𝘩𝘰𝘭𝘥 𝘮𝘦 𝘤𝘭𝘰𝘴𝘦 𝘵𝘰 𝘺𝘰𝘶 / 𝘴𝘢𝘺 𝘺𝘰𝘶 𝘭𝘰𝘷𝘦 𝘮𝘦 𝘵𝘰𝘰
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˗ˏˋ ♡ ˎˊ˗
𝘩𝘰𝘭𝘥 𝘮𝘦 𝘤𝘭𝘰𝘴𝘦 𝘵𝘰 𝘺𝘰𝘶
𝘴𝘢𝘺 𝘺𝘰𝘶 𝘭𝘰𝘷𝘦 𝘮𝘦 𝘵𝘰𝘰
Jungkook non ricorda di aver guidato fin qui, il che è un po' preoccupante.
Ma ormai è arrivato e ha già detto a suo padre che non sarebbe tornato a casa dopo il suo turno, quindi non ha altra scelta che andare fino in fondo.
L'unico problema è che ha gli occhi così annebbiati che non riesce a leggere bene i numeri dell'ascensore, quindi preme un pulsante a caso e spera nel meglio. Sbaglia di due piani, e quando finalmente si trova davanti alla porta giusta, le sue guance sono bagnate dalle lacrime che sono sgorgate contro la sua volontà.
Aveva detto a se stesso che non avrebbe pianto, né al lavoro, né in macchina, e nemmeno adesso, ma è più di un'ora che si trattiene e non ce la fa più. Bussa alla porta prima di rimuginarci troppo, trattenendo il respiro. Ma questo si rivela praticamente impossibile, perché il suo petto si alza e si abbassa ininterrottamente e non riesce a far entrare abbastanza aria nei polmoni.
Passa un altro minuto prima che la porta si apra.
«Jungkook?»
Yoongi ha un aspetto terribile, con le borse scure sotto gli occhi e i capelli sporchi che gli ricadono sulla faccia. Ma Jungkook è sicuro di avere un aspetto peggiore.
«Posso... posso entrare?», riesce a dire, ma il tremolio della sua voce corrisponde a quello delle sue mani.
«Sì, cazzo, Kook, vieni qui.»
Yoongi si sposta di lato per far entrare Jungkook nel suo appartamento, chiudendo la porta pochi secondi dopo e accompagnando Jungkook a sedersi sul divano.
«Cosa c'è che non va?»
Jungkook si copre il viso con le mani.
«Credo di essermi innamorato.»
E poi, finalmente, scoppia a piangere.
«Oh, che cosa terribile», commenta Yoongi, sedendosi accanto a lui.
Jungkook sente il sorriso nella sua voce, ma deve notare che Jungkook sta piangendo a dirotto, perché un secondo dopo mette un braccio intorno alle spalle di Jungkook.
«Dai, Kook, non può essere così grave.»
«Ha la ragazza», singhiozza Jungkook.
«Ah», dice saggiamente Yoongi, «allora non è l'ideale. Per l'amore e tutto.»
«Per favore... per favore non prendermi in giro adesso, ok?» dice Jungkook tra i singhiozzi. «Non– non posso– sono serio, davvero...»
Sente le mani di Yoongi sui polsi, che gli allontanano le mani dal viso. Poi la manica di Yoongi gli strofina sotto gli occhi, asciugandogli le lacrime dalle guance e catturandone altre mentre cadono.
«Ok, non ti prendo in giro. Ma devi smettere di piangere, va bene? Non riesco a concentrarmi quando piangi, mi si spezza il cuore.»
Jungkook annuisce, tirando su col naso e prendendo un paio di respiri profondi per calmarsi. Da quando Taehyung è venuto al banco dei profumi si è sentito così giù di morale, ma ora è con Yoongi. Yoongi sa sempre cosa fare.
«Quindi ti sei innamorato del dentista», esordisce Yoongi, lasciando cadere le mani dal viso di Jungkook e incrociando le braccia. «Non sarebbe la mia prima scelta, soprattutto considerando le lezioni di spinning e tutto il resto, ma ha un sacco di soldi, quindi potrebbe essere divertente–»
«Non è Jin», si lamenta Jungkook. «È qualcun altro.»
Yoongi lo guarda con sospetto. «Non... non sono io, vero?»
«Ew, no... ew.»
Yoongi rilassa le spalle, sollevato. «Ok, bene. Solo per essere sicuro.»
«No, si chiama Taehyung. L'ho conosciuto al lavoro, circa un mese fa, e ora ci frequentiamo spesso, e...»
«Un mese?»
«Cosa?»
Yoongi alza un sopracciglio. «Conosci questo ragazzo da un mese. E pensi di essere innamorato di lui.»
Jungkook si morde il labbro. Ha dimenticato che Yoongi è il più cinico quando si tratta di cose come questa. Ma probabilmente è quello di cui ha bisogno in questo momento.
«Io... Yoongs, lui è... è fantastico. Non gliene frega un cazzo dei miei casini. Gli ho raccontato tutto e non gliene frega niente. Non ne parla mai, e... Cristo, è anche dolcissimo. Viene al lavoro per pranzare con me, mi manda messaggi in continuazione e ieri sera è venuto a conoscere papà, quindi sa anche di tutti i miei problemi familiari e non ha nulla in contrario. E, Dio, Yoongi, è bellissimo. Non so perché diavolo dovrebbe essere interessato a me, ma deve esserlo, perché ieri sera mi ha baciato e–»
Yoongi alza una mano.
«Ok, basta.»
Jungkook interrompe le sue divagazioni, con la bocca ancora aperta, e fissa Yoongi, confuso.
«Ti ha baciato ieri sera.»
Jungkook annuisce.
«E ha una ragazza.»
Jungkook inspira bruscamente, ma annuisce di nuovo.
«Quindi forse non è così straordinario, cominciamo da qui.»
Yoongi lancia un'occhiata di avvertimento a Jungkook, impedendogli di interromperlo.
«Ti ha baciato, ma ha una ragazza. Tradire è tradire, Jungkook, in qualsiasi circostanza.» Sospira, passandosi una mano sul viso. «Sapevi che aveva una ragazza?»
Jungkook si morde di nuovo il labbro. «Sì. No. Più o meno.»
«Risposte dirette, per favore. Sono solo io, Kook, non ti giudicherei mai.»
«Beh, sì. Sapevo che aveva una ragazza quando abbiamo iniziato a frequentarci, è letteralmente così che ci siamo conosciuti. Le comprava il profumo. E fino a ieri sera pensavo che stessero ancora insieme. Ma poi mio padre mi ha detto che Taehyung gli ha chiesto se potesse invitarmi a uscire e io ho pensato che si fossero lasciati. Così, quando mi ha chiesto di baciarmi, io– voglio dire, Yoongs, lo volevo così tanto, e non sto scherzando, e–»
«Ma ora pensi che non l'abbia lasciata», interviene Yoongi, non interessato a sapere della magica esperienza del bacio di Jungkook.
Non ne è sorpreso. Quando Jimin ha convinto Jungkook a parlare della prima volta che ha fatto sesso, Yoongi è quasi saltato giù dall'auto in corsa per scappare.
«Beh, lui– è venuto al lavoro oggi. E ha comprato un altro profumo. Per la sua ragazza, quindi...»
«Quindi sei confuso.»
«Arrabbiato, credo. Sconvolto, ovviamente.»
Jungkook ride amaramente e indica le lacrime che ancora gli colano sulle guance. Yoongi non dice nulla, si limita a guardarlo con attenzione, intuendo che abbia ancora bisogno di sfogarsi. Jungkook si guarda le mani, le cui dita si contorcono in grembo.
«Per lo più mi sento stupido. Non ho mai creduto che fosse una persona del genere. Lui è così– Yoongs, se lo conoscessi– lui non– non è così. Non lo è affatto. E non posso credere... devo essermi sbagliato su di lui, sai? È un proprio un bravo attore, cazzo, devo concederglielo, ma non riesco a capire come abbia fatto a baciarmi in quel modo, mentre è– è ancora...»
Jungkook fa un respiro tremante, perché gli è venuto in mente un pensiero sgradevole.
«E se– voglio dire, lui– lui deve aver pensato che a me andasse bene, allora. È l'unica cosa che mi viene in mente. Visto che mi sono già messo in mezzo in un'altra relazione. Ed era un matrimonio, quindi questo è niente in confronto. Jeon Jungkook è una troia sfasciafamiglie. Tanto è quello che pensano tutti.»
Si irrigidisce quando la mano di Yoongi artiglia improvvisamente la sua coscia, stringendola troppo forte per essere confortante.
«Non dire mai più queste stronzate.»
«Ahi, Yoongs, mi fai male», protesta Jungkook, e Yoongi allenta la presa.
Tuttavia, continua a fissare Jungkook, che incontra il suo sguardo con aria mortificata.
«Queste cose non sono vere e lo sai. Quindi non dirle. E se questo ragazzo– se lui ci crede, Jungkook, non vale comunque la pena amarlo, non importa quanto fantastico pensi che sia.»
Jungkook sospira. «Lo so, è solo che...»
«Quanto ne sai davvero di questo pezzo di merda?» interviene Yoongi, incrociando di nuovo le braccia.
«Si chiama Taehyung», dice Jungkook, accigliandosi.
«Giusto, giusto, permettimi di riformulare. Quanto ne sai davvero di questo fottuto pezzo di merda di nome Taehyung?»
Jungkook si trattiene dall'alzare gli occhi al cielo, riflettendo sulla domanda di Yoongi. È una domanda che si è posto spesso, sempre più spesso di recente, e la risposta non è mai cambiata.
«Non molto.»
«Ma pensi di essere innamorato di lui?»
Jungkook fa una smorfia per l'incredulità nella voce di Yoongi. Ha ragione a pensare che sia assurdo. L'unico che non lo penserebbe è Jungkook. E forse Taehyung, ma lui è un caso anomalo e non va preso in considerazione.
«Io... devo esserlo. Gli ho raccontato troppe cose, Yoongs». Jungkook si mette una mano sulla bocca, sentendo un accesso di nausea in fondo allo stomaco. «Gli ho detto tutto. Proprio tutto. E non può... non può non significare nulla.»
«Merda, Kook, perché hai lasciato che ti baciasse?» borbotta Yoongi.
«Non lo sapevo», sussurra Jungkook, lacrimando ancora una volta. «Non lo sapevo, non lo sapevo– ma ora– perché doveva succedere proprio a me?»
Jungkook sta piangendo di nuovo, singhiozzando mentre cerca di non crollare del tutto. Fa male, cazzo, e sa cosa gli dirà Yoongi, alla fine della storia. Che questa è l'ultima spiaggia, che deve rompere con Taehyung, dopo questa storia. E farà ancora più male lasciarlo andare.
Jungkook si sta innamorando di lui, lo sa, lo sa da settimane ormai, ma ha lasciato che accadesse lo stesso. Ma è proprio questo il problema, perché il Taehyung di cui si sta innamorando non esiste nemmeno, non veramente.
Il braccio di Yoongi si stringe di nuovo intorno alle sue spalle e Jungkook si avvicina per seppellire il viso nella spalla di Yoongi. L'ultima volta che ha pianto con Yoongi non è stato molto tempo fa, in realtà. Era fuori da solo e in preda al panico, e Yoongi era la persona più vicina alla sua posizione. Stava comprando un detersivo per il bucato, tra l'altro, e si è messo a singhiozzare nel bel mezzo della corsia dei prodotti per la casa.
«Mi dispiace, Kook», dice Yoongi a bassa voce, passandosi una mano tra i capelli. «È uno schifo e non è giusto, ma almeno l'hai scoperto adesso, no? Non dopo.»
«Vorrei non averlo scoperto affatto», sussurra miseramente Jungkook.
Yoongi si limita a stringergli la spalla.
Jungkook sente un groppo in gola per il fatto che Yoongi sia così gentile con lui, nonostante ciò che è successo l'ultima volta che si sono visti. È come il fratello maggiore che Jungkook non ha mai avuto, e questo gli fa venire ancora più voglia di piangere. Perché lui un fratello maggiore ce l'ha, ma Dio solo sa dove sia. Di certo non qui.
Ma Yoongi c'è, in carne e ossa, così Jungkook lo abbraccia forte per un secondo, prima di rimettersi dritto e asciugarsi gli occhi.
«Forse– forse... forse sta per lasciarla.»
Yoongi gli fa un sorriso triste e Jungkook sente il cuore stringersi, perché sta pensando anche lui la stessa cosa.
«È troppo tardi per questo, Kook. Sai che è così.»
Jungkook sospira, accasciandosi sul divano e passandosi le mani sul viso.
«Sei troppo razionale, Yoongs. Hai ragione, ma comunque... Jimin mi avrebbe almeno detto di mettermi dei pantaloni sexy o qualcosa del genere, per rendere lo scontro equo tra me e lei.»
Jungkook non sta guardando la faccia di Yoongi, ma nota il modo in cui la sua mano si flette leggermente non appena pronuncia il nome di Jimin.
«Ho ragione anch'io, non è vero?» chiede Jungkook sottovoce.
«Su cosa?» chiede Yoongi a sua volta.
Jungkook fa un respiro profondo.
«Sei innamorato di Chim.»
C'è una lunga pausa, il silenzio è denso tra loro.
«Sì.»
È solo una parola, ma carica di emozioni. Il dolore è l'unica che Jungkook riesce a identificare.
«Da quanto tempo?»
Yoongi sospira, intrecciando le dita mentre pensa. «Un anno, forse? È difficile dire esattamente quando... quando l'ho capito. Penso che sia stata più una cosa graduale.»
«Sai che anche lui ti ama...»
«Non farlo», lo interrompe Yoongi, con tono duro. «Non dire così.»
«Ti ama», protesta Jungkook. «So che è così.»
Yoongi ride ironicamente, scuotendo la testa. «Io so che non è così, invece.»
«Come fai a–»
«Me l'ha detto lui. Dopo che te ne sei andato quella sera, abbiamo litigato... voglio dire, abbiamo litigato sul serio, Kook. Non ci parliamo ancora, come puoi vedere. Ed è stato allora che mi ha detto che non mi ama.»
«Giusto, perché tutto ciò che dice Jimin è esattamente ciò che prova e non è assolutamente una deviazione», sbotta Jungkook, per nulla impressionato.
Ma Yoongi si limita a scuotere la testa.
«Forse. Ma l'ha detto, quindi... Che altro dovrei farci? Va bene così, tanto non era neanche un buon finto fidanzato. Beveva troppo.»
Jungkook si nasconde il viso tra le mani. «Mi dispiace.»
«Ti dispiace per cosa?» chiede Yoongi con leggerezza. «Ti dispiace per il tuo tentativo oltremodo palese di farci uscire insieme o per aver inasprito la lite subito dopo?»
Jungkook emette un suono strozzato in fondo alla gola.
«Hey, hey, sto scherzando», dice frettolosamente Yoongi, allontanando ancora una volta le mani di Jungkook dal suo viso. «Kook, dai, stavo scherzando. Io e Jimin siamo adulti ormai; siamo responsabili delle nostre azioni.»
«Mi dispiace», ripete Jungkook, incontrando gli occhi di Yoongi. «Mi dispiace, non avrei dovuto urlarvi contro.»
«Forse, ma nemmeno noi avremmo dovuto urlarti contro. Soprattutto non in quel momento. Anche a me dispiace, Kook. Avrei voluto parlarti prima, ma so che tu e Chim probabilmente vi state vedendo e volevo lasciargli spazio.»
«Sì, ha detto che non vuole parlare con te», mugugna Jungkook, desiderando un attimo dopo di potersi rimangiare le parole appena pronunciate.
Un lampo di dolore attraversa il volto di Yoongi, ma sparisce con la stessa rapidità con cui è arrivato.
«Vorrei che voi due poteste risolvere tutto», aggiunge Jungkook. «Mi dispiace.»
«Smettila di scusarti, porca miseria. Gesù, sei proprio un romanticone, lo sei sempre stato.» Yoongi gli fa un sorriso sghembo, allungando la mano per tirargli le punte dei capelli. «Non tutto nella vita gira intorno all'amore, sai. Ci sono altre cose per cui vale la pena vivere.»
Jungkook si mordicchia il labbro inferiore, riflettendo su questo punto.
«Allora dovrai insegnarmi», risponde dopo un po'. «Come si fa.»
«Posso dirti subito», dice Yoongi, con un'espressione improvvisamente seria, «che c'è un uomo molto solo che vive nella tua stessa casa. E gli manca un sacco suo figlio.»
Jungkook espira lentamente. «Jimin ha detto che pensa che io sia depresso.»
Yoongi alza gli occhi al cielo. «Ha tralasciato alcuni dettagli importanti. Ma Chim è fatto così, dice sempre la sua personale versione dei fatti.»
Borbotta qualcosa sottovoce che Jungkook potrebbe giurare sia "stronzo egoista", ma Jungkook non fa commenti.
«Sì, tuo padre ce l'ha detto», dice onestamente Yoongi. «Ma ha anche detto, subito dopo, che è semplicemente felice che tu sia a casa. E che preferirebbe sempre che tu sia a casa con lui, in qualsiasi condizione, piuttosto che tu non ci sia affatto.»
Jungkook deglutisce a fatica. «Pensate che io sia un egoista? A non dirvi le cose?»
Yoongi sospira. «In verità, Kook, l'unico motivo per cui te l'ho detto è perché sono preoccupato per te. Jimin aveva ragione quando diceva che ci fa male vederti così. È solo che... Sai, eri un ragazzo così solare e felice, anche con tutti i tuoi problemi familiari. Come se nulla ti abbattesse. Ed è dura, per me e Chim, vederti così sconvolto e non poterti aiutare. Perché, in fin dei conti, sei l'unico che può decidere di cambiare e sei l'unico che può decidere di stare meglio.
E se decidessi di farlo, ne sarei felicissimo. Ma credo che il punto su cui io e Jimin non siamo d'accordo, quello su cui ci scontriamo di più, è che lui non riuscirà a superare la cosa, se tu dovessi rimanere quello di adesso. Ma io continuo a dirgli che dovremmo lasciarti gestire autonomamente la cosa, qualunque sia la tua scelta. Perché anche se ora sei una versione diversa di te stesso, quella più incasinata... uhm, senza offesa... anche se sei così, sei comunque il nostro fratellino, capisci? E credo che nulla possa cambiare questa cosa, mai.»
«E un'altra verità», aggiunge Yoongi, indicando Jungkook. «È una vergogna che tu non mi abbia detto di questo ragazzo. Ma– ah, cazzo, comunque in quei giorni non ci parlavamo, probabilmente, quindi non ho diritto di arrabbiarmi. Ma... senti, se hai bisogno di parlarne, io sono qui, ok? O se vuoi semplicemente uscire con qualcuno che sta come te, cioè una merda.»
Jungkook annuisce. «Come mai siamo noi due quelli che sono rimasti fregati, Yoongs? Pensi che siamo persone cattive? È tipo il karma o qualcosa del genere?»
«Beh, tu non lo sei», dice Yoongi, scuotendo la testa. «Quindi non può essere così. Forse è solo che hai un cuore grande, Kook. Più spazio per i sentimenti significa più spazio per il dolore.»
Jungkook si accascia contro la spalla di Yoongi, sospira profondamente e intreccia la mano del suo amico nella sua. Per una volta, Yoongi non cerca di allontanarsi.
«Allora tanto vale soffrire insieme, no?»
Yoongi gli stringe leggermente la mano. «Per me va bene.»
Jungkook se ne va poco dopo, dopo aver promesso a Yoongi due cose. Primo: parlerà di più, soprattutto con suo padre, e secondo: chiuderà la storia con Taehyung entro mezzanotte.
Quando Jungkook torna a casa, fa due cose: parla con suo padre per circa mezz'ora della sua giornata, assicurandosi di sottolineare tutti gli aspetti positivi, come il clima sorprendentemente mite e il fatto che la sua mano stia guarendo bene, e poi scrive un messaggio a Taehyung, dicendogli "chiudiamola qui".
A mezzanotte e un minuto, Jungkook non l'ha ancora inviato.
Così si ritrova ad aspettare in cucina la mattina dopo, con le gambe che si agitano nervosamente mentre guarda fuori dalla finestra la macchina di Taehyung. È un fottuto codardo, lo sa, e forse un masochista, ma non può farci niente. Taehyung vuole passare del tempo con lui, passare tutta la mattina con lui, e a quanto pare ha qualcosa da chiedergli più tardi.
E nonostante la rabbia che gli ribolle nelle vene, il dolore per essere stato preso in giro, Jungkook vuole ancora disperatamente ascoltare ciò che Taehyung ha da dirgli.
C'è una piccola parte di lui, dietro tutto quel dolore e quella rabbia, che spera che Taehyung arrivi con una spiegazione, una spiegazione che in qualche modo spazzerà via tutti i dubbi di Jungkook e farà sì che tutto si risolva proprio come vuole lui.
Ma Jungkook non è mai stato un tipo fortunato, perciò quando Taehyung lo accompagna dalla porta di casa fino all'auto e si comporta come se fosse tutto a posto, il lato speranzoso di Jungkook si ridimensiona un po'.
Dopo cinque minuti di viaggio, Jungkook non ha ancora detto una parola, se non "ciao". Alla fine, Taehyung gli lancia un'occhiata interrogativa dal posto di guida.
«Va tutto bene?»
«Sì», mente Jungkook, armeggiando con la cintura di sicurezza. Gli sembra che lo stia soffocando. «È solo che stanotte non ho dormito bene.»
«Nemmeno io», ammette Taehyung, mostrando a Jungkook un timido sorriso. «Mi sei mancato.»
Le sue guance si colorano di rosa, e Jungkook non ha mai odiato così tanto un colore in vita sua.
Circa quindici minuti dopo, Jungkook capisce dove sono diretti.
«Non dovevamo andare a fare colazione?», chiede, con la tensione che gli sale nel petto.
Taehyung tamburella nervosamente le dita sul volante prima di rispondere.
«Io... c'è una cosa molto importante che vorrei chiederti e... preferirei che fossimo in privato. Ma ho la colazione pronta, non preoccuparti.»
Non è affatto questo che preoccupa Jungkook.
E se volesse farmi partecipare a una cosa a tre?
Jungkook sbuffa una risata al pensiero, sia per l'assurdità della cosa che per quella piccola isteria che potrebbe rivelarsi vera. Taehyung sorride, scambiando la sua risata per qualcos'altro, qualcosa di coinvolgente e amichevole, come è di solito.
«Che c'è? Sono bravo a cucinare. E comunque non l'ho preparata io, l'ho ordinata e ritirata stamattina.»
Jungkook non vuole rispondere e non lo fa. Taehyung non ha notato nulla di strano, prendendo per buono il suo commento sulla stanchezza. Non accende nemmeno la radio e addirittura dice a Jungkook che, se vuole provare a dormire adesso, può reclinare il sedile.
Jungkook rifiuta gentilmente: è comunque troppo tardi per dormire, stanno entrando nel complesso residenziale di Taehyung.
Taehyung chiacchiera tranquillamente per tutto il vano scale, come fa sempre, fermandosi solo quando tira fuori le chiavi. C'è di nuovo quel bel rosa sulle sue guance, e Jungkook deve abbassare lo sguardo sulle sue scarpe o si sentirà male. Sente un fastidio pungente, che lo travolge a ondate, per il suono dei respiri affannosi di Taehyung, per i piccoli ansiti che gli sfuggono dalle labbra.
Jungkook dice a se stesso che è perché non comprende come si possa essere così stanchi per aver salito cinque rampe di scale, ma in realtà è il fatto di aver visto e percepito la bocca di Taehyung mentre emette quei suoni. E ha pensato di sentirli in un contesto diverso, di fargli emettere quei mugolii mentre nuotano tra delle lenzuola blu marino, circondati da una dolce melodia jazz.
Quando entrano in casa, Jungkook ha appena il tempo di vedere due scatole di polistirolo da asporto appoggiate sul bancone della cucina, prima che Taehyung si giri e metta le mani sugli occhi di Jungkook.
«Aspetta, non guardare! Non è ancora pronto. Ecco, ti porto sul divano.»
Jungkook si limita ad annuire, togliendosi le scarpe e lasciando cadere il giubbotto sul pavimento, prima di lasciare che Taehyung gli afferri il gomito. Pochi secondi dopo è seduto sul divano, con le labbra di Taehyung contro il suo orecchio mentre sussurra a bassa voce: «Promettimi che non guarderai.»
«Promesso.»
Poi sente Taehyung allontanarsi da lui, i suoi passi attutiti dal tappeto. Jungkook si affonda le unghie nei palmi delle mani e cerca di trovare una scusa ragionevole per andarsene. Quando non ne trova neanche una, riconosce finalmente il fatto che non vuole andarsene, non esattamente. Non vuole tagliare i ponti con Taehyung e odiarlo per sempre, anche se dovrebbe. Anche se lo farà.
Ma qualche minuto in più non può far male.
«Ok. Aprili.»
Taehyung ha in mano due piatti con relative forchette, e ne tende uno a Jungkook perché lo prenda. Lui lo fa, immaginando che il contenuto sia stato frettolosamente tirato fuori dal polistirolo per concedergli una presentazione più carina. Il petto di Jungkook si stringe di fronte alla forma a cuore tagliata scompostamente sul suo piatto. Osserva in silenzio la linea di sciroppo che gronda lungo il bordo.
«Jimin ha detto che ti piacciono i pancake», mormora Taehyung, evidentemente incerto se questo gesto gli farà piacere o meno.
Se fosse successo ventiquattro ore fa, Jungkook si sarebbe sciolto sul pavimento. Invece ora ha più voglia di sprofondarci.
Ma sorride, in qualche modo, e prende un boccone. Non è difficile fingere che gli piacciano, perché gli piacciono davvero. Nemmeno il dolore del suo imminente cuore spezzato è sufficiente a fargli disprezzare i pancake.
Taehyung lo guarda finché non dà il suo segno di approvazione, poi si lascia cadere accanto a lui sul divano per mangiare il suo.
Taehyung non ha un tavolo da cucina. Jungkook se ne accorge solo ora.
Ed è strano.
Riesce a mangiare solo qualche altro boccone prima di non avere più fame. Taehyung non sembra preoccuparsene, si sporge verso di lui e si limita a prendere grandi forchettate dal piatto di Jungkook finché entrambi non sono vuoti, poi riporta i piatti in cucina con un sorriso sporco di sciroppo.
Quando torna è ancora lì, appoggiato ai bordi della sua bocca, e Jungkook non desidera altro che baciarlo fino a pulirlo tutto.
«Oh, merda, la tua felpa», dice Taehyung, indicando Jungkook.
Lui abbassa lo sguardo e vede un po' di sciroppo anche su di lui, gli è gocciolato addosso. Fa per alzarsi, ma Taehyung è già entrato e uscito di nuovo dalla cucina, con un tovagliolo di carta bagnato in mano. Jungkook è confuso dal modo in cui elude i suoi movimenti per prenderlo, nonché dal luccichio malizioso nei suoi occhi, fino a quando Taehyung, con una mossa assolutamente non da Taehyung, gli sale in grembo e inizia a pulire lui stesso lo sciroppo.
Jungkook non riesce a pensare ad altro se non a come il sedere di Taehyung aderisca perfettamente al suo inguine.
Ma deve pensare ad altro, altrimenti sarà un bel guaio.
Taehyung si sposta sopra di lui e Jungkook non riesce a trattenere il grugnito che gli sfugge al movimento, stuzzicante, allettante e.... non è quello per cui sei venuto qui, Jeon.
Quindi flette le gambe un paio di volte, sospirando con aria imbronciata, e alza una mano per pizzicare il fianco di Taehyung attraverso il suo maglione morbido come il burro.
«Cazzo, capisco perché la tua famiglia ti chiama Guance di Pane. Sei un po' cicciottello.»
Non lo è. Improvvisamente Jungkook ha solo voglia di ferirlo, di farlo soffrire tanto quanto sta soffrendo lui.
Ma Taehyung si limita a ridere e scivola via dalle cosce di Jungkook, ora che ha tolto tutto lo sciroppo in modo soddisfacente.
«E questo è niente, avresti dovuto vedermi all'università.»
Un buco nell'acqua.
Jungkook guarda Taehyung tornare in cucina e buttare via il tovagliolo di carta, con gli occhi che lo scrutano nel tentativo infruttuoso di trovare qualcos'altro di offensivo da dire. Il problema è che Taehyung è perfetto. Sì, forse è un po' rotondo (in realtà non lo è), ma questo non toglie assolutamente nulla alla sua bellezza. Lo rende solo incredibilmente carino, e comunque non sembra farsene un problema.
Jungkook si prende un attimo per invidiare Taehyung, perché i commenti velati sul suo aspetto fisico apparentemente gli scivolano addosso come l'acqua. Ogni volta che qualcuno dice qualcosa sul naso di Jungkook, lui ci pensa per settimane.
Taehyung si avvicina di nuovo e Jungkook si accorge che saltella un po', che i suoi passi sono un po' più incerti, come se fosse molto eccitato o molto nervoso. Forse entrambe le cose.
E arrossisce di nuovo, cazzo.
Dio, può smetterla di essere così...
Fanculo. Basta così, Jeon.
«Jungkook– aspetta, dove stai andando?»
Jungkook ignora la domanda di Taehyung, continuando a camminare verso la porta e infilandosi le scarpe. Taehyung è accanto a lui quando si rimette in piedi, con le sopracciglia aggrottate e le labbra dischiuse in un broncio adorabilmente confuso, e se Jungkook guarderà la sua faccia un'altra volta dovrà spaccare la propria contro il muro.
«Hey, va tutto bene? Cosa stai– Aspetta un attimo, volevo–»
«Volevi portarmi fuori a colazione, no?» dice Jungkook, mantenendo un tono piatto. «Beh, abbiamo fatto colazione. E ora devo andare a casa.»
Taehyung sbatte le palpebre. «Oh. Um, ok. Posso accompagnarti io–»
«Ho un passaggio.»
Non ce l'ha. Ma preferisce tornare a casa a piedi piuttosto che stare un secondo di più in presenza di Taehyung. Avrebbe dovuto fare come ha detto Yoongi, chiudere la storia via sms, perché gli fa male il cuore, cazzo, soprattutto perché Taehyung sembra confuso e un po' ferito dal tentativo di Jungkook di svignarsela così in fretta.
«Se ne sei sicuro...» dice Taehyung lentamente. «Stai– stai bene? Sei sicuro? Non ho fatto niente, vero? Per spaventarti o... se è qualcosa che ho detto–»
Si interrompe, mordendosi il labbro, e a Jungkook torna in mente quanto fosse sconvolto a cena per aver tirato in ballo i drammi familiari di Jungkook.
È a questo che pensa Jungkook, quando riflette su cosa dire dopo. Il volto di Taehyung era diventato rosso, gli occhi vitrei, e si era chiuso in bagno perché era davvero mortificato.
Forse Jungkook non può fargliela pagare usando l'aspetto fisico, ma di sicuro può sfruttare l'apparente paura di Taehyung di essere un fastidio, una persona la cui dolcezza è più esasperante che tenera.
Sì, Jungkook può inventarsi qualcosa.
«Una cosa che hai detto...» dice Jungkook, lasciando penzolare il giaccone in una mano mentre finge di pensare. «Sarebbe impossibile dirlo, Taehyung, perché non stai mai zitto abbastanza a lungo da permettermi di elaborare una singola parola.»
L'espressione di Taehyung si rannuvola. «Cosa?»
Jungkook ride, alzando le mani. Ora è nella fase della rabbia, dopo aver pianto con Yoongi ieri sera. È proprio così che è andata con il suo capo: prima le lacrime, poi la rabbia. Le tendenze autodistruttive vengono subito dopo, ma potrà preoccuparsene più tardi. Quando Taehyung non farà più parte della sua vita. Prima, però, deve porre fine a questa storia.
«Voglio dire, Cristo Santo, non riesci nemmeno a salire le scale in silenzio! Hai mai pensato che forse non voglio sentire ogni singolo pensiero che ti passa per la testa? Non sono poi così interessanti. Dio, non potrei nemmeno nominare una sola cosa rilevante sul tuo conto, lo sai? Niente che sia veramente importante. Non so che tipo di amicizia pensi che sia la nostra, in cui tu sei l'unico a parlare. Almeno quando parlo io, è per dirti qualcosa che vale la pena ricordare. Ma no, tu non stai mai zitto, mai. Mi chiedi sempre di fare centomila stronzate, di dormire nel letto con te e di mangiare il tuo cibo di merda, per non parlare del fatto che ti intrometti nella mia vita privata. L'altra sera non volevo nemmeno che venissi a casa mia, mi ha costretto mio padre. Perché non ti sopporto, Taehyung, ma tu non mi lasci in pace! Capisco perché non hai altri amici qui, perché onestamente l'unico momento in cui ho un po' di pace e tranquillità è quando tu e il tuo enorme culo dovete fermarvi per riprendere fiato.»
Il viso di Taehyung è di nuovo rosso, di quel rosso umiliato, e Jungkook avverte una feroce sterzata di soddisfazione. Taehyung deglutisce, mentre con una mano armeggia con l'orlo del suo maglione.
«Stai dicendo cose davvero cattive», sussurra.
«Oh, sarei io quello cattivo?» chiede Jungkook in tono sarcastico. «Sono cattivo? O forse sto solo dicendo la verità, Taehyung. Cosa che, tra l'altro, tu non sei riuscito a fare nemmeno una volta. Non dal giorno in cui ci siamo conosciuti.»
«Cosa stai–»
«Non provare nemmeno a negarlo, cazzo», sbotta Jungkook, interrompendolo. «Per favore, non voglio proprio sentirlo. Sei un fottuto bugiardo, Taehyung, e hai finto che ti importasse qualcosa di me.»
La mano di Taehyung sta ancora armeggiando con il bordo del suo maglione, e adesso sembra così piccolo, si rimpicciolisce sempre di più sotto lo sguardo di Jungkook.
«Mi importa», protesta sottovoce. «Davvero, Jungkook, ci tengo tanto a te, io...»
«Sì, come no.»
Taehyung inspira, gli occhi si assottigliano e il rossore sulle guance si attenua un po', come se stesse raccogliendo le forze per reagire.
«Mi importa», ripete con più fermezza. «Davvero, e non... non è vero che parlo soltanto. Ascolto anche. Ti conosco, Jungkook, so che c'è uno spazio vuoto sul tuo braccio tatuato che stai conservando per quando ti sposerai. So che ti piacciono i pancake, so che i tuoi due migliori amici sono innamorati l'uno dell'altro e so che sei una brava persona. So che vuoi bene a tuo padre e che ami disegnare e dipingere. So che gli acquerelli sono i tuoi preferiti. So che ti manca tuo fratello maggiore e che sei una persona che soffre ogni giorno, anche se non lo dai a vedere. So che sei dolce e gentile, e che non sei affatto come ti stai comportando adesso.»
Prende un respiro tremante e solleva lo sguardo.
«So che mi piaci. E so che anch'io ti piaccio.»
Se questo fosse un film, pensa Jungkook, questa dovrebbe essere la parte in cui sbatte Taehyung contro il muro e lo bacia senza ritegno. È la prima volta che ammettono, ad alta voce, che si piacciono. Che c'è davvero qualcosa tra loro.
Ma le azioni parlano più delle parole, e Taehyung non è stato abbastanza convincente.
E comunque questo non è un film.
«Mi piaci?» Jungkook sbuffa una risata. «Cosa te lo fa pensare?»
Jungkook non è mai stato bravo a mentire, quindi si sorprende di quanto suoni noncurante, indifferente. Soprattutto perché, sotto gli strati di rabbia che ha dentro, c'è una piccola parte di lui che sta crollando a pezzi per le lacrime che iniziano a grondare dagli occhi di Taehyung.
«Tu– io– tu... mi hai permesso di baciarti.»
«Sì, beh», dice Jungkook con disinvoltura, «l'ultima persona a cui ho permesso di baciarmi è stata processata per molestie sessuali, quindi... Non è un buon segno, non credi? Dio, Taehyung, inizi a sembrare disperato.»
Taehyung scuote la testa, premendo le dita agli angoli degli occhi nel tentativo di fermare le lacrime.
«Per favore– ti prego, esci dal mio appartamento», sussurra. «Per favore, vattene.»
Jungkook sorride, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al muro. «Non ho un passaggio.»
«Hai detto...»
«Ho mentito.»
È così perversamente bello sapere di essere il responsabile del rossore sulle guance di Taehyung, del tremito delle sue labbra, dei respiri affannosi che sta facendo e che significano che è a pochi secondi dal crollare per davvero.
Taehyung è un bugiardo. Ha mentito fin dall'inizio, nascondendo le cose a Jungkook, o meglio, non nascondendole, ma facendo finta che non abbiano importanza. Ha una fidanzata, ma a quanto pare vuole anche un fidanzato. O qualunque cosa voglia da Jungkook.
Perché sono una troia sfasciafamiglie.
Giusto.
E forse è questo il vero motivo per cui è così arrabbiato. Perché Taehyung, in piedi di fronte a lui, è solo un altro ragazzo che vuole usarlo, che pensa di aver diritto a qualcosa solo perché è stato gentile con lui, gli ha sorriso e ha fatto conversazione di tanto in tanto. E Jungkook è così stufo di tutto questo, della gente che lo usa. È questo che odia di più, sentirsi usato.
Quindi, se ora ha la possibilità, anche solo per una volta, di sfogarsi, di dire le cose che non è mai riuscito a dire, di lanciare gli insulti che gli sono rimasti bloccati in gola, di vendicarsi con la rabbia che era troppo sconvolto e terrorizzato per incanalare, la coglierà.
Taehyung non è nemmeno più Taehyung, ai suoi occhi. È solo una persona, un essere orribile e malvagio che gli sta di fronte, con gli stessi occhi, la stessa faccia e le stesse mani del suo capo, e tutto ciò che riesce a sentire è: Ti è piaciuto, Jungkook. Lo so che ti è piaciuto.
E guardare Taehyung, vederlo tremante e smarrito, è una liberazione che Jungkook non ha mai conosciuto. Finalmente ha avuto il suo attimo di gloria, la possibilità di dire tutto ciò che avrebbe voluto dire in quell'aula di tribunale, o in quell'ufficio buio, ed è come se Jungkook si stesse risvegliando per la prima volta. L'odio che si è portato dietro, che si è aggrovigliato intorno al suo cervello come una nebbia fitta, sta uscendo allo scoperto, trasudando da ogni poro e irradiandosi dalla sua pelle in fumi tossici.
E non gliene frega niente, realizza, che questo possa uccidere Taehyung, perché lui è solo un danno collaterale, a questo punto. È lui che si è messo in mezzo, che si è intrufolato nella sua vita, nel suo cuore, e ora Jungkook deve tagliarlo fuori.
Ed è colpa sua, ricorda Jungkook. È colpa di Taehyung, innanzitutto.
Perché è un fottuto bugiardo.
Un singhiozzo soffocato distoglie Jungkook dai suoi pensieri e solleva lo sguardo per vedere Taehyung che sta piangendo, con le braccia strette intorno al ventre in un gesto protettivo che, anche solo due minuti fa, avrebbe spezzato il cuore di Jungkook.
«Perché– perché stai cercando di ferirmi?» mugola Taehyung.
«Perché mi hai ferito tu per primo, Taehyung. Tu mi hai fatto male per primo.»
Taehyung scuote la testa e si asciuga gli occhi con la manica, ma non serve a molto per arginare il flusso delle sue lacrime. Sta per rispondere, quando uno squillo stridente risuona nell'appartamento, interrompendolo. Taehyung si infila una mano tremante in tasca e tira fuori il telefono. Quando guarda lo schermo, qualcosa nel suo volto cambia, la sua palese sofferenza scompare, e sfoggia un sorriso blando che non raggiunge i suoi occhi.
«Ciao», dice rispondendo alla chiamata. «Va tutto bene?»
La sua voce, così instabile e spezzata fino a dieci secondi fa, risuona invece chiara e vivace. Se Jungkook non fosse di fronte a lui, non avrebbe idea che Taehyung stia piangendo. È quasi inquietante la velocità con cui ha cambiato atteggiamento, ma ora Jungkook è curioso di sapere chi c'è dall'altro capo. La sua ragazza, molto probabilmente.
«Oh, oh, ciao. Non è– Aspetta, rallenta, non riesco a capirti. Non è–»
Taehyung si morde il labbro mentre l'altra persona parla, evitando rigorosamente lo sguardo di Jungkook. Jungkook non sa bene cosa fare, visto che fino a poco fa si trovavano nel bel mezzo di una litigata colossale. O meglio, una litigata in cui Jungkook ha ridotto in lacrime Taehyung senza provare nemmeno una goccia di rimorso.
Ok, forse un po' di rimorso lo prova. Perché ora che non sta più urlando, ha il tempo di guardare Taehyung, di guardarlo per davvero. E Jungkook non riesce a smettere di pensare, improvvisamente, al fatto che Taehyung sia l'unica persona nella sua vita ad avergli detto che è una persona gentile. L'unica persona che ci crede, che pensa che in fondo lui sia davvero una brava persona.
Probabilmente ora non lo pensa più.
E questo adesso fa male, perché Taehyung lo vedeva in un modo in cui nessun altro lo vedeva, in cui nessun altro lo vede. Come una persona che è... com'è che ha detto? Dolce e gentile.
Dolce e gentile. Altre due parole che la gente non usa mai. Ma Jungkook vuole esserlo, una persona dolce e gentile, se non per se stesso, per le persone a cui tiene. Per suo padre, per Jimin, per Yoongi. Dolce e gentile, e anche buono.
So che sei una brava persona.
Jungkook deglutisce, perché quelle che ha appena compiuto non sono le azioni di una brava persona. Sono le azioni di una persona ferita, infantile e vendicativa. E anche se Taehyung gli ha mentito, gli ha spezzato il cuore e lo ha ferito per primo, non avrebbe dovuto farlo.
Il volto di suo padre gli torna in mente, profondamente deluso, perché non ha mai educato suo figlio a comportarsi come un bullo. Ed è così che si è comportato Jungkook, proprio adesso. Come un bullo.
«Sarò lì il prima possibile», dice Taehyung al telefono.
Jungkook non sa cosa stia succedendo, ma sembra importante. Taehyung si infila il telefono in tasca un secondo dopo, poi lancia un'occhiata all'appartamento, evitando ancora gli occhi di Jungkook.
«Devo andare», sussurra dopo un po', e la sua voce è di nuovo densa di lacrime.
Jungkook può vederle scorrere sul suo viso, anche se cerca di asciugarle.
«Taehyung...» dice Jungkook a bassa voce, raggiungendolo.
Taehyung si allontana, scuotendo la testa. «Non posso– non posso darti un passaggio, mi dispiace. Devo andare, è importante, io–»
«Non dovresti guidare», lo interrompe Jungkook. «Lascia... lascia guidare me, ok?»
«Perché?»
«Perché... mi dispiace. Ho esagerato. È solo che– non ho tempo per dirtelo adesso– lasciami guidare, Taehyung. Devi calmarti ed è colpa mia se stai piangendo.»
Taehyung si dondola da un piede all'altro, considerando l'offerta di Jungkook.
«Per favore, Taehyung», dice Jungkook, rendendo la sua voce il più dolce possibile. «Mi dispiace di essere stato così duro. Ma stai piangendo e non dovresti guidare. Lascia che ti accompagni io. E poi non dovrai più vedermi.»
Taehyung non dice nulla, si limita ad annuire e ad andare verso la poltrona nell'angolo per mettersi le scarpe e il cappotto. Quando consegna le chiavi della macchina a Jungkook si assicura che le loro mani non si sfiorino neppure, e la piccola crepa nel cuore di Jungkook si allarga un po'.
La situazione non fa che peggiorare quando sono in macchina, diretti al misterioso indirizzo che Taehyung ha inserito nel GPS. Perché ogni volta che Taehyung tira su col naso, ogni volta che strofina la manica sotto gli occhi, gli ricorda che non è mai stato così crudele in vita sua, per giunta con qualcuno che, a parte la storia del tradimento, è sempre stato carino con lui.
Ma Jungkook si limita a stringere più forte il volante e a concentrarsi sulla strada per condurli a destinazione tutti interi. Quest'auto è assurdamente bella e Jungkook è terrorizzato all'idea di fare un incidente. Non dovrebbe essere sorpreso che si stiano dirigendo verso la parte più bella della città, passando davanti all'ufficio di Jin pochi minuti dopo.
Ma di lì a poco si lasciano alle spalle gli edifici e inizia una bella campagna, coperta di neve e fiancheggiata da alberi di ciliegio che Jungkook è sicuro siano meravigliosi in primavera. Le case qui sono poche e distanti tra loro, e ognuna sembra più grande dell'altra. Jungkook deglutisce quando il GPS gli dice che sono a cinque minuti dalla loro destinazione; già vede in lontananza una casa gigantesca, su una collina.
Sembra più una villa, pensa Jungkook, quando si avvicinano e deve fermare l'auto davanti al cancello che sbarra l'ingresso.
«1-2-3-0», dice Taehyung rigidamente, guardando ancora fuori dal finestrino.
La sua voce è rauca, ma non sembra più che stia piangendo.
Jungkook inserisce il codice nel tastierino e il cancello si apre con un leggero ronzio. Poi, con cautela, guida l'auto lungo il vialetto asfaltato, un vialetto molto lungo, dovrebbe aggiungere, verso una casa che sembra appartenere a un magnate del petrolio o magari a una contessa.
Taehyung non sembra minimamente colpito da quell'imponenza, quindi Jungkook pensa che venga qui abbastanza spesso. Parla di nuovo, solo per dire a Jungkook di guidare fino all'ingresso. Lo fa, girando leggermente intorno alla rotonda di ghiaia che si staglia davanti al massiccio portone. Parcheggia l'auto e guarda Taehyung con aria interrogativa, sollevando le sopracciglia.
«Sei sicuro che non blocchiamo nessuno così?»
Per come sono parcheggiati, se qualcun altro volesse arrivare fino all'ingresso, l'auto bloccherebbe l'uscita, dal lato della collina fino al cancello.
Taehyung scuote la testa. «Non verrà nessun altro.»
Si toglie la cintura di sicurezza e apre la portiera del lato passeggero, prima di lanciare un'occhiata a Jungkook. «Non dovrei metterci tanto. Per favore, aspettami qui fuori. Dopo ti accompagno a casa.»
Jungkook non è nella posizione di discutere, quindi si limita ad annuire e a spegnere la macchina, appoggiando le mani sul volante e fissando il cielo fuori dal parabrezza. È nuvoloso, forse nevicherà. È più probabile che piova, però, con questo caldo anomalo.
Taehyung scende dall'auto un secondo dopo, sale di corsa i gradini (di marmo?! Mi prendete per il culo?) e apre con uno strattone una delle grandi porte. Scivola dentro, con una tale fretta che non si preoccupa di assicurarsi che si chiuda dietro di lui. Jungkook si chiede se scendere e chiuderla al posto suo, ma Taehyung gli ha detto di restare in macchina.
Così fa, appoggiandosi al sedile e ascoltando la pioggerellina che batte contro il tettuccio.
Chiude gli occhi, cercando di liberare la mente da tutto e tutti, soprattutto dall'ultima ora. Ma dietro le palpebre riesce a vedere solo il volto di Taehyung, gonfio di lacrime e tanto, tanto confuso.
Jungkook non può fare a meno di sentirsi come se gli mancasse un pezzo del puzzle. Un'altra ragione per cui non avrebbe dovuto infuriarsi così, non avrebbe dovuto attaccarlo in quel modo.
Uno strano rumore lo spinge ad aprire gli occhi, un suono che si rende conto in ritardo essere l'abbaiare di un cane. Guarda fuori dal finestrino del lato del passeggero appena in tempo per vedere una macchia nera e marroncina che sbuca dalla porta d'ingresso socchiusa e scende i gradini. Jungkook riesce a scorgere un cagnolino che guaisce eccitato e corre in giardino. Jungkook lo osserva stendersi sull'erba e vagare per un po' in giro, col muso rivolto verso il cielo, scuotendo il pelo di tanto in tanto per liberarsi dalla pioggia.
Normalmente Jungkook non vi presterebbe troppa attenzione, ma il cane si avvicina all'auto e inizia a grattare la portiera, guaendo ancora più forte. Jungkook impreca sottovoce, preoccupato che il cane possa graffiare la vernice. Apre la portiera con cautela e scende, ma il cane si attacca alla sua gamba, saltellando su e giù e annusando ovunque riesca ad arrivare.
«Hey, calmati, Cristo Santo.»
Jungkook si accovaccia per terra e il suo cuore si scioglie un po' quando quell'esserino gli infila la testa nel palmo della mano con un mugolio, leccandogli le dita.
Ha sempre voluto un cane, soprattutto da bambino, ma suo padre lavorava sempre e nessuno poteva rimanere a casa per prendersene cura.
Perciò non gli dispiace che questo piccoletto gli sbavi sulla manica del giubbotto e gli lasci impronte umide sui pantaloni, così gli fa dei leggeri grattini dietro le orecchie.
Jungkook continua ad accarezzare il cane finché questo non emette un verso che somiglia a un piccolo starnuto, scuotendosi ancora una volta dalla pioggia.
«Ok, bello. Torna dentro.»
Il cane lo guarda, ma non si muove.
«Forza», dice Jungkook, alzando la voce. «Dai, vai dentro! Qui fuori fa troppo freddo per i cagnolini, giuro!»
Ma quando fa cenno alla porta d'ingresso, il cane non si muove. Al contrario, si siede sulle zampe posteriori, e Jungkook trattiene un grugnito.
«Va bene, se è questo che vuoi.»
Jungkook prende in braccio il cane, il quale inizia immediatamente a leccarlo, e si dirige verso la porta d'ingresso.
«Ok, entra. Ciao, cagnolino!»
Ma quando Jungkook lo mette a terra, a pochi metri dalla porta, il cane schizza fuori di nuovo, tra le braccia di Jungkook. Jungkook emette un sospiro irritato e ci riprova, ma il cane non sembra voler entrare, non quando fuori c'è una nuova persona misteriosa da annusare.
Perciò Jungkook prega che non si tratti di una strana villa che ospita delitti o feste orgiastiche e si intrufola dentro con il cane saldamente in braccio.
Una volta in piedi nell'atrio, gli casca la mascella.
Sembra uscita da un film, o da una favola, è il tipo di posto in cui vivrebbe un principe. C'è un vero lampadario di cristallo che pende dall'altissimo soffitto a volta e una grande scala centrale che porta al secondo piano. Jungkook può vedere dipinti a olio, vasi e ogni sorta di oggetti costosi, per non parlare delle tende eleganti, dei tappeti e dei pavimenti di marmo.
Ritiene che tutto ciò che ha davanti agli occhi costi probabilmente più di quanto guadagnerebbe in sette mesi.
«Mi scusi, posso aiutarla?»
Jungkook quasi sussulta alla voce di una donna, in piedi sulle scale sopra di lui. Indossa un camice bianco da ospedale, incrocia le braccia con fare deciso e Jungkook deve schiarirsi la gola un paio di volte prima di riuscire a formulare una risposta.
«Uhm– uh, sì, scusi– sono venuto con... Taehyung? Stavo aspettando in macchina e il cane è corso fuori, così ho–»
«Oh, Yeontan!»
Scende velocemente le scale per prendere il cane – che si chiama Yeontan, a quanto pare – dalle braccia di Jungkook.
«Sei scappato di nuovo? Probabilmente hai visto la macchina di Taehyung, sì che l'hai vista, sciocchino. Ti manca il tuo papà, eh? Andiamo a salutarlo?»
Jungkook si dondola goffamente da un piede all'altro mentre l'infermiera (beh, lui presume che sia un'infermiera, visto l'abbigliamento) parla a Yeontan come se fosse un bambino. Il cane di Taehyung, suppone.
Lei gira i tacchi e riprende a salire le scale con Yeontan in braccio, prima di voltarsi a guardare Jungkook.
«Viene anche lei?»
Jungkook vorrebbe protestare, ma lei inarca un sopracciglio micidiale e lui si trova impotente a discutere. Probabilmente non è così ansiosa di trovarsi un ragazzo dall'aspetto trasandato da solo in una casa piena di preziosissimi oggetti di valore. Così la segue su per le scale, osservandola di nascosto.
Sembra avere trent'anni, forse quaranta, e sembra il tipo di persona abituata a comandare.
È la ragazza di Taehyung?
Sembra improbabile, decide Jungkook. Non solo perché è molto più grande di lui, ma anche perché non sembra appartenere a questo posto, a una casa grande e lussuosa come questa. Dev'essere una custode o qualcosa del genere, che lavora per la persona che vive qui. O le persone.
Ma mentre salgono le scale e percorrono un lungo corridoio, Jungkook si ritrova a pensare che forse qui ci viva una sola persona, tutta sola. Tutte le stanze che attraversano sembrano inutilizzate, con le tende chiuse e i mobili coperti da lenzuola bianche.
L'unica stanza che sembra aperta è in fondo al corridoio, sulla sinistra, una piccola camera da letto con enormi finestre e un pianoforte nell'angolo. Non c'è nulla di particolare, a parte una custodia dall'aspetto familiare, appoggiata sul pavimento vicino al letto. Quindi Taehyung è stato qui di recente.
Jungkook ha più domande che risposte, ma non ha certo intenzione di porle all'infermiera spaventosa.
Svoltano verso l'estremità destra del corridoio, giungendo di fronte a una porta socchiusa, dove un filo di luce illumina il pavimento. L'infermiera si ferma, facendo segno a Jungkook di fare altrettanto.
«Potrebbe averla convinta, aspetti», sussurra.
Jungkook aspetta pazientemente, rassegnandosi al fatto di non avere la più pallida idea di cosa stia succedendo.
Un attimo dopo sente la voce di Taehyung che filtra dalla fessura della porta.
«...per favore? Devi prenderle, Lolly, ti fanno bene.»
Le orecchie di Jungkook si drizzano nel sentir nominare Lolly, un nome che ha sentito solo una volta, ma a cui ha pensato più di quanto voglia ammettere. Sente anche la stanchezza nella voce di Taehyung, mista a una pazienza incrollabile, come se non fosse la prima volta che lo fa e neanche l'ultima.
Risponde un'altra voce; una voce di donna, realizza Jungkook. Anche questa è più vecchia, più vecchia persino dell'infermiera.
«No, mi disorientano molto, tesoro. Non mi piacciono.»
«Per favore», riprova Taehyung. «Fallo per me?»
L'altra voce sospira. «Taehyung, sai come la penso.»
«E tu sai come la penso io», protesta dolcemente Taehyung. «Devi prendere le medicine. Mina mi ha detto che le hai saltate per tutta la giornata di ieri.»
«Beh, Mina è una canaglia. È una mia amica, non dovrebbe fare la spia a mio nipote.»
«È la tua infermiera, Lolly. Deve assicurarsi che tu prenda le tue medicine. E lo stesso vale per me.»
Mina, l'infermiera in questione, sorride nascosta dietro la porta e scuote la testa. Jungkook si avvicina di più, cercando di ascoltare.
«Per favore?» ripete Taehyung. «Solo per oggi. E domani, se ti sentirai male, allora salteremo di nuovo. Ma oggi puoi prenderle?»
Un altro sospiro. «Non riesco mai a dirti di no. Va bene, lo farò. Rimarrai, dopo?»
«Certo.»
Mina fa l'occhiolino a Jungkook. «Vittoria», sussurra, prima di posare Yeontan sul pavimento.
Yeontan apre la porta con il muso fino a quando non riesce a sgattaiolare dentro la stanza, senza dubbio con la fretta di raggiungere Taehyung. Jungkook sente il suo zampettìo sul pavimento e poi il sussulto gioioso di Taehyung.
«Guarda chi è venuto a trovarci; ciao, Tannie! Chi è il mio bravo bambino? Sei venuto a salutarci? Saluta Lolly, piccolino, saluta!»
«Sai, questo cane è l'esserino più viziato del mondo. Provo pena i tuoi futuri figli, tesoro. Non saranno affatto disciplinati.»
«Per favore», ride Taehyung. «Lo vizi più tu di me.»
Senza alcun preavviso, Mina irrompe dalla porta, con le braccia aperte e un caldo sorriso sulla faccia. Jungkook si blocca sulla soglia, incerto se entrare o meno. Tecnicamente non dovrebbe essere qui.
«Ho sentito che oggi prendiamo le medicine, signora Kim!» esclama Mina.
Jungkook può finalmente vedere con chi stava parlando Taehyung: una donna dall'aspetto elegante, seduta su una poltrona vicino alla finestra e avvolta in diverse coperte. Ha i capelli argentei e il volto invecchiato, ma se Jungkook dovesse tirare a indovinare, direbbe che probabilmente avrà al massimo settant'anni. Di certo non è abbastanza vecchia per apparire così fragile.
A giudicare dall'infermiera e dalle medicine, dev'essere malata. Di cosa, non lo sa.
Quello che sa è che è la nonna di Taehyung e che questa dev'essere casa sua. Jungkook non è mai stato a casa di una persona ricca, ma ha visto un paio di film. La stanza in cui si trovano ora sembra quasi una specie di salotto, e lui è pronto a scommettere che la porta chiusa sulla parete più lontana conduca a una camera da letto, probabilmente piena di pannelli di legno scuro e severi ritratti a olio degli avi della famiglia.
Ma questa stanza è luminosa e ariosa, proprio come la camera da letto che Jungkook ha visto prima, quella in cui deve dormire Taehyung quando viene a trovarla.
Taehyung è inginocchiato sul pavimento, davanti alla poltrona della nonna, con Yeontan felicemente a casa tra le sue braccia. Non si sono ancora accorti di Jungkook.
«L'uomo dei miracoli», dice Mina a Taehyung, che sorride dolcemente e scuote la testa.
«Sono solo viziato, Mina, tutto qui.»
«Viziato davvero», dice la nonna, prima di dargli un pizzicotto sulla guancia. «Sono felice che tu stia mangiando bene, tesoro.»
«Troppo bene», ride Taehyung. «Smettila di farmi tornare a casa con tutto quel cibo, Lolly, ho dovuto comprare dei pantaloni nuovi.»
«Ottimo. Eri magro come un chiodo, troppo magro. Così stai meglio, non te ne volerai via con il vento.»
Mina sorride di nuovo prima di avvicinarsi al tavolo nell'angolo e scavare nella grande borsa medica sopra di esso. Jungkook la guarda tirare fuori diverse scatole di pillole prima che Yeontan inizi ad abbaiare, avvertendo tutti della sua presenza sulla porta.
«Jungkook?» chiede Taehyung, alzandosi immediatamente.
Il movimento fa frusciare le tende dietro di lui e Jungkook, per la prima volta, riesce a vedere bene la finestra.
Ci sono una decina di bottigliette di vetro, piccole e delicate, che formano un arcobaleno dai colori pastello, tutte allineate in una fila ordinata.
Jungkook riesce facilmente a riconoscere i profumi che ha venduto a Taehyung, il primo, l'ultimo e tutti gli altri.
E improvvisamente, ogni tassello va al suo posto.
«Jungkook?» ripete Taehyung, camminando verso di lui. «Come hai– cosa– cosa ci fai qui?»
«Chi è il tuo amico, tesoro?»
«Oh, Yeontan è uscito di nuovo e Jungkook lo ha riportato dentro. Ti stava cercando, Taehyung.»
«Jungkook?»
Taehyung è quasi di fronte a lui ormai, ma Jungkook non riesce a distogliere lo sguardo dai profumi, i vetri colorati che scintillano dolcemente nella luce tenue di quel mattino uggioso.
Il profumo che Jungkook era così sicuro che Taehyung stesse comprando per la sua ragazza. Così sicuro che ha aggredito verbalmente Taehyung per questo, così sicuro che non si è nemmeno preoccupato di chiedere spiegazioni. Così sicuro che era convinto che non potesse trattarsi di nessun altro.
Che quei profumi non potessero essere per la sua ricca nonna malata.
E a proposito di malattie...
Lo stomaco di Jungkook si ribalta, mentre un'ondata di nausea lo invade, e si tappa la bocca con una mano.
«Jungkook?» chiede ancora una volta Taehyung, tendendo la mano verso di lui. «Stai– cosa c'è che non va?»
Jungkook riesce solo a scuotere la testa, girando sui tacchi e uscendo di corsa dalla stanza.
Deve trovare un bagno, o un lavandino, o anche un secchio, in fretta. Corre nell'unica altra camera da letto aperta, pregando che ci sia un bagno adiacente. Apre una porta e trova solo un ripostiglio, ma il tentativo successivo è più fortunato.
Infila a malapena la testa nel water prima che la sua colazione risalga in un unico conato di vomito. In realtà non è davvero malato, sta solo avendo una reazione fisica per il disgusto che prova.
Disgusto per se stesso, per essere stato un emerito idiota, ottuso e crudele.
Sente una mano calda sulla spalla e alza la testa.
«Oh mio Dio, cos'è successo? Stai bene? Ti senti male?»
Jungkook si gira e vede Taehyung inginocchiarsi accanto a lui, con le sopracciglia aggrottate per la preoccupazione. Jungkook tossisce a fatica, prima di scuotere la testa.
«Sto bene», balbetta. «È passato.»
Taehyung lo guarda accigliato per un momento, prima di alzarsi in piedi. Jungkook lo osserva con una certa soggezione mentre prende un asciugamano dalla doccia, lo passa sotto il lavandino e si inginocchia di nuovo. Poi lo porta alla bocca di Jungkook e con una mano gli sostiene delicatamente la nuca mentre gli pulisce le labbra.
«Taehyung, cosa– Hey, non devi–»
Il senso di colpa si abbatte su Jungkook in dolorose fitte. È stato davvero, davvero cattivo con Taehyung neanche quarantacinque minuti fa, e ora Taehyung è in ginocchio davanti a lui in un bagno a pulirgli il vomito.
«Taehyung, fermati!»
Jungkook spinge via la sua mano e Taehyung si ritrae... e per l'amor del cielo, sembra proprio un cucciolo ferito.
«Ma– sei un fottuto masochista o cosa?» chiede Jungkook. «Taehyung, ti ho appena urlato contro, tipo mezz'ora fa, e tu stai pulendo il mio vomito. Che– che problemi hai?»
Taehyung abbassa lo sguardo sul pavimento e Jungkook si rende conto che, per la seconda volta oggi, sta sfogando la sua rabbia su Taehyung, quando in realtà la colpa è sua e soltanto sua.
«Merda, non volevo dire questo», si giustifica Jungkook. «È solo che– non essere gentile con me, ok? Non dopo che mi sono comportato in modo così orribile con te.»
Taehyung armeggia con il panno umido, ancora in silenzio. Jungkook sospira pesantemente, chiedendosi come scusarsi senza sembrare un completo idiota. È impossibile, pensa, quindi dovrà farlo e basta.
«Taehyung, devo dirti... uh– non so dirti quanto mi dispiace, nessuna scusa sarebbe sufficiente. Ma ho pensato– quando sei venuto al bancone la prima volta, ho pensato– ho pensato che stessi comprando il profumo per la tua fidanzata. E per tutto questo tempo... tranne– beh, tranne quando sei venuto a cena, perché hai chiesto a mio padre il– il permesso di chiedermi di uscire. E poi mi hai baciato– ma ieri sei venuto a comprare un nuovo profumo e ho pensato– merda, Taehyung, pensavo davvero che tu fossi...»
Si guarda le mani. Taehyung non dice nulla, così continua.
«È stato così stupido da parte mia non chiedertelo mai. Ma io– pensavo che– perché non c'era modo che io potessi piacerti, Taehyung, non c'era alcun motivo per cui una persona straordinaria come te potesse provare interesse per me, e io– mi sono convinto che... ma poi– e oggi, oh Dio. Taehyung, tutto quello che ho detto era una bugia. Non penso che parli troppo, mi piace che parli tanto, perché io sono troppo silenzioso, e non penso che tu sia fastidioso, penso che tu sia meraviglioso. Ti ho raccontato così tanto di me e tu mi hai sempre accettato per quello che sono. Ho avuto paura ad aprirmi così tanto con te... e solo dopo ho capito che non sapevo niente di te, non veramente. Ero spaventato e ferito e maledettamente stupido, Taehyung, e me la sono presa con te, e non è stato giusto. E mi dispiace.»
Prende un respiro, intrecciando le dita.
«E non penso che tu sia cicciottello», aggiunge, come un ripensamento.
Taehyung sbuffa una risata. «Questa era l'ultima delle mie preoccupazioni. Ma grazie.»
Jungkook alza la testa e vede Taehyung che lo guarda, con un'espressione illeggibile.
«Mi dispiace, Taehyung», sussurra Jungkook. «Se– se non vuoi più vedermi, lo capisco. Però... sappi che non intendevo dire nulla di quello che ho detto. Volevo solo ferirti, perché pensavo– pensavo che tu avessi ferito me. Solo che non l'hai fatto e... ti prego, perdonami, Taehyung.»
«Ok.»
«E io– cosa?»
«Ok», ripete Taehyung, sostenendo lo sguardo di Jungkook. «Ti perdono.»
Jungkook scuote la testa. «No, non puoi– non è... Taehyung, arrabbiati. Arrabbiati con me, odiami adesso, fa' qualcosa. Io ti ho fatto del male. Dovresti farmi del male anche tu.»
«Non voglio farti del male», risponde Taehyung, con voce calma. «Mi piaci, ricordi?»
Jungkook scuote di nuovo la testa, abbassando lo sguardo. Taehyung scivola più vicino a lui sul pavimento del bagno e gli poggia una mano sulla gamba.
«E anch'io ti piaccio, vero?»
Jungkook annuisce.
«Quindi ti perdono. Jungkook, non– è stato solo un malinteso. E non voglio che una cosa così stupida si metta in mezzo tra noi due. Non– non pensavi davvero quello che hai detto, e questo mi basta. Mi hai ferito, sì. Ma non importa. Non se non vuoi ferirmi più da ora in poi.»
«Non ti merito», sussurra Jungkook.
La mano di Taehyung scivola più in alto sulla sua gamba, prendendo la sua e intrecciando le loro dita.
«Beh», dice Taehyung con dolcezza, «il ragazzo che credevi che fossi, quello che ti stava illudendo, nemmeno tu lo meritavi.»
«Mi sento un idiota», borbotta Jungkook, arrossendo. «Sono stato così– così egoista, cazzo, e io–»
«Jungkook», lo interrompe Taehyung, «non ti ho mentito, nemmeno una volta. Ma io... ci sono cose... ci sono cose che non ti ho detto. E avrei dovuto farlo, ora lo capisco. Soprattutto dopo quello che mi hai detto tu, quello di cui mi hai reso partecipe.»
«Taehyung–»
«Non si può... non si può ricevere amore senza dare fiducia. E la fiducia viene da due persone, quindi... dispiace anche a me, Jungkook. Per non essermi fidato di te.»
Jungkook alza finalmente lo sguardo per vedere il volto di Taehyung.
«Amore?»
Taehyung arrossisce, le sue guance diventano rosa.
«Io–»
Yeontan entra nella stanza e guaisce emozionato quando vede Taehyung.
«Ciao, Tannie», dice Taehyung, tornando a sedersi a gambe incrociate sul pavimento e aprendo il braccio libero.
Yeontan non perde tempo e gli si accoccola in grembo, prima di ringhiare protettivamente contro Jungkook. Taehyung sorride, e anche Jungkook si sposta per mettersi a sedere più comodo, continuando a tenere la mano di Taehyung.
«Prima ti piacevo», dice Jungkook a Yeontan. «Ma credo che ora che il tuo papà è qui io non ti interessi più.»
«Non mi vede da qualche giorno», spiega Taehyung, grattando Yeontan dietro le orecchie. «Gli manco.»
«Perché non sta a casa tua?»
«Non sono ammessi animali.»
Jungkook annuisce, appoggiandosi alla parete. «Perché non vivi qui?»
Taehyung sospira. «È complicato. Quando mi sono trasferito, lei non... è stata una specie di decisione reciproca. Non voleva che restassi qui perché voleva che frequentassi altre persone, che fossi giovane e libero e cose così. E io non volevo essere quello che vive a spese dei parenti. Inoltre, avevo dei soldi da parte, grazie alla band, agli assegni dei diritti d'autore e altre cose, quindi non è che non potessi permettermi di trovare un posticino. E poi la conosco, so che vuole spazio, quindi ho affittato l'appartamento e vengo qui solo un paio di volte a settimana. A volte mi fermo a dormire, ma solo quando lei me lo permette. Lei pensa che io abbia una vita sociale molto attiva, quindi sarebbe bello se tu mi reggessi il gioco in questo.»
Taehyung ride dolcemente e Jungkook gli fa un piccolo sorriso, stringendogli la mano.
«La macchina è sua. Penso che sia un po' eccessiva, ma mi ha costretto a prenderla in prestito, visto che non guida più. Probabilmente te lo sei chiesto anche tu, eh?»
«Sì, ero un po' confuso», ammette Jungkook. «Ci sono molte cose che mi confondono.»
Taehyung annuisce, con aria colpevole. «Lo so, mi dispiace. È solo che... non volevo dirtelo, perché ci eravamo appena conosciuti, e poi mi hai raccontato tutto quello che stai passando e non mi sembrava giusto addossarti anche i miei problemi.»
«Taehyung, non è vero... Anch'io tengo a te. Voglio sapere.»
Taehyung annuisce di nuovo, ma non dice nulla. Cala il silenzio per qualche istante, mentre Jungkook riflette.
«Perché la chiami Lolly? Non è un nome da nonna.»
Taehyung fa spallucce. «Voleva farsi chiamare Gigi, quando sono nato; diceva che era elegante. Ma io non riuscivo a pronunciarlo, per quanto ci provassero. E mio nonno si chiamava Pop, così mia madre ha pensato...»
«Lolly e Pop. Lollipop», conclude Jungkook. «Gesù. Come se non fossi già abbastanza adorabile.»
Taehyung sorride timidamente, abbassando la testa.
«Riuscivi a dire lollipop, ma non Gigi?» chiede Jungkook, incredulo.
«Da bambino mi piaceva molto mangiare.»
«Oh, giusto. Guance di Pane.»
«È per lei, soprattutto», dice Taehyung. «Lei– la sua famiglia, crescendo, era molto... corretta, è la parola giusta, credo. Più attenti alle apparenze che a tutto il resto, quindi lei non... non c'era molto amore, in casa sua. Era stata educata ad essere molto sofisticata, come probabilmente potrai vedere. Ma dopo aver sposato Pop e aver avuto mio padre, lei– voglio dire, ha sempre voluto una famiglia. Mio padre mi ha detto che prima era più riservata, molto più riservata.»
«Mio padre è il suo unico figlio, ma è diventato una specie di ribelle, al college. Non in senso negativo, è solo che non voleva dipendere da loro in niente. Così, quando lui e mia madre si sono sposati e hanno avuto me, è stata dura per loro, dal punto di vista finanziario. Ma non accettarono soldi – e non lo fanno nemmeno adesso – ma permisero a lei e a Pop di badare a me, ogni volta che volevano, visto che ero il loro nipotino. Così ho passato molto tempo qui, con lei.»
«E... non so, c'è stato qualcosa che– per come la racconta mio padre, è come se lei si fosse sciolta, almeno un po'. Penso che si sentisse sola, capisci? E anch'io mi sentivo solo, con i miei genitori che lavoravano tutto il giorno, così passavamo tutto il tempo insieme e non ci sentivamo più tanto soli.»
«Non era una casalinga, non nel senso comune del termine, quindi non sapeva cucinare o che altro. Ma io ero abbastanza grande che alla fine ha iniziato a imparare. All'inizio faceva solo cose semplici, ma io ogni tanto la aiutavo. I primi tempi non era molto brava, ma ero troppo piccolo per farci caso. Il cibo era cibo. Era una cosa nostra. Preparavamo le cose in cucina e poi io le mangiavo.»
Taehyung alza gli occhi al cielo. «Anche adesso si lamenta che non mangio abbastanza, finché non divento davvero sovrappeso. Ma a me non importa», fa spallucce. «Mi basta che lei sia felice.»
«Penso che ti renda ancora più carino», dice Jungkook.
Taehyung sorride. «Tu e lei andreste d'accordo, allora. Ma grazie.»
«Tuo nonno», dice Jungkook con dolcezza, «è...»
«È morto l'anno scorso», risponde Taehyung. «Era più vecchio di lei, di... quindici anni, credo. Lui e la sua prima moglie hanno divorziato e poco dopo si sono incontrati quando lei stava finendo l'università. Le loro famiglie facevano entrambe parte dell'alta società. È successo a un gala o qualcosa del genere; si sono separati dai loro partner durante un valzer e hanno finito per ballare insieme per il resto della serata. E da allora si sono innamorati.»
«Romantico.»
«Sì, davvero romantico.»
Sentono bussare dolcemente alla porta e Mina fa capolino nella loro visuale.
«Ha preso la medicina e si è sdraiata. Vado a prenderle dell'acqua, ma torno subito. Puoi tenerla d'occhio?»
«Sì, certo», dice Taehyung, liberando la mano di Jungkook per poter spostare delicatamente Yeontan dalle sue ginocchia, prima di alzarsi.
Anche Jungkook si alza in piedi, mette le mani in tasca e aspetta goffamente che Taehyung gli dica cosa fare.
«Scusa», mormora Taehyung, facendo cenno a Jungkook di seguirlo. «Ci vorrà solo un minuto e poi potrò accompagnarti a casa. Non sono riuscito a... stamattina non è andata come avevo previsto.»
Si passa una mano tra i capelli. «Rimandiamo? Quando prende le medicine diventa davvero fuori controllo ed è meglio che ci sia io qui.»
Jungkook annuisce. «Sì. Sì, certo. Io– Taehyung, ti devo qualcosa come cinquemila favori. Dopo quello che ho fatto.»
Taehyung scuote la testa e sorride dolcemente. «Che ne dici di metterli da parte per un po'? Sono sicuro che prima o poi dovrò usarli. Ma per ora... torniamo al punto in cui eravamo.»
Jungkook ricambia il sorriso. Non c'è motivo di discutere, e si accorge di non volerlo fare.
Di certo non si merita la gentilezza e la comprensione di Taehyung, ma non le metterà in discussione, non se questo significa che potrà avere ancora Taehyung nella sua vita.
Entrano di nuovo in salotto, ma questa volta la porta della camera da letto è aperta. Jungkook nota che è molto simile a come l'aveva immaginata, ma non segue Taehyung all'interno, aspettando invece accanto al davanzale della finestra e sfiorando delicatamente tutte le bottiglie di profumo con le dita.
Taehyung entra in camera da letto da solo e Jungkook cerca di non origliare, ma non c'è molto altro che possa distrarlo. Se Taehyung non avesse voluto farsi sentire da lui, avrebbe chiesto a Jungkook di aspettare da un'altra parte.
«Come ti senti?» chiede Taehyung.
Sta usando di nuovo quel tono, quello caldo e tenero che Jungkook vorrebbe disperatamente sentir rivolgere a se stesso, un giorno.
«Non bene, tesoro. Lo sai.»
Taehyung sospira. «Lo so, mi dispiace. Ma grazie.»
«Non mettermi il broncio adesso, non posso resistere.» Lei ride. «Ah, quando fai così sembri proprio tuo nonno.»
C'è un lungo silenzio, e Jungkook nota che il profumo alle rose, il profumo che ha dato a Taehyung per abbinarlo al colore delle sue guance, è quello che è stato usato di più. Si chiede se la nonna di Taehyung abbia fatto i suoi stessi parallelismi.
«Mi manca», dice lei. «Molto.»
«Lo so.»
«Ma ho la sensazione che lo rivedrò molto presto. Sarà bello stare di nuovo insieme.»
«Non dire così», la implora Taehyung, a bassa voce. «Ti prego, non dire così, hai promesso...»
«Sì, sì, scusa. È colpa di queste medicine, non sono del tutto me stessa... Non fare quella faccia, Taehyung, ti verranno le rughe. Sei troppo bello per farti venire le rughe.»
Mina entra dalla porta e rivolge un piccolo sorriso a Jungkook. Un attimo dopo Taehyung esce dalla camera da letto, non prima di aver mormorato qualcosa a sua nonna che Jungkook non è riuscito a sentire.
«Taehyung, solo un secondo», dice Mina a bassa voce. «Dobbiamo parlare di...»
Taehyung sospira, passandosi una mano sul viso. «Lo so. Com'è andata la visita medica? Che cosa hanno detto?»
Jungkook si sente un intruso, in balìa di tutto questo. Ma ormai sarebbe più imbarazzante andarsene, così tiene gli occhi puntati sulla finestra e studia il panorama al di là di essa. Si chiede se la signora faccia venire qualcuno a prendersi cura del giardino, per tagliare l'erba, potare le siepi e tutto il resto. Probabilmente è bellissimo in primavera e in estate, e riesce a intravedere un grande giardino sul retro della casa che probabilmente trabocca di fiori nella stagione calda.
«Loro... Taehyung, non posso mentirti. Non si mette bene. Un altro anno, forse? Il problema è che non vuole prendere le medicine e non possiamo fare molto senza.»
Taehyung deglutisce rumorosamente e si prende un momento per ricomporsi prima di rispondere.
«Non puoi... so che non vuole, ma non puoi– non puoi costringerla? Non puoi metterle le medicine nel cibo o qualcosa del genere? O magari farle una flebo, o...»
«Non posso, Taehyung, lo sai. Legalmente non posso. È una sua decisione, tesoro, solo sua.»
Taehyung annuisce, infilando le mani nelle tasche del cappotto. «Ok. Uhm– che altro possiamo fare? Cosa posso fare io?»
Mina esita. «Forse, quando farà bel tempo, potresti portarla al mare. Ne parla sempre, della casa in cui abitavate quando eri piccolo.»
«Pensi che potrebbe viaggiare? Quest'estate?»
Taehyung si illumina visibilmente, e Jungkook è l'unico a cogliere il lampo di tristezza sul volto di Mina.
«Forse», dice lei, evasiva. «Superiamo la giornata di oggi e poi ci preoccuperemo del domani.»
Taehyung annuisce. «Ok. Ok, sì. Parlerò con il dottore, però, della possibilità di partire per l'estate. Potremmo... sì, potremmo stare nella nostra vecchia casa; dovrò dirlo ai figli di Pop, ma non credo che ci vadano più tanto spesso. E poi...»
«Taehyung», interviene Mina. «Concentrati sul presente, ricordi?»
Sembra che si stia pentendo della sua proposta della gita in spiaggia, nonostante l'aria felice di Taehyung. Taehyung sbatte le palpebre un paio di volte e si volta verso Jungkook.
«Giusto, giusto, scusa. Lascia che ti accompagni a casa. Mina, torno presto. Posso passare a prendere il pranzo, se vuoi qualcosa.»
Mina annuisce, salutando Taehyung e poi Jungkook con un "piacere di averti conosciuto", quando escono dalla stanza.
Il cammino verso l'auto è silenzioso, scandito solo qua e là dal leggero ticchettio della pioggia. Jungkook aspetta che lui e Taehyung si siano sistemati sui sedili, Taehyung questa volta dal lato del guidatore, prima di pronunciare ad alta voce quello che gli passa per la testa.
«Dopo che ti ho parlato delle mie– delle mie cose, e tu hai detto quella cosa, sul non lasciare che ciò che ci accade ci definisca... stavi parlando di lei.»
Taehyung annuisce, con gli occhi fissi sulle gocce di pioggia che scorrono sul parabrezza.
Sua nonna deve sentirsi così sola, pensa Jungkook. Si chiede se gli mancherà mai qualcuno così tanto, se amerà qualcuno così tanto, da non voler fare tutto ciò che è in suo potere per continuare a vivere. È terrificante immaginarlo. Vuole chiederle se l'amore che ha provato vale la perdita che prova adesso. Se sotto sotto non veda la sua malattia, qualunque essa sia, come una benedizione.
Taehyung, ne è sicuro, non la vede in questo modo. Ma Taehyung non è Jungkook, non è così stanco e malconcio. Taehyung ha qualcosa di puro dentro di sé, che gli fa credere che ogni secondo della vita valga la pena di essere vissuto, a prescindere da tutto.
Quindi questa situazione lo sta uccidendo.
«Mi dispiace», dice Jungkook, e Taehyung annuisce di nuovo.
Jungkook esita. Vuole aiutare Taehyung a star meglio, ringraziarlo per aver condiviso con lui qualcosa di così personale, di così privato. Qualcuno potrebbe pensare che sia giusto, dopo quello che Jungkook ha condiviso con lui, ma Jungkook pensa che nessuno debba raccontare un segreto che non è pronto ad affrontare.
E ha costretto Taehyung a rivelare questo segreto, indipendentemente dal fatto che fosse pronto o meno.
Tende la mano e prende delicatamente quella di Taehyung dal suo grembo, intrecciando le loro dita. Rimangono fermi per qualche minuto, ascoltando la pioggia. Jungkook non sa cosa dire, quindi non dice nulla. A volte, ha imparato a sue spese, il silenzio è più confortante di qualunque parola.
«È davvero difficile», sussurra infine Taehyung, «amare le persone quando queste non amano se stesse.»
Jungkook gli stringe la mano.
«A volte mi sembra che non abbia nemmeno importanza», continua, con voce roca e tremante. «Perché lei non pensa di essere importante, non più. Come se non contasse più nulla, quindi il fatto che io tenga a lei... non conta nemmeno quello. E poi mi chiedo, a volte, se dovrei arrendermi e lasciarla andare. Perché lei non vuole stare qui, non vuole continuare a– ecco, io... mi preoccupo. Di essere un egoista, per averla resa così importante per me.»
«Tutti meritano di essere importanti per qualcuno», dice Jungkook con dolcezza.
Taehyung lo guarda miseramente, con le lacrime che brillano agli angoli degli occhi.
«È per questo che le compri il profumo?» chiede Jungkook.
Taehyung deglutisce prima di rispondere. «Mio nonno glielo comprava sempre. Viaggiava molto, per lavoro, e le comprava quelli di tutto il mondo. E so che non è la stessa cosa, se lo faccio io, ed è– è stupido, forse, ma– non lo so. Continuo a pensare che se lo faccio, se continuo a comprarle il profumo, questo diventi qualcosa in cui sperare per lei. Qualcosa che le farà venir voglia di continuare a–»
«Di continuare a vivere», conclude Jungkook, mettendo finalmente insieme i pezzi.
Taehyung annuisce, asciugando frettolosamente la lacrima che gli è sfuggita e sta scivolando lungo la sua guancia.
«Mi sembra di impazzire», sussurra. «Forse è arrogante dirlo, ma nessun altro tiene a lei quanto me. E lei non vuole nemmeno che io lo faccia, ma ci tengo lo stesso. Cazzo, continuo a– non riesco a smettere...»
Jungkook interrompe il discorso delirante di Taehyung poggiando una mano gentile sulla sua spalla, accarezzandogli leggermente il braccio su e giù.
«No, piccolo, non sei pazzo. E tua nonna ti vuole bene, chiunque può vederlo.»
L'ho detto di nuovo.
«Allora perché non vuole continuare a stare con me?» sussurra Taehyung, e a Jungkook fa male il petto sentendo il dolore nella sua voce.
«Forse è solo stanca», suppone Jungkook a bassa voce. «Non di te, ma di tutto il resto.»
«È questo il problema», risponde Taehyung, e Jungkook non desidera altro che spostare la mano un po' più in alto, per spazzare via le lacrime che ora scendono copiose. «Io– perché non può– perché io non sono abbastanza? Lei è abbastanza per me. Più di ogni altra cosa.»
E, beh, Jungkook non ha una risposta a questo, quindi si limita a stringere di nuovo il braccio di Taehyung e a inghiottire il groppo che ha in gola.
«Mi sono trasferito qui per stare con lei», dice Taehyung. «Dopo la morte di Pop e la sua malattia, lei continuava a dire che stava bene, che Mina era sufficiente, ma io me ne accorgevo, ogni volta che parlavamo al telefono. Sapevo che qualcosa non andava. E tutta la mia famiglia continuava a dire che mi stavo solo immaginando le cose. Che stava bene e che, se non fosse stata bene, avrebbe potuto venire a vivere con noi. Mio padre gliel'ha chiesto più volte, ma lei continuava a dire di no. Quindi pensavano che andasse tutto bene. Ma io... sapevo che non stava bene. E avevo ragione. Non– non prende le medicine, non abbastanza, e continua a peggiorare. Così mi sono dovuto trasferire, per starle più vicino. E non è colpa della mia famiglia, se loro non hanno– è solo che... è uno schifo che io sia qui da solo. E so che deve essere uno schifo anche per lei, sapere di non essere la priorità per suo figlio, o per sua nuora, o per la maggior parte dei suoi nipoti.»
Taehyung chiude gli occhi, scuotendo la testa.
«E non è colpa loro: mio fratello va ancora al liceo e mia sorella sta finendo l'università, e i miei genitori, voglio dire, devono lavorare e prendersi cura dei miei fratelli e... non è colpa di nessuno, davvero. Il resto della mia famiglia, i primi figli di mio nonno, ci odiano tutti, soprattutto mia nonna, e non hanno mai voluto avere niente a che fare con noi. L'hanno trattata di merda, prima che arrivassimo noi.»
A quel punto, Taehyung stringe a pugno la mano libera, e Jungkook è sorpreso dal veleno nella sua voce.
«E lo so che pensano che io lo faccia per i soldi. Pop ha lasciato tutto a mia nonna. E tutti sono sicuri che li riceverò io quando lei morirà, ma io non li voglio. Non li voglio. Darei via tutto, lo darei a quegli stronzi in un batter d'occhio, se questo significasse poterla avere con me ancora per un po'. E potrebbero ereditare tutto loro comunque, per quanto ne so. Sono i figli di Pop e lui li amava, anche se fanno schifo.»
Taehyung ride in tono ironico.
«Continuo a dirle di spendere tutto, così non possono metterci le mani sopra. È così che continuo a comprare profumi da te, sono i suoi soldi che uso. È l'unica cosa che mi chiede, in realtà. Quanto a me, come ti ho detto, è l'unico appiglio che mi resta. La cosa che mi dà speranza. Forse una falsa speranza, ma comunque... Onestamente, Jungkook, deve avere un significato, deve valerne la pena, in qualche modo, perché ho rinunciato a tutta la mia vita per venire qui. Joon e Hobi sono a casa, si stanno sacrificando anche loro, stando fermi mentre io sono qui, e continuano a promettere che non mi sostituiranno, ma così non è giusto per loro. E non è giusto per me, perché ho lasciato tutto – non ho la mia band, non ho i miei amici, non ho la mia famiglia – tutto per lei. E lei non mi vuole nemmeno, cazzo.»
«Sono così arrabbiato con lei», sussurra Taehyung, stringendo più forte il pugno. «Sono così arrabbiato che non voglia– che non riesca a vedere quello che sto facendo per lei. Che farei qualsiasi cosa per lei e lei... sta per buttare via tutto. Perché è stanca.»
Dopo aver detto questo, qualcosa si accende sul suo viso, qualcosa di simile alla paura, e poi singhiozza, e la mano libera vola a coprirsi la bocca. Jungkook lo guarda nervosamente, senza sapere cosa fare.
«Sono un fottuto egoista», sussurra Taehyung. «Oh mio Dio, Jungkook, non intendevo dire che– non– non avrei dovuto–»
«Taehyung», interviene Jungkook, «invece sì, lo intendevi.»
Taehyung trasale nel sentire le sue parole, e Jungkook si affretta a spiegare.
«Ed è giusto così. Ti è concesso essere arrabbiato e sconvolto. Anche tu sei una persona, sai.»
«Ma io–»
«Va bene così. Va bene, sentirsi così», continua Jungkook. «Conosco abbastanza la rabbia, ricordi? Soprattutto verso le cose che non puoi controllare. E per quanto tu possa amare qualcuno, a volte ti farà comunque male. E quando succede è ancora più doloroso. Proprio perché lo ami.»
Non è sicuro di aver espresso bene il suo punto di vista e se sia riuscito a dargli un senso. Paragonare le nonne ai videogiochi è come paragonare le mele alle arance o l'acqua potabile al carburante per razzi. Ma Taehyung annuisce lentamente, usando la manica della giacca per asciugarsi il viso.
«E», aggiunge Jungkook, «so molto bene com'è fingere di stare bene quando non è così. Non va bene, Taehyung. Devi parlare con qualcuno di come ti senti, non importa quanto cattivo, egoista o patetico pensi di essere. Io– io–», deglutisce, abbassando lo sguardo sulle loro mani unite, «potrei essere quella persona, se vuoi.»
Una parte di lui si chiede se sia una buona idea, se sia in grado di gestire i problemi di Taehyung oltre ai suoi. Ma l'altra parte di lui insiste che può farlo. Sta lavorando su se stesso, più di quanto abbia mai fatto prima, e deve comunque tornare a essere una persona. Forse aiutare qualcun altro aiuterà anche lui.
Taehyung gli rivolge un sorriso tremante che lui ricambia con esitazione.
«Mi dispiace, Taehyung, davvero.»
Taehyung annuisce. «Dispiace a tutti. Non cambia nulla.»
Questo suscita la risata di Jungkook, che stringe un'ultima volta la spalla di Taehyung prima di allontanare la mano.
«Merda, sono stato uno stronzo, vero?»
«Ora sai come ci si sente», dice Taehyung, con un piccolo sorriso ancora stampato in faccia.
Non è quello grande e luminoso che Jungkook sta imparando ad amare, ma è sufficiente perché Jungkook si fidi a lasciar guidare Taehyung qualche minuto dopo. È Jungkook ad allungare la mano e ad accendere la radio, una volta che hanno imboccato la strada statale. Jungkook giocherella con i tasti per qualche istante, finché non si ferma su una stazione che trasmette esclusivamente smooth jazz, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Il ritmo dolce della batteria e il delicato pianoforte sembrano tranquillizzare Taehyung, tanto che quando arrivano a casa di Jungkook sta canticchiando.
Jungkook sta per parlare, ma Taehyung lo batte sul tempo, spegnendo la radio e girandosi per guardarlo dritto in faccia.
«Tu ti senti mai stanco?»
Jungkook sbatte le palpebre, non comprendendo bene cosa intenda Taehyung. «Io–»
«Hai detto: forse è solo stanca. E che è per questo che è– hai capito. E sembrava che parlassi per esperienza.»
A Jungkook non piace il modo in cui Taehyung lo sta guardando, così da vicino, come se cercasse qualcosa nei suoi occhi.
«Io– Taehyung–»
«Perché c'è così tanta vita dentro di te, Jungkook. Ti scoppia dentro, lo vedo. Ogni volta che mi sorridi o che i tuoi occhi si allargano, e io... tu mi parli di questa persona, di chi eri prima. E io a volte riesco a vederlo. Solo piccoli scorci di tanto in tanto, di questo felice, amorevole e bellissimo Jungkook, che è così pieno di vita. E voglio vederlo più spesso. Voglio vederlo sempre, se possibile. E lo so... so che non bastano solo le mie parole, e ti prego non pensare che ti stia forzando o che altro, è solo che... non stancarti troppo, ok? Continua ad andare avanti.»
Jungkook deglutisce, una, due volte, lasciando che le parole di Taehyung penetrino dentro di lui. Annuisce in silenzio e osserva incantato Taehyung che gli sistema i capelli dietro l'orecchio, prima di accarezzargli la guancia.
«Anche tu sei importante per me», dice Taehyung dolcemente, e Jungkook pensa che potrebbe scoppiare a piangere.
Ma poi Taehyung si allontana e Jungkook si ricorda di inspirare.
«Possiamo vederci domani?», chiede, sforzandosi di tenere a freno il tremore della sua voce.
Taehyung annuisce. «Sì, per favore.»
«Ok», sussurra Jungkook. «Ciao, Taehyung.»
Esita, con la mano ferma sulla maniglia della portiera, prima di chinarsi e baciare Taehyung sulla guancia. Non si sente in diritto di fare altro. Ma Taehyung lo sorprende, girando il viso all'ultimo secondo e baciando invece le labbra di Jungkook. Non è niente di che, si sfiorano appena, ma Jungkook sente comunque un calore che si irradia dal petto fino alla punta delle dita delle mani e dei piedi.
«Ciao», sussurra Taehyung.
Jungkook cerca di trattenere il suo sorriso timido finché non è al sicuro dentro casa e l'auto di Taehyung non è più nei paraggi. Appoggia la testa all'indietro contro la porta d'ingresso e chiude gli occhi per un secondo. Si sente un completo cliché nel sollevare una mano per tracciare i contorni delle sue labbra, dove Taehyung lo ha baciato con così tanta dolcezza, ma non gli importa.
Sospira, in modo un po' troppo sognante per uno che ha un braccio tatuato, e poi si tira su. Ha una nuova idea per un disegno e non vede l'ora di metterla nero su bianco, mentre ha ancora in testa il volto di Taehyung.
Ci passa quasi tutto il pomeriggio, tirando fuori gli acquerelli in un secondo momento, perché sente la voce di Taehyung che gli sussurra all'orecchio. So che l'acquerello è il tuo preferito.
Quando l'auto di suo padre entra nel garage, Jungkook ha finito di dipingere, per ora soddisfatto del suo lavoro, ma dovrà aspettare che si asciughi completamente per capirlo davvero. Si alza dalla scrivania stiracchiandosi e scende le scale per salutarlo. Entra in cucina e suo padre si gira dal frigorifero per salutarlo.
«Hey, tesoro. Com'è andata la giornata? Cosa vogliamo mangiare per cena, magari– Oh, ciao.»
Jungkook attraversa la stanza e lo avvolge in un abbraccio, stringendolo forte.
«Tutto bene?» chiede suo padre.
Jungkook annuisce, ma non lo lascia andare.
«Sei sicuro?»
«Sì», risponde Jungkook. «Sì, solo... grazie, papà.»
«Per cosa?»
Jungkook sospira. «Per tutto. Grazie.»
«Ok», suo padre ride dolcemente, tirandosi indietro. «Allora non c'è di che.» Fa una pausa per guardare Jungkook con attenzione. «Sei sicuro di stare bene?»
Jungkook annuisce di nuovo.
In tutti i suoi ricordi d'infanzia, ricorda di aver guardato suo padre dal basso. Non sa quando sono diventati della stessa altezza, ma è strano poter guardare suo padre dritto negli occhi.
«Hey, uhm... papà», inizia, «sai che ci sto provando, vero? A... a stare meglio.»
«Jungkook.» Suo padre fa un passo indietro e gli mette una mano sulla spalla. «Certo che lo so.»
«Sì, giusto, sì, è solo che–»
Jungkook sfrega il calzino sulle piastrelle, cercando di trovare le parole giuste. Quello che ha detto Taehyung, sull'amare qualcuno che non ama se stesso, lo ha colpito come un pugno nello stomaco. Suo padre si fa forza, e Jungkook, con tutta la sua timidezza, si appoggia a lui quando ne ha bisogno, ma è sicuro che suo padre ci stia ancora male a vederlo così. E Jungkook non vuole che pensi che dia tutto per scontato. O che non voglia più amarsi e tornare ad essere quello di prima.
Gli manca quella persona e, anche se suo padre non lo direbbe mai, gli manca anche lui.
«Voglio tornare ad essere me stesso», ammette sottovoce, abbassando lo sguardo. «E non voglio che pensi che non ci stia provando. O che tutto quello che stai facendo non sia d'aiuto. Perché lo è, te lo assicuro. E mi dispiace se non te lo dico sempre, è solo che sono...»
«Introverso», completa suo padre, e Jungkook sbuffa una risata.
«Beh, questo l'hai preso da me», continua, «quindi ci sono abituato. Ma Jungkookie», stringe la spalla di Jungkook, facendogli alzare lo sguardo, «sei sempre tu. E so che ora ti senti diverso, e so che questo fa paura. A volte spaventa anche me, ma so che sei un combattente. Quindi tornerai a stare bene, non importa come, non importa quando. E quando ti sentirai perso o confuso pensa a me, ok? Al tuo vecchio. Perché una cosa di te non cambierà mai: sarai sempre mio figlio. E io ti voglio bene, tesoro. Tantissimo. Non mi arrenderò con te. E so che neanche tu ti arrenderai con te stesso. Quindi andiamo avanti, un giorno alla volta.»
Solleva il pugno, in modo che Jungkook possa batterlo di rimando. «Jeon.»
«Jeon.»
Taehyung lo incontra il giorno dopo, come aveva promesso. Pranzano insieme, non parlano di nulla di importante, si sorridono come due idioti e accostano le caviglie sotto il tavolo. E quando Taehyung gli chiede di fermarsi a dormire, Jungkook ovviamente accetta.
Solo che questa volta, dopo che Taehyung spegne le luci lasciando acceso il giradischi, un bacio dolce e soffice accompagna il suo sussurrato "buonanotte".
Così, quando Jungkook pronuncia il suo rauco "buongiorno", aggiunge un bacio anche lui.
È una settimana in cui non cambia nulla tra loro, a parte qualche bacio occasionale e Jungkook che al mattino infila la mano sotto la maglietta di Taehyung per sfiorare con delicatezza la sua pelle morbida e dorata. Entrambi sembrano aver raggiunto un accordo sul fatto che prenderanno le cose con calma, più lentamente del solito. E ha senso, visto il passato di Jungkook e il presente di Taehyung, non affrettare le cose, nonostante Jungkook sia perso per Taehyung e speri che Taehyung sia altrettanto perso per lui.
Non tutto nella vita gira intorno all'amore, gli ha detto Yoongi, e Jungkook sta cercando di seguire questo consiglio. Taehyung non ci fa caso, è impegnato a dividere il suo tempo tra Jungkook, sua nonna e la sua famiglia, e parte per il fine settimana per far loro visita.
Jungkook trascorre il sabato a ficcare nel bagagliaio dell'auto tutte le tele e i disegni che riesce a trovare, e poi guida fino alla parte bella della città, per incontrare Jin e la sua amica artista nella sua galleria. Sono due ore strane, Jungkook viene sommerso di elogi per la sua arte e non sa bene come reagire. È timido, più che altro, e ringrazia Jin per aver risposto alla maggior parte delle domande della sua amica e per avergli fornito informazioni sul compenso, sulla percentuale del gallerista e cose del genere.
Lascia la galleria con l'accordo che lei sceglierà i pezzi che preferisce, da esporre al suo prossimo evento, che sarà tra una settimana. Jungkook è un po' sorpreso dalla rapidità con cui si sono messi d'accordo, ma suppone che questo sia il culmine di circa cinque anni di lavoro, lavoro che lui le ha appena consegnato, quindi la gallerista avrà l'imbarazzo della scelta. E non sarà l'unico artista presente alla mostra, ma lei gli ha detto che sarà molto seccata se non si presenterà.
Lui e Taehyung non si vedono molto, nemmeno quando Taehyung torna in città. Jungkook non gli fa domande, ma lui gli dice comunque che sua nonna non sta bene. Jungkook, nel tentativo di essere comprensivo, gli dice che non deve nemmeno sentirsi obbligato a mandargli messaggi, se è troppo opprimente al momento.
Jungkook, però, non riesce a trattenere il suo sorriso quando Taehyung gli risponde che parlare con lui è ciò che rende le sue giornate più facili, e non più difficili.
Tuttavia, è un po' deluso quando invita nervosamente Taehyung alla mostra in galleria e Taehyung deve rifiutare perché cade nel giorno del compleanno di suo fratello minore. Ma Jungkook non può biasimarlo per questo, anche se prova ben due fitte di gelosia. Una per il fatto che suo fratello minore possa trascorrere la giornata con Taehyung, a differenza sua, e la seconda perché il fratello minore di Taehyung ha ancora suo fratello maggiore.
Ma si tiene impegnato con altre cose, come ristabilire l'amicizia con Jimin e Yoongi (anche se, purtroppo, quei due ancora non si parlano), presentare Jin a suo padre (la gita di pesca è imminente) e fare progressi con la sua terapista, per una volta (verrà alla mostra d'arte).
Non lo sorprende che abbia perso la cognizione del tempo il giorno della mostra, distratto dalle sue amicizie burrascose, dal tempo ben speso con suo padre e dagli pseudo-flirt al telefono con il suo pseudo-fidanzato. Ma è in ritardo, e l'unica cosa che ha promesso più volte all'amica di Jin è di non fare tardi, ma non è colpa sua se non riesce a trovare nulla di carino da indossare.
Finisce per indossare lo stesso identico vestito che aveva indossato per uscire con Jin, ma suo padre gli offre generosamente il suo bel cappotto di lana, invece del gonfio bomber giallo neon che Jungkook stava per indossare ancora una volta.
Jungkook e suo padre entrano nel locale pochi istanti prima che l'amica di Jin apra le porte, ma lei è troppo impegnata ad abbaiare ordini al personale del catering e a versare bicchieri di champagne per arrabbiarsi. Jin lo saluta disinvoltamente, per fortuna senza commentare il look che gli ha già visto indossare, e attira piuttosto il padre di Jungkook in una conversazione abissalmente noiosa sulla selezione di pesce della stagione corrente nella baia locale.
A Jungkook non resta che prendere un bicchiere di champagne e fare un giro per la galleria, evitando gli altri artisti presenti che si aggirano intorno alle loro opere e hanno un aspetto molto più sofisticato e impressionante di quello che potrebbe mai avere lui.
Ricorda, però, l'ultimo messaggio di Taehyung, "in bocca al lupo, torno domani e possiamo festeggiare!" e si sente un po' meglio.
Ma quando finalmente vede la sua sezione, nascosta in fondo alla galleria, si strozza con lo champagne.
Merda, merda, merda, quelli non li ho messi io.
Sono stati esposti dieci lavori di Jungkook, con una piccola targa con il suo nome e alcune informazioni di base che l'amica di Jin gli aveva chiesto all'inizio della settimana.
Ci sono tre piccoli dipinti a olio che raffigurano il mattino, il pomeriggio e la notte nello stesso punto del lungomare. Jungkook li ha realizzati quando si è trasferito a casa sua per la prima volta, e la permanenza nella sua stanza si era rivelata sin da subito troppo claustrofobica e snervante. Capisce perché li abbia esposti: è un bel tributo alla bellezza della loro città.
Ha anche selezionato tre delle opere più astratte di Jungkook, rispettivamente a carboncino, a pastello e ad acrilico. Non gli piacciono particolarmente; risalgono ai tempi dell'università, quando era ancora più angosciato di adesso, e con molte meno ragioni per esserlo. Ma hanno un valore interpretativo, suppone.
Sono gli ultimi quattro, però, che mandano il cuore di Jungkook in fibrillazione.
Sulla parete centrale, distanziati uniformemente tra loro e con delle luci intense a illuminarli, attirando ancora di più l'attenzione, ci sono quattro acquerelli, minuziosamente dettagliati e realizzati con adorazione.
Sono tutti ritratti di Taehyung.
Taehyung, con il suo sorriso squadrato sullo sfondo della neve che cade dolcemente. Taehyung, con gli occhi grandi e colmi di stelle, punteggiati di verde al chiaro di luna invernale. Taehyung, con le mani appoggiate delicatamente accanto al viso mentre dorme, baciato dal sole mattutino. Taehyung, celato da tende vaporose, illuminato dal bagliore pastello delle delicate bottiglie di vetro sul davanzale.
E in ognuno di essi c'è un bel colorito rosato, dolce e tenue, sulle sue guance.
Jungkook pensa di svenire.
Non li ha messi nella cartella che le ha dato, sa di non averlo fatto. Perché dovevano essere privati, solo per i suoi occhi. È mortificante vederli qui, perché è improvvisamente e dolorosamente evidente quanto in là si sia spinto.
Suo padre è qui, i suoi amici stanno arrivando e un gruppo di estranei che non conosce guarderanno questi ritratti e capiranno.
Grazie a Dio, Taehyung non verrà.
Non che Jungkook si vergogni di amare Taehyung fino a questo punto, tanto da riversare il suo cuore e la sua anima in questi dipinti. È solo che li ha fatti per se stesso, e basta, e magari anche per Taehyung, un giorno.
Almeno Taehyung ha un bell'aspetto, pensa. Felice, contento, pieno di sole. È così che Jungkook voleva che apparisse, perché è così che Jungkook vuole che sia, quando sono insieme. Perfettamente appagato, perfettamente soddisfatto. Semplicemente perfetto.
L'unica persona che può biasimare è se stesso, pensa, per non essersi accorto che queste cose sono finite nel pasticcio di fogli e tele che ha consegnato all'amica di Jin lo scorso fine settimana. È stata una sbadataggine da parte sua, ma è lei che gestisce la galleria e lui le ha dato il permesso di scegliere tutto ciò che voleva.
E poi sono belli, pensa. Obiettivamente. Ci ha lavorato molto duramente, questo è chiaro.
Si avvicina per guardare le targhette affisse al muro sotto ogni opera, con il titolo del pezzo. Jungkook è curioso, perché non ha mai dato un nome alle sue opere, le ha solo firmate di tanto in tanto, quando si sentiva particolarmente pretenzioso.
I dipinti a olio hanno titoli abbastanza semplici: 8:00, 2:30 e 7:45, le ore in cui li ha dipinti. Ricorda di averglielo detto, quando hanno parlato di questi. Ci stanno bene, e lui annuisce, soddisfatto della scelta che ha fatto la gallerista.
Si costringe a confrontarsi con i dipinti di Taehyung sulla parete centrale, prima di guardare i suoi pezzi astratti. Quando vede i titoli, il cuore gli salta in gola.
Sa perché li ha chiamati così. È un nome perfetto, ma estremamente personale.
Quando Jungkook ha realizzato l'ultimo quadro, quel lunedì di quasi due settimane fa, ha ascoltato ogni singola canzone di Ella Fitzgerald su Spotify, determinato a trovare quella che Taehyung continuava a suonare quando si addormentavano.
Quando finalmente l'ha trovata, dopo tre ore, ha scarabocchiato il titolo sul retro del quadro, per non dimenticarlo. L'amica di Jin deve averlo visto e ha dato per scontato che fosse il titolo.
Così ora si trova di fronte a quattro acquerelli di Taehyung, intimi e teneri e così reali, ciascuno numerato dall'uno al quattro.
The Nearness of You.
È perfetto, e Jungkook sta per morire.
«Oh, wow», dice una voce alle sue spalle, e Jungkook si gira per vedere suo padre, con le mani in tasca e un grande sorriso sul volto. «Sono fantastici, tesoro.»
Jungkook si costringe a ricambiare il sorriso, anche se il cuore gli rimbomba nel petto, in attesa che suo padre commenti i suoi ritratti di Taehyung. Ma suo padre si avvicina solo per rubare un sorso del suo champagne, prima di fargli l'occhiolino.
«So di essere tuo padre, quindi potrei essere un po' di parte, ma tu sei di gran lunga il migliore qui dentro. L'altra roba fa cagare.»
Jungkook scoppia in una risata sorpresa: di solito suo padre non è uno che parla in modo volgare. Ma questo lo aiuta a rilassarsi, in qualche modo, quindi sorride con gratitudine e beve un altro sorso di champagne.
Ora sente la gente fuori la galleria; la mostra deve essere appena iniziata. Gli hanno detto di rimanere nelle vicinanze della sua stanza, nel caso in cui qualcuno abbia delle domande da fargli. Per i primi venti minuti non torna nessuno, ma a lui non importa. È solo felice di vedere le sue opere appese a una parete, poco importa se non vendono.
Lui e suo padre conversano con scioltezza, fino a quando l'amica di Jin entra nella stanza e traffica un po' con i dipinti a olio sulla parete di sinistra. Quando fa un passo indietro, accanto a loro ci sono tre cartoncini bianchi con la scritta "VENDUTO".
«Cosa, di già?» chiede Jungkook. «Non è entrato nessuno qui dentro.»
«Jin mi ha chiesto se poteva acquistarli lo scorso fine settimana», spiega lei. «Ma gli ho detto di aspettare almeno fino all'apertura di stasera, per professionalità.»
Gli fa l'occhiolino. «Non ti preoccupare, l'ho spremuto per bene sul prezzo.»
Jungkook brinda con lei con il suo bicchiere di champagne quasi vuoto e suo padre la segue fuori dalla stanza per andare a prenderne un altro, malgrado le sue proteste. Poi rimane da solo per qualche altro minuto, sorridendo stupidamente davanti a quei tre piccoli "VENDUTO" sulla parete e sentendosi più orgoglioso di se stesso di quanto non lo sia stato da molto, molto tempo.
«Eccolo qui.»
Jungkook si volta e vede Jin entrare nella stanza, seguito da Mina, vestita con abiti normali, che spinge una sedia a rotelle vuota. È vuota perché la nonna di Taehyung è aggrappata al braccio di Jin e cammina a passi lenti ma costanti, con un aspetto decisamente migliore rispetto all'ultima volta che Jungkook l'ha vista.
Si precipita verso di lei, con le mani che si contorcono goffamente, perché non sa cosa dire o fare, e oh Dio, i ritratti di Taehyung...
«Ciao, Jungkook», dice Mina, salutandolo. «Abbiamo pensato di venire prima, per evitare la folla.»
«Sono bellissimi», dice la nonna di Taehyung, indicando i suoi quadri a olio. «Anche se vedo che qualcuno li ha già reclamati.»
Jungkook è sorpreso quando dà un pizzicotto al braccio di Jin, che sorride bonariamente. «Sono impaziente, cosa posso dire? Li metterò nel mio ufficio, signora Kim.»
«Troppo giovane per avere un ufficio», mormora lei, scuotendo la testa. «Il mio Taehyung non ha un ufficio.»
«Ed è decisamente più interessante di me.»
Mina si sposta accanto a Jungkook, distogliendo la sua attenzione dagli altri.
«Il nonno di Jin conosceva suo marito», dice. «A quanto pare erano molto legati.»
Jungkook si limita a scuotere la testa, meravigliandosi del fatto che nella sua vita sembra che si conoscano tutti. Meglio così, è più facile per lui, pensa.
«Era così entusiasta di venire a questo evento», continua Mina, a voce bassa. «Taehyung non smetteva di parlarne, quando è venuto a trovarci questa settimana, ma gli dispiaceva non poter essere qui. Così lei ha voluto venire al suo posto, per lui. Ha preso le sue medicine negli ultimi tre giorni, senza lamentarsi.»
Jungkook solleva le sopracciglia, sorpreso e commosso. «Lei– è una cosa davvero gentile. Grazie, Mina.»
Mina fa spallucce. «Ringrazia lei. Meglio ancora, ringrazia Taehyung. È lui che ha fatto tutto questo.»
Fa un cenno alla parete centrale, e Jungkook arrossisce. «Anche se adesso capisco perché. Dio, quel ragazzo è ingiustamente bello, non è vero?»
Jungkook non ha il tempo di rispondere, perché Jin gli fa cenno di avvicinarsi.
«Jungkook, hey, risolvi una scommessa per noi. Questa vista è dall'angolo destro o sinistro di quella piccola zona pedonale vicino alle barche?»
Jungkook si avvicina e guarda i quadri, inclinando la testa mentre cerca di ricordare su quale panchina si è seduto per disegnare.
«A sinistra.»
«Te l'avevo detto», sorride la signora Kim, pizzicando di nuovo il braccio di Jin. «Mai contraddire gli anziani, non te l'ha mai insegnato tuo nonno?»
«Sì, ma l'ho dimenticato», risponde Jin. «Scusate, ora devo tornare al fronte, ho promesso che avrei aiutato con lo champagne.»
«Vai, vai», dice la signora Kim, lasciandolo andare agitando leggermente la mano. «Jungkook, ti dispiacerebbe...»
«Oh! Oh, sì, certo.»
Jungkook si avvicina per offrirle un avambraccio di sostegno, a cui lei si aggrappa dopo aver salutato Jin fuori dalla stanza. Mina rimane qualche passo indietro mentre si dirigono lentamente verso il centro, Jungkook deglutisce nervosamente mentre cerca di valutare la reazione di lei al fatto che suo nipote sia spiattellato sul muro in questo modo.
Si fermano davanti al primo quadro e lei lo studia in silenzio per un minuto.
«Non vedevo questo sorriso da molto, molto tempo», dice malinconica. «È davvero bello.»
Jungkook annuisce e rimane in silenzio, aspettando che lei passi al prossimo. Ma lei non lo fa, anzi si gira per guardare Jungkook dritto in faccia.
«Mio nipote è importante per te.»
Jungkook annuisce di nuovo, un po' agitato, ma non può fare a meno di sentire il cuore battere forte. «Molto. Sì.»
«Mi fa piacere sentirlo», sospira lei. «Credo che anche tu sia molto importante per lui. Tienitelo stretto.»
«Lo farò», promette Jungkook.
La nonna di Taehyung lo osserva con attenzione, scrutando il suo viso come se stesse cercando qualcosa. Qualunque cosa sia, Jungkook non riesce a decifrarlo.
«Ho la sensazione», esordisce lentamente, «che tu sia come me. Più luna che sole. Più buio che luce.»
Jungkook si morde il labbro, chiedendosi quanto Taehyung le abbia raccontato di lui.
«E il nostro Taehyung brilla così tanto, non è vero?» dice lei, indicando la foto davanti a loro. «È una delle cose che amo di più di lui, la sua luce. E ho sempre sperato che trovasse qualcuno che la pensasse allo stesso modo. Qualcuno che riconosca che si tratta di una cosa rara e meravigliosa.»
Lo stomaco di Jungkook si ribalta, per il modo in cui lei dice il nostro Taehyung.
«Signora Kim...»
Lei vacilla improvvisamente, ondeggiando da un lato prima di riprendersi. Jungkook le afferra immediatamente l'altro gomito, tenendola stretta. Mina è accanto a loro in un attimo.
«Credo che per questa sera siamo stati in piedi abbastanza, signora Kim, che ne dice?»
Il suo tono è pacato, in netto contrasto con il cipiglio preoccupato sul suo volto. La nonna di Taehyung annuisce, lasciando che Mina la riaccompagni sulla sedia a rotelle.
«Probabilmente dovremmo andare», aggiunge Mina. «Sento che la gente comincia ad arrivare.»
«Va bene, va bene. Un consiglio, Jungkook: non diventare mai vecchio. Non ti permettono più di divertirti.»
La nonna di Taehyung gli fa l'occhiolino e lui ricambia con un sorriso, quello grande e con i denti da coniglietto che tira fuori solo nei momenti in cui si sente veramente felice.
Il nostro Taehyung.
Prima di rendersi conto di quello che sta facendo, solleva il primo quadro dalla parete e glielo poggia delicatamente in grembo.
«Tenga, questo dovrebbe averlo lei. Solo– per ricordo.»
Non è sicuro che tecnicamente gli sia permesso farlo, ma l'ha realizzato lui, quindi... Può sempre pagarlo lui stesso, se necessario. Ma vuole davvero donarglielo, così anche quando Taehyung non sarà felice, lei potrà trovare conforto in un momento in cui lo è.
La nonna di Taehyung passa delicatamente un dito lungo la cornice, prima di alzare lo sguardo con un sorriso soddisfatto. Allunga una mano e prende quella di Jungkook, con la stessa delicatezza di suo nipote, e la stringe leggermente.
«Grazie, tesoro. Continuerai, non è vero?»
Jungkook annuisce, e Mina la allontana prima che lui possa persino pensare di chiederle cosa intendesse dire.
Continuerai a fare cosa?
Continuerai a dipingere? Continuerai a vivere? Continuerai ad amare Taehyung?
Immagina che la risposta sia sempre sì, in qualsiasi caso.
Poco dopo non ha più molto tempo per rifletterci su, perché la stanza comincia davvero a pullulare di gente e lui è impegnato fingere di apparire anche solo marginalmente interessato. Quando l'amica di Jin fa di nuovo il giro e nota il quadro mancante, non fa domande.
Jimin lo raggiunge a metà serata, e ha un'aria sfuggente.
«Stai cercando Yoongs?» chiede Jungkook, alzando gli occhi al cielo quando Jimin sussulta.
«Cosa? No. Se vuole venire sono affari suoi. Dovrebbe venire, è tuo amico. Come anch'io dovrei essere qui, perché sono tuo amico.»
«E siete amici anche voi due, nel caso ve ne foste dimenticati», aggiunge Jungkook.
Jimin lo ignora, camminando invece verso la parete destra e fermandosi davanti ai pezzi astratti di Jungkook.
«Mi piace questo», dice, dopo che Jungkook lo ha raggiunto. «Sono tutti molto belli, Kook.»
«Grazie.»
«E quelli del tuo ragazzo, sono fantastici.»
Jungkook si strozza con lo champagne e Jimin sorride.
«Taehyung, scusa. Ma sul serio», dice, osservando Jungkook con gli occhi socchiusi, «state insieme?»
«Uhm– sì? Più o meno. Ci stiamo andando piano.»
Jimin sbuffa una risata, gesticolando verso il terzo acquerello, quello che ritrae Taehyung mentre dorme. «Giusto. Perché questo è andarci piano.»
Jungkook cerca di nascondere il rossore che gli affiora sulle guance. «Non è– non dovevamo– Senti, non abbiamo ancora fatto niente, ok? Ci siamo solo, tipo, baciati un po'.»
«Oddio, che scandalo.»
«Sta' zitto, Chim», piagnucola Jungkook, colpendolo sul braccio. «Mi piace così, ok? Penso– penso di averne bisogno. Di andarci piano.»
Il volto di Jimin si addolcisce. «Ok, va bene. Sei felice, vero?»
Jungkook annuisce.
«Bene. Allora non ti chiederò nient'altro. Sto cercando di non essere troppo invadente, quindi se– se lo sono, dammi un pizzicotto, ok? So che non sempre te la senti di parlare, e sto cercando di migliorare.»
Jungkook gli dà una pacca sulla spalla. «Ci sto provando anch'io. Ad aprirmi di più. Quindi probabilmente ci verremo incontro.»
«Per me va bene», dice Jimin. «Hey, a proposito, mi chiedevo se...»
Si interrompe, lanciando un'occhiata alle spalle di Jungkook, e la sua espressione diventa cupa. Jungkook non ha nemmeno bisogno di voltarsi per capire che Yoongi è proprio dietro di lui.
«Chim, hey, aspetta un secondo–»
«Vado via, Kook. Congratulazioni, comunque, sono davvero orgoglioso di te. Ci vediamo dopo, ok?»
Dà una rapida stretta al braccio di Jungkook prima di uscire dalla folla, evitando stoicamente lo sguardo di Yoongi finché non è fuori dalla sua vista. Jungkook fa un sospiro e sta per seguirlo, ma suo padre lo ferma.
Pochi minuti dopo, l'amica di Jin torna con un bigliettino bianco e lo appoggia accanto al disegno a carboncino che Jimin stava ammirando. Jungkook non ha dubbi che l'abbia comprato lui, un gesto premuroso.
Jungkook esamina il titolo dell'opera, che non ha scelto lui, ma che si adatta alla composizione.
Desiderio.
«Vedo che mi sta ancora evitando», dice Yoongi, una volta raggiunto Jungkook.
Jungkook gli rivolge uno sguardo di scuse. «Mi dispiace, ho cercato di farlo–»
Yoongi agita una mano. «Non preoccuparti. Sono sicuro che, quando ci troveremo finalmente faccia a faccia, ci attaccheremo di nuovo, e questo non è il posto giusto. È la tua serata, Kook, non preoccuparti dei nostri problemi.»
Fa una pausa.
«Mi piacciono quelli del tuo ragazzo.»
Jungkook per poco non si strozza di nuovo.
Ha raccontato tutto a Yoongi, dopo il casino che è successo, gli ha detto di quanto si fosse sbagliato, di quanto sia stato stupido e crudele, e gli ha detto che, nonostante tutto, Taehyung lo ha perdonato senza pensarci due volte. Yoongi gli ha dato un buffetto sulla nuca e lo ha chiamato idiota, poi gli ha detto che Taehyung potrebbe essere la cosa migliore che gli sia mai capitata.
Jungkook vuole presentarglielo al più presto; ha la sensazione che Yoongi si scioglierà come un budino quando vedrà quanto è carino Taehyung.
«Noi non–»
«Scherzo, Jungkook. Rilassati.»
Jungkook lascia andare un respiro, tranquillizzandosi. Restano in silenzio, fissando uno dei suoi quadri per qualche minuto. Ecco perché lui e Yoongi vanno così d'accordo. Non hanno bisogno di parlare per stare bene, a volte è semplicemente bello stare insieme.
«Hey», dice Yoongi, dopo che la folla comincia a diminuire. «Si è liberato un posto al lavoro. Uno dei nostri designer se ne va.»
«Oh.»
Jungkook armeggia con lo stelo del suo calice di champagne, senza incontrare lo sguardo di Yoongi.
«Sì. Potrei dar loro il tuo curriculum, se vuoi. Potrebbe essere un bel modo per rimetterti in carreggiata, lavorando con me.»
«Non lo so», dice Jungkook con cautela. «Il PC è molto diverso dalla console.»
«Non lo è, e lo sai. Davvero, posso mettere una buona parola per te. Il mio capo... non crede a tutte le stronzate che dicono sul tuo conto. Nessuno in ufficio ci crede. E penso che... se vuoi ricominciare, questa potrebbe essere una buona occasione.»
Jungkook non risponde.
«Non sto cercando di metterti pressione, Kook», aggiunge Yoongi. «Voglio solo farti sapere che si è presentata un'opportunità. Ma la decisione spetta a te.»
Dà una pacca sulla spalla di Jungkook e si illumina un po'.
«Bene, ne ho abbastanza di questi fottuti indie boy artistici, me ne vado. Ma facciamo qualcosa per festeggiare la prossima settimana, ok? Magari andiamo a bere qualcosa.»
«Magari con Jimin», dice Jungkook, lanciando finalmente uno sguardo speranzoso a Yoongi. «Potete far pace? Per favore?»
Yoongi sospira, rivolgendo a Jungkook un sorriso triste. «Mi crederesti se ti dicessi che ci ho provato? L'ho chiamato. Vediamo se prima o poi mi risponde.»
Indica con il pollice il quadro davanti al quale si trovano. «Questo mi piace. Vado a comprarlo e poi torno a casa. Ah!» alza una mano, impedendo a Jungkook di protestare. «No, non pensarci nemmeno. Mi piace molto, Kook, sono sincero. Mi parla.»
Entrambi guardano il disegno a pastello, che nella sua cornice sembra molto più professionale di quando era appeso nella stanza del dormitorio di Jungkook.
Il titolo: Pazienza.
Jungkook non è sicuro di dove la gallerista abbia tirato fuori questi titoli, ma non ne ha ancora sbagliato uno. Yoongi gli regala un sorriso raro.
«E poi, a cosa servono i fratelli maggiori?»
Jungkook è contento quando si volta per andarsene, così non si accorge delle lacrime improvvise negli occhi di Jungkook.
Il resto della serata va per il meglio. Jungkook trascorre il tempo rimanente in un angolo tranquillo, osservando felicemente Jin che parla con suo padre e lo fa ridere come non accadeva da anni.
I suoi ritratti di Taehyung non vengono venduti, e lui ne è grato. È quasi come se tutti sapessero che sono privati, troppo personali per essere portati via da chi li ha realizzati. È felice di staccarli dalla parete dopo la fine della mostra. Si stringe le cornici al petto e giura di non essere mai più così sciocco.
Sta per staccare anche il suo quadro ad acrilico, quando suo padre arriva di corsa.
«Hey, mi scusi, signore, quello è mio; l'ho comprato io.»
Jungkook emette un sospiro esasperato. «Papà, non dovevi...»
«Sì, invece», lo interrompe suo padre. «Almeno uno, Jungkookie. E poi mi piaceva il nome. Speranza.»
Dieci minuti dopo, Jungkook e suo padre si avviano verso la macchina, lottando contro il freddo pungente della sera. L'amica di Jin era molto soddisfatta del suo lavoro e ha detto che ha venduto più pezzi di chiunque altro. Jungkook le dice che sono solo gentilezze dei suoi amici, ma lei non vuole sentire ragioni e gli offre un posto il mese prossimo, qualora fosse interessato.
Lui le dice che ci penserà.
Dopo che lui e suo padre hanno caricato i pezzi invenduti nel bagagliaio, Jungkook sta per crollare sul sedile del passeggero (ha bevuto troppo champagne), ma si ferma quando vede un'auto familiare entrare rombando nel parcheggio.
Taehyung di solito è un guidatore prudente, quindi Jungkook osserva a bocca aperta mentre la Benz entra nel parcheggio a tutta velocità. Lo stesso Taehyung esce dall'auto un secondo dopo, guardandosi intorno.
«Hey! Taehyung!» lo chiama Jungkook, salutandolo.
Taehyung lo vede e si avvicina di corsa. «Mer– merda, no, me la sono persa?»
«Sì, scusa», dice Jungkook. «Abbiamo appena finito.»
Il volto di Taehyung si rattrista.
«Credevo che avessi il compleanno di tuo fratello», dice Jungkook con tono interrogativo.
«Sì– sì, ci sono andato», ansima Taehyung, piegandosi in due e appoggiando le mani sulle ginocchia. «Ah, scusate, devo riprendere fiato– Salve, signor Jeon.»
«Ciao, Taehyung», dice il padre di Jungkook, con un sorriso divertito agli angoli della bocca. «Stai bene?»
Taehyung annuisce. «Troppa torta di compleanno», borbotta, prima di raddrizzarsi e mettersi una mano sullo stomaco. «Porca miseria.»
Il padre di Jungkook lo guarda e si tocca le guance prima di guardare Taehyung con affetto. Poi Jungkook vede il rossore sul volto di Taehyung, per la corsa che ha fatto, quello che è presente in tutti gli acquerelli di Jungkook. Sente di arrossire anche lui, ed è davvero contento che tutti quei ritratti siano già nel bagagliaio dell'auto.
Taehyung espira profondamente, scostandosi i capelli dagli occhi. Ha un aspetto trasandato, e a Jungkook si stringe il cuore quando capisce che Taehyung dev'essere tornato di corsa dopo la festa di compleanno per cercare di arrivare qui in tempo, anche solo per pochi minuti.
«Vuoi venire da me?»
Jungkook sbatte le palpebre. «Io?»
Taehyung alza gli occhi al cielo. «No, tuo padre. Beh, signor Jeon, in realtà, se vuole–»
«Papà, stasera resto a dormire da Taehyung, ciao!» urla Jungkook, interrompendo sia Taehyung che suo padre prima che possano coordinare uno strano pigiama party padre-figlio-fidanzato solo per prenderlo in giro.
Afferra la mano di Taehyung e inizia a tirarlo lontano da suo padre, costringendo Taehyung a salutarlo con stupore.
«Che maleducato», borbotta Taehyung, mentre Jungkook lo trascina verso la sua auto.
«Capirà», risponde Jungkook.
Il viaggio verso casa di Taehyung è breve, soprattutto perché Taehyung parla per tutto il tempo, raccontando a Jungkook della festa di compleanno del suo fratellino e di quanto fosse sorpreso della presenza di Taehyung. Jungkook sente una fitta allo stomaco quando stanno per salire le scale dell'appartamento di Taehyung, e quest'ultimo esita.
Ma Jungkook gli fa una domanda sul tipo di torta che hanno mangiato e Taehyung si illumina di nuovo, parlando a raffica come al solito mentre salgono le scale e rimanendo adorabilmente senza fiato alla fine, come sempre.
Una volta entrati in casa ed essersi seduti sul divano con una birra per ciascuno in mano, Taehyung finalmente torna a respirare a un ritmo normale, finendo di spiegargli come lui e sua sorella abbiano avuto una discussione molto stupida che si è conclusa con una sgridata da parte dei loro genitori.
«Sei in formissima stasera», osserva Jungkook, intrecciando le loro dita senza pensarci due volte. «Anche più del solito.»
«Ho guidato fino a casa e ritorno da solo», dice Taehyung. «C'era troppo silenzio, non avevo nessuno con cui parlare.»
Jungkook annuisce, strofinando il pollice sul dorso della mano di Taehyung. «Perciò adesso parli con me, mh?»
Taehyung annuisce. «Chiedo uno dei miei cinquemila favori.»
Jungkook scuote la testa. «No, questo non conta. Mi piace sentirti parlare.»
E sì, è assolutamente smielato e romantico e disgustoso, ma a Jungkook non importa. Taehyung sorride, beve un sorso di birra prima di girarsi sul divano per sdraiarsi, con la testa appoggiata sulle cosce di Jungkook e le mani intrecciate sul petto.
«Pensi davvero che io sia carino quando sono più cicciottello?», chiede.
«Mhmm.» Jungkook batte con delicatezza la bottiglia di birra sulla fronte di Taehyung. «Sei carino sempre.»
«Oh, bene», dice Taehyung, lasciando che le sue palpebre si abbassino. «Perché stasera ho mangiato tanta torta. Dovevo dimostrare che mia sorella si sbagliava, dopo che avevamo litigato.»
«Cosa, che era buona?»
«No, che non era buona come quella che fa Lolly.»
«Aspetta, quindi hai mangiato una tonnellata di torta... per dimostrare che non era buona?»
Taehyung annuisce, senza scomporsi. «Questo l'ha fatta arrabbiare più che se non l'avessi mangiata affatto, credimi.» Fa spallucce. «E poi a me piacciono molto le torte.»
«Guance di Pane», dice Jungkook con una risata sommessa.
«Esattamente.»
Rimangono in silenzio per un po', Jungkook finisce rapidamente la sua birra e anche quella di Taehyung, che si lamenta di essere troppo pieno per berne ancora.
Jungkook ha appena trovato il coraggio di far scorrere le dita tra i capelli di Taehyung, ascoltando i suoi dolci sospiri, quando Taehyung parla di nuovo.
«Volevo andare da mia nonna, quando sono tornato stasera.»
«Mmm.»
«Sì, ma io... sai, ti ho visto e– quello che mi hai detto la settimana scorsa, sul fatto che anch'io sono una persona, l'ho desiderato per un bel po'.»
Apre gli occhi e si alza improvvisamente a sedere, girandosi di nuovo verso Jungkook e prendendogli entrambe le mani.
«Pensi che io sia egoista?»
Jungkook scuote immediatamente la testa. «Per niente.»
«Questo lo dici tu», risponde Taehyung, con un sorriso ironico. «Farebbe bene a te quanto a me.»
Jungkook scrolla le spalle, senza preoccuparsi di negarlo. Taehyung sospira.
«Non lo so. Credo che... forse mi sto facendo coinvolgere troppo da tutta questa situazione, con lei. È solo che– se posso aiutare qualcuno, voglio farlo, capisci? Devo farlo. Non posso stare lì a lasciare che qualcuno si senta solo, perché so come ci si sente; so cosa significa essere soli. E io lo odio, quindi– anche gli altri devono odiarlo. E non riesco a sopportarlo, quindi devo... devo esserci.»
«Taehyung», dice Jungkook a bassa voce, «non è da egoisti volere del tempo per se stessi, un periodo di pausa. Perché devi averlo. Trascorrere del tempo da soli fa bene, ogni tanto.»
«E», aggiunge, stringendo le mani di Taehyung, «se ti fa sentire meglio, in questo momento stai aiutando me. Mi stai aiutando a sentirmi meno triste, meno solo. Quindi non sei egoista. Ti stai solo amando un po' di più in questo momento, tutto qui.»
Jungkook si agita sotto lo sguardo improvvisamente intenso di Taehyung. Tiene gli occhi fissi su di lui mentre Taehyung si avvicina sempre di più, chiudendoli solo quando le labbra di Taehyung stanno per poggiarsi sulle sue.
Forse è perché non si sono baciati molto, o non sono andati oltre, ma ogni bacio con Taehyung sembra il primo.
Quando si allontana, Taehyung lo guarda ancora in quel modo.
«Diventa il mio ragazzo.»
Jungkook sbatte le palpebre. «Cosa?»
«Diventa il mio ragazzo», ripete Taehyung. «Ti prego.»
«Ok.»
Ora è il turno di Taehyung di sbattere le palpebre.
«Ok? Tutto qui?»
«Uno dei tuoi cinquemila favori», lo prende in giro Jungkook.
Taehyung aggrotta le sopracciglia e Jungkook si affretta a baciarlo di nuovo.
«Scherzo», dice dopo che si sono allontanati. «Scherzo, certo che voglio essere il tuo ragazzo, cazzo.»
«Non– non dobbiamo andare più veloce di quanto stiamo facendo», gli assicura Taehyung. «È solo che– non potevo più aspettare, mi dispiace.»
Jungkook sorride. «Nemmeno io volevo più aspettare.»
Come sempre, quando si addormentano l'uno accanto all'altro si danno il bacio della buonanotte, e quando si svegliano si danno quello del buongiorno. L'unica cosa che è cambiata è che Jungkook infila la mano sotto la maglietta di Taehyung prima di addormentarsi e Taehyung cambia il nome del contatto di Jungkook sul suo telefono in Jungkook il mio ragazzo.
Non è molto, ma per ora è sufficiente.
Taehyung accompagna Jungkook a casa sua in tempo per fargli fare la doccia e prepararsi per il lavoro, prima di andare a trovare sua nonna. Jungkook non gli ha detto che è venuta alla mostra di ieri sera; non sa se lei voglia che rimanga un segreto o meno. Ormai ha abbastanza esperienza nel costringere le persone a rivelare i loro segreti, e non vuole farlo mai più.
Quindi lascia che Taehyung lo saluti con un bacio, e gli vengono gli occhi ludici come l'ultima volta, prima di passarsi di nuovo una mano sulle labbra quando si appoggia alla porta d'ingresso.
La vita è bella.
Beh, è bella finché non è sotto la doccia e gli finisce lo shampoo nell'occhio. A quel punto lo è un po' meno, perché quando si asciuga deve mettere più volte la faccia sotto il rubinetto del lavandino e sciacquarsi gli occhi con l'acqua fredda, nel tentativo di lenire l'irritazione.
Sente squillare il telefono e lo prende alla cieca, senza guardare lo schermo prima di premere il tasto di risposta e portarlo all'orecchio.
«Pronto?»
Dall'altra parte c'è silenzio. Sospira, si raddrizza e chiude l'acqua. L'occhio è ancora rosso, ma non brucia più.
«Pronto?» ripete.
Un'altra pausa.
«Hey.»
Le dita di Jungkook si intorpidiscono e il telefono quasi gli scivola di mano.
«Sono Junghyun.»
Jungkook vede il suo riflesso nello specchio e i suoi occhi sono così spalancati che pensa che gli possano uscire dalle orbite. Con la mano libera afferra il bordo del lavandino.
«Jungkook? Sei lì?»
Si schiarisce la gola, cercando di dire qualcosa, qualsiasi cosa. Non sente questa voce da così tanto tempo che ne ha quasi dimenticato il suono. Junghyun fa una risata imbarazzata, il rumore è strano quando filtra attraverso il telefono. Jungkook non ha idea da dove possa chiamare.
«Non dirmi che ti sei dimenticato di tuo fratello.»
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