𝚇𝚇𝙸𝙸.𝙸𝙸


















Per quanto tu voglia rimanere in superficie, esistono troppi modi per annegare.
Charles Bukowski









𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝚇𝚇𝙸𝙸
Parte II







«Non vuoi vedere un medico, sei sicuro?»

«Taehyung», dice Jeongguk infilandosi il cappotto, «è solo un graffio, davvero.»

Potrebbe sembrare infastidito, ma in realtà l'attenzione di Taehyung lo colpisce nel profondo ogni volta.

«Non– Gguk, è–» Taehyung aggrotta le sopracciglia, con le dita congelate nell'aria. «Aspetta, ti dispiace se ti chiamo Gguk? Non è che—»

«Per favore», lo interrompe Jeongguk, dolcemente. «Non smettere mai.»

Il cipiglio di Taehyung abbandona il suo volto, sostituito da uno sguardo dolce e da un leggero sorriso: la sensazione è ancora molto surreale.

«Come stavo dicendo, Gguk.» Le dita di Taehyung incontrano i capelli di Jeongguk, ravviandoli all'indietro per l'ennesima volta per guardare meglio la ferita. «È più di un graffio.»

«Sto bene», gli assicura lui. «Tanto non è che abbia il tempo di fissare un appuntamento dal dottore.»

«Idiota testardo», borbotta Taehyung, infilando una mano tra i capelli di Jeongguk. «Aspetta, ma come te la sei fatta?»

La sagoma.
Dannazione, si è dimenticato di quel piccolo dettaglio, concentrato com'era su Taehyung e— beh, su tutto ciò che lo riguarda.

«Come me la sono fatta?» ripete Jeongguk, pensando a cosa dire dopo. «Taehyung, ti ricordi cosa è successo?»

«Sono svenuto», risponde, «ne sono sicuro.» Alcool e stanchezza raramente sono una buona combinazione, è un dato di fatto. «Però prima credo di averti visto. Non saprei dirlo con certezza, a dire il vero.»

«Non ero io.»

Le sopracciglia di Taehyung sono di nuovo aggrottate, le sue mani cadono sulle spalle di Jeongguk.

«Non eri tu? Allora—»

«Ho visto la stessa sagoma», lo interrompe, «ma tu non mi hai visto. Ero dietro quella– quella persona.» Si morde l'interno della guancia, un dolore sordo gli trafigge la tempia come promemoria di ciò che è successo. «Ha iniziato a correre e io l'ho inseguita per un po', ma poi... uhm, è scomparsa. E mi ha colpito subito dopo, come puoi vedere.»

«Chi cazzo era?»

C'è rabbia negli occhi di Taehyung, adesso, ma Jeongguk sa che non è rivolta a lui— ancora una volta, è un miglioramento.

«Lo scopriremo», dice Jeongguk, mettendo le mani sulla vita di Taehyung. «A proposito, con questa camicia stai benissimo.»

Taehyung alza gli occhi al cielo. «Una camicia nera, che originalità.»

Jeongguk non può fare a meno di sorridere, almeno un po'.

«La mia camicia nera.»

Taehyung annuisce. «Non abituartici troppo, però.»

Ha già fallito a tal proposito, ma Taehyung non deve saperlo.

«Ancora non riesco a credere che ti piacciano le camicie colorate e a fantasia.»

Taehyung ridacchia. «Fa parte del mio fascino.»

«Già», ammette Jeongguk, con gli occhi persi in quelli di Taehyung, ed è così contento di averlo qui, anche se tutto questo sembra un momento fuori dal tempo, un'altra calma prima della tempesta. Lo terrorizza. «Saresti ancora più affascinante se ti mettessi il cappotto. Seokjin ci ucciderà.»

Taehyung inarca un sopracciglio. «Pensi davvero che in questi giorni abbia bisogno di un motivo per urlarci addosso?»

«Il tuo cappotto», insiste Jeongguk, reprimendo un altro sorriso. «Andiamo, lupacchiotto.»

«Ti odio.»

«Certo.»

Jeongguk non ci crede minimamente. Neanche un po'.

Taehyung inizia quella che per lui deve essere una gara di sguardi, ma Jeongguk si arrende dopo qualche secondo – a causa dell'intensità dello sguardo di Taehyung? No, mai –, avvicinandolo il più possibile per prendere il labbro inferiore di Taehyung tra i denti, tirandolo leggermente. Jeongguk si ritrae appena prima che Taehyung possa baciarlo.

«Il tuo cappotto», gli ricorda Jeongguk, ottenendo un gemito da Taehyung.

«Sei così fastidioso», borbotta il maggiore mentre fa un passo indietro per prendere il capo d'abbigliamento e indossarlo. «Soddisfatto?»

Jeongguk sorride. «Baciami e lo sarò.»

Taehyung sembra contento di obbedire.
Jeongguk non dovrebbe abituarsi ai baci di Taehyung, eppure...

Una cosa complicata.

I sentimenti sono una cosa complicata.

«Penso che ora possiamo andare.»

Taehyung annuisce e, un minuto dopo, sono entrambi fuori dall'appartamento. Raramente Jeongguk è stato così turbato e triste nel lasciare casa sua per ricongiungersi con Chicago. Gli è sembrata tutta un'utopia per qualche ora e adesso... beh, è tempo di tornare alla realtà, e non ne ha la minima voglia. È il pensiero più egoista che abbia avuto nelle ultime settimane, ma non può fare a meno di pensare a quello che è successo tra loro due.

Loro due.
Non sono nulla di concreto, ma Jeongguk sa cosa lo è, invece.

Quando esce, Jeongguk sente l'impulso di rientrare in casa, con lo stomaco contorto e le labbra contratte nervosamente. Non è da lui sentirsi così, ma si sentiva così tranquillo lassù, tra le sue spesse mura, stretto a Taehyung, con le narici piene del suo profumo, anche se la lavanda è stata momentaneamente sostituita da un tocco di menta. Si sentiva al sicuro e ora si rende conto di quanto si sia sentito vulnerabile ultimamente. Sa di non essere invincibile, sa che, nonostante il suo distintivo da detective, rimane un semplice essere umano, soggetto a ogni sorta di sentimenti ed emozioni, ma comunque...

È passato un po' di tempo dall'ultima volta che si è sentito così in pericolo.

Vorrebbe davvero tornare dentro, ma invece entrano entrambi nella Range Rover.

«Jeongguk? Guarda qui.»

Imitando Taehyung, si gira per dare un'occhiata attraverso il parabrezza posteriore e si acciglia quando vede un uomo con il volto semicoperto dal suo telefono.

«Pensi che...»

«Quello stronzo ci sta sicuramente filmando», lo interrompe Taehyung, pronto ad aprire la portiera, ma Jeongguk gli afferra il polso.

«Non farlo. Probabilmente non è niente.»

«Non ne sono così sicuro.»

Jeongguk non gli lascia il polso, non volendo che Taehyung prenda a pugni un ragazzo solo perché entrambi pensano che presumibilmente li stia registrando o fotografando.
Niente. Probabilmente non è niente.
Almeno questo è ciò che Jeongguk dice a se stesso per avviare il motore, reprimendo il suo desiderio di seguire la (pessima) idea di Taehyung.

Jeongguk lancia un'ultima occhiata al ragazzo attraverso lo specchietto retrovisore, la cui sagoma scompare mentre la Range Rover si immette nel traffico. Sente ancora un nodo nella pancia, ma Jeongguk lo tiene per sé. Alimentare le pulsioni omicide di Taehyung non sarebbe una cosa intelligente da fare, in questo momento.

Per una volta a Jeongguk non dispiacerebbe un gigantesco ingorgo, ma il traffico di Chicago sembra essere contro di lui oggi, più scorrevole che mai. Con suo grande disappunto, raggiungono in fretta la stazione ma, con sua grande sorpresa, Jeongguk deve parcheggiare più lontano del solito.

«Che cazzo è?» Taehyung geme mentre si slaccia la cintura di sicurezza, poi gira la testa verso Jeongguk. «Lo vedi anche tu, vero?»

Come potrebbe non vederli?

«Credo di aver colto l'idea.»

«L'idea?» ripete Taehyung, confuso e arrabbiato allo stesso tempo. «Non c'è–»

«Calmati e osserva.»

Taehyung sospira, frustrato per essere ancora barricato in macchina, ma riesce a rimanere abbastanza tranquillo da dedurre la stessa cosa di Jeongguk.

«Sadie», mormora, con gli occhi ancora puntati sulla folla. «Sono qui per Sadie.»

«Quasi tutti», conferma Jeongguk, mentre un brusio lontano raggiunge l'auto. «Sembra che ci siano anche dei giornalisti.»

«Niente di nuovo», brontola Taehyung, il cui ginocchio comincia a rimbalzare su e giù. «Ora abbiamo anche dei... dei fan, o quello che cazzo sono. L'ultima cosa di cui avevamo bisogno.»

«Infatti», concorda Jeongguk mentre si slaccia la cintura di sicurezza. «Stai calmo, ok? Dobbiamo solo camminare spediti verso la porta sul retro.»

«Ci vedranno comunque.»

«Ignorali, ok? Non è il momento di creare un altro scandalo.»

Taehyung inarca un sopracciglio, fissando Jeongguk. «Stai insinuando che sono sempre io quello che crea scandali?»

«Sto solo dicendo che hai la tendenza a metterti nei guai.»

Pare che anche Jeongguk stia pian piano acquisendo questo tratto caratteriale, se proprio deve essere sincero, ma Taehyung rimane il combinaguai per eccellenza tra loro due. È innegabile.

Taehyung assottiglia il suo sguardo ardente. «Sei il mio più grande problema, Jeongguk.»

Jeongguk non ne dubita nemmeno per un secondo, perché pensa lo stesso di Taehyung. Il guaio più grosso in cui si sia mai cacciato, ma anche il migliore.
Un gigantesco guaio destinato a spezzare il cuore che ha passato tanto tempo a proteggere. Che ironia. Jeongguk non ha mai pensato che la sua corazza potesse essere così fragile.

Ma non importa, per ora.

«Concentrati su di me, allora», dice Jeongguk aprendo la porta, con il vento freddo che gli scompiglia i capelli e il cielo bianco pronto a far cadere ancora più neve.

La piccola folla, che blocca per metà la strada, si accorge subito di loro. Il brusio si fa più forte e presto i loro nomi vengono pronunciati con più o meno animosità... soprattutto con più. Jeongguk scorge alcuni agenti che cercano di calmare le acque, cosa che sembra più difficile che mai ora che i detective sono in vista.

Jeongguk è un detective, certo, ma in questo momento si sente più come una famigerata rockstar. Non ha mai avuto paura di stare sotto i riflettori, ci è abituato fin dai tempi di New York, ma la cosa comincia a disturbarlo sempre di più, perché quei riflettori sono dannosi, destinati a trascinarlo verso il baratro, mentre un tempo fungevano per lo più da gradito bonus. Quei riflettori non sono qui per sigillare un'inchiesta che lui ha contribuito a risolvere, ma per metterlo sotto pressione fino al giorno in cui crollerà.

E non crollerà. Non gli è permesso.

Così cammina veloce ma non troppo, cercando di dimostrare a quelle persone che non sta scappando da loro, ma che è qui per fare il suo lavoro, non per rispondere a domande sciocche che non porteranno il caso da nessuna parte.
La porta sul retro è a pochi metri di distanza quando un gruppo di persone un po' troppo esuberanti si mette in mezzo. Prega sinceramente che Taehyung mantenga il sangue freddo, soprattutto dopo aver sentito la prima domanda.

«Come mai siete incapaci di fare il vostro lavoro?» sibila un ragazzo, incoraggiato da quelli che sono dalla sua parte.

Questa frase è sufficiente perché i suoi compagni si facciano coraggio e presto tutti inveiscano contro di loro.

«Probabilmente perché ci impedisci di farlo», rimprovera Taehyung, con un tono tagliente come quello dei suoi interlocutori. «Spostatevi.»

Per riflesso, Jeongguk lancia un'occhiata alla cintura di Taehyung per assicurarsi che non stia per fare qualcosa di stupido, ma poi si ricorda che ieri Taehyung ha dimenticato la pistola alla stazione, prima di tornare a casa e, dopo, di andare al cimitero.

«Dovreste tenere la città al sicuro!» squittisce una donna alle spalle di un altro uomo, prima di uscire allo scoperto. «Non lasciare che degli psicopatici uccidano la nostra gente!»

Taehyung è già sul punto di scattare, così Jeongguk riesce ad attirare l'attenzione su di lui, nascondendo in parte Taehyung con il suo corpo.

«Ci stiamo lavorando, signora», risponde, con il tono più fermo possibile. «So che tutti stanno attraversando un momento difficile, ma...»

«Non mi interessano i tuoi ma!» lo interrompe lei, incoraggiata da un paio di urla dietro di lei. «Non state facendo abbastanza!»

Se solo smettesse di gridare, la testa gli fa di nuovo un male cane. Non vedono che ci sta provando, per l'amor del cielo? Entrambi ci stanno provando con tutte le loro forze, sia Taehyung che lui, ma... no, non vedono niente. È buffo notare come, improvvisamente, tutte queste persone inizino a interessarsi al caso. È buffo notare come alla metà di loro probabilmente non importava nulla finché il loro idolo non è stato ucciso. Non gliene fregava niente di Janice, Francis, Kelsey, Miles.
Ma come può biasimarli? La morte di Miles lo ha colpito più delle altre, dopotutto. Lui conosceva Miles. Quelle persone devono pensare di conoscere Sadie Winters allo stesso modo.

Può capirli. Davvero, può farlo.

Ma vorrebbe che per una volta chiudessero tutti le loro maledette bocche. Il suo mal di testa non fa che aumentare a causa del loro incessante starnazzare.

«Stiamo facendo del nostro meglio, quindi...»

«Non mi interessa!»

Taehyung interviene, interrompendo i loro sproloqui.

«Pensate di poter fare di meglio, mh?» sibila, con i lineamenti contorti. «Allora fate pure, cazzo. Oggi siete tutti miei ospiti!» La donna rimane in silenzio, come gli altri, mentre Taehyung sghignazza amaramente. «Ah, cazzo, aspetta un secondo... non potete farlo, non è vero? Siete solo bravi a urlare come degli coglioni.»

Per un attimo, Jeongguk rimane congelato come la piccola folla.

«Non hai niente da dire, adesso, eh? Idiota del ca–»

«Credo che abbiano capito», dice Jeongguk in tono basso, tirando leggermente il braccio di Taehyung. «Sgomberate la strada, per favore, e andate a casa!» ordina poi, a voce più alta. «Lo stesso vale per i tuoi amici laggiù.»

Sente alcuni insulti mormorati sottovoce, ma li ignora, e Taehyung fa lo stesso, grazie a Dio, o forse non li ha sentiti. Alcune persone protestano, mantenendo la loro posizione, ma molte iniziano a disperdersi.

«È meglio che prendiate presto quegli assassini», dice loro un recidivo in tono minaccioso.

«Altrimenti?» replica Taehyung, con tono agghiacciante. «Che cosa fai, mh?»

Il ragazzo cerca di sostenere lo sguardo di Taehyung ma purtroppo non ci riesce; alla fine gira i tacchi, mentre borbotta quello che dev'essere un imbarazzato "bah".

«Andiamo», dice Jeongguk quando la strada è libera, assicurandosi che Taehyung lo segua.

Ad accoglierli c'è lo sguardo severo di Seokjin, che li aspetta con le braccia incrociate sul petto.

«Che cosa state facendo ultimamente?» chiede con voce neutra ma tendente a una certa freddezza. «Vi presentate insieme più tardi del solito?»

«Siamo qui, no?» risponde Taehyung con tono altrettanto gelido. «Tu cosa hai fatto ultimamente? Non è da te lasciare la folla impazzita davanti alla stazione.»

Seokjin non si muove, i piedi ancorati a terra.

«Ce ne stavamo occupando.»

«Sì, certo», sghignazza Taehyung con la stessa amarezza di prima. «Ce ne siamo occupati più di voi evidentemente.»

Seokjin inarca un sopracciglio, lo sguardo saetta da Taehyung a Jeongguk e poi torna sul primo.

«Ti trovo molto sfacciato, Taehyung.»

«Ti trovo molto fastidioso, Seokjin», ribatte il detective. «Non c'è bisogno di darti tante arie quando non c'è nessuno in giro, sai? Soprattutto quando non c'è Hoseok in vista.»

Oh, quindi anche lui ha notato qualcosa. Interessante.
Seokjin aggrotta le sopracciglia e distoglie lo sguardo per una frazione di secondo.

«Che cosa hai detto?»

«Mi ha sentito, sergente.»

La tensione è così palpabile che Jeongguk sente il bisogno di spezzarla con la prima cosa che gli viene in mente.

«Posso parlarti, Seokjin?»

Lo sguardo confuso di Taehyung cade subito su di lui, ma Jeongguk lo ignora – una vera battaglia – e riesce a prendere Seokjin da parte. Da lontano, Taehyung lancia loro un'ultima occhiata severa, prima di sparire dietro la porta del seminterrato. A Jeongguk non è sfuggito quel tipo di sguardo.

«Voi due state scopando?»

Jeongguk si morde l'interno della guancia, innervosito dall'improvvisa domanda.

«Sei fuori di testa?» risponde, cercando di guadagnare tempo.

Come fa a rispondere a questa domanda?
Non stanno scopando. Hanno scopato una volta, e non è finita bene.
Certo, potrebbero scopare anche stasera ma, dannazione, non è una decisione che spetta a lui. Seokjin dovrebbe chiederlo a Taehyung, ma ovviamente Jeongguk ha dovuto rompere il ghiaccio con la stupida idea di prendere Seokjin da parte. Ora si ritrova con un Seokjin gelido e curioso, ma probabilmente anche con un Taehyung arrabbiato. Meraviglioso.

«Quindi è un sì, giusto?»

Per quanto tenga a Seokjin, non gli deve nulla, soprattutto visto l'atteggiamento che ha avuto nei loro confronti per ogni minima cosa. È buffo come sia passato dal non dovere nulla a Taehyung mentre andava a letto con Seokjin, al non dovere nulla a Seokjin mentre... va a letto con Taehyung. Cioè, una volta. Per ora.

«Perché me lo chiedi, Seokjin? Abbiamo tutti cose più importanti da fare, non credi?»

«Comodo», sbuffa Seokjin in modo amaro. «Ho capito perché abbiamo smesso di vederci, ma che senso ha avuto se adesso scopate voi due?»

Jeongguk ha sentito raramente quel tono da parte di Seokjin. È troppo velenoso, non gli si addice.

«Smettila», dice Jeongguk. «Fare lo stronzo non fa per te.»

«Oh, quindi farti questa domanda farebbe di me uno stronzo, ma voi due che fate questo no? Sei alquanto simpatico, oggi.»

«Dai», ci riprova Jeongguk, «sai che non ho smesso di vederti per vedere lui.»

Gli occhi di Seokjin si assottigliano. «Ho detto questo?»

Beh, più o meno?

Maledizione, avrebbe dovuto lasciare che Taehyung gestisse il loro piccolo litigio come voleva. Jeongguk avrebbe dovuto sparire nel seminterrato al posto suo.

«Saresti geloso?» chiede Jeongguk un po' all'improvviso. «Se stessimo davvero scopando?»

Seokjin si pizzica il ponte del naso, come fa sempre quando qualcosa lo infastidisce.

«Non si tratta di questo.»

«Davvero?» insiste Jeongguk. «Perché me lo chiedi, allora?»

«Perché io...» Si ferma, dà un'occhiata in giro e sospira. «Va bene, sai cosa? Fai quello che vuoi. Scopati Taehyung, fatto scopare da lui, non mi interessa.»

Gli importa, Jeongguk lo vede nel suo sguardo.
Gli dispiace turbare i magnifici occhi di Seokjin, ma la verità è che non l'ha lasciato per Taehyung.
Taehyung lo ha semplicemente travolto in modo imprevedibile. Jeongguk era sicuro di riuscire a ritrovare il controllo di sé, ma ha capito che ormai non può più farlo. E gli va bene così, anche se la cosa lo spaventa a morte.

«E tu e Hoseok, mh?» chiede Jeongguk, ricordando le parole di Taehyung e i pochi indizi che ha già visto lui stesso. «Anche voi due vi siete avvicinati.»

«Davvero?» risponde Seokjin sulla difensiva con un tono un po' brusco, ma Jeongguk lo conosce troppo bene. Anche nella sua voce c'è un'inclinazione delicata, quando parla di Hoseok.

«Puoi dirmelo», dice Jeongguk. «Ci sono ancora per te. Lo sai, vero?»

Un breve silenzio.

«Lo so.»

Un altro silenzio, intervallato da un lontano chiacchiericcio.

«Allora? Cosa sta succedendo?»

Seokjin lo fissa in silenzio per qualche secondo, poi sbuffa dal naso e scuote la testa.

«Voi due siete proprio detective fino al midollo, non è vero?»

L'angolo delle labbra di Jeongguk si solleva.

«Sì, credo si possa dire così.»

Seokjin gli fa un piccolo sorriso, poi si schiarisce la voce mentre si aggiusta la cravatta.

«Forse sto pensando di chiedergli di uscire.»

«Fallo», risponde Jeongguk senza un briciolo di esitazione, attirando un'occhiata sospettosa di Seokjin. «Te lo meriti e ti assicuro che non rifiuterà.»

«E tu che ne sai?»

Jeongguk inarca un sopracciglio. È talmente ovvio che si chiede perché Seokjin abbia pensando di chiedergli di uscire soltanto adesso.

«Si siede sulla tua scrivania ogni giorno, esattamente come fai tu, e si aggiusta sempre la cravatta anche se è già perfetta. Te lo dico io, Seokjin, questi segnali non mentono.»

Seokjin scoppia in una piccolissima risata, ma pur sempre una risata.

«Fallo e basta, va bene?» continua Jeongguk. «Saresti stupido a non provarci.»

Seokjin annuisce, rimane in silenzio per un paio di secondi e poi: «Non avevi niente da dirmi, vero? Mi hai preso da parte solo per evitare che Taehyung si scaldasse.»

Entrambi lo conoscono fin troppo bene. Seokjin anche più di lui, ora che ci pensa.

«Colpevole», ammette mentre si passa meccanicamente una mano tra i capelli, ma il suo gesto fa accigliare Seokjin.

«Che cos'è questo?» si avvicina, con lo sguardo preoccupato. «Che diavolo succede, Jeongguk?»

«È solo un graffio», spiega, proprio come ha fatto con Taehyung.

«Questo non è assolutamente un graffio.» I suoi lineamenti diventano ancora più seri. «Non... non è stato Taehyung, vero?»

È il turno di Jeongguk di accigliarsi. «No», sussurra, preso alla sprovvista. »Mai. Perché mai dovresti pensarlo?» Resta in silenzio. Lo stomaco inizia a contorcersi. «Ha mai...»

«No», lo interrompe subito Seokjin. «Non intendevo dire questo, è solo che... voi due siete stati nemici per...» Stringe le labbra e fa un passo indietro. «Beh, credo che ora non siate affatto nemici, ma hai capito cosa intendo.»

«Non è stato lui a farmi questo», gli assicura Jeongguk, con un tono più fermo e lo stomaco che si calma. «E se l'avesse fatto, avrebbe rimediato la stessa ferita.»

Seokjin fa un sorrisetto. «Giusto.»

Taehyung non gli farebbe mai del male. Non fisicamente, almeno.

«Andiamo, allora», dice Jeongguk, pronto a dirigersi verso il seminterrato, ma Seokjin gli blocca la strada.

«Non mi hai ancora detto della tua ferita.»

Non può dirgli la verità, ma non vuole nemmeno mentire.

«Non preoccuparti», risponde. «Te l'ho detto, è solo un graffio.»

«Non vuoi dirmelo, ho capito», sospira Seokjin. «Solo... fa' attenzione, va bene?»

«Va bene», lo rassicura Jeongguk, anche se essere prudente ed essere uno dei principali detective del caso più inquietante della sua carriera non sono due cose che vanno a braccetto.

«Bene», dice Seokjin. «Raggiungi la squadra, allora. Vado a controllare fuori, sarò lì tra un minuto.»

Jeongguk annuisce e si avvia nella direzione opposta.

Quando raggiunge il seminterrato, è chiaro che Taehyung sia furioso con lui.

«Vi siete divertiti?» chiede in tono freddo quando Jeongguk ha finito di salutare gli altri.

Jeongguk non può prenderlo sul serio, non quando sa perfettamente di non aver fatto nulla di male.

«Smettila.» Jeongguk si siede, gli dà una gomitata discreta. «L'ho fatto per te, idiota.»

«Avrei potuto gestire la cosa senza ucciderlo», borbotta Taehyung, anche se le sue spalle si rilassano un po'.

Jeongguk alza gli occhi al cielo. «Il fatto che tu abbia pensato a questa eventualità la dice lunga su tutta la situazione.»

«Sta' zitto», ribatte Taehyung, sorridendo appena.

Jeongguk preferisce vederlo così, è indiscutibile.
Non riesce ancora a credere a quello che è successo prima, a quello che Taehyung gli ha detto.
Cerca di ricacciare tutto in un angolo della sua mente, ma non ci riesce.
È stato bellissimo, ma al contempo cosa succederebbe se Taehyung cambiasse improvvisamente idea e lo mandasse via stasera? E se la scorsa notte e questa mattina fossero dovute a una sorta di stato confusionale? Forse non diceva sul serio, forse...

«Sembri sconvolto», interrompe Taehyung. «Cosa c'è che non va?»

Gli ci vuole un attimo per girare la testa verso Taehyung.

Jeongguk non vede l'ora che arrivi questa sera. Spera solo di non essere l'unico.

«Niente di importante.»

Taehyung sta per insistere – molto probabilmente –, ma viene interrotto dall'ingresso di Seokjin.

«Bene, via libera», annuncia il sergente, facendo riferimento ai fan di Sadie; gli fa ancora strano chiamarli così, ma Jeongguk non riesce a trovare parola migliore.

«Il caso ha assunto una dimensione completamente nuova», dice Hoseok mentre Seokjin lo raggiunge e si siedono entrambi sulla scrivania, cosa che fa arrossire leggermente Seokjin quando il suo sguardo incrocia quello di Jeongguk. «Per questo dobbiamo giocare anche noi le nostre carte.»

«Ma a quanto pare non abbiamo nessuna carta.»

Taehyung e il suo enorme ottimismo.

«Abbiamo i risultati del laboratorio», interviene Seokjin, prendendo un fascicolo. Ormai è diventata una routine. «Che è meglio di niente.»

«Vai avanti, allora.»

Seokjin fa del suo meglio per ignorare il tono tagliente di Taehyung, e ci riesce.

«Allora, Sadie Winters, trentadue anni, ma immagino che lo sappiate già tutti.» Guarda il suo pubblico, aspetta di vedere se qualcuno risponde di no, ma nessuno lo fa. «È stata rapita, come le altre vittime, ma non sappiamo dove. Non ha detto a nessuno cosa avrebbe fatto quella sera, nemmeno al suo agente.» Fissa i detective per un po'. «Avete ipotizzato l'annegamento o lo strangolamento quando avete visto il corpo e, beh, è stata annegata e poi portata davanti al casinò. È morta circa un'ora prima del ritrovamento del corpo.»

Stesso metodo di sempre. Torturata da qualche parte, uccisa, il cadavere viene abbandonato in un altro luogo.

«Le banconote sono state probabilmente messe lì dopo la sua morte, e la firma è stata scritta su una di esse, come già sapete.»

«Annegamento...» sussurra Jeongguk, quasi a sé stesso. «Ogni omicidio introduce un nuovo metodo di uccisione.» Tutti gli occhi sono puntati su di lui, ma non ci fa caso. «Stanno sperimentando.»

«È così», conferma Hoseok. «E devo dire che è piuttosto raro vedere così tanti schemi diversi, anche se fondati sullo stesso modus operandi.»

«Non ho ancora capito perché hanno cambiato la firma, però», interviene Zak, confuso.

«Va di pari passo con un altro cambiamento, ovvero che hanno smesso di emulare altri omicidi. Sono diventati sempre più sicuri delle loro capacità e ora si sentono abbastanza a loro agio da prendere l'iniziativa, ma la firma rimane. È tutta una questione di umiliazione e controllo.» Zak annuisce, soddisfatto, poi Hoseok lancia un'occhiata a Seokjin. «Niente da aggiungere sul rapporto?»

«No, vai pure.»

Hoseok annuisce e si aggiusta la cravatta, e Seokjin arrossisce di nuovo, anche se discretamente; solo i detective lo notano, a quanto pare.

«Per quanto concerne la vittimologia, ho fatto un dossier anche su Sadie, basandomi su quanto abbiamo appreso finora. Ne ho stampate alcune copie, quindi sentitevi liberi di prenderne una più tardi.» Tutti annuiscono, mentre Hoseok apre una bottiglia d'acqua, ne beve qualche sorso e poi la ripone. «Sadie Winters, per quello che ha mostrato al pubblico, ma anche per quello che abbiamo appreso dalle persone a lei vicine, era una donna brillante, che aveva lavorato duramente per arrivare dov'era prima di essere uccisa. Da qualche mese conduceva uno show notturno e il suo programma stava battendo i record di ascolti.»

Una pausa, un altro sorso d'acqua.
Hoseok potrebbe raccontare qualsiasi cosa e Jeongguk ne rimarrebbe comunque impressionato, penderebbe dalle sue labbra.

«Negli ultimi tempi aveva guadagnato molti soldi e non era il tipo da nasconderli. Secondo il suo agente, aveva iniziato a commettere alcuni errori e aveva sviluppato un'ossessione per il gioco d'azzardo. La parte avida della sua personalità non era del tutto sconosciuta al pubblico, ma era anche peggio del previsto. Voleva più di quello che aveva già, sempre di più, e dava molta importanza ai beni materiali. Non la sto giudicando, naturalmente, ma è fondamentale capire questo lato della sua vita per capire perché è stata uccisa da quegli assassini.»

Un'altra pausa, Hoseok si assicura di non aver perso nessuno lungo la strada.

«Si potrebbe pensare che, essendo famosa, Sadie fosse una vittima a basso rischio, ma io credo che fosse più una vittima ad alto rischio. Avrebbe potuto avere una guardia del corpo ma non l'ha mai voluta e, anche se viveva in un edificio protetto all'interno del Loop, era spesso fuori. Partecipava a feste private nei casinò e non sempre era sobria quando tornava a casa. Ora, sappiamo che i nostri assassini sono degli stalker, quindi non è stato difficile per loro individuare i suoi punti deboli. Hanno visto una breccia e l'hanno scavata, semplicemente.»

Il resto è prassi.
Un'altra breve pausa.

«Data la sua fama, non credo che abbia mai incontrato gli assassini prima, principalmente perché non hanno mai ucciso nessuno che conoscevano. Di solito puntano la vittima, la pedinano e la uccidono. Non uccidono persone che conoscono, vogliono rendere le cose più difficili per noi. Il modo in cui si sono messi in contatto con Miles sembrava un po' più personale, ma forse è perché, beh... perché Jeongguk lo conosceva.»

Jeongguk incontra lo sguardo di Hoseok e deglutisce a fatica.
Gli manca Miles. Profondamente.
Deve fermarli. Lo farà. Non lascerà che la passino liscia dopo gli orrori che hanno commesso.

«Infine, Sadie era solita fare molte interviste e aveva molte conoscenze nel campo giornalistico, dal quale proveniva. Dovremmo chiedere ad alcuni dei giornalisti che conosceva, anche se sarà difficile, dato il contesto.»

A proposito di giornalisti... Namjoon non ha mai parlato di quello che è successo alla stazione di servizio, anche se Taehyung ha rifiutato il suo accordo. Jeongguk dovrebbe chiedergli di nuovo spiegazioni su questa storia più tardi.

«So che stanno migliorando», esordisce Taehyung, incrociando le braccia sul petto, «ma comunque. Sono passati dall'uccidere persone normali, se così si può dire, all'assassinare una delle personalità più note di Chicago. Non è affatto comune, no?»

«Non lo è», risponde Hoseok. «Per questo sono molto preoccupato per quegli assassini. Non ho mai visto un'evoluzione così esponenziale. Vogliono la sua fama e, a questo punto, credo che l'abbiano quasi ottenuta. Tutti parlano dei loro omicidi, adesso, anche quelli a cui prima non importava granché.»

«Stanno cercando di attaccare diversi strati sociali», dice Jeongguk, dando voce a pensieri ipotetici. «Per diversificare il loro pubblico, se mi concedete il termine.»

«Vogliono lasciare un'impronta che duri nel tempo», completa Taehyung, incontrando lo sguardo di Jeongguk per una frazione di secondo. «Quei figli di puttana.»

«Voi due avete assolutamente ragione, e non si fermeranno nemmeno se ci avviciniamo a loro. Credo che siano pronti a giocarsi il tutto per tutto.»

Il che li rende ancora più pericolosi, va da sé, ma non sono gli unici pronti a farlo. Anche Jeongguk lo è, e Taehyung deve provare la stessa cosa, vista la scintilla selvaggia nei suoi occhi.










Jeongguk deve ammetterlo: si è abituato a lavorare con Taehyung nel suo ufficio e ora, nel freddo del seminterrato, gli mancano quei momenti. Certo, anche qui sono fianco a fianco, ma non è la stessa cosa e la sua sedia è scomodissima rispetto a quella in pelle del suo appartamento.

Il seminterrato sembra vuoto senza metà della squadra. Dio solo sa dove sono andati.

«Ho pensato a Linda», dice Taehyung all'improvviso, mentre chiude il fascicolo davanti a sé e si gira a guardare Jeongguk.

«Davvero? È piuttosto preoccupante, lo sai?»

Taehyung gli dà un calcio sullo stinco. «Non in quel senso. Dio, non per niente sono gay.»

La testa di Leroy spunta sopra il suo portatile. «Qualcuno ha detto gay?»

«Copriti le orecchie, ragazzino.»

Leroy gli fa il dito medio e si concentra nuovamente sullo schermo.

«Allora Linda», ricorda Jeongguk a Taehyung quando l'attenzione del maggiore torna su di lui. «E quindi?»

Anche lui ha pensato a lei, ma non lo direbbe così. Darebbe un'opportunità troppo grande a Taehyung.

«Ricordi quando ti sei presentato a casa dei Doney?»

«Ricordo chiaramente di averti salvato il culo, sì.»

Taehyung inarca un sopracciglio, per nulla impressionato. «Ti sei fatto prendere dal panico più che salvarmi.»

«Io mi sono fatto prendere dal panico?» ribatte Jeongguk portandosi una mano al petto. «Sei tu che hai tirato fuori la pistola, se ricordo bene.»

«Non l'ho fatto perché ero in panico.»

«Certo, l'hai fatto per stupidità.»

Taehyung gli fa il dito medio, proprio come ha fatto Leroy con lui un minuto prima.

«Posso dire quello che mi passa per la testa?»

«Non aspetto altro.»

Taehyung alza gli occhi al cielo e incrocia le braccia al petto, rivolto verso Jeongguk. La sua classica posa.

«Se ci pensi, le uniche persone che sapevano di quello che Janice aveva fatto, oltre a noi, erano Josh e lei. Se qualcuno ha dato queste informazioni, dev'essere stato uno di loro due.»

Questa è la conclusione a cui sarebbe giunto anche Jeongguk. È contento di vedere che a volte sono davvero sulla stessa lunghezza d'onda.

«Giusto, ma non mi sembra che nessuno di loro abbia creato un blog, tanto meno che sia rimasto anonimo.»

«Nemmeno io, ma... le informazioni sono fatte per essere vendute.»

Jeongguk abbassa lo sguardo per una frazione di secondo, poi fissa Taehyung con gli occhi spalancati.

«Namjoon.»

Taehyung annuisce leggermente, stringendo un po' la mascella.

«Sempre quel bastardo.»

Qualcosa però non quadra.

«Ma perché avrebbe dovuto creare un blog? È un giornalista, dopotutto, userebbe questo tipo di informazioni per il suo lavoro.»

«Sì, ma forse conosceva qualcuno che aveva interesse a creare una cosa del genere?» Taehyung aggrotta le sopracciglia e sospira. «Non lo so, ci deve essere un motivo. Forse non è riuscito a usarlo come voleva, forse... Cazzo, so solo che, in qualche modo, è collegato. Deve essere così.»

«In questo caso non esistono coincidenze, sono d'accordo.» Jeongguk batte due dita sulla scrivania. «Ma cosa dovremmo fare? Voglio dire, non è che Namjoon ci darà delle risposte.»

«Potremmo provare, ma senza Stacy. Quella giornalista rompipalle non ci permette di avvicinarci a lui.»

Jeongguk annuisce, appoggiando per un attimo il mento sul pugno chiuso.

«Come vanno le cose tra lui e Jimin? Sai se si sono visti di recente?»

Taehyung ci pensa su per qualche secondo.

«Credo che Jimin l'abbia visto solo due volte da quella sera, solo che...» La voce di Taehyung si interrompe mentre estrae il telefono. «Sì, due volte. Devo chiedergli di organizzare un incontro?»

«Per Namjoon sarebbe troppo prevedibile», risponde Jeongguk. «Comincia a chiedergli se Namjoon tornerà a casa, magari?»

Taehyung inizia a scrivere. La risposta non tarda ad arrivare.

«Finalmente un po' di fortuna», dice Taehyung guardando lo schermo. «Sta arrivando un tizio per riparare il... beh, il fatto è che Namjoon sarà lì tra due ore. Hanno avuto difficoltà a prendere l'appuntamento e Jimin oggi non può esserci, così Namjoon gli ha detto che sarebbe arrivato lui.»

«Allora sappiamo cosa faremo tra due ore», dice Jeongguk, poi abbassa la voce e aggiunge: «Gli hai parlato da quando...»

«No, ma ne parleremo più tardi, d'accordo?»

Jeongguk non insiste, ma non avrebbe comunque avuto l'opportunità di farlo, perché Seokjin e Hoseok entrano nel seminterrato, tornando da chissà dove.
Oh. Forse Seokjin si è concesso una pausa per chiedere finalmente all'agente speciale di uscire e...

«La sindaca è sotto pressione», esordisce Seokjin mentre si dirige verso la sua scrivania. «Molta pressione.»

La sindaca? Quando sono andati a trovarla?
Jeongguk fa spallucce. Forse era troppo preso da qualcos'altro quando se ne sono andati, soprattutto dallo sguardo di Taehyung, tra un fascicolo e l'altro.

«Lo siamo tutti», ribatte Taehyung, giustamente. «Quale sarebbe la novità?»

«La novità, Taehyung, è che ora lei sta mettendo sotto pressione noi perché qualche giorno fa avevamo quattro sospettati e ora neanche uno.»

Bel promemoria, sergente.

«Non possiamo inventarci dei sospettati per compiacere la sindaca, Seokjin.»

Il sergente si pizzica il ponte del naso e sospira.

«So che non possiamo, ma tutti vogliono qualcuno da incolpare in questo momento.»

Taehyung inarca un sopracciglio, con le braccia ancora incrociate.

«Sono mesi che ci incolpano. Non hanno bisogno di alcun sospettato.»

«Lo so...»

«Quindi il punto è?» lo interrompe Taehyung, insistendo. «Che dobbiamo lavorare di più? Come se fosse possibile, cazzo. Comunque l'hai ripetuto in continuazione, abbiamo capito.»

Seokjin sostiene il suo sguardo per un minuto, probabilmente chiedendosi se valga la pena di rispondere in modo brusco come ha fatto Taehyung, ma si limita a sospirare ancora una volta, con l'aria più stravolta che abbia mai avuto.

«Volevo solo avvertirvi, ok? Non sono proprio dell'umore giusto per bisticciare con te, Taehyung.»

«Bisticciare?» lo scimmiotta Taehyung, pronto ad scattare, ma Jeongguk gli stringe subito la coscia sotto il tavolo.

«Lascia perdere, Taehyung. Non c'è bisogno di litigare.»

Il detective stringe la mascella, ma decide comunque di lasciar perdere.

«Ragazzi», la voce di Leroy irrompe subito dopo, attirando l'attenzione di tutti. «Il blog è stato aggiornato.»

Jeongguk e Taehyung si guardano negli occhi, entrambi confusi.
Non è successo niente di interessante oggi, giusto?

Seokjin è il primo a dare un'occhiata allo schermo, i lineamenti improvvisamente sconvolti. Non promette bene, affatto.

«Che succede?» chiede Jeongguk alzandosi in piedi, seguito da Taehyung.

«Si tratta di voi due», dice Seokjin in tono fermo, molto forzato, con gli occhi gelidi puntati su di loro. «Pare che ora siate delle vere e proprie star.»

Jeongguk ha visto lo schermo. Davvero, lo ha visto.
Ma perché diavolo qualcuno dovrebbe fare una cosa del genere? Qual è il maledetto scopo? Cosa...
Oh, cazzo.

«Lo sapevo», sibila Taehyung digrignando i denti e stringendo i pugni.

Tutti rimangono in silenzio, tranne Seokjin, che ripete: «Lo sapevi? Cosa vuol dire che lo sapevi?»

Il cuore di Jeongguk inizia a battere violento nel petto, gli occhi ancora puntati sullo schermo. Non è una cosa così importante, solo loro due che lasciano il suo condominio e... accidenti, forse lo è, dopotutto. Anche la breve didascalia che accompagna il video non piace affatto a Jeongguk.

«Ho visto quel bastardo da lontano e—»

«Quindi hai lasciato l'appartamento di Jeongguk stamattina, come dicono?»

«Non lo vedi anche tu, Seokjin?» Taehyung fa una smorfia amara, poi aggiunge bruscamente: «, ho lasciato l'appartamento di Jeongguk stamattina, e sai cosa? Non sono affari tuoi, cazzo.»

Seokjin stringe le labbra, una vena del collo pulsa mentre trattiene la rabbia.

«A me sembra che lo siano, ora che i tuoi affari sono in pubblica piazza.»

«La pubblica piazza può baciarmi il culo, capito?» ringhia Taehyung avvicinandosi, minaccioso. «Esattamente come i media e quei fottuti stalker che non valgono un cazzo!»

Hoseok si posiziona tra loro due, mette una mano sul petto di Seokjin e l'altra su quello di Taehyung.

«Smettetela», dice l'agente speciale, guardando Seokjin di sottecchi e poi facendo lo stesso con Taehyung. «Tutti e due.»

«Non ho fatto nulla di male», insiste Taehyung, spingendo il petto contro la mano di Hoseok nel tentativo di farsi avanti. «E tu lo sai, Seokjin. Lo sai, cazzo.»

«Non si tratta di me», ribatte il sergente, con un tono tagliente come quello di Taehyung. «Si tratta della tua vita privata che interferisce con l'inchiesta.» Lancia una rapida occhiata a Jeongguk. «Anche la tua.»

Gli occhi di Jeongguk lasciano lo schermo mentre si volta verso di lui. Sembra che sia arrivato il momento di sostenere Taehyung, per una volta. Non gli importa se può sembrare stupido.

«Taehyung ha ragione», interviene. «Non ha nulla a che fare con l'inchiesta.»

«Volete smetterla di fare i finti tonti per un minuto?» grida Seokjin. «Tutto quello che fate avrà delle conseguenze in un caso del genere! Non so se ve ne siete accorti, ma questa situazione non ha eguali.»

«E allora? Dovremmo smettere di vivere perché siamo perseguitati?»

«Sì, Jeongguk!»

Segue un silenzio gelido, tutti congelati sul posto, da Georgie e Leroy sulle loro poltrone, ai quattro uomini in piedi, senza dimenticare Zak e Kristin, che hanno appena sceso le scale per imbattersi in una schermaglia verbale sul punto di degenerare.

Mentre Jeongguk sostiene lo sguardo di Seokjin, si accorge di non aver mai visto i suoi occhi brillare in questo modo, con una certa dose di rabbia e irritazione. Seokjin non è uno che perde la testa facilmente, ma quando lo fa è ancora più preoccupante.

«Ma solo noi, giusto?» risponde Taehyung in tono pungente. «Perché a quanto pare siamo gli unici a essere perseguitati.»

«Non è colpa mia se la gente è più interessata a voi due che a qualsiasi altra cosa», dice Seokjin, con voce meno tagliente, ma sempre fredda come il ghiaccio.

«Ricordi cosa hai detto il primo giorno della task force?» chiede Jeongguk, cercando di calmarsi un pochino e, forse, di calmare anche Taehyung. «Che avremmo dovuto dirtelo, se qualcosa non andava?» Seokjin annuisce, e Jeongguk continua: «Beh, tutto questo casino non mi piace.»

«Siete voi che avete creato questo casino.»

Jeongguk si sposta davanti a Taehyung prima che possa fare qualcosa di stupido, costringendo Seokjin a concentrarsi solo su di lui.

«Sai che non è così. Non si tratta nemmeno di questo, ma di voi che prendete le difese di quegli stalker, invece di sostenere i vostri detective.»

«Tu—»

«Non me ne importerebbe niente se avessimo fatto qualcosa di sbagliato», lo interrompe Jeongguk. «In tal caso, ovviamente, non dovresti schierarti dalla nostra parte, ma in questo caso? Andiamo, Seokjin.»

Le sue parole sembrano risuonare nella mente del sergente per un attimo, dopodiché si pizzica il ponte del naso – per la millesima volta –, chiudendo gli occhi.

«Non si tratta di decidere da che parte stare», risponde Seokjin dopo un po', più calmo. «Si tratta di proteggere voi due, che ci crediate o no.»

Visto lo stato di Taehyung, che si agita dietro Jeongguk, il maggiore tra i detective non sembra crederci affatto, ma qualcosa nella voce di Seokjin fa sì che Jeongguk si fidi di lui. Forse proteggerli non è il suo unico obbiettivo... Magari vuole prendere due piccioni con una fava, no?

Ma non significa che Jeongguk sia d'accordo con lui. Possono badare a loro stessi.

«Nelle ultime settimane abbiamo campato a malapena al di fuori del lavoro», osserva Jeongguk. «E, dannazione, stiamo lavorando anche a casa mia.»

Non è del tutto vero, ma nemmeno del tutto falso.

«Lavorando?» ripete Seokjin, a dir poco scettico.

«Sì, lavorando. Il mio ufficio è pieno di copie dei fascicoli e altra roba.»

«E io dovrei crederti?»

Taehyung riesce a rimettersi accanto a Jeongguk.

«Non c'è bisogno che tu ci creda, perché, te lo ripeto, non sono cazzi tuoi.»

«Taehyung, credo che abbia capito questa parte.»

«No, non l'ha capita», ribatte Taehyung, guardando Jeongguk e poi Seokjin. «Niente nel mio maledetto contratto mi vieta di fare quello che cazzo mi pare con chi cazzo mi pare, al di fuori del lavoro. Perciò levati dalle palle.»

E con questo, Taehyung fa la sua classica mossa: andarsene.
Sorprendentemente, Hoseok è il primo – e quindi l'unico – a seguirlo.

«Contento?» si lascia sfuggire Jeongguk, deluso, mentre il suo sguardo torna su Seokjin.

«Non proprio, no.»

«Allora siamo in due.»










«Ora che siamo tutti più tranquilli, vorrei tornare un po' sul profilo», dice Hoseok, con i palmi delle mani sulla scrivania di Seokjin e gli occhi puntati sul suo pubblico. «Non è cambiato nulla, siamo ancora di fronte a due sadici criminali. Traggono piacere dalla tortura e dall'umiliazione, ma questo non riguarda solo le vittime. Riguarda voi, tutti noi, ogni persona che si occupa di questo caso, soprattutto Jeongguk e Taehyung, come abbiamo già capito.»

Hoseok si raddrizza, ora è completamente in piedi.

«Sono uno degli assassini», esordisce. «Sono la donna, e sono io a comandare. Il mio partner ha il controllo sui poliziotti, ma sono io a controllare tutto, compreso lui. Mi sta aiutando perché, beh, lo conosco da tempo e sono sicura che non cercherà di sopraffarmi, così come sono sicura che condividiamo gli stessi interessi. Finora abbiamo ucciso quattro persone, ma sento che non è più sufficiente. Copiare quello che altri hanno fatto prima di noi non è più così divertente, e voglio di più. Quei quattro omicidi hanno puntato i riflettori su di me, sul mio mestiere, ma ancora una volta non è abbastanza. Tutti devono sapere quello che faccio, devono temere quello che faccio, compresa l'élite di questa città, e io devo trovare la vittima perfetta per questo scopo.»

Hoseok inizia a camminare avanti e indietro.

«C'è quella conduttrice televisiva, molto nota per il suo lavoro, ma anche per la sua passione per il denaro e i beni materiali. L'ho vista in televisione qualche volta e sembra una completa idiota rispetto a me. Sembra così piena di sé senza alcun motivo, è ridicola, ma è adorata da molte persone. Comincio a pedinarla e presto mi rendo conto che non è così protetta come si potrebbe pensare. Le voci sono vere e, per di più, ho intuito la sua dipendenza dal gioco d'azzardo. È così facile da rintracciare, sarebbe così facile da rapire. È quella giusta.»

Lancia loro un'occhiata, poi continua.

«È qui, ignara di tutto, ma presto mi implorerà di lasciarla in vita. Non accadrà, per quanto ci provi. La faccio spogliare perché è questo ciò che si merita per essere stata così avida. Chi diavolo ha bisogno dei vestiti se sta per morire, in ogni caso? Sembrava così potente in TV, eppure guardala adesso, ha già iniziato a piangere. Sarà una notte infernale, me lo sento.»

La mente di Jeongguk è terribilmente capace di immaginare tutto, tanto che gli si prosciuga la gola.

«C'è qualcosa che ho sempre voluto provare, e ora è arrivato il giorno. Ho pensato a questo momento negli ultimi giorni, addirittura nelle ultime tre settimane. Sono una pianificatrice, quindi ovviamente so come ucciderla. Non posso fare a meno di sorridere quando il mio sguardo cade sulla vasca di acqua fredda che ho preparato.»

A giudicare dal collo irrigidito di Taehyung, è chiaro che la sua mente funziona come quella di Jeongguk.

«Il mio partner è qui. Quell'idiota si rifiuta di uccidere le donne, ma ha sempre un'aria così soddisfatta quando le torturo che, a volte, dubito delle sue motivazioni. Comunque, avrà il suo momento fra tre settimane, ma adesso è il mio momento. È qui solo per fare il lavoro sporco, così come io sono qui per aiutarlo quando sarà il suo turno di uccidere. Dopotutto, non posso lasciarlo giocare da solo. Sono io che ho il controllo, sempre, anche quando non uccido. Gli uomini non meritano il mio tempo né il mio mestiere, ma le donne? Con le donne è diverso. Le odio, soprattutto alcune di loro.»

Ma perché? Jeongguk non è riuscito a capirlo, finora. Dubita che riuscirà mai a capirlo prima che la arrestino.

«Tutta la fama e le ricchezze del mondo non valgono niente quando si tratta di vita o di morte, e adesso se ne sta rendendo conto. Ma l'ha fatto troppo tardi, peggio per lei. Le afferro i capelli e le tengo la testa sott'acqua, innumerevoli volte, dilatando i tempi man mano che procediamo. È così bello sentirla piangere e implorare allo stesso tempo, pronunciando parole senza senso, mentre cerca solo di sopravvivere. Ma non lo farà e, a un certo punto, lo capirà. È a quel punto che la annego per sempre. Quella puttana non mi diverte più.»

Jeongguk deglutisce con forza.

«La metteremo nel furgone tra qualche minuto, ma prima c'è una cosa che devo fare. Che senso ha uccidere se non lascio il segno del mio passaggio? Le piacevano i soldi, giusto? Allora le darò ciò che vuole. Prendo le banconote tra le mani guantate e mi avvicino al suo corpo, ora disteso a terra, in un silenzio mortale. Le apro le labbra e le riempio la bocca con le banconote, senza dimenticare quella su cui ho scritto la mia firma. Quei poliziotti rimarranno a bocca aperta quando lo vedranno, soprattutto i due detective. Posso già vedere la guerra sui loro volti. È tutto quello che ho sempre voluto. Saranno anche bravi, quei due, ma di certo non quanto me.»

Dev'essere una ricostruzione così simile alla realtà...
Fa paura.

«È stata una buona idea, riempirle la bocca, ma c'è un ultimo passo che devo compiere, ancora più umiliante. Faccio lo stesso con la sua vagina e, una volta finito, mi allontano per ammirare il mio lavoro. Incredibile. Il primo omicidio originale della nostra serie li lascerà a bocca aperta, e non vedo l'ora che i media ne parlino con parole piene di orrore, così come non vedo l'ora che gli abitanti di Chicago se la facciano addosso. Chiunque potrebbe essere il prossimo, adesso, e spero che lo sappiano. Voglio che tutti mi temano, soprattutto l'élite di questa città. Ho ucciso una di loro, quindi ora si sentiranno minacciati al solo sentir nominare la arte.»

Arte.










«Non è da Namjoon lasciarsi fuggire un occasione per infastidirti.»

«No, infatti», risponde Taehyung, con gli occhi sulla strada e le mani sul volante. «Ma se non l'ha fatto per compassione nei miei confronti, deve aver trovato qualcun altro.»

Jeongguk si acciglia leggermente. «All'interno della squadra? Nessuno avrebbe accettato.»

«Magari tu sì», ribatte Taehyung, il profilo imperturbabile.

«Stai scherzando, vero?»

A volte è difficile capirlo, ma poi Taehyung fa un sorriso, per quanto minuscolo.

«Sì, sto scherzando.»

Jeongguk non avrebbe avuto interesse a dare informazioni a Namjoon, a parte proteggere il piccolo segreto di Taehyung, ma non ha fatto nulla. Non ne ha avuto bisogno, visto che Namjoon non lo ha mai avvicinato.

«Eccoci», dice Taehyung mentre parcheggia il SUV vicino alla casa. «Ha preso la sua macchina? Che testardo del cazzo.»

«È un incosciente, non è mica una novità.»

Taehyung sospira, spegnendo il motore.

«No, infatti.»

Un impiegato arriva qualche minuto dopo di loro. Non resta altro da fare che sperare che non ci metta molto, anche se restare in macchina con Taehyung non gli dispiace poi così tanto.

«Come dobbiamo comportarci?» chiede Jeongguk, con la spalla sinistra appoggiata al sedile e il busto rivolto verso Taehyung.

«Diretti, senza mezzi termini. Tanto è impossibile ingannare quell'imbecille.»

«Mettiamo in chiaro una cosa», dice Jeongguk. «Essere diretti non significa prenderlo a pugni, ok?»

Taehyung alza gli occhi al cielo, ma sorride comunque.

«Ok, va bene, se proprio insisti.»

Passa qualche altro minuto e presto Namjoon saluta il ragazzo, chiudendosi la porta alle spalle. Taehyung e Jeongguk non aspettano altro per uscire dal SUV. Taehyung bussa alla porta – un po' bruscamente, per come la vede Jeongguk – e, un secondo dopo, Namjoon riappare sulla soglia, per nulla sorpreso e con il suo solito sorrisetto dipinto sulle labbra.

«Guarda chi c'è!» dice Namjoon, con tono divertito. «Stanlio e Ollio.»

I detective si guardano per un attimo.
Almeno non ha nominato Sherlock.

«Non siamo affatto Stanlio e Ollio.»

«Non prenderla male, Taehyung, significa che voi due sapete essere divertenti, a volte.»

«Che ne dici di farci entrare?»

«Entrate pure, Sherlock e compare.»

Jeongguk ha parlato troppo presto. Alla fine Stanlio e Ollio non era un paragone così sbagliato.
Entrano insieme e, una volta che Namjoon si è chiuso la porta alle spalle, lo seguono in salotto.

«Allora», esordisce Namjoon, sedendosi sul divano mentre entrambi restano in piedi. «Allora Cip e Ciop, cosa posso fare per voi?»

Taehyung sospira profondamente, mentre l'irritazione si fa già evidente sul suo volto.

«Hai intenzione di usare tutti i duo famosi che hai sentito nominare?»

«Sì.» Namjoon sorride di nuovo, con un braccio disteso sul bordo del divano. «A meno che non mi dica tu come dovrei chiamarvi. Siete una specie di tag team, sai? Dovreste trovarvi un nome.»

«Vaffanculo, Namjoon.»

«Vaffanculo? Oh, ti si addice meravigliosamente, soprattutto da quando ho visto quel piccolo video di te che lasciavi l'edificio di Jeongguk al mattino. È stato qualche ora fa, giusto?»

Taehyung fa un passo avanti, Jeongguk gli afferra il braccio, costringendolo a rimanere dov'è, ma facendo anche ridere Namjoon.

«Voi due siete proprio in gamba», dice Namjoon in tono scherzoso. «Mi fate sempre venire in mente Starsky e Hutch.»

«Chiudi quel cesso di bocca.«

Taehyung e il suo leggendario tatto.

«Oh no, ce l'ho», incalza Namjoon, schioccando le dita. «Derek Morgan e Spencer Reid.»

«Io sarei Reid?» risponde Jeongguk inarcando un sopracciglio e ricevendo una spinta da Taehyung.

«Non iniziare a fare il suo gioco!»

«Sei sicuramente Reid», conferma Namjoon, che sorride a Jeongguk e poi fa un cenno verso Taehyung. «Lui è troppo violento per essere Reid.»

Non è un paragone sbagliato, a pensarci bene. Jeongguk deve ammetterlo.

«Siete tipo... la versione gay di loro due. Mi piace.»

«Namjoon», sibila Taehyung, «smettila o ti sparo di nuovo.»

Namjoon sbuffa un risata. «Non mi hai sparato nemmeno la prima volta, Kim.»

«E se ti sparassi due volte, allora?»

«Va bene», interviene Jeongguk, sentendo un altro mal di testa in arrivo. «Già che ci siamo, perché non hai detto nulla, Namjoon?»

«Ovviamente ti ha detto del nostro piccolo accordo.»

«Non c'è nessun cazzo di accordo, coglione.»

«Ed è un peccato, davvero», risponde Namjoon, continuando a non dargli una risposta.

«Quindi hai semplicemente rinunciato all'idea?» chissà Jeongguk chiede, cercando di ottenere qualche informazione.

«Forse sì, forse no. Chissà, forse lo tengo da parte per dopo.»

«Non ha senso tenerlo per dopo», ribatte Jeongguk.

Namjoon fa finta di pensarci su. «Sì, hai ragione. Ci penserò.»

«Linda Bane», li interrompe Taehyung. «Cosa ci faceva alla stazione di servizio?»

«È una buona domanda, Taehyung.»

«E voglio una risposta altrettanto buona», ribatte il detective, facendo sorridere ancora di più Namjoon.

«Forse si è persa?»

«E se anche uno dei miei proiettili si perdesse e ti finisse nell'altro braccio, mh?»

Non può... darsi una controllata, per una volta?

«Sai, credo che dovresti andare da uno psicologo per questa tua ossessione per le pistole e i proiettili.»

«Io invece ho intenzione di—»

«Niente», interviene ancora una volta Jeongguk, trattenendo Taehyung. «Namjoon, rispondi a questa dannata domanda, ok?»

«Mi piacerebbe, davvero, ma avete pensato di chiederlo prima alla signorina Bane?»

È proprio un idiota presuntuoso.

«Tu che dici, idiota—»

«Smettila.»

«Già», dice Namjoon, «dovresti fermarti e lasciare che se ne occupi il tuo ragazzo.»

In qualche modo, quella parola stringe il petto di Jeongguk.
In qualche modo, il braccio di Taehyung scivola via dalla sua presa.

«Di' un'altra parola che non sia una risposta appropriata alla domanda e ti spacco quella faccia di merda», lo minaccia Taehyung.

Jeongguk si riprende dopo pochi secondi, afferrando entrambe le spalle di Taehyung per farlo arretrare. Non imparerà mai, vero?

«Direi che così siamo troppo diretti», gli ricorda Jeongguk quando riesce a catturare lo sguardo di Taehyung. «Calmati.»

Taehyung non sembra pronto a calmarsi, per niente, ma Jeongguk lo costringe a indietreggiare di un altro passo.

«Oggi sono di buon umore», dice Namjoon come se nulla fosse, «quindi vi dirò una sola cosa.»

Jeongguk si volta per guardarlo in faccia.

«E cioè?»

«Ci ha dato quell'informazione sul bambino, James.»

Jeongguk aggrotta le sopracciglia e si assicura che Taehyung non stia per saltare di nuovo addosso a Namjoon.

«E cosa ne avete fatto? Quel sito web è—»

«Ho detto una cosa», ripete Namjoon, sorridendo. «Dai, è già più di quanto pensavate di ottenere.»

Non ha torto, Jeongguk deve concederglielo.

«Ma pensateci un attimo. Se fossi io quello che state cercando in questo momento, ve lo direi?» Inspira a denti stretti. «Non credo, no.»

«Ci stai dicendo che dovremmo chiederlo a Stacy?»

Namjoon scuote debolmente la testa.

«Le notizie si diffondo in fretta a Chicago, ed è difficile sapere da dove vengono.»

È la cosa più vera che Namjoon abbia mai detto.











Per qualche motivo, Jeongguk inizia a guidare più lentamente quando si avvicinano al cimitero, guadagnando circa trenta secondi in più insieme a Taehyung nella sua Range Rover.

La vista dell'auto di Taehyung non lo soddisfa molto, ma parcheggia comunque dietro di essa: dopotutto, non ha fatto il viaggio per niente.

«Grazie, Jeongguk.»

Taehyung si slaccia la cintura di sicurezza.
Jeongguk si chiede se entrerà nel cimitero.

«Ci vediamo stasera o...?»

Jeongguk teme la risposta, ma il leggero sorriso di Taehyung cancella quella sensazione.

«Se mi vuoi ancora, sì.»

È una domanda?
Certo che lo vuole.

«Sei sicuro? Voglio dire, quella cosa con Seokjin prima...»

«Dicevo sul serio quando ho detto che quegli stalker possono baciarmi il culo.»

Jeongguk cerca una scintilla di menzogna o di disagio nello sguardo di Taehyung, ma non la trova.

«Immagino che tu debba passare da casa tua, prima, giusto?»

«Sì», conferma Taehyung. «E Jimin vuole che ceniamo insieme, quindi non aspettarmi.»

Jeongguk non ha intenzione di lamentarsi. Non può avere tutto.

«Fammi sapere quando parti, allora.»

«Lo farò.» Un altro piccolo sorriso, poi Taehyung apre la portiera. «Ci vediamo dopo.»

Jeongguk ricambia il sorriso, e la portiera si chiude.
Un profumo di lavanda fluttua ancora nell'aria, mescolandosi a quello del cuoio e della menta.









«E se non si presenta?»

«Jeongguk, è passata poco più di un'ora. È ancora con Jimin.»

«Come fai a esserne così sicuro, mh?»

Yoongi ridacchia attraverso il telefono. «Perché altrimenti Jimin sarebbe qui con me.»

Jeongguk adora il suono del nome di Jimin sulle labbra di Yoongi. Produce una melodia così bella, una melodia felice. Quei due erano destinati a trovarsi, e per un motivo o per un altro Jeongguk si attribuisce metà del merito per questo. Dopotutto, non si sarebbero mai incontrati se non fosse stato per lui e Taehyung, giusto? O forse l'avrebbero fatto più avanti, ma comunque.

«È vero», risponde Jeongguk. «Però...»

«Da quando sei così stressato all'idea di scopare con qualcuno?»

«Hey!» protesta Jeongguk, ma Yoongi è lesto a riprendere la parola.

«Che c'è? Non dirmi che non è quello che accadrà.»

Forse non avrebbe dovuto chiamare Yoongi, quell'idiota. Forse non avrebbe dovuto nemmeno dirgli quello che è successo ieri sera e stamattina.

«Non è strano?» Si chiede Jeongguk dopo qualche secondo di silenzio. «Voglio dire, lui che viene qui per...»

«È quello che hai fatto con Seokjin, giusto? Qual è il problema adesso?»

Allora lo sa. Sta facendo il finto tonto di proposito. Jeongguk lo odierebbe se non lo amasse così tanto.

«È...» Jeongguk sospira, perdendosi nei suoi pensieri.

«Diverso», Yoongi completa la frase per lui.

«Lo sapevi già», mormora Jeongguk.

«Certo che lo sapevo. Sono diversi minuti che mi ripeti quanto tieni a lui.»

«Tenevo anche a Seokjin», sente il bisogno di protestare Jeongguk. «Ci tengo ancora.»

«Non allo stesso modo, però, ho ragione?»

Jeongguk non risponde subito, alzando gli occhi al cielo anche se Yoongi non può vederlo.

«Ho ragione?» insiste, facendo sospirare Jeongguk.

«Sì, Min, hai ragione.»

«Grazie.»

Lo sente sorridere attraverso il telefono.
Jeongguk si alza, non riuscendo più a stare fermo, e cammina verso la grande vetrata che mostra Chicago davanti a lui. Troverebbe il paesaggio splendido, se in questo momento non ci fossero due serial killer a piede libero.

«Che cosa ho fatto?» mormora Jeongguk passandosi una mano tra i capelli ancora bagnati. «Maledizione!»

«Per ora? Niente, quindi rilassati.»

Facile a dirsi, però dovrebbe davvero rilassarsi. Non sa nemmeno perché si senta così sopraffatto o, per essere precisi, lo sa, ma non basta come spiegazione.
O forse sì?
Dopotutto, è passato molto tempo dall'ultima volta che Jeongguk si è sentito così con qualcuno.

«Cazzo», sbotta Jeongguk avvicinandosi alla finestra. «È qui.»

Avrebbe dovuto avvertirlo, per l'amor del cielo, per dargli il tempo di prepararsi mentalmente.

«Bene», dice Yoongi. «È ora di divertirsi.»

«Ti odio.»

«Ti piacerebbe riuscire a odiarmi», lo prende in giro Yoongi. «Allora riattacco.»

«Va bene», dice Jeongguk, con voce improvvisamente flebile e il battito accelerato. «Salutami Jimin.»

«Lo farò.»

C'è un silenzio. Jeongguk sa cosa sta per succedere, ma riesce a concentrarsi solo sulla sagoma di Taehyung che esce dalla sua Ford.

«E Ggukkie?» aggiunge Yoongi. «Usate le precauzioni!»

Jeongguk borbotta qualcosa, reprimendo il suo sorriso, poi riattacca.

Taehyung solleva la testa e, anche se è sicuro che il maggiore non può vederlo, il suo battito inizia ad accelerare. Tra poco Taehyung sarà qui.

Non è sicuro che il suo cuore possa sopportarlo.

Jeongguk posa il telefono sul primo tavolo che vede, poi fa un respiro profondo, trattenendo l'aria nei polmoni per qualche secondo e rilasciandola.

È Taehyung, per l'amor del cielo, non—

Taehyung.

È Taehyung e, anche se lo vuole qui, anche se è un adulto, Jeongguk si sente di nuovo un adolescente.

Non volendo aspettare i tre colpi alla porta, Jeongguk va ad aprire, aspettando l'arrivo di Taehyung con apparente calma, ma il suo cuore continua a battere impazzito contro il petto.

Taehyung sorride debolmente quando lo vede da lontano e Jeongguk ricambia il sorriso.
È tutto così semplice, ma dietro le apparenze c'è una tempesta nella testa di Jeongguk.
Anche lui si sente così?

La tensione delle labbra di Jeongguk aumenta quando le mani di Taehyung trovano naturalmente la sua vita. Sta sognando? E se queste ultime ventiquattro ore non fossero state altro che un sogno?

«Mi sei mancato», dice Taehyung, con voce calda ma profonda come sempre.

Per Jeongguk è difficile non baciarlo subito.

«Mi hai visto al massimo due ore fa.»

Lo sguardo di Taehyung finirà per fargli prendere fuoco, ne è certo.

«Mi sono mancate le tue labbra», sussurra Taehyung mentre lo spinge leggermente, poi chiude la porta con un piede.

Jeongguk sta già perdendo la testa, i pensieri che vagano confusi.

«Potevi assaggiarle prima», lo stuzzica Jeongguk, riprendendo il controllo della sua mente agitata, tornando lentamente ad essere quello di sempre, lasciandosi alle spalle l'adolescenza.

«Sì?» Taehyung inclina la testa, senza staccare lo sguardo da Jeongguk, nemmeno per un secondo. «Che divertimento c'è?»

«Non è divertente, baciarmi?»

Una mano di Taehyung raggiunge il suo mento, sfiorandolo leggermente.
Taehyung ama sfiorare la sua pelle, è abbastanza chiaro, ormai. E Jeongguk lo adora ancora di più.

«Baciarti è molte cose, Jeongguk», risponde Taehyung, con voce non più così tenera, d'un tratto molto più profonda. «Prima di tutto, è un peccato.»

Jeongguk sorride, passando scorrere entrambe le mani tra i lunghi capelli dell'uomo, anch'essi un po' bagnati.

«Allora siamo peccatori, Taehyung.»

Jeongguk accompagna le sue parole con un bacio, le loro labbra si incontrano più e più volte mentre Taehyung continua a condurli all'indietro. L'eccitazione sta già raggiungendo il bacino di Jeongguk, il calore si diffonde nel suo stomaco. Jeongguk ansima contro le labbra di Taehyung quando sente le sue mani fredde scivolare sotto il tessuto, sfiorando per un po' la sua pelle in fiamme.

Ormai accaldato, Jeongguk si ritrae abbastanza da togliersi la maglietta, per poi gettarla via con noncuranza nella stanza.

«Sembri impaziente», gli fa notare Taehyung, sorridendo.

«E tu sembri annoiato», replica Jeongguk, anche se non è vero.

Ma l'effetto è quello sperato: Taehyung si spoglia senza dire un'altra parola e il maglione e la maglietta che aveva indosso si uniscono all'indumento di Jeongguk sul pavimento.

Il tatuaggio di Taehyung è così semplice che si potrebbe anche non notarlo, ma Jeongguk non si stancherà mai di guardare quella sottile linea rossa tra i suoi pettorali. Forse ha un significato, forse no, ma non spetta a Jeongguk chiederlo: può solo ammirare il torso di Taehyung, cosa che fa senza pensarci due volte. Sarebbe un pazzo a non sbavare davanti a una simile opera d'arte.

«Annoiato?» ripete Taehyung mentre mette le mani sul collo di Jeongguk. «Intrattienimi, allora.»

«Volentieri», sorride a sua volta Jeongguk. «Braccia intorno al mio collo.»

Taehyung inarca un sopracciglio, incuriosito, ma fa come gli è stato detto. Jeongguk piega leggermente le ginocchia mentre infila le mani sotto le cosce di Taehyung e, un attimo dopo, le sue gambe sono intorno alla vita di Jeongguk.

«Stupido idiota», ridacchia Taehyung stringendo un po' la presa intorno al suo collo. «Non era affatto necessario.»

Jeongguk sorride, sollevando il mento per guardare Taehyung.

«Non fare come se non ti piacesse.»

Taehyung sfiora le labbra di Jeongguk con le sue, e il suo profumo lo fa impazzire, quell'odore di lavanda sempre così dolce e caldo, che sa di casa.

Casa.

Maledizione.

«Mi piace e non so perché, cazzo.»

Jeongguk dovrebbe smettere di sorridere, soprattutto mentre bacia Taehyung, ma non è nemmeno più responsabile delle sue reazioni.

«È tutto il giorno che ci penso», ammette Jeongguk, sfiorando con le labbra il collo di Taehyung e di tanto in tanto la mascella.

«Portami in camera tua», pronuncia Taehyung tra due sospiri, provocati da Jeongguk. «Adesso.»

Jeongguk non ha bisogno di altre parole per iniziare a camminare e, nonostante il peso di Taehyung sia facilmente sopportabile, ringrazia sé stesso per aver lasciato la porta aperta. Taehyung gli tira leggermente i capelli sulla nuca per baciarlo ancora una volta e la sua lingua trova quella di Jeongguk come se fossero destinate a incontrarsi, inviando ondate di calore in tutto il corpo di Jeongguk.

Con premura, ma non così dolcemente, Jeongguk si china in avanti per lasciar andare Taehyung sul letto, e il grande materasso affonda sotto il suo peso.

Bellissimo.

È bellissimo, sdraiato così, la pelle che fa contrasto con la coperta e le lenzuola scure; menomale che non ha messo quelle di seta, per una volta. Scopare su quel tipo di tessuto può essere tanto fantastico quanto frustrante, a seconda di diversi parametri.

«Sei bellissimo», mormora Jeongguk in tono estasiato, con gli occhi fissi sul petto di Taehyung che si alza e si abbassa rapidamente.

«Ti sei visto?»

Jeongguk inspira a fondo, improvvisamente consapevole di quanto inizino a stargli stretti i pantaloni della tuta, poi sale sul materasso per baciare le clavicole di Taehyung. Si sofferma su quella zona per un po', sfiorando prima una spalla e poi l'altra, prima di scendere più in basso. Lascia una scia di baci roventi sul petto di Taehyung, soprattutto lungo il suo tatuaggio, mentre i bassi gemiti del maggiore lo fanno diventare ancora più duro.

Tenendo la mano sinistra sul materasso come sostegno, Jeongguk avvicina l'altra sul capezzolo di Taehyung, sfiorandolo e stuzzicandolo con movimenti rotatori finché non si indurisce.

«Sei così sensibile», sussurra Jeongguk, quasi con stupore, prima di usare la punta della lingua al posto del pollice.

«Cazzo», geme Taehyung afferrando i capelli di Jeongguk, mentre il suo corpo si inarca sotto il suo tocco.

Avere questo effetto su Taehyung è indefinibile, ma sicuramente sconvolgente.
Scende lentamente, le labbra non lasciano mai la pelle di Taehyung, anzi talvolta la segnano. Quando raggiunge la sua zona più erogena, Jeongguk rallenta ancora di più, la mano accarezza il fianco di Taehyung, indugia sulle sue costole, poi risale fino alla gola e alla mascella tesa.

È una vera benedizione sentire il battito forte di Taehyung sotto i suoi polpastrelli.

«Posso?» chiede Jeongguk sottovoce mentre la sua mano torna allo stomaco di Taehyung e poi alla sua cintura.

Taehyung abbassa lo sguardo per incontrare il suo.

«Devi», risponde, accarezzando i capelli di Jeongguk. «È un crimine privarmi della tua bocca.»

Jeongguk non sapeva quanto fosse debole prima di sentire quelle parole da Taehyung. Slacciargli la cintura con gesti non troppo affrettati richiede molto più autocontrollo del previsto, ma ci riesce. Con la stessa lentezza, sfila i pantaloni di Taehyung, facendo attenzione a non fargli male mentre la stoffa si sposta lungo la sua erezione. Ben presto il maggiore è completamente nudo, offerto alla vista di Jeongguk, e Cristo... che spettacolo.

Jeongguk inizia a baciargli l'interno coscia, passando da uno all'altro, arrossando la pelle e leccandola subito dopo, godendosi ogni contrazione dei muscoli di Taehyung sotto il suo palmo.

Vieni e non te ne pentirai.

Questo è ciò che ha detto a Taehyung questa mattina, e Jeongguk è sempre stato uno che mantiene le promesse.

La scia dei suoi baci risale fino allo stomaco di Taehyung, dove si sofferma ancora per qualche secondo, facendo contorcere Taehyung sotto di lui, impaziente ma silenzioso a parte alcuni sospiri spezzati. Jeongguk continua a tormentarlo, leccando e baciando ogni parte del suo ventre, ma evita di proposito il suo cazzo, perché vuole che sia lui a chiederglielo, cosa che poco dopo fa, non appena si arrende a lui.

«Jeongguk», dice con voce roca e un tono quasi implorante, «ti prego.»

Jeongguk sorride contro la sua pelle calda, soddisfatto, poi lecca la punta della sua erezione per un brevissimo attimo, stuzzicandolo, compiacendosi dei rumori osceni che presto riempiranno la stanza. Jeongguk inclina la testa per prendere in bocca Taehyung senza usare la mano, impegnata a giocare con uno dei suoi capezzoli. La pelle morbida di Taehyung diventa più irregolare, mentre diventa duro contro la lingua di Jeongguk. Chiude gli occhi e continua a muovere lentamente la testa, cercando di percepire ogni movimento sulla pelle di Taehyung, di cogliere ogni dettaglio, dalla vena più evidente alla più piccola protuberanza.

Taehyung emette un gemito di frustrazione quando la mano di Jeongguk lascia andare il suo capezzolo, ma cambia subito idea quando Jeongguk la usa per premere la punta del cazzo di Taehyung contro l'interno della sua guancia, inclinando di lato la testa per prenderlo fino in fondo. Sollevare lo sguardo per incrociare quello eccitato di Taehyung è più che sufficiente per far diventare Jeongguk completamente duro.

«Fermati», dice Taehyung, cercando di riprendere fiato mentre lascia cadere di nuovo la testa sul materasso. «Sto— cazzo, sto per venire.»

Il pensiero di Taehyung che gli viene in bocca non gli dispiace affatto, ma Jeongguk decide di conservarlo per dopo, premendo la lingua sul cazzo di Taehyung un'ultima volta prima di tirarlo fuori con uno schiocco. Jeongguk si passa la mano sul mento per pulire via il liquido preseminale, poi si avvicina di più a Taehyung, osservando i suoi capelli scompigliati, le pupille dilatate, le labbra dischiuse e la mascella affilata.

Bellissimo.

Taehyung solleva la schiena dal letto e poggia il peso sui palmi delle mani. Il suo respiro caldo si infrange sul viso di Jeongguk.

«Voglio stare sopra di te», gli sussurra Taehyung all'orecchio mentre porta una mano all'inguine di Jeongguk, stringendolo delicatamente. »Voglio sentirti dentro.»

Jeongguk deglutisce con forza mentre un'ennesima ondata di eccitazione lo investe e, dopo poco, si ritrovano nella stessa posizione di questa mattina, Taehyung seduto a cavalcioni su Jeongguk, macchiando un po' i suoi pantaloni della tuta, ma a Jeongguk non può importare di meno.

Jeongguk solleva i fianchi per aiutare Taehyung e, una volta nudo, si raddrizza per baciarlo. Per un momento è umido e scoordinato, e Jeongguk si contorce contro Taehyung ogni volta che sente la sua lingua sulla sua.

«Giù.» Taehyung preme il palmo della mano contro il petto di Jeongguk e la schiena del minore incontra il materasso con un tonfo. «Ti dispiace se non te lo succhio?» sussurra mentre inizia ad accarezzare l'erezione di Jeongguk, con gli occhi velati e febbricitanti che lo fissano. «Non posso più aspettare.»

«Nemmeno io», risponde Jeongguk, la risposta è distorta da un gemito, la sua mente è abbastanza lucida solo per dire: «Primo cassetto.»

Taehyung sorride e si china in avanti per raggiungere il comodino, benedicendo la vista di Jeongguk a petto nudo. Il cassetto si chiude con un tonfo mentre Taehyung torna da lui. Mette via il preservativo per ora e apre la bottiglietta di lubrificante per versarne una generosa quantità direttamente sul cazzo di Jeongguk, facendolo rabbrividire sia per il freddo che per l'eccitazione.

C'è qualcosa che passa per la mente del minore, un piccolo dettaglio che lo tormenta malgrado l'eccitazione riempia ogni altra parte del suo cervello.

«Ne hai bisogno?» dice Jeongguk, il flusso dei suoi pensieri alterato dalla carezza di Taehyung. «Di avere sempre il controllo?»

Taehyung sbuffa una mezza risata, mentre l'angolo delle labbra si solleva. Si china in avanti, il cazzo di Jeongguk preme improvvisamente contro il suo stomaco, sporcandolo di lubrificante e liquido preseminale.

«Non si tratta di controllo», mormora Taehyung mordicchiando il lobo dell'orecchio di Jeongguk. «Voglio solo che mi scopi così.»

Jeongguk perde la poca lucidità che gli era rimasta quando Taehyung gli libera il cazzo dai boxer e poi inizia a infilarsi un dito dentro, e perde completamente la testa quando Taehyung inizia a gemere nel suo orecchio. Jeongguk lascia qualche bacio sulla spalla di Taehyung mentre gli mette le mani sul bacino, spingendo di tanto in tanto le unghie nella pelle.

«Sei così sexy», sussurra Jeongguk mentre bacia la mascella di Taehyung e poi gli morde il collo, facendolo mugolare ancora di più. «Non vedo l'ora di sentirti intorno a me.»

Il cazzo di Taehyung pulsa contro la sua pelle mentre fuoriesce altro liquido, e il maggiore si siede di nuovo dritto per prendere in mano insieme la sua erezione e quella Jeongguk per qualche secondo, e sentire la sua pelle che sfrega contro quella di Taehyung lo fa letteralmente impazzire.

Jeongguk non durerà a lungo, è evidente.

«Cazzo, ti voglio così tanto», geme Taehyung aprendo l'involucro del preservativo.

Nel sentire quelle parole e nell'osservare i movimenti di Taehyung, il sangue defluisce tutto verso il membro di Jeongguk, mentre infila il preservativo su di lui, poi applica un altro po' di lubrificante, sfiorando Jeongguk un'ultima volta prima di mettere via il flacone.

«Sei sicuro di essere pronto?» chiede Jeongguk, con le sopracciglia leggermente aggrottate per la preoccupazione e le mani sulle cosce di Taehyung.

«Cazzo, sono nato pronto», dice Taehyung mentre inclina l'erezione di Jeongguk verso di sé e poi...

Jeongguk ansima quando il calore di Taehyung inghiotte la punta del suo cazzo. È rimasto senza fiato e senza parole, così getta la testa all'indietro mentre Taehyung lo prende più a fondo. Jeongguk si morde il labbro inferiore, trattenendosi il più possibile e cercando di non muoversi per permettere a Taehyung di abituarsi a lui.

Taehyung inizia lentamente a muoversi su e giù, permettendo a Jeongguk di andare più a fondo dopo ogni spinta e facendolo sentire il ragazzo più fortunato del mondo. Taehyung è così stretto intorno a lui che Jeongguk adesso è assolutamente certo che non durerà a lungo. Impossibile.

Dopo un attimo, Taehyung si china in avanti per afferrare la testiera del letto, guardando Jeongguk con quei suoi occhi profondi che brillano di eccitazione, con quello sguardo che gli perfora la pelle e gli ottunde i sensi.

Bellissimo.

«Muoviti», dice, la voce roca adornata da bassi gemiti. «Piano.»

Jeongguk ubbidisce, piegando le ginocchia per spingersi dentro Taehyung con movimenti cauti, poi ripete il movimento una seconda, una terza e infinite volte.

«È bello», mormora Taehyung fra le labbra dischiuse, con i muscoli che si tendono mentre si aggrappa più forte alla testiera. «Scopami piano e fino in fondo, Gguk.»

Jeongguk non pensava di potersi sentire ancora più coinvolto di quanto non lo sia stato finora, eppure è così, e ormai non gli importa neanche più.

Vieni qui. Travolgimi. Te lo lascio fare.

Jeongguk mantiene un ritmo costante, ma aumenta gradualmente la potenza delle sue spinte, mentre dei rumori osceni riecheggiano nella stanza, fondendosi con i loro ansiti spezzati, violenti ed eccitati. I gemiti di Taehyung devono essere una delle sue versioni preferite della voce del maggiore finora, sono delle melodie tanto oscene quanto meravigliose.

«Ancora bello?» chiede Jeongguk, le mani che stringono più forte le cosce di Taehyung e i fianchi che si sollevano per spingersi fino in fondo dentro di lui.

Il mugolio di Taehyung risponde per lui e, quando si guardano negli occhi, Jeongguk accelera di poco il ritmo.

«Cazzo», geme Taehyung, iniziando a sfregare il proprio cazzo contro il ventre di Jeongguk, raddoppiando la sua eccitazione, se possibile. «Sì, così.»

Il sesso rude e veloce gli piace, Jeongguk non ha mai pensato il contrario, ma questo?

Questo va oltre ogni aspettativa.

E farlo con Taehyung?

Il paradiso.

È nel modo in cui Taehyung spinge il bacino all'indietro di tanto in tanto. È nel modo in cui non si preoccupa si sporcare l'addome di Jeongguk con i suoi umori. È nel modo in cui la sua pelle brilla di sudore e sa di sale. È nel modo in cui vuole che Jeongguk lo scopi lentamente, mentre lui sta sopra e lo prende tutto dentro di sé. È nel modo in cui il suo petto tatuato si alza e si abbassa a un ritmo frenetico. È nel modo in cui il suo respiro si fa affannoso al ritmo delle spinte di Jeongguk. È nel modo in cui i muscoli delle sue braccia si tendono mentre stringe più forte la testiera del letto. È nel modo in cui geme, con quella voce rauca e profonda. È nel modo in cui lo fissa, con quegli occhi meravigliosi che si perdono in quelli di Jeongguk.

È nel modo in cui lo fa sentire.

È Taehyung.

«Pensi di riuscire a venire così?» riesce a dire Taehyung mentre sposta una mano dalla testiera per sfiorare la fronte umida di Jeongguk, prima di tirargli indietro i capelli. «Io ci sono quasi.»

Glielo sta davvero chiedendo?
È da un po' che si trattiene e il fatto che Taehyung diventi sempre più stretto intorno a lui non aiuta affatto.

«Sì», risponde Jeongguk, con il fiato corto anche se si sta muovendo piano. «Anch'io ci sono quasi.»

Con una mano, Jeongguk si spinge via delicatamente dal materasso per raggiungere le labbra di Taehyung, poi lo bacia con tutti i sentimenti che prova in questo momento, e questo significa tante cose per lui.

Jeongguk avvolge la mano libera intorno al cazzo di Taehyung, le loro dita bagnate si incontrano per un istante. Ne sfiora la punta con il pollice, giocando con la fessura di Taehyung, e inizia ad accarezzarla con lo stesso ritmo in cui lo sta scopando.

«Guardami», ordina Jeongguk, allontanandosi dalle labbra di Taehyung.

Dio, Taehyung, quanto sei bello.

Taehyung ubbidisce, i suoi occhi incontrano quelli di Jeongguk, mentre i suoi lineamenti si contorcono per il piacere. Jeongguk non distoglie lo sguardo da lui, completamente perso negli occhi di Taehyung. Nel suo intero essere.

Un'ultima profonda spinta e un movimento deciso della mano sul suo cazzo bastano perché Taehyung si riversi nel palmo di Jeongguk, con un gemito lungo e rumoroso che si unisce presto a quello di Jeongguk, il cui cazzo pulsa ed esplode dentro il preservativo.

«Cazzo», esala Taehyung,premendo dolcemente la fronte contro quella di Jeongguk e accarezzandogli i capelli.

Il cuore di Jeongguk batte ancora forte, sia per l'orgasmo che per le carezze di Taehyung.

Ormai c'è dentro fino al collo.

Jeongguk inghiotte le poche parole che muore dalla voglia di dire, poi si sporge per baciare Taehyung; le loro labbra si incontrano brevemente un paio di volte, ancora roventi, umide e un po' turgide.

Così facendo spalma il seme caldo di Taehyung sul proprio stomaco, senza farci caso, e si sposta un po' per allontanarsi dal maggiore, ma i suoi occhi non lo abbandonano mai. Sarebbe un pazzo a distogliere lo sguardo da una simile opera d'arte.

«Ho bisogno di una doccia», dice Taehyung ridacchiando leggermente mentre osserva il casino che hanno fatto.

La doccia post-sesso, nota anche come il peggior pomo della discordia tra loro due.

Il petto di Jeongguk si stringe a quel ricordo non così lontano, ma cerca di non darlo a vedere, annusando invece l'incavo del collo di Taehyung, inalando la delicata miscela di lavanda e sudore, di affetto ed eccitazione.

Come è che si dice?
Niente di azzardato niente di guadagnato.

«Insieme?» rischia Jeongguk, il cui cuore perde un battito quando vede gli occhi di Taehyung annebbiarsi un po'.

Ma è solo un attimo, perché quello dopo tira un sospiro di sollievo non appena Taehyung gli rivolge un sorriso discreto ma sincero.

Una cosa complicata.

«Insieme.»

I sentimenti sono una cosa complicata.

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