[CAPITOLO 39]
MILANO, ITALIA
18 dicembre 1991
Sandie
Natale era alle porte, e Milano aveva una ricca atmosfera natalizia, avevano messo decorazioni natalizie per tutta la città, per i negozi. Per la piazza di fronte al duomo avevamo messo un pupazzo di neve e una slitta con babbo natale e la renna.
Tutto luminoso.
Era fantastico, io e Annalisa facemmo tante foto quando misero quelle decorazioni.
Rispetto a due mesi fa, mi ripresi, andai avanti con la mia vita.
Ero felice e serena da quando mi misi con Antonio.
Tutto stava andando rose e fiori, Antonio era il mio tipo di uomo. Mi degnava di attenzioni, di baci, abbracci, e tanto sesso.
Praticammo un po' dopo la prima volta, divenne una vera droga per noi, ed ogni volta che ci vedevamo non poteva mancare il momento pieno di passione e lussuria.
Imparai tante cose sul mondo del sesso, non solo che era un mondo stupendo, ma aveva anche i suoi lati negativi.
Come le malattie sessuali, come HIV, AIDS, e una presunta gravidanza improvvisa.
Io e Antonio eravamo persone molto attenti a praticare il sesso, anche se confesso, una volta, presi dalla passione lo facemmo senza le precauzioni, ma per fortuna, mi venne il ciclo due giorni dopo. Perciò, pericolo scampato.
Ero con Annalisa a passeggiare tra le strade di Milano per fare gli ultimi regali di Natale, dovevo farlo ad Ethan e a Milly, poiché ci saremmo organizzati per Capodanno insieme.
Sarei tornata in America il 21 dicembre e tornata a Milano il 6 gennaio.
Così da stare più tempo con la mia famiglia per festeggiare il Natale, e vedere i miei amici per passare i nostri classici momenti divertenti e piacevoli.
«Allora, che regalo vorresti fare ai tuoi amici?» domandò Annalisa passeggiando a braccetto con me.
«Mhm ... non saprei An.» ormai avevo imparato l'italiano, facevo qualche errore, ma lo sapevo parlare. Antonio in quei mesi mi aiutò molto con la lingua.
Avevo un accento sbagliato, ma non mi dispiaceva, l'importante era la comprensione delle parole alla persona cui mi riferivo.
«Insomma, non sai i loro gusti? Che ne so, libri, cose di marca.» disse lei citando qualche esempio.
«Ad Ethan piacciono molto le cose di marca, vorrei vedere se da Versace ha messo i saldi.» lei ridacchiò.
«Tesoro mio, ci sono gli outlet.» affermò con il sorriso.
«E cosa sono?» domandai curiosa.
«Sono dei negozi che hanno tutta roba di marca, con dei prezzi veramente ottimi. Vendono tutto, da Armani fino a Versace. Li potrai trovare qualcosa che piacerà ai tuoi amici.» mi piacque molto l'idea «E poi, ne conosco uno in particolare, sta qua nelle zone, mi conosce da quando sono piccola e mi tratta da Dio con i prezzi, è un mio amico, ma anche di papà, è davvero una bravissima persona. Quindi, ti permetterò di risparmiare tesoro bello. 'Namo va.» disse prendendomi per mano riprendendo a camminare.
«Dai An, seriamente vuoi-»
«Niente questioni Sandie Vrachnos! Non con me, chiaro?» ridemmo come due ragazzine di quattordici anni, Annalisa era una persona fantastica nel vero senso della parola.
Le volevo un bene indescrivibile, in questi mesi trascorsi insieme a lei mi sentii spensierata, e felice. Come lo ero anche in America prima di conoscere Michael.
E mi resi conto, di quanto fosse normale la mia vita prima di conoscere quel ragazzo dal talento divino.
Il mese scorso uscì il suo nuovo album "Dangerous" lo intravedevo sempre tra i negozi di musica. I vinili finivano spesso, ma per fortuna riuscii a comperare un audio cassetta.
Ascoltai 76 minuti di musica, e rimasi impietrita, con i brividi su tutto il corpo sentendo la sua voce cantare come un usignolo.
Mi stavo facendo ancora del male.
Ma sentire la sua voce prendere canto, era il male più bello che potesse esistere.
La sua voce era potenza.
Talento.
Maestria.
E determinazione.
Avrei voluto ascoltare di nuovo quelle canzoni, ma dopo averlo fatto, decisi di mettere l'audio cassetta dentro al cassetto del comodino.
Non volevo più sentire la sua voce.
Mai più.
Mi suscitava di nuovo quei sentimenti che provavo per lui, quell'amore smisurato che provavo per lui.
Lui, era qualcosa di frustante.
E stavo riuscendo a dimenticarlo, più o meno.
«Tesoro tu hai ascoltato il nuovo album di Michael Jackson?» domandò Annalisa fermando il passo, e vidi che guardò la vetrina di un negozio di dischi, e c'era l'album di Michael.
Basta ...
«Si, è molto bello, a casa ho un audio cassetta, te la regalo.» le si illuminarono gli occhi.
«Sul serio Sandie?» annuii con un sorriso spento e forzato.
Non mi andava di regalarla, ma dovevo farlo.
«Certo, quando torniamo a casa te la darò immediatamente.» sorrise abbracciandomi poi con tanto affetto.
Quanto adoro questa ragazza.
«Grazie Sandie, grazie.» ricambiai l'abbraccio.
«Ma di che, per così poco.»
Dentro di me tornò di nuovo quella tristezza incomba, quella voce che urlava di andarmene via per sempre.
"Voglio che tu sparisca dalla mia vita!"
Mi aveva lasciato un segno nel cuore.
Un segno che non sarebbe mai andato via così facilmente.
Nonostante stia andando avanti.
Nonostante io ami un'altra persona.
Mi mancava così tanto.
Mi mancava tutto di lui.
Ogni cosa.
Ma non potevo tornare da lui.
Non più.
Mai più.
[...]
«OH MIO DIO!» esclamai esterrefatta dalla bellezza del negozio.
«Hai visto?» domandò Annalisa sorridendo verso di me, mentre guardavo il negozio che aveva ogni cosa di marca.
Aveva varie accessori ed abiti di ogni nuova collezione di Versace, Armani, Gucci, Prada, e tanto altro.
«Non ho mai visto nulla genere, a Los Angeles non ci sono questi negozi, e poi i prezzi sono davvero il top!» dissi curiosando per tutto il negozio.
«Che ti avevo detto? Forza, scegli quello che devi prendere ai tuoi amici.» volevo prendere due borse.
Una per Ethan e una per Milly.
Erano il regalo perfetto.
Adoravano le borse.
Come la sottoscritta.
«Posso esserle d'aiuto?» domandò una signora con tono gentile venendo verso di me.
«Stavo cercando due borse da regalare per Natale, ma non so quale prendere.» annuì con il sorriso.
«Venga con me, le faccio vedere qualche modello.» guardai Annalisa per chiamarla, ma vidi che stava parlando con un signore sulla cinquantina d'anni in modo molto amichevole alla casa.
Sarà il titolare del negozio.
Andata nell'altra sala del negozio, la ragazza mi fece borsare alcune borse di marca.
«Questa è di Prada, è della collezione scorsa ma è una delle borse che stiamo vedendo di più in questo periodo, da 130 scontata a 79.» era una saddle bag, tutta gialla.
Era molto bella, ma il colore non mi piaceva per niente. Era perfetta per Milly.
«È molto bella, ma non mi convince il colore, ce ne un altro?» la signorina annuì.
«C'è rosa, bianca, nera e verde.»
Rosa.
Milly ama il rosa.
«Allora vada per rosa.» obiettai.
«Quindi questa borsa, color rosa? La prende?»
«Si, la prendo.» sorrise e andò a prendere la borsa di colore rosa.
Mi guardai intorno, e vidi esposta una borsa quadrata con le maniche di bambù.
Guardai meglio la marca.
Era di Gucci.
Un incanto.
Per Ethan era la borsa perfetta.
«Ecco il pacchettino signorina.» mi girai guardando verso la signorina, indicando la borsa esposta ad uno scaffale molto alto.
«Posso vedere meglio quella borsa?» ella annuì dicendo poi un "certo" prese uno scalettò, salì e prese la borsa.
Incredibile.
Era stupenda.
Era beige con il logo di Gucci dorato attaccato.
Uno spettacolo.
Mi innamorai persino io di quella borsa.
«È meravigliosa, quando costa?»
«Questa in realtà costa 2.500 se la trovi nel negozio di Gucci, ma noi la vendiamo a 850» mi sbiancai.
Erano troppi soldi.
Vidi altre borse negli altri scaffali per trovare un'altra meno costosa. Ma non c'era nessun'altra borsa che mi piaceva.
Quella di Gucci mi aveva rubato il fiato.
«Qualcosa non va signorina?» mi voltai e vidi Annalisa con quel signore che stava parlando prima «Molto piacere, sono Andrea, il titolare del negozio. Annalisa mi ha parlato di te proprio in questo momento. Allora, qualcosa non va?» domandò con tono disponibile e gentile.
«Oh beh, per ora ho preso questa borsa, poi ho visto questa che è un capolavoro, ma il prezzo è molto alto. Ho provato a guardare altre borse ma non mi convincono.»
«È un regalo?» annuii.
«Allora ti farò in tutto 200.» spalancai gli occhi.
«Cosa? Sia quella di Prada che-»
«Non si discute, da oggi in poi sei mia cliente e ti devo trattare come tale. Poi siamo verso Natale e siamo tutti più buoni no? Quindi 200 per le due borse. Ilaria, fammi un piacere, impacchetta la borsa di Gucci e portami in cassa le borse.» la ragazza annuì, io non ci potevo ancora credere.
Mi aveva fatto risparmiare un sacco di soldi.
E pagare due borse a 200 era davvero un vero affare.
«Hai visto? Che ti avevo detto io? Con me avresti avuto un bel trattamento.» l'abbracciai e le dissi più volte grazie, ma non era mai abbastanza.
Era stata così gentile.
Così premurosa e generosa.
Non me lo aspettavo per niente.
Ma dovevo ripagare questo suo gesto.
Assolutamente.
Che le piaccia o no.
Ore 20.26
Io e An decidemmo di andare al Mc a mangiare un panino, e mentre mangiavamo parlavamo del più e del meno.
Era molto piacevole parlare con lei.
Era un kamikaze quella ragazza.
Proprio come mia sorella.
Un velo di nostalgia mi percorse lungo la schiena.
Mi mancava la mia pazza sorella.
La mia piccola ribelle, di cui odia profondamente le regole.
Sin da bambina era stata una disubbidente, mamma quando la picchiava perché aveva fatto qualcosa di sbagliato, lei si ribellava, urlava e veniva verso di me in cerca di protezione.
L'avevo sempre protetta.
Sin dalla sua nascita.
Ricordai perfettamente quando nacque.
Ero con mia nonna in sala d'attesa, avevo quattro anni, una piccola bambina che aspettava l'arrivo di un fratellino o di una sorellina.
All'epoca, non si poteva sapere con certezza il sesso del bambino.
Io pregai che fosse una femminuccia.
In modo tale che le potevo pettinare i capelli, e giocare alle bambole.
Il mio desiderio si esaudì.
E il 21 marzo alle 6:34 del mattino nacque Nicole.
Era così piccina, mia nonna quando la vide mi disse che le assomigliavo molto quando ero neonata.
Avevamo gli stessi colori, e le stesse labbra carnose.
Quando poi potevo vederla, andai da mia madre, era stesa sul letto, ricoperta da fasciature e punti, aveva in braccio la mia sorellina.
Non potei mai dimenticare quel momento.
Mia madre me la diede in braccio.
La guardai, e la prima cosa che dissi su di lei era di quanto fosse piccola.
Ma poi, pochi secondi dopo, aprì gli occhi.
Marroni, scuri, e profondi.
Ci fu il nostro primo sguardo da sorelle.
E sorrisi.
Le diedi un bacio sulla piccola testolina, e le mormorai "Benvenuta sorellina"
E da lì, il resto fu storia.
Mi mancava.
E non vedevo l'ora di vedere quella ragazza kamikaze.
Io e Nicole, eravamo due persone diverse, lei molto più estroversa, io di meno. Io timida e lei per niente. Si buttava sempre per prima per fare amicizia.
Era la ragazza più socievole che abbia mai visto.
Ma come sorella maggiore, oltre a proteggerla dovevo anche farle come seconda madre.
Appoggiarla, e darle consigli.
E lo stesso fece con me, nell'amore, nell'amicizia. E nel sesso. Sopratutto nel sesso.
Lasciamo stare.
«Ah Sandie, come va con Lombardi?» domandò Annalisa facendomi tornare alla realtà.
Sentito il cognome del mio fidanzato, mi tornarono le farfalle allo stomaco.
«Da Dio.» risposi con occhi sognanti «Va tutto alla meraviglia, ieri sono stata a casa sua, abbiamo studiato insieme, abbiamo visto un film, mangiato una pizza. E poi abbiamo fatto l'amore. Insomma, ho trovato finalmente l'uomo che io desidero.» Annalisa al mio racconto si incupì, divenne seria in volto.
Non era d'accordo della mia relazione.
Me lo disse più volte.
Ma lo accettò.
O almeno, così sembrava.
«Beh, menomale. L'importante è che ti tratti bene.» disse bevendo un sorso di Coca Cola.
«An, si può sapere perché non sei d'accordo?» domandai con tono preoccupata.
«Sandie, parliamo d'altro, non mi va di affrontare l'argomento per la centesima volta.
Non mi piace, okay?
Ma se ti tratta bene e ti rende felice, va bene così.» disse con tono arrabbiato.
«Ora perché ti sei arrabbiata?» domandai.
Tutto questo mi era troppo strano.
Mi nascondeva qualcosa, ed io dovevo scoprilo.
Anche se il mio instinto, mi diceva di non farlo e di godermi la mia relazione in santa pace.
«Oh Santa Vegine e tutti i santi, mi da fastidio parlane okay? Ora ti prego, parliamo d'altro.»
«Tu mi nascondi qualcosa An, se si tratta di Antonio me lo devi dire.» scosse la testa.
Ma perché fa così?
«Non si tratta di lui, odio quell'uomo e ha delle preferenze per quando riguarda gli studenti, è solo un fallito del cazzo Sandie.»
«Non è vero, non è un fallito. Se è arrivato a diventare un cardiologo è perché ha buttato sangue e sacrifici, non è una passeggiata arrivare a fare questo mestiere!» esclamai con tono arrabbiato.
«Basta Sandie!» battè la mano sul tavolino, e la gente ci guardò con il puntino interrogativo sulla testa che rotolava intorno.
Ma ... ma che figura.
Stetti zitta, capii di aver esagerato, non era mia intenzione di farla arrabbiare così tanto.
Ma poi perché?
Perché ha avuto questa reazione?
Dovevo scoprirlo in qualche modo.
E capii che insistendo con le domande, non arrivavo da nessuna parte.
Dovevo cambiare strategia.
Ed io ci riuscirò.
Il giorno dopo
OSPEDALE SAN RAFFAELE
Ore 18.45
Era l'ultima lezione prima delle vacanze di Natale, ed io non avevo ancora detto ad Antonio che dovevo tornare in America per Natale, e tonare dopo Capodanno.
«Ragazzi, con questo concludo la lezione.
Volevo dirvi grazie, per ascoltarmi sempre con tanta attenzione.
E non c'è cosa più bella di vedervi agli esami e passarli grazie a me.
È una bellissima soddisfazione, davvero.
Sono davvero orgoglioso di voi.
Passate un bellissimo Natale, riposatevi, ma sopratutto studiate, mi raccomando.» sorrisi al suo discorso, era un bravissimo professore.
Ed io oltre ad amarlo, lo ammiravo e lo stimavo tantissimo.
Mi sentii fortunata ad avere un uomo come lui al mio fianco.
E mentre stavano uscendo gli studenti, lui mi guardò e mi mimò, "ti amo".
Ed io mimai.
"Ti amo anch'io."
E mentre stavo uscendo anch'io, lui mi guardò disse.
«Vrachnos, ti devo parlare in privato un secondo, voi potete andare.» quando poi tutti gli studenti andarono via, rimanemmo soli nella grandissima aula.
Venne da me baciandomi con tanto ardore.
Sorrisi e ricambiai anch'io.
«Dio, quando è stato difficile trattenermi amore mio.» ridacchiai tra i baci.
«Non è stato facile anche per me.» dissi ridacchiando.
«Ti amo da morire.» disse baciandomi il collo.
Sospirai.
I suoi baci erano da droga.
«A-Antonio.» lo chiamai, ma lui continuò.
Non mi andava di farlo li.
Non in quel posto.
«Antonio, n-non qui.» battei, e lui si fermò.
«A casa.» lui capì, e mi diede un bacio a stampo.
«Hai ragione, qui non mi sembra il caso, e poi farlo in questo posto secondo me è troppo scomodo.» ridemmo.
«Ti devi controllare.» dissi con voce sensuale.
«Sandie, non provocarmi.» gli baciai il collo che profumava di buono.
Di uomo.
Cazzo, una droga.
«Io ti provoco quanto mi pare e piace, professore.» ridacchiai.
«Sandie, sono serio, smettila, o veramente finiamo per farlo.» a quel punto smisi.
Ridacchiai.
«Beh, siamo pari adesso amore.» dissi leccandomi le labbra.
«Dio Sandie, mi fai impazzire, smettila.» bottò lui.
«Ma non ho fatto niente.» dissi facendo la finta innocente.
«Ti sei leccata le labbra.» feci l'occhiolino.
«Non ti piace questa Sandie, sexy e sensuale professore?» domandai con voce roca, a quel punto lui si morse il labbro inferiore.
«Sandie, smettila. Sto cercando di trattenermi.» ridacchiai, ma poi iniziai a correre per tutta l'aula.
«Forza, vieni a predermi!» esclamai come una bambina.
«Oh preparati, perché vedrai cosa ti faccio quanto ti acchiappo farfallina!» risi e corsi per due volte intorno all'aula, poiché era molto grande.
Ma dopo qualche secondo lui mi prese.
«Presa! Ora ti bacio tutta.» niente da dire che alla fine, mi coccolò dalla testa ai piedi. Voleva andare oltre, ma gli dissi più volte "A casa, a casa."
Poche ore dopo
«AH! AH! AH!»
«Sandie, oh mio Dio.» gemè Antonio continuando a spingere.
«Sto ... sto ....»
«Anch'io Sandie.» e poi venimmo insieme.
Si accasciò per il letto togliendosi poi il preservativo.
Io ero stesa sul letto, guardando il soffitto.
«Wow ...» mormorai ridacchiando «Mi stupisci sempre amore.» dissi guardandolo negli occhi per poi ricongiungerci in un bacio.
«Fare l'amore con te è favoloso piccola.» sorrisi con il cuore che capovolgeva dalla felicità.
Lo amavo.
Dio se lo amavo.
«Ti amo. Tanto tanto.» mormorai com tono felice.
«Oh cara, se potessi dirti quanto io ti amassi, è impossibile, perché il mio amore è qualcosa di smisuratamente grande.»
«Oh Antonio, vieni qui.» lo presi a me per poi baciandolo con amore.
Ogni volta che ci baciavamo, toccavo il cielo con un dito, ero felice, felice come una bambina che aveva appena visto Babbo Natale.
Non potevo chiedere di meglio.
Quando stavo con lui, mi faceva dimenticare delle cose più brutte, e mi faceva salire il morale. Rendendo la ragazza più felice del mondo.
Era lui la mia medicina.
Lui era la mia cura.
E avrei voluto stare con lui per sempre se il tempo me lo avesse concesso.
Amavo tutto di lui.
Ma la cosa che amavo più di lui, erano le sue braccia possenti.
Un uomo così bello come lui, aveva delle braccia stupende.
Ciò che erano, diventavano la mia casa, erano loro.
Mi abbracciò, sentivo il suo petto sui miei seni, una sensazione bellissima ed erotica.
Volevo restare così.
Ancora per un po'.
«Coccolami.» ridacchiò.
«Ogni tuo desiderio è un ordine piccola mia.» sorrise e mi baciò i seno.
Gemevo.
Ormai non avevo più vergogna con lui.
Non più.
Conosceva a memoria il mio corpo.
Come io conoscevo il suo.
Continuavo a gemente mentre lui mi regalava un piacere semplice, e puro.
Adoravo quando mi coccolava in quei punti, anche se il mio seno non mi piaceva, lui mi li faceva rendere belli.
Con lui, tutto era bellissimo.
Arrivò fino a quel punto, di nuovo al mio fiore, leccandolo e baciandolo con delicatezza.
Il piacere mi travolse.
Il mio corpo divenne caldo.
L'adrenalina tornò ad invadere dentro di me.
Chiusi gli occhi, e godevo.
Godevo e godevo.
«Oh mio Dio.» mormorai gemendo.
E lui continuava.
Ma poi mi sorprese mettendo due dita dentro di me.
Cristo.
Tornò quella scarica di piacere immenso dentro al mio corpo.
Spinse più a fondo le dita.
Il piacere si moltiplicò.
Mentre spingeva mi leccava il clitoride, ed io ero in paradiso.
Accarezzavo la sua testa, mentre lui continuava, continuava a continuava.
Vorrei che lo avesse fatto all'infinito.
E poi venni.
Sollevando la testa pervasa dal piacere.
Lui tolse le dita piano piano, fuori uscendo un liquido bianco.
Sospirai affannata.
Morsi il labbro, mentre lui si leccò le labbra.
Rimasi disgustata.
«Ma che schifo!» esclamai, mi stava salendo il vomito.
«Perché? Invece è molto dolce.» disse ridacchiando, misi una mano davanti alla bocca cercando di non pensare al gusto di quel liquido.
Anche io quando toccai la sua intimità, giocando un po', uscì il liquido, ma non leccai assolutamente.
Mi faceva troppo schifo.
Antonio rise alla mia espressione, e mi diede un bacino sulla guancia.
Sorrisi e gli diedi un bacio a stampo.
Dopo di che mi alzai dal letto per vestirmi.
«Dove vai?» domandò con tono interessato mentre mi vestivo.
«Torno da Annalisa, sai, stasera c'è una serata in discoteca, non saremo solo io e lei verrano anche delle sue amiche.» dissi mettendomi la maglia.
Lo sguardo di lui si incupì all'instante.
Come se non gli piacesse l'idea.
«Antonio.» lo chiamai.
«Tu non ci vai.» bottò con tono freddo mentre mi guardava con uno sguardo serio.
«Cosa?» domandai stupita.
«Tu non ci andrai lì.» ridacchiai nervosamente mentre mi misi i pantaloni.
«Stai scherzando?» domandai nervosamente.
Lui si alzò dal letto e si mise i boxer, insieme ai jeans neri, nel frattempo mi ero vestita del tutto, e lui venne verso di me, con quello sguardo che ad essere sincera.
Mi procurava paura.
«Tu. Non. Ci. Vai.» parlò chiaramente.
«Andiamo. Stai scherzando, se ti preoccupi puoi stare tranquillo, so badare a me stessa e poi c'è Annalisa con me poi-»
«Forse tu non hai capito io sto parlando seriamente Sandie! Tu in quella cazzo di discoteca non ci vai! Chiaro?!»
Rimasi scioccata.
Realizzai che faceva sul serio.
Avevo davanti a me un'altra persona.
Non avevo davanti l'uomo di cui mi ero innamorata.
No, stavolta no.
«Stai dando i numeri? Sei forse impazzito Antonio? Non puoi impormi di andare lì! Ci vado che ti piaccia o no!» risposi a tono.
«Ah! Quindi dovrò stare qui come un cretino ad aspettarti mentre ti scopi altri ragazzi!?» a quella domanda rimasi senza parole.
Come poteva pensare ad una cosa del genere?
«Ti sei fumato il cervello!? Ti sembro la persona che faccia cose del genere!? Se è così allora non mi conosci affatto Antonio! Cosa cazzo ti passa per la testa!?» gli urlai infuriata.
«Non alzare il tono della voce con me!» urlò poi.
«Io non sono una bambina! Sono una donna adulta e ti parlo come cazzo voglio!» e poi boom.
La sua mano congiunge in pieno la mia guancia.
Uno schiaffo.
Uno schiaffo in piena guancia.
Si.
Esatto.
Mi aveva dato uno schiaffo.
La guancia pulsava di dolore fino a divertarne rossissima.
Aveva la mano pesante.
Mi toccai la guancia e gemei dal dolore.
Ero totalmente immobile e presa dallo shock.
Perché?
In quel momento sentii un brivido percorrere dietro alla schiena.
Tremavo.
Avevo paura.
Capii che era tutto fuori controllo.
Lui, era fuori controllo.
Lo guardai sorpresa, con gli occhi spalancati dal gesto.
E poi quella rabbia che vidi prima nei suoi occhi, svanì.
I suoi occhi si addolcirono, ma non bastarono per perdonarlo.
«Sandie.» mi chiamò con dolcezza, ma io indietreggiai «Tesoro.» mi chiamò ancora.
Dovevo andare.
Dovevo farlo.
Scappai verso l'ingresso e sentii che mi seguiva con ferocia per fermarmi.
Mi fermo.
Dio!
«Scusami Sandie, perdonami, ero davvero arrabbiato.»
Questa è la tua giustificazione?
Mi staccai dalla sua presa.
Indietreggiai ancora verso l'ingresso
«Parliamone Sandie, di prego.» supplicò.
«Non c'è niente da chi parlare.» dissi con tono dispiaciuto, aprii la porta e me andai via fuggendo.
Lasciandolo li.
Da solo.
Ero in lacrime mentre tornavo a casa.
Non mi sarei mai aspettata da lui un gesto del genere.
Mai.
Tutto tranne uno schiaffo.
E mi domandai.
Perché lo ha fatto?
Perché davvero non voleva che non andassi in discoteca?
Perché era accecato dalla rabbia?
Non ci fu una risposta precisa.
Ma in quel momento seppi che era diventato pericoloso.
Avevo avuto troppa paura.
Tremavo ancora.
E dovevo calmarmi.
Tornai a casa verso ora di cena, intravidi Annalisa che stava cenando, mentre io posavo le chiavi di casa.
«Sandie sei tu?» domandò lei dalla cucina, non risposi, ero ancora troppo scioccata «Sandie?» mi chiamò di nuovo, mentre io mi sedei sul divano, la tv era ancora accesa, stava trasmettendo un programma di Mike Bongiorno, un noto giornalista italiano.
Sentii i passi di Annalisa arrivare verso di me, venendo poi vicino a me «Tesoro tutto be-» si bloccò vendendo la mia guancia ancora arrossata.
«Sandie! È stato lui vero?» scossi la testa.
Non so perché.
Ma avevo paura anche di parlare.
«Non mentirmi! È stato lui vero?» voltai lentamente il mio sguardo su di lei, e le lacrime scesero come oceani.
Mi abbracciò capendo che avevo bisogno di confronto, e piansi.
Piansi perché non era normale.
Dare uno schiaffo alla tua ragazza per cosa? Per una sciocchezza.
Mi sfogai, cacciando la mia rabbia e la mia tristezza.
Lei mi dette ascolto, stando attentissima ad ogni parola che dicevo.
Fino a che non mi disse mentre stavo parlando.
«Devi lasciarlo.» puntualizzò.
Mi sbiancai.
«Devi ascoltarmi, quell'uomo ti farà pezzi sia fisicamente che psicologicamente, ti prego, scappa via perché sei in tempo. Non ti renderà felice come tu pensi, e ne hai la prova!» disse con tono speranzoso.
Ma come potevo lasciarlo?
Io lo amavo.
Lo amavo e ci tenevo a lui.
Nonostante mi abbia dato uno schiaffo.
«Ma io lo amo An, come faccio a lasciarlo?» domandai con il cuore in gola.
«Sandie, ti prego, sei una ragazza super intelligente. Non mi deludere. Lui, non ti ama, ti usa solo per fare sesso, esclusivamente solo per quello. Tu non lo capisci perché sei innamorata e so quello che provi, l'ho provato anch'io. Ma ti prego Sandie. Fuggi da questa tortura, perché se non lo farai in tempo ti resterà una cicatrice che durerà per tutta la vita. Perciò, non vederlo più. Lascialo andare.» neanche le parole di Annalisa riuscirono a farmi svegliare.
Non volevo lasciarlo.
Volevo semplicemente far passare qualche giorno.
Aspettando che lui facesse il primo passo per chiedermi scusa.
Anche se ...
Non nascondo.
Che questa situazione non mi piaceva per niente.
Ma infondo per amore, si rischia tutto no?
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