[CAPITOLO 52]




MILANO, ITALIA.

5 febbraio 1992

Ore 06:34

«Buongiorno, benvenuti a questa edizione del mattino del Tg5. Partiamo questa mattina con un omicidio. È stato trovato il corpo di una donna di 42 anni in un pozzo, si trattava di Olivia Ruggiero, che da tempo il marito Mauro Peudaro l'abusava di maltrattamenti di abuso sessuale, violenza fisica e psicologica.
La donna l'aveva denunciato più volte alla polizia per violenza domestica e per stalking, ma purtroppo queste denunce non furono prese sul serio. Olivia venne uccisa dal marito con quattro colpi di pistola, uno alla tempia, due al petto e infine, il più fatale, al cuore.
Il corpo venne buttato in un pozzo di una casa abbandonata in campagna, ma un giorno mentre una signore raccoglieva l'acqua vide una figura galleggiare. Ed era Roberta.
Fu estratto il corpo ed esaminato dalla polizia scientifica.
Mauro Peudaro fu interrogato dalla polizia dove ha confessato il suo omicidio, ora è sotto processo. Dove si sta ipotizzando l'ergastolo.» gli occhi di Sandie stavano chiudendo in continuazione a causa dal sonno, ma anche se provava a dormire, lo stesso non riusciva a chiudere occhio.
Antonio dormiva profondamente e russava quanto il verso di un maiale.
Mentre Sandie era stesa, sotto le coperte, sveglia che guardava il telegiornale del mattino sentendo solo notizie bruttissime. Come l'omicidio di quella povera donna.
Pensò a lei.
Al suo coraggio.
Alla sua lotta fino al suo ultimo respiro.
Di aver combattuto per mandar via un uomo che non l'amava, ma bensì la trattava come un oggetto sessuale in modo orribile.
Non osò immaginare il dolore della famiglia.
Della famiglia di quella donna.
Distrutta e devastata dal dolore.
Di aver perso una figlia, una nipote, una amica, e una donna.
Una donna che voleva solamente essere libera da ogni ostacolo.
Che voleva essere felice.
Allora per essere liberi e felici, bisogna pagare con la vita?
Olivia, spero tu sia un posto migliore.
Che tu possa riposare in pace.
E sopratutto ritrovare l'amore e la libertà che cercavi e che ti era stata tolta.





Ore 9:02



Erano in cucina a fare colazione, Antonio da poco si era vestito, pronto per andare a lavoro.
Sandie a stento mangiucchiava un biscotto alla vaniglia, invece Antonio gustava a bere il caffè mentre leggeva il giornale.
La ragazza dalle iride verdi guardò in basso, pensando alla terribile notizia udita in mattinata.
E pensava a tante cose.
E se facessi io una fine del genere com'è successo a quella donna?
Uccisa e buttata in un pozzo?
E la mia famiglia?
I miei amici?
Oh dio no ... no ti prego.
L'ansia le salì di nuovo, insieme ai conati di vomito, ormai Sandie da tempo non faceva altro che vomitare quando pensava a queste cose.
E di fatti, corse subito in bagno a vomitare.
Vomitava i suoi pensieri.
Vomitava lui.
Buttava fuori dal corpo tutti i suoi pensieri che la tormentavano da giorni, fino a vomitarli.
Antonio sbuffò irritato dalla situazione.
Era stanco di vedere Sandie non facendo altro che vomitare in continuazione.
Pensò subito che era malata.
Ma non pensò che era lui la causa del suo malore.
Andò verso il bagno.
Guardandola con disprezzo e disgusto.
Vedendo una donna sgretolarsi come la sabbia, gli veniva il voltastomaco.
«Persino a colazione mi regali questo terribile spettacolo?» domandò con tono irritato mentre Sandie tossì sputando.
Antonio arricciò il naso guardando da un'altra parte.
Sandie poco dopo finì di vomitare, si pulì la bocca con uno straccio di carta igienica e tirò lo sciacquone.
Lo ignorò completamente mentre si alzò girandosi verso il lavandino per sciacquarsi la bocca.
«Non fai altro che vomitare? Che vomiti? L'aria per caso? Non mangi, non bevi, si può sapere che cazzo vomiti?»
Te Diego.
Vomito te.
Sandie continuò ad ignoralo mentre si lavò i denti.
Antonio andò su tutte le furie.
Odiava sentirsi ignorato.
La prese per i capelli e lei gemè dal dolore.
«E rispondi quanto ti parlo zombie di merda!» le urlò con cattiveria.
«M-Mi fai male, l-lasciami ti prego.» mormorò con dolore.
«Lo sai che non mi piace essere ignorato quindi voglio che tu mi risponda quanto ti parlo, chiaro!?» Sandie non c'è la fece più.
Era stanca.
Troppo stanca essere comandata da un uomo.
Con forza si staccò da lui. E lo guardò con odio.
«Io non sono un oggetto. Sono una donna, ed esigo rispetto. Se sto vomitando in questi giorni è proprio a causa della tua presenza, e della tua estrema cattiveria.
Proprio per questo che non faccio altro che sentirmi male, e vomitare l'anima.
Perchè non so che fine farò il giorno dopo, o quello dopo ancora!
Stamattina al telegiornale, ho sentito un omicidio. È stata uccisa una donna, ammazzata con colpi di pistola da suo marito e ha buttato il suo corpo in un pozzo. Ti rendi conto della fine che ha fatto? E quest'uomo, molto lieta che la uccisse, la stalkerava, la violentava, la picchiava, la umiliava.
Le ha strappato la vita.
E tu hai strappato tutto ciò che valeva la pena di vivere.
Ed io non ti perdonerò mai.» Antonio non cambiò di espressione nemmeno per una virgola, guardò la ragazza con ripugnanza.
«Lo sai che ti odio vero?» Sandie a quella domanda cacciò una risatina nervosa.
«Allora se ti odio, perché non mi hai ucciso l'altro giorno?»

Antonio tirò fuori un coltello affilato, e Sandie pianse coprendosi il volto.
«No ... no ... no ti prego.»
Antonio cercò di colpirla ma quando arrivò al petto si fermò.
Tremava.
Non riusciva a colpirla.
Non riusciva ad ucciderla.
Era il suo istinto che gli diceva di non farlo.
«F-FANCULO!» buttò il coltello per terra andandosene per il salotto.

Per lui non era un ricordo affatto piacevole.
Perchè mai non riuscì non ucciderla?
Forse perché per la prima volta, provo pietà. Proprio così.
Aveva sentito per la prima volta, la pietà avvenire in quel preciso instante.
Di non strappare la vita a quella ragazza così giovane, gioiosa e piena di vita.
Ma lo rendeva nervoso.
Troppo nervoso.
«A questo lo rimediamo.» disse Laèl, prendendo Sandie in braccio come un sacco di patate.
«Lasciami!» si oppose la ragazza cercando di dimenarsi, ma l'uomo aveva i muscoli robusti.
Era forte.
Troppo forte.
La portò in camera buttandola sul letto, prese di nuovo le corde legandole i polsi sulle traverse del letto, e le caviglie tenendo unite le gambe.
Antonio dopo di che, scese dal letto guardando la ragazza completamente terrorizzata mentre pensando al peggio.
Questa è la fine.
Me lo sento.
Questa è la fine.
«Sai Sandie, tante persone stupide ne ho incontrate nella mia vita. Ma tu cazzo, sei la persona più stupida che abbia mai incontrato.»
lo guardò con rabbia.
Lui intanto dal cassetto del comò prese dello scotch «È inutile che mi guardi così bestiolina, non ti servirà niente. Proprio come te. Inutile quanto un fottutto oggetto.» con i denti straccio un pezzo di scotch per poi attaccarlo alla bocca della ragazza.
Antonio godè vedere lamentarsi e mugugnare.
Sorrise.
Proprio da vero pazzo.
«Vedi Sandie, oggi ho deciso che oggi ti ammazzo. È ufficiale. E vuoi sapere come ti uccido? Un po' alla vecchia maniera tesoro bello. Indovina?» tirò fuori un coltello dalla testa e Sandie spalancò gli occhi «Proprio come ho fatto con le mie altre vittime. Ti pugnalerò finché il tuo cuore non esploderà di sangue.
A quel punto ti chiederai cosa mi farò del tuo corpo, Mhmm ... potrei farne una bella cena. No troppo macabro. No anzi. Potrei bruciarlo. Oh si. Brucerò all'inceneritore il tuo bellissimo corpicino. Che bell'idea. Oh ... solo al pensiero mi eccita da morire.» sul volto di Antonio c'era un ghigno malefico, e Sandie terrorizzata all'idea di essere carbonizzata e fare una fine tanto orrida cercò di liberarsi dalle corde che la legavano «Stupida.» disse poi, lei iniziò a piangere, pensando solo di fare una fine del genere.
Solo al pensiero le distruggeva il cuore e l'anima.
Cosa aveva fatto per meritare un simile trattamento, e una simile esperienza?
Si dette ancora una volta la colpa a se stessa.
Di non essere stata attenta e matura a capire che uomo era realmente Antonio Lombardi.
Un uomo poco credibile insieme di una cattiveria universale mai vista sulla faccia della terra.
Lo guardò con gli occhi pieni di lacrime e quindi vedeva tutto sfocato.
«Ma ora direi di cominciare una piccola parte dello spettacolo. Che dici? Ti farò a fettine piano piano. Perché ti voglio gustare.» disse con voce profonda e maligna avvicinandosi a lei lentamente.
Sandie chiuse gli occhi, e vide per un momento una nube bianca.
C'erano delle figure, tutte di spalle, la prima era il padre, si voltò e sorrise.
La seconda, era la madre, si voltò e sorrise.
La terza, era Ethan, si voltò e sorrise.
La quarta ... era Nicole, si voltò e sorrise.
E poi, la quinta, era Michael, si voltò e sorrise raggiando quello che doveva essere il momento peggiore della sua vita.
Sandie era consapevole che quelle persone, erano frutto della sua immaginazione e che gli stavano dicendo addio.
Alexandre disse alla sua adorata figlia "ti adoro figlia mia."
La madre Chantal "sta attenta, non dimenticarti di chiamarmi"
Ethan disse "Resterai sempre la sorella che non ho mai avuto."
Nicole invece aveva le lacrime agli occhi e disse con parole piene di tristezza "Sei e sarai la sorella migliore del mondo"
Mentre Michael che non smetteva di guardare quella ragazza in punto di morte, con le lacrime che rigavano quel bellisismo viso, le disse una cosa che avrebbe voluto sentire da tanto tempo "Ti amo"

Antonio cominciò a picchiare ferocemente come un vero e proprio animale, schiaffi e pugni in modo assai violento, sia sul volto, che sul corpo. Molto peggio di quello che si vedeva nei film gangster, alla mo' di "The Goodfellas" [1*]
Sandie gemeva dal dolore.
Resisteva, ma i pugni e i dolori erano troppo forti.
Antonio aveva le mani pesanti.
Lui era uomo molto forte in ambito fisico.
Lo era sempre stato.
La guancia destra di Sandie divenne rossa e viola cominciando poi a gonfiarsi, mentre nella fronte si crearono dei graffi cominciando a sanguinare.
E poi, colpo di grazia, un forte pugno dell'occhio sinistro producendo un forte livido viola grande quanto una palla da baseball.
Sandie non riuscì a parlare a causa dello scotch sulla bocca che le impediva di aprire bocca.
Antonio decise di fermasi.
Mise altro scotch sulla bocca della ragazza e scese dal letto.
«Questo è solo l'inizio Sandie, ora devo andare, ma quando tornerò. Ti aspetterà l'inferno. Buoni dolori bestiolina.» a quel punto l'uomo se ne andò. Sandie gemeva dal dolore.
Era immobile, legata e piena di dolore su tutto il viso.
Per la prima volta si sentì priva di bellezza.
Quell'uomo le aveva rubato tutto anche la sua bellezza.
Perché? Perché un uomo arriva a questi limiti?
Se mi ha rubato ogni cosa che ritenevo preziosa che senso ha a vivere?
Ormai, non ho più speranze.





UCLA, L.A

«Anche questa volta ti hanno bocciato l'esame Ethan?» domandò Milly con il libro in mano camminando con Ethan nei corridoi dell'Università.
«Vedo che i cazzi i tuoi non te li fai mai eh?» rispose irritato il moro con aria ar di poco arrabbiata e irritata.
«Ethan, calmati, te l'ho soltanto chiesto. E poi ti ho aiutato il più possibile con questo esame, dovresti essere-»
«Lasciami in pace Milly.» si voltò verso la ragazza con aria arrogante e furiosa.
«Ma si può sapere che cazzo hai? Sono giorni che sei arrabbiato e nervoso come una belva, sei diventato ingestibile. È da quando Sandie è partita che sei diventato così. Tu non sei così Ethan.» mormorò la ragazza con tono dispiaciuto per il suo amico.
Il ragazzo riccioluto, da tempo non faceva altro che scontrarsi con i suoi genitori, con i suoi amici più cari, e con il suo ragazzo, Thomas.
Egli da poco aveva scoperta la dipendenza dai farmaci che prendeva.
Fecero una bruttissima litigata.
Era una settimana che non si parlavano, e che non faceva altro che litigare con i genitori.

«Sei un fallimento! Ho avuto un fallito come figlio!»
«Allora se io sono un fallito come figlio, io ho avuto mostri come genitori! Siete dei mostri di merda porca puttana!» il padre di Ethan diede un bruttissimo pugno in pieno viso al ragazzo facendolo cadere per terra.
Il ragazzo guardò il padre completamente preso dallo shock.
«Ingrato! Dovresti essere grato per quello che facciamo per te! Ti paghiamo gli studi! La casa dove vivi! Tutto! Ti abbiamo dato tutto! E questo è la tua gratitudine!? Darci dei mostri? Pensaci due volte prima di parlare ragazzo.»

Una scia di brividi gli percosse lungo la schiena mentre camminava ricordando quel brutto episodio.
Il padre per lui era sempre stato un mistero.
Lo amava solamente se faceva quello che gli piaceva a lui.
E lo odiava solo quello che non piace a a lui, tipo quando si mise con un ragazzo.
«Ethan?» lo chiamò Milly preoccupata.
«Milly per ora voglio solo essere lasciato in pace.» a quel punto il ragazzo accelerò il passo lasciando la ragazza nel mezzo del corridoio mentre lo chiamava per farlo tornare indietro.
Mentre camminava col passo accelerato, il ragazzo era distrutto dalla frustrazione di vivere una vita piena di infelicità.
Piena di litigi, e di grande inferiorità.
Non aveva le palle di dire ai genitori quello che voleva fare nella vita. Aveva troppa paura.
Infondo, erano coloro che gli avevano donato la vita, ma anche coloro che gliela stavano distruggendo.
Ethan in quel momento si sentì solo.
Abbandonato da tutto.
Per questo divenne un ragazzo scorbutico ed irascibile con le altre persone.
Perché si sentiva solo.

Andò in un parco nel retro della UCLA dove si sedette su una panchina, prese un barattolino di Xanax, lo aprì facendo sciare una quantità di pillole sulla mano.
E né inghiottì senza acqua.
Sospirò di piacere alzando la testa all'indietro.
Poi, ridacchiò nervosamente mettendo le mani sopra ai capelli.
«Infondo, non posso dare torto ai miei genitori, ho fallito con gli studi, con l'amore, con l'amicizia, e ... e come figlio. Tutti mi hanno lasciato solo. Nessuno mi ama. Che senso ha vivere se l'essere umano è solo?»





MILANO, ITALIA

Ore 11:21

Nel frattempo Sandie era ancora legata sul letto, con i dolori che l'accompagnavano.
Era stretta e tanto scomodata.
Il suo corpo sembrava formare una "i"
Gli occhi erano rossi e gonfi, a parte quello sinistro a causa del forte pugno preso precedentemente.
Pensò ai suoi rimpianti.
A quello che avrebbe voluto fare nella vita.
Avrebbe voluto continuare gli studi e diventare una cardiologa con i fiocchi.
Avrebbe voluto diventare madre di tanti bellissimi bambini.
Avrebbe voluto continuare l'attività di volontariato, andare negli orfanotrofi a donare amore e affetto ai bambini che erano stati abbandonati dal sangue del loro sangue.
Avrebbe voluto vedere sua sorella sposarsi, diventare madre per poi diventare zia. Per starle sempre accanto nei momenti di difficoltà.
Avvrevbe voluto fare pace con Ethan, aiutarlo a liberare dai suoi genitori, scappare con l'amore della sua vita per farsi di vivere la sua vita in piena libertà, e di essere felice.
E infine.
Avrebbe voluto vedere il suo più grande amore, Michael, ritornare a Neverland, dichiarare in suo amore, e dire che non importava se lui non era ancora innamorato, lei lo avrebbe aspettato all'infinito. E che se sarebbe successo, sarebbe stato con lui fino alla chiamata di Dio. Sposarlo ed essere il padre dei suoi figli, e fargli sentire l'uomo più amato della terra.

Sandie a quei pensieri, si sentì lacerata, pensando a quanto il destino sia stato crudele con lei, ma poi mosse i polsi legati e spalancò gli occhi, perché individuò, una traversa del letto affilata. Poiché erano di ferro.
Sandie colse il momento, e si mosse velocemente, e piano piano, la corda di spezzò.
Si liberò i polsi e si tolse lo scotch tra la bocca.
«Caazzo! Cazzo! Cazzo!» urlò dalla gioia e dalla commozione, si liberò anche le caviglie. E poi, colse il momento.
Cercò il telefono che Antonio aveva nascosto. Per farsi che non chiamasse nessuno.
Ma poi, lo trovò dentro all'armadio.
«Cazzo!» disse per la millesima volta.
Attaccò il filo del telefono alla prima spina che capitò per prima, aspettando che esca la linea.
Quando poi percepì che la linea del telefono era tornata, chiamò immediatamente la polizia.
Con i tasti del telefono cliccò i numeri 1 1 3
Aspettò, uno, e due squilli fino a che una voce femminile non rispose.
«Polizia centrale di Milano mi dica?» Sandie andò in panico, era agitata e super nervosa, passò una mano tra i capelli e prese in mano la parola. Cercando di stare calma.
«S-salve, la prego aiutatemi, sono vittima di un sequestro, la prego, aiutatemi! La prego, la prego!» esclamò con terrore ed ansia.
«Okay, stia tranquilla signorina. Mi dia il suo nome per favore.» Sandie prese un respiro profondo.
«Mi chiamò Sandie Vrachnos.» la poliziotta al telefono le mancò un battito perché proprio un mese fa, una ragazza venne a denunciare la scomparsa di una sua amica che faceva proprio questo nome.
«Sandie, dove si trova? E chi è il sequestratore?» domandò con calma.
La ragazza cercò di andare di nuovo in calma.
«Mi trovo a Corso Sempione, terzo piano, sequestratore ... il sequestratore è Diego Laèl.» la poliziotta si sentì mancare il respiro a quel nome.
Ne aveva sentito parlar di quel serial killer di donne, scappato via in un'altra città. E mai si sarebbe mai immaginata che si sarebbe trovato in Italia.
«Stia ferma! Stia ferma lì! Non si muova! Stiamo arrivando!»

I poliziotti una volta arrivati all'appartamento scoprirono che Lombardi e Laèl erano la stessa persona e che la porta era chiusa, l'aprirono con la forza.
Essi fecero una vera e propria invasione dentro alla casa di Antonio e trovarono oggetti inquietati dentro ad un cassetto abbandonato dello sgabuzzzino, come una motosega, coltelli di misure diverse, asce, martelli, e una pistola.
Guardarono varie foto, la ragazza non mentiva, si trattava proprio di Diego Laèl. Il ricercato serial killer in Spagna scappato via con l'accusa di aver compito ben 25 omicidi.
Infine, i poliziotti andarono nella stanza del killer dove trovaro la vittima.
In pessime condizioni.
Sandie aveva il viso completamente sfregiato e distrutto da quell'orrido uomo, e pieno di ferite. Che indossava una camicia bianca stropicciata con un paio di slip.
Essi rimesero inteneriti, come aveva potuto torturare e picchiare una ragazza adorabile e bella come lei?
Nonostante era piena ferite, la sua bellezza non svanì.
Arrivò insieme a loro la poliziotta che aveva risposto alla chiamata.
Guardando la ragazza rimase scioccata da come quell'uomo l'aveva conciata, piano piano si avvicinò a lei. La fece sedere con delicatezza sul letto per poi abbracciarla.
Sandie scoppiò a piangere.
«Sei una ragazza coraggiosa, molto coraggiosa.» affermò la poliziotta «Ora ti porteremo in ospedale per curarti le ferite. Ma poi, quando starai meglio, so che sarà difficile, ma dovrai raccontarci ogni cosa. Di quello che è successo con quel pazzo. D'accordo?» lei non rispose, perché intanto era impegnata a piangere dalla felicità.
Perché finalmente, dopo un mese di violenze e torture.
Era salva.







Neverland Valley ranch

7 febbraio 1992



Michael era nella sua sala della musica ad ordinare un po' di cose, metteva a posto le audiocassette, oggetti che non usava più e buttava fogli che aveva scritto parole a caso.
Ma vide in particolare un figlio totalmente bianco.
Bianco puro come il latte.
Rimase di stucco poiché era chiuso in un cassetto per troppo tempo, e messo insieme agli altri fogli.
Ma stranamente, l'ispirazione lo colse di sorpresa.
Tra le cose che stava per buttare, per mano aveva una penna.
Fece una prova in alto al foglio per vedere se scriveva e scriveva perfettamente.
Sorrise.
E le parole gli vennero immediatamente, rimenando meravigliato.

She's there just sitting at the table
Thinking out that things won't be the same
And wouldn't you like to go with me
And she answered "no" to me
But I guess I learned my lesson much too soon

Il suo sorriso scomparve perché in cuor suo sapeva a chi era riferita questa canzone.
Canticchiò la prima strofa immaginando le note.
Ed era una poesia.

I never thought she'd leave me here forever
But who knows just what the future brings
And wouldn't you like to go with me
And she answered "no" to me
But I guess I learned my lesson much too soon

Le parole e la strofa scivolarono sulla mente e sul foglio di carta come un ruscello d'acqua, mentre Michael la canticchiava con la voce d'oro.
Michael pensò che in quella canzone.
Non ci voleva una batteria, un pianoforte, una chitarra elettrica, come aveva fatto con le altre canzone.
Quella era canzone era così personale che doveva avere un suono semplice.
Il suono di una chitarra più la sua voce.
Punto.

Take away this never ending sorrow
Take this lonely feeling from my soul
If only I knew what things bring tomorrow
She'd be sitting here beside me
And my heart would dimly go

Quella strofa fu la parte più distruggente dell'intera canzone, gli occhi di Michael si luccicarono, il bracciale con il ciondolo della stellina illuminò mostrando la sua bellezza, accompagnando questo suo momento.
Michael canticchiò quella strofa con voce strozzata.
Sandie ... Sandie ...
Le ultime parole della strofa dicevano
"Lei sarebbe seduta qui accanto a me, e il mio cuore si sarebbe riempito d'oro."
Lei, era il suo oro.
Lei era l'inspiegabile.
Quanto desiderava averla accanto a se, donarle amore, abbracciarla e dirle tra le lacrime "non ti lascerò mai più."

Prima di scrivere l'ultima strofa Michael scrisse di mettere una pausa di fisarmoniche, volevano che fossero un tenero suono, un suono dolce e melodioso. Pieno d'amore.
Voleva che le fisarmoniche in quella pausa, personificassero l'amore.
Sorrise a quel pensiero.
Continuò a scrivere.

I hope to make a change now for the better
Never letting fate control my soul
And I'm hoping that my prayers will see
The day that she'll come back to me
But I guess I learned my lesson much too soon

Yes, I guess I learned my lesson much too soon.

Posò la penna per terra leggendo poi il testo, si stupì di come scrisse una canzone in pochissimo tempo.
Immaginando anche la melodia e la musica.
Quella canzone rispecchiava Sandie, e il loro momento di separazione.
Si commosse, pensando a cosa stesse facendo.
Sandie ormai era diventato un pensiero fisso nella sua mente, e nel suo cuore.
Nonostante voleva dimenticarla, adorava pensarla.
Adorava e amava pensare quella dolce ragazza che per la prima volta nella sua vita si sentiva amato per quello che era, e non per la sua fama.
Che lo trattava come un comune mortale.
Con tanto affetto e amore incondizionato.
Scoppiò a piangere.
Perchè quella canzone che scrisse, lo aveva toccato molto.
«Anche io non faccio altro che pensare a te Michael.» si girò ed era Sandie, in tutto in suo splendore, era bellissima, aveva un vestito bianco con dei fiorellini di ciliegio stampati su di esso.
Sembrava una bambola, era perfetta.
Michael gli mancò un battito.
Egli si alzò, e la guardò con le lacrime agli occhi.
«Mi manchi, mi manchi tanto Sandie.» disse Michael con voce rotta soffiando il naso.
Sandie sorrise lievemente.
«Adesso capisci cosa ho provato per te?» domandò Sandie riferendosi ai momento in cui si sentiva rifiutata da lui.
Michael annuì e pianse, che per lui erano lacrime di coccodrillo.
«Michael, non devi piangere. Io ti amo così tanto che anche se mi fai la cosa più brutta del mondo, io ti perdonerei comunque.» lui scosse la testa.
«No, io ti ho fatto star male.»
«Capita di stare male per una persona innamorata, anche a te è capitato no? Fa parte della vita.» Michael smise di piangere guardandola dritta negli occhi, con passi veloce andò verso di lei, la prese a mettendo le mani sui fianchi della ragazza e la baciò.
La baciò con amore.
Sentendo secondo la sua mente, le labbra di quella ragazza, che non aveva mai dimenticato.
Dolci e saporite.
Aggiunse la lingua in cui Sandie acconsentì e le loro bocche divennero un'unica carne.
Una bellissima e meravigliosa danza di labbra.
Si staccarono formando un bellissimo schiocco.
Avevano le labbra gonfie e bagnate.
I due sorrisero, e si diedero un profondo bacio a stampo.
Lui poi, si allontanò per prendere il foglio con cui aveva scritto il testo della canzone.
«Sandie, sai ho scritto una-» si girò, e non c'era più.
Il suo sorriso scompari.
Ancora ...
Mi sta succedendo ancora... sempre.
Sospirò, e si sede per terra.
Tra meno di due giorni partirò.
E spero di dimenticarla almeno per qualche giorno.
Almeno, per qualche giorno.
Ne ho bisogno.

Il suo cuore batteva come un tamburo, e mise la mano sul petto per sentire il battito del suo cuore.
Sorrise.
Perché percepiva in cuor suo, che si stava innamorando di Sandie.

Prese la chitarra, cominciando a suonare la canzone che aveva scritto, in cui avrebbe preso il titolo di titolo di "Much too soon".
Provò a suonare un Fa maggiore, ma non piacque per niente, provò un Si bemolle, e scartò. Fino a che non suono un Sol ed era la nota giusta.
Cominciò a suonare la chitarra divinamente, in maniera molto delicata e di classe, leggendo il testo della canzone.

La prima strofa era tutta di Sol e di Do maggiore, insieme a qualche Re e Mi minore.
Sorrise, perché ci stava riuscendo in pochissimo tempo.

Decise di fare tutta la canzone in Sol e Do maggiore insieme a quelle piccole note, chitarra e voce erano di una semplicità estrema, ma che nella musica erano meravigliose e che davano il loro bellissimo effetto.

Fini la canzone alzando il capo all'indietro.
Ridacchiò, posando la chitarra per terra, si stese per terra guardando un punto fisso per il soffitto.
Soddisfatto e contendo di aver scritto una nuova canzone.
Una canzone che per lui rappresentava un momento difficile insieme ad una ragazza che adorava. Ma che per gli altri sarebbe piaciuta tanto.
Sorrise con il cuore che batteva mentre la sua mente varcava nell'immaginazione per poi dire.
«Grazie ... grazie Sandie, per essere la stellina della mia vita.»


Spazio autrice: questo capitolo è dedicato a letiziajackson poiché è un capitolo che ho scritto insieme a lei.
Anche lei ha scritto il suo capitolo insieme a me, che poi pubblicherà prossimamente. Andatelo a leggere mi raccomando✌🏻
Volevo dire grazie a Letizia per le bellissime giornate che abbiamo passato insieme, vedrai. Questo è solo l'inizio😍
Il bene che ti voglio è all'infinito💞💞

1] The Goodfellas o Quei bravi ragazzi è un film del 1990 diretto da Martin Scorsese.
Considerato tra i migliori film del regista siculo-americano, è stato a più riprese definito uno dei migliori film della storia del cinema. Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al novantaquattresimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi, mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito al novantaduesimo posto. Nel 2000 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
I protagonisti del film sono Robert De Niro, Joe Pesci e Ray Liotta.

Vi consiglio di vederlo è stupendo.

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