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Ì £rå†êllï Gå-Jðk
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(Spero che siano tutti quanti lol)
Conteggio parole: 5009
Si consiglia la lettura con lo sfondo bianco e, soprattutto, quello che segue contiene tematiche forti, anche se non vi è nulla di esplicito. Leggere con attenzione.
Prendo questo spazio per spiegare brevemente che Jeong-ui non ha più parlato con Kataki dal viaggio sul treno, non sa nulla su quello che gli sia successo o dove sia, neanche il fatto che adesso fa parte dei Medusa o che abbia transizionato da femmina a maschio.
Quindi, per parlare di Kataki del passato, in questo capitolo si useranno il femminile e il suo deadname, in conformità con l'esperienza e quello di cui che Jeong-ui è al corrente.
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Réñ Zhåï
Come il fratello, anche Jeong-ui ha un street name, un soprannome che le permette di nascondere la sua vera identità da occhi indiscreti.
Il nome Rén Zhai, tuttavia, è di origine cinese, non giapponese (come Kataki).
Non si tratta di un forte legame che Jeong-ui ha con la Cina, in effetti ci ha passato pochissimo tempo, nel suo viaggio verso gli Stati Uniti.
Quello che è importante in realtà è il suo significato, anche se non è evidente o deducibile a primo sguardo.
Rén Zhai in cinese semplificato si scrive con i caratteri 人祭.
人 significa uomo, persona, gente, mentre 祭 simboleggia il cognome Zhai.
Ma, come ho già detto, il vero significato del nome di Jeong-ui è celato, più specificamente attraverso una metonimia, una figura retorica di significato che si basa sul trasferimento del significato di una parola a un'altra.
Infatti, il carattere 祭 (Jì) è traducibile anche con “offrire un sacrificio”, perciò Rén Zhai in realtà sarebbe Rén Jì, che in cinese significa “Sacrificio umano”, una pratica in Cina potrebbe risalire dal 2300 a.C.
Jeong-ui ha molto familiarizzato con il concetto di sacrificio, cercando cibo e rubando per i genitori (prima del loro abbandono), vendere il corpo per sua sorella minore, lavorare per i Fleetline.
Ma tutto ciò, come nella Antica Cina, le ha portato prosperità, finendo in una città che ormai sta diventando sua. Nonostante le difficoltà della vita, Jeong-ui ha sempre avuto uno spirito ottimista e si è sempre adattata ad ogni possibilità, senza soffermarsi troppo sulle cose che ha perso nel tragitto del suo cammino perché alla fine trova sempre qualcosa di migliore.
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Jêðñg-µï Gå-jðk
Il nome della ragazza è stato scelto dai suoi genitori, essendo stata l'unica tra le due sorelle a conoscerli veramente in quei 4 anni vissuti assieme.
Jeong-ui deriva dal sino-coreano 正 (jeong) che significa "giusto, corretto, leale" o 靜 (jeong) che significa "tranquillo, gentile", combinato con 姬 (ui) che significa "bellezza" o 熙 (ui) che significa "luminoso, splendido, glorioso".
Si possono chiaramente capire le aspettative dei suoi genitori, i quali vivevano per le strade ed avevano bisogno di tutto il supporto possibile per sopravvivere nelle condizioni ardue della Corea del Nord. La nascita di una bambina non li ha portati a prendersi cura di lei, o a faticare di più per lei. Jeong-ui era solo una mano d'opera in più.
Sin da piccola, dunque, la ragazza ha dovuto sempre fare del suo meglio per aiutare quelli attorno a lei, credendo che solo in quel modo avrebbe potuto ricere affetto e pregio, ma, come vedremmo meglio più avanti, le aspettative che lei aveva per gli altri non sono mai state rispettate, com'è successo anche con Eun-Kyung, sua sorella.
Dopo l'abbandono da parte dei genitori, l'unica persona che le era rimasta era la sua sorellina di pochi mesi, senza nome e senza cognome.
Una bambina di 4 anni non poteva di certo ricordarsi il cognome dei suoi genitori, in effetti non aveva mai sentito altro che “Jeong-ui, vai al supermercato e prendi due mele. Non farti vedere da nessuno”.
Così scelse lei tutto; prima Eun-Kyung, 恩 (eun), gentilezza e 敬 (gyeong), rispetto, i due valori che i suoi genitori le avevano insegnato e che anche la sua sorellina avrebbe imparato.
E poi Ga-jok, la famiglia che aveva perso con i suoi genitori ma che avrebbe riavuto con la sua sorellina, a cui si legò ancora di più usando quello stesso cognome fasullo.
Doveva lavorare sodo per farla felice, come aveva reso contenti i suoi genitori, che però non l'avevano apprezzata abbastanza.
Ma, come sappiamo, non è andata veramente così bene per le due sorelle.
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ӾӾłł
Jeong-ui ha 22 anni ed è nata il 7 settembre del 2007, sotto il segno della Vergine.
I nati sotto il segno della Vergine possiedono una natura straordinariamente altruista e sono molto orientati al prossimo.
Prendersi cura di qualcuno non è un problema per loro, sono infatti dotati di una voglia di fare formidabile, sfoggiando precisione e passione in ogni compito che intraprendono, indipendentemente dalla quantità di impegni che possono accumulare.
Tuttavia, questa perfezione in sé stessi viene cercata anche negli altri, perciò queste persone hanno grandi aspettative, sono tendenti alla scrupolosità e a volte possono essere considerate puntigliose o troppo esigenti.
Devono ammorbidire il loro senso critico, altrimenti rischiano di passare la loro intera esistenza in un'analisi eccessiva di ogni minimo dettaglio o situazione.
Però, sebbene possano avere (a causa della loro costante critica verso gli altri e una certa permalosità) una sorta di mentalità da “so tutto io”, i Vergine non sono perfetti, nonostante il loro desiderio di esserlo.
Mancano proprio di sicurezza in sé stessi, perciò cercano conforto e rassicurazione attraverso il duro lavoro e l'apprezzamento e il riconoscimento degli altri.
Nell'esecuzione dei loro doveri, come a lavoro ad esempio, i Vergine sono (ovviamente) impeccabili, con una singolare aspirazione alla perfezione in ogni aspetto della loro vita.
Queste persone sono affidabili quando si tratta di compiti che richiedono precisione e rigore, con la certezza che il risultato finale sarà impeccabile.
In questo segno, dunque, il dominio della mente sul cuore, sulla spontaneità e sui sentimenti è una costante che impedisce ai vergine di vedere il lato umano delle persone, considerandole solo per quello che fanno e lasciando perdere coloro che non considera “meritevoli”.
Sembra che per il mondo ruoti attorno a loro, che nessuno sia adatto per la loro compagnia; tuttavia, quando nasce un'emozione autentica e forte, il Vergine si dedica completamente a questa persona, donando tutto sé stesso, qualsiasi tipo di relazione si tratti.
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Gêmmå
L'aspetto di Jeo è ispirato da gemmalzr su Instagram.
Jeong-ui ha i capelli lunghi, che le arrivano fino alle scapole, di color biondo platino con le punte nere. A volte lascia uscire il colore naturale dei capelli, facendo così che anche le radici dei suoi capelli siano di nero.
Ì suoi occhi sono del medesimo colore dei suoi capelli naturali, di un nero pece, molto più scuri di quelli di Kataki.
Di quel poco che si ricorda della sua infanzia, anche la loro madre aveva gli occhi chiari e, anche se aveva i capelli scuri, c'erano sempre state quelle ciocche bianche che Jeong-ui amava, nonostante gli sguardi di sdegno che gli altri cittadini lanciavano ogni volta che camminavano per la loro cittadina.
Da piccola pensava che fosse solo un segno della vecchiaia, ma da adulta aveva appreso che si trattava della Sindrome di Waardenburg, che probabilmente Eun-Kyung aveva ereditato dalla madre.
Per quanto riguarda il fisico di Jeong-ui, la ragazza è snella e tonica, con un corpo a clessidra e un peso di 59 chili. Nel caso della sua altezza, di 1 e 73 centimetri circa, la ragazza supera leggermente la norma.
Sin da quando era giovane, ha avuto la consapevolezza che quel corpo che aveva l'avrebbe potuta portare lontano e, in fondo, avrebbe potuto farle ricevere le attenzioni e i pregi che si sentiva di meritare. Anche nell'età adulta la pensa così, avendo adornato il suo corpo di tatuaggi per farlo risaltare ancora di più.
Un tatuaggio che spicca più di tutti è quello della gang di cui fa parte, la Fleetline, di cui simbolo è l'elmo medievale.
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£lêê†lïñê
Dopo aver dato tutto e di più per i suoi genitori, quest'ultimi l'hanno abbandonata, lasciando che fosse lei ad occuparsi della sorella.
Il sentimento di abbandono che Jeong-ui provò quel giorno non lo sapeva metabolizzare, forse non ha mai accettato veramente la cosa.
Il fatto di non essere abbastanza è la sua paura più grande, un sacrilegio a cui lei non ci vuole neanche pensare, cercando sempre di mandare via quell'angoscia facendo tutto e di più per gli altri nella speranza che qualcuno apprezzi i suoi sforzi.
Ma anche Eun-Kyung non l'apprezzò mai, e alla fine se ne andò anche lei.
È inconcepibile per Jeong-ui che ci sia stato qualcosa di sbagliato da parte sua, non riesce ad accettare le perdite per quel che sono, il semplice fatto che i suoi genitori non potevano più prendersi cura di loro o il fatto che Eun-Kyung non fosse sulla sua stessa linea d'onda. Un solo accenno di una possibile mancanza o sbaglio da parte sua fa imbestialire Jeong-ui, la quale, come meccanismo di difesa, si autoconvince che gli altri semplicemente non l'apprezzassero abbastanza, che doveva cercare qualcuno che l'avrebbe fatto come voleva lei.
E quel qualcuno fu la Fleetline, un gruppo di criminali, è vero, ma, in effetti, Jeong-ui non ha mai avuto l'anima limpida.
Dei servizi in cambio di una nuova vita, nessuno le aveva mai dato così tanto, nessuno si era mai preso briga di ripagarla in quel modo.
I suoi sforzi venivano apprezzati lì, assieme a quelle persone.
In America non fu abbandonata, videro in lei il potenziale che nessuno aveva mai voluto notare, e più Jeong-ui lavorava per loro, più i Fleetline la facevano sentire parte del gruppo, salendo la scala gerarchica nel corso degli anni.
E ormai, con una certa fama nel gruppo, Jeong-ui si sente finalmente nella posizione dove meritava di essere, per tutto il duro lavoro che ha sempre fatto per gli altri
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Èñ£þ
Jeong-ui è sempre stata una persona all'apparenza energica, vitale, sempre pronta ad aiutare il prossimo. Chi non la conosce bene, o chi la accontenta nelle sue manie, la considera una ragazza abbastanza gentile, ma anche stupida e ignara di come quelli che per lei le vogliono bene in realtà le dicono quello che vuole sentire solo per fare di lei ciò che vogliono.
E lei li lascia fare con felicità, perché sotto la maschera della ragazza perbene e attiva si cela una persona incerta, invidiosa, affamata, a cui non basta mai nulla e che ha sempre bisogno di rassicurazioni da quanta poca fiducia ha per sé stessa.
La sua generosità infatti non proviene dal nobile desiderio di rendere la vita di qualcuno più facile.
Sin da piccola, le sono state imposti dei principi molto ferrei, che si potrebbero riassumere con “do ut des”, ovvero “do affinché tu mi dia”.
Per ricevere favori o cortesie, bisogna lavorare sodo, parole che i suoi genitori le avevano detto mille volte e che Jeong-ui aveva preso a cuore, forse un po' troppo.
Come bambina non ha mai ricevuto le attenzioni che desiderava dai suoi genitori, e accontentarli era l'unico modo che conosceva per essere considerata da loro due, per ricevere un “Bravissima tesoro!”.
Ma quando è stata abbandonata, Jeong-ui quasi impazzì al pensiero di aver fatto qualcosa che aveva spinto via i suoi genitori, non essendo stata abbastanza brava per loro.
Negare la verità, passare al prossimo che l'avrebbe apprezzata di più, la sorellina che senza di lei non avrebbe potuto vivere.
Divenne una ossessione, dare il meglio di sé per sapere di valere qualcosa, per avere rassicurazioni da sua sorella, quello che le era rimasto, e per un po' funzionò, ma quando Eun-Kyung crebbe, cominciò a preoccuparsi per tutto quello che la sua sorellina faceva.
Jeong-ui ignorò completamente le sue polemiche, iniziando a provare astio nei suoi confronti, le urlava “Faccio tutto per te!”, perché sì, faceva quel che faceva per Eun-Kyung, ma la ragione di fondo era ricevere complimenti da lei, essere venerata dalla sua sorellina.
Ma Eun-Kyung non la venerava più.
Così, fece ricorso ad altro, alla prostituzione, non tanto per i soldi ma perché sapeva di essere desiderata, di essere importante con quei uomini, che la premiavano per quello che faceva.
E infine, con i Fleetline, questa sua necessità è stata finalmente compresa e accolta.
Ormai il rapporto che Jeong-ui ha con le persone si basa su questo, il valore che dà a sé stessa è tutto racchiuso in quanto bene riesce a fare qualcosa e ad essere utile, e non aspetta altro che la stessa premura e attenzioni che lei da agli altri attorno a lei. Perché, se non riceve l'amore e le attenzioni che le spettano, che senso avrebbe vivere?
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þrêmꧧå
Credo che sia abbastanza chiaro il punto di vista di Jeong-ui, il perché abbia fatto quello che ha fatto, ma in caso lo spiego meglio qui.
Un bambino a cui mancano attenzioni troverà un modo per averle. Ma nelle sue condizioni, con due genitori che l'avrebbero mollata o ignorata se avesse provato a ribellarsi, l'unica cosa che Jeong-ui poteva fare era accontentare i suoi, nella speranza di venire apprezzata da loro e amata.
Questo accontentare le persone è diventato il suo modo per sentirsi giusta, perché sennò per lei non avrebbe senso vivere.
È così grave la sua condizione che il solo pensiero di sbagliare o deludere qualcuno le fa paura, non riesce ad accettarlo.
Quando i suoi la abbandonano, Jeong-ui non riesce a pensare razionalmente, essendo una bambina veramente piccola. Non può capire le condizioni drammatiche di persone che non hanno neanche una casa, figuriamoci i fondi per accudire due bambine, perciò l'unica cosa a cui può arrivare è che ci sia stato qualcosa di sbagliato in lei.
Però, come già detto, questo è un concetto che assolutamente non può esistere per lei, sarebbe straziante ammettere di non essere abbastanza.
Perciò, si convince che loro non la apprezzassero abbastanza e che se non avrebbe avuto ciò che voleva da loro, allora lo avrebbe trovato da qualcun altro.
Così andò anche con Eun-Kyung, una bambina che non poteva di certo capire i traumi della sorella maggiore, preoccupandosi di quanto stesse esagerando nei suoi tentativi di venire apprezzata mentre Jeong-ui l'odiava sempre di più perché non era quello che voleva da lei. Kataki è dunque vittima delle sue aspirazioni malsane, e i Fleetline decidono di approfittarsi di questa sua condizione, non perché se ne preoccupano veramente, ma perché è utile avere una persona così determinata e cieca dalla loro parte.
La storia seguente è dunque la storia completa, con i fattori esterni che hanno portato alla rottura tra Jeong-ui e Kataki.
Ci sono sempre due versioni di una storia, e poi c'è la verità, dopotutto.
Vorrei ricordare che si tratta di bambine, persone che sono state traumatizzate dalla vita e che reagiscono di conseguenza.
Kataki ha tutto il diritto di odiare Jeong-ui, ma come possiamo ben vedere ci sono molti problemi anche a livello di salute mentale che non si possono ignorare.
†w: þrð§†ï†µzïðñê, Vïðlêñzå §µ mïñðrï, þêÐð£ïlïå, Grððmïñg, Vïðlêñzå vêrßålê.
“Vai a prendere due birre Jeong-ui, sbrigati” uno spintone verso la porta del supermercato, i piccoli passi che ribombavano in quelle corsie, o forse era solo il cuore della bambina che le martellava in petto.
Non era paura, no, non aveva mai avuto paura. Forse le prime volte, vero, ma a vedere il sorriso sul volto del papà, quella carezza sulla testa che la faceva sciogliere sempre in una felicità frenetica.
Non era in ansia, trepidava a vedere di nuovo quel bel sorriso sul volto dei suoi genitori. Era così bello quando la chiamavano tesoro con finalmente le loro birre in mano.
Sgattaiolò via, le bottiglie nascoste nel suo grande giaccone. Correva per la neve, ridacchiava mentre si aspettava mamma e papà, seduti sulle panchine del parco, mamma con il suo abituale cappello e gli occhiali da sole, papà con il bastone in mano, la gamba destra indolenzita dal freddo.
Si avvicinò al centro città, le mani in alto con le bottiglie, pronta a ricevere i complimenti che amava.
Ma non vide nessuno, sulla panchina.
Si guardò attorno, non capendo dove potevano essere. C'era voluto un po' per arrivare al negozio di liquori, era vero, ma i suoi erano veramente andati a cercarla? Si preoccupò subito, un'ansia che la attanagliava, che quasi la fece piangere.
Non doveva fare aspettare troppo i suoi, odiava quando accadeva. Odiava fallire.
No, non poteva essere, non possono essere andati fino al negozio, la mamma con quel pancione non poteva neanche fare tre passi in croce, non potevano di certo andare dall'altra parte della città.
Un pianto la fece ritornare in sé, e non si trattava del proprio pianto.
Sulla panchina vi era un rotolo di stoffa bianco ... No, era rosso... Mamma che puzza che c'era!
E quello? Quello che si muove? Cos'è?!
“Basta su!” urlò la bambina, guardando quell'esserino tutto raggrinzito.
Tra la stoffa c'era un messaggio, in effetti.
“Non c'è la possiamo fare così. È impossibile stare assieme, Jeong-ui.
Vai dalla nonnina del palazzo di fronte, quella che ti dà sempre qualcosa da mangiare. Porta anche tua sorella lì.
Ricorda di comportarti bene, addio”
Jeong-ui non capì la lettera, la guardava con scherno, mentre il fagottino movibile continuava a fare baccano. Ma, una parola la capì. Sorella, la sorella o fratello che doveva nascere dalla pancia della mamma, glielo avevano spiegato.
Allora quel coso era sua sorella?
“E dirmelo prima no??” chiese alla neonata, prendendola in braccio, nonostante il fetore di sangue e liquidi corporei.
“Su, piccoletta! Dalla vecchia gentile!”
La vecchia gentile, vecchia perché lo era, e perché altro non era, e gentile perché apriva sempre la porta, e aveva sempre qualcosa da mangiare.
Quella volta però quando aprì, la signora si catapultó fuori dall'appartamento, inginocchiandosi al livello di Jeong-ui.
“Oh mio dio! Dov'è l'hai trovato?” chiese, prendendo il bambino bluastro tra le braccia.
“Lascia! È mia sorella! Molla l'osso!” le diede una spinta, rivolgendo la sorella, ma quando sentì la vecchia telefonare, la bambina capì che c'era qualcosa che non andava.
L'ambulanza arrivò in tempo, e la neonata fu messa al caldo, con i nutrimemti giusti per farle avere un peso normale.
“I tuoi vi hanno lasciato così per strada! Poteva morire quella creatura! Che scellerati. Spero muoia dissanguata, quella donna indemoniata!”
Jeong-ui rimase seduta assieme alla vecchia. I suoi genitori avevano lasciato la città, non si sapeva esattamente dove fossero.
La polizia fu contattata, ma nessuno sapeva il vero nome dei due adulti.
Donna e uomo, due spregiudicati impossibilitati al lavoro, due senzatetto che giravano varie città facendo fare alla figlia i furti per loro, perché sapevano che nessuno se la sarebbe presa con una bambina di 4 anni.
Un per favore e via, Jeong-ui volava, e i sue adulti se la godevano, perché avevano un cagnolino leale con loro.
Ma l'arrivo del secondo non se l'erano aspettati. Se fossero andati in ospedale, la polizia li avrebbe trovati, e non potevano rischiare.
Ma la seconda gravidanza fu assai ardua, e la vita fu estremamente difficile nel nono mese. Non avrebbero potuto resistere con loro due, in quella città dove tutti ormai li conoscevano. Non potevano usare mezzi pubblici, non avevano i soldi.
Due bambine li avrebbero rallentati, e perciò decisero di lasciarle.
La verità della situazione è questa, ma Jeong-ui non la poteva comprendere.
Era troppo piccola, e tutta la sua vita era stata un alternanza di comportarsi bene o comportarsi male.
Si era comportata male?
No, Impossibile! Non poteva essere, di certo. Aveva sempre ascoltato quello che le dicevano, sempre preso quello che volevano. Aveva sempre sempre dato il meglio di sé, ma quei due...
“Non si meritano di avere figli, quei bastardi!”.
La vecchia aveva ragione... Non si meritavano tutto quello che aveva fatto per loro, loro erano degli ingrati.
“Bastardi...” mormorò.
Finirono con la vecchia, una volta che Eun-Kyung poté uscire dall'ospedale. Aveva lottato con la vecchia per quel nome, non le avrebbe mai lasciato il diritto di darle un nome o il suo cognome, e la vecchia era ormai troppo... Beh, vecchia, per adottare due bambine orfane di cui lo stato ignorava l'esistenza.
Vissero nella sua casa però, le aiutò a studiare il necessario, a leggere e scrivere. E a Jeong-ui iniziò a dar fastidio la cosa.
“Lascia! Le taglio io le carote” urlò Jeong-ui, alzandosi ed aiutando la sorellina. La sua amata sorella, che senza di lei sarebbe morta. Le piace raccontare quella storia, e Eun-Kyung le sorride sempre.
“Sei proprio la mia salvatrice, sorellona!”.
Dei sorrisi compiaciuti le scappavano ogni volta che sua sorella minore la complimentava, ogni volta che cercava il suo aiuto, la faceva sentire viva. Lei sì che la apprezzava, ma la vecchia si metteva sempre in mezzo.
“Non puoi coccolarla sempre! Lascia che faccia le cose da sola, no? Lascia che faccia io questo, tu pensa a studiare.” e altre cazzate simili.
La odiava, quella donna.
Voleva toglierle Eun-Kyung, ne era certa, ma non gliel'avrebbe permesso.
All'età di 14 anni, Jeong-ui scappò di casa assieme a Eun-Kyung, e non vi tornò mai più.
Eun-Kyung ormai aveva ormai 10 anni quando iniziarono a vivere in una casa abbandonata, e si chiedeva perché tutto questo. Si stava così bene dalla nonna, ma non si poteva mai fare discorsi del genere con Jeong-ui, perché sennò andava di matto.
“Quella vecchia troia! Ti ha lavato il cervello vero?! Dimmi cosa cazzo ne pensi davvero! Credi che quella megera ti abbia più a cuore che io? Io ti adoro, Eun-Kyung! Ti ho dato io il nome! Io ti ho permesso di vivere! È chiaro!?”
Quante volte aveva voluto rispondere “Ti sembra una vita questa?”, ma sapeva che sua sorella non voleva sentire nulla di quello che aveva da dire.
Doveva andare come diceva lei, che faceva tutto per la sua sorellina.
“Sei una cazzo di ingrata!”
Eun-Kyung che si chiudeva in bagno, come sempre. Odiava quando faceva così. Perché non poteva darle fiducia in nulla? Le aveva salvato la vita, di certo sapeva come mantenerla in vita ora che aveva 12 anni.
Perché doveva sempre criticarla? Perché non la guardava più come se fosse tutto il suo mondo? Era stato così in passato, e adesso che si faceva ancora di più il culo per lei, nulla. Zero ricompensa.
“Vado fuori, esci dal cesso cristo santo!” sbattè la porta di casa, camminando per i vicoli illuminati dalla luce lunare.
Si fermò al solito posto, accendendo una sigaretta mentre aspettava la solita macchina rossa, sempre il primo della serata.
“Cara mia. Sali tesoro”, quanto poco serviva per renderla felice, perché Eun-Kyung non poteva essere gentile in tale maniera?
Doveva cercare affetto da perfetti sconosciuti piuttosto che da quella cialtrona di sua sorella.
Ma, insomma, non si lamentava degli uomini. Quelle carezze, quei baci, li adorava. Non le dispiaceva mettersi in ginocchio sulla neve o sulla ghiaia per loro, la facevano sentire amata come mai nessuno aveva mai fatto. E la pagavano pure, la apprezzavano come una regina, era la loro regina e Jeong-ui sapeva di meritarselo.
Ma quando poté arrivare più in alto, Jeong-ui era in visibilio.
“Non sei fatta per questa città puzzolente, sai? Ti vedrei bene... Negli Stati Uniti, forse.”
“Mi ci porteresti?” una mano lungo la spalla forzuta, scoperta. L'elmo tatuato sul braccio in piena mostra.
“Certo, certo... Ho già in mente qualcosa, ma sai... Bisogna sempre fare qualcosa per ricevere qualcosa.”
Jeong-ui non ci pensò due volte, entrando in casa con una botto che fece svegliare Eun-Kyung.
“Vestiti cazzo, sbrigati. Dobbiamo andare.”
“Cosa vuol dire “Dobbiamo andare”? Jeong-ui sono le 3 di notte”
“Finiscila! Alzati e andiamo. Io... Mi merito di più che questo, di una insolente come te. Sii contenta che tu possa venire con me agli Stati Uniti. Non rovinare nulla, intesi?
Comportati bene.”
Il viaggio avrebbe percorso tutta l'Asia, per poi andare negli Stati Uniti dopo qualche settimana.
Jeong-ui fu entusiasta di salire, trascinando con la forza Eun-Kyung.
“Perché devi rendere tutto così difficile? Smettila! Stai in cabina. Non ti immischiare nei miei affari, se rovini qualcosa ti lancio dalla finestra. Chiaro?”
Fu una sorpresa per lei vedere Eun-Kyung qualche sera dopo, nella Corea del Sud, aggrappata alla finestra.
Dove cazzo voleva andare? Perché doveva essere così difficile? Era lei che stava faticando come sempre per entrambe, come osava pretendere che andasse via con lei, quando finalmente avrebbe potuto avere la vita che si meritava?
Quasi quasi l'avrebbe voluta spingere lei fuori dalla finestra, la richiuse con un senso di gioia. Finalmente non aveva più quel peso, quella rottura di cazzo che le girava sempre attorno con le sue critiche.
“Ma perché fai così? Non ti stanchi di vendere il culo? Potresti fare di meglio e lo sai. Ti ostini così tanto a fare ste cazzate, ma io non te l'ho mai chiesto di farlo!”
Ora era tutto finito, anche se ci volle un po' di tempo per attirare l'attenzione solo su di sé, dopo la scomparsa di Eun-Kyung dal treno. Non capiva come fossero così scossi da ciò, perché se ne dovevano preoccupare? Era lei quella che dovevano farsi, così da poter andare in America felice.
Ma quei uomini invece si preoccupavano eccome. Un giro di prostituzione celato come un viaggio per l'Asia, bastava una soffiata per far saltare tutto. Erano persone di prestigio che avrebbero pagato se quella marmocchia avesse parlato. Non si potevano si certo negare le ferite o il loro DNA in lei.
Ma nessuna ricerca condusse a qualcosa, non riuscirono mai a trovare quella ragazza, e la sorella non sembrava molto interessata alla faccenda. Voleva tutta l'attenzione su di sé, quella piccola narcisista.
Il mondo ruota attorno a lei, lo capivano tutti quelli che avevano a che fare con Jeong-ui. Ma era leale, faceva tutto quello che le si chiedeva.
La testarono, facendole uccidere una ragazza che cercava di scappare dal treno. Lo fece senza pensarci troppo su, perché nessuno le avrebbe rovinato quel sogno.
Così, i Fleetline ci pensarono bene, prima di ucciderla come avevano fatto con le altre prostitute nel treno.
Avrebbe potuto fruttare molto alla gang, una persona simile.
E così, Jeong-ui arrivò in America sana e salva, condotta ad Ashton dai Fleetline, che l'accolsero nel loro gruppo a braccia aperte.
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£êmmïñå ¢ï§, §hê/hêr
Jeong-ui è molto decisa e certa per quanto riguarda la sua identità sessuale, non è una cosa su qui si è mai posta domande o sui cui abbia avuto dubbi.
In effetti è fissata con la sua femminilità, che considera come uno dei suoi tanti pregi, un'aspetto che attira le persone che le stanno attorno.
Come un tutte le altre cose della sua vita, Jeong-ui mira alla perfezione nel suo aspetto, nei suoi atteggiamenti.
Questa è la cosa che le viene meglio: essere carina e gentile, rispecchiare il prototipo della ragazza ideale, anche se (come noi possiamo vedere) tanto perfetta non lo è.
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Rê¢ïþrð§êxµål ÖLÐ
Il reciprosexuality è un orientamento sessuale nello spettro asessuato, e tale termine indica qualcuno che non prova attrazione sessuale a meno che non sappia che l'altro individuo è sessualmente attratto da lui per primo.
Come sappiamo, Jeong-ui va matta per le attenzioni, è una cosa che la fa sentire bene, e che, se c'è l'interesse di fondo, la eccita.
Ama essere la cosa più importante per qualcuno, che sia solo per sesso o per amore vero e proprio, ma la cosa diventa decisamente più seria e pericolosa se qualcuno si interessa a lei sentimentalmente.
Infatti, Jeong-ui soffre di amore ossessivo, meglio definito disturbo ossessivo dell'amore ( in inglese OLD), una condizione in cui una persona sente un desiderio ossessivo e travolgente di possedere e proteggere un'altra persona, a volte con l'incapacità di accettare un fallimento o un rifiuto in tale relazione
I sintomi includono l'incapacità di tollerare il tempo trascorso senza quella persona, le fantasie ossessive che circondano la persona e il trascorrere una quantità eccessiva di tempo a cercare, guardare immagini di quella persona, cercare sempre di contattarla e via dicendo.
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¥ê§ ßµ† ßêwårê
Se siete arrivati fino a questo punto avrete già capito che Jeong-ui non è la persona migliore con cui far mettere i vostri oc. Può anche essere che possa avvenire il miracolo e che nel lungo andare la ragazzuola decida di andare da uno psicologo, ma fino ad allora credo che un oc senza una forte personalità o sano di mente non sia proprio in grado a fronteggiarla ahah.
Per quanto riguarda amicizie Jeong-ui non morde, anzi. È una persona affidabile e generosa, anche se lo è solo perché sennò non si sentirebbe in grado di vivere in pace con sé stessa.
Mi piacerebbe vedere se ci sia qualcuno in grado di darle una regolata, quindi vi lancio questa sfida ahah.
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Ärmï
Così come Kataki, anche Jeong-ui ha un suo piccolo arsenale. Possiede dei ventagli da guerra, un anello con un coltellino camuffato, una frusta e dei artigli da dito.
Jeong-ui è molto pratica e flessibile durante le lotte tra gang, sapendo padroneggiare diversi tipi di armi e di stili di combattimento differenti.
þlå¥l阮
Öµ†£ï†§
Il suo stile ha dei accenni di dark old money, ma anche di streetwear e dark coquette. I capelli li porta in diverse pettinature, a seconda dell'outfit che ha indosso per l'occasione.
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