BEVERLY HILLS
19 aprile 1992
Giorno di Pasqua
POCHE ORE PRIMA
Quella notte prima della Pasqua, il canto dei grilli erano l'unico suono che si sentiva, erano circa le cinque del mattino, e Sandie era vestita. Pronta per uscire.
Per vedere Michael in un appuntamento.
Michael per telefono, le disse di raggiungerlo al parco vicino casa sua in quell'ora, in modo tale da stare da soli e di vedersi.
Sandie, accettò la proposta con entusiasmo.
Era felice di vederlo la notte prima di Pasqua, essendo le cinque del mattino, il cielo era ancora buio.
Ella confidò solamente a Nicole dell'uscita e pregò di non dirlo a sua madre, Chantal, era venuta dalla Grecia per festeggiare la Pasqua con le figlie, ed era lì, nella loro a casa a dormire nella stanza degli ospiti. Nicole mantenne il segreto, le disse di stare tranquilla e di godersi l'appuntamento.
Uscì senza fare rumore dalla sua camera da letto, e camminò a punta di piedi fino alla porta d'ingresso, prese le chiavi di casa, aprì la porta, senza conficcare la chiave nel buco della porta per aprila, poiché la sera precedente Nicole e Sandie si erano messe d'accordo di non chiudere la porta d'ingresso a chiave per evitare eventuali rumori, e uscì.
Stellina corse fino al parco che si trovava a due isolati da casa sua, era emozionata, era come vedere una bambina felice mentre andava nel negozio di giocattoli. Lei si sentiva così, come una bambina, o meglio, come una piccola principessa che stava per incontrare il suo amato principe.
Arrivata al parco, lo vide, era lì, seduto sulla panchina. Vide un'immagine artistica, quasi impressionistica. Michael seduto su quella panchina intorno al verde del parco, con un quaderno in mano.
Non capì cosa stesse facendo, pensò che stesse scrivendo, sorrise. Era un'immagine bellissima, da vera fotografia, se avesse portato la polaroid, avrebbe fatto una foto a quell'immagine così perdutamente artistica. Come lo era lui infondo.
Andò verso di lui, Michael non sentí i passi, era troppo concentrato su quello che stava facendo su quel foglio bianco.
Sandie era dietro di lui, si avvicinò verso l'orecchio per poi fargli:
«Bum!» esclamò la ragazza, Michael preso dallo spavento fece cadere il quaderno, solbazzando dalla paura.
«Gesù Sandie.» disse voltando verso di lei con una mano sul petto, mentre lei rideva «Ah ah! Spiritosa. Ma tu ovviamente non sai con chi hai a che fare.» mormorò raccogliendo il quaderno e la matita.
Lei alzò un sopracciglio.
«È una minaccia?»
«Ti dico solo di stare attenta con me con gli scherzi, potrei vendicarmi in modo spietato, sai mi chiamano Joker.»
«Ooh, ma che paura.» ridacchiarono, ma l'occhio di Sandie cadde sul quaderno.
Egli non stava scrivendo qualche appunto, oppure una futura canzone, ma stava disegnando.
Un disegno bellissimo, ritraeva una delle attrici più importanti del Novecento, un'icona dal nome mondiale, Marilyn Monroe, nonché una delle preferite di Sandie.
«Oh, ma com'è bello Michael.» disse sedendosi accanto a lui, ammirata dal disegno del suo amato.
«Non è niente di che, l'ho fatto mentre ti aspettavo.» disse accennando un sorriso.
«Ma come fai a disegnare così bene Michael? Io non sono neanche capace a fare un cerchio e tu invece, beh guarda, sei proprio fantastico. E poi amo Marilyn.» confessò alla fine la ragazza.
Lui la guardò sorridendo.
«Davvero?» annuì.
«Ho amato tutti i suoi film, sono meravigliosi, ma anche la sua storia mi rattrista molto. Non meritava di essere trattata in quel modo dagli uomini e dalla vita. Meritava molto di più. Chissà se si è davvero suicidata, oppure se si è trattato di un assassinio come dicono in molti. Quest'anno saranno trent'anni dalla sua scomparsa.» lui smise di disegnare, alzò il capo per guardare il cielo. Scuro con qualche stella incollata su di esso.
«Trent'anni ...» mormorò il cantante «Roba da non credere, sono già passati così tanti anni.» lei stette in silenzio, in ricordo e in memoria dell'attrice «E qual è il tuo film preferito di lei?» domandò il ragazzo riprendendo a disegnare.
«Beh, c'è ne sono vari: Niagara, Gli uomini preferiscono le bionde, A qualcuno piace caldo, anche Quando la moglie e in vacanza, dove c'è quella scena iconica del vestito bianco in cui viene sollevata la gonna dallo spostamento d'aria.» lui nel frattempo si era fermato di nuovo, per guardarla per ascoltarla.
Amava ascoltare la sua voce, ascoltarla parlare degli interessi che le piacevano di più. Lui amava sentire il suono della sua dolce voce, l'avrebbe ascoltata e parlare per il resto dei suoi giorni «Tutto okay? Ho detto qualcosa che non va?» domandò.
«Ma no, è che amo ascoltarti tutto qua. Sai, sentirti parlare degli interessi che ti piacciono di più mi affascina molto. Come del resto, mi affascini tu Sandie.» arrossí.
«Anche tu sei affascinate, anche se è un termine troppo diminutivo.» lui la baciò.
«Ah si? E dimmi, come sono?» domandò con tono provocante accarezzando le labbra della ragazza con il pollice.
«Attraente, attraente da farmi impazzire, maestoso, incredibile, geniale e-»
«Hai detto abbastanza, vieni qui.» si baciarono con amore, con quel sempre tocco di lussuria che non mancava mai.
Le loro mani erano poggiati nei volti di entrambi, a toccarsi con dolcezza.
Erano così innamorati, così appassionati dell'uno e dell'altro che persino la natura che li circondava non aveva mai visto una coppia così innamorata.
Si staccarono lasciando dei piccoli sospiri.
Ella appoggiò la testa sulla spalla del cantante, egli la tenne stretta a sé, dandole poi un bacio a stampo sia sulla labbra e sulla fronte.
Guardarono gli alberi, il prato, le piccole margherite, sentivano solamente i suoni della natura in quel momento.
«Com'è bello qui, non lo trovi Michael?» domandò Sandie completamente affascinata.
Lui annuì.
«La natura è sempre stata una delle mie grandi ispirazioni.» poi si voltò a guardare Sandie, per darle di nuovo un bacio a stampo «Tu sei bella proprio quanto questo parco.» arrossí di nuovo, lui ridacchiò.
«Che farai oggi? Visto che tra un po' di ore ci sarà il famoso pranzo di Pasqua?» domandò interessato.
«Beh, è venuta mia madre tre giorni fa. Ora è a casa nostra a dormire. Non c'è una bella atmosfera dentro, sai, mia madre non è stata molto presente nella nostra vita. Prima era presente, lo è stato ma fino ad un certo punto. Poi ci ha abbandonato, senza motivo.
Ma non so perché alle festività è sempre qui. E finiamo per litigare tutti insieme. Questa cosa non ha senso, infatti papà non ha dormito da noi, verrà direttamente all'ora di pranzo.» Michael annuì dispiaciuto, sapeva la situazione sulla madre di Sandie, grazie ai racconti di Alexandre che gli aveva fatto. Gli si spezzò il cuore.
«Cercate di essere sereni, è Pasqua Sandie, è brutto litigare in un giorno come questo.» annuì leggermente spaventata.
«Michael ho la sensazione che non sarà così, Nicole dovrà dire a mamma e papà che è incinta, e sono sicura che mamma non la prenderà per niente bene. Ho paura. Pensa, sto più in ansia io che lei.» sospirò.
«So cosa vuol dire avere un genitore del genere, un po' incoerente diciamo.»
«Lo so, mi dispiace Michael, non avrei dovuto raccontarti questa storia, non volevo farti ricordare di tuo padre e di quello che hai passato.» disse con tono dispiaciuto.
«Ehi ehi, tranquilla, te l'ho detto, ormai fa parte del passato. L'ho perdonato anche se fa male.»
«Sei sicuro?»
«Certo, stai tranquilla Sandie.» lei lo abbracciò «Oh, Sandie.» ricambiò l'abbraccio, ella chiuse sfuggendole una piccola lacrima.
Com'è bello ... che sensazione meravigliosa.
Che calore.
Che bello essere tra le braccia dell'uomo che amo.
È un gesto puro e semplice, ma è così grande quanto una casa. Lui è la mia casa.
Con le nocche delle dita Michael accarezzò il tenero e liscio volto della fanciulla.
«Ti amo.» disse.
«Ti amo.» si baciarono a fior di labbra.
«E tu? Cosa farai?» domandò lei con curiosità.
Lui sospirò pesantemente.
«Andrò da mia madre, e lì ci sarà tutta la mia famiglia.»
«Anche i tuoi nipoti?» annuì «Almeno ti divertirai.» sorrise.
«Beh si, il lato positivo è quello. Poi potrò stare con Janet, mia madre, Marlon, i miei nipoti. Si hai ragione, spero di divertirmi tra un po'.» sorrise, dandogli un bacio sopra al naso a punta del cantante.
«Ti divertirai me lo sento.» lui incrociò le dita.
«Incrociamo le dita.» a quel punto si fecero circa le sei meno dieci e il sole stava ormai sorgendo «Guarda Sandie! L'alba!» i due fanciulli si alzarono dalla panchina per vedere meglio il colore del cielo che cambiava, dal blu scuro fino ad un rosso arancio, e il sole che stava piano piano sorgendo.
Le pupille dei ragazzi erano proiettati di quella palla di fuoco che sorgeva, e poi, dopo un po', il sole era sorto.
«Wow ...» mormorò Sandie.
«Che spettacolo non è vero?»
«Già.» gli prese la mano e la strinse intrecciando le dita.
«Sai cosa mi ha ricordato quest'alba?» lei scosse la testa «Il momento in cui ti ho conosciuto.» ella si voltò verso di lui perplessa.
«Spiegati meglio.» sorrise.
«Quando ho guardato questo sole che sorgeva l'ho guardato con lo stesso sguardo in cui ti ho vista per la prima volta. Uno sguardo sorpreso, ammirato. Non ti saprei dire il perché, ma è come se per un instante, ho rivisto in quel il momento di quando ci siamo conosciuti allo studio di Klein. Mi sono venuti i brividi.» furono poi i brividi a sfiorare nel corpo di Sandie, possibile mai che quel ragazzo che aveva di fronte a lei, fosse così perso? Così innamorato? Sì che era possibile, Diego, che durante il sequestro le aveva previsto che mai Michael si sarebbe innamorata di lei, in quel momento poteva dire di essersi sbagliato e di essere la ragazza più felice del mondo.
Si sentiva fortunata di sentire delle parole così piene d'amore e sentimento, e sentiva che mai avrebbe trovato un altro ragazzo come Michael.
Mai più come lui.
Erano arrivati di fronte casa di Sandie e Michael l'aveva accompagnata con la macchina, alla guida, non c'era il suo bodyguard, ma proprio il Re del Pop.
«Dio, non sapevo sapessi guidare.»
«Mia madre mi ha costretto a prendere la patente, altrimenti non l'avrei mai presa.»
«Direi che ha fatto bene.» risero.
«Però faccio ancora degli errori, sai una volta mentre andavo a registrare il video di Black or white venni con la macchina, parcheggiai in modo così maldestro che graffiai le auto che avevo di lato.» Sandie mise una mano sulla fronte «E poi, ancora, questo è successo una settimana fa. Stavo guidando una jeep tra le strade di Beverly Hills. Non ero di buon umore, anzi, ero carico di brutti ricordi e magia nera più di qualunque altro posto sul pianeta.
D'un tratto si fermò, non ti dico Sandie, andai nel panico, così chiamai un'agenzia che noleggiava auto usate a poco più di un chilometro di distanza, a West Los Angeles, il capo di questa agenzia si chiamava Dave Schwartz, e mi avvisò che sarebbe arrivato nel giro di un minuto.
Così aspettai, e in poco tempo venne Schwartz con la sua compagnia, insieme a sua moglie June, e i suoi figli Jordan e Lily Chandler.
Da lì diciamo che iniziò una profonda amicizia, sia con i bambini che con June.
Jordan ha confessato di essere un mio grande ammiratore. Sai, l'ho invitato a Neverland, abbiamo fatto tante cose insieme, con Lily e June. E verrano in tour con noi.» raccontò la popstar con entusiasmo.
Sandie rimase perplessa.
C'era qualcosa che puzzava.
«Quindi, non saremo da soli.» affermò.
«No amore, ci saranno anche loro. Fidati, Jordan è un ragazzo meraviglioso e maturo nonostante abbia tredici anni, anche Lily, è adorabile. E se ti stai preoccupando per June, lei è sposata.» le ricordò alla fine.
Sandie cacciò un sospiro pesante, ma si lasciò convincere nonostante la notizia, non le piacesse per niente.
«Va bene Michael.» disse sorridendo, egli faccio un sorriso a trentadue denti.
«Questo è per farti capire che guidare non mi piace per niente.» sintetizzò il moro.
«L'ho notato, la prossima volta guiderò io.» bottò «Sai fare tutto tranne che guidare.» disse
Loro continuarono a ridere.
Ma poi Michael fece interrompere la risata baciando la ragazza con amore.
«Spero non sia stato un disturbo a fare un appuntamento alle cinque del mattino, ma è un orario comodo per me, come hai visto non c'era anima viva.» lei scosse la testa.
«Per te potrei fare tutto, lo sai.» sorrise «Comunque, rifacciamo altri appuntamenti come questi?» domandò la ragazza.
«Certo.» poi dalla tasca della giacca prese un foglio piegato a quattro «Questo è per te.» disse.
«Che cos'è?» domandò.
«Aprilo quando sarai a casa.» fece l'occhiolino, lei sorrise «Buona Pasqua, Sandie.» disse.
«Buona Pasqua, Michael.» si baciarono.
«I love you.»
«Se agapó.» sorrisero, poi lei scese dalla macchina, lo guardò per l'ultima volta, si salutarono volteggiando le mani e se ne andò verso casa.
Entrò in casa senza fare rumore, e raggiunse la camera, si buttò sul letto e prese il foglio che le aveva dato Michael, lo aprì ed era un disegno.
Ma non un disegno qualunque, era proprio il disegno che stava facendo durante il loro appuntamento.
Proprio quello di Marilyn.
Infatti sopra al disegno c'era scritto "Marilyn's Portrait.", era bellissimo, curato nei minimi particolari anche se lo aveva disegnato in pochi minuti.
Poi in basso vide una scritta, e lèsse.
"Nella notte di San Lorenzo, le stelle cadono, e noi esprimiamo i desideri.
Io l'ho fatto, ma quella notte era caduta una stella, andai a vedere e c'eri tu. Dandomi luce e colore nella mia vita.
Happy Easter my little Star, I love you so much.
Xx Michael."
Ancora una volta, Sandie ripetè tra se e se di quanto si sentiva fortunata, che nessuno oltre lui poteva dedicare quelle parole così belle, dei regali semplice che le colmavano il cuore di gioia.
Non poteva chiedere un fidanzato migliore dalla vita se non una persona come lui.
Non sono io che ti ho dato colore e luce nella tua vita, ma tu. Proprio tu.
Sei arrivato all'improvviso, mi hai accolta, mi hai amata, mi hai confortata, e mi hai salvata dall'oblio.
Sei l'uomo che tutte le donne vorrebbero avere, e sono fortunata ad averti nella mia vita.
Ti amo.
[...]
Alle nove del mattino, Sandie decise di andare in cucina, cominciando a preparare le pietanze pasquali, sia greche che americane.
Ella mentre stava prendendo delle pentole dal mobile sotto il lavandino, sentì dei rumori, qualcuno si stava svegliando, si voltò ed era sua madre, vestita in un pigiama nero stropicciandosi gli occhi.
«Buongiorno.» disse con tono assonato.
«Buongiorno mamma.» disse poi riconcentrandosi a fare quello che doveva fare.
«Sandie, non per essere invadente ma anche tu hai sentito dei rumori verso le sei del mattino?» ella si sbiancò.
Merda.
Pensò che scuse inventarsi, anche una banale.
Vado sul classico.
«Si, credo siano stati i vicini. Di solito si alzano presto la mattina e fanno un po' di casino.»
Spero se la beva.
«Ora anche i vicini devono rompere le scatole, non sanno che la gente dorme?» bottò Chantal mettendo una mano sulla fronte. Sandie alzò le spallucce «A proposito.»
«Che c'è mamma?» domandò alzando gli occhi al cielo mentre lavava le patate.
La madre dai capelli d'oro si avvicinò a lei, la strinse da dietro e le diede un bacio sulla mandibola.
«Buona Pasqua.» disse.
«Buona Pasqua, mamma.» sorrise.
«Ti di una mano.»
«No dai mamma c'è la faccio.»
«Insisto, ricordati che in due si fa meglio.» la donna fece l'occhiolino, e Sandie la guardò meglio, sembrava di buon umore e non con il solito umore freddo e distaccato, sospirò.
«Va bene.» disse in segno di arresa.
«Allora, dimmi un po' il menu.» Sandie prese il foglietto attaccato al frigorifero e disse ad alta voce il menù.
«Dunque, qui abbiamo agnello con patate e piselli, merluzzo fritto con pure di patate, Koulorakia, zuppa maghiritsa, e tsourekia, prosciutto al forno con patate dolci e bundt cake.»
«Okay, tu occupati delle altre cose, io faccio l'agnello.» annuì.
Nel frattempo Nicole sentendo un trambusto provenire dalla cucina si svegliò, e andò proprio in quel punto della casa.
«Ehi, Adelfì.» Sandie si voltò con il sorriso mentre sbucciava le patate «Buona Pasqua!» disse con voce dolce, e la sorella maggiore corse ad abbracciarla
«Kaló Páscha.» disse Sandie l'auguro Pasquale in greco.
Chantal nel frattempo, non degnò nemmeno di uno sguardo la figlia minore, nemmeno gli auguri di buona Pasqua. Zero totale. Non vide neanche quella dolce scena delle sue figlie che si abbracciavano amorevolmente tra di loro.
«Com'è andato l'appuntamento?» domandò Nicole a bassissima voce.
Ella fece un sorriso a trentadue denti.
«Poi ti racconto.» rispose «È andata da Dio.»
«Ragazze, quando arriva vostro padre?» domandò Chantal accendendo i fornelli.
«Arriva verso ora di pranzo.» la donna non rispose, aveva gli occhi stanchi, persi e vuoti, vuota com'era la sua anima.
Ore 1:56 p.m
Alexandre venne in orario, quando incontrò gli occhi della ex moglie l'atmosfera si fece pesante. Le figlie cercarono i modi di far distrarre i genitori con vari discorsi a caso.
Ma Chantal, non smetteva di fissarlo, poiché era ancora innamorata di lui. Nonostante lo amasse, dentro di lei, si era creato una specie di fastidio, trasformandosi successivamente in odio.
Vedeva la figura dell'ex marito aveva amato per tanti anni, bello, affascinante, vestito elegante nel giorno di Pasqua, che sorrideva e parlava amorevolmente verso le sue amate figlie.
Cosa darei per uno sguardo così bello, vorrei che tu mi guardasti come guardi le nostre figlie. Innamorato. Ma hai rovinato tutto.
Poco dopo si misero a tavola, pronta e bella imbandita di cibo, Alexandre prese una palma per immergerla ad una boccetta piena di acqua santa.
Fece la benedizione prima alle figlie, augurandole sempre la felicità, l'amore, il meglio dalla vita e grande salute. Nicole poggiò la mano sul ventre, Sandie sorrise, quel giorno avrebbe detto la bella notizia del bambino ai suoi e non vedeva l'ora anche se aveva paura.
Lo stesso fece per se stesso, si mise un po' di gocce addosso, augurandosi un degli auguri per il lavoro, per il lavoro, per la salute, sia per lui che per le sue figlie.
E poi, era Chantal ad essere per ultima, fu molto freddo con lei, ma Alexandre augurò alla sua ex moglie quelli che aveva augurato alle sue figlie, in particolare la pace con se stessa.
Chantal, lo guardò con uno sguardo assassino, la Alexandre la ignorò completamente.
Iniziò il pranzo, tutti mangiarono con gusto, Chantal e Sandie fecero un ottimo lavoro con le portate, il padre portò anche un buon vino rosso.
Ma l'atmosfera, non era una delle migliori.
Ci fu un silenzio al quanto insopportabile dopo la benedizione.
Nessuno stava aprendo bocca, nemmeno per i complimenti per il cibo.
Alexandre e Chantal ogni tanto si davano delle brutte occhiatacce.
Sandie e Nicole si guardarono con aria tesa, non potevano mangiare in quel modo vedendo i loro genitori con quelle arie così arrabbiate e fredde come il ghiaccio. No nel giorno di Pasqua.
Sandie fece un cenno con la testa verso la sorella minore, affermando che avrebbe attaccato un discorso.
Cominciò a parlare.
«Mamma, senti, sei contenta che il mese prossimo mi laureo?» cadde proprio nella banalità, ma era un modo per farli parlare.
La donna si pulì la bocca con un fazzoletto.
«Certo, e sono molto fiera di te. Direi che era ora.» ma poi, tornò di nuovo il silenzio a regnare su quella tavola.
Così alla fine, Sandie fece un altro cenno a Nicole, questa volta avrebbe parlato lei, e della sua gravidanza.
Nicole scosse la testa, aveva paura, ma Sandie le strinse la mano, un modo di dirle che qualsiasi cose sarebbe accaduto, le sarebbe stata accanto.
«Che silenzio imbarazzante.» commentò Chantal portando alla bocca un pezzo di agnello che era attaccato alla forchetta.
«Non cominciare Chantal, è Pasqua.» bottò Alexandre bevendo un sorso di vino.
«Ma sta zitto.» gli sussurrò con aria cattiva.
«Tu stai zitta.» i due si fulminarono con uno sguardo.
«Ehi ehi, sentite, invece di menarvi a parole con sguardi da "La bambola assassina" perché non parliamo un po' mentre godiamo questo buonissimo pranzo?» propose Nicole con tono sarcastico accennando un sorriso «Io- io, io vi devo dare una notizia importante.» i genitori guardarono la figlia minore, lei sorrise torturando un riccio con il dito, Sandie la incitava con i cenni alla testa per farla parlare
«Forza Nicole.» incitò ancora Sandie.
«Sono incinta.» Alexandre udita la notizia da sua figlia tossì lievemente, e si pulì con il fazzoletto.
Ridacchiò nervosamente.
«Dai, è uno scherzo, ci sei riuscita a farmi ridere piccolo fiore e-»
«No papà, sono seria, e ho le prove.» ella si alzò dal tavolo per prendere l'ecografia del bambino. Chantal nel frattempo rimase impassibile, smise di mangiare. Perdendo completamente l'appetito.
«Ehi, ma-» disse Sandie, la donna la interruppe alzò la mano verso la figlia maggiore in segno di stare in silenzio. Percepì un brutto presentimento.
La figlia dai capelli ricci tornò da loro con l'ecografia e la fece vedere ai genitori.
«Ecco, vedete questo puntino? È lui, o lei.» disse Nicole con un sorriso splendente indicando con il dito. Alexandre vedendo quel l'ecografia aveva gli occhi lucidi, il suo cuore batteva forte in preda all'emozione, mentre Chantal guardò prima l'ecografia e poi la figlia con uno sguardo ad di poco indignato, fino a poi a prendere la parola.
«Appena le feste pasquali saranno finite la prima cosa che farai è andare all'ospedale e togliere il bambino.» ordinò la madre.
Nicole sentí mancare un battito.
«Mamma!» esclamò Sandie sorpresa dalla madre.
«Chantal, non-»
«Tu stai zitto, lasciami parlare con questa sgualdrina.» Nicole vide negli occhi della madre, un senso forte di delusione, di cattiveria mai vista nella sua vita.
Si sentì piccola di fronte a lei.
Voleva sparire.
«Mamma no, ti prego, io non voglio abortire, io voglio questo bambino.» supplicò, la donna dai capelli biondi ridacchiò nervosamente.
«Sei la ragazza più ridicola che abbia mai conosciuto, per essere mia figlia me lo aspettavo da te. Ma cosa pensi? Che crescere un figlio sia come fare il letto? Oh no Nicole, crescere un figlio ti dedica tutto il tempo della vita, ti toglie la libertà, perché quando ti svegli la mattina ti svegli non per te stessa ma per lui o lei.» spiegò puntandole in dito contro.
«E tu che ne sai Chantal? Sono io che ho cresciuto le mie figlie, le ho portate a scuole, ho fatto le feste di compleanno, sono andato alle recite scolastiche, sono andato in vacanza con loro. Sono stato con loro. Tu invece d'improvviso sparivi e tornavi chissà dopo quanto tempo come se nulla fosse. E pensi di essere la madre migliore del mondo? Non puoi fare questo discorso a mia figlia, perché tu non sei una madre Chantal.» difese Alexandre a tono alto la figlia minore.
«Tu puoi anche aver fatto da padre, ma non puoi difenderla! È incinta! E ha solo ventitré anni! Porca puttana Alex, svegliati!»
«Non doveva succedere, lo so, è troppo giovane. Ma se lo vuole tenere, perché costringerla a fare il contrario?»
«Perché sono io che l'ho partorita! Il suo corpo è anche il mio, e lo stesso vale per Sandie!» disse guardando anche la figlia maggiore, che nel mentre, rimase con gli spalancati.
«Tu sei una pazza, devi andare a ricoverarti, sei una pazza mamma, anzi, Chantal, io non ti chiamo più mamma perché non meriti di essere chiamata madre. Mi hai denigrato sempre, mi hai fatto sempre sentire un fallimento per la mia famiglia e per te. Mi trattavi male, come una pezza da cucina, ma nonostante ciò, io ti amavo, ti amavo perché eri la donna che mi aveva messo al mondo, perché eri semplicemente mamma.
Speravo ogni giorno, che sarebbe migliorato il nostro rapporto. E mi domandavo cosa avevo fatto per avere questo atteggiamento da parte tua nei miei confronti. Ho sperato e sperato, ma senza successo, e l'ultima speranza è stata di dire del bambino. Ma anche questo vedo che non ha funzionato.
Il mio corpo, è mio, e decido io. Anche se mi hai messo al mondo non significa un cazzo, il corpo è mio e decido io come gestirlo! Non ti devi intromettere.
Sei una vergogna, la vergogna di tutte le madri, ed io ti amavo nonostante mi odiassi.
Nonostante preferivi Sandie più a me, ti amavo lo stesso. Ma ora, sto smettendo di amarti. Perché non servirebbe più a niente. Devi soffrire, come ho sofferto io. E te lo auguro, in questa Pasqua ti auguro una sofferenza che ti brucia, che ti tortura, proprio come la mia.
Ricordarti che gli animali si comportano meglio di te.
Ed io non ho fatto nulla per meritarmi questo.» disse Nicole con la voce spezzata dal dolore, di dover lasciar andare l'amore che provava verso sua madre, nonostante la cattiveria e l'indifferenza che subiva.
Il discorso di Nicole fu il più toccante mai sentito prima, Sandie e Alexandre avevano le lacrime che scorrevano nei loro volti.
Trattenevano il pianto.
Trattenevano chiudendo la mano a pugni, soprattutto il padre.
«Se le cose stanno così, tienitelo. Rovinati la tua vita come se non fosse già rovinata abbastanza. Ma sappi che per te sono morta Nicole, perché per me sei, e sarai per sempre, la delusione più grande della mia vita. Per te da oggi in poi, non hai più una madre. Gestirai tu la gravidanza, e il bambino, da sola insieme al tuo compagno, che poverino, chissà come deve essere dura stare con una come te.» Nicole sentì una coltellata al petto, anzi mille coltellate, sentiva sanguinare nel cuore e nella sua anima.
Alexandre guardò Chantal con lo sguardo più cattivo del mondo, mentre Sandie, disgustata dalle parole della madre abbracciò Nicole, come se stesse cercando di proteggerla da una strega cattiva. Ma lei si staccò e corse in camera sua iniziando a piangere.
Sandie, andò via con lei, lasciando i genitori da soli.
Non parlarono, non osarono fiatare, ma Alexandre trattene forte di non dare un forte schiaffo alla sua ex moglie.
Chantal aprì la finestra e si fumò una sigaretta.
«Si è rovinata una vita, che schifo.» commentò la donna mentre accendeva la sigaretta.
«Sei disgustosa, come hai potuto dire quelle parole così orribili a nostra figlia? Io non le avrei mai dette neanche per tutto l'oro del mondo.»
«Tua figlia Alex, Nicole per me non esiste più. Ora per me esiste solo Sandie, lei si che è responsabile, attenta e brava. La figlia che tutti vorrebbero.» disse espirando il fumo dentro ai polmoni.
«Ti ordino di uscire da questa casa.» ordinò l'uomo con tono duro.
Ella si girò subito.
«Non oserai.»
«Oh si invece, questa casa l'ho pagata io, l'ho regalata io alle mie figlie non tu. Quindi, esci, da, questa, casa, brutta strega.» la guardò con uno sguardo pieno di rabbia «Mi domando con chi sono stato per ben più di venticinque anni. La Chantal che conoscevo una volta non esiste più, hai perso la tua umanità, e questo non ti fa un essere umano, ne tantomeno una madre. Tu non sai come hanno sofferto per te.
Ho visto le lacrime.
Che chiamavano il tuo nome.
E quando avevano bisogno della mamma, anche per un consiglio, per una carezza, dov'eri? Dov'eri Chantal Brown? E fai quel discorsi del cazzo a Nicole? Che è stata la ragazza che ne ha risentito di più la tua mancanza, spero che tu un giorno te ne penta di come l'hai trattata, e di aver abbandonato le ragazze. Ti auguro la stessa sofferenza che ha dovuto subìre mia figlia.
Esci.» ordinò indicando la porta, ella spense la sigaretta nel posacenere, ma poi andò verso la camera delle figlie, voleva salutare Sandie, bussò e trovò Sandie davanti a sé con uno sguardo disgustato.
«Sandie io-»
«Non avevo mai visto questo tuo lato di te, un lato oscuro e inaccettabile. Nicole ha sofferto per te e tu le dici queste parole così orribili?»domandò con voce spezzata.
«Sandie ascoltami.»
«Non ti voglio ascoltare, sei crudele, e sto parlando a mia madre. Sei tossica, sei cattiva, sei ... sei un serpente. In pratica ho capito come sei fatta, tutto ciò che non ti sta bene, ci tratti come formiche pestandoci per terra facendoci del male con le parole. Sai, neanche io sono una santa. Fumo, bevo, faccio cose pazze, anche scopare mamma. Fa parte della vita. Basta essere così protettive e manipolatrici. Sappi che oggi mi hai perso per sempre, ho perso un'altra persona che ritenevo cara. Mia madre. Che ora non è più mia madre.» Sandie aveva gli occhi lucidi, le fitte al cuore, non riusciva a guardare sua madre e sperava con tutto se stessa che un giorno si sarebbe pentita di come avrebbe trattato sua figlia.
«Bene, allora anche tu sei una poco di buono, non mi meraviglio visto che frequenti quella brutta gente all'università. Anche quel tuo amico, come si chiama? Ah si, Ethan, non voleva morire per caso?» a quel punto Sandie le diede un forte ceffone alla madre, la donna rimase di stucco dal gesto della figlia.
«Come osi!?» ricambiò il gesto dandole un ceffone molto più forte che la fece cadere per terra.
Gemette dal dolore.
«Sandie!» esclamarono il padre e Nicole correndo verso di lei per aiutarla.
L'uomo si voltò verso di lei, aveva il viso totalmente rosso, stava per esplodere.
«Hai superato ogni limite Chantal, fuori!»
«Andrò fuori, ho fallito con tutti. Con te, con la mia famiglia e con le mie figlie. Non pensavo di aver cresciuto delle selvagge. Sappiate solamente che per voi non esisterò più, questa è l'ultima volta che mi vedrete.» prese le sue cose fino ad andare alla porta d'ingresso.
«Ah Sandie.» la chiamò «Logicamente non verrò alla tua laurea.» ella spalancò gli occhi.
«Nicole.» la chiamò «Non so sarai una buona madre per questo madre bambino. Anche se ho i miei dubbi, con la persona che sei, non credo che lo sarai. Addio.» andò via. Quella fu immagine cruda, triste allo stesso tempo.
Le figlie che venivano abbandonate nel modo piu brusco dalla loro mamma, colei che le aveva messe al mondo e tenute per nove mesi dentro ad una pancia. Erano distrutte.
Nicole scoppiò in un pianto isterico.
«Perché? Che cosa ho fatto di male per meritare tutto questo? Perché non mi ama? Perché non mi ha mai amato? Cosa ho fatto di male per non essere stata amata da mia madre? Perché? Oh signore perché?» il suo cuore era pezzi, come lo era quello di Sandie e Alexandre, circondarono Nicole con un le braccia per farla sentire al sicuro, per rassicurarle che non era sola a condividere la delusione e il disgusto verso quella donna, che doveva avere il ruolo di madre e proteggere le sue figlie dal male.
Ma fu lei, ed essere il male per le sue figlie. Ma esse non sapevano, che quella, fu davvero l'ultima volta che videro la loro mamma.
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