[Κεφάλαιο 20]







BEVERLY HILLS

21 maggio 1992



Nicole, era al ristorante di cui si sarebbe tenuta la festa di laurea della sorella maggiore.
Era vestita con un pantalone nero, una maglia bianca, e un giacchino beige con dei tacchi abbinati bassi. Il suo ventre, era leggermente cresciuto, ma solo di un millimetro poiché era solo al primo mese di gravidanza.

Doveva fare gli ultimi ritocchi alla sala, con alcuni particolari, insieme al padre, per la festa, per lei voleva che fosse una festa perfetta per il giorno più importante della sua amata Adelfì.
«Ragazzi, no, quella fottuta S deve essere un po' più a destra.» disse Nicole con tono pieno di ansia ai camerieri e riprendendo a camminare avanti e indietro.
«Nicole, smettila di dire parolacce. Non in pubblico, non mi piace.» la riprese il padre alzandosi dalla sedia andando verso la figlia.
Ella sospirò.
«Papà, domani Sandie si laurea e c'è la festa. Voglio che sia tutto perfetto, voglio che Sandie sia contenta. Insomma, dopo quello che è successo con mamma.» affermò con tono triste alla fine della frase.
Il padre appoggiò le mani sulle braccia della figlia minore in segno di rassicurazione.
«Devi stare tranquilla, niente andrà storto, abbiamo creato tutto questo con cura. Abbiamo aspettato questo giorno con tanta ansia. E ovviamente Nicole, questo valerà anche per te. Anche io non vedo l'ora di organizzarti una bellissima festa come questa. Naturalmente Sandie saprà come cavarsela, lei ha molto gusto.» la riccia ridacchiò.
«Voglio solo che lei sia felice.» affermò.
«Io voglio che entrambe lo siate Nicole, non parlare al singolare.» sospirò «Siete tutto per me, non sono come vostra madre, non dimenticatelo mai.» si abbracciarono con amore, con quell'affetto tra padre e figlia meraviglioso.
«Promettimi che non ci abbandonerai mai.» il padre a quella frase, gli venne un sussulto al cuore.
Strinse a sé la figlia, sentendo così ancora di più il suo contatto, il suo amore, e il suo cuore che batteva.
Il cuore di sua figlia.
Terribili pensieri si mischiarono nella sua mente, portandolo a sentire dentro al suo cuore dei forti fastidi.
Gli sfuggì una lacrima dall'occhio.
«Non succederà. E ricordarti. Che se un giorno dovessi morire, vi veglierò sempre ogni giorno della vostra vita non abbandonandovi mai.»

Nicole poté sentire il suo profumo di muschio bianco sul collo, e sulla camicia.
Lo aspirò nelle sue narici, e si sentì protetta.
Non poteva mai dimenticare il profumo di suo padre, dell'unico uomo della sua vita.
Che l'avrebbe protetta da qualsiasi ostacolo.
Che l'avrebbe accompagnata in qualsiasi momento.
Che l'avrebbe amata incondizionatamente.
Ma in particolare.
Che l'avrebbe fatta sentire solo lui, come la sua principessa. La piccola di papà.
Non era stata amata da sua madre, non era stata la preferita di sua madre. Le bruciava come l'inferno. Ma avendo suo padre nelle sue giornate, la sollevava il morale, permettendo di andare avanti ad affrontare la vita.
«Signorina, così va bene.» si sciolsero dall'abbraccio per vedere il lavoro che avevano fatto i camerieri.
«Oh sì, ora va meglio.» disse con tono soddisfatto, vedendo le lettere a palloncini rossi che creavano il nome di Sandie, e un tenero cartellino di legno con su scritto "Happy Graduation Little Star!"

Nel frattempo Sandie era con Michael in un store records.
Logicamente il negozio era chiuso, nonostante fosse di pomeriggio, lo store era stato chiuso esclusivamente solo per il cantante. E aveva invitato Sandie ad andare con lui.
Michael indossava una giacca rossa con una fascia bianca attaccata sulla spalla destra, e con una mascherina nera che gli copriva dal naso alla bocca.
Sandie e Michael erano nella zona delle videocassette, e stavano dando un occhiata, finché la ragazza dalle iride verdi non adescò un film che lei conosceva e amava.

Scarface [1*]

La copertina era bianca e nera, a metà raffigurata la sagoma di Tony Montana, interpretato dal formidabile Al Palcino.
In altro a sinistra c'era il nome del film in rosso, mentre in altro a destra il nome dell'attore principale, sempre in rosso.
Fu un colpo di fulmine.
Sandie aveva la VHS di Scarface, ma durante il trasloco negli Stati Uniti, la perse, vide il prezzo, 13.50$.
La doveva prendere.
«Ooh, bello quel film.» mormorò Michael spostando lo sguardo sulla videocassetta del film che aveva in mano Sandie.
«Lo amo, è uno dei miei film preferiti.»
«Ti piacciono i film gangster?» annuì.
«Molto, trovò che siano molto affascinanti.»
«Allora spero per te che tu abbia visto la trilogia de "Il padrino".» mormorò Michael accennando un sorriso, che si notava nonostante avesse la mascherina.
«Michael, veramente quella trilogia l'ho vista almeno chissà quante volte.» ridacchiarono.
«Bene, brava.» disse, poi vide che aveva in mano la videocassetta di Scarface «La compri?» domandò indicandola con l'indice.
Annuì.
«Si, avevo la VHS di Scarface, ma durante il trasferimento negli Stati Uniti l'ho persa chissà dove. E ora che l'ho trovata ad un prezzo buono la prendo.» disse con un genuino sorriso.
Anche Michael aveva una videocassetta tra le mani.
«E tu? Cosa hai preso?» domandò Sandie curiosa, lui le fece vedere la copertina del film Guerre stellari.
«Mai visto.» mormorò Sandie con aria perplessa. Michael spalancò gli occhi.
«Dopo questo non mi parlare più Vrachnos.» ella fece un espressione triste.
«E dai!»
«Amore ma Guerre Stellari è un mast del cinema mondiale.» la riprese con il sorriso.
«Se ti può consolare ho visto solo un pezzo a casa di amici di Ethan, e mi è sembrato noioso.» Michael fece in espressione ancora più seria, sempre per scherzare.
«Dopo questa.» prese il passo andando verso ad una cesta di alluminio dove c'erano dei libri scontanti solamente a 5$.
Sandie lo seguì.
«Dai Michael.» egli abbassò la mascherina e le fece la linguaccia, Sandie gli diede una pacca sulla spalla «Ahia! Ma sei cretina? Mi hai fatto male!» esclamò massaggiandosi la spalla.
«Così impari stupido.» disse.
«Bla bla bla.» ridacchiarono.

Michael sfogliò vari libri, Sandie lo guardò mentre vedeva le dita del moro sfogliare e cambiare pagina.
Avvicinò il libro al suo volto per sentirne l'odore abbassando così la mascherina, per poi rimettersela.
Cambiava libro, leggeva le trame, oppure le prime pagine.
Era un immagine semplice, ma così bella e nitida che era come un quadro.
Lui era un opera d'arte.

Michael posò il libro all'interno della cesta.
«Non c'era nessun libro che ti piaceva?» lui scosse la testa.
«No, ma sai una cosa. A casa ho ancora tanti libri da continuare a leggere, se ne compro altri non la finisco più.» sorrise.

«Michael, porca puttana ma porca puttana! Possibile mai che non mi fai mai pagare nulla? Neanche una cazzo di videocassetta da dieci dollari?!» domandò furiosa uscendo dal negozio, camminando verso la macchina.
«Poche storie Sandie, e metti il culo in macchina forza.» disse Michael togliendosi la mascherina, aprendo poi la porta della macchina, ella sospirò pesantemente e salì in macchina.
Dopo di che, salì in macchina anche il cantante.
«Cole, non a Neverland, a Beverly Hills per favore.»
«Sissignore.» l'auto parti e Sandie non aveva ancora aperto bocca, il suo sguardo era sul finestrino guardando le strade che si allontanavano e si avvicinavano.
«Sandie dai non fare così.»
«Così un cazzo Michael, mi da fastidio punto e basta. Se un oggetto lo voglio pagare io, tu devi stare fermo con quel portafoglio del cazzo, punto e basta!» obiettò lei ancora con tono arrabbiato.
«Ah! Quindi neanche un regalo ti potrei fare sennò ti incazzi in questa maniera Sandie?» ella si voltò verso di lui senza rispondere «Ottimo, bel modo di ringraziarmi dopo tutto quello che faccio per te.» mormorò con tono dispiaciuto voltando lo sguardo da un'altra parte.
A quel punto, il tragitto continuò con un brusco e teso silenzio.

Arrivati alla casa di Michael, Sandie posò la roba sul tavolo mentre Michael andò in soggiorno senza dire niente una parola.
Sandie prese la videocassetta del film.
Guardandola dettagliamente.

"Bel modo di ringraziarmi dopo tutto quello che faccio per te."

Si accorse di pentirsi di avergli parlato in quel modo, semplicemente non voleva che spendesse soldi per lei. Si sentiva in colpa.
Così andò da lui per scusarlo.
«Michael ascolta io-» a quel punto Sandie sentì un liquido caldo uscire dal naso velocemente, lo toccò, ed era sangue «M-Michael.» lo chiamò, egli si voltò, spalancando gli occhi dalla paura.
«Oh Cristo Sandie!» la prese in braccio e la fece stendere sul divano «Sandie, alza la testa, ora ti vado a prendere dell'ovatta e dell'acqua. Okay? Non muovere la testa.» raccomandò, ella annuì, e il cantante andò a prendere quello che aveva detto.

Michael quando tornò, mise un po' di ovatta all'interno della narice destra che sanguinava.
Sandie si schiarì ancora di più la gola poiché sentiva il sangue in quella zona.
Michael le dette una bottiglia d'acqua, e bevve.

Sandie sospirò e Michael la guardò con un espressione preoccupata.
Le accarezzò la fronte, aveva il pollice su di essa e il restante della mano sui capelli.
«Mi dispiace, scusami Michael.» disse la ragazza sfuggendole una lacrima.
«Non pensarlo nemmeno, Signore mio mi hai fatto prendere un colpo.»
«No Michael, intendo dire che mi dispiace per prima. Non volevo trattarti male. Scusami, è-è che non voglio che tu spenda soldi per me. L'unica cosa che conta nella mia vita è il tuo amore, e mi basta solo questo. Ed è già un regalo meraviglioso.» lui sorrise lievemente commosso agli occhi.
«Davvero ti basta solamente che ti ami per farti rendere felice?» annuì.
«Si, che mi stai accanto, e che mi ami come mi stai facendo adesso. Questo è un regalo. Tutti i momenti che ho passato con te sono regali, sono i doni più belli della mia vita.» prese le sue mani e le strinse «Dimmi ... dimmi che anche per te vale la stessa cosa.» disse con lieve voce.
«Dio assolutamente si, con la differenza che tu sei il dono più bello che la vita mi abbia regalato.
Mi sento sempre più onorato di passare ogni fottuto giorno della mia vita con te amore mio.»

Ma non il giorno della laurea ...

Il sorriso di Michael non era il solito, non era quello luminoso e armonioso, capace di illuminare e contagiare ciò che lo circondava.
Il motivo era ben semplice, non poteva partecipare alla cerimonia di Sandie, nemmeno alla festa, e questo lo rendeva triste. Ma a Sandie non gli dava peso, certo, avrebbe voluto che ci fosse stato anche lui in quel giorno così importante, ma si erano promessi che avrebbero organizzato una festa solamente loro due da soli. E questo la faceva consolare.
Ma nonostante ciò, a Michael, lo rendeva triste questo aspetto. Non portava andare, vedere l'amore della sua vita con quel tocco in testa, con la sua tesi in mano, e poi cambiarsi e vederla con un vestito da paura con la corona d'alloro. E stare con lei per tutta la serata, a ridere e parlare di cose belle, e magari anche fare una nuova amicizia.
Ma la sua fama, la sua notorietà, Lo impedivano. Ma infondo, era quello il prezzo da pagare quando ci si diventa famosi.

«Non c'è piu sangue.» disse Sandie, il moro tornò alla realtà, vide Sandie togliere l'ovatta dalla naso delicatamente «Finito, non c'è più.» mormorò sorridendo.
Egli sorride teneramente, e prese un'altra ovatta bagnata con un po' d'acqua. Pulendo la zona del mento e sopra le labbra, dove c'era ancora del sangue fresco.

I movimenti erano delicati. Lui la guardò nel pieno degli occhi, affondando in quelle iride verdi incantevoli, come un prato pieno di fiori.
«Come sei bella Sandie.» le sussurrò pulendole il mento.
«Ma dai, con il sangue proprio no.» rispose ridacchiando.
«Saresti bella comunque.» affermò, lei sorrise con imbarazzo. I due si avvicinarono per baciarsi, in modo dolce, affettuoso e pieno d'amore. Proprio com'erano loro. Dolci.
Dolci come una fetta di torta al cioccolato.
«Ti amo.» disse Sandie.
«Ti amo, dottoressa Vrachnos.» disse facendole l'occhiolino ricordandole di avere una laurea il giorno dopo.
«Dio Michael non me lo ricordare.» disse elettrizzata.
«Sei emozionata?» annuì, alzandosi dal divano.
«Ho aspettato questo giorno per troppo tempo, e non ci posso credere che domani finalmente si realizzerà il mio sogno di una vita.
Michael, cioè, diventerò dottoressa. DOTTORESSA. Ma ti rendi conto?» disse con tono incredulo «Michael, io, io ancora non ci credo, domani indosserò il tocco, la corona di alloro, il mio vestito dei sogni della laurea. Salirò su quel palco, non appena sentito chiamare dal professore "Sandie Vrachnos" sarò lì. A prendere il frutto dei miei sacrifici Michael. Oh si, e sarà lì che mi sentirò la persona più orgogliosa del mondo.» disse Sandie con tono sognante, volteggiando su se stessa in alcuni parti del discorso.
Michael la vide, era così dolce, così piccola, una donna dal cuore di bambina. Vide una sognatrice.
Una piccola sognatrice.
La guardava con il cuore pieno di orgoglio, innamorato perso più che mai.
Si sentiva il ragazzo più orgoglioso del mondo verso la donna che tanto amava, leggeva nei suoi occhi la felicità, l'orgoglio di aver finalmente raggiunto dopo anni di interi sacrifici un traguardo così importante come la laurea.
Non aveva mai pensato che quella ragazza che aveva conosciuto in uno studio del suo dermatologo privato come sua assistente, e futura dottoressa. Sarebbe poi diventata il suo più grande amore, ma soprattutto una dottoressa coi fiocchi.
«È così bello vederti felice Sandie. E non puoi capire quanto sono orgoglioso di te.» si alzò per raggiungerla, era di fronte a lei, le fece una dolce carezza al viso «Ti ho conosciuta come un'aspirante dottoressa, una studentessa determinata e piena di passione nello studio. Mi sveglio, e mi trovo davanti a me, una ragazza che domani si laurea, con il titolo di dottoressa, e non solo. Che questa ragazza che ho davanti ai miei occhi, è l'amore della mia vita.» le sue dita sfioravano il bordo del viso «Sandie, dolce stellina mia. Io purtroppo non potrò venire alla tua laurea, nemmeno alla tua festa. E questo mi addolora molto. Mi addolora non starti accanto in un giorno importante. E ... e ti chiedo perdono Sandie.» Sandie scosse la testa, e gli diede un dolcissimo bacio sulle labbra.
«Amore mio, non mi devi chiedere perdono di niente. E poi, la possiamo festeggiare un'altra volta io e te, da soli. Magari in un ristorante, poi tornare a casa, a guardare un film e ...» si fermò.
Michael fece un ghigno.
«Continua Sandie.» la incitò stringendole i fianchi, ella sospirò.
«E fare l'amore con te.» concluse.
Il cantante sorrise imbarazzato, si toccò la punta del naso.
«Ti piace così tanto fare l'amore con me Sandie?» domandò con un velo di vergogna.
La ragazza gli strinse le mani.
«Non si può spiegare quanto è bello unirmi a te Michael, dire a parole è troppo diminutivo. Non lo so, è come essere trascinata in un uragano. Un uragano particolare.
Pieno di dolcezza, un amore così profondo come il mare, con quel tocco di passione che non fa mai male. Quando mi tocchi Michael, mi sento così viva. Così amata, non lo so mi fai sentire speciale. E poi, è così bello starti accanto, dormire con te e sentire il tuo respiro, sentire il profumo della tua pelle quando mi avvicino al tuo petto, vedere il tuo viso affondato sul cuscino. Insomma, tutto questo è così magico Michael.
Sai, avrei voluto che fossi stato tu la mia prima volta, a cogliere il fiore della mia purezza.
Perché te lo meritavi, non invece, a qualcun altro chi non lo meritava davvero.» al discorso così toccante della ragazza, il cuore di Michael fece mille capovolte. Le sue parole furono così umane e piene di sentimento, da far scendere una lacrima sul viso del cantante.
«D-davvero Sandie? Davvero io ti faccio provare queste cose? Non sono volgare? Non sono ... non sono troppo ...» si interruppe, aveva troppa vergogna, si sedette di nuovo sul divano, a pensare se avesse fatto mosse sbagliate con lei durante i rapporti sessuali.
Sandie si intenerì molto a quella scena, vide ancora il bambino che era in lui, puro e gentile.
Sempre attento su tutto.

Sandie si inginocchiò, e mise una mano sul ginocchio del cantante.
«Michael.» lo chiamò, egli la guardò «Tu non sbagli niente amore mio.» affermò con tono dolce.
«Sicura? Sandie io davvero, se ti faccio male oppure mi lascio troppo andare me lo devi dire. Io, io non sopporterei se. Oh Dio santo Sandie.» si coprì il volto con le mani, cercando di non piangere. Sandie si preoccupò, e gli levò le mani sul volto.
«Amore mio.» lo chiamò «È normale essere un appassionali all'interno di una coppia. Ci sta. Anche durante il rapporto sessuale. Ma in generale, in una coppia ci sta essere attratti l'uno dall'altro. È normale.» spiegò.
«Ma io ho paura di farti del male.» lei scosse la testa.
«Tu sei una di quelle persone che non potrà mai farmi del male.» disse convinta «Non sei lui, Michael. Sei un'altra persona, sei Michael Jackson. Eh adesso basta con le paranoie, baciami.» ordinò «Baciami, amami Michael.» egli la baciò con amore, chiedendo alla bocca di Sandie, acconsentì, e le loro lingue si incontrarono, gemendo di piacere.
Lui la toccò con eleganza, nonostante avesse ancora i vestiti. Non voleva fare l'amore, ma voleva toccarla e assaporarla. Mentre si baciavano con lussuria, le sue mani erano sui fianchi, fino ad arrivare alla schiena, dietro al collo, fino a scendere verso le cosce.
«Ti amo, ti amo Sandie.»
«Andiamo di sopra.»






Quindici minuti dopo




«Amore, che ne dici se ti faccio vedere il vestito che mi metterò alla laurea domani? Chiaramente alla cerimonia indosserò un tailleur.» domandò Sandie prendendo il vestito dall'armadio completamente coperto da un telo beige, mentre Michael era steso sul letto a guardarla con curiosità alla proposta.
«Ottima idea.» rispose stendendo un braccio sul cuscino.
Sandie sorrise eccitata, ed estraè il vestito dal telo e Michael quando lo vide rimase meravigliato dalla bellezza dell'abito.

Era un vestito rosso, lungo, semplice ma di una eleganza strabiliante, spalline corte, quasi a filo, con una cinturina brillantinata attaccata al corpetto che sembra dare la forma di un cuore.
Era favoloso.

«Oh mio Dio.» mormorò Michael immaginando come stesse Sandie con quel vestito.
«E non lo hai ancora visto indossato. Ora lo metto.» Sandie appoggiò il vestito sul letto, e si spogliò davanti al moro.
Michael mentre la vide spogliarsi si morse e leccò il labbro inferiore per tutto il tempo, fino a che non si tolse il reggiseno, facendo cacciare il suo seno enorme e bellissimo.
«Good fish.» mormorò il cantante.
«Cosa?» domandò Sandie interedetta.
«Niente, è che sto guardando in questo momento un bel belvedere.» disse leccandosi le labbra. Ella ridacchiò.
«Pervertito che non sei altro.» mormorò tra se a sé.
«Amore ma se tu ti spogli davanti a me è normale che mi viene la voglia di saltarti addosso.» ironizzò.
«L'ho fatto apposta.» disse stellina facendo l'occhiolino.

Ella così prese il vestito, mettendo le gambe all'interno della gonna rossa, alzando il vestito nella sua altezza, aggiustando le spalline.
«Michael.» lo chiamò con voce minuta «Puoi ... puoi chiudere la cerniera? Per favore?» domandò la ragazza con tono dolce girandosi di spalle, dove si intravedevano le mutandine rosa.
«Certo.» si avvicinò a lei, sfiorò con le dita la schiena nuda della ragazza.
Uno scatto entrò di dentro di lui.
Fino ad far alzare la cerniera del vestito.
«Grazie Michael.» ringraziò la ragazza, aggiustò il seno all'interno delle coppe del vestito.
Si girò, Michael rimase allorché incantato dalla visione che aveva davanti ai suoi occhi.
Aveva la bocca quasi aperta e gli occhi fissi sulla ragazza. Mentre lei imbarazzata, ridacchiava e sorrideva.
«Allora? Come sto?» domandò.
Lui non rispose, e scosse lievemente la testa.
«Sei, sei ... sei una principessa Sandie. Mi sembri uscita da una favola della Disney. Sei bellissima.» rispose il cantante ancora con gli occhi incantato su di lei.
«Davvero? Ti piaccio?» domandò sorridendo.
«Sei la stella più bella che abbia mai visto in tutta la mia vita. Certo che Dio ne ha create di bellezze,  ma tu ... tu Sandie, con questo vestito. Oh mio Dio.» mormorò.
«Dai Michael, non esagerare. Pensa che i capelli li arriccerò e farò un bel trucco leggero.» sorrise, si alzò con le gambe per mettersi di fronte a lei per baciarla.
«Sarai meravigliosa, mia principessa.»
«Mai quanto te. Mio Re.» il cantante di alzò dal letto, mise un audiocassetta all'interno del lettore. Fece partire la musica, la musica di Frank Sinatra.
Ella sorrise, Michael si avvicinò a lei, e le baciò la mano, chinando lievemente il capo.
«Madame, mi conceda questo ballo?» domandò guardandola negli occhi.
«Certo, messieur.» e fu così che si unirono ad un ballo lento e principesco. Come lo erano quei due ragazzi, bagnati dall'amore magico.











[...]







"Quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle, allora il cielo sarà così bello
che tutto il mondo si innamorerà della notte."

Era quello il passo di Romeo e Giulietta, scritto da William Shakespeare che Ethan stava leggendo.

A stento, ormai si faceva fatica a conoscere, gli occhi erano gonfi, la bocca secca e il fisico molto magro. Aveva perso tanto peso nel corso di un mese.
La sua mente ormai era offuscata da tutto, poiché nel giro di un mese faceva abuso di farmaci, e aveva finito la seconda boccetta di Sufentanil.
Dopo quello che era successo al suo esame, e la chiusura dei rapporti con i genitori. Ethan non volle più sapere di niente di nessuno. Uscì solamente in un mese almeno quattro volte. E in quelle quattro volte, due uscì con Sandie ed Milly, separatamente, cercando di farlo riprendere il più possibile.
Ma la situazione non fece altro che peggiorare, Ethan subì dei grandi effetti collaterali nel suo corpo, a causa dei farmaci, e dell'oppiode.
Cominciava a tossire sangue, a girare la testa e dire cose senza senso. Fino a dormire tutto il giorno, a malapena toccava cibo.

D'un tratto Ethan, mentre era seduto sul letto a leggere il famosissimo romanzo. Interruppe la lettura, e prese il telefono dal comodino componendo così un numero di un ragazzo.
Thomas.
Non era teso, né in ansia di aspettare la risposta. Fino a che dopo due squilli il ragazzo non rispose.
«Pronto?» domandò Thomas.
«Hai risposto.» disse Ethan sorridendo.
«Ethan, sei tu.»
«Proprio così, Ethan. Barnaby, Johns.» ridacchiò in modo strano.
«Che vuoi Ethan? Perché mi hai chiamato?» domandò l'ex fidanzato furioso.
«Perché volevo sentire la tua voce amore mio.»
«Non chiamarmi amore mio, non sono più il tuo fidanzato Ethan!»
«Oh andiamo, ti arrabbi per così poco?» domandò ridendo in modo strambo.
«Che cazzo ti sei preso stavolta Ethan?» domandò Thomas.
«Oh niente, sai, tanti tanti taaaanti farmaci. Poi boh, fammici pensare. Ancora farmaci, sia in pillole e anche liquidi. Si, ne dovrei comprare ancora visto che me ne sono quasi finiti.» Thomas capì perfettamente che non era connesso.
«Ma non ti vergogni? A drogarti in questa maniera?» domandò con tono disgustoso.
«Sentì bello mio, chiariamo delle cose. Se sono finito in questo giro è proprio per colpa vostra. Si cazzo sì. È per colpa vostra! COLPA VOSTRA! Se non mi avreste trattato come della merda calpestata per terra, o come fottuto burattino a quest'ora starei mooolto meglio credimi. Mi avete rovinato la vita! Brutti stronzi di merda! Ma tanto io toglierò il disturbo a questo mondo Thomas. Perché io morirò, e non sarò più un problema per nessuno. Perché mi odiano tutti cazzo! Nessuno mi ama per quello che sono, a sto punto mi ficco il coltello in gola e facciamo prima!» Thomas sentendo il discorso del ragazzo cercò di calmarsi, sapendo che era sotto l'effetto dei farmaci, ma non ci riuscì. Non si controllò dalla rabbia. E scoppiò profondamente.
«Ascoltami attentamente, se nessuno ti ama è perché tu fai la vittima del cazzo. Dici che i tuoi genitori sono la causa della tua infelicità. Beh, hai venticinque anni e sei ancora indipendente dai loro? Sei ridicolo cazzo. Io me ne sarei sbattuto e scappato via immediatamente se avessi avuto dei genitori del genere. Cambiando facoltà universitaria. È una cosa che potevi fare anche tu,  ma non l'hai fatto Ethan. E questo ti rende un vigliacco. Un vigliacco senza palle che non vuole affrontare la vita. Vuoi morire? Fallo. Ficcati un coltello in gola e non rompere il cazzo più a nessun altro. Perché credimi, secondo me anche le persone che ritieni a te più care si staranno stufate di te!» Thomas ormai, era esplodo, proprio come l'evento storico dell'esplosione del Vesuvio avvenuta a Pompei nel 69 d.c.
Sentì le vene gonfiarsi e la gola essiccarsi, così bevve un sorso d'acqua.
Ethan, non rispose, rimase bloccato, con quelle parole che gli rimbombavano in testa.
Le lacrime che non smettevano di scendere.
Poteva aspettarsi tutto da Thomas, una bella lavata da capo era da lui. Ma dire delle parole così pesanti, mai.
Si sentiva ormai, perso. Perso da tutto e da tutti.
«Io ti amavo Thomas, eri tutto per me.» mormorò con tono serio.
«Ma vaffanculo.» attaccò la chiamata, e fu così che Ethan, rimase per ore a fissare il vuoto all'interno della sua stanza, con le lacrime che scorrevano sul suo volto spento.

"Vuoi morire? Fallo. Ficcati un coltello in gola e non rompere il cazzo più a nessun altro. Perché credimi, secondo me anche le persone che ritieni a te più care si staranno stufate di te!"

Si tappò le orecchie per quanto quelle parole erano un tremendo fastidio all'interno del suo corpo e del suo cuore.

"Vuoi morire? Fallo. Ficcati un coltello in gola e non rompere il cazzo più a nessun altro. Perché credimi, secondo me anche le persone che ritieni a te più care si staranno stufate di te!"

«No no no, Sandie mi vuole bene, Milly mi vuole bene. Loro mi vogliono bene.»

"Perché credimi, secondo me anche le persone che ritieni a te più care si staranno stufate di te!"

"Vuoi morire? Fallo"

Ethan a quel punto si tolse le mani dalle orecchie, guardando un punto fisso della stanza.
Si alzò dal letto dirigendo sulla scrivania, prese dei fogli, e scrisse.

Scrisse almeno otto fogli piene di parole, di frasi, come se stesse scrivendo un libro. Ma invece no.
Quei fogli lì piegò a quattro parti, dividendoli poi in quattro e quattro, mettendoli in una busta per lettere. Scrivendo poi sulla busta, qualcosa.
Ethan così, si diresse verso il bagno, prese dal beauty case l'ultima boccetta del farmaco ancora sigillata, che aveva rubato da suo zio a Miami. Il Sufentanil.

«Il Sufentanil viene utilizzto per prevenire il dolore durante l'induzione ed il mantenimento dell'anestesia, in combinazione con altri medicinali anestetici
come medicinale per indurre e mantenere l'anestesia durante interventi chirurgici, quindi si, lo utilizziamo negli interventi chirurgici, ma non solo questo anestetico ma anche altri. Sai, questo oppioide può essere molto pericoloso se non va utilizzato con cautela.» spiegò ancora l'uomo con tono pieno di professionalità.
Il nipote spalancò gli occhi dalla curiosità.
Ci siamo.
«Perché? Cosa succede se viene somministrato troppo Sufentanil?» domandò ancora il ragazzo
«Può causare una significativa diminuzione della respirazione e un arresto respiratorio, se viene somministrato troppo rapidamente o in dosaggio troppo elevato.
Ci sono altri effetti collaterali tipici degli oppioidi quali irregolarità del ritmo cardiaco, sbalzi di pressione sanguigna e nausea/vomito, perciò se guardi bene nel retro della boccetta c'è il segnale di attenzione.»

Ethan guardò il segnale di attenzione per qualche minuto. Soffiò il naso, e aprì la boccetta.
Prese la siringa, ancora vuota e priva di prodotto.
«Vaffanculo a tutti.» fece entrare la siringa dentro alla boccetta facendo penetrare il liquido per tutta la siringa.
Fino a che, Ethan non scoprì il braccio, prese un bel respiro, e puntò l'ago su un punto del braccio.
L'ago penetrò all'interno della pelle, ed Ethan spinse il pulsante la siringa facendo entrare il liquido.
Ethan gemette un po' di dolore, fino a che non vide il liquido entrare completamente nel suo corpo.
Ripetè gli stessi passaggi, estraneò il liquido all'interno della siringa fino a penetrarlo all'interno della pelle di Ethan. Fino a non far finire tutta l'intera boccetta di Sufentalin in meno di venti minuti.
Fu lì, che iniziarono, i primi sintomi.

Ethan quindici minuti dopo, ebbe una nausea incontrollabile, un vomito potente e tremendo.
A volte, comparivano delle gocce di sangue.
Dopo il vomito, fu il cuore a toccare il dolore.
Il cuore ebbe degli sbalzi di pressione, Ethan ebbe dei dolori allucinanti, mise una mano sul petto, non riuscendo quasi a respirare.
Fino a che, non sputò completamente sangue.
Cercò di alzarsi, uscì dal bagno mentre teneva la mano stretta sul petto tossendo ancora sangue dappertutto. Addirittura fino all'ingresso di casa sua.

Ethan ormai al culmine.
Sapeva che non avrebbe resistito a lungo.
Cadde a terra a peso morto nel soggiorno.
Tenendo sempre la mano sul petto.
Riuscendo a malapena a respirare.
Continuando a tossire sangue.
Ma poi, guardò il soffitto.
Con la vista che man mano offuscava.
Sentiva che era vicino.
E che ogni suo dolore, ogni suo tormento scompariva.
«Oh mio Signore ...» alzò la mano verso il soffitto «È- è questo quello che si p-prova quando s-si muore?» domandò con una voce bassa.
Il suo cuore e la sua vita stava per cedere.
Era cosciente di ciò che aveva fatto, e ormai non ne poteva più di soffrire. Sapeva solamente che solo con la morte, i suoi dolori potevano essere cancellati definitivamente.
Da una parte, era felice, ma dall'altra, gli sarebbero mancati le persone che tanto amava. Milly, i suoi zii, Thomas, i suoi genitori, che li perdonò in punto di morte nonostante quello che avevano fatto, e Sandie.

"Vuoi morire? Fallo. Ficcati un coltello in gola e non rompere il cazzo più a nessun altro. Perché credimi, secondo me anche le persone che ritieni a te più care si staranno stufate di te!"

«M-Ma a-almeno spero di, di mancare alle o-persone c-che amo.» la sua mano cadde a peso morto, il suo cuore smise di battere, gli occhi si chiusero a metà, la sua bocca era semi aperta e piena di sangue.
La sua vita smise di illuminare, e venne il buio.
Ormai, la vita di Ethan Barnaby John, era finita.










1* Scarface è un film del 1983 diretto da Brian De Palma, scritto da Oliver Stone e interpretato da Al Pacino, che interpreta un protagonista dal nome leggendario Tony Montana.

Il film è il remake dell'omonimo lungometraggio del 1932 diretto da Howard Hawks. A differenza dell'originale ambientato a Chicago durante gli anni del proibizionismo, in questo film, le vicende si svolgono nella Miami degli anni ottanta, allora centro di un considerevole traffico di droga.

Ecco la copertina, vi consiglio di guardare questo film. È stupendo, oltre ad essere un cult.

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