[Κεφάλαιο 22]





BEVERLY HILLS TRIANGLE MEDICAL CENTER

23 maggio 1992


Era un cupo sabato di maggio, il mese stava per finire, e il tempo non era dei migliori. Il cielo era coperto da nuvole grigie, si prometteva un temporale, il che lo avevano preannunciato le previsioni del tempo.

Sandie parcheggiò la macchina di fronte all'ospedale dov'era stato ricoverato il suo migliore amico ormai deceduto da ventiquattro ore. Avrebbe potuto andare il giorno prima, durante la laurea, ma sapeva che il suo dolore si sarebbe moltiplicato ancora di più, sentendosi ancora più male. Preferì evitare, e andare il giorno successivo a vedere il corpo di Ethan.

Uscì dalla macchina, chiudendola con la chiave, portava gli occhiali da sole nonostante il cielo non proiettava il sole.
Era un modo, forse, per coprire ancora il suo dolore.

Camminò verso l'ascensore, premette il tasto numero 4, indicando il quarto piano.
Si era data appuntamento con Milly la sera precedente, alla fine della festa.
Ore 11:30, Beverly Hills Triangle Medical Center, quarto piano, corridoio in fondo a sinistra, stanza numero 435.
Sandie mise le mani dentro alle tasche della giacca lunga leggera beige, con gli occhi rivolti verso il pavimento.
Non sapeva come si sarebbe comportata davanti ai genitori di Ethan.
Nicole l'aveva raccomandata la sera prima, di non fare casini, di rispettare il loro dolore.

«Sandie.»
«Si?»
«Cerca di essere discreta con i genitori, anche loro stanno soffrendo quanto te, o forse molto molto di più.» ella ridacchiò nervosamente.
«Nicole, svegliati, loro sono stati ad ucciderlo, se Ethan si è ammazzato, è solamente per colpa loro.»

«Fanculo.» sussurrò la ragazza, intuì che il suo cuore si strinse ancora di più, provando dei fastidi. Dei piccoli dolori.
Aveva pianto troppo il giorno precedente, così tanto da aver fatto preoccupare mezzo mondo per le sue condizioni.
La gente a lei cara avevano avuto paura per lei, che si sarebbe sentita male nel giorno della sua laurea. Soprattutto Michael.
Ma si era sentita male in un certo modo, era il suo cuore, che per certi momenti, si estinse, smettendo di battere.
La sensazione era proprio che qualcuno le avesse strappato il cuore dal petto creandole un dolore inspiegabile.
Era proprio quella.
Un dolore allucinante.
Che non augurava nemmeno al peggior nemmeno.
Se non ci fosse stato Michael alla cerimonia della laurea, probabilmente Sandie sarebbe finita all'ospedale con una flebo attaccata al braccio a causa del troppo dolore.
Quel gesto, ne era molto riconoscente, perché Michael non solo aveva salvato lei, le sue condizioni, ma anche un momento importante per lei, di gioia e felicità, che sarebbe finito male.

Arrivò al quarto piano dell'ospedale, uscì dall'ascensore, camminando con passo veloce verso il corridoio. Lo trovò, girò a sinistra arrivando sempre in fondo, c'erano i numeri delle stanze dei pazienti, incrociando vari dottori.
Sandie in quell'attimo, non pensò che quelle persone che aveva incrociato erano come lei, ma pensò esclusivamente solo ad Ethan.
Con lo sguardo, cercò la stanza trovando il numero, ma poi notò della gente che piangeva in lontananza.
Guardò meglio, ed erano Claire e Paul, consolati da Milly. Scosse la testa disgustata.
Vide altre due persone, le guardò meglio, capì che erano gli zii di Ethan, Malcom e Vicky, anche loro piangevano. Ed erano abbracciati in preda alla disperazione.

Sandie attivò di nuovo il passo, camminando verso di loro, probabilmente la stanza si trovava lì. Oppure il corpo si trovava da un'altra parte.
«Sandie!» esclamò Milly camminando verso di lei per abbracciarla, ma la mora in quel momento, era fredda, completamente distaccata. Da tutto e da tutti.
Paul e Claire si alzarono in piedi di fronte alla ragazza, con le lacrime agli occhi, il dolore di aver perso un figlio.

Stellina li guardò con un odio mai provato nella sua vita.
Si staccò da Milly avvicinandosi sempre di più a loro.
Poté finalmente vedere i loro sguardi pieni di dolore, afflizione, vuoto, nell'aver perso un figlio. Non in un modo qualunque, ma per volontà del ragazzo.
Dovevano sentirsi responsabili della sua morte.
«Sandie.» disse Paul con tono spezzato.
«Salve Mr Johns.» salutò la ragazza con tono glaciale.
«Cara abbiamo saputo che ieri ti sei laureata, congratulazioni. Volevamo esserci anche noi, ma purtroppo ...» la donna si interruppe cercando di non piangere «Ethan, Ethan si-si.»
«Sembrate che state facendo una colpa.» disse Sandie con un espressione di disprezzo verso i genitori.
«No, non è vero Sandie, non ne stiamo facendo una colpa ad Ethan se non siamo venuti alla tua laurea.» disse Paul, ma a Sandie sembrava che quell'uomo sembrava giustificare la morte del figlio.
«STRONZATE!» urlò contro i genitori.
«Sandie noi-»
«Zitta!» urlò di nuovo verso la madre, in quell'attimo la rabbia e l'odio persero il controllo.
Il suo corpo non fu altro che un eruzione in corso.
Vedeva quei genitori come la causa del suicidio del ragazzo, sapeva tutto, Ethan raccontava delle brutte parole del padre.
Alzò il dito contro di loro.
«Voi.» gli zii si girarono verso la ragazza «Voi brutti schifosi pezzi di merda!» cominciò «Siete le persone più orrende che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita. Ethan soffriva per voi, vi amava più di ogni cosa al mondo, e ve ne siete fregati! Continuando a diminuirlo sempre di più! Ad intrappolarlo nelle vostre scelte del cazzo! Che manco siamo nel Medioevo! Se Ethan si è suicidato è principalmente per colpa vostra. Per colpa del vostro orgoglio, della vostra arroganza, della vostra cattiveria, non accettando le sue scelte. E per la persona che era, per i vostri progetti del cazzo! Avete perso un figlio. Ed è questa la punizione, dovete patire questo dolore per tutta la vita. E ve lo auguro, vi auguro di non trovare pace.»
«Sandie, basta.» intervenì Milly.
«Vi auguro di non trovare pace maledetti schifosi! Non dovete trovare trovare pace! Avete ucciso Ethan! Avete ucciso vostro figlio!» urlò la fanciulla dalle iride verdi cominciando a piangere.
«Sandie, mio Dio, basta ti prego.» la prese da dietro, ma Sandie cercò di staccarsi.
«Avete ucciso il vostro unico figlio con le vostre maledette bocche. Dovete patire questo dolore per tutta la vita cazzo! E che l'immagine di vedere la bara che va sottoterra vi tormenti per la vostra intera esistenza. Vaffanculo! Assassini! Assassini!» urlò.
«Sandie! BASTA! SMETTILA!» la bionda la fece sedere su una sedia, cercando di farla calmare.

La fanciulla continuò a piangere. Nel frattempo i genitori e Milly, rimasero a bocca aperta dalle parole di Sandie, non aveva mai detto delle parole del genere, era sempre stata una ragazza capace di mantenere le proprie emozioni con il giusto equilibrio. Ma in quell'istante, Sandie aveva cacciato il suo dolore, e nient'altro, quello che pensava sui genitori del denfunto ragazzo. Cioè degli assassini.

Ad arrivare c'era un'altra persona, Thomas, l'ex fidanzato di Ethan.
Milly andò verso di lui, e andarono dall'altra parte del corridoio per dare la notizia, poiché Milly lo aveva chiamato per dire di raggiungerlo in un ospedale.

Poco dopo, Sandie udì un grido di dolore da parte di Thomas, una scia di brividi comparvero su tutto il corpo della ragazza. Poiché anche lei aveva avuto la stessa reazione, ma molto più forte e profonda.
Stettero tutti in silenzio, a sentire i pianti del ragazzo, ma Sandie era ignara che era stato in realtà Thomas a far spingere Ethan a suicidarsi. Se lo avesse saputo, Thomas non l'avrebbe passata liscia con Sandie.
«Mr Johns.» disse Sandie, Paul si girò verso di lei «Non lei ovviamente, ci mancherebbe altro, dicevo all'altro Mr Johns.» disse riferendosi al fratello del padre. Nonché zio di Ethan al quale era molto legato.

Egli si avvicinò a lei, soffiandoci il naso, asciugando poi le lacrime con un fazzoletto.
«Si, dimmi Sandie.» ella aveva lo sguardo verso il pavimento, che giocherellava con una parte della giacca beige.
«Milly mi ha detto che Ethan si è suicidato con un'overdose di farmaci, in particolare con un oppiode. Mi saprebbe dire, qual è? Se lo sa.» domandò la ragazza.
Malcom, guardò in basso con un tanfo al cuore a quella domanda.
«Sì, il farmaco che ha causato la morte ad Ethan è il Sufentanil.» Sandie a quella risposta spalancò gli occhi.
Sapeva benissimo di che farmaco si trattasse.
Era utilizzato per prevenire il dolore durante l'induzione ed il mantenimento dell'anestesia, in combinazione con altri medicinali anestetici
Come medicinale per indurre e mantenere l'anestesia durante interventi chirurgici, ed era molto pericoloso se non veniva utilizzato con precauzione.
«Però, mi sento responsabile anch'io di questa morte Sandie.» confessò l'uomo dai capelli grigi con qualche ciocca marrone.
Sandie fece un espressione perplessa.
«Per quale motivo?» domandò.
«Quando Ethan venne da me, trovò nel mio bagno varie boccette di Sufentanil, le misi lì perché nel mio studiolo non c'era spazio da mettere. Ethan mi chiese di farmaco si trattasse, così spiegai cos'era, la procedura e gli effetti collaterali. Quando se ne andò mi accorsi che tre boccette del farmaco erano sparite, pensai di averle buttate per sbaglio e non ne feci peso. Avrei potuto salvare Ethan, credimi, se non fossi stato così sciocco. Capii da quando mi chiese del farmaco, che il suo intento era quello di togliersi la vita. Come ho potuto essere così cieco? Avrei potuto aiutarlo, e a quest'ora sarebbe ancora vivo.» alla spiegazione l'uomo scoppiò a piangere, completamente devastato dalla perdita di suo nipote, del fatto che le sue paure fossero divenute reali.

Da un po' di settimane Malcom non dormiva per colpa degli incubi, in cui questi incubi si proiettavano la morte di Ethan con un farmaco, ma non era un farmaco specifico.
E mai si sarebbe aspettato che quegli incubi fossero divenuti realtà.
Che Malcom, non fosse in qualche modo riuscito a salvare quel ragazzo.
«Non devi ascoltarlo Sandie, è lui la causa di tutto questo. Lui ha fatto il lavaggio del cervello a mio figlio in modo tale da prendere quella merda!» urlò Paul contro il fratello, Malcom ridacchiò nervosamente.
«Dai la colpa a me? Sei così ridicolo Paul, prenditi le tue responsabilità! Ethan si è tolto la vita per colpa tua! Non ti basta quello che ha detto Sandie?» disse il fratello votandosi verso di lui.
«Tu hai dato a mio figlio quel farmaco!»
«Ti sbagli di grosso Paul.»
«Tu hai rovinato le nostre vite, e quella di mio figlio portandolo alla morte.»
«Sei tu che lo hai portato alla morte insieme a tua moglie!» disse indicando anche Claire.
«Non ti permettere di mettermi in mezzo perché io ho amato mio figlio più della mia stessa vita.» bottò Claire con tono furioso.
«Ah si?» intervenì Vicky «E dimmi Claire, dov'eri quando tuo figlio aveva bisogno di te? Quando questo mostro di padre che hai di fianco a te lo denigrava? Dov'eri quando tuo figlio chiedeva semplicemente un po' di conforto, un abbraccio materno? Tu non l'hai difeso, non hai difeso tuo figlio mentre veniva umiliato. E tu saresti una madre? Ma fammi il piacere. Io se avessi avuto un marito del genere lo avrei ammazzato di botte. Perché tutto si tocca, ma non i figli Claire.» Claire guardò Vicky con aria arrogante e piena di rabbia nella sua espressione.
Sandie poté notare una grande tensione in quella famiglia.
Vide un dottore, così decise di andare da lui e chiedere se poteva vedere il corpo del ragazzo.

«Mi scusi.» il dottore si girò verso la ragazza.
«Mi dica signorina.» rispose l'uomo dal camice bianco con tono cordiale.
«I-io sono qui per vedere la salma di Ethan Barnaby Johns, era il mio migliore amico. È possibile vederla?» domandò con il cuore a mille.
Il medico fece un lieve sorriso.
«Mi dispiace signorina ma non è l'orario per vederlo, anche se sono passate le ventiquattro ore da quando è stato dichiarato il suo decesso.» rispose il dottore.
«Ed esattamente a che ora è deceduto dottore?» domandò la ragazza, il dottore controllò nella cartella che aveva in mano.
«Alle ore 3:45 di mattina di ieri, un'overdose di farmaci, ma a causargli la morte è stato il Sufentanil. Quindi irregolarità del ritmo cardiaco e sbalzi di pressione sanguigna. Ma nel suo corpo abbiamo trovato altre tracce di farmaci. Oltre questo farmaco che ha causato la morte.» lei abbassò lo sguardo completamente intristita.
«Quali sono questi farmaci?» domandò.
«Allora, vediamo.» controllò il dottore «Xanax, Prilosec, Paxil e qualche traccia di Demerol.» la ragazza sospirò pesantemente, con un cuore pesante di dolore.

Faceva fatica ad immaginare la scena del momento della sua morte, della morte del suo migliore amico, che era per terra, che non riusciva a respirare. Faceva troppo fatica a pensarci.
«Dottore e quando sarà disponibile vedere la sua salma?» domandò ancora.
«Beh, dovrà aspettare un po', almeno due ore.» «Aspetterò comunque dottore.» il dottore vide gli occhi di quella ragazza una sofferenza mai vista. E il bisogno di vedere quel corpo.
«La Camera Mortuaria si trova al lato del corridoio. Lì si trova il ragazzo signorina.» Sandie fece un piccolo chino con la testa.
«La ringrazio dottore, arrivederci.»

Sandie decise di andare al bar dell'ospedale per prendere qualcosa di energetico, anche se il suo stomaco rifiutava qualsiasi tipo di bevande, di cibo.
Decise di prendere un'aranciata e un Kit Kat, nulla di più.
Ma mentre mangiava d'un tratto sentì delle voci provenire dal bagno fuori dal bar.

Era un bagno che era a pochi metri dal bar, uscì e decise di capire cosa stava succedendo.
Le voci le conosceva. Erano quelle di Milly e Thomas.
Ad un lato della struttura, Sandie si nascose per sentire.

«Sei un pezzo di merda! Come hai potuto dire quelle frasi ad Ethan!? Sapendo che avrebbe fatto una cosa del genere!» urlò Milly attaccando il ragazzo.
«Milly ti giuro sulla cosa più cara al mondo che non avevo alcuna intenzione che Ethan si suicidasse. Ho detto quelle cose perché ero molto arrabbiato. Insomma, Ethan quella notte mi ha chiamato che stava completamente fatto.
Io non ne potevo più Milly.»
«Non giustifica il fatto che gli hai detto "Ficcati un coltello in gola e muori."» Sandie udita quella frase andò su tutte le furie, camminò con passo veloce verso i ragazzi, in particolare verso Thomas.
«Oh merda.» disse Milly spaventata «Sandie, no no-»
«È vero?» domandò Sandie con un espressione diabolica verso il ragazzo, Thomas stette in silenzio «È vero Thomas?!» ancora silenzio «Rispondi!» urlò
Lui, pochi secondi dopo annuì
«Si, ho detto quella frase.» rispose con voce minuta, Sandie fece un respiro profondo, allontanandosi dal ragazzo cercando di non dargli un ceffone. Doveva stare calma, e non farsi accecare troppo dalla rabbia.
«Brutto figlio di puttana! Brutto figlio di puttana, brutto figlio di puttana.» si avvicinò con velocità al ragazzo per dargli uno schiaffo ma Milly la fermò in tempo.
«No Sandie! Basta! Fermati! Stai esagerando oggi!» disse Milly tenendo stretto il polso della ragazza.
«Perché difendi un verme come lui? È grazie anche a lui se Ethan ha deciso di togliersi la vita. Lui ti amava Thomas, e non saprei quante volte quel ragazzo te lo dimostrava. E che cosa hai dato in cambio del suo amore? La morte? Questo non me lo aspettavo da te.» spiegò la ragazza dalle iride verdi con tono disgustato.
«Forse perché Ethan mi ha tradito.» rispose.
«Forse perché tu l'hai lasciato, ed Ethan ha fatto la miglior cosa scopare con un'altra persona.» disse con aria arrogante, Thomas la guardò scioccato dal comportamento della ragazza. Egli non la riconobbe, si trovava davanti un'altra persona.
«Ma che ti prende Sandie?! Merda!» la fece sedere di nuovo su una sedia «Smettita di fare l'eroina del cazzo e comportarti come un un colonnello. Ma che diamine ti è preso? Pensi che questo ad Ethan farebbe piacere vederti comportare così? Hai umiliato i genitori dicendo delle parole orribili, che sono persone che stanno soffrendo di più in questo momento, e anche con Thomas. Questa non è la Sandie che conosco.» spiegò con tono spento e deluso.
Sandie ridacchiò nervosamente.
«Apri gli occhi Milly, quelle persone hanno fatto in modo che Ethan si uccidesse. Lo vuoi capire si o no? Ed io ho fatto in modo di far capire quello che Ethan ha provato in vita. Ma evidentemente Milly vivi nel mondo dei sogni.» disse alzandosi dalla sedia, con un espressione gelida da far venire i brividi. Tornando al bar, cercando di consumare il suo pasto.

Due ore dopo Sandie andò nella camera mortuaria per vedere la salma di Ethan, c'erano dei mazzi di fuori intorno al lettino, il cadavere coperto da un lenzuolo bianco.
Ella fece un bel respiro, scoprendo poi il volto del suo migliore amico.

Il viso era di un colore ormai spento, privo di ogni luce e colore che stava ad impregnare la vita.
Il suo volto era sereno, pacifico, lo toccò ed era completamente gelido.
Il suo calore non c'era più.
Supplicò che fosse un sogno.
Ma non era un sogno, bensì la realtà.
Posò una mano sulla fronte del ragazzo, fino ad arrivare alle guance.
«Sei così freddo.» disse la ragazza «Ma certo, sei morto.» disse con tono ironico «Ed è normale che la tua pelle sia così gelida.» le sue lacrime tornarono in azione.
Sentì dentro al suo cuore una sensazione sgradevole, tutto a causa di vedere il corpo senza vita del suo migliore amico.
Lo stava toccando, ma con amore, giusto per darle un ultimo saluto. Sapendo in cuor suo, che non avrebbe mai potuto sentire il suo contatto.

Nonostante non c'era più calore nel corpo di Ethan, Sandie poté sentire in qualche modo ancora un briciolo di calore che percepiva durante gli abbracci che si davano.
Lo poteva sentire quel calore.
Ancora.
Prese la mano gelida del moro, stringendola attorno alle sua mani, per dare un po' di calore. Ma non c'era niente da fare.
Sandie cominciò a piangere di fronte alla salma dell'amico.
«C-come faccio senza di te? D-dimmelo Ethan.
Lo so che dovrei andare avanti. M-ma come? Sapendo che io non mi sono preoccupata abbastanza per te? Sapendo che sono stata così egoista? N-non me lo perdonerò mai Ethan.
N-non sono riuscita a-a salvarti.
Eri il miglior amico che qualunque persona potesse mai desiderare.
La persona più buona che abbia mai conosciuto.
S-spero solo che tu non abbia sofferto troppo quando hai dovuto affrontare la morte. P-perchè so quando sia doloroso e orribile.
Ti amerò sempre.
Sei e sarai sempre nel mio cuore mio piccolo Ethan.
V-vola.
Ora sei libero.
Libero da ogni dolore.
Ora non dovrai più soffrire.
La gente non ti meritava, e neanche io non ti meritavo.
Dio mio Ethan.» tra i singhiozzi, Sandie baciò la fronte del ragazzo lasciando una lacrima scorrere nella guancia del fanciullo senza vita.
«M-mi mancherai da impazzire, avrei voluto che questo non accadesse mai. P-perdonami Ethan. P-perdonami ...» strinse ancora di più la mano gelida e darle poi un bacio tra i pianti e i singhiozzi, che c'erano solo in quella camera, una camera dove c'era un morto.
Un morto giovane, di venticinque anni, che si era suicidato dai troppi tormenti che lo opprimevano a continuare la vita. E poi c'era una ragazza della sua stessa età, viva, migliore amica di quel fanciullo, che stringeva la mano del ragazzo, in prenda alle lacrime sapendo quanto mancherà quell'amico dal cuore tenero e gentile.

Uscita dalla camera mortuaria, Sandie ritornò di fronte alla camera dove stava Ethan prima di essere trasportato in quella camera.
Milly aveva una lettera tra le mano che aveva dato la signora Johns.
Sandie non capì, ma quando gli occhi della madre di Ethan e quelle della fanciulla si incontrarono. La donna si avvicinò a lei.
Prese dalla sua borsa una lettera, per darla poi a Sandie.
«La vicina di casa di mio figlio ha trovato delle lettere, una di queste è destinata a te.» Sandie prese la busta, e sul retro c'era scritto.

Per la mia dolce stellina

Sandie sentì un altro tonfo al cuore, vedendo la scrittura di Ethan, il suo soprannome.
«Quando te la sentirai, leggila. Io non l'ho letta. Ora Milly sta leggendo la sua. Guardarla.» ordinò la donna voltando lo sguardo verso la bionda. Sandie vide Milly completamente in lacrime leggendo la lettera.
Stellina andò da Milly, per vedere meglio di cosa si trattava.
«Milly-»
«Dio mio, l'ha scritta prima di morire Sandie! Mi sta uccidendo questa lettera. Mi sta dicendo tipo, "Grazie per essere stata mia amica, per avermi fatto sorridere anche quando ero giù di morale. Sappi solo che mi mancherà la tua magnetica risata, e di vivere i nostri momenti divertenti insieme." Dio Sandie non c'è la faccio, tutto questo mi sta distruggendo.» lo stato di Milly la fece preoccupare.
Allora anche Ethan le aveva scritto delle frasi del genere, ma molto più profonde essendo stata la sua migliore amica.
Sandie mise la lettera dentro alla borsa, decidendo che per ora, la lettera non l'avrebbe letta. E che lo avrebbe fatto solamente quando si sarebbe ripresa da questo incubo che le stava mangiando l'anima.




DUE GIORNI DOPO



Sandie mise dei semplici e piccoli orecchini ai lobi dell'orecchio guardandosi allo specchio.
Alexandre si guardò anch'egli allo specchio mentre si sistemava meglio la camicia, e Nicole si spruzzò tre volte un profumo alle rose.
Tutte e tre, erano vestiti di nero.
Pronti per andare al funerale del ragazzo, dando così l'ultimo e definitivo saluto.
Sandie con la coda d'occhio guardò un mazzo di fiori confezionato. A lei ignoro.
«Chi l'ha comprato quel mazzo di fiori?» domandò la fanciulla mentre si aggiustava la gonna nera.
«Michael.» disse Alexandre. Sandie spalancò gli occhi, fermandosi con quello che stava facendo.
«Davvero?» domandò.
«Si, è venuto ieri. Me lo ha dato a me, mentre eri a casa dei genitori di Ethan. Dato che non potrà venire al funerale ha chiesto se potevamo portare questo suo mazzo di fiori alla tomba per lui.» ancora una volta il cuore di Sandie si sciolse alla bontà di Michael. Aveva fatto una telefonata il giorno precedente, ma non si vedevano dalla sua laurea «Ah, e mi ha detto di chiamarlo quando puoi. Probabilmente vorrà vederti il che non ha tutti i torti.»
Lo sto facendo preoccupare, mi dispiace così tanto che deve occuparsi di me come se fossi una bambina. Ma in questo momento sto così male che non ho neanche la forza di parlare.

«Siete pronti?» domandò Nicole al padre e alla sorella.
«Direi di si.» disse il padre, Sandie, si mangiò le parole, non riuscendo più ad aprile bocca.
Aveva lo sguardo perso nel vuoto, rivolto verso il basso.
Il padre la prese per le spalle formando un abbraccio di consolazione.
«Coraggio Sandie.» disse il padre, ma Sandie non riusciva neanche più a piangere.
Il pensiero che doveva dire addio per sempre al suo migliore amico le mangiava tutto ciò che aveva dentro di lei.
Nicole, con un espressione triste, andò verso la sorella per abbracciarla.
«Pensa ora che è diventato un angelo, che ti proteggerà da tutto ciò che ti tormenta, lo sognerai. Parlerai con lui. Non sarà qui fisicamente ma bastano piccole cose a far capire che in realtà lui non è mai morto. La sua anima non svanirà mai.» Sandie scosse la testa, staccandosi da padre e andando poi verso l'ingresso.
«Non è la stessa cosa.» disse «Non è stessa cosa quando senti il contatto di una persona, sentire il suo calore, il suono della risata e della sua voce. Vedere il suo volto.
Al diavolo i sogni, io-io non potrò vederlo mai più. E questo fa male come l'inferno che ho subito quattro mesi fa. Non so se è peggio essere sequestrati, maltratti dalla persona che ami, rischiando la vita. Oppure perdere il tuo migliore amico, sapendo che non hai potuto fare nulla per salvarlo dai suoi demoni.»

In chiesa c'era poca gente, al massimo venticinque persone, di fronte all'altare c'era una bara di colore marrone. Aperta a metà dove si intravedeva la salma di Ethan, egli era vestito con uno smoking semplice, pettinato per bene.
Sandie lo vide, faceva fatica a restare in piedi mentre il prete proferì la messa con precisione.
Con la coda d'occhio vide l'espressione di un dolore atroce dei genitori e della famiglia, che non facevano altro che piangere.
Lacrime di coccodrillo.
La ragazza era sottobraccio del padre in modo tale, che in caso se fosse sentita male, egli l'avrebbe sorretta.
Guardò quella bara mezza aperta, e il viso di Ethan dormiente.
Chi l'avrebbe mai detto che quel ragazzo prima o poi, si sarebbe tolto la vita. Si sarebbe lasciato trasportare dai suoi stessi demoni.

Giunti al cimitero, arrivarono alla lapide, la bara di fronte ad essa, con un grande cerchio di fiori. Nicole manteneva due piccoli mazzi di fiori al momento della sepoltura della bara, con le lacrime agli occhi.
Mentre Sandie guardava con fatica la bara, sorretta sempre dal padre, e con l'altra mano manteneva il mazzo di fiori comprato da Michael.
«Ethan Barnaby Johns, che Dio ti accogli in paradiso. Amen.» ripeterono l'amen, e quando la bara giunse poi sottoterra, mentre le persone intorno a lei recitavano un ave Maria. Sandie non riuscì più a stare in piedi.
Si accasciò per terra ma il padre per fortuna la prese in tempo. Chiese a Milly di tenere il mazzo di fiori che teneva in mano la figlia, e poi, poco dopo, Sandie esplose di nuovo in un pianto disperato, con delle urla allucinanti.

Alexandre provò a calmarla in tutti i modi, ma invano, Sandie era troppo addolorata. Vedere il suo migliore amico chiuso in quella bara, e messo sotto terra. Era troppo per lei.
«Ethan ... Ethan. No! No! Non mi abbandonare! Non mi abbandonareee!» disse Sandie tra le urla.
Quelle urla, furono come il suono più brutto che quella famiglia avesse mai sentito.
Anche la madre si sentì male, di fatti, svenne al momento della sepoltura, il padre dovette sorreggerla con le lacrime agli occhi.
Fu lì, al funerale, che quell'uomo si rese conto di essere stato un padre di merda, un padre totalmente incapace per lui. Fu lì che vide la realtà dei fatti.
Lui aveva ucciso Ethan con le sue parole.
Questo, lo avrebbe perseguitato per la sua vita.
Aveva perso un figlio, e nessuno lo avrebbe più restituito.

Dopo la procedura della sepoltura tutti se ne andarono.
Tranne Sandie, Nicole, Alexandre e Milly, che mise un mazzo di rose bianche di fronte alla lapide di Ethan.
Loro guardarono quella lapide, con su scritto:

IN MEMORY OF
ETHAN BARNABY JOHNS
JANUARY 12 1967 - MAY 22 1992

Leggendo quella scritta, fu come ricevere una freccia nel cuore, fuoriuscendo tanto sangue formando così una ferita fresca.
Sandie, abbassò lo sguardo rifugiandosi nelle braccia del padre, lo stesso fece anche Nicole.
«Riposa in pace, Ethan.» sussurrò Milly con tono triste, poi guardò Sandie.
«Sandie.» la chiamò. Ella si voltò verso di lei.
«Abbi cura di te, quando starai meglio, cerca di leggere lettera.» Sandie non rispose, la bionda fece un lieve chino con il capo, procedendo con il passo andando via dal cimitero.

Ora, erano rimasti loro tre. Misero i tre mazzi di fiori di fronte alla lapide.
Uno da parte di Nicole e Alexandre, erano dei fiori misti. Uno da parte di Sandie, erano delle margherite, il fiore preferito del ragazzo con attaccato una collana con un ciondolo a cuore, in cui si apriva, con all'interno una loro foto.
E poi, per finire. Il mazzo di Michael, era un mazzo di girasoli, il fiore preferito del cantante. E c'era attaccato un biglietto. Sandie lo lesse e c'era scritto:

È stato bellissimo fare la tua conoscenza, essere tuo amico, ed aiutarti.
Mi dispiace se non sono riuscito a tirarti fuori dal tuo oblio.
Ora, puoi spiccare il volo.
Vola insieme agli altri angeli del paradiso.
Mi mancherai, come mancherai a tutte le persone che hai amato in questa terra.
Che la terra sia lieve.
Buon viaggio Ethan.
God bless you.
Michael.

Oh Michael ... amore mio.
Una lacrima rigò sul volto della fanciulla leggendo il biglietto del suo amato, e poggiò di fronte alla lapide del ragazzo.
I tre si inginocchiarono, rimanendo in silenzio, facendo così una preghiera per Ethan.
Sandie con le lacrime agli occhi, guardò il cielo.
Immaginando un Ethan con ali d'angelo che la salutava con il sorriso.
Sandie, volteggiò leggermente la mano verso il cielo, mandando un bacio all'aria.
Chiuse gli occhi, e con il cuore spezzato disse tra sé.

Buon viaggio, piccolo angelo. Spero che tu ora hai trovato la pace, la felicità, la serenità e la libertà. Come hai sempre desiderato.
È meglio così, ora sei in un posto migliore.
Mi mancherai Ethan, la vita non sarà la stessa senza di te.

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