[Κεφάλαιο 23]







Elisabeth Taylor's House

28 maggio 1992



In casa Taylor regnava la pace, la tranquillità e il caldo si fece sempre più forte.
L'attrice dalle iride viola accese il condizionatore, in poco tempo l'intero soggiorno divenne un ambiente fresco.
«Dio, neanche siamo a giugno e già fa questo caldo infernale. Ma tu come fai a metterti la camicia. Se non ci fossi tu starei in giro nuda.» il moro ridacchiò mentre giocava una giocava di capelli stirata.
«Dai Elisabeth, esageri. Non fa tutto questo caldo.»
«Michael.» lo chiamò «Siamo a fine maggio.» precisò.
«E allora?»
«E allora? Fa un caldo bestiale.» disse volteggiando le mani sul volto.
«Dai Elisabeth.» la donna notò nei suoi occhi che Michael non era nel suo solito umore, era strano. Come se fosse turbato da qualcosa.
Egli bevve un sorso d'acqua leccandosi le labbra, guardando un punto fisso.
Spostò la ciocca di capelli con le dita, toccandosi di continuo la punta del naso.
Qualcosa non andava.
«Michael.» lo chiamò, lui la guardò «Ti vedo strano, è successo qualcosa?» domandò Elisabeth con tono preoccupato. Il moro cacciò un sospiro pesante «Si tratta di Sandie? Avete litigato?» Michael giocherellò con il bicchiere di vetro con le dita, emettendo un tenero suono.
Rimase in silenzio.
Pensando a Sandie, a come stesse.
Sapendo che non stesse bene.
Il pensiero di vederla in quelle condizioni, come la vide nel giorno della sua laurea, avrebbe sofferto come un cane.
«No, non abbiamo litigato.» rispose.
«E allora perché sei così turbato? Ti vedo molto pensieroso. Lo sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa.» disse la donna dalle iride viola posando la mano su quella del suo amico, dandogli un segno di speranza, di conforto quasi.

Michael incrociò le dita con quelle della sua migliore amica. E per un attimo pensò a Sandie, ed Ethan.
Ai momenti che avevano passato insieme.
Ai loro sorrisi.
Ai loro momenti di sconforto.
Alle loro risate.
Ai loro abbracci.
Ai consigli dell'uno e dell'altro.
E quando realizzò che Ethan non c'era più, e Sandie stava soffrendo. Michael sentí di godere di più l'amicizia e la presenza della sua amica.
Strinse di più la mano di Elisabeth.
Sospirò.
«È successo, ecco ... una cosa molto spiacevole. Non a me, ma a Sandie.» parlò il cantante, Elisabeth aveva uno sguardo molto interessato.
«E di che si tratta?» domandò con tono curioso.
«Il suo migliore amico è morto nel giorno della sua laurea.» Taylor rimase allibita dalla risposta del cantante, mise una mano davanti alla bocca.
«E com'è successo?» domandò.
«Si è suicidato.» rispose «A causa di un intossicazione di farmaci. Una sua amica l'ha telefonata poche ore prima della cerimonia, dandole la brutta notizia. E Liz, credimi, le sue urla per me furono come dei proiettili puntanti in pieno petto.
Non smetteva di gridare, urlare il nome di Ethan. Non la vedevo in quelle condizioni dopo che le successe il sequestro. Questo le ha causato un male al cuore allucinante.» raccontò il moro. Man mano che raccontava la vicenda, il tono diventava sempre più triste e più spezzato, cercando di non piangere «Cercavo di calmarla ma non ci riuscivo. Stava troppo male. E avevo il terrore che si sentisse male durante la cerimonia della laurea. Così ho chiamato il rettore dell'Università all'ultimo momento, per essere presente alla cerimonia. E mi sono presentato.
Quando incrociai i suoi occhi con i miei, le ritornò il sorriso.
Quando le consegnai l'attestato della sua laurea non mi sono mai sentito così orgoglioso di una persona a me cara. Mi sentivo la persona più felice del mondo. Io, che le consegnavo la laurea del mio amore fu uno dei momenti più belli della mia vita.
Poi, Sandie fece un discorso a sorpresa, parlando del suo percorso dei studi, nominando anche Ethan. Fu lì che la vidi di nuovo accasciare a terra e per fortuna la presi in tempo, altrimenti avrebbe battuto la testa per terra e sarebbe finita all'ospedale.»raccontò ancora, soffiando il naso, sfuggendogli qualche lacrima.
Elisabeth, aveva la bocca leggermente aperta, con gli occhi lucidi, i brividi sulle braccia, con il cuore pesante mettendosi nei panni di quella povera ragazza.
«O-Ora come sta?» domandò l'attrice.
«L'ho sentita il giorno prima del funerale, non sta per niente bene. Non la vedo da una settimana, il che mi fa terribilmente preoccupare. Sandie è una persona molto sensibile. E la sua sensibilità è aumentata da quando successe il sequestro. Stasera, cascasse il mondo, vado a casa sua a vedere come sta.» disse battendo la mano sul braccio del divano.
«Non devi fare uno uno photoshoot oggi pomeriggio?» annuì.
«Si, anche se finirò sul tardi la vado a trovare lo stesso. Sandie ha bisogno di me, ha perso il suo migliore amico, si è suicidato, si sente in parte responsabile nonostante le abbia detto che non deve sentirsi responsabile di niente. Sta male.
Elisabeth, ti sembreranno parole molto semplici, che non valgono niente, ma a me sì.
Quella ragazza è tutta la mia vita, la amo da morire. E se soffre soffiò anch'io, si tratta di telepatia.
Sono così innamorato che per lei sarei capace di darle la luna. Farei di tutto purché lei stia bene in salute, e felice.» Liz sorrise, con il cuore che palpitava all'interno del corpo, ogni volta che Michael diceva delle frasi così piene d'amore e dolcezza verso quella ragazza. Si scioglieva come un gelato davanti al sole.
«È una ragazza che merita il mondo, dopo tutto quello che ha passato. E anche in questo momento Michael, sta passando un bruttissimo periodo. Cerca di starle vicino il più possibile. Dio solo sa quanto sta soffrendo quella ragazza. Magari avrà bisogno anche di una tua carezza per farla stare bene.»
«Puoi stare tranquilla, sai benissimo che Sandie con me è in ottime mani. È solo che è brutto vedere la persona che ami ridorsi male per un lutto. E quando io morirò, cosa ne sarà di lei? Questo non mi ha fatto dormire per ben due notti.» Liz spalancò gli occhi alle ultime frasi.
«Michael, non cominciamo con questo argomento.»
«No Elisabeth, sto parlando seriamente, se in questo istante morissi. Che cosa accadrebbe a Sandie, dimmelo. Una tua ipotesi.» Elisabeth mise una mano sulla fronte.
«Due punti: la farai uccidere psicologicamente rimanendo per sempre con un dolore inspiegabile, molto più forte di quello che sta provando ora. Oppure si uccide.» Michael spalancò gli occhi alle ipotesi della Taylor.

La sua mente cercò di non pensare ad una Sandie che si conficcasse il coltello nel petto, che gridava in modo disperato come l'aveva sentita quel giorno, urlando fino allo sfinimento.
Non avrebbe mai permesso che accadesse.
Non di nuovo.
«No, no no no. Questo non deve succedere.» disse puntando il dito con una voce piena di ansia.
«A te la morte di Ethan non ha scattato niente nella tua testolina?» a quella domanda Michael si chiude come un riccio.
«Spiegati meglio.» disse
«Ethan è morto con un overdose di farmaci giusto?»
«Si.»
«Lui aveva la dipendenza dai farmaci giusto?»
«Oddio si, ma si può sapere perché mi sta facendo queste domande?»
«Possibile che non ci arrivi cazzo!» esclamò Taylor «Anche tu un giorno potresti fare la stessa fine di Ethan se non ti dai una regolata con i farmaci per Dio!» Michael la guardò con uno sguardo pensieroso «Tu vuoi avere dei figli? Vuoi sposarti? Vuoi stare al fianco di Sandie per sempre e invecchiare con lei? Bene, smettila di prendere quelle merde. È morto un ragazzo di venticinque anni, lascia stare che l'ha fatto per sua volontà. Ma il modo in cui l'ha fatto, ti dovrebbe scattare qualcosa nel tuo cervello. Michael, quella roba, ti uccide. Ti porta in una bara. Ed io non voglio vedere il mio migliore amico dentro ad una bara. Non voglio provare quello che prova Sandie in questo periodo. Perciò, ti prego. Smettila.
La morte di Ethan è un messaggio.» supplicò Elisabeth con tono spezzato dall'afflizione solo al pensiero di perdere quel ragazzo dagli occhi genuini e dalla troppa bontà.
Michael non rispose, bevve un altro sorso d'acqua pensando alle parole della sua amica.
Sospirò lievemente.
Ethan e lui, erano amici, e avevano in comune la dipendenza dai farmaci.
Aveva cercato in tutti i modi di far salvare quel ragazzo dal suo stesso oblio. Ma non ci era riuscito. E si sentiva in colpa.
In quell'istante toccava a Michael a decidere, se salvarsi dal suo oblio trovando la luce, oppure rimanerci per sempre vedendo sempre il buio.





Los Angeles, photographic studios



Ben Ammar, manager del cantante era in camerino insieme a Michael.
Era un uomo tunisino, di bell'aspetto, alto 1.67, fisico non troppo formoso. Occhi marroni, naso ad aquila, capelli marroni di taglio rettangolare, con un delle labbra leggermente formose.
Karen Faye, la sua fedele truccatrice, nonché sua cara amica, fisico eguo, era una donna di capelli biondi riccio, occhi castani, naso all'insù e con le labbra leggermente sottili, stava truccando la popstar mettendo un po' di fondotinta sul viso mentre Ben parlava con il suo capo.
«Non mi sembri molto contento di fare questo photoshoot.» annotò Ben ridacchiando.
«Nah, ti sbagli.» disse Michael rilassato dal lèggerò picchiamento della spugna piena di trucco su tutto il viso.
«C'è qualcosa che ti turba, o è per il tour? A proposito del tour Michael mi è venuta un idea.» disse.
Michael alzò uno sopracciglio.
«Spara.» disse il moro.
«Perché non fai assumere un dottore? Insomma, potrebbe essere utile, non solo per te ma anche per lo staff nel caso qualcuno non si sentisse bene o se succedesse qualcosa.» Michael aprì gli occhi dalla proposta.
«Direi che come idea è veramente ottima, non trovi anche tu Michael?» intervenì Karen «Michael guarda in alto.» ordinò la truccatrice, e la bionda riccia mise con precisione una riga perfetta di matita nera nelle lime inferiore degli occhi del ragazzo.
«Allora?» domandò il manager.
Michael in realtà pensava già ad una persona, ed era Sandie, era perfetta. Ma non la voleva assumere come lavoro, anche se l'avrebbe fatto Sandie non accetterebbe mai i suoi soldi.
«In realtà la trovo un ottima idea, e penso so già a chi rivolgermi.» rispose il cantante.
«Michael, però devi trovarlo al più presto.» egli sbuffò «Il tour è tra un mese.» gli ricordò.
«Dio mio Ben, lascia fare a me sta tranquillo.» nella sua mente non sapeva se rivolgersi a Sandie oppure meno.
Se l'avrebbe detto, accetterebbe l'incarico ma senza farsi pagare.
Sospirò.
«Michael il trucco è finito ora ti sistemo i capelli.» disse Karen prendendo la piastra, egli chinò livememre il capo e la truccatrice sistemò alcune ciocche di capelli della popstar, allisciate perfettamente come spaghetti.
«Di un po' Michael, non per farmi gli affari tuoi sulla tua vita privata. Ma, c'è una ragazza che ti piace?» Michael spalancò gli occhi.
Si sistemò la camicia arancione.
«Assolutamente no.» disse con il cuore in gola.
«Come se io non ti conoscessi da tempo.»
«Ben, non mi va di parlarne. Non qui con tutta questa gente. Chiaro?» disse con aria seria.
Il manager annuì senza precedenti.

Michael una volta sistemato andarono nella sala per fare le foto.
C'erano grandi luci dappertutto.
E quando arrivò Michael ci fu un grande applauso.
«Il Re del pop!» esclamarono, Karen Faye sistemò il trucco del cantante prima di andare a fare le foto.
«Bene Michael.» disse il fotografo «Cominciamo.» prese la macchina fotografica e Michael si mise in posizione.
L'uomo con la macchina fotografica scattò varie foto.
In particolare una, Michael che aveva una una mano poggiata sul fianco e l'altra sul ginocchio.
Il fotografo la guardò convinto, poiché metteva in risalto la sua figura.
La fece vedere a Michael, il che ne rimase convinto.
«Si, ci può stare.» disse la star, ma poi venne chiamato dal manager.

«Splendido.» disse il suo assistente, attratto dagli uomini, soprattutto dalla celebrità che stava fotografando insieme al suo capo.
«Ehi tu, tieni il cazzo legato ai pantaloni, e continua a lavorare.» l'assistente si schiarì la gola, aggiustando la macchina fotografica «Bene Michael, continuiamo.» il cantante tornò a fare le foto, continuando a fare delle posizioni, in quella sala si sentiva solamente il rumore degli scatti, fino a che Michael non alzò la mano.
«Pausa?» scosse la testa.
«Cambio.» Michael si allontanò per un momento e andò nel nel retro insieme alla sua truccatrice, si tolse la giacca e la camicia arancione, prese la canotta bianca e la mise. Rimettendo la giacca. Era splendida, nera con una fascia dorata sulla spalla sinistra, con una spilla a stemma dorata in alto. Mentre in quella sinistra c'erano ben tre spille a stemma dorate sempre della stessa misura.
Karen diede un ultimo tocco con la spugna al cantante e tornò a fare un altro shooting.
«Sorridi Michael.» il moro sorrise, il fotografo scattò la foto «Perfetto.» Michael continuò a fare delle posizioni, ma la sua testa era da un'altra parte.

«Tu vuoi avere dei figli? Vuoi sposarti? Vuoi stare al fianco di Sandie per sempre e invecchiare con lei? Bene, smettila di prendere quelle merde. È morto un ragazzo di venticinque anni, lascia stare che l'ha fatto per sua volontà. Ma il modo in cui l'ha fatto, ti dovrebbe scattare qualcosa nel tuo cervello. Michael, quella roba, ti uccide. Ti porta in una bara. Ed io non voglio vedere il mio migliore amico dentro ad una bara. Non voglio provare quello che prova Sandie in questo periodo. Perciò, ti prego. Smettila.
La morte di Ethan è un messaggio.»

«La morte di Ethan è un messaggio.»

«La morte di Ethan è un messaggio.»

«La morte di Ethan è un messaggio.»

Dio! Basta!

Michael non si era neanche accorto che si era fermato da qualche secondo, e che il fotografo stava controllando alcune foto insieme al suo manager.
«Michael! Vieni qui.» il moro venne verso Ben insieme al fotografo che stava intorno a lui «Stiamo vedendo alcune foto, vuoi vedere come sono venute?» propose.
«Si, certo.» il fotografo cliccò sul tasto della macchina fotografica per vedere le foto.
«Si, questa va bene, no questa no sono venuto mosso, questa con gli occhi chiusi, questa col ciuffo negli occhi. Questa si, questa si, questa no.» ma poi uscì una foto, in cui Michael aveva le mani posati sui fianchi, i pollici erano all'interno delle tasche del pantalone, con uno sguardo pensieroso, quasi malinconico.

Ritraeva la sua realtà quell'espressione, che il mondo intero non sapeva.
Rimase incantato da quella foto.
«Questa è molto bella.» mormorò il cantante con un sorriso.
«Stavi pensando a qualcosa, così ne ho approfittato. Quando facevi le posizioni e ti dicevo di sorridere, oppure di fare qualche mossa. Sembrava che da una parte eri collegato con la realtà, e dall'altra eri nei tuoi pensieri.» disse il fotografo, lui ridacchiò, spostando il ciuffo con un leggero movimento con la testa.
Almeno con i miei pensieri sono riuscito a far scattare una foto molto realistica.

Alla fine dello shooting, come aveva già anticipato da Elisabeth. Andò a trovare Sandie.
Michael era seduto sul retro dell'auto, con davanti Cole alla guida, con un altro bodyguard, che aveva assunto esattamente quattro giorni fa, si chiamava Quaid, anche lui aveva un fisico quasi alla pari di quello di Cole, aveva i capelli neri, occhi azzurri, pelle non troppo chiara, naso a patata e labbra a cuore.
Erano circa le dieci di sera, Michael stava a guardare dal finestrino le strade di Los Angeles  illuminate e piene di colore.

Arrivati a Beverly Hills, Michael si preparò il travestimento, pronto per andare dalla sua amata, che non vedeva da ben cinque giorni.
Era felice di vederla, perché le era mancata.

Nel frattempo Sandie, era sul letto a guardare la tv, ma non guardava un film, oppure un talk show televisivo che parlava di politica oppure di inciuci tra le celebrità. Guardava delle videocassette.
All'interno, contenevano i video che si erano fatti Ethan e Sandie nel corso della loro amicizia.

Seduta sul letto, con un album di fotografia posato sulle sue gambe, Sandie guardò attentamente il video.
Mostrava un momento di pura semplicità, di loro quando andavano a mangiare al McDonald.

«Dai Sandie! Spegni questo affare!» esclamò il ragazzo mangiando un morso del panino.
«Mhmm gnam gnam. È buono il panino vero?» Ethan per poco non sputò quello che aveva in bocca per non ridere.

Sandie ridacchiò con il luccichio agli occhi.

Ethan bevve un sorso di Coca Cola.
«Vaffanculo Sandie, per poco non soffocavo.» disse.
Poco dopo la telecamera inquadrò Sandie mentre mangiava le patatine, bevendo poi un sorso di Coca Cola.
«Succhia succhia quella cannuccia Sandie.» la fanciulla spalancò gli occhi.
«Ethan!» lo riprese, egli rise.
«Visto cosa succede quando mi stuzzichi?» risero.

Eppure in quei momenti non sembravi che stavi così male.

Il dolore penetrò di nuovo nel cuore di Sandie, ancora non aveva metabolizzato che Ethan non faceva più parte della terra, che se ne era andato per sempre. Che non lo avrebbe mai più rivisto. Era una ferita che difficilmente si sarebbe guarita.
Sentì bussare la porta.
«Vieni Nicole.» Nicole entrò con una busta di patatine e una Coca Cola.
«Ho pensato avessi fame.» disse con il sorriso andando verso la sorella sedendosi vicino a lei.
«Ti ringrazio, ma ora non ho molta fame.» disse stellina prendendo il pacco di patatine e la Coca Cola appoggiando il tutto sul comodino.
«Sandie, sono tre giorni che non tocchi cibo. Finirai per sentirti male seriamente. Mangia qualcosa ti prego.» supplicò la sorella minore.
«Tranquilla, conosco il mio stomaco.» disse con sorriso guardando lo schermo del televisore.
«Anche oggi sei andata al cimitero?» annuì.
«Oggi sei andata dal ginecologo?» Nicole annuì. Si toccò la pancia. Piano piano stava prendendo forma «Com'è andata?» domandò con il sorriso.
«Tutto ok, sono alla settima settima. Tra due settimane entrerò alla decima e al terzo mese. Lo sai, anche Cheyenne è venuto insieme a ma a fare la visita.» sorrise.
«Sono contenta.»

Nicole beccò con la coda d'occhio l'album di fotografie che aveva Sandie sulle gambe, le foto ritraevano Sandie ed Ethan, seduti sull'erba di un parco, che sorridevano con aria felice.
In particolare una foto dove Sandie gli dava un tenero bacio sulla guancia, ed Ethan che stringeva i denti dalla felicità.
Poi guardò la tv, dove proiettava un video su di loro.
Sospirò.
«Non capisci che così ti fai solo del male?» domandò Nicole afflitta.
«Non importa.»
«A me importa invece, so che è dura. Ma devi andare avanti Sandie.» Sandie sospirò nervosamente.
«Anche tu stavi male quando mamma ci ha abbandonate quel giorno di Pasqua.»
«Si, ma poi mi sono detta "Fanculo, è una sua scelta. Non sa cosa si è persa." Ma questo è un altro argomento Sandie.»
«Tu non sai cosa si prova quando muore una persona a te cara, perciò sta zitta Nicole.»
«Tu credo che ti sei dimenticata che nostra madre ci ha praticamente ripudiate. Quindi per me è come se fosse morta!» le urlò.
Si alzò di dal letto furiosa «E smettila di farti de male!»
«È la prima volta che non comprendi una mia difficoltà. È un morto il mio migliore amico, ed era anche tuo amico Nicole! Non posso essere felice!»
«Ma devi capire che ormai non c'è più niente da fare. Basta Sandie! Ethan non vuole questo per te!»
«Vattene Nicole.» disse Sandie con tono serio.
Nicole rimase sbigottita «Visto che tu non vuoi comprendermi. Allora vattene.» le puntò il dito contro.
Nicole ridacchiò nervosamente, e prese la borsa.
«Sandie ma vattene a fanculo.» stava per verso la porta d'ingresso quando poi sentì bussare.
Sbuffò e aprì.
Vide un uomo tutto coperto, capì che era Michael.
Sospirò sollevata, lo fece entrare.
«Mi credi, sei arrivato nel momento giusto.» disse esasperata.
«Cos'è successo Nicole?» domandò Michael togliendosi gli indumenti del travestimento.
«Sandie sta dando i numeri, è nervosa e poi non mangia da poi tre giorni non che cosa fare. Solo tu puoi dare il conforto che cerca lei. Visto che a quanto pare, io non sono abbastanza.» Michael scosse la testa e le prese la mano.
«Non dire così, sai che non è vero.»
«Lascia stare, mi ha fatto troppo arrabbiare. Ora vado un po' da Cheyenne. Solo lui mi può calmare. Ah, auguri, non sarà facile farla calmare.» disse andando via sbattendo la porta.

Sandie era stesa sul letto, a pancia in giù, piangeva e piangeva.
Non c'è la faceva più.
Perché la sua vita doveva essere così scombussolata?
Sembrava che da quando era morto Diego fosse accaduta una specie di maledizione su di lei.
Ne aveva abbastanza.
Sentiva di non reggere più ogni tipo di dolore.
Michael entrò nella camera di Sandie, vedendo la triste sorpresa di vederla ancora piangere.
Camminò verso di lei, accarezzandole la testa.
Sandie sentì un toccò piacevole, alzò lo sguardo, e vide quello che era un angelo del paradiso.
Michael.
Sorrise tra le lacrime.
«Ciao stellina.» sorrise ancora di più, lo abbracciò scopppiando a piangere chiamando il suo nome «Sono qui, sono qui amore mio.»

«Su mangia.» disse Michael aprendo il pacco di patatine.
Sandie sospirò pesantemente «Sandie.» la chiamò con tono serio, e il suo stomaco cominciò a farle male «Ecco, vedi cosa succede se non mangi niente? Su, mangia.» annuì senza proferire parola, prese il pacco di patatine, affondando la mano prendendone due patatine fino a portarle in bocca.
Michael fece appoggiare la testa sulla sua spalla mentre la ragazza dalle iride verdi mangiava con gusto.
Ella mentre mangiava, lo guardò con lo sguardo più innamorato del mondo.
Egli sorrise, percependo lo sguardo della ragazza.
«Dimmi Sandie.»
«Come sei bello stasera.» mormorò innamorata. Ridacchiò.
«Sono andato a fare uno shooting prima che venissi da te. Perciò magari sono più sistemato del solito.»
«Smettila di sminuirti. Sei bellissimo, quando ti ho visto mi era sembrato di vedere un angelo. Non sto scherzando. Sei così bello che resterei incantata per tutta la vita dalla tua bellezza.» sorrise alle parole della ragazza, e la baciò a stampo.
«Quanto mi sei mancata.» sorrise.
«Anche tu.»

«Guardate dove ci troviamo, al World Trade Center! Uh uuuuh!» esclamò Sandie mostrando le torri gemelle.
«E poi sapete che facciamo? Andiamo al KFC, e poi shopping a volontà. Vero stellina?» domandò Ethan girando la telecamera su di loro con il sorriso «Oppure andiamo a fare un bel giro per il Time square?»
«Oddio, ti amo Ethan sappilo.»
«Si va all'avventura amici!»

Sandie sorrise a quel ricordo, era un sorriso felice, ma con una malinconica che si vedeva oltre il sorriso.
«Sai, quel giorno avevamo delle lezioni all'università. Eravamo al secondo anno,  Ethan era molto indietro con gli studi. Ed io ero in periodo molto stressante, sempre riguardo lo studio.
Così un giorno decidemmo di mollare l'università, prendemmo il primo aereo per New York, restando due giorni.
Prendemmo un hotel molto economico.
Ma Dio. Come ci divertimmo.
In quel momento io ed Ethan staccammo dalla realtà. Ci dimenticammo che eravamo degli studenti universitari, ci comportavamo come se non fossimo solo dei ragazzi a cui piacevano divertirsi.
Andammo al World Trace Center. Visitammo le torri gemelle, andammo al Time square, per i vari negozi.
Insomma, fu un esperienza bellissima.
C'è la godemmo a pieno.
Perché ripeto, fu uno stacco con il mondo reale.
Ed io non posso mai dimenticare il sorriso di Ethan.
Era così felice e spensierato.
Avrei voluto che quel sorriso non si fosse mai spento, e invece, si è spento troppo presto.» raccontò con la malinconia nella voce, con il cuore che sanguinava.
Michael si commosse al racconto, era un racconto semplice, ma udì di quanto dolore e malinconica c'era dietro a quella storia.
L'accarezzò.
«Un giorno sono sicuro, che tu ed Ethan passerete dei momenti come quelli. In un mondo migliore Sandie.» le rassicurò. Sandie abbassò lo sguardo verso una foto di loro due che si abbracciavano.
Sandie scoppiò di nuovo a piangere.
«Mi manca tanto Michael, mi manca così tanto. Non riesco ad accettare il fatto che sia morto. Penso solo che sia un brutto sogno.» egli le prese il viso.
I suoi occhi grandi e belli, erano così dannatamente distrutti dal dolore, che si sentì male per lei.
«Sandie.» la chiamò.
«Sono stanca di soffrire, basta Michael. Prima Diego che mi sequestra cercando di uccidermi, poi mia madre che abbandona me e mia sorella ripudiandoci, ed Ethan che si toglie la vita. Basta! Sono stanca di tutta questa sofferenza!» lui la baciò interrompendo il discorso, non avrebbe retto un'altra parola, non più.
La fece mettere sopra di lei in modo tale da coccolarla meglio. Sandie piano piano, si sentì meglio. Le carezze di Michael erano una medicina per lei. Ma d'un tratto il ragazzo si fermò.
«È solo una questione di tempo Sandie, purtroppo è questo l'effetto del lutto. Passerà.»
«E se non ci riuscissi?»
«Ci riuscirai, hai affrontato cose peggiori. Affronterai anche questa, sei forte. Sei come una corazza di metallo. Io credo in te Sandie, non perché sei la mia ragazza ma perché sei davvero una ragazza di tanta forza. Ci riuscirai. Ed io ti aiuterò. Ma se tu non ti fai aiutare Sandie, è tutto inutile.» le sue lacrime caddero ancora sul viso, bagnando la guancia di Michael.
«V-va bene.» disse. Egli spostò una ciocca di capelli sul suo viso.
«Andrà tutto bene.» rassicurò ancora.
«Con te sento che andrà sempre tutto bene.» i sue si baciarono con amore, Sandie chiese l'accesso alla lingua nella bocca di Michael, che sapeva di menta. Andò in paradiso quando egli acconsentì l'accesso, sentendo la lingua del moro con la sua.
Gemettero, ma Sandie smise.
Era affannata, guardava in basso, ed era rossissima in viso.
«Stellina.» la chiamò Michael con dolcezza, ella guardò da un altra parte giocherellando con una ciocca di capelli. Ma Michael prese il suo volto con le dita, lui aveva già intuito tutto.
«Vuoi fare l'amore non è vero?» domandò, Sandie lo guardò con i suoi occhioni verdi e grandi. Annuendo.
«I-Io, ecco, n-non pensare male. Ti prego.»
«E perché dovrei pensare male? Siamo una coppia, è normale fare l'amore no?» ma lei sembrava molto più imbarazzata di quello che pensasse.
«Ma, a te piace fare l'amore con me? Ti soddisfo? Sono brava?» Michael da quelle domande percepì una piccola insicurezza «Scusami, non dovevo domandarti queste-»
«Sandie.» la chiamò, ella lo guardò «Io amo, fare l'amore con te. Talmente tanto che lo farei fino all'alba. Solo con te. Mi farei toccare solo da te e da nessun'altra donna al mondo. Per me esisti solo tu, ho occhi solo per te.
Nessun'altra donna mi fa sentire così speciale come mi fai sentire tu.» la fece stendere sul letto, mettendosi sopra di lei, le tolse il pantalone del pigiama accarezzandole la coscia nuda.
Sandie sospirò.
«La tua pelle è così liscia, posso sentire da pochi centimetri il tuo profumo alla vaniglia. Semplice, ma sempre buono.» continuò «Quando mi tocchi, quando mi baci, quando mi parli. Mi sento in paradiso, amato, sono delle sensazioni che non si possono spiegare in parole povere. Nessuna donna mi fa sentire così in alto quanto me lo fai sentire tu. Mi fai sentire un uomo Sandie, quando sono con te.» la voce di Michael divenne sempre più profonda, la mano si diresse verso le mutandine rosse, le tolse, fino a toccare il clitoride con le dita. Era bagnato e caldo come una fiamma.
Bruciava.
Bruciava per lui e lo sapeva bene.
Gemette, strinse le lenzuola quando Michael mise due dita dentro di lei facendole sfuggire un piccolo urlo.
«Michael, Michael.»
«Ecco, questo è un suono che amo sentire, una musica. La tua voce è musica per me, quando gemi, quando parli, quando sorridi. Tutto ciò che riguarda te è musica Sandie.» spinse ancora più infondo le dita, Sandie gemette ancora «Perciò fare l'amore con te, è come danzare sul palcoscenico di un teatro. Ma con una differenza.» egli tolse il dita, si sbottonò i pantaloni, abbassandoli lievemente assieme ai boxer. Si avvicinò a lei, Sandie capì, e divaricò le gambe «Io non danzo da solo.» a quel punto entrò dentro di lei gemendo insieme «Ma con la donna che amo.»














~Nota autrice:
Ciao stelline! Come state? Spero bene, con questo capitolo vi dico che non aggiornerò per vari giorni.
Non preoccupatevi, non sparisco, andrò semplicemente in vacanza per almeno una settimana.
Perciò volevo scrivere un capitolo prima di partire.
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se era un semplice capitolo di passaggio.
A presto stelline! Vi amo! E grazie ancora per il supporto 💓

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