x. così vicini, così lontani
When love led to tragedy.
; CAPITOLO DIECI
🌱 - interrogarsi
"dialoghi in italiano"
«dialoghi in giapponese»
༄ ༄ ༄
IL GIORNO DOPO
Cristalia's pov
Suonò la sveglia: indicava le 07:30 del mattino.
Io, stranamente, mi ritrovavo già in piedi da qualche tempo, probabilmente da un'ora, non so ancora
oggi quantificarlo.
Era strano perché di solito avevo il sonno pesante e proprio per questo motivo impostavo cinque sveglie sul cellulare con una suoneria fastidiosissima,
ma quel giorno non fu così.
Mi ritrovai a pensare, a vagare per l'ennesima volta nella mia mente, mettere i tasselli che costituivano le mie idee al proprio posto e fare mente locale su cosa mi stava accadendo nell'arco di quel mese.
La mia voragine si stava allargando il più del dovuto, e ogni stimolo proveniente dal mondo esterno era per me una condanna,
una peste da evitare.
Avrei proprio preferito rimanere a casa spaparanzata sul letto nella mia spaziosa camera bianco gesso e non rialzarmici più;
non ero nel giusto mood soprattutto perché il giorno prima avevo avuto una mezza discussione con lui.
In realtà non sapevo come interpretare quel nostro dialogo, o battibecco, o dissapore, ma un dettaglio mi era chiaro:
desideravo a tutti i costi interfacciarlo.
In una situazione del genere le persone tendono ad ignorarsi o addirittura ad allontanarsi, perché magari l'uno tende a ferire l'altro e vengono dominati dall'orgoglio, ma, dato che era la prima volta che qualcuno aveva assunto un atteggiamento incomprensibile nei miei confronti, volevo scoprire cosa stesse passando per la sua testa, se ci fosse stato lo stesso turbamento, o magari qualcosa di più.
Volevo chiarire con me stessa, ma soprattutto con lui, anche se in qualche modo mi sentivo infastidita dal quel tono aspro con cui mi aveva risposto.
Il mio istinto così diceva.
Però il primo grande step da compiere per soddisfare questo mio impulso era prepararmi e uscire di casa, cosa che feci dopo qualche minuto di ulteriore riflessione.
Indossai la divisa scolastica e, percorrendo l'enorme atrio che conduceva al portone d'uscita, presi una merendina da uno degli scaffali della cucina per poi dare un bacio sulla guancia candida, seppur leggermente rugosa, della mia tutrice, che si faceva chiamare da me e da tutto il complesso di inservienti:
Nonna Margherita,
signora dei quartieri spagnoli.
Uscii di fretta dalla maestosa Villa Persico
(in stile barocco modernizzata) anche se ero in perfetto orario e arrivai, per la prima volta in tutta mia vita, con i cancelli dell'istituto ancora chiusi.
Ne approfittai, dato che non c'era ancora nessuno che conoscevo, per indossare le mie amatissime cuffie e avviai la playlist con varie canzoni che tenevo salvate: saltellavo dal rap napoletano fino alle ballad americane, passando per qualche canzone rock alternativa e indie.
Aspettai fino alle 08:00, l'orario di apertura, e, appena mossi un muscolo, partii la mia fissa di quel momento:
Notti in Bianco - BLANCO
0:00 ❍──────── -2:58
↻ ⊲ Ⅱ ⊳ ↺
Istintivamente guardai il cielo: notai che era di un azzurro tenue con qualche piccola nuvola sparsa. Nonostante ciò il sole era molto prepotente anche se l'ambiente andava incontro ai primi giorni del mese di ottobre, in cui l'arancione e la natura lentamente spogliata sono protagonisti.
Per fortuna le piante del giardino scolastico erano delle sempreverdi e quindi non si sarebbero consumate nel tempo.
Nonostante le intemperie
sarebbero riuscite a resistere.
Era ciò che speravo ci accadesse.
Mi lasciai fin troppo trasportare dalla canzone, non curante delle varie persone che mi salutavano, e mi diressi spedita in classe.
Appena entrata nell'aula feci un cenno, senza proferire parola, a quei pochi compagni tempestivi presenti e presi posto al mio solito banco centrale letteralmente attaccato al muro su cui affacciava una delle finestre.
Senza sfilarmi le cuffiette, mi organizzai per la lezione incombente, quella di biochimica, l'unica materia tra le tante che mi destava un minimo d'interesse; quel giorno avevo deciso di prendere appunti, cosa per me non da poco.
Mi raddrizzai con in mano il quaderno e il libro che mi servivano e, puntando gli occhi davanti a me, non trovai Mattia, il ragazzo che occupava quel posto, bensì una presenza indesiderata e al contempo ben gradita.
Riconobbi subito i suoi lineamenti da dietro, ben definiti, e quella chioma riconoscibile anche a chilometri di distanza.
Era lui.
Era reale.
O, probabilmente, la mia mente
stava giocando brutti scherzi.
Ebbi conferma appena fece una torsione indietro, appoggiando la sua schiena contro il muro e il braccio destro sulla sedia di legno.
Il suo sguardo era diverso dal solito, come se fosse nostalgico e al contempo pensieroso, e ricordo che la mia espressione era un misto di incredulità, sorpresa e scetticità in risposta.
Credevo che da un momento all'altro sarei completamente impazzita, ero confusa.
Tentai di chiedergli a tono del suo cambio posto, cercando di recuperare un briciolo di lucidità e serietà, ma riuscì a precedermi rubandosi la cuffia sinistra sfiorandomi
la guancia.
« Che stai ascoltando? »
Si stava comportando come se avesse azzerato tutto ciò che era successo il giorno precedente, come due bambini incoscienti che non hanno la percezione del mondo e delle conseguenze delle loro azioni; era questo il suo modo di "risolvere"?
Ero infastidita dal suo gesto ma, osservando la sua espressione concentrata intenta a capire le parole italiane della canzone tramutarsi in una più compiaciuta, muovendo alla testa a ritmo di musica chiudendo gli occhi, mi fece dimenticare quel poco di astio che avevo nei suoi confronti, anche se comunque il mio intento non era cambiato.
Quel ragazzo aveva un'influenza imponente su di me che lo odiavo, ma al contempo non riuscivo ad andargli contro sul serio.
« Non ci ho capito assolutamente nulla,
ma è forte... È una di quelle canzoni che se la senti ad una festa o in discoteca ti verrebbe da cantarla a squarciagola. »
disse a canzone terminata.
" Già, hai proprio ragione..."
gli risposi con un sorriso amaro.
Non ero mai andata a ballare, quindi non sapevo la sensazione di stare in mezzo alla gente, magari con un gruppetto di amici sorseggiando un drink con una base famosa in sottofondo.
Anche se la mia motivazione e timore erano più che fondati.
Tutte le strade e tutte le circostanze portavano a quello, rimanere ancorata e dipendente dal passato mi faceva rabbia e non poco.
Lui mi vide affranta e un velo di preoccupazione percepii dal suo volto.
« Hey... Tutto bene?
Non fare quella faccia, sembra che stai parlando con la morte e non con un tuo caro compagno di classe e squadra. »
"Eccolo ritornato con il suo modo di parlare fastidioso..." pensai.
Decisi subito di cambiare espressione dato che volevo arrivare al dunque.
" Perchè ti sei spostato di banco? "
« Non sviare il discorso... »
" Sei stato tu a farlo fino ad ora!
Pensi che se ti fossi messo davanti a me e comportandoti come al solito avrei dimenticato l'accaduto?
Non ti sei reso conto di come sono stata ieri dopo la nostra amatissima chiacchierata? Eppure, come hai detto tu, se sei davvero un mio caro compagno di classe e squadra avresti saputo dosare le tue parole diversamente.
E io sciocca che mi sono anche preoccupata
per te..."
Mi si stava ribollendo il sangue, sapevo che sarei esplosa a momenti, e nuovamente per colpa sua.
Avevo abbassato lo sguardo chiudendo gli occhi e contemporaneamente stringevo il pugno sinistro sul banco tentando di placarmi, ma invano.
Al contempo però mi sentivo più libera, era come se mi fossi tolta un enorme peso dalla coscienza, ma quel senso di impotenza e esitazione nel reagire mi faceva sentire l'opposto.
Si stava generando un ulteriore caos nella mia testa che addirittura mi veniva da prendere la testa tra le mani, la sentivo pesante.
Di questo passo pensai che non avrei mai visto la luce in fondo al tunnel.
Intanto immaginavo il suo viso corrucciato, pronto a contrattaccare come suo solito, ma invece come si comportò quel giorno non lo potrò mai dimenticare.
Si avvicinò con la sedia verso l'altro capo del mio banco e delicatamente fece scontrare le nostre fronti, come aveva fatto in mensa giorni addietro, ma era diverso, come se volesse proteggermi e salvarmi da me stessa, non sentivo aggressività o sfida.
Al contatto sospirai sorpresa.
« Mi dispiace tanto se ti ho ferita in qualche modo, volevo solo che non ti preoccupassi per una sciocchezza... Finalmente eravamo riusciti ad andare d'accordo per un bel po' e in quell'attimo ho sentito di aver rovinato tutto, è tutta colpa mia.
So che potevo dirtelo in altre parole, però...
Non voglio che questo influisca sul tuo modo di rapportarti con me, scusami. » si fermò per un attimo, probabilmente per prendere un po' di sicurezza.
« Mi sono messo d'accordo con Mattia - e gli ho dovuto offrire anche un caffè alle macchinette eh - perché voglio esserti il più vicino possibile, voglio aiutarti.
Se c'è una qualsiasi cosa che ti turba voglio essere il primo a saperlo nonostante tutto, chiaro? »
Mi venivano i brividi.
Mi aveva riscaldato il cuore.
Una persona del genere esisteva davvero allora.
Ed io ero fortunata a trovarmelo davanti ai miei occhi.
Era la prima volta che qualcuno di estraneo era riuscito a calmarmi completamente, nonostante fosse egli stesso la causa
della mia ira.
Il suo potere era maestoso.
Però avevo come la sensazione che mancasse qualcosa tra di noi, un muro che ci divideva.
Eravamo così vicini ma così lontani allo stesso tempo e non me lo riuscivo a spiegare, nonostante avessimo chiarito.
Aprii gli occhi e alzai lo sguardo, ma non mi accorsi della nostra estrema vicinanza, infatti ci allontanammo di scatto rossi in viso.
Poco dopo presi coraggio dato che si era creato un silenzio assordante e imbarazzante, nonostante la maggior parte della classe si era riempita.
" Chissà se gli altri avranno visto tutto...
Che figura di merda. " pensai.
Infatti non mi ero sbagliata, ma a come rapportarmici pensai successivamente.
" Grazie.
Ma non merito queste tue premure.
Non voglio che tu rimanga coinvolto in qualcosa di complicato. "
« Sei proprio una stupida.
Ci sono già dentro fino al collo da quando ti ho provocata per la prima volta.
Non ti libererai facilmente di me. »
Non potei fare altro che sorridere,
ero così felice.
Lo ringrazierei all'infinito per la persona che era
ed è.
Senza di lui non sarei riuscita ad andare avanti e a ritrovare me stessa.
Avrei potuto finalmente rispondere ad una domanda che mi aveva tormentato per tutta la mia vita:
" Chi sono io?
Perché proprio io sono nata così? "
₊°✧︡ ˗ ˏ ˋ ♡ ˎˊ ˗ * • ○ ° ★
🔮 spazio me 🔮
Ciao minna! Capitolo lungo e forse un po' noiosetto ma necessario! É stato veramente un parto!
grz w0ndvrland tvb diamantina 🧡
Comunque mi sono fissata con BLANCO aiuto, non riesco a credere che sia davvero un mio coetaneo...
vabb sto facendo la valigia perché domani parto e mi scoccio troppo, infatti ogni tanto faccio una pausa❤️
ci vediamo nel prossimo capitolo 🌱
- fede
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top