[Κεφάλαιο 10]




3 aprile 1992

BEVERLY HILLS


Le sorelle si svegliarono con calma quella mattina, Sandie indossava un pigiama blu, pantofoline rosse al piede, e i capelli legati a con un tuppo.
Si diresse in cucina per fare colazione, prese dal mobile una brioche confezionata e dal frigorifero il latte, che lo versò dentro ad una tazza di ceramica gialla per poi riscaldarlo dentro al micronde.
Dopo di che, fece colazione con tutta la tranquillità del pianeta. Nicole spuntò fuori sbadigliando, ma Sandie non la vide perché era troppo impegnata a mangiare.
Ma poi, Nicole d'improvviso corse in bagno precipitando verso il water per vomitare.
La sorella andò lì, guardando lei mentre vomitava.
«Cosa hai mangiato ieri? I topi?» domandò Sandie con tono sarcastico.
«Ma vaffanculo.» risposa la minore con tono nervoso.
«Hai ciclo per caso?» disse Sandie rubandole la battuta di qualche giorno fa.
Nicole le diede un'occhiata e Sandie le fece l'occhiolino.
«Sandie, te lo dico di nuovo, vaffanculo.» disse poi riprendendo a vomitare «E-e comunque n-non.»
«Sto scherzando, prenditi qualcosa per lo stomaco così starai meglio.» la riccia fece il pollice dopo la raccomandazione della sorella maggiore «Tra poco io devo andare a casa di Milly ad aiutarla con lo studio, tu vai all'uni?» Nicole nel frattempo smise di vomitare, e rispose alla domanda della sorella con un lieve si, lei fece un mezzo sorriso abbassandosi per abbracciarla.
Nicole la strinse a sé, come se avesse paura, paura di qualcosa che le stava per accadere.
Non voleva far preoccupare la sorella, perciò stette zitta.
«Allora io mi preparo, tra poco devo stare da  Milly. Tu invece se vedi che non riesci a stare meglio resta a casa.» la sorella minore guardò in basso annuendo lievemente con il capo «Ehi.» la chiamò alzandole lo sguardo con due dita, vide che aveva gli occhi rossi, pensando che erano a causa del dolore «Sta tranquilla, passerà avrai mangiato qualcosa che ti avrà fatto male. Prenditi qualcosa, e vedrai che starai meglio Adelfì.» lei rimase in silenzio, ma poco dopo rispose con un lieve "va bene."
Sandie le diede un bacio sulla guancia e se ne andò, lasciando Nicole completamente perplessa e spaventata, si pulì nella sua intimità per dare una controllata, e notò che aveva delle piccole perdite bianche. Si fece bianca dalla paura, realizzando che quello, insieme alla nausea e il vomito, erano i primi sintomi di una presunta gravidanza.
Sua sorella aveva spiegato con i vari test di gravidanza che aveva fatto quali sarebbero stati i primi sintomi di gravidanza, in particolare delle piccole perdite di sangue, o bianche, vomito, nausea e sbalzi d'umore.
Quando Sandie se ne andò, Nicole corse subito in cucina per mangiare qualcosa, prese un pacco nuovo di biscotti e li mangiò tutti quasi finendo il pacchetto. Si ricordò che l'appetito era un altro sintomo, c'erano momenti in cui lei aveva una fame da morire oppure inappetenza totale, la seconda spesso collegabile alla nausea.
Abbandonò il pacco di biscotti sul tavolo e prese il telefono chiamando l'ospedale più vicino casa sua.
Attese la risposta con ansia mentre le dita della ragazza rimbombavano sul tavolo facendo un rumore nervoso e teso de morire.
«Pronto? Beverly Hills Medical Center in cosa posso esserle utile?» domandò una voce femminile dall'altro capo del telefono. Nicole aveva il viso totalmente bianco, e la bocca gonfia, mettendo una mano tra i capelli.
«S-salve, vorrei prenotare una visita ginecologica.»





[...]


«Quindi, vediamo se ho capito bene, tra gli esami diagnostici che permettono al neurologo di approfondire una situazione sospetta o dubbia, sono la TAC, ovvero la risonanza magnetica e PET. Sono esami di imaging, o diagnostica per immagini, che permettono una valutazione accurata dello stato di salute dei vari organi e tessuti del corpo umano, compresi quelli nervosi.
L'elettromiografia, che serve ad analizzare la risposta dei muscoli ai segnali nervosi che li raggiungono; lo studio della conduzione nervosa consente di valutare le capacità funzionali dei nervi; infine, l'elettroencefalogramma è una registrazione dell'attività elettrica del cervello, sensibile a eventuali anomalie.
La puntura lombare, o rachicentesi. Consiste nel prelievo di una quota di liquido cefalorachidiano dallo spazio subaracnoideo del tratto lombare del midollo spinale e nella sua successiva analisi in laboratorio; la puntura lombare permette di individuare stati infettivi e infiammatori che riguardano il midollo spinale.
La Polisonnografia è un test diagnostico che registra l'andamento e le variazioni di alcuni parametri fisiologici durante le fasi REM e NON-REM del sonno; la polisonnografia è indicata nei soggetti con sospetti disturbi del sonno.
Direi che ho detto Sandie.» spiegò la ragazza bionda convinta e sicura di se stessa, me lei fece un sorriso furbo, l'amica capì di aver sbagliato qualcosa «Eh no dai! Che cosa ho sbagliato? Ho detto tutto quello che mi hai spiegato filo e per segno, me lo sono scritto anche sul quaderno.» la stellina ridacchiò.
«Ti sei scordata di dire il Test al Tensilon.
Il Test al Tensilon prevede l'iniezione di cloruro edrofonio e rappresenta un esame specifico per l'individuazione di una patologia neuromuscolare, autoimmune, denominata miastenia gravis.»
«Ma perché non l'ho detto sto cazzo di test? Cavolo eppure me lo sono scritto come Dio comanda!» lei rise.
«Stai tranquilla, ti sei dimenticata, capita.» disse confrontando la ragazza mettendole una mano sulla spalla.
«Ti chiedo scusa se ti ho disturbato, dovevi pensare al tuo di esame finale invece stai qui ad aiutarmi con questa cazzo di neurologia.» lei sorrise.
«Milly.» la chiamò, la bionda si voltò verso di lei «Io sarò sempre qui a darti una mano e devi stare tranquilla. Devi stare un po' più rilassata quando studi.»
«Dici che sono un po' troppo agitata?» la fanciulla annuì.
«Quando studi cerca di pensare alle cose belle che ti rilassano, anzi, ti consiglio di comprare una lampada di sale rosa. Fa una luce rilassante magnifica che non stanca mai, e che da il massimo della concentrazione.»
«Mi stai dicendo che con una lampada di sale rosa dell'himalaya mi da la concertazione e il relax che mi serve per lo studio? Sei seria Sandie?» domandò la bionda perplessa giocherellando con la matita tra le mani.
«Sono serissima, e funziona non sto scherzando. Queste lampade si trovano nei negozi vintage, e non costa neanche tanto.» La bionda però, non era convita della proposta della ragazza.
«Sandie, non voglio prendere una lampada di sale per la concentrazione. Preferisco stare da sola in casa e con una lampada normale con una luce tenue in stanza. Solo così posso essere meno agitata quando studio.» Sandie alzo le mani in segno di arresa.
«Io ti avevo dato un consiglio, poi puoi fare quello che ti senti di fare.» risero.
«Quella lampada di sale rosa te la ficchi nel culo casomai.» affermò lei ridendo.
«Ehi! Parli come mia sorella adesso!» aggiunse la mora dandole una pacca sulla spalla, facendo gemere di dolore l'amica.
«A proposito, come sta Nicole?» domandò Milly intersssata.
«Tutto ok, se non per stamattina che ha avuto un tremendo attacco di vomito. Spero solo che ora stia meglio. Doveva andare all'università ma per com'è fatta lei non penso sia andata dopo la vomitata di stamattina.»
«Avrà mangiato qualcosa che l'avrà fatta male.» la mora annuì sicura di questa ipotesi.
«Ma tu non sai la novità vero?» domandò Milly  mordendosi il labbro inferiore, Sandie rimase interedetta alla domanda.
«Quale novità?» domandò stellina ingenuamente
«Ethan è tornato.» a quella frase il cuore di sandie si colmò di gioia, avrebbe voluto abbandonare Milly e andare subito a casa del suo migliore amico ed abbracciarlo. Ma era ancora arrabbiata per quella telefonata, quindi rinunciò all'idea.
«Ah.» rispose lei cambiando tono.
«Tutto qui quello che sai dire? Solo un "Ah"?» domandò Milly arrabbiata.
«È successo un "litigio" tra me ed Ethan, beh in realtà non si può neanche definire litigio, la verità è che ha fatto tutto lui. Forse sono stata di troppo e l'ho fatto arrabbiare. Ero solo preoccupata e volevo sapere come stesse, quando poi, te lo sintetizzo in parole povere perchè non voglio ricordare le parole che ha detto. Mi ha mandato a fanculo.»
«Può darsi che in quel momento ad Ethan gli girava il cazzo, che ne sapevi? Sai com'è fatto.»
«Il fatto è che non mi ha nemmeno chieso scusa, non mi ha chiamato ne niente. Forse starà meglio senza me.» Milly a quella risposta dette un pugno sul tavolo, lei solbazzò.
«Ma che cazzo ti viene in mente per la testa? Sei la sua migliore amica, e in questo momento magari non lo sai, può darsi che un disperato bisogno di te. Perciò, che ne dici di aprire gli occhi e correre da lui?» Sandie la guardò meglio, perché inconsciamente era quello che era intenzionata a fare.
«Correre da lui? E lasciarti qui?» domandò lei con tono dispiaciuto.
«Non pensare a me, vai da lui Sandie. Corri a casa sua a dargli l'amore che merita.» lei dopo qualche secondo annuì prendendo tutte le sue cose, andandosene via correndo a casa del suo migliore amico.

Arrivò dopo dieci minuti di macchina a casa di Ethan, era di fronte alla porta di casa sua, bussò varie volte, ma non rispose nessuno. Pensò quindi, che Ethan non era in casa.
Sospirò avvilita.
«Sandie.» la chiamò qualcuno, si girò ed era Ethan che aveva in mano qualche busta della spesa, lei lo guardò dalla testa ai piedi, e vide che fisicamente stava abbastanza meglio rispetto all'ultima volta che lo aveva visto.
Si diresse da lui, egli appoggiò per terra la busta e l'abbracciò scoppiando a piangere.
«Perdonami, perdonami stellina.» lei chiuse gli occhi ricambiando l'abbraccio, contenta di poter finalmente sentire il calore del suo migliore amico.
Commossa, si lasciò cadere qualche lacrima in segno di felicità.

Entrambi erano nel giardino di casa del ragazzo a fumarsi una sigaretta, ed ascoltare la musica tramite radio.
«Ma non avevi smesso di fumare?» domandò Sandie guardando il suo migliore amico espirare il fumo dalla bocca, mentre trasmettevano alla radio una canzone di Ray Charles.
«Ho ripreso, ma lo faccio solo per sfizio.» disse passando la sigaretta alla ragazza che anch'ella fece un tiro per poi ripassare la sigaretta al ragazzo.
«Sei stato bene con i tuoi zii?» lui annuì con lo sguardo rivolto verso il cielo.
«Sono le persone più belle che abbia mai conosciuto, sono onorato di averle nella mia famiglia e di chiamarli come zii. Non avrei mai voluto andarmene via, ma ho dovuto farlo. E poi, il 22 aprile ho l'esame di chimica.» fece un altro tiro di sigaretta per poi riprendere a parlare «Mio zio mi ha dato una grande aiuto con lo studio, e sto proseguendo bene. Penso che senza l'aiuto di zio Mark non ci sarei riuscito ad arrivare ad un gran punto del programma. Lui è un grande uomo, e ... un grande padre. Soprattutto zia Vicky, in loro ho visto i miei genitori quando si comportavano con me da piccoli. Ho visto i loro istinti familiari che mi mancavano da tanti anni, e confesso che ho un po' di nostalgia dei miei. Ma si sono comportati così male con me che non voglio andare da loro. Sono loro che devono venire da me, e chiedermi scusa per tutto quello che mi hanno fatto. Forse a quest'ora sarei ancora con Thomas e fare un'altra facoltà. Sarei una persona libera Sandie. Libera da ogni discriminazione, e da ogni opposizione. Il mio desiderio è quello di essere libero come questo vento che mi sta accarezzando il volto, e spero di essere un giorno questo vento e accarezzare il volto di qualcuno, magari quelle delle persone che amo.» Sandie a quel discorso si commosse, appoggiando la testa sulla spalla di Ethan, pensando a quello che stava affrontando. Lei, non aveva mai provato odio per nessuno, ma odiava i genitori di Ethan, li aveva sempre odiati, nonostante se erano molto gentili e premurosi con lei, erano per colpa loro se il ragazzo stava in quelle condizioni. Li odiava.
Si asciugò le lacrime giocando con una sua ciocca di capelli.
«T-ti chiedo scusa se sono stata troppo insistente, mi dispiace. Ma io mi preoccupo per te e per la tua salute. Sei molto importante per e non voglio che ti accada nulla Ethan. Ti voglio troppo bene, e non voglio che tu stia infelice, voglio che tu sia spensierato. Proprio quando andammo a New York ricordi?» lui annuì dandole un bacio sulla guancia.
«Tu sei preziosa, beato a chi ti sposerà Sandie. Quello che deve delle scuse sono io, sono stato uno sciocco a risponderti in quel modo.
Non potrei mai dimenticare quel giorno, gli unici momenti in cui mi sono sentito libero sono stati proprio insieme te. Sandie, tu hai capacità di rendere felice le persone con le cose più semplici. E tu, l'hai fatto con me. Tu mi hai portato via dal mondo reale, e ci siamo divertiti. Avrei voluto passare quella giornata con te per il resto dei miei giorni.»




Sandie tornò a casa verso il tardo pomeriggio, quando poi vide un biglietto poggiato sul divano, era di Nicole.

"Adelfì bentornata a casa, io e le ragazze abbiamo organizzato un pigiama party di due giorni casa di Harley, tornerò dopodomani.
Ora casa è libera, ma vedi di non fare troppi casini.
Baci baci.
Nicole."

«Oh beh dai sono contenta, vuol dire che sta meglio. Perfetto, allora scendo un attimo a fare a la spesa e torno.» a quel punto Sandie scese di nuovo da casa, ma vide che c'era una macchina totalmente nera che conosceva bene e un uomo di fronte ad aspettarla. Lei si insospettì, ma quell'uomo si avvicinò, era robusto, calvo, occhi marroni, labbra leggermente sottili, naso a patata, il suo fisico era pieno di muscoli da far paura. Sembrava Vin Diesel.
«Mr Jackson la vuole vedere.»
Come sospettavo, allora quest'uomo deve essere il nuovo bodyguard.
Lei annuì salendo nell'auto dove trovò un Michael particolarmente serio, o quasi arrabbiato. Il bodyguard una volta entrato in macchina la fece partire.
Lei era seduta vicino a lui, mentre egli era sperduto a guardare le strade luminose di Beverly Hills, lei si guardò verso il basso non aprendo bocca.
«Perché non mi hai telefonato in questi giorni?» domandò lui voltando lo sguardo verso di lei, lei però alzo lo sguardo al centro senza però guardare il cantante.
«Ho avuto da fare.» rispose lei.
«Menti.» affermò il riccio con tono gelido.
«No, è la verità.» lui ridacchiò nervosamente, arrivando successivamente dopo cinque minuti di macchina, davanti ad un cancello aperto di una villa.
Essa era luminosa e bellissima, leggermente più piccola di quella di Elisabeth Taylor.
«E di chi è questa villa?» domandò la ragazza scendendo dalla macchina.
«Mia.» rispose poi lui, lei spalancò gli occhi guardando il cantate.
«Tua?» domandò lei spalancando gli occhi.
«Si, amo Beverly Hills e volevo una casa tutta mia. E poi, non mi piace stare sempre a casa, voglio uscire e cambiare aria, e vedere posti nuovi. Cambiare fa bene ogni tanto. Ci tenevo particolarmente a comprare una casa nelle mie zone preferite. Grazie Cole.» disse il ragazzo stringendo la mano del nuovo bodyguard.
Sandie vide che Michael non guardava il bodyguard come guardava Kylie, non aveva lo stesso imprinting, forse, pensò quindi che essendo nuovo era solo una questione di abitudine.

Vide la figura alta e snella di Michael procedere verso la nuova casa, prese le chiavi di casa aprendo così la porta.
Entrarono dentro, e Sandie rimase affascinata di com'era allestita la casa.
Era molto elegante, raffinata, ogni stanza aveva uno spazio abbastanza grande, sembrava di essere all'interno del Petit Trianon però modernizzato alla perfezione, c'erano dei piccoli scaffali conficcati nella parete bianco latte con appoggiati degli oggetti semplici, come dei piccoli vasi di vari colori con un fiore diverso all'interno, in uno c'era una rosa bianca, in un altro un tulipano arancione accanto a loro dei piccoli quadretti impressionistici, e così via.
Era una villa semplice al suo interno, allestita con cura, il che conquistò Sandie a prima vista.
«Che bella Michael non sapevo che-» ma lei poco dopo, quando Michael chiuse la porta, si diresse a lei baciandola con ardore appoggiandola verso il muro.

Continuarono a baciarsi, la lingua bagnò i lati delle loro bocche facendo crescere il loro desiderio di unirsi.
Ma si controllarono.
Lui si fermò un attimo per guardarla meglio, e le aggiustò una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
Sorrise lievemente.
Anche lei.
Rimasero in silenzio, a guardarsi, per vedersi di quanto erano belli, e di quanto si amavano profondamente. Ma Sandie ruppe il ghiaccio.
«Se vuoi sapere perché non ti ho chiamato, beh ... è un po' imbarazzante dirlo.» disse la ragazza con le guance rosse.
«Dimmelo, voglio sapere cosa mi sono meritato per non sentire la tua voce, e non vedere il tuo bellissimo viso.» sorrise mordendosi il labbro inferiore.
«La cena dell'Mtv contest, in cui c'era anche Naomi Campbell. Beh ... ecco-» lui la baciò di nuovo.
«Gelosona.» disse lui tra i baci.
«Ma io-»
«Non dire niente, ho capito tutto. Te la sei presa.» disse ridacchiando, lui le accarezzò le labbra bagnate con dolcezza «Sandie, devi capire che l'unica ragazza a cui voglio bene. Sei soltanto tu. E nessun'altra.» a Sandie le mancò un battito.
«Davvero Michael?» lui annuì.
«Ci sei solo tu, e basta.» i due si baciarono di nuovo con quella passione di prima, lui la prese in braccio andando verso il living room, si stesero sul divano continuando sempre a baciarsi.
Lui le accarezzò il ventre, senza smettere di coccolarsi tramite le labbra.
Poi le labbra di Michael si staccarono da quelle di Sandie fino ad arrivare al collo, lo baciò con amore e delicatezza, come se stesse attento a non farle male.
Lei gemette dal piacere alzando il capo, si volevano, si volevano troppo e il desiderio man mano cresceva sempre di più.
La mano scendeva verso sempre in quel punto, quando poi:

"L'unica cosa in cui ti chiedo, è quello di non farmi del male, ti prego, non farmi del male come mi ha fatto quell'uomo e tu lo sai. Non intendo vivere un altro trauma oppure un altro incubo. So che tu non saresti mai in grado di toccare una mosca però, non resisterei ad un altro dolore psicologico. Perciò ti scongiuro, non farmi del male come mi buttasti via quella volta dopo il matrimonio di Elisabeth"

Ricordando quelle parole, aprì gli occhi e smise subito quello che stava facendo, alzandosi dal divano e rimando in piedi davanti a lei.
«Michael.» lo chiamò Sandie, mentre lui aveva il battito accelerato con le parole di Sandie che varcavano nella sua mente.
Ma cosa sto facendo? Ma che stupido ... che stupido! Per poco io ... io non-
Sentì un tocco sulla sua spalla, era la mano di Sandie, lui si voltò e aveva gli occhi rossi, vedeva ancora quella ragazza che aveva paura di farsi toccare dagli uomini per non rivivere quel momento. Ricordava quel momento in cui, Sandie non voleva farsi toccare da Michael, a quel ricordo gli vennero i brividi su tutto il corpo. E lui si era fermato, temendo che le avrebbe fatto del male, cosa che non si sarebbe mai perdonato.
Lei gli accarezzò il volto con le nocche della mano, lui chiuse gli occhi rilassato dal suo tocco.
«È tutto okay Michael, sta tranquillo, è tutto okay. Va tutto bene Michael, sta tranquillo.» mormorò con il tono più dolce del mondo, lui aprì gli occhi lasciandosi cadere una lacrima, lei gli diede un bacio a stampo, e sorrise accarezzandolo ancora.
Annotò che Michael aveva i capelli lisci, e non ricci come li portava di solito, perciò tocco i capelli ed erano morbidi e setosi.
«Ma lo sai che ti stanno bene i capelli lisci?» disse lei sorridendo.
«Tu dici? Volevo cambiare un po' ma ... Non mi piaccio molto così.» mormorò il cantante con tono insicuro.
«Sei sempre bellissimo Michael, sempre. Non dimenticarlo mai. Riccio o liscio, sei sempre bellissimo comunque.» lui sorrise e si abbracciarono.











MILANO, ITALIA

Ore 11:34


In tribunale c'era un continuo parlare, il giudice insieme alla corte non erano ancora arrivati.
Ma Annalisa, insieme alle persone che la supportavano, e Diego, insieme al suo team di avvocati erano presenti in aula.
L'aria era tesa, agitata, era un mese che andava avanti questo processo, e avevano raccolto solo le testimonianze di quello che aveva lasciato Sandie, grazie alle sue registrazioni e al suo diario, e quella di Annalisa.
Quel giorno, era Diego a parlare e dire la verità a tutta Italia di com'erano andate veramente le cose.
Gli avvocati gli avevano consigliato di non mentire, e di non fare gioco sporco, se non voleva l'ergastolo, doveva essere sincero. E stare con la sincerità.
Quando poi finalmente la corte e il giudice si presentarono, tutti quelli che erano presenti si alzarono, compresi l'imputato e Annalisa.
Diego, nonostante portasse sulla coscienza gli orribili crimini che aveva commesso, e aveva le mani sporche di sangue, era vestito in maniera molto elegante. Un completo blu notte, con la camicia bianca e una cravatta nera. Nonostante fosse un male per la società, era un uomo che contava molto sul suo stesso fascino. Annalisa lo guardava in una maniera ar di poco schifata e indignata.
Era un modo per mettersi in mostra, con la speranza di ottenere qualche persona per mettersi dalla sua parte, voleva prendere esempio da alcuni serial Killer come Richard Ramirez o Ted Bundy, famosi per i loro crimini e per essere ricordati per il loro fascino conquistato da tante giovani durante i loro processi. E questo, Diego Laèl, voleva avere questo risultato.
Bastardo.
«L'imputato si alzi.» Diego si alzò, mentre il giudice leggeva le carte «Diego Fernadez Laèl, nato il 17 ottobre 1951, è accusato di venticinque omicidi di primo grado, di sequestro di persona, di identità falsa e di stupro. Come si dichiara?» alla domanda del giudice, l'imputato si congiunge le mani per poi rispondere.
«Non colpevole.» i suoi avvocati e le altre persone in aula parlavano abbassa voce indignate da quest'uomo «Sono stato ingannato da queste due donne con lo scopo di avere un po' di attenzione dal mondo italiano, Annalisa Torredi e Sandie Vrachnos, che è non qui presente, il che mi meraviglia Vostro Onore, dato che nelle altre testimonianze, la ragazza per non affrontare il processo ha lasciato solo una misera registrazione e uno stupido diario.
Io non c'entro nulla di quegli omicidi, e tutti quei terribili crimini. Qualcuno vuole incastrarmi e mettermi in cattiva luce come un terribile mostro che uccide delle giovani fanciulle.»
«È così! Diego Laèl! Questo è per mia figlia Lucia!» un uomo, padre di una vittima del killer, posizionato alle spalle di Laèl tirò fuori una pistola sparando cinque volte dietro alla schiena mirando al cuore.
«Arrestate immediatamente quell'uomo! L'udienza è terminata! Uscite tutti fuori! Tutti fuori!» urlò il giudice, Annalisa in preda al panico, vide la gente scappare come degli animali via dall'aula del tribunale, lei però uscì, nascondendosi nel bagno. Perché lei, non voleva uscire dal tribunale.
Quando infatti le persone uscirono, Annalisa rientrò nell'aula per vedere le condizioni di Diego.
Voleva vedere la soddisfazione di vederlo morto una volta per tutte.
Andò verso di lui, accasciato per terra con una grande pozza di sangue, e che si lamentava dal dolore.
«Adesso capisci cosa abbiamo provato?» domandò lei con voce fredda, non provando nessuna emozione.
«Q-quindi ... è questo dolore che ... che tu, le mie vittime, e Sandie avete provato quando vi ho fatto del male?» la sua voce era minuta, pian piano stava cedendo.
«Tu mi hai violentato, e hai fatto la stessa cosa anche con Sandie, l'hai sequestrata, tenuta prigioniera, ingannata, maltrattata e malnutrita, mentre lei ti poteva dare tutto l'amore del mondo Diego. E le altre ragazze. Quando lei uccise, e loro ti guardavano dritto negli occhi, non hai provato niente?» domandò Annalisa con il cuore in gola.
«No ... non ho provato niente, m-ma, ma confesso, visto c-che ora sto morendo. Sto vedendo gli occhi di tutte le ragazze che ho ucciso, tutti gli orrori che ho commesso, vedi i tuoi occhi, e ... Sandie. Sandie. Mi sto p-pentendo di quello che ho fatto. T-ti chiedo perdono A-Annalisa ... non volevo farti del male. E ... quando sarà, chiederò perdono a tutte le altre vittime che ho ucciso.» Annalisa si lasciò cadere una lacrima «Annalisa, so che non lo farai mai, ma ti prego. D-di a S-Sandie che mi dispiace, d-di perdonami. Sento che il mio senso di colpa sta crescendo sempre di più. Io voglio il suo perdono perché ... perché l'ho amata davvero.» la bionda scosse la testa, così d'un tratto, lei diede un calcio tra le gambe del killer procurandogli un grande dolore.
«Questo è per che quello hai fatto a me.» poi diede un altro calcio, stavolta nel petto, gemette dal dolore «Questo è per quello che hai fatto a Sandie.» poi appoggiò il tacco sulla mano di Diego premendolo con tutta pressione che aveva, facendolo urlare di dolore «E questo ... è per tutte le altre ragazze che hai ucciso brutto figlio di puttana.» a quel punto, Diego smise di respirare, Annalisa si abbassò e toccò il collo, era freddo, tutto il suo corpo era freddo.
Si alzò di nuovo guardandolo con tanta rabbia e odio.
«Hai chiesto perdono a Sandie, a me, a tutte le altre vittime, ma io non ti perdonerò mai, perché io non dimentico.»

Annalisa uscita dall'aula si precipitò su una cabina telefonica per telefonare Sandie, per informarle dell' accaduto.
Sandie era a casa, ed erano le tre di notte, ma quando sentì il telefono squillare si svegliò, e rispose.
«Pronto?» domandò lei stropicciando gli occhi.
«Sandie.» la chiamò Annalisa.
«Chi è?» domandò lei con tono assonnato.
«Sandie sono io! Non mi riconosci?» Sandie dopo qualche minuto capì che quella dall'altro capo del telefono era la voce di Annalisa.
«Annalisa, mio Dio da quando tempo! Come stai?» domandò la ragazza felicissima di sentire la sua amica italiana.
«Molto bene, scusami se ti ho svegliato,  stavi dormendo.» disse la bionda mortificata.
«Nah figurati.» Annalisa a quel punto sospirò agitata «An che è successo?»
«È successo qualcosa al processo e lo devi sapere.» Sandie si allarmò subito, e si alzò dal letto in preda al panico, camminando avanti e indietro per tutta la stanza,
«Che cosa è successo Annalisa?» domandò ancora mettendo una mano nei capelli.
«Mentre Diego stava parlando uno dei padri delle vittime lo ha sparato, ed ... ed è morto.» Sandie si fermò dopo aver sentito quella frase.
«C-come hai detto?» domandò la fanciulla pensando di aver sentito male.
«Diego è morto Sandie, l'ho visto morire davanti ai miei occhi. Ho visto i suoi ultimi istanti di vita. E si è pentito di quello che ha fatto e ... mi ha chiesto di dirti di perdonarlo per quello che ti ha fatto. Per quanto possa essere stato sincero quando lo ha detto, non gli credo. Ma posso dirti che ora sei finalmente libera da ogni tormento Sandie, quell'uomo è morto e non esiste più. È andato all'inferno Sandie!» il tono di Annalisa era felice, felice che era morta una persona che l'aveva fatta del male.
Ma Sandie si accasciò per terra, rimanendo in silenzio scioccata dalla notizia.
Non sapeva se piangere, o sorridere.
Poiché era stato ucciso da un uomo che si voleva vendicare dalla morte della figlia.
«E .. che fine ha fatto quell'uomo che lo ha sparato?» domandò lei ancora per sapere sempre di più dell'accaduto.
«È stato arrestato, ha preferito farsi arrestare pur di vendicare la figlia uccisa da quel maiale.»
Le sue lacrime si attivarono automaticamente, scendendo furiosamente dal suo viso fino a toccare il pavimento, e Sandie ricordò per un instante quei momenti felici che aveva trascorso con lui,  in cui prima che Diego mostrò la sua vera identità, in cui erano una coppia felice, dove lo conosceva come Antonio, il suo professore di cardiologia, ricordò il suo sorriso. Ma poi, i suoi giorni infernali, pieni di grida di aiuto e di dolore con la morte tra le mani ogni volta che faceva qualcosa di sbagliato.
«Sandie, ci sei?» domandò Annalisa preoccupata.
«Scusami Annalisa, ma devo ... devo andare.» lei chiuse la chiamata, fissando un punto vuoto per la camera.
Era una donna libera, Diego era morto e non aveva più preoccupazioni, da una sua parte, era sollevata che fosse morto, così poteva finalmente voltare pagina ed essere in pace con se stessa, ma dall'altra, era triste di questa morte improvvisa, poiché lo aveva amato per davvero prima della sua vera natura.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top