[CAPITOLO 27]
Beverly Hills, Los Angeles
15 giugno 1991
Sandie
Ero alla biblioteca dell'Università a fare alcune ricerche, in particolare sull'organo del cuore e le corrispettive malattie.
Anche se non ero ancora laureata, me la cavavo a curare le persone, sopratutto i bambini.
Volevo cercare la malattia specifica che aveva Cloe, ma sfogliando il grande libro appoggiato sul tavolo di legno, non riuscivo a trovare niente che mi faceva convincere.
Perché stavo cercando? Per salvare quella bambina.
Salvare quella creatura dagli occhi verdi innocenti, e non volevo permettere che morisse in un eta così minima come la sua.
E mentre stavo cercando, all'improvviso la proprietaria della biblioteca mi avvisò che il rettore mi voleva vedere.
Mi sbiancai.
Pensai subito che fosse successo qualcosa.
Oppure che avevo combinato un guaio nella quale non me ne fossi accorta.
Annuii, lasciai quello che stavo facendo per poi andare verso l'ufficio del rettore.
Mentre le ginocchia sollevavano per appoggiare i piedi a uno, due, e tre scalini, il mio cuore batteva forte per la forte ansia.
Dio mio, spero non sia nulla di grave.
Anche se benomale il rettore era un uomo che mi stimava da cima a fondo, per la mia forza di volontà, per la mia determinazione, e sopratutto per il mio modo di divulgare.
Finite le scale arrivai di fronte alla porta del suo ufficio, era incollata una targa dorata con su scritto con un carattere elegante il legno "Mr R. Gibson" era quello il suo cognome, la R stava per Roman.
Roman Gibson.
Un uomo di una cultura mai vista.
Meglio di qualsiasi storiografo.
Lo ammiravo per la sua intelligenza.
Anche per il suo modo di essere gentile.
Feci un bel respiro e bussai alla porta.
Sentii un lieve "avanti" ed entrai.
Varcata la porta, vidi il rettore davanti a me, seduto su una poltrona di pelle, con una scrivania di legno pregiato, in cui aveva intorno tanti libri, un portapenne d'acciaio contenente tante penne e documenti davanti a quest'ultimo.
Stava scrivendo, ma appena alzò lo sguardo su di me, sorrise.
«Miss Vrachnos.» mormorò con tono felice.
«Signor Rettore.» dissi dandogli la mano, ricambiando poi il gesto.
«Sono felice di vederla, prego, si accomodi pure.» mi accomodai su una sedia comoda. Anch'essa di pelle,
Dio, sono meglio queste che quelle che stanno in aula.
«Mi dica, posso sapere il motivo della sua convocazione?» dissi congiungendo le mani.
«Oh beh, sono qui per darle una meravigliosa notizia che la riguarda nel suo percorso di studi.» vidi il signor Gibson aprire un cassetto al loro della scrivania, cacciando una bustina bianca, per poi porgendomela.
«La lègga ad alta voce Vrachnos.» la presi ed io perplessa guardai la scrittura.
Per la signorina Vrachson.
Aprii la busta, e vidi una comunicazione, così iniziai a leggere ad alta voce.
«Gentile Miss Vrachson, data per la sua massima media agli esami, è stata premiata con un Erasmus presso all'ospedale San Raffaele di Milano.
La quale potrà liberamente ampliare il suo percorso presso una laurea graduale.
La partenza è il giorno 15 luglio ore 9.35 a.m.
la prego di facci sapere tramite il seguente numero di telefono per la conferma della partenza. » avevo la voce e le mani che mi tremavano.
Erasmus.
Milano.
Presso uno degli ospedali più adeguati d'Italia.
Non ci potevo credere ai miei occhi.
Il rettore aveva uno sguardo quasi orgoglioso nei miei confronti.
Ma io ero rimasta sbalordita.
Avevo sempre desiderato un Erasmus.
E mai mi sarei aspetta una meta così bella come l'Italia.
«Congratulazioni, come vede è una notizia meravigliosa.» era vero, lo era, ma c'era un problema.
I miei amici, la mia famiglia, e Cloe.
Nonostante mi fossi allontana dalla mia famiglia insieme a mia sorella per gli studi, sentivo dentro di me, di non riuscire a sopportare la nostalgia delle persone a me più care, in particolare Michael «Non mi sembra molto felice.» annotò il rettore, e cacciai subito un sorriso tramite i miei occhi luccicosi.
«No, è che ... sono molto colpita da questa bellissima notizia.» ridacchiò.
«In tutta onestà me lo sarei aspettato date le sue capacità con lo studio. Come sa un Erasmus può durare massimo sei mesi, decidere poi lei se rimanere o no. Il suo appartamento è già stato collocato presso il centro di milano, per arrivare al San Raffaele Hospital dovrà prendere i mezzi, come la metropolitana.
È un'occasione unica Miss Vrachnos, ogni studente desidererebbe un esperienza del genere, in particolare in Italia, dove approfondirà meglio il suo percorso di studi. Non sarebbe così tanto stupida da rifiutare vero?»
Rifiutare.
Sarei stata capace di rifiutare un'occasione del genere?
Il mio sogno di una vita?
Di cui avevo faticato tanto per arrivare?
Non lo sapevo.
Ma c'era qualcosa in me che mi bloccava, quasi come un braccio che mi stringeva il polso, gridando "Non partire, c'è della gente che ha bisogno di te!"
Ethan, Cloe, mia sorella, mio padre e Michael.
Sei mesi lontani da loro.
Al pensiero volevo scoppiare a piangere.
Ma c'era del positivo in quella esperienza, scoprire tante cose.
Forse mi sarebbe stato utile per fare delle ricerche sul cuore insieme alle sue malattie, così potevo scoprire se ci fosse stato un modo per curare determinate malattie cardiovascolari in particolare quella di Cloe, che ancora non avevo scoperto niente.
«No, certo che no.» dissi con il cuore in gola.
«Quindi accetta?» annuii.
«Si, accetto.» sorrise.
«Molto bene, congratulazioni Miss Vrachnos.» sorrisi, e mi alzai dalla sedia.
«Grazie mille Mr Gibson.» dissi andando verso la porta.
«Sandie.» mi bloccai.
Mi ha chiamato per nome.
«Sono molto fiero di te.» voltai lo sguardo verso di lui cacciando un raggiante sorriso.
«La ringrazio.» e uscii, andando verso le scale, misi una mano davanti alla bocca, realizzando finalmente tutto quello che era successo.
Scoppiai a piangere.
Si, ero felice.
Ma ero anche triste.
Il solo pensiero di allontanarmi dai miei amici, insieme all'uomo che amavo mi distruggeva.
Non stavo lontana per una settimana, per sei mesi ... sei mesi! Ed io avevo accettato.
Mi sentivo il cuore in gola, facevo fatica a respirare.
Non mi stavo sentendo bene così corsi subito in bagno.
Appoggiai la mano sopra al lavandino di pietra, guardai la lettera che avevo messo in tasca e lèssi di nuovo.
Mi tremarono di nuovo le mani.
Dannazione, calmati.
E non riuscivo a calmarmi.
Nonostante entrava in gioco il mio futuro, in quel momento, sentivo che al primo posto arriva prima l'amore verso il prossimo piuttosto che lo studio.
[...]
Alla fine delle lezioni tornai a casa verso il tardo pomeriggio, per fortuna mia sorella non c'era, posai la borsa e mi buttai sul divano.
Guardai il soffitto mentre la mia mente proiettava l'immagine di un Michael sorridente.
Amore mio.
Io in quel momento pensai che anche se stava con Brooke, non avesse bisogno di me.
Pregai in fondo che quella donna dalla bellezza ninfea lo amasse.
Michael meritava una donna capace di stargli affianco.
A volte poteva risultare difficile con il suo carattere, ma doveva essere capace di amarlo, di comprenderlo dino in fondo.
"Come te"
"Sta zitta!"
Maledizione.
La mia voce della coscienza aveva parlato ancora.
Ma la mia domanda era:
Sarei stata capace di dire a Michael di allontanarmi per sei mesi?
Ma allora perché mi veniva da piangere?
Quanto fa male l'amore
Fa così male.
Mi sento bruciare ogni parte del mio corpo.
Non ricordavo che l'amore portasse a questi effetti.
Ma poi se scavo in fondo nel mio cuore.
Sento una sensazione di benessere.
Come se quella persona fosse in grado di rilassarmi anche con un semplice sguardo.
Lui, era così.
Michael, era così.
Michael ... Michael ...
D'improvviso sentii una scossa piacevole nella mia femminilità.
"È successo mamma! Ho fatto l'amore con Brooke!"
Quanto avrei voluto essere al suo posto quel momento.
Ne sarei stata così tremendamente felice accogliere il fiore della purezza dell'uomo che amavo.
A sentire la sua voce così dolce e rassicurante, dicendo che andrà tutto bene.
Sentire il contatto delle sue labbra su ogni parte del mio corpo.
Sulle labbra, sul collo, sui miei seni, sul ventre, e scendendo fino a quello che era il mio di fiore della purezza.
Avrei voluto sentire le sue mani sui miei fianchi, quelle mani così belle dalle dita così meravigliose toccarmi dappertutto.
Sentire il calore del suo corpo su di me.
Le sue carezze così delicate.
Intuivo, che Michael fosse un principe a fare l'amore con una donna.
A spingere con una velocità intermedia, muovendo il bacino per raggiungere l'orgasmo.
Quanto avrei voluto provare questa sensazione.
Io intuivo che fare l'amore con Michael, sarebbe stato come una danza lenta in un posto fatato.
Il paradiso.
«Sandie.» aprii gli occhi e mi bloccai.
Era lui.
Di fronte a me.
In tutta la sua bellezza.
«M-Michael ...» borbottai incredula.
Sorrise avvicinando piano piano a me, mi prese il viso con cautela, come se avesse paura di farmi male. E mi baciò.
Mi sfiorò in un bacio a fior di labbra.
Quel contatto.
Quelle labbra.
Oh mio Dio.
Ricambiai.
Ricambiai con amore, tanto amore.
E mentre mi baciava sentivo la mano andare dentro alla mia maglia, accarezzando la pancia, fino a far uscire il mio seno sinistro dal reggiseno.
Era tutto così dolce, ed erotico.
Sospirai di piacere.
E cominciò a baciarmi il collo, mordendolo leggermente.
Gemei.
Mentre gli accarezzavo dolcemente i capelli.
«Sei così bella ... impazzisco per te.» sorrisi mordendo il labbro inferiore, mentre il lieve piacere mi avvolgeva.
«D-dillo ancora.» dissi.
«Lo direi all'infinito.» mormorò tra i baci «Impazzisco per te stellina.» cacciai un gemito.
E mentre la mano scendeva verso i pantalone sentii dire da lui, una parola che avrei voluto sentire per sempre.
«Ti amo.» spalancai gli occhi incredula, lui si fermò e ci guardammo intensamente negli occhi.
«C-cosa?» sorrise dandomi un bacio a stampo.
«Ti amo.» sorrisi commossa, e dopo qualche secondo lo presi a me, riprendendo a baciarci avvolti dall'amore e dalla passione.
Spero non sia un sogno.
Oh mio dio.
Fa' che non sia un sogno.
«Devi svegliarti.» lo guardai perplessa «Sandie? Sandie?» mi svegliai di soprassalto alzando il busto, mi guardai intorno e lui non c'era.
Non è possibile.
No ...
Era tutto un sogno.
Ci rimasi di sasso.
«Stai bene? Ti vedo pallida.» annotò nicole con tono preoccupato.
«Tranqulla, sto bene.»
«Sicura? Vuoi una tisana?» intervenne Cheyenne.
Alla fine quando tornai a casa da quella notte che passai da Michael, mia sorella spiegò che si era lasciata con William da due settimane.
Questo perché si era innamorata follemente di Cheyenne.
Cheyenne mi spiegò di quanto era innamorato di mia sorella, e quando seppe che era fidanzata cadde in un profondo stato di sconforto.
Mi corteggiava cercando di dimenticarla, ma non ci riuscì.
La loro attrazione verso l'uno per l'altro cedette, e si misero insieme.
Quando Nicole lo disse a mamma scoppiò la guerra, non voleva che si mettesse con lui.
Lo considerava troppo " piccolo" per lei, quando poi mia sorella era più grande semplicemente di un anno.
Quando papà venne a trasferirsi in America, a due isolati da casa nostra. Ci disse di quanto la mamma fosse cambiata.
«È diventata cattiva, e manipolatrice, perciò, state attente piccole mie. Non fatevi condizionare da vostra madre.» voleva che io e mia sorella fossimo solo sue e di nessun altro.
Il divorzio rese mamma una vera e propria arpia.
E quanto mi dispiaceva questo cambiamento, lei non era così. Era sempre stata molto protettiva nei nostri confronti, ma mai cosi possessiva.
E questo, mi faceva paura.
Ritornando al discorso di mia sorella e Cheyenne, fu uno shock vederli fare sesso di fronte a me.
Mia sorella era un amante del sesso, lo adorava.
Una volta mi constrinse a vedere un video porno con lei, per farmi capire come realmente si faceva.
Un. Grande. Trauma.
E poi io credo che fare l'amore sia molto bello, l'attrazione per il sesso opposto ci stava. Ma doveva esserci anche l'amore.
Io in quel momento, oltre ad amare Michael, provavo una forte attrazione fisica nei suoi confronti.
E fu così, che nacque la voglia di fare l'amore.
«Vi devo dire una cosa importante.» dissi schiacciando il tasto a destra del telecomando scorrendo tra i canali.
I due piccioncini si sedettero vicino a me con una faccia preoccupata.
«Hai scopato?» sgranai gli occhi guardandola e lei rise come una pazza.
Stupida.
Mentre Cheyenne non capiva niente.
«Aspetta amore, mi stai dicendo che tua sorella è vergine?» Nicole annuì ridendo.
Lui rimase scioccato, e in quel momento la rabbia bollì dentro di me.
Diedi uno schiaffo a mia sorella e mi alzai di scatto, mentre lei rimase scioccata dal gesto.
«Anche se è per scherzare, questo riguarda la mia intimità e non ti permetto di dire i fatti miei, sopratutto così delicati! Ma tanto a te che ne importa! Menomale che me ne vado sei mesi in Italia!» mia sorella rimase di sasso e me ne andai in camera mia sbattendo la porta.
«Scherza sempre sulla mia intimità! Ma non capisce che lo scherzo dura poco!» urlai e lanciai un cuscino per l'aria.
Scoppiai a piangere e mi stesi sul letto dando le spalle alla porta.
Stronza, deve sempre mettermi in imbarazzo non ne posso più!
Sentii la porta aprirsi ma io ero troppo impegnata a piangere.
Sapevo che era lei.
Lo sapevo per certo.
«Mi dispiace ... scusami, ho esagerato.» disse con tono dispiaciuto «Ma ... è vero che partirai?» smisi di piangere e mi girai verso di lei.
La guardai con le lacrime agli occhi mentre io annuii dando la conferma.
«Ho avuto un Erasmus, per via del massimo dei voti che ho avuto agli esami.» Cheyenne venne verso di me con passo veloce.
«Ho sentito bene!? Un Erasmus!? Cazzo Sandie è meraviglioso.» abbassai lo sguardo, perché in verità dentro al mio cuore non volevo partire. Non volevo lasciare la mia famiglia e i miei amici.
«Sandie ...» mi chiamò Cheyenne.
«Ho già confermato la partenza, partirò il mese prossimo.»
«E dove andrai di preciso?» domandò mia sorella.
«In Italia. A Milano.» precisai.
«Li c'è mio zio che è medico, lavora nel reparto neurologico, per caso il rettore ti ha detto il nome dell'ospedale?» annuii
«Ospedale San Raffaele.» sorrise.
«Lavora li, almeno c'è qualcuno che potrai conoscere. Dopo lo telefono e gli dico di te.» sorrise.
«Come sono contenta, sai, ho sempre pensato che tu sei una donna meravigliosa, con grande determinazione. E tu, sei un esempio da prendere.» sorrisi commossa e ci demmo un grande abbraccio di gruppo.
E più pensavo a questo fatto dell'erasmus, più il mio cuore diceva di restare
[...]
«Non l'hai ancora detto a Michael?» scossi la testa, ma mi bloccai un momento, poi guardai Cheyenne.
«Non ti preoccupare, non dirò nulla, neanche sotto tortura.»
Sa tutto.
Sa dell'amore che provo per lui.
Dio mio che imbarazzo.
Prima o poi doveva saperlo.
«No.» dissi bevendo un po' d'acqua.
«Dovresti dirlo.» commentò poi Cheyenne «E secondo me lui sarebbe molto felice per te.»
«Ha ragione, non farne una tragedia. Hai avuto una borsa di studio in Italia e sopratutto in uno degli ospedali più efficaci d'Italia.»
È vero.
Ma non voglio lasciarvi.
Vi voglio troppo bene per andare via
Non risposi, andai verso il telefono componendo il numero di Michael.
Aspettai, uno, due, tre squilli, e rispose una voce che conoscevo.
Kylie.
«Ciao Kylie, come stai?»
«Bene grazie, se volevi Michael ora è in sala di registrazione.» disse con il suo tono di ghiaccio.
«Oh ... beh, quando tornerà a Neverland?» domandai.
«Sul tardi, in questi giorni sta tornando verso almeno l'una di notte a casa.»
Accipicchia ...
«Non c'è problema, di a Michael che per l'una e mezza sarò da lui. Gli devo dire una cosa molto importante.» mormorai.
«D'accordo.» disse poi, lo salutai ma poi lui attaccò subito.
Non capirò mai quest'uomo.
Sembra che c'è l'abbia con me ...
«Allora? Che ti ha detto?» domandò Nicole attesa di una risposta.
«Ora è in sala di registrazione, ma stanotte andrò da lui.» annuì.
«Io però, se non vi dispiace, vado da Ethan a dirglielo.» dissi andando verso l'ingresso prendendo il giacchetta e la borsa.
«Facci sapere cosa dice.» annuii e me ne andai.
Durante la camminata pensai alla telefonata che diedi a mio padre della notizia.
Non lo avevo mai sentito così felice in tutta la mia vita.
«Con queste notizie così belle, da parte delle mie figlie, vale la pena di vivere. Sei il mio orgoglio.» quelle parole mi segnarono il cuore, dette con pieno di orgoglio e felicità.
Pregai a papà di non dire niente a mamma e lui ovviamente fu d'accordo.
Non volevo sentire mamma sui pericoli dell'Italia e delle sue paranoie. Non mi andava per niente.
Senza accorgenenre arrivai di fronte alla casa di Ethan.
Forza e coraggio Sandie, vai.
Bussai alla porta, e dopo qualche secondo Ethan aprì la porta trovandomi di fronte a lui.
«Stellina!» esclamò sorpreso.
«Hi babe.» ci abbracciamo.
«Che bello vederti, vieni; accomodati.»
«Vuoi un po' di biscotti?»
«No ti ringrazio Ethan, sono venuta qui per parlarti di una notizia importante.» sorrise e prese un pacchetto di biscotti e si sedè sul divano.
«Ti ascolto molto volentieri stellina.» disse prendendo un biscotto incominciando a mangiare.
Cacciai un bel respiro e dissi la frase.
«Il mese prossimo parto per l'Italia, ho avuto un Erasmus a Milano.» Ethan spalancò gli occhi, e smise di masticare. Dopo qualche secondo ingoio quello che stava mangiando, posò il pacco di biscotti sul tavolo e si alzò dal divano.
«Q-quanto resterai li?» sussurrò con voce tremante.
Lo sapevo.
«Sei mesi.» mi guardò con le lacrime agli occhi e mi prese avvolgendomi tra le sue braccia.
«Oh stellina, sono così felice per te. Te lo meriti, cazzo, te lo meriti davvero.» scoppiò a piangere.
«No ... Ethan ti prego, non piangere.» supplicai.
«Questi sei mesi saranno vuoti senza di te, ma lo meriti con tutto il cuore, io ti chiamerò e ti scriverò ogni giorno.» disse tra le lacrime.
«Oh Ethan, sta tranquillo, tanto dovrò tornare qui per Natale, anche per venire a trovare te, la mia famiglia e Michael ...» si asciugò le lacrime.
«Lui lo sa?» scossi la testa.
«Stanotte andrò da lui a dirglielo.» dissi «E ...» il senso di colpa mi colse di sorpresa e scoppiai a piangere.
«Ehi, stellina.» mormorò con tono dispiaciuto.
«Non voglio lasciarlo solo, ho paura ... ho paura che gli possa succedere qualcosa. Ci sono un sacco di persone intorno a lui che possono farlo soffrire, ed io solo ad immaginare una lacrima scorrere sul suo candido viso mi distrugge.»
Avrei voluto rinunciare.
Solamente e per lui.
Ma ormai avevo dato la conferma.
Non potevo tornare indietro:
«Sandie ... non ti avevo mai vista così innamorata di un ragazzo.» annotò
«Io lo amo, sacrificherei la mia vita pur di vederlo felice.» mi abbracciò, mentre io ero nella disperazione.
Tormentandosi di domande inerenti all'uomo di cui ero tanto innamorata.
Ero stata parecchi mesi senza di lui, e i risultati erano stati tragici.
Se gli fosse successo qualcosa, mi sarei sentita una fallita per tutta la vita.
[...]
Ore 01.21 a.m
Guidavo con le mani che tremavano, ed dopo qualche minuto arrivai al cancello dorato della residenza di quello che era Il Re del pop, oppure, semplicemente Michael.
Emanai un clacson e poco dopo il cancello si aprì dopo aver sentito un boato.
Entrai dentro, parcheggiai la macchina, ed uscii, vidi Michael di fronte alla mini bancarella delle caramelle, e corsi da lui.
«Stellina.» una scossa di benessere pervase il mio corpo dopo aver udito la sua voce.
«Michael.» ci scambiammo un bacio sulla guancia di entrambi.
Andammo verso il lago, e ci sedemmo sul verde, mentre io ero persa alla bellezza del lago di notte, illuminato dalle luci di Neverland.
«Ho saputo che dovevi parlarmi, dirmi?» domandò curioso.
Aprii la bocca per parlare la mi bloccai.
Dannazione.
Non ci riesco.
«Sandie?» mi chiamò «Non avere paura, avanti, è successo qualcosa di grave?»
È successo che devo stare lontana da te per sei mesi.
«Ecco ...» lui mi guardò per invitare di andare avanti, cacciai un bel respiro e proseguii «Stamattina ho avuto una notizia che riguarda un po' i miei studi. Ho ricevuto un Erasmus a Milano, in Italia, per essere più precisi all'ospedale San Raffaele, ed è uno degli ospedali più efficaci d'Italia. E ... starò lì per sei mesi.»
Ecco, l'ho detto.
Lo guardai e lui mi guardò con un sorriso raggiante.
«Mio Dio Sandie! Che notizia meravigliosa, sono così felice, te lo sei meritato con tutto il cuore.»
Ma io non voglio lasciarti ...
«Ehi ... Sandie, perché hai quello sguardo triste?» avevo gli occhi lucidi, ma dovevo controllarmi.
«Perché non voglio lasciare le persone che voglio bene, tra cui te.» dissi con tono triste, ma lui mi alzo lo sguardo con le dita.
«Io ti chiamerò tutti i giorni, e ti scriverò tante lettere, tanto tornerai ogni tanto no?» annuii.
«Quindi, stai tranquilla, non stai andando in guerra è un Erasmus.» sorrisi.
«Hai visto? Sono riuscita a farti sorridere!» esclamò felice ed io ridacchiai.
«Senti Michael, posso farti una domanda?»
«Tutto quello che vuoi.»
«Perché non mi racconti un po' in che ti sei laureato ?» sorrise.
«Oh beh, te lo dissi quanto ci conoscemmo, alla cena con Klein ricordi? Ebbi una laurea honoris causa in lettere umane, alla Fisk university. E poi ebbi il riconoscimento per la generosità e l'impegno costante nel sostenere finanzialemnre gli studenti dell'Università storicamente afro americano. Beh, io amavo studiare, ero un gran secchione. Mi davo parecchio da fare, ma c'era anche la passione per il sapere. Poi ho saputo che ancora oggi nonostante siano passati due anni, gli studenti di quella un'Università devono al mio nome è al mio sostegno la possibilità di proseguire il percorso formativo ad alti livelli. E di questo ne ero così felice, perciò, per farti capire. Devi essere orgogliosa di questa bellissima notizia.» rimasi incantata dal suo discorso, ma poi lo vidi abbassare lo sguardo.
«Cosa c'è Michael?» il suo sguardo era così malinconico, e mi guardò intensamente negli occhi.
«Niente, è che Io sono così fiero di te, da una parte mi dispiace stare lontano da te per sei mesi, ma dall'altra sono così felice per questa bellissima notizia.
Hai dimostrato a te stessa le tue capacità, e dovresti esserne fiera stellina.» sentire da a Michael il suo orgoglio nei miei confronti era una sensazione così soddisfacente.
Vorrei tu mi ripetessi ancora quanto tu sia fiero di me.
Ti prego.
D'inprovviso sentii una scarica di un bisogno di contatto.
Del suo contatto.
Volevo toccarlo, stringerlo a me ancora una volta.
Lo abbracciai e lui ricambiò avvolgendo le braccia intorno alla mia schiena.
Ma non volevo che fosse un abbraccio qualunque.
Facendolo apposta, con forza io mi sdraiai sull'erba trascinando anche lui.
Egli era sopra di me, ed io sotto di lui.
Si immobilizzò. Lo sentii teso.
«Sandie.»
«Ti prego.» implorai «Restiamo così, per un po'.» dissi stringendo forte a me.
E lui cacciò un sospiro, godendo il momento dall'atmosfera godibile.
Che tepore.
Che sta evadendo dentro il mio corpo.
È così piacevole.
Così bello.
L'erba è lievemente bagnata ma è così ... oh dio mio.
Vorrei che il tempo si fermasse in questo instante.
Restando in questa posizione per sempre.
Si, per sempre.
Amore mio.
Mi sto uccidendo.
Ancora.
Per te.
Fa male.
È un dolore insopportabile, ma allo stesso tempo gradevole.
E tu, sei il dolore più bello che abbia mai provato.
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