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Conteggio parole: 6536

Si consiglia la lettura con lo sfondo bianco e, soprattutto, quello che segue contiene tematiche forti. Leggere con attenzione.

Buona lettura e spero che il personaggio vada bene✨🌃

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꒒꒐꒦꒐

Il nome Livio deriva dal gentilizio latino Livius "Livius" che a sua volta deriva dalle parole "liveo" e "lividus" (rispettivamente "invidiare", "essere blu [d'invidia]" e "blu", "pallido", "invidioso", "livido", in riferimento alla carnagione o a un carattere astioso).

A rendere celebre questo nome sin dall'antica Roma fu la gens Livia, il cui rappresentante più conosciuto fu Tito Livio, uno dei più grandi storici dell'antichità. ⏌

Forse si tratta dell'ironia della sorte, o forse una maledizione, oppure di un segno premonitore.
Ma il giovane sapeva, in cuor suo, che non era altro che una punizione, il specchiarsi dell'invidia e dell'odio che sua madre nutriva nei confronti del figlio.

Livio, "invidioso" e "blu"...

"Che gran cazzata.
Invidia di che? Non pensavo fossimo in una competizione, madre. Ma se non ce la fai a starmi dietro o ad avermi attorno... Lasciami fare come cazzo mi pare. Non che te sbattesse nulla, se un giorno la merda che faccio mi si ritorcesse contro.
Tieniti tuo marito stretto, finché potrai".

Se ci fosse stata una ragione in più per odiare la propria madre, la scelta di un nome del genere sarebbe nella lunga, interminabile lista.

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L'origine del cognome Fei potrebbe derivare da un atto di aferesi (ossia la soppressione di una vocale o sillaba) del nome Maffeo (variante di Matteo), il quale deriva dal nome ebraico מַתִּתְיָהוּ (Mattityahu) che, composto dai termini matath ("dono") e Yah (abbreviazione di "Yahweh"), può essere tradotto come "dono di Yahweh".

Il cognome della madre, unica parentela che avesse mai avuto, effettivamente.
Hanno avuto cognomi diversi, Livio e lei, una volta svolto il matrimonio con il patrigno.

"Col cazzo!
Tu pensi che io debba accettare questo uomo? Figuriamoci il Scibilia, che cognome di merda!
Merdoso quanto lui!
Ah- certo, sì... Mi accompagna a scuola ogni giorno, mi ama come un figlio...
Convinta tu, madre."

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ꉧ꒦꒐꒐

Livio ha 17 anni ed è nato il 15 maggio del 1984, sotto il segno zodiacale del toro.

Il Toro è un segno zodiacale che rappresenta la stabilità e la costanza, ma è anche noto per la sua testardaggine e possessività.

Chi nasce sotto questo segno tende a procedere lentamente, masticando e rumoreggiando le informazioni prima di assimilarle completamente. Una volta che un Toro apprende qualcosa, tuttavia, quella conoscenza è integrata profondamente nella sua memoria.

I Toro sono noti per la loro resistenza ai cambiamenti e possiedono un dono innato per maneggiare le situazioni più complesse, forse legato alla loro natura pratica e terrena. Non sono facilmente deviati da lusinghe o da false promesse, insistendo invece su una logica ferrea e la costante focalizzazione sui propri interessi.

Uno dei più grandi pregi del Toro è la sua pazienza: è capace di attendere indefinitamente per vedere i frutti dei suoi sforzi.
Questa pazienza è bilanciata da una coerenza innegabile: una volta che un Toro si è prefissato un obiettivo, è estremamente determinato a raggiungerlo. Può essere forte, tenace e inarrestabile nel suo impegno, ma la sua progressione può essere rallentata dalla sua natura riflessiva e dal suo bisogno di analizzare ogni dettaglio. Quando il destino si mette contro di loro, i Toro sanno aspettare con pazienza, ripartendo da capo senza stancarsi e senza perdere tempo in discussioni che considerano inutili.

I nati sotto il segno del Toro sono noti per la loro generosità, sebbene possano a volte rimanere delusi. Hanno un forte senso dell'amicizia e farebbero tutto per un amico. Tuttavia, sebbene possano a volte essere frenati dalla loro naturale parsimonia, se sentono di essere stati traditi, sono noti per chiudere decisamente le porte a chiunque.
In effetti, il segno del toro diventa particolarmente pericoloso quando si accorge di essere stato ingannato o manipolato.

Le persone nate sotto questo segno zodiacale spesso emanano un intenso magnetismo fisico che può essere quasi tangibile. Questa attrazione può essere particolarmente potente per chi si trova nello stesso circolo sociale o professionale.

In effetti nelle relazioni amorose, i Toro esprimono tutto il loro affetto con una passione ardente, spesso più fisica che sentimentale.

Nonostante le sue numerose qualità, al Toro non mancano difetti. Può essere incline alla gelosia, alla pigrizia, e talvolta a un'eccessiva autostima che può sfociare in presunzione. Il Toro è capace di dare affetto e amore a coloro che gli sono vicini, ma può essere altrettanto possessivo con le stesse persone. Quando è molto innamorato, il Toro può diventare estremamente possessivo, pertanto è importante in una relazione di coppia far capire sin dall'inizio che la gelosia eccessiva può essere dannosa.

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L'aspetto di Livio è ispirato a Louis Seriot, modell* e influencer di nazionalità americana.

Livio non ha mai conosciuto suo padre, morto in un incidente stradale ancor prima della sua nascita, ma poteva capire da chi avesse preso cosa.
In realtà, non è che fosse un miscuglio dei suoi genitori, al contrario.
Aveva la stessa faccia del padre, a parere di sua madre (doveva essere un insulto, forse?), con la quale comparti a solamente il colore degli occhi e dei capelli, un castano scuro quasi tendente al nero, le labbra carnose e all'ingiù.
Dal padre, per quanto potesse vedere, aveva preso il naso alla greca, gli zigomi alti, la mascella definita e i capelli ricci.

Il corpo di Livio è snello, ectomorfo addirittura.
La cosa risalta soprattutto a causa della sua altezza di ben 1,80 metri,
o forse la cosa viene evidenziata soprattutto da Livio stesso, il quale si veste sempre cercando di scoprire la propria pelle, glabra ma ricoperta di nei, sbaragliati per tutto il suo corpo.

In passato, non fu difficile per Livio andare a fare "cazzate", come direbbe lui, le quali lo portarono a farsi fare una miriade di tatuaggi, nonostante la mancanza di 18 anni di età.
Alcuni veramente stupidi, solo per il piacere di farlo... O forse erano semplicemente un metodo di difesa, un repellente.

Ai tatuaggi, susseguirono i piercings, ancor più fattibili.
Gli piaceva, se doveva essere onesto. Non se lo poteva spiegare, questa sua avventatezza per delle procedure così drastiche, che per sempre avrebbero marcato il suo corpo...
Forse perché, in effetti, era l'unica maniera per averne il controllo.

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Indubbiamente, nel corso dei anni c'è stato un cambiamento nel carattere di Livio, per quanto lui stesso se ne renda conto.
Forse se ne rende conto, ma fa finta di nulla, credendosi un svergognato, per la ragione che lo ha portato a diventare... Una cazzo di sanguisuga, come direbbe lui stesso.
Altro colpo del fato, probabilmente, uno scherzo di madre natura, a renderlo come sua madre aveva preannunciato alla sua nascita, "invidioso", "blu".
Prima? Prima era tutto diverso. Un bimbo generoso, un po' taciturno, ma che osservava, con una grande empatia che lo portava a capire tutto, a lasciar perdere.
Un piccolo sacco da box, sempre pronto a subire, in silenzio, capendo le ragioni dietro quei attacchi che riceveva.

"Forse sono stato io?"

Scusare gli altri, per non rimanere solo al mondo... Sopportare, per l'amore delle persone attorno a lui.
Per non rovinare tutto.
Ma ci fu un momento, in cui capì... Che qualsiasi cosa avesse fatto... Nulla lo avrebbe graziato da quella vita, nessuno lo avrebbe compreso, come lui faceva con gli altri, nessuno l'avrebbe protetto dai pericoli che stava già affrontando... nessuno lo avrebbe amato e rispettato...

"Che cazzo di senso ha continuare a fare il meglio possibile, allora?
Perché devo sacrificarmi così? La salvezza... La libertà, non sono per me... Vuol dire che, per il tragitto verso l'inferno, ci porterò dietro tutti... Innocenti o meno"

Prendere con la forza, soggiogare gli altri, ammaliarli, per il proprio fine, per soddisfarsi, della sofferenza degli altri.
Una femme fatale, in effetti.
Il nuovo Livio, manipolatore, geloso, rancoroso, uno che si diverte alle lacrime altrui.
Ma non gliene importa, dei poveri malcapitati che vengono attratti dalla sua bellezza e la sua malizia, dipinta sul suo viso, palpitante sotto le mani di coloro che lo prendono, la lussuria e l'impito tempestoso che li spinge a fare di tutto per Livio.

"A me, dell'amore degli altri non me ne frega un cazzo. Non è mai fregato a nessuno, di quanto amore avessi io, nel mio piccolo, bambinesco cuoricino... E allora, cosa me ne sbatte, se gioco con i sentimenti di un uomo sposato, o di un ragazzetto inesperto? Anzi, ben venga! Che uccidono, per me! Che mi prendano selvaggiamente, che mi facciano loro con la forza! Ma non sarò mai veramente loro... Perché a me... non basta mai, cazzo."

Un ragazzino distrutto, che ha sopportato, senza essere aiutato da nessuno, un amore per la vita non corrisposto... Allora sì! Fanculo, la vita! Quando cadrà a terra, menato a morte o in overdose... Sarà meglio, per quei poretti, che si sono salvati dalla sua venuta...
I propri sentimenti... Nessuno li ha mai presi in questione... E non lo avrebbe fatto neanche lui.

Autodistruttivo... Non curante del proprio dolore, ingigantito dalle proprie azioni... La vita era ormai dolore, non poteva ritirarsi... E quel spiacevole sentimento di sofferenza, è così dannatamente eccitante.

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Una famiglia? Livio non l'ha mai veramente avuta, neanche prima della sua nascita.

"Di certo non è mio, questo bastardo! Cosa pensi, che ti sposerei? Quanti te ne sarai fatti quando sei venuta in Italia, forse il padre potrebbe essere ancora nelle campagne da dove vieni!"

"Tu, maledetto! Sai che è tuo! Pensi che altri uomini vogliano a che fare con me quanto hai fatto te? Nessuno è così disperato, Erasmo!
Se non mi aiuterai tu, mi aiuterà tua moglie, forse. O tuo padre, vediamo se dopo rimarrai il capo della tua maledetta ditta, avendo un bastardo con una straniera, una amante!"

"Che dio di punisca, un giorno... Non ne farai parola con nessuno, non ti azzardare o te e quell'essere che hai in pancia non ve la caverete, mi hai capito? Ti pagherò, ma non ci provare a mettermi in mezzo, non voglio nulla a che fare con te, ne con... Quello."

Un dito che indicava il pancione della donna.

"Non voglio avere nulla a che fare con te, Morana"

"Ti pare che volessi qualcosa del genere? Non sopporto neanche vederti! La peggiore cosa che potesse accadermi, ecco cosa sei"

Ma, in realtà, la donna non credeva alle sue stesse parole, per quanto volesse nasconderlo, di fronte a quell'uomo che in realtà aveva amato, in quei pochi mesi in cui si erano "frequentati".
La donna delle pulizie, ecco cosa era ufficialmente nella casa dell'italiano, che dovette lasciare, per andare a vivere in un paesello di campagna, il più lontano possibile dagli occhi della città di Firenze.
Arrivavano soldi e lettere, ma mai per lei. Era tutto per il bambino, che ovviamente era di Erasmo. Non era stata con nessun'altro, e comprendeva che, alla fine, Erasmo si era convinto della cosa.
Tuttavia, nei suoi confronti non era mai gentile. Chiedeva solo del bambino, se si stesse sviluppando correttamente, come andavano le visite mediche.

"Cosa cazzo te ne dovrebbe fregare se non te ne frega nulla di me? Perché a questo essere che manco è nato deve riservare così tanto affetto?
Perché questo bambino deve avere tutte le attenzioni?"

Ad un certo punto però le lettere e i soldi finirono d'arrivare, forse l'uomo si era veramente deciso di tagliare veramente con loro... Avrebbe potuto ritornare da lui, magari parlando veramente con la sua famiglia, sta volta. Non poteva ignorarla così.
Fu quello che aveva intenzione di fare, quando andò in centro città, diretta verso la casa dell'uomo.
Ma quando vide le pumpe funebri, la donna capì, capì che non c'era nulla da fare.
Incidente d'auto, le disse la moglie di Erasmo, borbottando con le lacrime agli occhi, mentre mettevano la tomba dentro la terra, nel cimitero di famiglia.

Adesso era veramente finita... Lo aveva perso per sempre... E non aveva avuto l'occasione di salutarlo, di vederlo un'ultima volta...
Per colpa di...

Il bimbo nacque, in una stanza d'ospedale desolata, spoglia... Vuota.
Cosi come si sentiva la donna che lo aveva messo al mondo... Vuota, senza l'uomo che l'aveva messa in quella situazione, priva della propria famiglia, morta, probabilmente.
Perché avrebbe dovuto tenere lui allora? Perché non sbarazzarsi anche di lui, lasciarlo dalle suore, in fondo alla strada?
Semplicemente... Era una egoista, e vendicativa... Dopotutto, se non fosse stato per il bambino, avrebbe potuto tenersi ancora il proprio uomo... E non avrebbe dovuto cambiare lavoro, finendo in una azienda di seta.

Era colpa, di quel bambino, che le aveva rubato tutto, che prendeva e prendeva senza fermarsi, mentre lei non aveva nulla...

Invidia, ecco cosa provava Morana... Ecco che così nacque Livio, nome azzeccato.

Il bambino capì in giovane età che l'amore della madre non era una cosa facile da ottenere. Una occhiata gli faceva capire che non lo voleva attorno, e quando quello non funzionava, uno schiaffo faceva capire il messaggio.
Doveva impegnarsi di più con la scuola, né era sicuro. Faceva del suo meglio, aiutava in casa, mentre sua madre lavorava in fabbrica.
Guadagnava soldi, portando la spesa agli anziani vicini, o svolgendo delle commissioni per la donna in carrozzina e sua sorella della casa di fronte, gli piaceva... Essere utile, o forse... Lo faceva per sentirsi apposto con sé stesso, per non sentirsi di mezzo, della spazzatura, come diceva sua mamma, nei suoi momenti peggiori.
La mamma non aveva un marito, e lui non aveva un padre.
Era stata colpa sua... Come, non lo sapeva, ma sua mamma glielo aveva rinfacciato, ogni occasione che aveva.

"Sei stato tu, ad averlo portato via da me! Mi hai strappato via da lui, ed è morto! Lo capisci o no?!"

Non lo capiva, ma lo accettava, e sì... Si sentiva in colpa, veramente.
Non sapeva cosa dirle, se non cercando di risolvere la cosa, dandole i soldini accumulati durante le settimane, le prove superate a pieni voti... Ma non bastava mai...

Non era mai soddisfatta con lui.

Ma le cose cambiarono, quando Livio raggiunse i 13 anni di età.
Nel frattempo, la situazione con sua madre non era cambiata per nulla, e il ragazzino ormai passava sempre meno tempo in casa, trascorrendo i pomeriggi con i suoi amici, la ragazza che al tempo gli piaceva, i suoi compagni di scuola... Era piacevole, avere delle persone che lo volevano attorno.

"Ce ne andremo... Ho conosciuto un uomo, un commerciante. Vivremo a Roma, assieme a lui."

Un tono che non accettava alcuna opposizione, ma per la prima volta, il ragazzo controbbatté con forza.
Non poteva farle questo! Non poteva aspettarsi che dopo anni in cui aveva provato a farle dei piaceri, senza ricevere nulla in ricambio, proprio in quel momento avrebbe accettato una simile decisione...
Ma dovette accettare, una volta che sua madre lo schiaffeggiò abbastanza, non poteva metterla in imbarazzo di fronte a quell'uomo.
Dovette lasciare la Toscana, per dirigersi verso la capitale dell'Italia, il clima caotico di quella città... La freddezza di quella villa, esclusa dal resto di Roma, accerchiata da una fitta foresta...
Sembrava una prigione.
In effetti... Lo era... Una prigione dalla quale non potè uscire per ben 3 anni.

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Una vita fasulla, perfetta al di fuori, ma che nascondeva un segreto condiviso... Un sospiro soppresso, l'aumento del volume della tv, mentre urli soffocati scappavano dalla camera del ragazzino.

Gabriele sopra di lui, ogni fine di settimana, un dolore che acceccava la vista di Livio. Forse sua madre se ne stava là, a guardare la scena, non lo avrebbe mai saputo. Non riusciva a comprendere nulla, oltre che un oggetto duro entrava in lui, qualcosa che però che era vivo.
Qualcosa che emanava oscurità, che rimaneva bloccata in lui, marchiandolo con la sua sporcizia.
Un continuo dolore, nonostante i tentativi di stare il più lontano possibile, abbandonandosi alla sua degradazione interiore.

"La mamma... Mia madre sa, sì che lo sa... Ma potrò fermarlo io? Ci provo, ci provo cazzo! I graffi che gli procuro, come sa sasconderli così bene!
Neanche i tatuaggi servono a qualcosa... Mi punisce... Mi deride... Non servono, a farmi disgustoso per lui... Beh... Le persone disgustose, come Gabriele, non vedono cambiamenti... Nelle persone già messe male..."

Come Livio, uno stuzzichino drogato, gli dicevano gli uomini con cui scopava, ogni tanto... Quasi sempre.

"Quanto tempo è passato?... Ah sì, si erano messi assieme nel '97... Erano passati 2 anni... 2 anni di cazzi in culo, Ahah!
...Stava impazzendo, forse? Forse, forse quel tempo che stava ad ammirare i ponti, o i coltelli della mensa della scuola... Avrebbe fatto preoccupare qualcuno? Qualcuno avrebbe preso briga di fare qualcosa, se si fosse ucciso?
E perché rimanere?... La madre, forse... Però sembra più felice con lui. So che che lo sa, a giudicare alle occhiate che gli lancia ogni mattina di domenica.
Pensa che sia ancora colpa mia? Che gli ha rubato il marito?
Probabilmente, ma non aveva anche sentito le urla di disperazione, la prima volta che Gabriele era entrato nella sua camera?
Ma sorride, quando Gabriele entra in cucina, baciandole la guancia.
... Forse è, colpa mia.
Odiabile di natura, una feccia, una troia... Forse lo sono."

Non si nascose, sua madre, con l'odio che provava per lui, quando raggiunse i 16 anni.

"Perché non ti lascia andare, cazzo! Vattene tu! Perché deve amare più te che me?! Maledetto! Rubi sempre ciò che deve essere mio! Maledetta puttana!".

Non faceva neanche finta di non sapere nulla. Sapeva e odiava Livio, perché quello doveva essere suo marito... Doveva scopare lei, non il figlio minorenne, dopotutto.
... Peccato che Livio stesso odiasse la cosa, se avesse potuto scappare via, lo avrebbe fatto... Ma Gabriele lo teneva intrappolato. Era un uomo di carriera, conosceva tutti. Anche se avesse detto qualcosa alla polizia, non lo avrebbero ascoltato.

Lui è un bravo uomo, guardati. Sembri un prostituto sul punto di collassare, come puoi dire che lui farebbe qualcosa del genere... Che tu non abbia provato a sedurlo?!

Sapeva già, come sarebbe andata...

Cosa cazzo aveva da fare, allora? Come liberarsi... Come scappare?

"Livio... Sai già che amo te e tua madre... Ma... Tu, tu sei speciale... Non fare quella faccia... Lo abbiamo fatto mille volte, non ti sei ancora abituato?" commentò l'uomo, guardando il ragazzino sotto il suo peso corporeo. Sembrava un fantasma, pallido e nauseato.
Aveva quanto? 60 chili ? Meno ? Sapevano di alcool, le labbra di Livio, come sempre... Sapeva anche con consumava droghe, dall'odore di erba su di lui...
Era un disastro, in quello stato.

Gli sembrò di mormorare, un "Vaffanculo", seguito da una forte nausea, alla spinta di Gabriele. Sembrava di essere squarciato vivo.
Quasi soffocò sulla propria bile.
Un urletto scappò da lui, quando sentì qualcosa pesante sul suo collo.
Era la mano dell'uomo.

"Livio, sono stato così generoso, in questi 3 anni... Sai, che non puoi andartene... Dovrai, un giorno, accettarmi... Soccombere e fare il bravo ragazzo... Sei bravo a fare la parte, no?"

Soccombere? Vivere il resto della sua vita, così?... Mai
...Se nessuno lo avrebbe aiutato, se era così disgustoso e odiabile, allora... Lo avrebbe fatto al pieno, no?
Una troia vergognosa... Ma non voleva più esserlo per Gabriele...
Si era stancato...

Il suo cazzo non lo soddisfava più... Doveva sbarazzarsene.

Una mano voló verso il comodino, aggrappando con le unghie quasi, quella che capì dopo essere una lampada.
Non ci volle molto, per metterlo k.o. Perché non ci aveva pensato prima? Perché... Perché sapeva che prima non ci sarebbe riuscito... A finire il lavoro, intendo.

Lo colpì ripetutamente, finché l'oggetto si frantumò nelle sue mani. Non gli fece male, prendere un paglio di forbici con la mano sanguinante... Dopotutto... Gabriele era messo peggio.

"Cosa cazzo hai fatto?!" un urlo dall'entrata della porta.
Oh... Sua madre. Cazzo! Aveva anche lei una chiave in più per la sua camera... Avrebbe potuto entrare e fermare Gabriele sin dall'inizio... O forse aveva lasciato scorrere, perché sapeva che solo così se lo poteva tenere vicino... Ma adesso Gabriele giaceva sul letto, un paio di forbici inficcato nella schiena.
Era morto, anche lui. Il secondo amore nella vita di sua madre se n'era andato, strappato via, ancora una volta, da Livio.
Che divertente, la faccia di quella vecchia, quanto rise, a vederla disperare, cercando di svegliare Gabriele... Proprio da piangere, ah?
Un urlò spezzato, mentre la donna si lanciò verso Livio... Ma era troppo tardi, per farlo fuori. Ci avrebbe dovuto pensare prima, avrebbe dovuto fare attenzione... Magari non metterlo al mondo, per il bene di tutti.
Ora se ne stava a terra, la testa macchiata di sangue, sbattuta a tutta forza a terra, ripetutamente.

Una risata ancora più forte, da far piangere, mentre il ragazzo girava per la casa. Sbarazzarsi di loro... Certo, certo, sua madre e padrino non si erano mai sposati... Forse Gabriele aspettava i suoi 18 anni, per sposare lui... Diceva sempre che con i capelli lunghi sembrava abbastanza una donna, specialmente a letto. Perché non avrebbe funzionato?
Che pensiero buffo, non l'avrebbe mai sposato, non era poi il suo tipo.
Ma non poteva lasciarli così no?... Il garage...

Una sorta di trance soggiogiava Livio, mentre camminava per la casa, con addosso vestiti puliti, mentre spargeva attorno la benzina.

Una casa desolata, dove non veniva quasi nessuno. Un'arma contro Livio, per impedirgli di scappare o chiedere aiuto, ma che in realtà si trasformò nella rovina di Gabriele e Morana, carbonizzati nell'incendio che distrusse l'intera casa, circondata solo dagli alberi...

Si potevano sentire i passi svelti di Livio, mentre si allontanava, quella sera...

"Libertà... Finalmente cazzo."

ᨵׁׅ℘ꪱׁׅꪀׁׅꪱׁׅᨵׁׅꪀׁׅꪱׁׅ/℘ꫀׁׅܻꪀׁׅ꯱ׁׅ֒ꪱׁׅꫀׁׅܻꭈׁׅꪱׁׅ ꯱ׁׅ֒υׁׅ ꯱ׁׅ֒ɑׁׅ֮ᥣׁׅ֪᥎꫶ׁׅɑׁׅ֮tׁׅᨵׁׅꭈׁׅꫀׁׅܻ ꫀׁׅܻ ᥣׁׅ֪ɑׁׅ֮ ꯱ׁׅ֒υׁׅɑׁׅ֮ ꯱ׁׅ֒ᝯׁᨵׁׅ ꩇׁׅ݊℘ɑׁׅ֮ꭈׁׅ꯱ׁׅ֒ɑׁׅ֮

ꉣꋪ꒐ꂵꄲ ꒐ꋊꉔꄲꋊ꓄ꋪꄲ

Il freddo di un serata invernale, riscaldata dall'alone di calore dell'incendio che Livio si era lasciato alle spalle.

"Dove posso andare adesso? Ritornare in Toscana? ... Nahh, non avrei i miei "amiconi", in quella campagna minuscola... Magari i vecchi marpioni, ma quelli guardano solo le ragazze... Però la sfida sembra allettante.
No...no, là non troverei erba, piano scartato.
E allora cosa cazzo posso fare?"

Si distrasse, affrettandosi nell'abbandonare la "scena del delitto", che non si accorse del termine di quel bosco, finendo in mezzo alla strada, ammaliato dal mare, dall'altra parte di essa.

"Che vista meravigliosa...
Effettivamente, non ho mai visto il mare...
Ci si può morire dentro, da quanto bello sia questo luogo... Poteva... In effetti una soluzione ai suoi problemi c'era..."

Una macchina si sentì, solo quando fu troppo tardi per riuscire a spostarsi. Ma Livio non si mosse, preso dal mare, dalla sua lucentezza.
L'odore di bruciato riempiva l'aria attorno a lui e la macchina, la quale si era fermata... Come se fosse stata alla ricerca di Livio.
Un ragazzo, poco più vecchio di lui, uscì dalla macchina.
Un sorriso contagioso, o forse Livio stava già sorridendo per conto suo.
Perché sorrideva come un deficiente?

"Hai fatto tu quello?" chiese lo sconosciuto, indicando l'incendio che si propagava dietro le loro spalle.
"Ce ne vorrà di tempo, prima che spegnino completamente le fiamme... Forse i pompieri non sono ancora stati avvertiti... Un buco di culo di posto, non trovi?"

Il ragazzo si accese una sigaretta, e Livio si sentì di copiarlo. Non sapeva perché, ma capiva che quel ragazzo era simile a lui... Lo vedeva nei suoi occhi, che la pensavano allo stesso modo.

"Toglimi una curiosità" disse il più vecchio, osservando le fiamme con una certa attrazione, per poi fissare Livio.

"Te ne stai pentendo?"

Forse la risposta la si potè leggere sul volto del moro, ma Livio ci pensò comunque.

"Pentimento...?
Pentimento di cosa poi? Mi hanno tenuto lì per anni, la puttana mi ha offerto alle fauci del leone, che scopava più come un coniglio.
Guardarsi attorno non serve.
So che ho fatto un atto fuori dal comune... Forse è per quello che mi sento così dannatamente bene."

Una risatina scappò dalle labbra dell'altro, come se gli avesse letto nella mente. I suoi occhi si assottigliarono, mentre buttò il mozzicone a terra.
Una espressione maligna, che Livio stava imitando. O forse si imitavano a vicenda, in simbiosi quasi.

"Vieni con me, Livio"

꒒ꋬ ꇙꉔꄲꂵꉣꋬꋪꇙꋬ

Un anno era passato, da quando Salvatore lo aveva preso con sé.
Il Circolo della Mezzanotte, nome che piaceva al moro, ormai membro del gruppo.
Non avrebbe avuto altro posto nel mondo, di questo ne era certo.
Un posto dove qualcuno lo avrebbe accettato. Non che avesse bisogno di quello, ma fu all'inizio che la guida di Salvatore lo mise a suo agio nel compiere ciò che era destinato a fare. Prendere e prendere, rovinando famiglie, vite, divertendosi a dare il colpo di grazia, mandando uomini ad uccidersi sotto le sue minacce, o facendo fuori quelli che gli si erano troppo incollati.
"Gli uomini.", aveva detto Salvatore, "Hanno sempre bisogno di qualcosa a cui correre dietro... Ma non si rendono conto che si consumano da soli, in tali condizioni.
Gioco d'azzardo, e finiscono poveri.
Alcool e droghe, si ammalano.
Prostitute, finiscono da soli nel mondo.
... Ma quando vanno incontro a te, Livio... Fa sì che muoiano, alla fine.
Prendi e prendi... Senza mai stancarti.
Non farti mai bastare nulla... E non farti rovinare da nulla. Nessuna dottrina, nessun piacere.
Sii inarrestabile."

"E allora che cazzo era quella manfrina degli ultimi mesi, Salvatore?
Quella tua ossessione, la tua mania satanica, per piacere, da dove l'avevi tirata fuori?
Eri impazzito, dicevano tutti... No, lo dicevo io. Sei un pazzo, sai? E un ipocrita. Nessuna dottrina, e cos'è questo? Cosa avevi intenzione di fare?
Cosa cazzo hai fatto?
Alcuni si sono disperati, a vedere quella pozza di sangue, altri si sono inorriditi, a vedere il tuo occhio a terra.
Ma una parte rimase in silenzio, perplessa, ma non meravigliata... Io ho avuto quella reazione...
Ormai era giunto il momento per te di andartene... Una guida, non lo eri più da mesi ormai... E poi, me lo hai detto tu Salvatore.
Sii inarrestabile, non seguire nulla... E io non seguirò te, dovunque tu sia.
Perché so che in qualche forma, sei qui, con quel tuo maledetto sorrisino.
... O forse stai piangendo, come ho fatto io, una volta da solo?"

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(Pv: Janet Montgomery)

Morana Đelić venne in Italia nel 1983 all'età di 29 anni, a causa delle tensioni della Jugoslavia, repubblica federela nel territorio Balcani, dopo la morte del presidente Tito nel 1980.
Seppe perfettamente che non ci poteva più tornare, quando le guerre dei Balcani, nel 1991.
Ma comunque, non era che sarebbe stata accettata dalla famiglia in ogni caso, essendosi rifiutata di sposarsi con l'ex marito della sorella defunta.
Per mantenere i legami di famiglia, ma la donna odiava l'idea.
Odiava quella terra, quelle campagne.
Le odiava a morte.
Così, venuta in Italia, Morana si stabilì a Firenze, una grandissima città, andando a pulire per una casa, nel mezzo del Centro Storico, chiamato anche quartiere 1.
Grazie a questo lavoro, la donna conobbe Erasmo, il suo datore di lavoro.
Sapeva che era qualcuno di irraggiungibile, ma lei lo fece lo stesso. Entrò in una relazione con lui, senza badare a sua moglie, o la sua famiglia. In effetti, la cosa era molto più elettrizzante così.
Ma questa loro relazione durò a breve, con la gravidanza di Morana e la morte di Erasmo.
La donna per questo iniziò ad odiare il bambino in grembo.
Lo aveva portato via dal suo compagno, dovendosi trasferire in una rozza città di campagna, lontana dalla sua amata Firenze.
Non importava cosa Livio facesse, dopo la sua nascita, non avrebbe mai smesso di pensare che senza di lui, se la sarebbe passata meglio.
Ebbe però l'occasione di riscattarsi, quando incontrò Gabriele, un cliente della ditta di seta in cui lavorava.
Fu così spontaneo, che in pochi mesi Morana e Livio andarono a vivere con lui a Roma. Grandissima città, quello che la donna aveva sempre desiderato.
Ma... La villa in cui andarono a vivere si trovava isolata, in mezzo ad un bosco. Forse era per spezzare ogni tanto con la frenesia della capitale, ma la donna capì ben presto perché se ne stavano lì. Era per escludere Livio, per tenerselo stretto.
La rabbia nei confronti del figlio crebbe più che mai. Com'era possibile che le portasse via tutto ciò che le apparteneva? Non poteva accettarlo!
Ma... Non poteva rinunciare, a quella vita. La città, quell'uomo completamente appartenete ad un'altro mondo, erano suoi... Aveva ricuperato ciò che aveva perso a Firenze... Non avrebbe lasciato che Livio vincesse.
Resistette, per quasi 3 anni, cercando di tenerselo stretto, il suo Gabriele.
Ma Livio ormai lo aveva per sé, lo sentiva.
Non passava quasi più le notti con lei.
Nonostante le minacce e gli schiaffi, Livio non lo lasciava andare... Forse doveva trovare un modo per cacciarlo di casa? Oppure...
Ma il ragazzino l'aveva preceduta, eliminando il suo amore. Glielo aveva portato via, come aveva fatto con Erasmo.
Lo odiava, quel mostro. Quel suo schifoso sorriso, mentre cercava di svegliare Gabriele.
Era stato un crimine, metterlo al mondo, ne era sicura. Un diavolo, ecco cos'era.
Ma non riuscì ad ucciderlo, come aveva voluto.
Fu lei, a morire, all'età di 46 anni, uccisa dalla creatura maligna che aveva messo al mondo.

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(Pv: Tom Selleck)

Erasmo Fei era un uomo di successo, nato in una famiglia di industriali molto rinomata in Firenze, la sua città natale.
Tradì la moglie italiana, incantato dalla nuova donna delle pulizie.
Forse accadde per pietà, o forse per genuino interesse, ma l'uomo in ogni caso entrò in una specie di relazione con Morana.
Tuttavia, dopo la scoperta della gravidanza della donna, i due non si poterono più vedere, divisi definitivamente dal fato con la morte di Erasmo, causata da un incidente d'auto, all'età di 40 anni.
Morana decise di dare il suo cognome a Livio, considerando più saggio per sé stessa far finta che il suo "marito" fosse morto di malattia, così da non attirare l'attenzione del paesino dove abitavano.
Però, sotto sotto, lo fece anche per soddisfare una delle sue, impossibili, fantasie: sposare Erasmo.

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(Pv: Gert Rappenecker)

Gabriele Scibilia era un commerciante originario di Roma, e in uno dei suoi viaggi di lavoro in Toscana incontrò... No, non incontrò Morana per prima... Vide Livio, un giorno, mentre il ragazzino passeggiava con i suoi amichetti.
Riccioli che arrivavano alle spalle, zigomi alti e una faccia vivace...
Fu facile, trovare la sua madre, che lavorava nella ditta del suo compagno di commercio.
Fu ancora più facile, convincere la donna a seguirlo. Sembrava stupida, veramente. Ma vedeva che lei odiava il figlio, e andò a suo vantaggio.
Tenerlo a sé, mentre aveva una donna che badava alla casa, mentre lui lavorava. Una favola.
Una favola che però non duro fino a quanto egli sperò.
Il ragazzino si stava distruggendo, andando a letto con altri uomini, tatuandosi e consumando droghe e alcolici. Forse era per tenerlo lontano, quando era così ubriaco che vomitava dall'ansia quando Gabriele si faceva vivo.
Ma non funzionava, Gabriele non l'avrebbe lasciato andare così facilmente. E poi, la madre non sembrava dire nulla, stranamente. Che donna malefica... Ma meglio per lui.
Poté fare di tutto, con il figlio di Morana, e la donna se la prendeva solo con Livio. Era uno spasso, vedere quella scema.
Come se non fosse lei quella di mezzo.
Come se non avesse voluto sbarazzarsi di lei, avere Livio fare le faccende di casa, baciandolo quando tornava a casa da lavoro.
Tuttavia, il ragazzo aveva altro in mente, e quella rabbia e disgusto sfociò nell'omicidio di Gabriele, assieme a quello di Morana, all'età di 60 anni.

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L'ipersessualità, dovuta ai traumi di Livio, è un aumento della libido estremamente frequente o improvviso e, anche se di per sé non è un orientamento sessuale, questo disturbo influenza la vita di Livio, il quale si sente solamente a suo agio a farlo solo con gli uomini.
In effetti, la sua prima esperienza fu Gabriele, e dopo ciò il ragazzo, per esperienza, si approcciò solo con altri maschi.
In effetti, è convinto che loro abbiano una oscurità dentro, che li unisce.
Ecco perché è convinto che qualsiasi maschio, lui compreso, sia una specie di animale. Ecco perché a che fare solo con loro.
Forse c'è anche il fatto che sua madre è stata una bruttissima influenza su di lui, ecco forse il suo rifiuto di frequentare le donne.

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Il Demigreyromantic è un orientamento romantico sullo spettro aromantico, definito come una persona demiromantica e grigio-romantica.
Nel caso di Livio, non è un orientamento romantico definito in tale maniera, avendo a che fare con l'Italia degli anni 2000, ma serve solo per capire meglio il concetto.
Ciò significa che un demigrigioromantico come Livio sperimenta raramente o poco frequentemente l'attrazione romantica, e questo potrebbe succedere solo dopo aver creato un legame profondo con qualcuno.
Tuttavia, prendendo in considerazione lo stile di vita di Livio, servirebbe una persona molto paziente con lui, che riesca a stare al suo passo, che non si faccia sottomettere da lui, ma che allo stesso tempo non provi a controllarlo, che cerci di aiutarlo, senza provare pena o forzandolo di cambiare.
Vorrebbe cambiare? Forse... Forse se incontrerà la persona giusta, che gli faccia da boa, nel mare della sua disperazione.
Ma che non si faccia trascinare dalla rovina che è la vita di Livio.
Qualcuno che sia genuino, nel dirgli che è speciale.
Speciale? In che senso? Questo glielo deve spiegare, il suo "futuro uomo".

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La voce di Livio è ispirata a Fabio Boccanera nel ruolo di Mike Waters nel film "Belli e Dannati"

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Little boys see toys and say, "I can take that!"
Oh, you are my little boy
Though honestly sir, all I wanna do
Is get naked in front of you
So you can look me up and down
And tell me, "Well done girl, you're looking good"

Mitski, Real Men

"Abbracciami! Più forte! Più stretto!"
"Le tue ossa si romperanno..."
"

Rompile! Di più! Di più!

Prendimi finché non svengo! Se non puoi farlo, allora lasciami andare!
Fammi esplodere! Non mi importa se mi uccidi!
Sì, uccidimi! Fai a pezzi il mio corpo!"

"Piacermi"... Sì, mi piace davvero.
Mi piace baciare ed essere preso.
Accarezzare... Baciare... Il mio corpo che si riempe di lussuria.
E poi... E poi...

Gilbert di "Il poema del vento e degli alberi", manga di Keiko Takemiya

I wanna be a virgin pure, a 21st century whore
I want back my virginity so I can feel infinity
I wanna drink until I ache
I wanna make a big mistake I want blood, guts and angel cake
I'm gonna puke it anyway

Marina, Teen Idle

"Se non voglio essere coinvolto nella violenza, non posso amare nessuno. Non posso nemmeno essere amato da nessuno."

"Gli ho lasciato fare quello che voleva con il mio corpo. Sapendo che aveva il controllo completo del mio corpo.
Le mie ossa scricchiolano, il mio corpo brucia.
La sensazione di urlare mentre cado.
...Sono sporco"

"Io sono il Diavolo"

Jeremy di "A Cruel God Reigns", manga di Moto Hagio

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ꂵꋬ꒯ꋪꏂ

Livio è consapevole di quanto sua madre fosse stata crudele nei suoi confronti, e non è che abbia rimpianti, non è il tipo da piangere sul latte versato...
Tuttavia, essendo com'è adesso, non si sta comportando esattamente come sua madre?
Mettersi in mezzo alle vite degli altri, rovinandole drasticente per i propri fini personali... Per divertimento.
Era egoista, malizioso, pensava male di tutti quelli attorno a lui...
Ma non si escludeva, si faceva abbracciare dagli uomini che attirava, come sua madre, si lasciava amare, come sua madre, li lasciava morire, come sua madre.
Ma lui, voleva essere come lei?
... No, aveva pianto sere dopo sere, accerchiato da bottiglie di birra vuote, blaterando al vento, o a Salvatore, quando capitava, che non voleva, assolutamente, finire come lei.
La odiava... Ma odiava anche se stesso...
Per gli stessi motivi che lo avevano spinto ad uccidere sua madre...

ꇙꋬ꒒꒦ꋬ꓄ꄲꋪꏂ

Dopo la perdita di Salvatore, Livio si è sentito smarrito.
Errore madornale, non doveva seguire nessuno, lui.
Doveva essere libero, odiava l'idea di essersi... Affezionato?
No, non poteva essere.
Doveva lasciare quel gruppo, era troppo investito per il suo gusto...
Ma senza di loro, cosa avrebbe fatto?
Aveva senso cercare Salvatore?
Era un suo terrore, scoprire dov'era Salvatore. Diceva sempre di lasciare stare, anche se Livio stesso non ci riusciva pienamente... Chissà, come andrà a finire.

꒯꒐ꇙ꓄꒤ꋪꃳ꒐ ꂵꏂꋊ꓄ꋬ꒒꒐

Livio non è mai andato da un specialista, ma è ben chiaro che il ragazzo soffra di diversi disturbi.

In primis, lui soffre di Ptsd, un esempio lampante di ciò è l'odio che ha per essere toccato per primo da qualcuno, e la sua difficoltà nell'approcciarsi con gli altri in modo naturale.
Tuttavia, in profondità, questo disturbo lo porta ad avere pensieri suicidi ed a sviluppare delle dipendenze, nel suo caso dipendenza dall'alcool e droghe, ma anche dei disturbi alimentari.

Poi, come detto prima, vi è la sua ipersessualità, che lo spinge sempre a farsi prendere dagli altri, come se fosse l'unico modo che conosce per convivere con il resto della umanità.
A ciò è dovuto il suo estremo distaccamento emotivo, che può confondere, a primo impatto.
Quando si tratta di sesso, lui è vitale e giocoso, ma dopo aver fatto ciò che si doveva fare, diventa spento, smorto, come una specie di statua.
Per non parlare poi del suo caratteraccio.
Non si fa problemi a provocare gli altri, a tirargli uno schiaffo, quando gli vanno sui nervi, o semplicemente per "divertirsi", anche se in realtà lo fa per tenere lontani quelli che cercano di aprirsi a lui... Oppure è meglio dire quelli che lo attirano, effettivamente.
Non si sente adatto, a dell'affetto, perché finisce sempre con la morte, perciò, meglio per gli altri stare lontani da una calamità come lui.

ᝯׁυׁׅꭈׁׅꪱׁׅᨵׁׅ꯱ׁׅ֒ꪱׁׅtׁׅà

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Il personaggio di Livio è un gran miscuglio dei miei miei personaggi preferiti in assoluto, perciò è un ragazzo a cui tengo tanto, anche se è un oc nuovo di zecca.
Le ispirazioni principali, per la storia e per il carattere di Livio, vengono da Jeremy, personaggio di "A Cruel God Reigns" e Gilbert di "Il poema del vento e degli alberi", ma vi sono anche nuance di Shinichi Okazaki (personaggio di NANA, manga di Ai Yazawa), in Livio, soprattutto per quanto riguarda il suo stile.
Penso siano cose da dire, per un'ulteriore approfondimento sul personaggio che è Livio.

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Livio è una figura abbastanza androgina, a parer mio, e lo manifesta soprattutto attraverso i suoi vestiti.
A lui piace rompere le regole, andare ai limiti della sopportazione sociale, perciò vestirsi in abiti lunghi o gonne non gli costa nulla.
In effetti, lo fa soprattutto per attirare l'attenzione, anche degli uomini che solitamente non uscirebbero con maschi. Gli piace la sfida, ecco.

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