[CAPITOLO 31]
Record One Studios
Hollywood, Los Angeles.
20 luglio 1991
Michael
Ero in bagno a lavarmi la faccia, ed erano due ore piene che non smettevo di lavorare per il disco.
Stava diventando sempre più difficile produrre l'album, e mi stavo totalmente stressando.
Dopo aver asciugato le mani e la faccia con vari fazzoletti di carta, l'occhio cadde sullo specchio.
Mi guardai allo specchio, e vedevo sempre i miei lati negativi.
Quanto sei brutto Michael.
Abbassai lo sguardo e mi strinsi i denti. "Sbiancato! Pazzo! Orrendo! Drogato!"
Mi coprii il viso cercando di cacciar via quelle voci, le voci dei tabloid.
Quei maledetti tabloid.
Mi succhiavano l'anima ogni giorno.
Quanto era difficile stare nell'occhio dei mass media ventiquattro ore al giorno.
Ogni giorno sparavano una notizia assurda, presa proprio dall'immaginazione delle persone.
Perché mi fanno questo? Così mi distruggeranno.
Ma non avevano capito che io ero già distrutto di mio.
«Michael, Michael.» sentii una voce, una voce femminile che mi chiamava.
Dannazione, chi è chi mi chiama?
Mi girai, e spalancai gli occhi.
«Sandie ...» lei era lì, di fronte a me, con il suo sorriso bello e luminoso.
Con quegli occhi verdi che rapivano il cuore.
«Io sono sempre qui, fatti coraggio, non mollare, tu sei forte.» chiusi gli occhi ed era spararita.
Ridacchiai nervosamente.
«Maledizione, ora sto diventando anche pazzo?» domandai tra me e me.
Ero così ridicolo.
Da quando Sandie partì, nel giro di pochi giorni mi sentivo così strano.
Non stavo capendo più niente con i miei sentimenti.
Tutta colpa di quel bacio.
Di quel dannato bacio.
Ma cazzo, era così bello.
Perché io desideravo poter sfiorare quelle meravigliose labbra.
E avrei dato qualsiasi cosa pur di averle appoggiate sulle mie.
Ma in quel momento ero così confuso, che maledizione. Mi veniva voglia di rovesciare a terra ogni cosa che avevo intorno a me.
Io odiavo la confusione.
E questo mi faceva arrabbiare di troppo.
E quella ragazza dagli occhi teneri e dolci, non svaniva mai dalla mia mente.
Uscii dal bagno e decisi di chiamare una sola persona.
Brooke.
Presi il telefono, composi il suo numero, e qualche squillo rispose.
«Pronto?»
«Brooke, sono io.» bottai.
«Oh Mike, come stai?» sospirai.
Cerca di controllare il tuo nervosismo.
«Sto bene, senti, dopo che ho finito di registrare ti va di vederci per una cena? Vengo io a prenderti.»
«Certo, per fortuna che ho annullato l'appuntamento con Peter.» incarnai uno sopracciglio.
«Chi è Peter?» domandai freddo.
«È un amico, ci conosciamo dal liceo, ed è un ragazzo d'oro. Secondo me ti piacerà se lo conoscerai.»
Ah si?
La mia mano si racchiude in un pugno potente, si, ero geloso, geloso delle persone che amavo per paura di perderle. La gelosia, purtroppo, era nel mio carattere. Ma quando ero nervoso di mio, dovevano solo starmi lontano.
«Vedremo, ora devo andare, vengo alle 8 fuori casa tua. Sii puntuale.» le raccomandai e staccai il telefono.
In questi giorni ero diventato nervoso, sempre arrabbiato, con il morale giù.
E mi domandavo cosa mi stesse succedendo.
Forse, sarà perché mi manca Sandie.
Appena pensai a lei, subito la mia mente proiettò quella ragazza così dolci e delicata. E subito scossi la testa per scacciarla via dai miei pensieri.
Ho bisogno di distrarmi, non posso pensare a lei per tutto il tempo.
Black jeans and
A turtleneck sweater
I know the girl is fakin'
Cause I've seen her look better
She composition
She statistical fact
Got it ready for the willing
Got it kicking of the back
She's got the look
Wanna know better
She's got the look
She's driving me wild
She's got the look
Wanna know better
She's got the look
She's driving me wild
«Dannazione!» urlai buttando le cuffie per l'aria.
Ero distratto, completamente disìconcentrato. Ed ero così arrabbiato.
Così furioso.
Ero un perfezionista e non potevo sbagliare per delle stronzate.
La sua immagine non ne voleva sapere di andare via.
Sei ancora nella mia mente Sandie.
Vattene via cazzo!
Vattene!
«Michael, andiamo, hai sbagliato solo una strofa.» bottò Teddy dall'altra parte della sala.
«Col cazzo Teddy! Sto sbagliando ogni canzone tutto il giorno e questa cosa mi da letteralmente sui nervi!» urlai, all' improvviso impazzì letteralmente.
Preso dalla rabbia, buttai ogni oggetto che avevo qui intorno, compresi gli spartiti.
E ancora quell'immagine non voleva saperne di andare via.
Maledizione.
«DANNAZIONE! DANNAZIONE!» urlai dalla furia.
«Michael! Michael!» esclamò Bruce venendomi in soccorso ad abbracciarmi, e mi accarezzò la testa in segno di stare calmo «Sta tranquillo Mike ... è tutto ok, è tutto ok. Sta tranquillo.»
Come posso stare tranquillo? Quando mancano due mesi all'uscita dell'album?
E non riesco a stare concentrato perché ho una ragazza che mi ha rubato la mia lucidità?
Mi calmai piano piano.
Feci dei respiri profondi.
E mi calmai totalmente.
«Hai bisogno di una pausa Michael.» affermò Teddy venendo verso di me.
«Ha ragione, ti stai affaticando troppo, sei stressato, hai bisogno di un po' di pace.» scossi la testa.
«È fuori questione ragazzi, finché non avrò terminato l'album-»
«Michael, noi ci teniamo che tu stia bene, perciò, per la tua salute, è meglio che ora smettiamo di registrare. E poi è estate Michael.» interruppe Teddy.
Giusto, è estate.
Non ci avevo proprio fatto caso, e mi sentivo così egoista.
A volte il mio perferzionismo mi portava a lati molto negativi, come il mio egoismo, e nell'essere a volte cinico.
Così presi una decisione, quello di dare almeno due settimane di ferie per tutto lo staff, in modo tale che saremmo tornati a registrare più carichi di prima.
I ragazzi accettarono la mia richiesta e le ferie erano previste all'inizio del mese di agosto fino a metà mese.
Mi sentivo sollevato, e più calmo.
Anche se mi domandavo il motivo della mia reazione precedente.
Forse, era causata dalla mia confusione dei miei sentimenti.
Oppure perché, non riuscivo a smettere di pensare a Sandie.
«A proposito Michael, come sta Sandie? Ho saputo che è partita per l'erasmus.» affermò Bruce.
«È vero, per l'Italia se non mi ricordo male, come sta Michael?» sospirai tornando il nervoso.
«Non sento Sandie da quando è partita, avrà avuto molto da fare in questi giorni.»
Cinque giorni.
Erano passati cinque giorni da quando l'avevo stretta tra le mie braccia.
Da quando le raccomandai di fare attenzione.
Da quando lei mi baciò, con tutto l'amore che aveva nel suo corpo, facendomi sentire impotente.
E a causa di proprio quel bacio, che in quel momento non stavo capendo più niente.
Avevo la mente completamente annebbiata, e piena di confusione.
Forse, era meglio se Sandie continuasse la sua vita per conto suo, piuttosto che corrermi dietro come un cane.
Quanto glielo avrei proibito di farlo.
Ma come faccio a dire di no ad una persona angelica come lei?
Mi sarei sentito in colpa per tutta la vita.
Ma era meglio se in quel momento, non sentivo la voce di Sandie.
Ore 19.57 p.m
Ero davanti alla grande Villa di Brooke, da circa cinque minuti, e la stavo aspettando.
«Mr Jackson, al telefono c'è Sandie, vuole riceverla?» mi sbiancai.
Sandie.
Mi dispiace ...
«Dille che non ci sono, e che sono andato ad una cena.» annuì e riferii a Sandie quello che gli avevo chiesto.
Dimenticami per un po'.
Alle otto in punto, Brooke venne verso la mia macchina, la guardai dal finestrino ed era bellissima come sempre.
Un vestito rosso a canotta con uno scialle dello stesso colore del vestito rotolato sul suo collo, e una pochette bordo. Quanto era bella.
Sorrisi mentre veniva verso di me. Le aprii la portiera della macchina e la feci salire.
«Buonasera Miss.»
«Buonasera Mr.» ridacchiammo e ci sfiorammo le labbra con un bacio.
«Kylie.» lui annuì in segno di portarci al ristorante, guardai meglio Brooke, e i miei occhi erano a forma di cuore solo per lei.
Si, solo per lei.
«Sai, non credevo di avere una ragazza così tanto bella e ...» non finii la frase che le baciai il collo, era scoperta dalla parte di sopra del suo corpo, ed era divina, mentre baciavo la sua pelle morbida e profumosa della mia donna, la parte di sotto si faceva sentire.
Non ora.
Più tardi.
Si, più tardi passeremo una notte di fuoco.
«Dai Michael, smettila.» ridacchiò Brooke mentre la baciavo per il collo.
«E perchè mai dovrei smettere? Sei una droga Brooke, in questo momento vorrei essere il Conte Dracula, ma non per succhiarti il sangue, ma per assaggiare la tua meravigliosa pelle.» dissi continuando quello che stavo facendo,
mi prese il viso e mi fece affondare nelle sue labbra.
«Anche tu non scherzi, sei peggio della droga Michael.» ridacchiai.
«Beh, allora noi due siamo una droga perfetta.» sorrise accarezzandomi la guancia, per poi continuare a baciarci.
Ci coccolammo per tutto il tragitto, e mi sentivo molto meglio rispetto a quando ero in sala di registrazione.
Ero più allegro, e sereno.
Finalmente il Michael che ero era tornato.
Prima facevo veramente a fatica a riconoscermi con tutta quella rabbia che avevo in corpo.
Una volta arrivati e accomodati in ristorante, decidemmo di parlare un po' prima di ordinare le pietanze.
«Cosa mi racconti Michael? Come stai andando il disco?» sospirai a quella domanda.
«Beh, ultimamente sto riscontrando varie difficoltà, infatti in questo periodo sono un po' stressato. Per fortuna ho due settimane di vacanza per agosto, le ho date anche allo staff. E tu invece? Con i film?»
«Per ora ho preso una bella pausa, se ne parla l'anno prossimo con un film. Vorrei godermi l'estate, e divertirmi.»
«Fai bene, così tornerai sul set più carica di prima.» annuì e mi accarezzò la mano.
«Lo sai, mi sei mancato tanto Michael. Volevo tanto vederti in questo periodo, ma ho avuto molto da fare con vari appuntamenti e interviste.»
«Non preoccuparti, siamo stati impegnati entrambi ma ora eccoci qui.» sorrise.
«Sai Michael, Ecco io-»
«I signori possono ordinare?» interruppe il cameriere venendo verso il nostro tavolo, ed io presi il menu.
Lo lessi un momento mentre guardavo Brooke con l'cchio d'aquila che sceglieva cosa prendere.
«Direi di portare un antipasto a base di crudi, quindi ostriche, gamberi, eccetera. Poi come primo vorrei un piatto di aragosta alla catalana.»
«Anch'io.» disse poi Brooke.
«E come vino Signore?»
«Un vino bianco, possibilmente freddo.»
«Sarà fatto, grazie per l'ordine.»
«Grazie a lei.» dissi con tono educato e sentivo lo sguardo incantato di Brooke posare su di me. La cosa mi eccitava parecchio.
E dovevo controllarmi.
«Dunque, cosa mi dicevi?» domandai.
«Oh.» fece una pausa, e le guance si colorirono di rosa, sorrisi intenerito, ma non l'avevo mai vista imbarazzata. Era così adorabile.
Così le presi la mano e giocai con le sue dita.
«Amore mio.» lo sguardo di Brooke si fulminò sul mio all'instante dopo aver sentito quella parola.
I suoi occhi si luccicarono, e sorrise con un sorriso raggiante.
«Vedi Michael, io volevo dirtelo già da un po'.»
Forza, dillo.
Non avere paura.
Mai di me.
Mai.
Perciò, di quella parole che tanto sognavo che la dicessi.
«Ti amo.» il mio cuore batte come un tamburo e mi sentivo così emozionato, e finalmente potevo essere felice con la donna che amavo.
"O forse per te, Brooke è solo un infatuazione."
disse la voce della mi coscienza.
Sta zitta, tu che ne sai?
"Non mentire a te stesso Michael, tu vuoi Sandie, non Brooke."
Maledizione, vattene via! Io amo Brooke e sono felice con lei.
"Ma non quanto lo sei con Sandie."
Buttai la voce della mia coscienza e guardavo Brooke felice della sua dichiarazione.
Così mi alzai, andai verso di lei, le presi il viso e la baciai con amore e sopratutto passione.
Sentivo la sua lingua profumare di fragola accarezzare la mia.
Le nostre labbra danzare come un lento.
Mamma mia.
Poco dopo ci staccammo e vedemmo che la gente ci guardava intenerita con occhi sognanti, ma alcuni un po' scioccati.
«Che vergogna.» disse Brooke mettendo una mano sulla fronte.
Ridacchiai.
«Non c'è vergogna quando devi dimostrare l'amore.» le presi il mento con due dita per guardarla meglio «Anch'io ti amo Brooke, tu per me sei una rosa vivente, la rosa più bella che abbia visto nella mia vita.» sorrise
«Oh Michael.» le diedi un bacio a stampo con il sorriso, e ritornai al mio posto con il sorriso sulle labbra.
[...]
«Dio mio, non ho mai mangiato un aragosta così buona. E questo vino! IL VINO!» ridemmo come pazzi, avevamo bevuto almeno quattro bottiglie di vino bianco, e da poco avevamo finito di mangiare il dolce.
Eravamo ubriachissimi, sembravano due ragazzini in discoteca.
«Michael, vamos da qui, voglio tornare a casa!» disse Brooke ridendo cacciando degli urletti.
«Hai ragione! CAMERIEREEEE! Il conto por favor!» la gente ci guardava come se fossimo matti.
Eh si, avevano alzato un po' il gomito quella sera con il vino.
Il cameriere facendo finta di niente, ci portò il conto.
Lo lessi appena e risi.
«Porca puttana, questo ristorante del cazzo si è preso 350$!!» dissi urlando continuando a ridere.
«Come come?»
«350$» ridevamo ancora. E tutto questo stava diventando troppo cringe.
Cacciai il portafoglio dalla giacca, e presi 350$ precisi.
«Ecco a voi questi bellissimi soldi, precisi e belli freschi!» dissi mettendo i soldi vicino al conto. Mi alzai e andai verso Brooke per alzarla, stava per barcollare, ma si aggrappò a me «Bella gente! È stato un piacere! Au revoir!»
«Non ho capito se parli francese o spagnolo.» annotò brooke ubriaca.
«Mio bellissimo fiore io ho il potere di stupire le persone.»
«L'hai fatto anche con me.» la baciai con poca delicatezza, il vino e l'alcol ci aveva preso in sopravvento.
Così andammo in macchina e Kylie ci accompagnò a casa di Brooke.
Volevo dormire da lei, e la mattina presto sarei dovuto tornare a Neverland per sbrigarmi su alcune faccende.
«Mr Jackson, allora la vado a prendere domani.» feci il segno con il pollice, in segno di okay.
«Sei un grande Kylie, ti adoro.»
«Già, e sei anche un gran figo!» disse poi Brooke.
«Non osare dirlo davanti a me!» dissi fingendomi geloso e ridemmo di nuovo.
Entrati in casa andammo in camera di Brooke, in cui mi buttò sul letto, mentre lei venne sopra di me.
«Ora ti scopo per bene.» disse mi spogliava.
«Ah si eh? Preparati piccola perchè io ti farò urlare.» ridacchiò eccitata dall'idea di farlo.
Così cambiai posizione, mi misi io sopra di lei e la spogliai, lei mi prendeva il viso e ci baciavamo con voglia e passione.
La passione stava crescendo.
Io volevo farlo.
Ma la mia mente era completamente sconnessa.
Cazzo, questa situazione è così calda.
Avevo il rossetto sparso per la bocca, oh si, e questo mi eccitava ancora di più.
Una volta nudi, volevamo unirci subito, senza esitazioni.
Appoggiai le mani sui suoi fianchi ed entrai dentro di lei.
Dio, quanto mi era mancata questa sensazione.
Gememmo insieme, ed io incominciai a muovermi con una velocità media.
Un piacere immenso scosse dentro il mio corpo.
Che era impossibile descriverlo con esatte parole.
E Dio mio.
Mi era mancato provare questo piacere.
E sentire Brooke gemere per me, andai totalmente in paradiso.
L'atmosfera era erotica.
Il momento era erotico.
Tutto era erotico.
E da ubriachi, il sesso era ancora più bello.
«Sto venendo! Michael!» risi mentre leccavo il suo fiore così delicato e caldo. Mentre la lunga della mia lingua accarezzava il clitoride.
E alla fine venne, fuoriuscendo un liquido bianco che io leccai per poi ingoiarlo.
Era dolce.
Mi sembrava di bere il latte alla vaniglia.
Brooke mi baciò, e sentivo la sua mano pugnare la mia intimità.
Cacciai un gemito tra i baci.
E incominciò a muovere la mano.
Oh mio Dio.
Prima lentamente e poi passando ad una velocità intermedia.
Cristo.
Sto impazzendo.
Sentivo di quando si fosse fatto duro, e di quando si fosse gonfiato.
E continuava.
Continuava a darmi piacere.
Ero ancora ubriaco, e godevo di più.
Fino a che finalmente, non raggiunsi l'orgasmo, e il mio sperma uscii verso la pancia di Brooke.
Cacciai dei sospiri e mi buttai sul lato del letto.
Brooke su pulì la pancia con un fazzoletto, e mi accarezzò il petto.
«È stato bellissimo vero?» annuii.
«È stato spettacolare.» sorrisi, vidi l'orario ed erano circa le tre del mattino.
Nonostante la sbronza, non volevo addormentarmi.
Non potevo.
Avevo alcune cose da fare e non avevo il tempo per dormire.
Pochi minuti dopo, Brooke collassò in un sonno profondo a causa della sbronza.
Sospirai, ma sentivo che mi stava scoppiando la testa.
Piano piano, l'effetto dell'alcol stava per finire. Mamma mia che dolore, mi sa niente vino bianco per almeno quattro mesi.
Appoggiai una mano sulla fronte e feci una smorfia di dolore, guardai Brooke ed era un angelo.
Era così dannatamente bella anche quando dormiva.
La mia dea.
La mia rosa.
Le accarezzai la guancia e le detti un bacio a stampo.
Buonanotte amore mio.
Appena spuntata l'alba mi alzai dal letto, guardai dal finestrino e Kylie era arrivato puntuale sotto casa di Brooke.
Mi preparai, mettendomi i vestiti con tanta fretta.
Ero pronto, lavai la bocca poiché era piena di rossetto. Ma prima di andarmene le lasciai un biglietto scrivendo:
È stata la notte più focosa della mia vita, sono stato da Dio, ma infondo, con te, sto sempre bene mia dolce rosa.
I love you so much
xx M
Uscii senza fare rumore e corsi verso la macchina per poi tornare a Neverland.
Durante il tragitto gemetti per tutto il tempo a causa del mal di testa.
Quel vino mi aveva dato a fumo il cervello.
«È il vino Mr Jackson?» ridacchiai imbarazzato.
«Si, ci sono dato dentro ieri, mi sa che non dovrò berlo per un po'.» sorrise e dieci minuti dopo arrivammo a Neverland.
Ringraziai Kylie con gentilezza e mi diressi verso la mia casa.
La mi amata Neverland.
In cui nell'aria profumava di estate.
E di spensieratezza nonostante non c'era nessuno.
Una volta dentro di casa mi buttai sul letto con la faccia affondata nel cuscino.
Ero distrutto.
Ma soddisfatto e contento.
Sopratutto di aver passato la notte con Brooke.
Di aver fatto l'amore con lei.
E non pensavo che da ubriachi.
Il sesso potesse essere ancora più piacevole.
Wow, Certo che ci sono dato dentro.
Ridacchiai al pensiero e chiusi gli occhi per un po'.
Ore 11:34 a.m
Ero nel mio ufficio a compilare alcune carte, stavo molto meglio rispetto a stamattina.
Il mal di testa era diminuito e la sbronza era completamente scomparsa.
Ero anche di buon umore.
Fino a che la mia governante, Candice, non mi chiamò.
«Pronto?» domandai.
«Mr Jackson, c'è sotto un certo Ethan Johns.»
Ethan?
Come mai è venuto qui?
«Va bene, avvisalo che sto arrivando, vengo subito.» attaccai, mi spruzzai un po' di profumo e corsi da lui.
E lo vidi. Il migliore amico di Sandie.
Completamente dimagrito, e con il viso arrossito con gli occhi gonfi e rossi.
«Mr Jackson, come sta?» mi domandò con tanta gentilezza, mi avvicinai a lui.
«Ethan, dovrei chiederlo a te, che ti è successo ragazzo?» lui mi abbracciò, cominciando a piangere.
«Mr Jackson! È così brutto essere rifiutati dalla propria famiglia!» capii tutto.
Sandie mi raccontò della sua bisessualità, e dei suoi genitori completamente severi e senza affetto, forse si era messo con un ragazzo, e con la quale, i genitori non accettavano la relazione.
Che famiglia ignorante.
«Sshh ... sono qui Ethan, ora spiegami che cosa è successo.» lo feci sedere sul divano.
«Aiutami Michael, io sento che mi sto spezzando in mille pezzi. Sento che sto per morire Michael!»
«No no no! Non devi dire una cosa del genere!» esitai alzando un po' la voce.
«Io non c'è la faccio più, anche se sto con un ragazzo che mi ama alla follia, nella quale sarebbe disposto a repertare la sua vita per me. Nonostante l'amore, io ... io non riesco ad essere sereno. E mi sto drogando di farmaci, mi sto drogando con le pillole, con i calmanti, con tutto ciò che è farmaco! Io di questo passo finirò per morire Michael, anche se ... se io morirei, a nessuno della mia famiglia importerebbe.» spalancai gli occhi dalle sue parole, così misi la mano sulle spalle e lo guardai seriamente.
«Ora ascoltami attentamente ragazzo, hai di fronte un uomo che ha i tuoi stessi problemi. E te lo confesso con il cuore a pezzi. Anche io faccio uso abbondati di medicinali, di tutti i tipi. Ma perché c'è tutto una storia dietro.
Ma lasciando stare questo aspetto, te lo dico francamente. Fottiti, vivi la tua vita con l'amore della tua vita, scappa. Scappa da questa tua infelicità. E ci sono modi e modi per farlo. Ma ti prego, ti prego Ethan. Non sfogare questa tua infelicità con i farmaci. Ripeto, c'è il sottoscritto che li prende a quantità industriale piuttosto che prenderli nella giusta dose. Ti prego Ethan. So che è difficile, ma non puoi far soffrire con la tua morte le persone a te più care.
Oltre il tuo ragazzo, c'è Sandie. Non ci hai pensato a lei? Che è l'unica persona che ti pio capire e farti star bene? So che è assurdo quello che ti dico, ma anche i tuoi genitori soffrirebbero a morte. Sai perché? Perché crei dei dolori: al tuo amore, ai tuoi amici , ai genitori e infine a te stesso. Capisci dove voglio arrivare?» annuì
E mi sentivo in dovere di salvare questo ragazzo.
Era giovane e non meritava tutta questa infelicità ingiusta per colpa dei genitori completamente anaffettivi e cinici.
Anche se ... avevo un bruttissimo presentimento per lui.
«Ora dimmi una cosa Ethan, che farmaci prendi?» ci fu un momento di silenzio, fino a che non prese un bel respiro nominando i seguenti farmaci.
«Xanax, fentalyn e il serosan.» I primi due che aveva citato li usavo anch'io.
Erano i farmaci che usavo quotidianamente.
E non volevo immaginare questo ragazzo che prendeva venti pillole al posto magari di tre o cinque.
«Sono farmaci molto potenti, i primi due li uso anch'io. Perciò, smettila sul serio, oppure prendili ma con la quantità che ti ha prescritto il medico.» sospirò «Ethan, tu devi vivere.» bottai.
«E per cosa?» lo guardai dritto negli occhi, e percepivo chiaramente di quanta infelicità ci sia nei suoi occhi.
Non avevo mai visto un ragazzo così giovane e così infelice a causa della sua famiglia.
A volte i genitori, non si rendono che a volte, con il loro orgoglio e strafottenza, uccidono i figli.
«Per conquistare la tua libertà. Perché senza la libertà non si può vivere. L'uomo è stato creato appositamente per questo. Per essere libero, e soprattuto per essere amato.
Tu sei amato dai tuoi amici, dal tuo ragazzo, ma non dalla tua famiglia e questo di far star male. E di questo, ti posso ben capire. Perché anche io per un periodo di tempo, ho pensato di non essere amato dalla mia famiglia. Solo perché mi consideravano una macchina da soldi. Ma poi con il tempo ho capito che non è così. Cioè, ecco-» non era vero, c'era ancora mio padre e alcuni dei miei fratelli, che mi chiedevano soldi per i loro debiti.
Io li davo, e scomparivano.
Ritornavano solamente quando avevano bisogno di nuovo dei soldi.
E questo mi faceva star male.
Ma come potevo non aiutare la mia famiglia?
«Io mi domando perché le persone ti dipingono come un mostro ... tu sei, tu sei un dono di Dio Michael.» arrossii ridacchiando «Sono serio Michael, ed io devo ringraziare Dio per te, adesso capisco perché Sandie è così innamorata di te. Perché sei unico, e speciale nel tuo genere.»
Sandie.
Dolce stellina mia.
Chissà cosa starà facendo in questo momento ...
«Ti prometto di migliorare, e di reagire con più determinazione.»
«Bravo ragazzo, così mi piaci!» sorrise
«Ti ringrazio, Michael.» lo abbracciai dandogli qualche pacca sulla schiena.
«Non mi devi ringraziare, quando vuoi, non esitare a venire qui. Io sarò sempre pronto ad accoglierti e sopratutto ad aiutarti. Non dimenticarlo mai.» annuì e scompigliai i suoi capelli «A proposito Ethan, sai come sta Sandie? Non l'ho potuta chiamare perché ero troppo indaffarato con il lavoro.»
Ma quanto sei bugiardo da 1 a 18373920293929292!?
«Sta bene, ha conosciuto la sua coinquilina e hanno fatto amicizia. Sta adorando Milano, si sta divertendo. Insomma, sta bene.»
Cacciai un sospiro di sollievo.
Sta bene.
È felice.
Menomale.
Sono così contento per lei.
Se lo merita.
«Ma a quanto pare Sandie si è incantata di un suo professore. Se non mi sbaglio sta sulla soglia dei 40 anni, e me ne parla come se fosse perdutamente innamorata. Sai, il fatto che si stanno vedendo oltre le lezioni, eccetera. Non l'avevo mai sentita così eccitata, sembrava che fosse ritornata quando aveva 14 anni. Non lo so Michael, ma questo tipo non mi convince. È più grande di lei, e non la ci vedo proprio insieme a lui. Ho paura Michael, che le possa succedere qualcosa di brutto. Oppure che la faccia star male.» per un attimo pensai di avere le orecchie difettate, ma invece no.
Abbassai lo sguardo, La rabbia iniziò a scorrere tra le mie bene, divenendone gonfie.
Strinsi i denti, e le mani si chiusero in pugni.
E tornò la sua immagina.
La ragazza innocente e dolce di cui provavo un grande affetto.
«Michael, ti senti bene?» domandò Ethan preoccupato.
«Scusami, vado un attimo in bagno, torno subito.» mi alzai e mi diressi verso il bagno.
Appoggiai le mani sopra al lavandino e tenevo sempre lo sguardo abbassato.
Immaginavo Sandie, con questo uomo, da soli, a ridere, a sorridere, a baciarsi e ...
Cacciai un urlo di rabbia, facendo poi rovesciare gli oggetti che avevo intorno per terra.
Ero a pezzi.
Cominciai a piangere.
Mi guardai allo specchio.
E avevo un visto così triste nei confronti della mia stellina.
La tristezza cresceva.
La paura cresceva.
Sandie, stellina mia.
Cosa stai combinando?
A che gioco stai giocando?
Sei forse per caso impazzita?
O forse vuoi fare impazzire me?
Bene, ci stai riuscendo.
Con ottimi risultati.
E forse, è quello che mi merito.
Ma volevo sapere di più che era quel tipo.
Chi era?
Ma sopratutto.
Cosa voleva da Sandie?
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