Avrebbe fatto la stessa fine di Ethan.
Con la differenza che non sarebbe stato un suicidio.
«No ... non può essere.»
«E invece sì Sandie. Michael non sai quanti barattoli di farmaci ha in casa. Negli appuntamenti quando viene da me, mi chiede sempre di aumentare alcune dosi.»
«Perché? Siete anche il suo medico personale?» domandò Sandie per sapere di più.
«No, sono anche un farmacista Sandie, oltre un dermatologo.» rispose.
Sandie a quel punto, ripensando a quello che aveva detto il dottore:

"Negli appuntamenti quando viene da me, mi chiede sempre di aumentare alcune dosi."

«Non mi dite che aumenti i farmaci.» disse la ragazza puntandogli il dito con tono spaventato, il dottore non rispose, ella scosse la testa capendo tutto, sbattè la mano sul tavolino furiosa.
«È diventato idiota!? Così lui finirà per ammazzarsi cazzo!»
«Sandie ascoltarmi-»
«Non la voglio ascoltare.»
«Voglio solo che tu lo tenga d'occhio, lui dice di aver bisogno di questi farmaci. Quando poi, la cosa di cui ha più bisogno. È quello di essere amato e compreso da qualcuno. Solo tu lo puoi salvare. Ti affido questa responsabilità Sandie. Ti prego, salva Michael. Se lo ami davvero, salvalo.» lo guardò con rabbia, si alzò dalla sedia, prendendo dalla sua borsa il portafoglio una banconota da dieci dollari.
«Se a Michael gli succederà qualcosa, sappi che sarà solo per colpa sua dottore di merda. E non lo perdonerò mai. Verrò a cercarla per farla una merda uccidendola con le parole come ho fatto con altra gente. E comunque, io sarei disposta a dare la vita per lui, a morire per lui.
Lui mi ha donato un amore così grande tal punto di non meritarmelo, mi fa sentire una donna, mi fa sentire amata. La ragazza più amata di questo universo, che basta solo che lui mi guardi, ad incrociare i suoi occhi a farmelo percepire. È così innamorato di me, che per me darebbe la luna. La prenderebbe dal cielo, venendo da me e dirmi "Tieni Sandie, questa la luna, è per te." Questo è Michael, cerca di non farmi mai mancare niente, e dovrei ringraziare il Signore per avere un fidanzato come lui nella mia cazzo di vita che è stata un inferno in questi mesi. Lui è stata la luce della speranza per continuare a vivere, e l'ho trovata in quel tunnel di oblio dove mi ero cacciata.
Ed io non permetterò mai, che Michael faccia la stessa fine di Ethan, che mi ammazzino! Devono passare sul mio cadavere.
Perciò stia ben attento a queste parole, se succederà qualcosa a Michael, io sarò una donna morta. Una donna morta dottor Klein.
Una donna priva di ogni felicità, di ogni speranza nella vita, e nel futuro.
Sta facendo la cosa sbagliata, lo sta rovinando, lo sta ammazzando.» Klein durante la sfuriata di Sandie pregò più volte di farle abbassare la voce, ma non ci fu verso.
«Sandie, ti prego, abbassa la voce. C'è gente qui al bar non voglio che ci sentano. Non ci posso fare niente okay? Questo è il mio lavoro.»
«Lei deve salvare la gente, non ucciderla, ha dimenticato il giuramento di Ippocrate!?» gli urlò la ragazza.
«Certo che no.»
«A me sembra di sì.» presa dalla rabbia prese la busta marrone della spesa insieme alla sua borsa.
«Sandie, per favore, discutiamo da persone civili.» supplicò il medico.
«Persone civili? E lei sarebbe una persona civile? Prescrivendo a Michael una quantità di farmaci che lo potrebbero uccidere? Fanculo.»
«Tu non sai come sono andate le cose.» obiettò il dottore.

La mora cambiò espressione, tornò di nuovo a sedersi, posando la sua roba, e incrociò le braccia.
«Parla, l'ascolto. Vediamo cosa non so. È lui che le chiede di avere più farmaci?»
«Si.»
«Vuole morire? Ha tendenze suicide?»
«Certo che no.» rispose sospirando alla fine.
«Allora perché lo fa?» domandò ancora.
«Perché ne ha bisogno Sandie!» ella tacque fino a che Klein non parlo fino a raccontare una storia «Nel 1984 Michael e i suoi fratelli dovettero girare uno spot per la Pepsi cola, durante il sesto take del girato qualcosa andò storto: un guasto agli effetti pirotecnici colpì Michael con una fiammata che raggiunse i suoi capelli e parte della sua giacca. I fratelli intervenirono subito per soccorrerlo.
La diagnosi fu tremenda, ustione di terzo grado che arrivava fino al cranio. Da quel momento Michael iniziò a sottoporsi a numerosi interventi di chirurgia plastica ricostruttiva, iniziando il suo legame con gli antidolorifici.
E da lì il resto è storia Sandie, è iniziato tutto da quell'incidente. All'inizio di posso garantire che Michael non era così dipendente come lo è adesso.»
Sandie restò scioccata dalla storia, si potevano vedere sulle sue braccia scoperte un lenzuolo di brividi. Gli occhi lucidi e rossi, pensando a Michael a quel terribile momento che aveva affrontato, il fuoco nei capelli bruciando la testa, urlando di dolore, chiamando aiuto.
Mise una mano sulla bocca.

«E la Pepsi? Come si è comportata?»
«Ha dato a Michael circa un milione e mezzo di dollari di risarcimento. Che lui ha donato in un centro di ustionati dove è stato ricoverato.»
Sospirò con il sorriso.
È sempre così buono, così dolce, anche quando gli capitano le cose più brutte.
«Ma ritornando al discorso di prima, questo non giustifica che lei debba sommistrargli così tanti farmaci. Ripeto. Lui morirà se non lo mette in riga.» disse Sandie con tono serio.
«Ci ho provato, e abbiamo avuto una brutta discussione. Classico di qualcuno quando è dipendente da qualcosa. Solo tu puoi farlo, perciò te l'ho chiesto. Ti prego Sandie, non trattarmi come il suo assassino.» stellina non rispose, guardò l'orologio appeso al bar ed erano circa le otto.
«Devo andare.» prese la sua roba, percorrendo la via dell'ingresso. Andando via, lasciando Klein con il cuore ammaliato e l'amaro in bocca, con la speranza che Sandie possa salvare il suo adorato paziente, anche se in una parte del suo cuore, era convinto che quella ragazza era la salvezza di Michael.

Nicole sentì la porta aprirsi, girò lo sguardo e gemette in segno di sollievo.
«Ma ogni volta che esci, anche per fare una stronzata. Sparisci. Tu dovevi solo fare la spesa.» la riprese, mentre Sandie mise la busta sopra al tavolo.
«Scusami, sono stata al cimitero.» mentì.
Nicole spalancò gli occhi
«Al cimitero a quest'ora? Ma sei cretina? E non ti sei cagatasotto con tutte quelle tombe? Altro che Thriller.» Sandie non rispose, non sentì neanche quello che stava dicendo la sorella perchè era impegnata ad andare in bagno.
Nicole la guardò stranita.

Sandie aveva le mani poggiate sul lavandino, con il viso completamente pieno di lacrime.

Devi tenere sotto controllo Michael, perché ha una dipendenza di farmaci Sandie.

Se non ci sarebbe stata Nicole, probabilmente Sandie avrebbe avuto delle crisi di pianto senza fine.

Dei pensieri, dei tormenti, dei nuovi demoni le comparvero in testa e nella sua anima.
Immaginò Michael inghiottire una grande quantità di pillole, prescritte da quel maledetto medico, che un tempo era il suo ex capo di lavoro. Immaginò Michael stare male, chiedendo aiuto, con una mano sul petto addolorato.
Ma l'immagine che più la faceva spaventare era quello di vedere il suo nome su una lapide, il corpo dell'amore della sua vita dentro ad una bara.
Ella si asciugò le lacrime formando uno sguardo serio e si guardò allo specchio.
«Non succederà.» obiettò «Non succederà. Non deve succedere. Ho fallito con Ethan, provando un grande rimorso di non averlo aiutato a sufficienza ed è morto.
Tu non devi morire Michael.
Non permetterò che quelle pillole ti portino via da questa terra. Ti aiuterò, c'è la farò.
Tu devi vivere, non meriti di morire per delle sanguisughe. Non lo meriti amore mio, perché tu sei ... tu sei ...» non riuscì a finire la frase, sbattè le mani sul lavandino con violenza.
Pianse con forza, con tanta tristezza che per poco non uscì il sangue nei suoi occhi.

Sandie Vrachnos, comprese di avere una nuova missione.
La prima missione da dottoressa.
Salvare una persona.
Salvare Michael.
Salvare l'amore della sua vita.
Non poteva portare un altro rimorso, un altro dolore da sopportare.
Si sarebbe solo tolta la vita.
Affinché la vita non le avrebbe dato un'altra speranza per continuare a vivere.

«Vorrei che mettesse questo per favore.» Marilyn Monroe, vestita con un vestito scollato a V al centro del seno formando un fiocco. Era di una presenza magnetica. Porse il vinile al ragazzo mettendo una na canzone.

L'attrice dai capelli biondi si guardò intorno, mentre gli altri ragazzi la guardavano dalla testa ai piedi. Ammirando la sua brillante bellezza.

Niagara, era quello il film che stavano guardando Nicole e Sandie.
Nicole, beveva un sorso di Coca Cola, mangiucchiando i popcorn. Mentre Sandie a stento mangiava, in compenso era attenta a guardare il film cercando di distrarsi. Ma non ci riusciva.

Nel 1984 Michael e i suoi fratelli dovettero girare uno spot per la Pepsi cola, durante il sesto take del girato qualcosa andò storto: un guasto agli effetti pirotecnici colpí Michael con una fiammata che raggiunse i suoi capelli e parte della sua giacca. I fratelli intervenirono subito per soccorrerlo.
La diagnosi fu tremenda, ustione di terzo grado che arrivava fino al cranio. Da quel momento Michael iniziò a sottoporsi a numerosi interventi di chirurgia plastica ricostruttiva, iniziando il suo legame con gli antidolorifici.
E da lì il resto è storia Sandie, è iniziato tutto da quell'incidente.

Perché non mi ha detto niente? Perché non si è aperto con me di questo argomento?

I suoi occhi divennero serrati, guardando un punto fisso della televisione, vedendo Marilyn parlare con una coppia di giovani appena sposati e in luna di miele.
«Dio quanto è bona. Credo che veramente certe bellezze non esisteranno più.» commentò Nicole mangiando i popcorn.
«Già.» rispose stellina completamente assente.
«E poi vedi quel vestito? Lo ha indossato negli anni cinquanta ed è ancora oggi un vestito che si può indossare. Cazzo, lo voglio quel vestito. Magari di colore diverso, forse giallo, oppure rosso. Boh.» commentò ancora Nicole.

Sandie, picchiettò la gamba con l'indice in segno di nervosismo.
Era in ansia, e preoccupata per Michael.
Doveva fargli una telefonata.
Il prima possibile.
Lo avrebbe fatto quando ci sarebbe stata la pubblicità.

Vide Marilyn cantare come un usignolo con aria sognante, come se veramente stesse sognando qualcosa.
In quel momento, Sandie in quello sketch poté vedere al di là della recitazione una sorta di realtà di quello che stava affrontando l'attrice in quel periodo.
Marilyn sognava una vita felice, piena d'amore, con un uomo che la sapesse trattare come una piccola principessa. Ma lei, aveva avuto solo amori tossici e privi di quel sentimento.
Non era stata ricambiata da nessun uomo.
La trattavano come un oggetto, le facevano quello che dovevano fare e buttarla via fino a quando non si erano stufati fino a trattarla come una pezza.
Non era mai stata abbastanza per loro.

Arrivata la pubblicità, Sandie si alzò immediatamente dal divano per prendere il cellulare di casa appoggiato sul tavolo della cucina. Compose il numero di Michael, e andò verso il salotto attendendo poi una risposta.
«A chi chiami?» domandò Nicole.
«Michael, se riparte il film continualo a vedere.» disse andando in camera sua.
Nicole non rispose, e continuò a mangiare i suoi adorati popcorn, prendendo anche la porzione di Sandie.

Aveva il cuore a mille, si sedette sul divano, posando la mano sulla fronte.
Fino a che Michael non rispose.
«Pronto?» domandò Michael con tono curioso.
«Amore.» disse stellina sorridendo.
«Stellina mia, ciao.» disse Michael con tono contento di sentire l'amore della sua vita.
«Tutto bene?» domandò lei con l'ansia nelle vene.
«Tutto ok. Sai, mi hai chiamato in un tempismo perfetto.» alzò in sopracciglio.
«Perché?» domandò.
«Perché proprio dieci secondi fa avevo spento l'asciuga capelli.» ridacchiò.
«Avevi fatto lo shampoo?» domandò la fanciulla.
«Si.» ridacchiò imbarazzato.
«Quanto sei bello quando ti sento ridere. Mi dai tanta gioia.»
«Siamo romantiche stasera eh?» Sandie aveva le lacrime che gli scorrevano sul suo volto, mise due dita nei lati del naso.
«Ma no, è che ti amo tanto Michael. E mi manchi.»
«Amore mio.» Sandie sospirò di piacere sentendo quel dolce nomignolo «Anche tu mi manchi tanto, ci vedremo presto te lo prometto. Ora tu che stai facendo?» domandò con curiosità come un bambino.
«Stavo guardando un film con Nicole.»
«Quale?»
«Niagara.»
«Oooh, quello con Marilyn Monroe?» domandò il moro sorridendo.
«Si amore, proprio con la mia attrice preferita.»
«Allora ho fatto bene a regalarti il disegno quel giorno.» mormorò lui con tono soddisfatto.
«Oh Michael, quel disegno è così bello. C'è l'ho bello conservato nel cassetto del mio comodino.» egli ridacchiò.
«Sono così contento che ti è piaciuto.»
«Ma mai quanto mi sei piaciuto tu.» lui dall'altro capo ridacchiava con innocenza, il cuore che batteva, con quel sorriso che illuminava la stanza.

Sul comodino il ragazzo aveva una foto, una foto di Sandie incorniciata.

La prese e pensò a quanto era bella, guardò quegli occhioni verdi, quei capelli lunghi e mori, quelle labbra bellissime dipinte di rossetto lucido.
Non aveva mai visto nulla di più bello nella sua vita se non lei.
Lei, lei, e lei.
Colei che lo stava riuscendo a salvare dai suoi tormenti, che lo stava dando amore, comprendendo da tutto ciò che lo opprimeva.
Si sentiva come se un angelo mandato da Dio fosse soccorso in suo aiuto.
E lui si sentiva in quel modo.
Aiutato e amato da un angelo.
«Ah si?» domandò lui con gli occhi incollati sulla foto.
«Mh mh, nessun oggetto, nessun uomo mi piacerà quanto mi sei piaciuto tu.» gli disse asciugando le lacrime.
«Oh amore, lo pensi sul serio?» disse distogliendo lo sguardo.
«Certo.» trattenne il respiro per un secondo, avrebbe voluto correre, abbandonare tutto e andare da lui. Ma non voleva lasciare di nuovo sua sorella, non voleva avere discussioni. Ne aveva abbastanza.
«Anche io penso la stessa cosa, sai, nessuno mi ha fatto un enorme impatto quanto te. Forse l'arte, la natura, la musica con i vari cantanti vari cantanti. Ma tu Sandie, tu, quando ti ho visto la prima volta entrare da quella porta dello studio di Klein, è come se avessi visto una stella. Una stella di Dio.» sentendo Michael dire quelle meravigliose parole. Si chiedeva se mai un giorno, non avrebbe mai più sentito la sua voce, e le sue magnifiche parole.

Ritornando alle sue paranoie, e quello che aveva detto il dottor Klein, pianse, ma in silenzio, e per sbaglio cacciò un singhiozzo.
Michael dall'altro capo del telefono se ne accorse «Amore tutto ok?» domandò lui preoccupato.
«Mh mh, si. Tutto okay.» rispose asciugando le guance con la mano.
«Mi era sembrato che tu stessi piangendo.» commentò il cantante.
«No no, è mi sono commossa dalle tue parole.»
«Sandie, tesoro mio.» la chiamò «Ti ho mai detto che amo la tua sensibilità?» lei sorrise con le lacrime agli occhi.
«Ed io ti ho mai detto che amo starti al tuo fianco e aiutarti nei tuoi momenti di sconforto?» ella sospirò in segno tristezza.
«Sandie.» la chiamò un tono serio, posò la foto sul comodino «Sicura di stare bene?» domandò.
«Ho sognato Ethan stanotte, perciò ho ancora il ricordo del sogno nella mente.» mentì.
«Che cosa hai sognato?» domandò il moro interessato.
Merda.
«Ho sognato che lui diceva di andare avanti, di essere forte e di non mollare nelle difficoltà. Poi mi ha stretto la mano dicendomi che ci sarà per sempre e che ci vedremo presto.» mentì ancora.
«E sarà così Sandie. Credimi, sarà così. Ascoltalo, sono messaggi. Non ignorarlo.»
Dio Michael ora non voglio toccare l'argomento di Ethan ti prego.
«Vedrai che lui è venuto nei tuoi sogni per-»
«Stai bene Michael?» interruppe la ragazza con tono serio, egli alzò uno sopracciglio.
«Prego?» domandò perplesso.
«Stai bene?» ripeté la giovane, il ragazzo ridacchiò.
«Certo che sto bene, perché non dovrei stare bene?»
«Sicuro? Non hai niente che ti tormenta dentro di te fino a-»
«Aspetta aspetta aspetta, se intendi dire quello che sto pensando io. Assolutamente no. Amo troppo la vita per fare un gesto del genere. Oh Dio Sandie.» ella scoppiò di nuovo a piangere «Amore mio.» la chiamò con tono dispiaciuto.
«Ti prego Michael, dimmi che stai bene.» domandò di nuovo.
«Sandie. Sto bene, sto benissimo.»
«Davvero? Oh Dio Michael.» sentire Sandie piangere, era la musica più triste che Michael potesse udire.
Udire la voce di Sandie spezzata dalla tristezza e tra le lacrime, faceva male, sia nella sua anima che nel petto.
Si sarebbe strappato il cuore dal petto pur di renderla felice.
Ma allo stesso tempo si intenerì, perché la sua amata si preoccupò per lui, per la sua salute, per il terrore che un giorno potrebbe fare la stessa fine del suo migliore amico.
Anche se inconsciamente, Michael sentiva che un giorno molto lontano, avrebbe fatto la stessa morte, ma non come quella di Ethan. Percepiva inconsciamente, di morire come Elvis Presley.
«Davvero stellina mia, ed ora smettila di piangere. Ti prego, lo sai l'effetto che mi fa ascoltando il tuo pianto. Io voglio che tu sorridi. Ora asciuga le lacrime e fai un bel sorriso.» stellina lo ascoltò, si asciugò le lacrime con un fazzoletto e sorrise appena.
«Stai sorridendo?» domandò il cantante.
«Si, ora sto meglio.»
«Bene, questa è la Sandie che conosco.» sorrisero.
«Che farai in questi giorni?» domandò Sandie stendendosi sul letto.
«Ti ricordi dei Chandler?» domandò il moro con il sorriso.
«La moglie del proprietario dell'agenzia meccanica che ti ha fatto aggiustare la Jeep?» domandò con un nodo alla gola. Il cantante rise.
«Dio, è mai possibile che ti ricordi solo di questi particolari? Non c'è solo lei, ma anche i figli, Jordan e Lily. E domani verrà Jordan a dormire da me.»
«Oh, e non sua madre?» domandò con gelosia.
Egli sospirò.
«Sandie, dai, non fare la gelosa.»
«Ma che, sto solo chiedendo.» egli continuò a ridacchiare con quella risata cristallina.
«No.» rispose il ragazzo.
«E com'è nato questo fatto?» domandò Sandie incuriosita.
«Jordan pregava da giorni se poteva dormire da lui. Io gli dissi che non c'era problema, ma che prima doveva avere il permesso ai suoi genitori, altrimenti non si sarebbe fatto nulla.
Alla fine Jordan, mi ha detto che sia June, la madre, che Evan, il padre, erano d'accordo sul fatto che poteva dormire da me.
Era così contento.
Sai, non mi aspettavo che Evan avesse dato il permesso. Perché Jordan non ha un brillante rapporto con il padre.
Verrà a dormire da me dopodomani, dormiremo nella stessa stanza. Jordan dormirà nel mio letto, ed io per terra con un sacco a pelo.» Sandie sentiva in qualche modo che qualcosa puzzava in tutta questa vicenda.
Qualcosa non le convinceva in quei Chandler.
Voleva dirgli di dare attento, ma voleva lasciarlo libero di divertirsi «Sandie, ci sei?»
«Eh? Si sì. Beh, sei contento?»
«Oh si. E Jordan è molto emozionato, è adorabile. Anche Lily. Te l'ho detto che verranno al tour?»
«Si.»
«Non vedo l'ora di farteli conoscere.»
«Ed io non vedo l'ora di stare con te ogni giorno. Credimi, sto facendo il countdown.» sorrise.
«Ti prometto che ti farò rendere un esperienza indimenticabile Sandie, ti ridarò il tuo luminoso sorriso. Te lo prometto.»
«Oh Michael, ti vorrei baciare in questo momento.»
«Non dirlo a me, vorrei tenerti tra le mie braccia e stringerti forte a me. Coccolarti dandoti un amore incondizionato.»
Serve più a te che a me Michael.
«Anche a te, soprattutto per te.» rimasero in silenzio per qualche secondo.
«Ti amo.»
«Ti amo.»
«Sandie.» la chiamò.
«Si?»
«Cercherò di venirti a trovare il più presto possibile.» annuì.
«Ti amo, bimbo.»
«Ti amo, stellina mia.»

Finita la telefonata, Sandie scoppiò a piangere di nuovo, immaginando di nuovo quelle scene, preoccupandosi a morte per il suo più grande amore.
Per quel ragazzo dal forte talento, geniale, leggendario, iconico, con quell'animo umano, gentile, generoso, buono e dolce.
«T-ti prego, non prendere quei farmaci.» disse tra i pianti «T-ti prego M-Michael. Ti prego. N-non posso perdere anche te.»

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