[CAPITOLO 14]
Ocean Way Studios e i Record One Studios
Hollywood, Los Angeles.
27 Giugno 1990
Michael
I have to find my peace cuz
No one seems to let me be
False prophets cry of doom
What are the possibilities
I told my brother
There'll be problems,
Times and tears for fears,
But we must live each day
Like it's the last
Go with it
Go with it
Jam
It ain't too much stuff
It ain't too much
It ain't too much for me
Jam
It ain't too much stuff
It ain't
Don't you
It ain't too much for me
Erano passati due giorni da quando incominciai a lavorare in sala di registrazione per il nuovo album, Dangerous.
Ero pronto a dare il meglio di me stesso, per farsi che questo album funzionasse meglio di quello precedente, e di quello ancora.
Ero un perfezionista in questo campo, volevo che le cose siano fatte nel modo giusto e corretto. Diciamo che era anche una cosa normale essere perfezionisti nel campo del lavoro. Lo sono sempre stato, e continuo ad esserlo.
«Teddy, leggermente più forte in questa parte, voglio che esploda. Voglio che in questo pezzo la gente balli.» dissi a Teddy Riley, il mio produttore, che era dall'altra parte della sala di registrazione che separava da un vetro.
Teddy era uno dei massimi esponenti nell'ambito del new jack swing e del rap, a quel tempo stava iniziando a diffondersi tra i quartieri delle grandi città. Mi colpirono molto i suoi arrangiamenti, così decisi di prenderlo con me per il mio album.
«Sarà fatto King.» rispose con il sorriso.
«Bene, allora ricominciamo.» feci il segno del pollice per ricominciare. Misi le cuffie e dopo qualche secondo parti la base del primo pezzo dell'album. Jam.
Schioccai le dita a tempo della canzone, senza smettere di fermarmi, cantavo a tutto ritmo, facendo anche qualche mossa.
Nation to nation
All the world
Must come together
Face the problems
That we see
Then maybe somehow we can
Work it out
I asked my neighbor
For a favor
She said later
What has come of
All the people
Have we lost love
Of what it's about
I have to find my peace cuz
No one seems to let me be
False prophets cry of doom
What are the possibilities
I told my brother
There'll be problems,
Times and tears for fears,
But we must live each day
Like it's the last
Chorus:
Go with it
Go with it
Jam
It ain't too much stuff
It ain't too much
It ain't too much for me
Jam
It ain't too much stuff
It ain't
Don't you
It ain't too much for me
A metà canzone tolsi le cuffie e Teddy premette il microfono dall'altra parte del vetro per comunicare.
«Michael prova sentire se va bene.» qualche minuto dopo partì la registrazione della canzone.
Mentre sentivo la canzone nascere facevo il beatbox immaginando il resto della canzone. Immaginando anche una parte rap nel bel mezzo di essa.
«Si, mi piace, non è male.» mormorai alla fine.
«La proviamo di nuovo?» domandò Ted ed io annuii.
«Però ora facciamo una pausa.» alzai la mano, e loro mi faccio ok con la mano.
Andai verso il mio staff e Kylie mi diede il succo di frutta all'arancia, lo ringraziai e ne bevvi un po'.
«Mr Jackson c'è una telefonata per lei.» avverti Kylie dietro di me, annuii andando verso il telefono prendendo la cornetta.
«Pronto?»
«Michael.» era la vice di Sandie, sorrisi.
«Ehi, stellina. Come stai?»
«Molto bene.»
Hai la voce stanca.
Stellina, non farmi preoccupare.
«Cosa fai di bello?» domandai curioso.
«Oh niente sto guidando.» sospirai infastidito.
«Stai guidando mentre parli al telefono?» doamndai con tono leggermente nervoso.
«Che c'è?» domandò lei ingenuamente.
Quando la adoro quando fa così.
«Non dovresti Sandie, e se ti capitasse un incidente?» chiesi preoccupato.
«Oh andiamo Michael, sono molto prudente quando guido, quindi sta tranquillo.» sospirai nervosamente.
«Io mi preoccupo per te.»
Si dannazione!
Perché non voglio che ti capiti niente di brutto.
«Lo so, ti ripeto. Sta tranquillo.» mi rassicurò.
Io mi fido di te stellina.
«E va bene, ma ora mi dici dove sei diretta?» domandai ridacchiando.
«A lavoro.» rispose.
«Oh bene, salutami Alnord da parte mia.»
«Ricambierà affettuosamente.»
«Oltre me come paziente c'è anche Elisabeth Taylor, un giorno te la farò conoscere. Secondo me impazzirà per te.» era vero, Liz adorava le persone come Sandie, ovvero delle signorine perbene, dolci, belle e colte.
Io e Liz avevamo un rapporto stupendo, quasi materno. Era una donna che avevo sempre ammirato e amato. E secondo me, se Sandie e Elisabeth si fossero conosciute, avrebbero avuto più di un semplice rapporto amichevole.
«Ah si? E perché? Cosa di avrei di speciale?» ridacchiai.
E me lo chiedi?
Sai la riposta stellina.
«Tutto Sandie, tu sei speciale in tutto.» mormorai dolcemente.
Tutti impazzirebbero per te.
Tutti ti amerebbero.
Come possono non adorare un angelo come te?
«Oh.» mormorò sorpresa.
«Perche sei sorpresa?» non mi rispose.
«Eh?» ridacchiai
«Sandie, sicure di stare bene? Ti sento non lo so ... strana, oppure sei stanca?» domandai preoccupato.
«Un pochino, ho dormito veramente poco in questi giorni. Sai ho dato gli esami in queste due settimane.» giustificò lei.
«E i risultati?»
«30 e lode.»
Non finirà mai di stupirmi.
«Meraviglioso, sono fiero di te. Congratulazioni stellina.» dissi con tono contento e pieno di orgoglio.
«Ti ringrazio, ora devo fare quelli di Luglio e forse sarò in vacanza. Forse.» ridemmo e sentii Teddy chiamarmi.
«Ora devo andare, salutami Klein, sta attenta mentre guidi. Ah, e quando torna a casa riposati.» le raccomandai.
«Si papà 2.0.» ridacchiai.
«Ciao stellina.»
«Ciao bimbo.» attaccai il telefono e andai verso il mio staff, lo trovai con degli sguardi furbi posati su di me.
«La tua nuova tipa?» domandò Teddy.
«Eh?» domandai ingenuamente.
«Andiamo non fare il finto tonto, chi è la tua nuova polastrella?» risi a crepapelle.
«Ma insomma ragazzi, è una mia amica.» spiegai.
«Di cui sei innamorato.» intervenne Bruce.
Bruce Swedien era uno dei miei produttori discografici nonché ingegnere del suono. Ci conoscevamo ai tempi di Thriller, ormai per lui ero come un figlio. Era un vero genio sul suo lavoro, e gli volevo un bene dell'anima.
«No, e solo un'amica.» puntualizzai.
«Ricorderò queste parole, anzi, ora le scrivo.» scherzò Bruce.
«Io sono innamorato di Brooke.» confessai con il cuore a mille.
«Brooke Shields?» domandò Bruce alzando uno sopracciglio.
«Si.» risposi.
«Ancora lei Michael?» domandò lui alzando gli occhi al cielo.
«Perchè ? Cosa c'è di male?»
«C'è di male che lei ...» parlò Bruce poi bloccandosi.
«Che lei?» Ripetei l'ultima parole incintando a continuare.
«Non è quella giusta per te.» avvertii un brivido lungo la schiena.
No, si sbagliano.
«Ah si?»
«Si Michael, anche se siete nel mondo dello spettacolo Brooke ha interessi diversi rispetto a te. Non è in grado di renderti felice come tu desideri.» ma come potevano prevedere queste cose?
«Sono d'accordo con te Bruce.» disse Teddy con accordo.
«Ma io la amo.» mormorai io con il cuore in gola.
«Okay, come vuoi. Ma poi non piangere quando lei ti spezzerà il cuore.»
Per favore basta.
Zitti!
«Basta ragazzi, per ora ne ho sentite abbastanza. Riprendiamo, forza! A lavoro!» battei le mani per riprendere il lavoro e andai attraverso dall'altra parte della sala.
Arrivai davanti al microfono, presi le cuffie aspettando la base della prossima canzone.
Il mio umore divenne triste e anche nervoso, e non potei fare a meno di pensare a quello che aveva detto Bruce.
"Brooke ha interessi diversi rispetto a te. Non è in grado di renderti felice come tu desideri."
No, si sbaglieranno di sicuro.
Io la amo.
Lei mi renderà felice.
Ed io so, che lei non mi spezzerà il cuore.
Ma ... sarà davvero così?
[...]
«Allunga un po' il suono.» Teddy obedì sentendo il suono allungato «Mhmm ... no, non mi convince.» lui annuì ma poi si girò per farmi una domanda.
«A proposito Michael, qual è l'altra canzone che hai portato e che tenevi tanto a registrarla?»
«Ah si, Heal the World.»
«Posso leggere le parole?» annuii, presi dalla tasca dei pantalatoni un gruppo di fogli e gli diedi a Ted.
«Certo, ecco a te.» lui sistemo bene gli occhiali da vista e lesse le parole.
«Mhm ... beh Michael, devo dire la verità ora sono curioso di come la vorresti arrangiare.»
«Ora vado al piano e ti faccio sentire come avevo pensato.» dissi andando verso il piano, lo aprii e ci appoggiai le dita sopra.
«Voglio che ci sia una bambina che dica le parole iniziali, dopo di che le voci di bambini spensierati. E poi comincio a cantare.» suonai la base della canzone e cantai.
There's a place in your heart
And I know that it is love
And this place it was brighter than tomorrow
And if you really try
You'll find there's no need to cry
In this place you'll feel there's no hurt or sorrow
There are ways to get there
If you care enough for the living
Make a little space
Make a better place
Heal the world
Make it a better place
For you and for me, and the entire human race
There are people dying
If you care enough for the living
Make a better place for you and for me
Dopo aver fatto una prova dall'altra parte del vetro vidi Kylie che si stava commuovendo. Sorrisi a quella scena, non l'avevo mai visto commosso, era un tipo molto cinico, ma con me era molto dolce e disponibile quando voleva. Poteva sembrare fatto di ghiaccio ma le emozioni le aveva eccome.
«Kylie, non mi dire che ti sei commosso?» dissi fingendomi sorpreso.
«Io commosso? Ma neanche per sogno.» ridacchiai.
Testa dura.
«Tu sembri un tipo di ghiaccio ma in realtà hai un cuore d'oro, sei un grande amico, e sopratutto un grande uomo. Non dimenticarlo mai questo Kyle.» fece un mezzo sorriso e mise una mano sulla mia spalla.
«Beh, devo confessare che questa canzone è molto toccante. Il vostro amore di guarire il mondo è così genuino che fa commuovere ogni persona che ascolta questa canzone. Quest'album sarà un grande successo Mr Jackson.» sorrisi, era da un po' che non sentivo queste cose da lui. Ultimante il nostro rapporto era un pochino in crisi, ma nonostante ciò lo volevo bene lo stesso, infondo non era soltanto la mia guarda del corpo, ma anche un amico. Un vero amico.
«Mi è mancato sentire la tua dolcezza Kylie.»mormorai con tono malinconico.
«Posso abbracciarla?» alzai uno sopracciglio.
«Abbracciarti? Solo se smetti di chiamarmi Mr Jackson e darmi del lei. Mica sono così vecchio? Ragazzi voi che ne dite?» dissi con tono scherzoso.
«Sei vecchio.» attaccò Bruce e lo staff cacciò una rigorosa risata.
«Ma ...» risero ancora ed io mi finsi di essermi offeso «Okay, vado a piangere in un angolo. Ma sappiate che troverò il modo di vendicarmi.» dissi puntando a loro il dito.
«Guai a te se porterai il Muscles!» esclamò Bruce con tono spaventato.
«Ma che hai contro di lui? È così carino il mio Muscles! E poi non è cattivo.»
«È un serpente, e a me fanno senso i serpenti caro Applehead.» feci un finto broncio mentre loro continuavano a ridere. Risi anch'io, mi piaceva un sacco scherzare e ridere con lo staff, mi dava la carica giusta per continuare il lavoro.
«Dai su continuamo a lavorare.» dissi battendo le mani e riprendemmo il lavoro.
[...]
Finimmo il terzo giorno di registrazione dopo quasi sette ore, eravamo stremati. E nei giorno successivo le ore sarebbero state infinite.
Stavo tranquillamente parlando con tono scherzoso con lo staff a tal punto che Kylie mi interruppe dicendo che c'era una telefonata per me molto urgente. Leggermente preoccupato andai in un angolo della sala dove c'era il telefono e risposi, era la voce di Nicole, la sorella di Sandie.
«Ehi Nicole, cara come stai?» non mi rispose subito ma sentii dei singhiozzi.
«Ehi, tutto okay? È successo qualcosa con tua sorella?» domandai preoccupato.
«M-Michael .... Sandie è in ospedale, ha avuto un incidente stradale.» per un momento sentii il mondo fermare per vari secondi, il gelo attraversare nelle mie vene, bloccando la circolazione del sangue.
Sandie, incidente.
Sandie, incidente.
Sandie, Sandie!
Stellina mia!
«C-cosa?» domandai incredulo con le lacrime scorrendo sul mio viso.
La mia stellina, la mia cara amica, aveva avuto un incidente stradale.
«Si, ora è a St. Joseph Hospital. È in convalescenza, ti chiama, susssurra il tuo nome. Ti prego Michael, ha bisogno di te.» non potevo rifiutare, lei era sempre stata nei miei momenti di difficoltà, restandomi vicino, ad accogliermi con amore, capirmi fino in fondo. Lei era sempre stata per me, e volevo che fosse fino alla fine dei miei giorni.
Se la perdevo, probabilmente sarei stato un uomo disperato.
«Per fortuna mi hai chiamato alla fine delle registrazioni, dieci minuti e sono all'ospedale.»
«D'accordo, ti aspetto al terzo piano, sala 3, stanza 312.»
«Perfetto, grazie mille Nic.» attaccai, salutando lo staff di fretta e furia. Sentivo i passi di Kylie dietro di me, seguendomi e si avvicinò a me.
«La signorina Vrachnos ha avuto un incidente Mr Jackson?» domandò interessato, probabilmente aveva sentito la conversazione.
«Si, e devo raggiungerla il prima possibile. È al St Joseph Hospital.» dissi con tono tono frettoloso mentre mi mettevo la giacca.
«D'accordo.» disse arrivando in macchina per poi entrare.
«Dio Santo spero non sia nulla di grave.» mormorai sotto voce super in agitazione e partimmo.
Durante il tragitto pregavo il Signore Onnipotente che Sandie non fosse in pericolo di vita. Non avrei potuto sopportare di perdere una persona come lei, una ragazza, un'amica speciale.
Era un angelo, ed io avevo bisogno di lei.
"Ti chiama e sussurra il tuo nome."
Aveva bisogno di me, e dovevo esserci, dovevo starle vicino. Era il momento di pagare il mio debito che avevo con lei.
Ti prego signore.
Ti prego.
Fa che Sandie stia bene, e che non abbia nulla di grave.
Fa che la mia stellina stia bene.
Stellina mia.
Resisti.
Sto arrivando piccolina.
Resisti.
Poco dopo arrivammo di fronte all'ingresso dell'ospedale e nel frattempo mi ero travestito in modo tale da non riconoscermi .
«Vengo con lei, Mr Jackson.» annuì uscendo dalla macchina e aspettai Kylie che trovava posto parcheggiando la macchina.
Io e Kylie corremmo verso l'ascensore e lui preme il tasto 3.
Terzo piano, sala 3, stanza 312
Eccomi Sandie, pochi instanti e sono da te.
Appena le porte del l'ascensore aprirono corsi nella sala 3, e con lo sguardo lievemente offuscato a causa del travestimento cercai la stanza 312.
«Michael.» sentii una giovane voce chiamare il mio nome. Mi girai ed era Nicole. Andai verso di lei e mi abbracciò.
«Grazie, grazie di essere venuto.» mormorò con la voce piena di speranza.
«Divevo venire. Come sta Sandie?»
Dio ti prego
«Pochi secondi fa è andato via il dottore. Ha sbattuto forte la testa, ma nulla di grave, le ha messo cinque punti suo braccio destro, mi ha detto che i paramedici l'hanno trovata con i pezzi di vetro attaccati al braccio.»
«Mio Dio.» mormorai scioccato.
«Ha detto che dobbiamo avere pazienza, potrà svegliarsi da un momento all'altro.»
«Ti prego Nic, posso entrare?» domandai con la voce rotta dal pianto, lei annuì e raccomandai a Kylie di aspettare fuori. Lui annuì.
Entrai e vidi una scena che mi fece gelare il sangue, che non volevo rivedere mai più nella mia vita.
La mia dolce stellina stesa sul lettino, con dei fili d'ossigeno che percorrevano sulle narici del naso. E il braccio destro completamente fasciato.
Mi avvicinai piano piano a lei, abbassai lievemente la schiena e le accarezzai la testa.
«Michael ... Michael ...» sussurrò.
«Sandie, stellina mia. Sono qui. Rispondimi ti prego.» supplicai con la voce rotta e scoppiai a piangere. «Perdonami, ma non riesco a vederla in questo stato.» non riuscivo a guardarla, soltanto a sussurrare il mio nome nello stato di convalescenza mi mandava fuso il cervello. Avrei dato la mia vita pur di salvarla.
«Tu sei un vero amico Michael.» la guardai «Tu ed Ethan, ci tenete davvero tanto per mia sorella e vi ringrazio per questo. Sandie purtroppo è stata sempre circondata da persona false durante il liceo, l'hanno sputtanata per invidia. Lei non se ne mai accorta, ma io si. Come? Dai loro sguardi. Di come si comportavano e di come le mentivano. Lei vuole semplicemente essere amata. E tu Michael, la stai rendendo felice con la tua bontà e la tua enorme lealtà. È fortunata ad averti come amico.» mi commossi alle sue parole, non sapevo nulla di tutto ciò, forse, proprio come aveva detto lei, non si rendeva conto di avere accanto persone false che le sparlano dietro, proprio come me. Era così innocente e ingenua.
«Ti ringrazio dal profondo del cuore Nicole, sei un tesoro. Ma ora dimmi, come è accaduto l'incidente?» volevo saperlo, e vidi Nicole stringere i pugni dalla rabbia.
«Mia sorella per quanto possa avere pregi ha un difetto che io non digerisco, è la sua testardaggine. Ha fatto l'incidente perché non stava bene, non aveva dormito per un mese a causa degli studi. E come se non bastasse, non ha toccato cibo. È successa una cosa del genere un mese fa, quando era all'università. Lei non capisce che il corpo ha bisogno di energie e riposo per affrontare lo studio. Non lo vuole capire dannazione. Ed ora guardala, è su un letto d'ospedale a causa della sua testardaggine ha rischiato la vita. Stupida! Sei una stupida Sandie!» ascoltai il racconto di nicole con aria interessata e guardai Sandie stringendole la mano.
Perché lo hai fatto?
Passarono tre ore e Sandie non era ancora svegliata, non mi ero staccato da lei nemmeno per un secondo. E continuava a sussurrava il mio nome durante la convalescenza.
Guardavo con la coda dell'occhio Nicole, era sempre più preoccupata e nervosa. Qualche ora fa aveva parlato con la madre, non era stata una telefonata piacevole. Per poco Nicole e la madre non si prendevano a parole. Cercai di calmarla ma era furiosa. Non l'avevo mai vista così arrabbiata e fuori di se, nonostante la conoscessi da poco.
Era seduta su una sedia di fianco a Sandie, di fronte a me. Io non smettevo di accarezzare la sua mano stesa sul lettino, quando poi ad un certo punto sentii le dita muovere leggermente.
«Nicole! Si sta svegliando!» la avvertii con tono allenato e lei corse subito da me.
«Michael ...» sussurrò ancora.
Sono qui stellina.
Svegliati.
Voglio vedere i tuoi bellissimi occhi.
Apri gli occhi.
Solo così potrò vedere che stai bene.
Ti prego Sandie
E finalmente li aprí con tutta la calma che le serviva. E si svegliò, avevo il cuore che pulsava dalla gioia. Ricominciai a piangere. Avevo avuto troppa paura di perderla.
«S-Sandie ...» dissi con la voce spezzata, lei mi guardò con aria interrogativa e poi sorrise.
«Ehi ... sei qui ...» sussurrò sollevò la mano e mi diede una dolce carezza sulla guancia asciugando le mie lacrime con le dita «N-non piangere ... sto bene bimbo.» mi rassicurò lei, ma io continuai a piangere.
Poi guardò Nicole e sorrise, lei cominciò a piangere. Perchè entrambi avevamo avuto il terrore di perderla per sempre.
[...]
Il sole tramontò e venne la sera, il cielo si dipinse di blu scuro con puntini luccicanti, chiamandosi stelle.
Ero ancora con lei, volevo rassicurami che fosse ripresa del tutto.
Arrivo un dottore, che ahimè, mi riconobbe. Gli supplicai di non dirlo a nessuno, ma aveva una faccia conosciuta, era il fratello di Klein, Logan.
Era un uomo molto alto, con i lineamenti del fratello, magro, capelli biondi cenere, occhi marroni, bocca sottile e naso a patata. Era un uomo molto affascinante.
«Allora signorina Vrachnos, come si sente?» domandò il dottore prendendo un quaderno e una penna.
«Un po' indolenzita.» rispose lei con la voce rotta e si schiarì la gola.
«È normale, ho parlato con sua sorella in privato e mi ha detto che è stata tre settimane senza mangiare e dormire. Di fatti è per questo che ha avuto questo incidente.» abbassò lo sguardo mortificata.
«Mi dispiace ...»
«È già capitato una cosa del genere signorina Vrachnos?» annuì
«Un mese fa, all'università. Svenni durante la ricreazione.» mormorò lei e nella sua voce sentii di quanto si sentisse in colpa. Io le strinsi la mano.
«Non mi resta altra scelta signorina, lei deve stare qui in ospedale almeno per una settimana. In modo tale da avere il tempo per riposare, e sopratutto mangiare. Solo così potrà riprendersi.» alzò lievemente lo sguardo.
«Va bene dottore.»
«Nicole ci pensi tu a lei?» disse Logan posando il suo sguardo su di lei.
«Certo dottore.» disse con tono deciso.
«Bene, Signorine Vrachnos, Mr Jackson. Vi auguro una buona serata. Si riposi signorina.» raccomandò il dottore e se ne andò via, restammo un po' in silenzio, senza fiatare, stringevo ancora la mano di Sandie e sentivo che tremava. La guardai preoccupato ma lei aveva lo sguardo abbassato.
«Tu sei una stupida! La persona più cocciuta che ci sia sulla faccia della terra! Hai idea di quanto eravamo in pensiero per te!? Sopratutto mamma e papà, tra meno di due ore saranno qui! Perché giustamente si sono spaventati a morte!» gridò Nicole con tono disperato.
«M-mi dispiace ...» mormorò stellina dispiaciuta e sentivo nella sua voce di quanto si sentisse in colpa.
«Un corno! E tu vorresti fare il medico!? Ma per favore.» fulminai il mio sguardo sulla sorella.
«Nicole, non esagerare.» dissi con tono serio.
«No Michael, sai perché? Perché anche se io sono più piccola di lei ho il diritto di farla stare bene, invece per colpa dello studio si è ridotta come uno zombie! Cazzo, io mi preoccupo per lei, è mia sorella! La mia roccia!» scoppiò a piangere, mi si spezzò il cuore.
«Mi dispiace tanto Adelfì, ti prego, non piangere. Ora sto bene, e guarirò.» le raccomandò Sandie guardando la sorella con gli occhi lucidi.
«No, non guarirai! Sai perché!? Perché tu lo rifarai di nuovo!» corse via dalla stanza lasciandoci da soli.
«Nicole!» esclamai per farla tornare indietro ma non tornò.
«Mi sento così in colpa ...» la guardai «Ha ragione, sono una stupida, ho fatto preoccupare lei e i miei genitori per colpa mia. Io ... io cerco solo di avverare i miei sogni, io ci credo tanto. E sarei pronta anche a morire pur di avverare il sogno di quando ero solo una bambina.» aveva la voce spezzata, e vidi le lacrime scorrere sul suo dolce viso.
«Sandie, stellina mia.» la guardai con il cuore spezzato, stava piangendo. Era la prima volta che la vedevo piangere.
«Ma io così sto rovinando tutto, per colpa mia.» scoppiò a piangere. Il suono che non volevo mai sentire. Quanto era brutto sentirla piangere, sentire la sua voce così gentile e delicata trasformarsi nel più della tristezza e del dolore. Mi faceva male il petto per lei.
«No, ti prego Sandie.» mormorai con tono dispiaciuto.
«Non voglio ...» continuò a piangere, a stento riuscivo a contenermi a non piangere anch'io.
«Stellina, ti supplico.»
Ti prego.
Di questo passo finirò per unire il tuo dolore con il mio.
«Non voglio fallire! Voglio uscire da questo percorso vincitrice e gridare per tutta l'America che c'è l'ho fatta! E che sono diventata una dottoressa!» esclamò disperata singhiozzando.
«Sandie.» le presi il viso «Guardami, guardami negli occhi.» obedì «Ora, cerca di calmarti.» annuì «Quando io feci Thriller, io volevo che quell'album diventasse come il più venduto della storia della musica. Ci sono riuscito, è vero, ho fatto sacrifici, è vero, sono diventato famoso, è vero. Ma quando si fanno i sacrifici, non bisogna mai superare il limite. Ci sta non dormire, oppure saltare i pasti, perché quel desiderio è forte da fare queste cose. Ripeto, ci sta. Ma mai tutti i giorni, mai, perché il corpo ha bisogno di energie per affrontare la giornata.
Sandie, devi renderti conto che si può arrivare in cima senza superare il limete.» le asciugai le lacrime e lei mi guardò con i suoi occhioni verdi che io amavo «Giura su Dio che mangerai, dormirai e che ti prenderai cura di te.» lei mi guardò e mi prese la mano.
«Te lo prometto, bimbo.» disse lei decisa.
«Ora giuralo.»
«Te lo giuro, bimbo.» ripeté, facendo il segno di giuramento con le dita.
«Molto bene.» sorrisi e le diedi un bacio sulla fronte.
«Michael.» mi chiamò.
«Si?»
«P-puoi abbracciarmi? Non riesco con questo braccio ingessato ...» sorrisi intenerito alla sua richiesta, vuole sembrare fuori una donna ma in realtà era così piccola da stare attenti, era fragile, come una bambola di porcellana. Forse, la bambola più bella della mia vita. E dovevo stare attento a non rompere nessun pezzo di essa.
«Non devi neanche chiedermelo.» mi avvicinai accogliendola in un abbraccio stando attento e non farle male, lei si rilassò, cacciò dei sospiri e sentii la sua guancia posare sulla mia spalla.
«Sei così buono, ti voglio tanto bene, e ... perdonami.» sussurrò, mi mossi per incontrare i suoi bellissimi occhi verdi.
«Non devi chiedermi perdono, a me basta che mi hai giurato di prenderti cura di te.»
«Lo farò, lo farò.»
«A me basta questo stellina mia, e comunque. Ti voglio bene anch'io, ma io di più.» e l'avrei voluta bene fino a che Dio non mi avesse chiamato per raggiungerlo.
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