viii. parthenope vs calipso
When love led to tragedy.
; CAPITOLO OTTO
🌱 - il primo match
"dialoghi in italiano"
«dialoghi in giapponese»
༄ ༄ ༄
MATCH DAY - ORE 09:00
Axel's pov
Finalmente il giorno che stavamo attendendo tutti con ansia era arrivato, non stavamo più nella pelle.
Ci eravamo davvero allenati molto nelle precedenti due settimane e le cose stavano andando finalmente per il verso giusto: avevamo affinato le nostre supertecniche e migliorato la prestazione fisica.
Addirittura usufruimmo il metodo del nonno di Mark, ovvero di fare il giro del campo trainando dei grandi copertoni, e gli italiani riuscivano a stento a starci dietro, anche se poi si abituarono molto velocemente.
Soprattutto lei.
La sua grinta e convinzione erano fin troppo contagiose, come se volesse imporsi di essere la figura che tutti dovevano seguire e usare come riferimento.
Si che il calcio è un impegno serio e importante, ma la prendeva sempre come una questione di vita o di morte, non riuscivo a cogliere il suo comportamento.
Ma dovevo ammetterlo.
Era una leader nata.
Anche solo uno sguardo, e ne rimanevi pietrificato, come Medusa, ma non in maniera intimidatoria, sia chiaro, ma ti sentivi impotente ed estremamente devoto alla sua causa e a ciò che diceva.
L'arma segreta per farla crollare, sarebbe stata proprio guardarsi allo specchio?
Qualsiasi cosa che c'era in lei verrebbe reciso, strappato, frantumato?
E se fosse davvero successa una cosa del genere in un futuro non troppo lontano, chi l'avrebbe sorretta? I suoi migliori amici? La sua famiglia? La squadra?
Su quel pullman che ci avrebbe condotto allo stadio Diego Armando Maradona non riuscii a pensare ad altro se non a quello.
Ci eravamo avvicinati leggermente in quel breve lasso di tempo e potevo affermare con certezza che quella che proiettava agli altri era solo una misera e stupida maschera, ma quando eravamo insieme, quando la irritavo con le mie battute, sembrava che quella facciata, a poco a poco, si demolisse spontaneamente, e lei non n'era cosciente.
Quindi avrei aspettato, pazientemente, fino a quando si sarebbe resa conto di aver bisogno di qualcuno di speciale con cui sfogarsi.
Quando sarebbe caduta, non avrebbe attraversato in picchiata un pozzo scuro, senza fondo, pronta a schiantarsi con il suolo, ma avrebbe trovato quella persona, lì ad accoglierla, ad aspettarla, a salvarla.
Iniziai ad essere geloso dello scenario che mi feci in testa, mi davo tormento con i miei pensieri.
Ma non mi aspettavo che sarebbero diventati realtà molto presto.
« Axel... AXEL! »
« Oi, che c'è Austin? »
« Siamo arrivati, dobbiamo scendere dal bus. Ti sto chiamando da un bel pezzo, non hai dormito stanotte? »
« Mh, ansia pre-partita. Andiamo. »
Ero l'ultimo ad essere sceso da quel bus e, ancora un po' assonnato, non mi accorsi che si era appena palesata avanti a me l'unica persona che non volevo mi vedesse in quello stato trasandato.
" Il buongiorno si vede dal mattino,
o sbaglio? "
Alzai lo sguardo ed era lei.
Poche volte mi rivolgeva la parola per prima, ma dato il mio aspetto probabilmente si sarebbe presa gioco di me per tutta giornata.
« Persico ti vedo più energica del solito, e sono solo le nove del mattino, placati. »
Intanto, parlando del più e del meno, ci addentrammo insieme agli altri nell'enorme stadio - noi chiudevamo il gruppo - e ci avvicinammo alla distesa verde scuro aspettando gli avversari mentre procedevamo con il nostro riscaldamento pre-partita.
Non avevamo bisogno di usare gli spogliatoi dato che ci eravamo presentati direttamente con la divisa.
" Vedi di ricaricarti perché, anche se odio ammetterlo,
sei uno dei più forti qui in mezzo! "
« Anche di te? »
" Ho detto uno dei più forti,
non montarti la testa! "
Mi fermai di scatto, sbalordito.
Non mi aspettavo che mi avesse degnato il suo riso più sincero.
Soltanto a me.
Era musica per le mie orecchie, una melodia di cui non mi sarei mai stancato. Toccai il petto con la mano e lo trovai stranamente caldo, come le mie gote.
Il cuore mi batteva forte, quasi come se volesse uscire dal petto.
Mi tremavano e bruciavano gli occhi.
Che cos'era questa sensazione che stava nascendo in me? Perché proprio lei?
Si voltò verso di me ancora smagliante e appena incrociammo gli sguardi, iniziò a preoccuparsi, arrossendo leggermente.
" Tutto bene? Non ti senti? Se vuoi dico all'allenatore di farti stare in panchina- "
« Sto bene. »
Non era vero.
« Davvero non c'è nulla di cui ti debba preoccupare. »
Io invece mi stavo preoccupando eccome, tanto da risultare quasi freddo e acido, sembrava che lo avesse notato.
" Beh... Non hai una bella cera, tutto qui. Andiamo allora. "
Uno stupido, ecco cos'ero.
La nostra pace instaurata svanita nel nulla, avevo rovinato tutto come sempre.
La vedevo allontanarsi a passi svelti.
Mi aveva risposto con lo stesso mio tono e atteggiamento. Avevo paura di ciò che avevo dentro, lo rinnegavo e ripudiavo. L'avevo fatta scappare via da me, ma non l'avrei persa tanto facilmente.
Io volevo capire di più:
il mio approccio era cambiato,
il mio intento un po' meno.
Arrivai sul campo mentre gli altri si stavano riscaldando e vidi dei ragazzi con una tuta diversa dalla nostra: erano i nostri avversari, quelli della Calipso.
I due allenatori si avvicinarono per parlare, ma non purtroppo non riuscii a sentire il loro discorso. Niente di importante probabilmente.
Dopo un discorso di incitamento da parte del nostro capitano e una fugace occhiataccia rivoltami da lei - che onore direi - il nostro amico surfista annunciò la formazione, avrei dovuto giocare dal primo minuto e ne fui sollevato.
Caleb e Austin sarebbero stati in panchina insieme ad un altro ragazzo.
Facevo mente locale sulla situazione in cui mi trovavo mentre mi dirigevo verso il centrocampo, anche in quella squadra ero una delle punte, e la guardai, era proprio lì di fianco a me.
Sprizzava adrenalina e forza da tutti i pori, come se fosse una condottiera in prima linea pronta a dare gli ordini.
Volevo chiederle scusa per il mio atteggiamento precedente, ma poi me ne pentii subito, l'orgoglio si stava impossessando di me, uscì solamente un sospiro.
Mi dicevo sempre che le faccende personali non dovevano mai e poi mai influenzare un giocatore durante una partita, ma sarebbe stata la seconda volta che mentivo a me stesso, non potevo permettermelo.
La ragazza però mi sorprese.
" Le faccende fuori dal campo non hanno nulla a che vedere con la partita.
Non fare stronzate. Ne parleremo in un secondo momento. "
Non potei fare altro che annuire, aveva perfettamente ragione.
Scattammo entrambi sul posto, era il suono del fischio che segnava il calcio d'inizio.
POCHI ATTIMI PRIMA
Caleb's pov
Che cavolo di seccatura,
andava a finire sempre così.
Prima partita = stare in panchina.
La motivazione?
Uno dei due registi doveva capire la strategia avversaria dall'esterno così da aiutare al meglio la squadra.
Scemenze.
Non per vantarmi ma questo genere di cose le riuscivo a fare anche in campo senza nessun tipo di problema, anche gli altri lo sapevano. Hurley però era ostinato, la cosa non mi andava giù neanche un po'.
I casertani batterono il calcio di inizio e vidi la punta sfrecciare nella nostra difesa come se non ci fosse nessuno, però ci fu una ragazza, Lucia Corvetti, che riuscì a fermare la sua avanzata.
« Ottimi riflessi. » pensai.
Fece un passaggio lungo e dritto verso il centrocampo e ad accoglierla c'era Sharp pronto ad andare in avanti con Froste e Swift poco più distanti da lui.
Gli avversari avevano abboccato in pieno, infatti erano tutti a marcare la Persico e Blaze, probabilmente li temevano.
In men che non si dica il trio si ritrovò davanti alla porta e uno dei due attaccanti effettuò la sua tecnica più forte, il richiamo del lupo.
Il portiere tentò di pararla ma invano.
Quello era stato il nostro primo goal in quel campionato a noi sconosciuto.
1-0
Gli avversari mantenevano il possesso palla e, dopo il fischio d'inizio, la punta fece solamente un passaggio verso la ragazza non poco distante da lui.
Nessuno si mosse di un muscolo.
Un fischio.
Vidi i nostri coprirsi le orecchie con le mani e i loro volti infastiditi, per poi alcuni cadere a terra spaventati e altri contorcersi dal dolore, ma non avevano nessun tipo di contusione o livido.
Nel mentre due centrocampisti e le punte sfrecciavano verso Evans e segnarono senza troppe difficoltà, senza neanche usare una tecnica micidiale.
1-1
Merda.
" Voi ragazzi di città non potete competere con l'impetuosa forza del mare e della natura. Inchinatevi al nostro cospetto e accettate la sconfitta! " disse quello che doveva essere il capitano.
« Ma che frase è questa?
Mica siamo all'asilo moccioso! » disse Hobbes ringhiando tra i denti.
Aveva ragione il piccoletto.
Era diventato quasi un match a senso unico: dominavano i casertani come un mare impetuoso, come la ninfa greca che da il nome alla squadra, abbandonata da chi più amava, mentre i nostri erano completamente stremati, ad eccezione del capitano che cercava in tutti modi di contrastarli, fallendo miseramente.
Il primo tempo si concluse in maniera molto sofferta e tutti erano già stanchi.
Io però avevo capito la loro strategia, e non vedevo l'ora di calciare quel pallone per dimostrare a quei topi di campagna la nostra vera potenza.
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🔮 spazio me 🔮
CIAO BELLI TRA DUE GIORNI HO LA MATURITÁ E NON STO PIÙ NELLA PELLE! Riprenderò a scrivere da dopo venerdì <3
Questa è stata la prima parte della primissima partita del torneo! È stato un parto, l'ho dovuto davvero riscriverlo più volte perché non sapevo come impostarla... spero che sia venuto fuori un qualcosa di decente! Ci vediamo nel prossimo capito sciao belli! 🌱
- fede
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