[Κεφάλαιο 12]
12 aprile 1992
NEVERLAND VALLEY RANCH
Sandie si svegliò di soprassalto a causa di un fortissimo tuono, sentì dalle finestre una forte e potente pioggia, e il rumore vento che accompagnava l'impetuosa atmosfera.
Si alzò dal letto, e vide dalla finestra, oltre le gocce che galleggiavano sul vetro, un terribile vento che faceva sventolare in modo molto violento gli alberi e le varie giostre del Ranch.
La ragazza d'un tratto sentì freddo, un freddo quasi autunnale, ma insopportabile.
Sandie non aveva una vestaglia, così si mise di nuovo sotto le coperte del letto a stare al caldo, sentendo e rimanendo scioccata dal forte rumore del temporale.
Durante quei due giorni ospite dal cantante, gli incubi di Sandie cessarono piano piano, e man mano stava accentando la situazione. Del fatto che Diego ormai era morto e che doveva solo mettersi la coscienza in pace e vivere la sua vita in piena tranquillità. Ci stava riuscendo, tutto questo grazie a Michael, che le stava dando una mano enorme a superare questo piccolo periodo.
«Dannazione! Io non vengo con questa pioggia!» mentre Sandie si riscaldava le mani vicino alla bocca, udì la voce di Michael urlare imbestialito.
Curiosa come una bambina, uscì senza farsi sentire dalla stanza, andando verso le scale che conducevano il piano di sotto, dove c'era Michael, che camminava avanti e indietro per tutto il living room con il telefono in mano appoggiato all'orecchio.
«Dio santo ma sei deficiente o cosa? Non m'importa se era importante John! Io non vengo nel tuo ufficio per firmare, ancora, delle carte del cazzo con questa pioggia torrenziale. Non mi va di finire carbonizzato da un fulmine oppure che la mia macchina, insieme a Cole, veniamo trascinati dal vento volando come due maledetti pellicani! Chiaro!? Al massimo voglio vederci tu passeggiare con questa pioggia, io sto a casa, che ti piaccia o no. Ma vaffanculo.» attaccò la chiamata buttando il telefono per il divano. Era nero dalla rabbia, e arrabbiato.
«Possibile mai che nessuno mi viene incontro a delle cazzate come queste? Ma che cazzo.» disse camminando sempre avanti e indietro mettendo una mano sulla fronte.
Il suo tono era furibondo, e doveva calmarsi, lui sapeva che Sandie stesse ancora dormendo, e che doveva stare attento con il tono della voce per non svegliarla.
Sbuffò e Sandie lo vide andare via in cucina, da lì non riuscì a vedere niente più.
Sandie poggiò la schiena al muro, fece un sorriso divertito alle sue spalle, per lei era divertente vedere Michael che si arrabbiava, la faceva divertire. Anche quando diceva le parolacce. Si stendeva per terra dalle risate. Ma certo, quando Michael si arrabbiava sul serio, erano cazzi amari.
D'improvviso ci fu un blackout per tutta la casa, Michael spalancò gli occhi.
«No ti prego, ma oggi chi mi sta nominando?» domandò il cantante con tono esausto asciugandosi la fronte con un fazzoletto.
Sandie era lì, in quella posizione, aveva paura.
Michael per fortuna accanto a sé aveva una torcia, la prese e l'accese.
Sbuffò andando piano piano, verso l'ingresso di casa sua dove aveva il piccolo mobiletto di latta bianco, con dentro i fili e gli interruttori della corrente.
Michael provò a toccarne qualcuno, ma niente, la luce e la corrente non tornò.
«Ma che palle, tutta colpa di questo temporale di merda.» aggiunse lui mentre andò nel piano di sopra per controllare Sandie, ma poi vide che era poggiata sul muro rannicchiata e impaurita.
«Sandie, ehi stellina mia.»
«Che è successo Michael? P-perchè è andata via la luce?» domandò la ragazza con tono impaurato, lui si abbassò verso di lei per accarezzarle il volto.
«Sshh, tranquilla, è solo un blackout. È a causa di questo terribile tempo che la luce è saltata e- Sandie ma tu stai tremando. Hai freddo?» lei lo guardò con quegli occhioni verdi e teneri, insieme alle bellissime guance rosee. Lei annuì «Stellina e quando me lo dici che hai freddo? Opla!» la prese in braccio, tenendo anche la torcia.
«Michael, non sono malata. Posso camminare, non c'è bisogno che mi prendi in braccio.» affermò lei imbarazzata.
«Ma io voglio che tu stia sempre con me stellina. Non vuoi che io ti tenga sempre con me?» lei a quella domanda sorrise «Bene, allora lasciati prendere in braccio dal sottoscritto.»
«Ma sono pesante Michael.» annotò lei guardando da un'altra parte con il sorriso.
«Ma che dici? Sei leggera Sandie, non pesi per niente. E poi, amo tenerti in braccio.» disse andando verso la camera del cantante, l'aprì e attento a non cadere, appoggiò la ragazza sul letto e Michael mise la torcia sul comodino.
«Spero che le pile non siano scariche, sennò saremo al buio.» disse lui mettendosi accanto alla ragazza dalle iride verdi.
«Anche se saremo al buio, io non ho paura, perché sei al mio fianco. E poi, il buio con te è più bello. Lo si affronta con più coraggio.» lui udite quelle dolci parole si avvicinò per baciarla.
Ancora una volta, dentro di loro sentirono i fuochi d'artificio, la passione e l'amore evadere nei loro corpi.
Un'adrenalina e attrazione incontrollabile.
«Baciami per sempre.» disse Sandie tra i baci evasa dall'amore.
«Sempre e per sempre.» si volevano, si volevano eccome.
Erano dannatamente simili, e così fottutamente belli, che persino l'arte contenuta nei piccoli quadri appesi in quella stanza, di commossero vedendo una tale visione come la loro.
«Sandie ... tesoro mio.» mormorò il Re del pop staccandosi lentamente dalle labbra della ragazza, sorridendo con un velo di imbarazzo.
«Quanto è bello baciarti, Dio Michael. È inspiegabile sentire le tue labbra sulle mie.» lui con il pollice accarezzò le labbra della sua stellina, gonfie e bagnate.
«Non quanto le tue, sono la cocaina, l'eroina, varie tipo di droga mixate insieme. Tu sei la mia droga Sandie.» sorrisero, ma a quel punto un tuono fortissimo fece spaventare Sandie a morte, il che si gettò tra le braccia del moro, lui la coccolò con amore.
«Ho paura ... io ho paura dei tuoni. Non andare via Michael.» disse stellina terrorizzata.
«Stellina, ci sono io con te.» lei annuì «Non potrei mai abbandonarti.» sorrise.
«La stessa cosa vale per te, piccolo Peter Pan.» si guardarono negli occhi quando poi Michael fece un piccolo respiro per poi canticchiare una canzone.
Dreams are happy wishes,
In the your sleep you have no worries,
You express yourself truthfully.
All'ultima frase Sandie si aggiunse a cantare e cantò insieme a lui la famosa canzone di Cenerentola.
If you've faith maybe one day
Luck will reach you.
You dream and hope firmly,6
Forget your present
And the dream reality will become.
Cantarono insieme, con semplicità, e mentre Sandie cantò a presso al ragazzo che amava, lui le accarezzava i capelli. In segno di amore e di affetto. L'amava, si sarebbe strappato il cuore dal petto per lei per dirle "Questo è il mio amore per te."
Forget your present
And the dream reality will become.
Your dream reality will become.
You dream and hope firmly,
Forget your present
And the dream reality will become.
All'ultima frase si baciarono e Sandie si stese sul letto mentre Michael era sopra di lui.
The dream reality will become.
Tu sei il mio sogno divenuto realtà, o almeno è quello che spero pensarono i ragazzi con la loro dolce innocenza nel cuore.
Il temporale si calmò leggermente, e la luce tornò qualche minuto dopo, i fanciulli smisero di baciarsi, e ridacchiarono.
«Era ora Cristo.» disse Michael grattandosi la nuca.
«Beh ... anche il temporale si è calmato.» aggiunse poi Sandie, ma un tuono la fece solbazzare «Okay, scherzavo.» il ragazzo dalla chioma riccia rise.
«E dai, non è divertente, prima stavo morendo dalla paura.» disse fingendosi offesa.
«Ma dovevi vedere la tua faccia quando ti sei spaventata per il tuono pochi secondi fa. Mi fai morire Sandie.»
«Ah si, eh? Beccati questo.» la ragazza si avvicinò a lui, e gli fece il solletico sul ventre, Michael si mosse entrambi i lati ridendo a crepapelle.
«No, Sandie! HAHAHAHAHA, ti prego smettila!» esclamò divertito.
«No caro, non la smetterò.» disse aumentando il solletico, Michael a quel punto cacciò un urlo divertito attraverso le risate che fece contagiare la ragazza.
Ella quando lo vide ridere, pensò che in quelle risate ci fosse anche felicità.
Quella felicità che tanto desiderava. Ma lei non sapeva che in realtà era proprio lei stessa la felicità di quel ragazzo dallo sguardo perso nel vuoto e dagli occhi malinconici e tristi. Era lei la cura e la felicità di quel ragazzo dal potente talento. Non lo sapeva. Ma lui inconsciamente sì, Sandie era la chiave della sua felicità. Di una vita piena di sorrisi e di amore.
Lei si fermò, e anche Michael si fermò con le risate, era affannato ma divertito.
«A-Accidenti, certo che dai dentro con il solletico eh?» sorrise ammirando con lo sguardo «Che c'è Sandie?» domandò lui sorridendo insieme a quel tono così dolce.
«Niente, è che sei bellissimo quando ridi e sorridi Michael. Voglio vederti sempre così.»disse accarezzandogli la guancia con le nocche delle dita.
[...]
«Ti ho detto che ci penso io a fare la frittata.» bottò lui prendendo un piattino rotondo bianco dal mobiletto della cucina.
«Dio santo Michael, ma voglio farla io. Mi rompo il cazzo a fare l'insalata, tagliare i pomodori, i cetrioli e condirla. Ti prego.» lui si morse il labbro inferiore, e toccò la punta del naso di Sandie con l'indice.
«No.» disse lui categoricamente.
«Ma vaffanculo Michael.» lui rise, amava stuzzicarla «Eh si sì, ridi pure. Qua stanno le uova.» disse lei dandogli un pacchetto di sei uova confezionate.
«Sandie, possiamo farla insieme.» lei a quel punto fece un sorriso furbo.
«Michael.» lo chiamò.
«Si?» domandò lui.
«Ti ho perso per il culo! Non ero davvero arrabbiata.» gli urlò facendogli la linguaccia.
«Ora si che mi sento un idiota.» disse lui aprendo la confezione di uova con un espressione seria, le ruppe mettendole nella ciotola, aggiungendo un goccio di olio, sbattendole velocemente.
«Dai Michael, giocavo. Mica sono così cattiva con te? Tanto lo so che mi ami.» disse lei mordendosi il labbro inferiore.
«Vrachnos non provocarmi.» disse lui accendendo il gas, mise la padella sui fornelli, mettendo il composto all'interno.
«Ah no? Sennò che fai?» disse mettendosi davanti a lui bagnandosi le labbra «Mi punisci non cucinandomi più la frittata?» lui ridacchiò.
Sandie ... maledizione.
«Bimbo bimbo.» disse lei baciandogli il collo, lui sospirò di piacere, la sua erezione si fece sentire.
«Sandie.» la chiamò.
«Il tuo collo Michael, è così possente, bello e sa di buono, come la tua pelle sa di buono.»
«Sandie per favore.»
Dio, finirò per impazzire sul serio.
Sandie non smetteva di provocarlo, di fargli perdere la testa. E continuò a baciargli il collo, ci passò lievemente la lingua, in cui Michael cacciò dei gemiti.
Sandie si bagnò, e chiuse di più le gambe.
Continuò, e lo mordicchiò leggermente.
Ancora, e ancora.
«Sandie, la frittata sta per bruciare.» annotò Michael sentendo un odore di bruciato, a quel punto Sandie si scostò subito dal collo di Michael per aggiustare la frittata, girandola di lato.
Sospirò sollevata, e la lasciò cuocere. Dopo di che Sandie prese una ciotola di metallo, dove prese la busta di insalata, l'aprì mettendola all'interno.
La fanciulla sciacquò un grappo di pomodori, cominciò a tagliarli a metà.
Rimase taciturna, non parlò, così Michael si bagno le labbra e si avvicinò di più a lei.
La sua mano andò dentro alla maglia del pigiama, cominciando a giocherellare con le dita la schiena liscia di Sandie.
Un varco di brividi arrivò lungo il corpo della ragazza, trattenne un sospiro di piacere.
«M-Michael.» lo chiamò mentre stava tagliando i pomodori.
«La tua schiena Sandie, potrei accarezzarla per ore intere, è così liscia quanto un lenzuolo bianco, profumata quanto il talco. Tu prima mi hai fatto impazzire con i tuoi baci, ora io ritengo a ricambiare. Ma con il tocco Sandie.» lui continuò, Sandie era molto sensibile al tocco, in particolare a quello di Michael.
Sospirò di piacere mentre lui continuava, ogni tanto Michael disegnava dei piccoli cerchi, o dei cuoricini, lei sorrideva e sospirava, provando a tagliare quei maledetti pomodori.
Michael sollevò la maglia, e baciò un punto centrale della schiena, lei mugugnò, e lui con la lingua percose lungo la colonna vertebrale. Lei gemette e poté sentire tutta l'eccitazione che aveva in corpo. In quel punto, nel suo fiore più puro chiamava il suo nome, era bagnata e pulsava. Pulsava per lui, era eccitata per lui.
Lui si fermò, ridacchiando leggermente, lei invece sorrise riprendendo a fare quello che stava facendo.
«Direi che ora siamo pari.» affermò lei con tono soddisfatto.
«Proprio così Vrachnos.» ridacchiarono riprendendo a preparare il pranzo.
I due ragazzi dopo aver pranzato si misero sul divano a guardare un cartone, fu Michael a proporlo, proprio per fare qualcosa. Non si poteva uscire a causa del temporale, e quindi decisero di guardare qualcosa di carino e non di pesante, proprio per non far creare a Sandie un barlume di brutti ricordi del sequestro o di quell'uomo.
Prima cantando la canzone di Cenerentola, misero proprio quel cartone Disney, quella canzone che avevano cantato poche ore prima gli avevano fatto venir voglia di vedere quel meraviglioso cartone Disney. Uno dei preferiti di Sandie.
Erano arrivati alla scena di quando la matrigna, Anastasia e Genoveffa dovevano uscire di casa per andare al ballo reale.
Anastasia indossava un abito rosa con tre tonalità diverse, sul corpetto quasi un bordeaux, sul retro quasi un fucsia, e in testa una piuma verde. Genoveffa, un abito verde mela, anch'esso con tonalità diverse, corpetto un po' più chiaro e sul retro un verde acqua con abbinata la piuma in testa.
La matrigna invece indossava un semplice vestito blu con uno scialle in testa che andava fino ai fianchi.
«Mi raccomando quando sarete presentate a sua altezza ricordatevi-»
«Un momento!» ad interrompere la matrigna fu la voce di Ceneretola, che indossava un magnifico vestito rosa. Le maniche dell'abito erano bianco latte, con un bellissimo fiocco rosa al centro che ritraeva tutto il corpetto, e vari altri fiocchi, di dimensione più piccola alla fine del vestito, che non era rosa, ma bianco. Quel vestito, rientrò ad essere l'abito dei sogni di tutte le bambine, e anche di Sandie
«Aspettatemi vi prego, non è magnifico? Vi piace?» domandò la ragazza con tono contento girando su stessa con le mani tenute alla gonna rosa e bianca del vestito «Credete che possa andare?» le sorellastre rimasero scioccate dalla sua presenza e anche dal suo vestito. I topini rimasero soddisfatti del loro lavoro.
«Cenerentola!?» domandarono le sorellastre.
«Ma non vorrai?» domandò Genoveffa guardando la madre.
«Non vorrai permetterlo?!» domandò Anastasia alla madre furiosa toccandole la gonna del vestito, alzandola su e giù come una bambina
«Bambine! Dio mio, dopotutto abbiamo fatto un patto.» le ragazze si calmarono alla risposta della madre «Vero Cenerentola?» lei rimase interdetta «Ed io non mi rimangio mai la parola.» disse la matrigna avvicinandosi a lei «Veramente bella questa collana, è questa che da eleganza al vestito, non trovi anche tu Genoveffa?» disse la matrigna toccando la collana color verde mela, indicò poi la figlia.
«No affatto.» lei si rese conto che la collana che aveva indosso la ragazza era la sua, un espressione di sorpresa «Brutta ladruncola! Ma questa collana è mia! Ridammela subito!» disse avvicinandosi a lei come una furia strappandola dal collo riducendola a pezzi.
«Oh no.» mormorò Cenerentola con le mani al collo
«Guarda la mia sciarpa, se le messa lei!» esclamò Anastasia successivamente strappando una parte del vestito
«Anche questa è mia!» disse Genoveffa furiosa strappando un'altra parte del vestito.
«Il mio nastro!» urlò Anastasia strappandole ancora un'altra parte dell'abito, che stava man mano perdendo la sua bellezza.
«Ingrata!»
«Brutta ladruncola!»
«Sguattera impudente!»
«Vergognati!»
«Bambine bambine, adesso basta, muoviamoci ora svelte svelte. Non voglio che vi agitiate vosi.» la matrigna guardò prima di andare via la povera ragazza con l'abito totalmente strappato e ridotto male. Con un viso totalmente triste «Buonanotte.» disse poi la donna con un sorriso soddisfatto.
La ragazza dalla tristezza scappò andando nel giardino della casa, appoggiandosi su una panchina cominciando a piangere.
Sandie vendendo quella scena così raccapricciante e piena di cattiveria, pianse anche lei. Michael fece stoppare il film, baciandole la fronte.
«Ehi Sandie.»
«Ho sempre pianto in questa scena, da quando ero solo una bambina. Mi ricordo che ero in camera mia a guardare Cenerentola, quando poi arrivò questa scena delle sorellastre che strappavano il vestito a Cenerentola, gridai e piansi come una pazza, dicendo di quanto erano così cattive quelle sorellastre. Mio padre corse da me pensando che mi fossi fatta male, ma invece stavo piangendo per questo cartone poi domandai a papà "Perché loro due sono così cattive?" Mio padre mi prese in braccio e mi fece calmare dicendomi "Amore è solo un film, stai tranquilla. Non piangere più, ora fai un sorriso a papà." Oh Michael, dopo tanti anni questa scena mi fa ancora questo effetto.» lui da un braccio la tenne a sé sospirando tristemente, come se stesse pensando a qualcosa che gli facesse male.
«Sei davvero fortunata Sandie.» mormorò lui guardando un punto fisso con quegli occhi tristi.
«In cosa?» domandò lei asciugandosi le lacrime
«Ad avere un padre sempre presente, che ti ama, e che ti non fa mai mancare niente.» lei lo guardò meglio, e gli prese la mano stringendola.
«Perché non mi parli di tuo padre? Della tua infanzia?» lui sospirò pesantemente, prese vari minuti di silenzio prima di cominciare a parlare.
«I miei ricordi d'infanzia sono più che altro professionali, anche se adoravo cantare. Non sono stato costretto a farlo da genitori d'arte come lo fu Judy Garland. Lo facevo perché mi divertivo e per me era naturale come respirare. Lo facevo perché avevo bisogno di farlo, non per via dei genitori o della mia famiglia, ma per una mia vita interiore che si nutriva della musica.»
«Perché i tuoi genitori sono musicisti?» domandò Sandie con tono curioso.
«Mio padre suonava la chitarra, e insieme a suo fratello hanno creato una band, I Falcons, talvolta le prove le facevano nel salotto di casa nostra.
Mia madre invece suonava il clarinetto e il piano. Sai, quando abbiamo iniziato la carriera con i miei fratelli mamma mi cantava canzoni come You are my Sunshine o Cotton Fields.» rispose lui.
«Capisco.»
«Sai, quando tornavo da scuola avevo appena il tempo di posare i libri e poi dovevo subito scappare allo studio di registrazione. E dovevo cantare fino a notte fonda, oltre l'ora in cui i bambini vanno normalmente a letto.
Ma c'è un ricordo, che sai, quando lo racconto a qualcuno mi sale la tristezza e il dolore nell'anima.
C'era un parco di fronte agli studi della Motown e ricordo di aver osservato spesso i bambini che andavano a giocarci. Li guardavo con meraviglia ... non credevo possibile una simile libertà, una vita così spensierata, e desideravo più di ogni altra cosa potermene andare ed essere come loro. Quando si è giovani e si lavora, sembra che il mondo sia terribilmente crudele, non sono stato costretto ad esseeee il piccolo Michael, la voce solista, lo facevo perché mi piaceva. Ma è stata dura, Dio se è stata dura. Se, per esempio, dovevamo incidere un album, uscito da scuola andavamo agli studi, dopo un piccolo spuntino, e a volte non c'era tempo nemmeno per quello. Poi tornavo a casa esausto e andavo a letto alle undici, a volte anche a mezzanotte passata. Per questo questo riesco a identificarmi molto bene con chi ha dovuto lavorare fin da piccolo, tipo Elisabeth Taylor, mi ha confidato di aver provato le mie stesse emozioni.» spiegò il cantante con il cuore in gola giocherellando con il plaid.
«I primo ricordi che ho di mio padre sono quelli di quando tornava dall'acciaieria con una borsa enorme piena di ciambelle glassate. Io e miei fratelli gli correvano incontro e facevamo sparire letteralmente la borsa.
Mio padre è sempre stato un mistero per me, e lui lo sa bene. Una delle cose che più rimpiango è di non aver mai raggiunto una vera intimità con lui. Col passare degli anni si era creato un guscio attorno e, a parte il trattare gli affari di famiglia, trovava difficile qualsiasi altro tipo rapporto. Mio padre è stato un tipo violento nei nostri confronti quando eravamo bambini, soprattutto quando formammo la band. Se sbagliavamo, erano botte, a volte con cinghia, a volte con la frusta. Mio padre è stato molto severo, molto molto severo. Marlon, uno dei miei fratelli, e che faceva parte della band, era l'unico ad avere sempre problemi. Io invece venivo picchiato, nella maggior parte dei casi, per cose che si verificavano in momenti diversi da quelli delle prove. A volte mi faceva così male che tentavo di rivoltarmi, ma le prendevo ancora di più. Ricordo di essermi tolto una scarpa per lanciargliela contro o di avergli risposto agitando i pugni. È per questo che ne prendevo più di tutti i miei fratelli messi insieme. Io reagivo e mio padre si accaniva e mi piegava. Mamma diceva che mi ribellavo anche da piccolissimo, ma io non ricordo per niente. Ricordo di quando correvo sotto i tavoli per sfuggirgli, peggiorando, invece, la situazione.
Poi sentivo mia madre che diceva a mio padre, "Joe smettila! Finirai per ammazzarli! Smettila ti prego!" ma lui non ascoltava.
Una cosa molto triste, è che lui ci diceva sempre "Per voi sono Joseph, non papà" quindi noi lo chiamavamo per nome, e non papà. Anzi quasi mai.
Era un rapporto molto turbolento con mio padre.
L'ho odiato, ammetto, in particolar modo quando mi picchiava. Ma l'ho perdonato nonostante tutto il male che mi ha fatto, non potrà mai capire quanto dolore mi ha causato.
Ma nonostante ciò è lui che mi ha dato le basi per il successo, il punto di partenza. È stato lui ad organizzare tutto e a far nascere i Jackson 5. Oggi posso dire di essergli molto grato, è un genio. Ma per me continua ad essere un mistero, perché vedi, come ti ho già accennato, non abbiamo un bellissimo rapporto. A volte mi chiama per farsi che gli dia dei soldi per pagare dei debiti. Mi chiama solamente per questo, non mi dice come sto, che sto facendo, niente. Poi però quando a casa di mia madre dove c'è anche lui, c'è la chiacchierata ma dura poco.
Io non provo invidia per te Sandie, anzi, sono contento che tu non hai provato questa sensazione, e che tu abbia un padre sempre attento e amorevole, perché credimi, è un forte dolore e rimpianto che ti rimane per tutta la vita. Io perciò sono la persona che vedi.» Sandie al toccante racconto di Michael aveva gli occhi lucidi, rossi, lasciò sfuggire una lacrima rigare sul suo volto.
Lei guardò in basso, pensando a quanto era fortunata, perché poteva benissimo capitare anche a lei, invece no. Ma stette male perché capitò questo dolore di non avere un infanzia e un padre amorevole.
«Dio mio Michael ... è- è.» lui l'abbracciò.
«Non devi essere triste Sandie, ormai fa parte del passato.»
«Ma stai ancora male per questo non è vero?» lui le prese il viso dandole un bacio a stampo sulle labbra.
«Mi capitano certo flashback, ma che poi passano, tutto qua. Il dolore rimane sempre purtroppo, non ci posso fare niente.» lei singhiozzò.
«Io non so che dirti ... mi dispiace così tanto Michael. Non te lo meritavi, non te lo meritavi oh signore mio.» lui le accarezzò il viso cercandola di calmare mentre lei piangeva.
«Ssshh, Sandie, ehi. Tranquilla, è tutto a posto. Stai tranquilla.»
«Se tu stai male sto male anch'io, è connessa la cosa capisci?» lui a quelle parole non c'è la fece, si baciarono di nuovo con il rumore forte del temporale che faceva da sottofondo.
Si stesero sul divano, facendo cadere il telecomando della tv, poiché erano impegnati a baciarsi.
Il bacio divenne ancora più passionale, ormai erano al limite.
Volevano toccarsi, dovevano toccarsi.
Michael spostò le labbra da quelle di Sandie sul collo della fanciulla, lei sospirò alzando in segno di piacere, mentre lui con un braccio le teneva la schiena, e con la mano accarezzava il fianco abbassando leggermente il pantalone del pigiama, lasciando intravedere la mutandina color rosso fuoco.
Il cuore di Sandie fece una capovolta, o meglio tanta capovolte. Perché lo desiderava.
Se non voleva fare l'amore, almeno voleva sentire le sue dita in quel posto.
Prese la sua mano e gliela baciò, lui smise quello che stava facendo e la guardò, la guardò mentre lei baciava le sua dita ardita di desiderio e piacere.
«Le voglio ...» disse la fanciulla guardandolo negli occhi, lui si irrigidì «Voglio le tue mani qui Michael.» indicò il petto «Qui.» indicò i seni «Qui.» indicò il ventre «E ... e anche.» si fermò, facendo le guance rosse divenendo totalmente calda e piena di desiderio.
«Sei sicura?» domandò Michael con aria preoccupata, ella annuì.
«Ti prego Michael, toccami.» lui aveva il cuore a mille a quella richiesta, cercò di rilassarsi. Le tolse la maglia, mentre Sandie guardò da un'altra parte.
Michael vide una parte del suo corpo completamente scoperta, aveva un bellissimo torace, e un seno meraviglioso, enorme, corposo, di una forma bellissima.
Vide Sandie imbarazzata, e toccò il punto dove c'era il suo cuore, batteva e batteva all'impazzava.
Oh Sandie, piccola mia.
Lui con due dita le fece girare il viso verso di lui.
«Non devi avere paura.» disse lui con tono dolce e rassicurante.
«I-io non ho paura, è-è solo che.»
«È per lui vero?» domandò poi interrompendola, lei rimase in silenzio annuendo successivamente.
«Stellina non ti potrei mai fare del male. Mai.» si baciarono con dolcezza, Michael con la mano tocco il pettò della ragazza, lei sospirò tra i baci.
Continuò ancora, e ancora, mentre si baciavano la toccava, la toccava con eleganza, con delicatezza mai vista.
Lo stesso fece con i seni, con le punte delle dita toccò i capezzoli e le areole scure.
Sandie gemette, chiudendo gli occhi.
Michael osservò i seni della ragazza, non aveva mai visto un seno così bello, sembrava essere un'opera d'arte di Courbet.
Lei, era un'opera d'arte, in tutti i suoi aspetti.
Abbassò il capo baciando il seno destro, mentre con il seno sinistro lo palpò, lo strinse delicatamente facendo gemere la ragazza di piacere.
«Dio, come sei bella.» mormorò poi.
Michael continuò, avvicinò al capezzolo, passando la lingua e le labbra, sentendo sempre Sandie gemere.
Lui poi si fermò.
«Stai bene?» domandò poi per guardarla.
«Si, ti prego continua, è così ... bello Michael.» sorrise e continuò a stuzzicare entrambi i seni.
Sandie poté finalmente sentire il vero eros, la vera attrazione fisica, era proprio quella. Lei era stata solamente cieca e innamorata di un altro uomo con una chimica totalmente malata e diversa.
Si sentì in paradiso.
Michael si avvicinò di nuovo alle labbra di Sandie per baciarla, accarezzando con la mano il ventre.
«Sei sicura che stai bene?» lei annuì «Okay, ora vado più giù. Sei pronta?» annuì determinata e Michael fece scendere la mano dentro alle mutandine di Sandie.
Poté sentire finalmente il suo fiore, era caldo, e bagnato.
Era eccitata per lui.
La sorreggeva con un braccio la schiena, dandole un bacio a stampo, fino a che non accarezzò proprio in quel punto.
Sfiorò quel fiore caldo, che pulsava, Sandie gemette ancora, ma più intensamente.
Continuò, fino a sfiorare il clitoride, lei sorride alzando il capo.
Michael la guardò baciandole il petto continuando sempre a toccarla in quel punto.
A sorpresa di Sandie, sentì un dito di Michael andare dentro di lei.
«Oh mio Dio ...» mormorò lei mordendosi il labbro.
Lui lo mosse avanti e indietro, e mentre la sentiva gemente per lui chiamiamando il suo nome, l'erezione di Michael si gonfiò ancora di più.
Il dito si mosse ancora di più, aumentando la velocità, e così anche l'appagamento della ragazza.
«Oh Michael ... Michael ...» sentiva che man mano era vicina a quel punto, così aumento ancora di più la velocità, Sandie si aggrappò a lui percependo che era vicina sempre di più all'orgasmo.
«Michael, Michael sto per.»
«Vieni, vieni stellina.» alla fine arrivò, alzando sempre di più il capo, raggiugnendo il godimento.
Lui piano piano, tolse il dito, e lo leccò assaporando il suo sapore.
Sandie con le braccia si coprì i seni con un sorriso imbarazzato, incredula di aver fatto un piccolo primo passo con lui.
Michael tolse le braccia, ammirando l'opera d'arte che aveva di fronte a lui.
«Non ti devi coprire, non con me.» lei guardò da un'altra parte, lui prese di nuovo lo sguardo.
«Sei bellissima Sandie, te lo dirò all'infinito, sei bellissima.»
«Davvero?» lui annuì, baciandola tra le labbra.
A quel punto Sandie si mise sopra di Michael.
Si abbassò per baciare le sue amate labbra.
«P-Posso toccarti?» domandò la ragazza con tono imbarazzato, lui annuì sorridendo «Dove?» domandò lei poggiando la mano sulla guancia.
«Non ho dei posti precisi.»
«Sicuro?»
«Si, davvero Sandie.» lui gli diede un bacio sulla fronte.
Lei lo svestì togliendogli il maglione, rifacendolo rimanere a petto nudo.
Vide nel suo petto, una quantità di piccole macchie a cause della vitiligine, le osservò, e le toccò con amore.
Vide che poi Michael, aveva lo sguardo dell'altro lato, che lacrimava.
«Ehi, ehi Michael.» parlò la ragazza prendendogli il viso.
«C-Come fai ad amarmi?» domandò lui con tono spezzato. Lei capì che si riferiva alle macchie che aveva «Come fai? Dimmelo Sandie, i-io ... io quando mi guardo allo specchio con queste macchie. Mi sento di impazzire dalla vergogna. È così brutto non essere accettati dal mondo. Non è colpa mia se ho una malattia, non è colpa mia se mi riduce così. Perché non capiscono che così mi fanno solo del male?» scoppiò a piangere, il cuore di Sandie si spezzò in mille pezzi sentendo quelle parole.
Ma asciugò le lacrime del ragazzo con le dita.
«Ti amo perché sei speciale, te l'ho detto le varie ragioni Michael. E queste macchie sono coloro che ti rappresentano. Rappresentano la tua persona, non disprezzarle, fanne tesoro. La gente che ti critica solo perché è ignorante e cattiva. Non dare ascolto, se tu ascolti loro ti rovini sempre di più. Io ti amerò anche se tu diventerai color arcobaleno, ma per me resterai sempre l'uomo che amo. L'uomo a cui voglio invecchiare e amare per il resto dei miei giorni.» spiegò lei con il cuore tra le mani.
«Oh Sandie ...» sorrise, baciandosi di nuovo, e Sandie toccò il petto del ragazzo facendolo sospirare tra i baci.
Era liscio, e profumato.
Si abbassò tra i capezzoli del ragazzo, avvicinando piano piano le labbra sul capezzolo sinistro.
Lo sfiorò appena, e Michael sentí una scarica elettrica su tutto il corpo.
Passò la lingua, baciandolo con dolcezza, mentre con l'altra mano accarezzava il petto dirigendo con l'altro capezzolo.
«Sei così bello Michael, Dio mio, mi sembri disegnato in ogni minimo particolare. Sei meraviglioso.» continuò finché la sua mano non scese fino al pube.
Lui solbazzo.
Sandie si fermò.
«P-Posso Michael?» lui annuì senza proferire parola, ella slacciò i pantaloni intravvedendo i boxer verde scuro della Calvin Klein con la sua erezione.
Delicatamente, Sandie infilò la mano dentro ai boxer tirando fuori la sua intimità, era lunga, calda, pulsante ed enorme.
Solo per lei.
Lei lo accarezzò fino alla punta, avanti e indietro. Avanti e indietro.
Lui gemette alzando il capo all'indietro, poggiando le sue mani sui fianchi di Sandie.
Lei continuò, mentre Michael gemeva il suo nome, fino a che Sandie non si abbassò per leccare la sua meravigliosa e pulsante lunghezza.
«Oh Dio.» mormorò Michael dal piacere, ella arrivò fino alla punta.
Continuò fino ad aumentare la velocità, Michael sentiva di arrivare anche lui fino a quel punto, e lui strinse il plaid con un punto.
«Sandie ... Sandie, Sandie.» lei capì.
«Vieni bimbo, vieni.» mormorò lei, pochi minuti dopo lui veni, formando la sua bocca ad "O" Sandie si alzò e leccò il liquido che era uscito. Poi prese il plaid e se lo mise tra le spalle appoggiandosi sopra di Michael come se fosse un cuscino.
Nel frattempo il temporale era diminuito e c'era una lieve pioggia.
Michael con le dita carezzò la fronte della ragazza, era al caldo, al sicuro con lei, non poteva essere più felice di così.
Non dissero nulla, se non dei piccoli sorrisi e dei baci d'amore.
«È stato bellissimo ...» mormorò lei con il cuore a mille.
«Davvero? E ti è piaciuto?» domandò lui.
«Tantissimo, a te?»
«Anche a me.» si baciarono.
«È come se avessimo fatto l'amore, beh più o meno. Ci siamo toccati, ma per me è stato come averlo fatto davvero.» lui la strinse a sé guardandola sempre di più negli occhi.
«Un giorno lo faremo.» aggiunse lui con tono deciso.
«Che cosa faremo?» domandò lei curiosa.
«L'amore, un giorno faremo l'amore.»
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