𝘐𝘯 𝘦𝘷𝘦𝘳𝘺 𝘭𝘰𝘷𝘦𝘭𝘺 𝘴𝘶𝘮𝘮𝘦𝘳'𝘴 𝘥𝘢𝘺

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˗ˏˋ ♡ ˎˊ˗
𝘐𝘯 𝘦𝘷𝘦𝘳𝘺 𝘭𝘰𝘷𝘦𝘭𝘺 𝘴𝘶𝘮𝘮𝘦𝘳'𝘴 𝘥𝘢𝘺





«Sai, Taehyung, Jungkook ne aveva uno che adorava quando era piccolo, lo portava sempre con sé... oh, cos'era? Una– era una scimmia?»

«Era un pesce.»

«Carino.»

«Sì, un pesce! Ora mi ricordo. Com'è che lo chiamavi, pasticcino?»

«Caramella al Limone.»




«Era su Caramella al Limone.»

Jungkook fa un verso indefinito e poi... ecco il vomito di prima.

«Kookie!»

Jungkook si preme una mano sulla bocca e deglutisce con una certa difficoltà. I succhi gastrici gli bruciano la gola mentre si costringe a buttarli giù. Avrà anche superato la cerimonia, ma c'è ancora il ricevimento. Dovrà ballare con Taehyung e tagliare la torta e ascoltare Yoongi mentre fa un brindisi e...

«Jungkookie? Mi senti?»

Jungkook scuote la testa, quasi come se cercasse di schiarirsi i pensieri. Pensa che sarebbe già tramortito a terra se non fosse per il braccio di Junghyun stretto intorno alla sua vita. Quando ce l'ha messo?

«Stai bene?» tenta Junghyun. «Cos'hai? Parla con noi. Ora sono io che sto andando in panico.» Dice quest'ultima frase con un sorriso, ma a Jungkook basta uno sguardo per capire che non raggiunge i suoi occhi.

Deve ingoiare un altro conato di vomito.

«Jungkookie», ripete il padre e si avvicina per mettergli una mano sulla fronte. «Stai male? Che cosa c'è?»

«È stata la mamma», riesce a dire Jungkook. La sua voce è rauca, come se avesse urlato per ore. Potrebbe anche averlo fatto: non riesce a pensare a nessun altro modo per elaborare tutti i sentimenti che lo attraversano in questo momento. Caramella al Limone. Caramella al Limone. Era su Caramella al Limone.

Com'è che lo chiamavi, pasticcino?

Vai pure, coniglietto. Vi raggiungo tra un attimo.

Ha di nuovo i conati di vomito.

Nella vita bisogna essere egoisti.

«Mi sento male», mugugna.

«Cosa?»

«Sto per vomitare. Papà, sto per vomitare.»

«Cosa– ok, aspetta un attimo. Hyun, potresti aiutare tuo fratello– grazie.»

Jungkook sente Junghyun trascinarlo da un lato su per le scale e la mano di suo padre che gli accarezza la nuca.

«Resisti», dice in tono rassicurante. «Tieni duro.»

Jungkook ha un altro conato di vomito e si augura di non aver bevuto troppi caffè macchiati da stamattina.

È stato così fottutamente stupido. Come ha fatto a non accorgersene?

Junghyun spinge la porta del secondo piano e si dirigono verso il bagno. Jungkook viene fatto inginocchiare delicatamente sulle piastrelle e di colpo tutto quello che aveva nello stomaco si riversa nel water.

Le mani di suo padre sono tra i suoi capelli, lisciando le ciocche ribelli e tenendole lontane dal suo viso, mentre Junghyun corre verso il lavandino per bagnare un fazzoletto di carta. Torna proprio quando Jungkook ha finito, accovacciandosi per pulirgli il viso.

Jungkook pensa al fatto che Junghyun aveva fatto il medesimo gesto quando si erano rivisti in quel caffè, quando Jungkook era scoppiato a piangere e Junghyun gli aveva asciugato le lacrime.

Ripensa a qualche giorno prima di quell'incontro, quando aveva vomitato nel bagno di Lolly ed era stato Taehyung a pulirgli la faccia, anche dopo che Jungkook gli aveva spezzato il cuore nel peggior modo possibile.

Perché tutti si prendono sempre cura di lui?

Perché tu non sai prenderti cura di nessuno.

Jungkook stringe i pugni nelle tasche del vestito. La voce che sente sarà per sempre quella di sua madre, pensa. Come ha potuto essere così fottutamente stupido?

«Ti senti meglio?» chiede suo padre e lui annuisce, anche se è una bugia. «Prendiamo un po' d'acqua e poi torniamo tutti al ricevimento, va bene?»

«Papà, non possiamo-» inizia Junghyun.

«Non permetteremo che questo intralci il grande giorno di Jungkook. O quello di Taehyung. Domani ho un appuntamento con la banca; sono sicuro che si tratta solo di un grosso malinteso. Sono un contabile, ricordi? Se non ci capisco niente io di soldi, non so chi altro possa farlo.»

«Ma se è stata la mamma, dovremmo andare alla polizia-»

«Junghyun.»

Jungkook non sentiva suo padre alzare la voce da anni. Ma adesso lo fa, il suo tono è abbastanza alto da far serrare la bocca Junghyun, che arrossisce imbarazzato. Jungkook trova la sua mano e la stringe. Il padre li guarda severamente per un attimo, prima di addolcirsi.

«Non voglio sentirti parlare di tua madre in questo modo.»

«Ma-»

«So che avete delle divergenze, ma non è questo il momento. Eravamo d'accordo di darle una possibilità, no? Soprattutto tu.»

Junghyun si morde l'interno della guancia. Jungkook immagina che suo padre non fosse presente per sentire tutte le cose terribili che Junghyun ha dovuto sopportare, sia in passato che adesso. E non era presente per vedere Jungkook mandare tutto a puttane, più di quanto abbia mai fatto in tutta la sua vita.

«È stata la mamma.»

Jungkook è quasi sorpreso di sentire la propria voce, che gli esce gracchiante. Si schiarisce la gola quando gli occhi del padre si posano sul suo viso. «Cosa?»

«È stata lei. Sapeva di Caramella al Limone.»

«Cos'è Caramella al Limone?» chiede Junghyun.

«Il giocattolo preferito di Jungkookie», risponde suo padre in tono assente, prima di spostarsi nel campo visivo di Jungkook. Il suo volto diventa una macchia confusa mentre gli occhi di Jungkook si riempiono di lacrime, e spinge la testa tra le mani di suo padre, ancora impigliate nei suoi capelli.

«Papà», dice con voce strozzata. «Papà, gliel'ho detto.»

«Gliel'hai detto? Detto cosa?»

«Non capisco», interviene Junghyun. «Kookie, cosa stai dicendo?»

«Le ho detto- me l'ha chiesto e ho pensato-» Jungkook inspira bruscamente. Non vuole vomitare di nuovo; tanto non verrebbe fuori niente. «Pensavo che volesse solo parlarmi di- Papà, non volevo- Non sapevo che fosse per questo che mi aveva chiesto-»

«Jungkookie-»

«E lei- Avrei dovuto saperlo.... Papà, avrei dovuto saperlo; prima non è venuta con me- Mi dispiace di non aver- Mi dispiace-»

«Jungkook, respira. Calmati un attimo, tesoro.»

«Sta... Papà, sta avendo una crisi?»

«Andresti a cercare Taehyung?»

«Cosa- Taehyung?»

«Sì, Taehyung. E un bicchiere d'acqua. Ora, Hyun. Per favore.»

Jungkook si rende conto che Junghyun se n'è andato perché non sente più il fazzoletto di carta umido sul viso. C'è qualcosa in lui che deve spezzarsi, uno stretto nodo di paura che deve sciogliersi, ma per qualche motivo non riesce a farlo. È come se cercasse di respirare con qualcosa incastrato nella gola.

«È stata la mamma», ripete. Le sue dita sono insensibili. «È stata la mamma.»

«Fai un bel respiro», gli mormora il padre, sistemandogli le ciocche di capelli libere dietro l'orecchio. «Non preoccuparti di questo adesso.»

«Papà.»

«Va tutto bene, Jungkookie. Andrà tutto bene. Papà è qui con te.»

Non dovrebbe succedere adesso. Non dovrebbe succedere e basta.

Hai mandato tutto a puttane, Jeon.

Si chiede se il cuore di suo padre si stia spezzando.

Si chiede quante volte si sia già spezzato.

Si chiede quante siano state a causa sua.

«È colpa mia», sussurra. «È tutta colpa mia, non avrei mai dovuto-»

«Shhh. Non dirlo. Non preoccuparti di questo adesso.»

Come fa a non preoccuparsi? Quando sua madre si è intrufolata di nuovo nelle loro vite, nel suo cuore, solo per fare quello che fa sempre? Come può non preoccuparsi quando a suo padre potrebbe non rimanere nulla per la pensione, o nulla e basta? Come ha fatto a non accorgersene? Non pensava più di essere ingenuo, non dopo tutto quello che è successo con il suo capo, ma è lo stesso di sempre. È stato troppo fiducioso, e ora ha rovinato tutto.

«Jungkook? Signor Jeon?»

Jungkook trema tra le braccia di suo padre sentendo la voce di Taehyung fuori dalla porta. L'attimo dopo entra in bagno e Jungkook inspira forte, ritrovando quel profumo di rose che vuole diventi casa sua per il resto della sua vita.

«Tesoro.»

Taehyung è in ginocchio, le mani scivolano nelle tasche dell'abito di Jungkook per aprire le dita chiuse a pugno. È come due sere fa, e Jungkook si vergogna che stia già succedendo di nuovo.

«Cosa sta succedendo? Junghyun ha detto che hai chiesto di me.»

«Avevamo bisogno di un momento per noi, vero?» dice suo padre. «Solo un attimo di respiro.»

Jungkook vede Taehyung guardare suo padre, un accenno di incredulità nel solco tra le sue sopracciglia, ma scompare subito.

«Vuoi andare a casa?» chiede Taehyung dolcemente. «Ora ce ne possiamo andare.»

Gli occhi di Jungkook si riempiono di lacrime contro la sua volontà. Come potrebbe evitarlo, quando Taehyung è così perfetto.

«Andrà tutto bene, vero, Jungkookie? Non c'è bisogno di porre fine al ricevimento prima che inizi.»

Jungkook non capisce come suo padre possa apparire così allegro in questo momento, considerando quello che è appena successo. E considerando quello che Jungkook gli ha appena detto.

A dirla tutta, non capisce come faccia suo padre ad essere così buono con lui. Non se lo merita; non si merita un padre così buono, e non è sicuro di averlo mai meritato. Non merita nemmeno un fidanzato così.

Marito.

«Jungkook? Possiamo davvero andare a casa, se vuoi.»

Jungkook serra forte le palpebre, cercando di concentrarsi. «Io- io-»

Non te li meriti.

«Io-»

Hai mandato tutto a puttane, Jeon. Tutto a puttane tutto a puttane tutto a puttane.

«Io non-»

«Jungkookie-»

«Tesoro?»

«Ho bisogno di un po' d'aria», mugugna, e si alza in piedi così in fretta che Taehyung è costretto a lasciargli le mani per non cadere di schiena. Gira intorno a suo padre, uscendo già dal bagno prima che uno dei due possa ch urlargli di tornare indietro. Ha solo bisogno di stare da solo per un minuto, di ritrovare l'equilibrio.

Sì, ti meriti di stare da solo.

«Sta' zitta», sussurra a se stesso. Ora che Taehyung non gli tiene più le mani, queste sono di nuovo strette a pugno, le unghie scavano nei palmi. «Zitta, zitta, zitta.»

Hai mandato tutto a puttane, coniglietto.

Al passo successivo, per poco non inciampa. Deve uscire. Sfreccia nel corridoio verso le scale quasi correndo, con Taehyung e suo padre alle calcagna, a giudicare dal suono delle loro voci dietro di lui. Non riesce a capire bene cosa stiano dicendo. Probabilmente gli stanno chiedendo di fermarsi. Forse per farlo calmare.

Viene travolto dal pensiero che sta avendo un crisi: Junghyun aveva ragione. E la cosa peggiore è che è iniziata mentre le due persone che lo amano di più al mondo erano proprio accanto a lui. Se non bastano loro a fermarla, allora chi ci riuscirà? Di certo non lui.

«Jungkook, aspetta!»

«Jungkook, rallenta, figliolo; aspetta-»

Jungkook spinge la porta delle scale e la attraversa, lasciando che si chiuda bruscamente dietro di lui. Sente il petto stringersi sempre di più a ogni respiro, e le macchie che iniziano a costellare la sua vista lo portano a rendersi conto solo per metà della presenza di un'altra persona sul gradino più in alto. Fa del suo meglio per evitarla, ma è troppo lento e si scontrano.

«Kookie- oh!»

Jungkook assiste al rallentatore ai dieci secondi successivi della sua vita.

C'è Ari sulle scale, e lui le finisce addosso mentre cerca disperatamente di fuggire dal panico che si sta impossessando del suo cervello. Mentre cerca disperatamente di stare da solo.

Ma c'è Ari sulle scale, e lui le è finito addosso.

C'era Ari sulle scale, e adesso non più.

Perché è caduta, sbalzata via, con le mani tese verso Jungkook in una muta richiesta di aiuto, ed è come se ci fossero solo loro due, sospesi nel tempo. Glielo si legge in faccia, il puro terrore. Il modo in cui lo implora di afferrarla, di rimediare all'errore che ha commesso in una manciata di secondi. Jungkook tende la mano verso di lei, ma non riesce ad afferrare la sua.

Le ha teso la mano, ma ormai è troppo tardi.

Jungkook si sente male per la terza volta quando vede sua cognata cadere dalle scale e accasciarsi su se stessa, con le braccia che già cullano il ventre come se questo bastasse a tenere al sicuro suo figlio. Il suo bambino non ancora nato, che Jungkook ha appena fatto cadere dalle scale.

Da qualche parte in lontananza si sente il rumore di un vetro che va in frantumi.

«Mammina!»

Jungkook vomiterebbe di nuovo se potesse. Yuna appare in fondo alle scale, con il viso già rigato dalle lacrime. Le gambe di Jungkook sembrano fatte di gelatina mentre si aggrappa alla ringhiera per cercare di scendere i gradini il più in fretta possibile. Gli sembra di muoversi nella melassa e ogni singhiozzo di Yuna è come una coltellata al cuore.

È a metà strada quando si accorge che la porta del primo piano è spalancata. La parte della sala principale che riesce a vedere rivela che sono tutti lì a guardare ammutoliti per l'orrore. Junghyun è lì, con il volto pallido e la mano macchiata di rosso- perché la sua mano è rossa?

Jungkook riesce a scendere altri due gradini prima di rendersi conto che la mano di suo fratello è coperta di sangue.

Poi non riesce a scendere più alcun gradino, perché le sue gambe smettono di funzionare. Non riesce più a muoversi. Non crede di aver mai provato un terrore simile in vita sua, nemmeno quando il suo capo lo ha baciato. Neanche allora era stato così terribile.

Non era colpa tua in quel caso. Adesso sì.

Junghyun sussulta e si porta la mano insanguinata alla bocca prima di afferrare qualcosa con i denti. Lo sputa e lo getta nell'angolo, e Jungkook capisce subito che si tratta di un frammento di vetro. Questo basta perché il cuore di Jungkook ricominci a battere: deve aver rotto un bicchiere quando ha visto Ari cadere. Probabilmente l'acqua che stava prendendo per Jungkook.

Non è il sangue di Ari, ma lei ancora non si muove, o almeno non molto. Jungkook si rende conto che sono passati circa venti secondi, ma sembra che sia passata un'ora. Junghyun le sta dicendo qualcosa in tono basso e impellente, e lei annuisce in risposta. Yuna sta ancora piangendo, e Ari le scosta i capelli dal viso come può. Jungkook si accorge che la sua mano sta tremando.

Cosa hai fatto Jeon Jungkook cosa hai fatto?

«Mi dispiace-», dice con voce strozzata. «Hyun, non volevo-»

Junghyun alza lo sguardo su di lui. Le parole successive gli muoiono sulle labbra. Suo fratello non lo ha mai guardato così prima d'ora. Sembra che stia guardando qualcuno che non è suo fratello. Un estraneo.

Che Dio mi aiuti, Kookie, odiavo anche te.

Jungkook sente qualcosa di simile a un gemito nascere in fondo alla sua gola.

E ora ti odia di nuovo.

«Sta' zitta», sussurra. «Sta' zitta.»

«Jungkookie- oh santo cielo.»

Jungkook sente suo padre in cima alle scale e poi passargli accanto un attimo dopo, correndo giù per i gradini a un ritmo che Jungkook può solo sognarsi, a questo punto.

Suo padre si affretta a prendere Yuna in braccio e lei piange sulla sua spalla mentre lui le sussurra qualcosa all'orecchio. Ari non si muove ancora molto e, anche se sa che non è suo, Jungkook non riesce a smettere di guardare il sangue sulla mano di Junghyun.

Per poco non sobbalza quando qualcuno gli sfiora il braccio, ma Taehyung si affretta a rassicurarlo con un sommesso "tesoro".

Jungkook si gira a guardarlo. Deve esserci un qualche tipo di simbolismo, pensa. Taehyung è l'unico a stare dalla sua parte, mentre tutti gli altri sono dall'altra. Taehyung lo ha difeso appena un'ora fa, e Jungkook ha paura di guardarlo in faccia e scoprire che adesso lo rimpiange.

«Stai bene?» gli chiede Taehyung. «Ti sei fatto male?»

Jungkook deve stringere forte le labbra per non scoppiare a piangere. Sua cognata è a terra, forse con qualche contusione e forse non più incinta (è colpa tua- sta' zitta!) e Taehyung gli chiede se lui sta bene.

Taehyung è troppo buono.

E Jungkook è troppo marcio.

E al momento, non c'è davvero nient'altro da dire.

«Scusami.»

«Cosa? Scusa per cosa?»

Ma Jungkook si spinge in avanti e bacia la guancia di Taehyung, prima di voltarsi e correre giù per le scale.

Aggirando la sua famiglia, corre nella sala principale e, prima di rendersene conto, si ritrova all'esterno, dove voleva essere fin dal principio. Vede il parcheggio come una macchia sfocata, ma riesce a trovare la sua auto abbastanza in fretta. E forse è meglio così, perché sente delle voci che lo chiamano, voci che sembrano arrabbiate, imploranti e confuse e che sono troppo per lui da gestire in questo momento. Le voci che sembrano preoccupate, lui non le merita.

Armeggia con le chiavi, grato di aver deciso di venire qui da solo, ma maledicendo le mani che gli tremano febbrilmente. Riesce però ad aprire la macchina e a mettersi al volante, uscendo dal parcheggio prima ancora di ricordarsi di allacciare la cintura di sicurezza.

Mentre sfreccia fuori dal parcheggio, guarda nello specchietto retrovisore e vede che una folla di persone si è radunata per guardarlo fuggire.

È colpa tua, dice quella voce. È colpa tua, è colpa tua, è colpa tua.

Una volta in strada, sente una sirena suonare in lontananza e si chiede, con un senso di nausea nello stomaco, se si tratti di un'ambulanza per Ari.

Non dovrebbe guidare in questo momento, lo sa bene. Non dovrebbe fare un bel niente in questo momento. Dovrebbe essere di nuovo su quelle scale, ad assicurarsi che Ari stia bene e a supplicare in ginocchio lei e Junghyun di perdonarlo. Dovrebbe supplicare suo padre di perdonarlo.

Dovrebbe essere con Taehyung.

Hai mandato tutto a puttane, Jeon.

Jungkook guida per circa un'ora. Non ha in mente una destinazione; ha pensato di tornare al loro appartamento, ma sa che è uno dei primi posti in cui chiunque controllerebbe. Ha bisogno di stare da solo, almeno per qualche ora.

Più guida, più la situazione peggiora. Sua madre se n'è andata e si è portata via tutti i soldi di suo padre, ed è tutta colpa sua. Sua cognata è caduta dalle scale ed è tutta colpa sua. Taehyung ha litigato pesantemente con la sua famiglia ed è tutta colpa sua. Il ricevimento, e tutto ciò per cui Taehyung era su di giri, non è mai avvenuto. Ed è tutta. Colpa. Sua.

Sta iniziando a piovere, e a piovere forte, quindi si ferma nel parcheggio più vicino che riesce a trovare. È davanti a una scuola superiore, quindi prega di poter restare in macchina per un po' senza che nessuno venga a controllare. Tanto non c'è nessuno, sarebbero dovuti andare tutti via ore fa.

Spegne il motore e si copre il viso con le mani.

La pioggia è piacevole da ascoltare, tutto sommato. Gli dà qualcosa su cui concentrarsi. Si concentra su di essa finché il cuore non batte più troppo forte e non sente più il cuore pulsare nelle orecchie. La voce che dice: "È colpa tua, è colpa tua, colpa è tua" non è più così forte, non quando c'è la pioggia ad attutirlo.

Probabilmente dovrebbe far sapere a qualcuno che sta bene.

Anche se non è vero.

Ma tanto a chi importa?

Jungkook scuote la testa. Alla fine, la pioggia non è bastata ad attutirla del tutto.

Eppure, quando tira fuori il telefono, vede subito che Taehyung lo sta chiamando.

Sta per rispondere quando parte la segreteria telefonica, perciò riesce a dare un'occhiata allo schermo e a vedere che Taehyung lo ha chiamato quarantasei volte, prima che ne arrivi una nuova. Non vuole rispondere, perché non sa cosa dire. Ma lo deve a Taehyung, più di chiunque altro.

Quindi prende fiato e risponde alla chiamata.

«Pronto?»

Sente Taehyung inspirare bruscamente all'altro capo, come se non riuscisse a credere che Jungkook abbia risposto, e poi resta in silenzio. Jungkook aspetta, chiedendosi se debba dire qualcos'altro.

«Tesoro.»

Quella parola viene fuori a fatica, con voce strozzata, e lo stomaco di Jungkook si accartoccia nel sentire Taehyung così disperato.

«Dove sei?» chiede, con la voce che vacilla. «Jungkook, stai bene?»

«Sto bene», risponde Jungkook, ignorando la prima domanda. «Sto bene, amore, te lo prometto.»

«Lasciami- io- dove sei?»

Jungkook si morde il labbro.

«Ti prego», sussurra Taehyung. «Ti prego. Non tagliarmi fuori.»

«Non lo sto facendo. Giuro che non lo sto facendo.»

«Allora perché non posso stare con te?»

Jungkook capisce che Taehyung è al punto di rottura. E se fosse lì di persona, questo sarebbe il momento in cui prende Taehyung tra le braccia, gli fa appoggiare il viso nell'incavo del suo collo e lo lascia piangere. Ma Jungkook non è lì, quindi tutto ciò che può fare è mormorare dolcemente e sperare che le sue parole siano di conforto.

«Ti amo. Ti amo tanto, ma non posso ancora tornare. Sono al sicuro, te lo prometto. Tornerò a casa presto.»

«Torna a casa adesso», lo implora Taehyung. «Sei importante per me.»

Jungkook serra gli occhi, con la gola che fatica a trattenere un singhiozzo.

«Anche tu sei importante per me.»

Sente Taehyung tirare su col naso dall'altro capo e poi cominciare a piangere un secondo dopo. Jungkook vorrebbe non doverlo sentire, perché gli spezza il cuore. E sapere di esserne la causa è ancora peggio. Ma non riesce ancora a riattaccare.

«Ehi, Taehyung?»

In risposta riceve solo singhiozzi.

«Ti devo un sacco di favori per questo, ok?»

«No», singhiozza Taehyung, «no, no, no, torna a casa e poi non mi dovrai più niente. Ti prego, torna.»

«Presto», promette Jungkook. «Presto.»

«Perché non puoi tornare a casa? Non sono arrabbiato per il ricevimento, davvero, voglio solo che tu sia qui-»

«Non posso, amore.»

«Perché no?»

«Lo sai perché.»

«È stato un incidente», insiste Taehyung. «È stato un incidente, Ari ci ha detto che non volevi-»

«Non è solo questo», lo interrompe Jungkook. «Taehyung, mia madre- lei- è stata colpa mia-»

«No, non è vero! Non è colpa tua, Jungkook, non lo è, solo... ti prego, torna a casa.»

«-e ho rovinato il ricevimento e questo doveva essere il tuo giorno-»

«Il nostro giorno.»

«E tu meritavi- cosa?»

«Il nostro giorno», ripete Taehyung. «Ci siamo sposati entrambi oggi. Il nostro giorno. E ti ho già detto stamattina che non me ne frega niente di quello che succede, basta che stiamo insieme. Quindi, per favore, tesoro. Torna a casa. Sono qui, sto aspettando, voglio solo vederti e sapere che stai bene.»

«Tutti mi odiano», dice Jungkook, perché non sa cos'altro dire. «Mi odiano tutti.»

È colpa sua anche questo, il motivo per cui lo odiano. Perché ha confermato tutte le loro argomentazioni.

«Io non ti odio», lo supplica Taehyung. «Voglio solo che tu torni a casa. Tesoro, abbiamo paura, tutti noi, non sappiamo dove sei-»

«Ti ho sentito prima della cerimonia. Quando parlavi con la tua famiglia, Joon e Hobi.»

C'è una pausa. «Cosa?»

«Ti ho sentito, Taehyung. Tutto quello che ti dicevano e-»

«Se mi hai sentito, sai che non credo a una sola parola.» Ora la voce di Taehyung ha un tono fermo, un accenno di durezza che ricorda a Jungkook il suono che aveva prima, durante il litigio. «Non mi interessa quello che pensano, e se continuano a pensarlo ho detto chiaramente che non li voglio nella mia vita.»

«Ma dovresti», dice Jungkook a bassa voce. Lascia ricadere la testa contro il sedile. «Dovrebbe importarti. Loro sono la tua famiglia.»

«Sei tu la mia famiglia. Tu. E se ci sarai soltanto tu, allora mi sta bene, perché sei tu quello che voglio. Sei tu quello di cui ho bisogno, Jungkook; ti prego, torna a casa.»

«Non posso- no, Taehyung, non posso vederti in questo momento.»

La pioggia non gli sembra più così rilassante. Sente i suoi respiri accelerare. Taehyung vuole che torni a casa, ma non può.

«Perché no?»

«Io- io non- non posso sporcarti, non posso sporcare anche te-»

«Di cosa stai parlando? Jungkook, rallenta.»

«Non sono una persona buona, Taehyung. Non come lo sei tu. E io- non lo sarò mai, e mi ucciderà vederti- vederti sprecare il resto della tua vita mentre cerchi di salvarmi, ancora e ancora e ancora, e io- non me lo merito-»

«Perché dici questo?» Jungkook sente lacrime nuove nella voce di Taehyung. «Niente di tutto questo è vero. Ti prego, credimi, non è così.»

«Non puoi- non voglio che tu veda- non dovresti vedere-»

«Jungkook. Jungkook, calmati, tesoro. Rallenta, dimmi dove sei.»

«Non posso», rantola Jungkook, senza riuscire a fermare il modo in cui i suoi respiri si fanno affannosi e rapidi. «Amore, non posso-»

«Ti prego», supplica Taehyung. «Ti prego, tesoro. Ti amo.»

«Anch'io ti amo», singhiozza Jungkook. «Taehyung, ti amo. Non posso stare con te ora, ma ti amo tanto.»

«Non ha senso», grida Taehyung. «Dimmi solo dove sei; vengo da te e risolviamo tutto.»

«Non- no, non ancora», gli dice Jungkook, praticamente implorando. «Ho bisogno- solo di un giorno, ho bisogno di stare da solo-»

«Ti prego, non farlo, Jungkook-»

«Ti chiamo domani, amore; te lo prometto. Mi assicurerò che tu sappia che sto bene.»

«Non stai bene», insiste Taehyung. «Devi tornare a casa. O lascia che sia io a venire da te, e noi-»

«Domani. Lo giuro.»

«Jungkook, non-»

«Ti amo così tanto», ansima Jungkook, stringendo il telefono così forte da rischiare di romperlo. «Ti amo tanto, Taehyung.»

«Tesoro, ti prego

«Ti amo, amore.»

Jungkook riattacca prima che Taehyung possa dire altro.

Poi lascia cadere la testa sul volante e singhiozza.

Piangere gli fa male, gli lacera la gola e lo lascia esausto. Non si sente meglio neanche quando smette. E si sente ancora peggio quando guarda il telefono e vede che Taehyung lo ha chiamato altre quattordici volte.

Lascia cadere il telefono nel portabibite dell'auto, rivolto dall'altra parte, in modo da non vederlo accendersi continuamente, con lo splendido viso di Taehyung che riempie lo schermo.

Qualche minuto dopo esce dal parcheggio con un nuovo piano. O almeno con una parvenza. Si è concesso una notte e deve solo andare a stendersi da qualche parte per dormire prima di decidere cosa fare domattina.

Non è difficile trovare un motel: ce ne sono parecchi nella periferia della città. Pensa di essere stato qui una volta o due quando era più piccolo; c'è qualcosa che gli ricorda un planetario. Forse una gita scolastica o un'uscita particolare con suo padre.

Quando fa il check-in, usa la carta di credito per pagare la stanza. Non crede che Taehyung possa arrivare a rintracciarla. Non ancora, almeno. A Jungkook basta una notte.

La stanza è piccola e il letto ancora più piccolo, ma a Jungkook non importa. Almeno con un letto minuscolo non dovrà pensare a quanto spazio c'è senza Taehyung accanto a lui. Anche se Taehyung lo coccola così tanto durante la notte che non hanno quasi bisogno di spazio.

Sta per buttarsi a faccia in giù sul letto quando si ricorda della boutonniere che indossa, e la stacca prima di posarla sul comodino il più delicatamente possibile. I fiori sono un po' stropicciati, ma per il resto sembra tutto a posto. Ricorda i fiori tra i capelli di Taehyung e li immagina appassire mentre piange. Jungkook pensa che sia un buon soggetto per un'opera d'arte, anche se dipingerla gli spezzerebbe il cuore.

Controlla il telefono e vede che Taehyung ha finalmente smesso di chiamarlo. Non sa se la cosa lo faccia stare bene o male. Ci sono diversi messaggi, alcuni di suo padre e di Jimin, che gli chiedono dove sia e se stia bene. Ma si sono interrotti nel momento in cui lo ha chiamato Taehyung, e immagina con una fitta di dolore che fossero tutti raggruppati a casa sua e di Taehyung, preoccupati a morte per lui.

Preoccupazione che lui non merita.

È colpa tua se è andato tutto a puttane, che cosa hai fatto Jeon?

L'unico messaggio che apre è quello di Junghyun, che arriva mentre si sta mettendo sotto le coperte.

Ari sta bene. Solo un paio di lividi, ma starà bene. Anche il bambino sta bene. Per favore, torna a casa, io e papà siamo molto preoccupati.

Yuna chiede di te

Si ritrova a piangere di nuovo. Il fatto che il bambino stia bene gli ha tolto un peso schiacciante dal petto. "È stato un incidente", ha detto Taehyung. Forse lo è stato. Ma è comunque lui che l'ha spinta giù dalle scale.

L'ha spinta, non è vero?

È colpa tua, cazzo-

E Yuna, non sa se riuscirà a guardarla di nuovo in faccia. Il modo in cui lo ha guardato, il modo in cui lo ha guardato Junghyun, non sa se può sopportarlo. Hanno tutto il diritto di odiarlo, eppure vogliono che torni a casa. Non riesce a capire.

È troppo stanco per capire, così non invia il messaggio che ha scritto per metà a Junghyun e si addormenta, troppo esausto perfino per asciugare le lacrime dallo schermo del telefono.

Quando si sveglia al mattino (o forse al pomeriggio; non può dirlo con le tende chiuse), la prima cosa che fa è mandare un messaggio a Taehyung.

Sto bene. Ti amo.

Riceve subito una chiamata, ma mette il telefono in modalità "Non disturbare" e lo lascia sul comodino. Si fa una doccia, usando i campioncini di shampoo e detergente per il corpo che il motel ha messo sul lavandino. Non ha molto in termini di vestiti, quindi decide di lasciar perdere e indossa uno degli accappatoi che trova nell'armadio. Gli sembra di sentire della carta vetrata sulla pelle.

Non sa cosa fare di se stesso, ma è proprio questo il problema. In questo momento, almeno, non sa come trascorrere il suo tempo, se non lontano da tutti. Non sa se si tratti di una punizione, di un meccanismo di difesa o semplicemente della conseguenza delle sue azioni. Non sa più nulla, non dopo che tutte le persone importanti per Taehyung gli si sono rivoltate contro, e soprattutto dopo che la donna che lo ha messo al mondo ha deciso di fare a pezzi la sua famiglia per la seconda volta nella sua vita. Almeno Ari sta bene.

Ma è comunque tutta colpa sua.

(Colpa tua, colpa tua, hai mandato tutto a puttane Jeon, è tutta colpa tua, cazzo)

Quando arriva la sera e si riveste, pronto a lasciare l'albergo, si ritrova a pagare un'altra notte di soggiorno. C'è una parte di lui che grida di tornare da Taehyung, ma il resto gli sussurra all'orecchio che adesso non lo merita più. Non l'ha mai meritato, in realtà.

Così rimane un'altra notte e la mattina dopo manda un altro messaggio a Taehyung.

Sto bene. Ti amo.

Inizia un'altra raffica di chiamate, messaggi e messaggi vocali, che Jungkook legge e ascolta, per quanto gli spezzino il cuore. Fa male sentire Taehyung così angosciato, che gli dice di essere preoccupato per la sua incolumità e che farà di tutto per farlo tornare a casa. Taehyung, però, non può fare nulla, perché in primo luogo non ha fatto nulla per farlo scappare.

Caramella al Limone.
"Non poteva saperlo."
Caramella al Limone.
"Kookie- oh!"

Jungkook paga per un'altra notte.

Nei giorni successivi, si abitua alla routine. Il tempo non è un concetto che va oltre l'arrivare alla reception in tempo per non farsi sbattere fuori dalla sua stanza. Ha solo il suo abito elegante, quindi passa la maggior parte del tempo con quell'accappatoio ruvido addosso o senza niente. Le tende sono sempre chiuse e le luci sono sempre spente, perché anche se Taehyung non sa dove si trovi, ha paura che qualcuno lo scopra.

Sopravvive con l'acqua del lavandino e il cibo del distributore automatico che si trova proprio fuori dalla sua stanza, e il quarto giorno fa entrare gli addetti alle pulizie per pulire la stanza, mentre lui va alla stazione di servizio più vicina per comprare un caricabatterie per il cellulare.

Il telefono si è spento subito dopo aver inviato il suo solito "Sto bene" e quando si riaccende vede che non solo Taehyung gli ha inviato dei messaggi, ma praticamente tutti quelli che gli sono vicini. Li legge tutti e la sua pelle inizia a bruciare mentre le lacrime scivolano copiose dagli occhi ai capelli, ancora e ancora e ancora. Ma non può tornare a casa.

Taehyung non lo prega di tornare, ma gli invia un messaggio vocale in cui sussurra "Ti amo, ti amo, ti amo" fino a quando non gli manca l'aria.

Quella sera ne invia un altro, molto lungo. Jungkook esita ad ascoltarlo, perché per quanto stia prendendo le distanze in questo momento, ha il terrore che Taehyung faccia lo stesso. Forse è meglio così, ma questo spezzerebbe il cuore di Jungkook ancora di più.

Ma non si tratta di questo. Taehyung non parla neppure. C'è solo il suo sassofono, metallico e quasi stridente attraverso gli altoparlanti, ma Jungkook piange così forte mentre lo ascolta che per poco non vomita. Si raggomitola e lo ascolta a ripetizione, finché non è così esausto da non avere più la forza di premere il tasto replay.

È la loro canzone.

È la loro canzone e Jungkook pensa che da qualche parte in essa si possa celare dell'ironia. The nearness of you. E adesso lui e Taehyung sembrano due mondi lontani. Taehyung cerca di colmare le distanze, ma è necessario che lo faccia anche Jungkook perché funzioni davvero.

Quando Jungkook gli manda un messaggio la mattina dopo, aggiunge una richiesta.

Sto bene. Ti amo. Per favore, suonami un'altra canzone stasera.

Taehyung lo fa, certo che lo fa. Jungkook si stringe al petto il sottile cuscino del motel e cerca di immaginare che sia Taehyung. È praticamente impossibile: è troppo freddo e floscio, e non profuma affatto di rose.

È proprio quella notte a rivelarsi la sua rovina, perché quando va a pagare di nuovo (con la receptionist che lo guarda in modo strano, probabilmente perché indossa gli stessi vestiti ogni giorno), paga per tre notti di fila.

E così, non avendo più la necessità di lasciare la stanza, non lo fa. Resta sdraiato sul letto per ore, guardando il ventilatore sul soffitto che gira nell'oscurità. Ripensa a quel primo mese dopo che il suo capo lo aveva molestato, a quanto si fosse sentito esattamente così. Che cosa aveva detto a Taehyung?

Non posso sporcare anche te.

Era così che si sentiva allora, come se chiunque entrasse in contatto con lui diventasse sporco, come lo era lui. Suo padre riusciva a portargli del cibo, a fargli fare la doccia e a mantenerlo idratato, ma Jungkook passava giorni interi a pensare a tutto quello che era successo.

Suo padre ora non c'è, perciò l'acqua e il cibo scarseggiano: fa scorta di snack dal distributore automatico, ma al settimo giorno sono già finiti. Prende dei sorsi d'acqua dal rubinetto ogni volta che va in bagno, ma senza cibo succede sempre meno spesso, e poi diventa un circolo vizioso: niente acqua e niente bisogno di fare pipì, di conseguenza ancora meno acqua e ancora meno bisogno di fare pipì, fino a quando la gola non gli diventa così secca che potrebbe lacerarsi. Smette anche di fare la doccia; non ha più lo shampoo dopo aver consumato quello rimasto nella stanza dopo appena due lavaggi. Maledice i suoi lunghi capelli.

Il fermaglio di sua madre giace sul comodino accanto al telefono e alla sua boutonniere appassita, e lui pensa spesso, durante la giornata, che avrebbe dovuto cavarle un occhio con quello.

Non tira pugni e non rompe nulla, cosa di cui è grato. Anche se una voce in fondo alla sua testa gli dice che probabilmente non lo fa solo perché non ha abbastanza energie.

Almeno ha le canzoni di Taehyung, quindi si ritrova ad ascoltare il Trio Kim per ore e ore, con il telefono perennemente attaccato al caricabatterie.

È l'ottavo giorno a metterlo nei guai.

Forse perché è affamato, disidratato e sporco, ma non si sveglia al mattino. Si sveglia nel pomeriggio, è quasi di nuovo sera. I muscoli gli fanno male e lotta contro un crampo al braccio mentre si gira per controllare il telefono. Deve mandare un messaggio a Taehyung. Per quanto si stia comportando di merda, non vuole privare Taehyung di sapere che sta bene.

Sto bene?

No-

Jungkook deve trattenere un urlo quando la porta si apre di botto.

«Oh, grazie a Dio.»

Jungkook strizza gli occhi contro gli ultimi raggi di sole che entrano nella stanza. «Jin?»

«Jungkook», sospira Jin. Sembra una visione, come sempre, ma soprattutto adesso, per il modo in cui il tramonto incornicia la sua figura. Indossa anche il camice bianco da dentista, quindi sembra ancora di più un angelo custode stranamente moderno.
«Jungkook, stai bene.»

«Certo che sto bene.»

«Non hai- Taehyung non ha ricevuto un tuo messaggio stamattina e tutti noi abbiamo temuto che-»

«Come mi hai trovato?» chiede Jungkook. «Come hai fatto ad avere la chiave?»

Jin entra, storcendo il naso per lo stato della stanza. Jungkook non lo biasima. Ci sono cartacce e rifiuti ovunque, oltre ad asciugamani sporchi e fazzoletti usati. Jungkook stesso probabilmente non ha un buon odore e il suo vestito del matrimonio è una palla ammucchiata sul pavimento. Almeno indossa i boxer; li ha sciacquati nel lavandino, è il massimo che è riuscito a fare.

Jungkook pensa che se qualcun altro lo avesse trovato in questo stato, si sentirebbe umiliato. Ma Jin, che è sempre così comprensivo, si limita a sedersi sul bordo del letto con un sospiro.

«Sapevo che eri qui fin dall'inizio.»

«Io- cosa?»

«La tua macchina è la mia vecchia macchina, ricordi? Posso ancora accedere all'app per rintracciarla.»

«Inquietante», borbotta Jungkook. «Ma... perché non sei venuto a prendermi prima allora?»

«Perché continuavi a dire a Taehyung che stavi bene? E chiaramente non stai-» Jin lo indica con un gesto e Jungkook ha un po' paura di guardarsi allo specchio per vedere quanto è grave la situazione. «Ma volevi stare da solo. E io stavo solo- ti stavo lasciando i tuoi spazi. Ma poi stamattina non hai mandato alcun messaggio a Taehyung, e lui era nel panico, così quando mi ha chiamato per dirmelo sono dovuto venire a controllare.»

Questo spiega il camice; probabilmente è venuto direttamente dallo studio dentistico.

«Ma come facevi a sapere in che stanza ero?»

«Saresti sorpreso dalla quantità di persone disposte a farsi corrompere.» Jin si passa le mani sul viso. «Penso che tu abbia avuto abbastanza spazio adesso, Jungkook.»

«Jin, non posso tornare.»

«Perché no?»

«Lo sai perché.»

«Per via dei soldi? Tuo padre può riaverli indietro. Ho chiesto a mia madre e mi ha detto che può presentare una richiesta di risarcimento. Si prenderebbe lei la responsabilità del caso, se fosse necessario.»

«Non è- non è per i soldi», sussurra Jungkook, anche se in parte lo è. «È che lei gli ha spezzato di nuovo il cuore, ed è colpa mia.»

«Cosa?»

«Non avrei dovuto farla rientrare nella mia vita. Avrei dovuto mandarla via non appena è tornata.»

«Ma a quel punto si vedeva già con tuo padre», sottolinea Jin. «Che tu l'abbia riaccolta o meno, lei era già tornata nella vita di tuo padre.»

«Ma lui l'avrebbe mandata via se glielo avessi chiesto», gli dice Jungkook. «L'avrebbe fatto, lo so. Farebbe qualsiasi cosa per me.»

«Allora perché non riesci a credere che ti perdonerà?»

Jungkook soffoca un singhiozzo.

Jin gli mette una mano sul ginocchio. «Jungkook, sono tutti preoccupatissimi per te. Anche la famiglia di Taehyung. Negli ultimi otto giorni non abbiamo fatto altro che preoccuparci per te.»

Jungkook si morde il labbro. «Non me lo merito.»

«Invece sì. E so- beh, non posso fingere di sapere cosa stai passando. Ma so che ti piace avere i tuoi spazi e non sta a me decidere quando e come tu debba comunicare i tuoi problemi. Ma Taehyung, tuo padre, tuo fratello, Jimin e Yoongi, tutti loro vogliono solo amarti. Sono terrorizzati dal fatto che tu sia qui da solo. Vogliono solo che torni, Jungkook. Non importa cosa sia successo. E tutto quello che è successo non è colpa tua.»

«Avrei dovuto capirlo», insiste Jungkook, con la voce densa di lacrime. «Sapevo che sarebbe successo qualcosa di brutto, avrei dovuto capire-»

«Non si può prevedere il futuro», interviene Jin. «Non si può. E non si può prevedere come si comporteranno gli altri. Nessuno sapeva che tua madre avrebbe... che avrebbe fatto una cosa del genere. E non è colpa tua se non lo sapevi neanche tu.»

Jungkook scuote la testa. «Tu non capisci.»

«Sono sicuro di no. Ma neppure tutta la compassione del mondo mi impedirà di riportarti a casa adesso.»

«Jin, non puoi

«Invece posso, dal momento che sembra che tu stia per morire», dice Jin, con tono improvvisamente duro. Sospira, le spalle si abbassano. «Capisco che tu stia attraversando un momento difficile, ma niente è abbastanza grave perché tu debba perdere tutti quanti. O che noi perdiamo te.»

Jungkook stringe le lenzuola tra le dita. Sono sudicie e sembrano molto meno bianche di qualche giorno fa. Comincia a notare un leggero odore di muffa che sembra essersi depositato su tutto, Jungkook compreso. La testa gli rimbomba.

«E non credo che tu sia nella posizione di opporti a me per questo», aggiunge Jin con dolcezza. «Ti trascinerò fuori di qui se necessario.»

Lo dice sorridendo, ma Jungkook capisce che lo pensa davvero. Jungkook riflette brevemente sulla sua affermazione. Jin è più alto, certo, ma Jungkook è più forte.

Forse non adesso, però. Non quando il suo stomaco è vuoto, sta sudando e il suo cuore batte troppo velocemente per funzionare come dovrebbe.

«Non posso...» Jungkook fissa il suo grembo. «Non posso permettere che Taehyung mi veda così.»

«Allora torniamo da tuo padre.»

«Non voglio che nemmeno lui mi veda così», sussurra Jungkook, con la voce incrinata.

«Non è nulla che non abbia già visto, no?» lo incalza Jin. «Se c'è qualcuno che vuole prendersi cura di te in questo momento, Jungkook, ti assicuro che quello è tuo padre. Ci siamo dovuti mettere tutti d'impegno per convincerlo a non andare alla polizia.»

Jungkook si contorce le mani. «Come sta Ari?»

«Sta bene. Non hai visto tutti i nostri messaggi? Sta benone. L'unico che non sta bene sei tu, Jungkook. Non capisco-» Jin fa un breve respiro. «So che ti stai dando la colpa di tutto questo, ma non è colpa tua. E prima vai a casa, prima te ne accorgerai.» Dà un colpetto alla gamba di Jungkook. «E non c'è da discutere. O ti alzi e ce ne andiamo, oppure ti ci porto di peso. Scegli tu.»

Jungkook conosce Jin abbastanza bene da sapere che è inutile replicare. E ha bisogno di andarsene da qui. Non vuole tornare a casa, ma non è sicuro di volerci tornare neppure in futuro.

Non meriti neppure di tornare a casa.

«Jungkook?»

«Eh?»

«Stai... stai bene?»

Jungkook sbatte le palpebre, fissando Jin. «Sì.»

«Perché hai fatto così.» Jin lo imita, scuotendo bruscamente la testa, come se stesse cercando di togliersi qualcosa dalla faccia. O forse un pensiero orribile dalla testa.

«Ho solo bisogno di bere, credo», mugugna Jungkook.

«Ok. Vestiti, ti porto dell'acqua.»

Jin esce dalla stanza e si chiude la porta alle spalle con un leggero clic. Jungkook non ha il tempo di elaborare un piano di fuga; non è comunque sicuro di voler fuggire. Quindi si alza dal letto e si trascina in bagno per rimettersi la camicia e i pantaloni. Si chiede se Taehyung avesse in mente di fare qualcosa con i loro vestiti del matrimonio, ma probabilmente ormai è troppo tardi. Lo porterà comunque con sé.

Gli sembra di stare per cadere mentre si veste, ma riesce ad appoggiarsi al lavandino. Si getta un po' d'acqua sul viso, ma guardarsi allo specchio è qualcosa che al momento non gli va di fare. Sente i capelli aggrovigliati e probabilmente assomiglia un po' a un animale selvatico.

Jin rientra proprio mentre sta uscendo dal bagno e il suo sguardo è sofferente quando si accorge che Jungkook non ha portato nulla con sé. Jungkook prende il suo nuovo caricabatterie del telefono e se lo infila in tasca, insieme ai fiori ormai appassiti. Il fermaglio di sua madre gli luccica davanti agli occhi e la sua mano freme per afferrarlo.

Ma gira i tacchi ed esce.

Quando arrivano al parcheggio, Jungkook respira aria fresca per la prima volta dopo parecchi giorni e rimane un po' sconvolto nel vedere chi c'è accanto all'auto di Jin. Anche Jin sembra un po' scioccato, ma soprattutto arrabbiato.

«Cosa ci fai qui?»

Jungkook barcolla mentre un'ondata di vertigini lo travolge. Jin si muove con una rapidità accecante, sblocca l'auto e apre la portiera del passeggero prima di spingere Jungkook dentro con delicatezza, ma anche con fermezza. Apre la bottiglia d'acqua e la porge a Jungkook.

«Bevi.»

«Sta bene?»

Le labbra di Jin si storcono in una smorfia mentre si raddrizza di nuovo. «Ti interessa?»

Namjoon si sposta dall'altro lato dell'auto. «Certo che mi interessa.»

«Davvero? Perché non sembrava affatto che t'importasse quando avete organizzato quella specie di- di sermone

«È proprio per questo che volevamo parlargli-»

«Che ci fai qui?» sbotta Jin. «Solo perché ti ho detto che stavo venendo qui non significa che dovevi seguirmi.»

«Cos'altro avrei dovuto fare? Non rispondi alle mie chiamate.»

«Sì, e per una ragione! E te l'ho detto solo perché tu potessi aiutare Taehyung a tranquillizzarsi.»

«Un altro che non risponde alle mie chiamate», borbotta Namjoon.

«E non ti sei chiesto come mai, Joon?» chiede Jin. Jungkook beve piccoli sorsi d'acqua, con i crampi allo stomaco. «Ti sei comportato come una gigantesca testa di cazzo.»

«Lo so. Questo lo so.»

«Quindi non credere di poterti presentare qui, scusarti con me e pensare che andrà tutto bene-»

«Non è così. Sono qui per parlare con Jungkook.»

Jin fissa Namjoon per un attimo. «Oh, quindi non vuoi scusarti con me?»

«No, Cristo, Jin, non è quello che intendevo e lo sai-»

«Non posso affrontare di nuovo questa situazione», annuncia Jin, alzando le mani. Di solito Jungkook adora i drammi di Jin, ma in questo momento sono un po' un impiccio. Mette una mano sul braccio di Jin.

«Puoi darci un secondo?»

«Posso- sei sicuro? Non devi per forza parlargli se non vuoi. Considerando quello che ha fatto.»

«Jin, va tutto bene.» Jungkook è troppo stanco per trovare la forza di arrabbiarsi. Tutto quello che ha detto Namjoon era comunque la verità. È anche un po' curioso di sapere se Namjoon abbia intenzione di dire, come suo solito, "te l'avevo detto".

Jin sospira e borbotta qualcosa sottovoce prima di tornare verso il motel. Jungkook si accorge che è furioso, ma è contento di avere un amico al suo fianco.

Anche se non te lo meriti.

«Jungkook, devo chiederti scusa.» Namjoon si accovaccia per poter guardare Jungkook negli occhi. Jungkook cerca di non mostrare imbarazzo; Namjoon, tra tutti quelli che sono vicini a Taehyung, è sempre stato il più intimidatorio. Forse perché è il più equilibrato, e Jungkook sente di non essere all'altezza, almeno non in termini di stabilità mentale. Jungkook si chiede se questo sia un termine di paragone per le persone. Probabilmente no.

Perché tu sei fuori di testa.

«Avevi ragione», dice. «Non devi scusarti.»

«Non avevo ragione-»

«Avevi ragione. Eravate tutti preoccupati per il fatto che Taehyung volesse sposarmi. Perché non sono stabile. E io- cazzo, non lo sono, Joon. Avevate ragione. Ho bisogno di un aiuto serio, e sto trascinando Taehyung giù con me e-»

«Senti, forse ho ragione sul fatto che hai bisogno di aiuto. D'accordo. Ma io- noi- tutti noi abbiamo sbagliato a pensare che non dovresti stare insieme a Tae.»

Jungkook studia la guancia di Namjoon, incapace di incontrare il suo sguardo. Namjoon potrebbe dire queste parole solo perché Taehyung, il suo bellissimo e testardo fidanzato (marito), non gli parlerà fino a quando non lo farà.

«E io non- questo non è a causa di Tae», dice Namjoon, come se avesse appena letto nella mente di Jungkook. «Cioè, lo è, ma non... come posso dire...» Rimane in silenzio per un lungo momento. Quando parla di nuovo, lo fa con un tono dolce che fa venire un groppo in gola a Jungkook. «So che conoscevi Tae prima che sua nonna morisse, e poi lo hai conosciuto dopo. Ma so anche che... nel periodo tra l'uno e l'altro, tu non c'eri. E non è colpa tua, ma credo che... è difficile, perché tu lo conosci meglio di chiunque altro adesso. Non dico il contrario. Ma non eri presente quando stava elaborando la perdita e sono sicuro che non ti abbia mai parlato di quei giorni.»

Jungkook scuote la testa. Taehyung non l'ha fatto. Tutto quello che sa di quei due mesi di lontananza è che Taehyung stava affrontando il lutto. C'era quando si sono messi insieme, e c'è ancora oggi. Ma non conosce i dettagli di quando la ferita era ancora fresca.

Namjoon deglutisce a fatica. «Era davvero terribile. Facevamo tutti i turni per dormire con lui, perché se era solo si svegliava urlando. E a volte lo faceva comunque, anche se eravamo lì. E c'erano giorni in cui non riusciva nemmeno a parlare, perché piangeva così forte da restare senza voce. Ancora oggi, Jungkook, non ho mai visto qualcuno con il cuore così a pezzi, ed è stato- ci ha ferito tutti nel profondo il fatto che, tra tutti, fosse proprio Tae. Perché sai com'è, di solito è così- così raggiante. E anche lui ha i suoi momenti, certo, ma noi- è semplicemente una persona d'oro. E non era giusto che dovesse soffrire così tanto. E credo che... con tutto quello che è successo di recente, e quel poco che abbiamo visto di voi, eravamo così preoccupati di proteggerlo da quel dolore che abbiamo perso di vista il fatto che anche tu sei una persona d'oro.»

Jungkook sente le lacrime pizzicargli gli occhi. Non lo sono.

«Mi dispiace molto per quello che abbiamo fatto», dice Namjoon, con un'espressione seria. «E so che chiederti scusa non è abbastanza, ma volevo solo dirti che tutto quello che abbiamo detto non era giusto. Non- non volevamo far del male a te o a Tae, ma credo che- quello che è successo in passato ci abbia resi ciechi.» Namjoon sospira. «Non è una scusa. Non lo è; Jin ha ragione quando dice che mi sono comportato come un pezzo di merda. Lo siamo stati tutti. E sono sicuro che quando rivedrai gli altri vorranno scusarsi anche loro- ne abbiamo parlato dopo il matrimonio e... ti ho già detto che mi dispiace?»

Jungkook sbuffa una risata incolore. «Va tutto bene.»

«No, non va tutto bene.»

«È- è tutto ok», insiste Jungkook. «Ti perdono, Joon. Possiamo semplicemente metterci una pietra sopra.»

«No, dai. Non fare come Tae adesso.»

«Come Tae?»

«Non puoi nascondere tutto sotto il tappeto», spiega Namjoon. «Abbiamo- abbiamo fatto più male che bene. In realtà non abbiamo fatto bene proprio a nessuno. Soprattutto non prima del matrimonio. Ma abbiamo parlato dopo il pranzo con lui e non volevamo- Scusami. Mi dispiace, ho detto che non era una scusa. Ma davvero, Jungkook, non... Quello che abbiamo fatto è sbagliato. Quello che abbiamo- quello che ho detto è sbagliato.»

«Ma è vero.»

«Questo non significa che sia giusto.»

Jungkook si morde il labbro, riflettendo. «Vuoi davvero farti perdonare?»

«Più di ogni altra cosa. Tutti noi lo vogliamo.»

«Vai a vivere con Jin.»

«Cosa?»

«Vai a vivere con Jin. So che avete litigato per questo.»

Namjoon sospira, pizzicandosi il ponte del naso. «Non è così semplice-»

«Lo è, in realtà. Lui ti ama, tu lo ami. E, mi dispiace dirtelo, ma il suo lavoro è molto più importante del tuo. È un dentista, non può semplicemente cambiare studio, e poi senti, forse è un po' strano che lui ci tenga così tanto, ma secondo me hai accettato la cosa quando hai iniziato a uscire con lui-»

«Mi piace il fatto che sia strano», borbotta Namjoon, e Jungkook non riesce a trattenere un sorriso.

«Bene. Ma dico solo che non si può sempre... bisogna incontrarsi a metà strada. So che sta cercando di lavorare di meno.»

«Cosa?»

«Non- Non ti ha detto che vuole venire con te in tournée?»

Namjoon sbatte le palpebre. «Davvero?»

Jungkook sbatte le palpebre di rimando. Forse Jin gli aveva rivelato di non averlo ancora detto a Namjoon. Non riesce a ricordare. «Sì, perché ti ama. Io sono un idiota, ma tu- credo che tu sia un idiota livello pro.» Fa una smorfia. «Scusa.»

«No, io- me lo merito.» Namjoon sospira. «Solo che- andare a vivere con lui mi preoccupa-»

«Se quel pesce impagliato ti dà così fastidio, lo stacco e lo brucio.»

Namjoon sorride in modo rigido. «Odio quel pesce. Ma no, è solo che- se vado a vivere con lui ho paura che si renda conto che...» Si volta a guardare Jin, che gli sta lanciando occhiate letali dal marciapiede. Ma nonostante ciò, Jungkook potrebbe notare a un miglio di distanza che è comunque innamoratissimo di Namjoon. La sua postura si ammorbidisce e la maschera del simpatico e socievole uomo d'affari scivola via appena un po', quando Namjoon lo guarda.

«Che?»

«Che non ha bisogno di me.»

«Cosa?»

«Che non ha bisogno di me», ripete Namjoon, un po' agitato. «Cazzo, Jungkook, voglio dire- hai visto Jin? Se la cavava benissimo da solo prima e sono sicuro che lo farà di nuovo.»

«No, in realtà.» Jungkook alza gli occhi al cielo, un po' infastidito. Non si aspettava di dover spiegare le emozioni umane mentre è nel bel mezzo di un crollo mentale. Beve un altro sorso d'acqua per cercare di lenire il dolore alle tempie. «Si sentiva davvero solo, cazzo. Ma ora ha te e non lo è più. Anche se lo fai impazzire, e a quanto pare è così.»

Namjoon aspetta che lui approfondisca, quindi cerca di pensare a qualcos'altro da dire.

«Senti, sono sicuro che avete un bel po' di casini da mettere a posto, ma io non- non sarà per colpa mia. Parlagli sinceramente, ok? Potete risolvere la questione del trasloco e del lavoro, devi solo dirgli come ti senti. Smettila di stare in silenzio. Io ne so qualcosa; le cose vanno molto meglio quando ne parli.»

Non tagliarmi fuori.

Jungkook beve un altro sorso d'acqua. Gli viene la nausea a sapere che ha appena tenuto a distanza Taehyung per più di una settimana.

«Uh- Joon?»

«Sì.»

«Chi- chi è rimasto con Taehyung? Hai detto che non rispondeva alle tue chiamate.» Jungkook non vuole che Taehyung sia solo. E Dio sa che stare con Yeontan non conta, anche se Taehyung sarebbe pronto a sostenere il contrario.

«Hobi, a volte. E Mutande di Merda. Anche se Taehyung è ancora arrabbiato con loro, ma credo che in fondo sappia che non sono stati loro a causare tutta questa faccenda.»

Jungkook si sente strano nel vedere le guance rosse di vergogna sul viso di Namjoon. «Puoi promettermi una cosa? Per Taehyung?»

Namjoon incontra il suo sguardo. «Qualsiasi cosa.»

«Se-» Jungkook deglutisce. «Se dovesse mai accadere qualcosa, a me o tra me e lui o... se dovesse mai- se dovesse mai tornare a stare come mi hai detto che è stato in passato... se succede e io non ci sono-»

«No, Jungkook; abbiamo commesso un errore a dire che-»

«Se», lo interrompe Jungkook, «se dovesse succedere e io non ci fossi, promettimi che ti prenderai cura di lui.»

«Sì, certo.»

«Io credo», dice Jungkook lentamente, soppesando le parole, «che voi teniate davvero a lui. Tutti voi. E mi ha fatto davvero... male sentire che avete dubitato di quello che io e Taehyung abbiamo costruito. Perché significa molto per me. Taehyung significa tutto per me. E per qualche folle, incomprensibile ragione, io sono tutto per Taehyung. E capisco perché eravate preoccupati. Lo capisco. E avete ragione, perché sono fuori di testa-»

Namjoon si acciglia. «Jungkook-»

«No, lo sono. Non merito di stare con lui, lo so-»

«Aspetta, non è-»

«Va bene, Namjoon. È tutto ok. Risolvi le cose con Jin e siamo a posto.»

Namjoon si acciglia ancora di più. Jungkook non è del tutto certo del perché. Non merita Taehyung. Lo sanno tutti. Probabilmente lo sa anche Taehyung, ma è troppo buono per ammetterlo.

«Io-» Jungkook si sforza di scendere dall'auto, aggrappandosi alla portiera per sollevarsi dal sedile e alzarsi in piedi. Namjoon indietreggia per lasciargli un po' di spazio, allungando una mano per sostenerlo quando vacilla. «Io vado a mettermi lì, Jin viene qui e voi due potrete parlare di tutto quanto.»

«Jungkook, io non-» Namjoon fa un gesto impotente. «Cosa gli dico?»

«Che lo ami? Merda, Namjoon, è il tuo ragazzo. Lo capirai.»

«Ho paura.»

Jungkook scrolla le spalle. «Anche lui.»

Scrolla il braccio dalla presa di Namjoon e inizia ad attraversare il parcheggio. Quando una folata di vento gli scuote i vestiti, inspira un po' del suo odore e la situazione non è delle migliori. Ha un disperato bisogno di farsi una doccia.

Jin lo guarda con sospetto quando si avvicina. «Che cosa ti ha detto?»

«Dovrai andare a chiederglielo.»

Jin sbuffa una risata sarcastica. «Col cazzo.»

Anche da questa distanza, Jungkook può vedere l'espressione supplichevole di Namjoon. «Ascoltalo, almeno.»

«Perché?»

Jungkook si morde il labbro. «Perché... non lo so. A volte non meritiamo di essere perdonati, ma le persone ci perdonano comunque. Non starei con Taehyung se non fosse così.»

«Non so se ci riesco, però», dice Jin. «Io non sono Taehyung.»

«Nemmeno io», risponde Jungkook, «ma sto cercando di esserlo. Almeno in questo. Forse puoi provarci anche tu. Lui ti ama davvero, Jin. È riservato al riguardo e non- forse non lo dà sempre a vedere, ma vuole provarci. Penso che se qualcuno ha dato a me una possibilità, la merita anche lui.»

«Anche se ti ha fatto qualcosa di assolutamente orribile.»

«Io ho fatto di peggio.»

L'espressione di Jin si addolcisce. «Jungkook...»

Jungkook si accorge di avere gli occhi pieni di lacrime solo quando se li tampona con il dorso della mano. «Sto bene. Vai a parlare con Joon. Io vado a casa.»

Jin socchiude gli occhi. «Sei in grado di guidare?»

«Mhmm.» Forse no. Ma ha anche bisogno di uscire da questo stupido parcheggio, e non pensa che dovrebbe rimanere qui a guardare qualunque cosa accadrà tra Jin e Namjoon, in un modo o nell'altro.

«E come faccio a essere sicuro che andrai a casa?» chiede Jin. Jungkook a volte dimentica quanto possa essere intimidatorio, ma il modo in cui solleva il sopracciglio in questo momento fa accelerare il battito cardiaco di Jungkook.

Ma mentre risponde sente una profonda stanchezza attraversare il suo corpo.

«Perché non ho un altro posto dove andare.»

Jin sembra voler dire qualcosa, ma Jungkook lo stringe in un abbraccio prima che possa farlo. «Grazie per avermi dato spazio», farfuglia, improvvisamente timido. «E grazie per essere venuto a prendermi.»

Jin annuisce quando si allontana. «Di nulla. Mandami un messaggio quando sei a casa, ok? E se ti senti male accosta e ti vengo a prendere.»

«Va bene.»

«Promesso?»

«Promesso.»

«Mi prometti un'altra cosa?»

«Sì.»

«Quando torni a casa», dice Jin, allungando la mano per toccare le punte dei capelli di Jungkook, «fatti una doccia.»

Jungkook alza gli occhi al cielo.

Quando sale in macchina ed esce dal parcheggio, Namjoon e Jin sono seduti sul marciapiede, e Jungkook è contento di vedere Namjoon che parla a raffica e gesticola con le mani. Spera che riescano a risolvere la questione e, se per qualche motivo non ci riuscissero, almeno ci avranno provato.

È contento che Jin si sia distratto, perché in tutta onestà non dovrebbe essere al volante di un'auto in questo momento. Ma ora che ha deciso di tornare a casa, non vuole aspettare un secondo di più.

Non te lo meriti, gli dice quella voce. Anche se ti vogliono ancora bene, non lo meriti.

«Lo so.»

Quella voce lo segue fino a casa, sciorinando il suo miglior repertorio. Cose tipo non meriti queste persone, è colpa tua e il classico dei classici: hai mandato tutto a puttane, Jeon.

Anche se tecnicamente ora il suo cognome è Kim.

La voce diventa particolarmente cattiva quando gli ricorda che ha trascorso la prima notte di nozze da solo nella squallida stanza di un motel.

Quando Jungkook ha ordinato al suo cervello di "guidare verso casa", non era del tutto sicuro di quale casa intendesse. Ma si ritrova a svoltare in una strada familiare, e all'improvviso ecco la villetta con la porta verde, la familiare cassetta della posta, il vialetto e il garage che ha ancora l'ammaccatura di quando ci è andato a sbattere contro con la bicicletta all'età di undici anni.

Accosta e parcheggia, abbandonandosi a un sospiro. La sensazione è quella dell'ultima volta. Quando lui e suo padre passarono un lungo sabato a sgomberare il suo appartamento, quello che non poteva più permettersi dopo essere stato costretto a pagare tutte le spese legali, e poi tornarono a casa con entrambe le loro auto stracolme. Auto che Jungkook ha dovuto vendere poco tempo dopo. L'ultima volta gli era sembrato di ammettere un fallimento, trasferendosi di nuovo a casa di suo padre. Ammettere che non era abbastanza forte per gestire quello che era successo. E non lo era.

E non lo è nemmeno adesso, per quanto ci abbia provato. Solo che adesso è diverso, perché tutto quello che è successo stavolta è un problema che si è creato con le sue mani.

E anche se non merita l'amore che la sua famiglia nutre per lui, il minimo che può fare è tranquillizzarli dimostrando loro che sta bene.

Beh, forse non sta bene.

È vivo.

Jungkook scende dall'auto prima di poterci ripensare.

Non ha le chiavi di casa; sono nel suo appartamento. Ora che non vive più qui e non torna più così spesso a casa di suo padre, non se la porta dietro ovunque.

Quindi alza la mano e bussa alla porta, spostando nervosamente il peso da un piede all'altro mentre aspetta.

Sente la maniglia girare e alza lo sguardo appena in tempo per vedere suo padre aprire la porta. Jungkook non sa cosa dire, così rimane immobile. Suo padre sembra più vecchio di quanto non sia mai stato, ma quando vede Jungkook, è come se fosse ringiovanito di dieci anni.

«Jungkookie.»

«Mi dispiace, papà-»

Suo padre lo stringe in un abbraccio e Jungkook soffoca un singhiozzo contro la sua spalla.

«Grazie a Dio stai bene.»

«Mi dispiace.»

«No, non dire così», mormora suo padre. Sembra che non gli importi che Jungkook puzzi come un cassonetto o che i suoi capelli siano un nido di topi. Abbraccia Jungkook come se fosse la cosa più importante del mondo e Jungkook trema per quanto si sente amato. «Non dire così, Jungkookie. Sei a casa, è l'unica cosa che conta per me. Sei a casa.»

Jungkook si aggrappa a lui con tutte le sue forze e suo padre non allenta la presa nemmeno per un secondo. È difficile per Jungkook ricordare perché mai abbia deciso di scappare, quando suo padre sembra sempre sapere la cosa giusta da dire o da fare per aiutarlo a superare qualunque cosa.

Perché non te lo meriti, cazzo.

Jungkook si tira indietro con un colpo di tosse grassa, e suo padre scruta il suo viso mentre tenta di scostargli i capelli dagli occhi. «Dove sei stato?»

«Sono stato- sono stato in un motel.»

«Eri al sicuro?»

Jungkook annuisce.

«Jin è riuscito a trovarti.»

Jungkook annuisce di nuovo.

«Sono stato tanto in pensiero per te, figliolo.»

«Mi dispiace.»

«Non è colpa tua.»

Lo è. È tutta colpa mia.

«Vuoi che chiami Taehyung?» chiede suo padre. «È a casa vostra adesso. Pensavamo- io e lui speravamo che tu tornassi qui oppure lì.»

Jungkook si morde l'interno della guancia. «Possiamo- solo io e te, per un po'?»

«Certo.»

Jungkook solleva il pugno. «Jeon.» La parola gli si blocca in gola.

Suo padre sembra sul punto di piangere, e Jungkook prova la stessa sensazione. «Jeon.»

Dopo che sono entrati, Jungkook si ferma in cucina, non sapendo cosa fare.

«Hai fame?» chiede suo padre. «Sei stanco? Magari un caffè?»

«Una doccia», decide Jungkook, ricordando la promessa che ha fatto a Jin. «Ho davvero bisogno di una doccia.»

«La possiamo fare. Certamente.»

Si ritrova al piano di sopra meno di cinque minuti dopo, con l'acqua che scorre e qualche asciugamano appoggiato sul bordo del lavandino.

«Ti prendo dei vestiti», dice suo padre. Poi accarezza la guancia di Jungkook con un'espressione accigliata. «E credo che tu debba mangiare qualcosa.»

«Ok.»

«Ok. Ti rimetterai in sesto in men che non si dica, Jungkookie. Te lo prometto.»

Jungkook spera ardentemente che sia vero.

Eppure, durante la doccia, riesce ancora a sentire quella voce; neppure il getto d'acqua riesce a fermarla. È colpa tua è colpa tua è colpa tua.

Lo so.

Fa probabilmente la doccia più lunga della sua vita, sfregando ogni centimetro di pelle fino a farla diventare rossa e screpolata, ma almeno si sente più pulito. Suo padre gli ha lasciato un paio di vecchi pantaloni della tuta e una maglietta che è stata lavata così tante volte che la grafica è ormai sbiadita. Gli sembrano adatti e, entrando nella sua vecchia camera da letto, trova suo padre che sta sistemando un paio di lenzuola pulite.

«Ehi, papà?»

«Sì, figliolo.»

Jungkook solleva la spazzola per capelli che ha preso dall'armadietto del bagno. «Ho bisogno di una mano.»

È riuscito a lavarsi i capelli abbastanza bene, ma spazzolarli è un'altra storia. C'è un grosso nodo ingarbugliato sul retro che non è sicuro di riuscire a sciogliere, e non è ansioso di provarci. Suo padre ha sempre avuto le mani delicate, sia per spazzolargli i capelli che per medicargli tagli e graffi.

«Certo.» Suo padre si siede sul bordo del letto e fa cenno a Jungkook di avvicinarsi. Dopo avergli passato la spazzola, Jungkook lascia che gli occhi gli si chiudano. Un attimo dopo il palmo della mano di suo padre gli sfiora la fronte e poi brevemente le guance. «Sei molto caldo, Jungkookie.»

«Ho fatto la doccia bollente», sospira Jungkook.

Poi non dice più nulla, e sente suo padre inspirare, pronto ad aggiungere qualcosa. Ma poi Jungkook sente la spazzola scivolare tra i suoi capelli e si abbandona al silenzio.

Suo padre procede lentamente, spazzolando le ciocche libere lontano dalla parte più difficile sulla nuca. La pettina ogni tanto, tirando fuori altre ciocche aggrovigliate da districare con colpi leggeri come piume. È un processo lungo. Jungkook pensa che siano passati circa venti minuti prima che suo padre sospiri leggermente.

«Forse dovremmo rasarli a zero.»

Jungkook scoppia a ridere.

«Tanto vale», lo prende in giro suo padre. «Abbiamo già tutte le foto del matrimonio.»

Metà delle foto del matrimonio. Nessuna del ricevimento. Visto che non ne hanno avuto uno.

Ma Jungkook si limita a ridere. «Penso- sì, penso- che Taehyung probabilmente ne rimarrebbe sorpreso-»

«Sorpreso è un eufemismo.» Jungkook ride ancora di più, piegandosi in due per riprendere fiato. La mano di suo padre gli strofina la schiena. «Buffo, eh?»

«Sì, cazzo- scusa per la parolaccia- è solo che- wow-»

«Credo che ormai ti sia concesso di imprecare davanti al tuo vecchio... Jungkookie?» La mano di suo padre si blocca. «Jungkook? Stai bene?»

«È solo molto- troppo divertente-»

«Non credo che tu stia più ridendo, tesoro.»

Oh?
Oh.
Sta piangendo.
Anzi, sta singhiozzando.

«Papà-»

Suo padre scende dal letto e si inginocchia di fronte a lui sul pavimento, cullandogli il viso con le mani. «Ehi, ehi, ehi. Jungkook, che succede?»

«Non posso- non-» Si interrompe con un'altra ondata di singhiozzi, bruschi e rauchi, in contrasto con le lacrime che gli scorrono sulle guance. «Papà, non si ferma.»

«Cosa non si ferma?»

«Non riesco a farla smettere.»

«Far smettere cosa?»

«La- la- non si ferma- la voce non si ferma-»

È colpa tua è colpa tua è colpa tua è colpa tua è colpa tua è colpa tua.

«La voce? Quale voce?» Suo padre gli passa i pollici sulle guance. «Jungkookie, dimmi cosa c'è che non va.»

«È colpa mia, papà; è tutta colpa mia-»

«Che cosa?»

«Tutto!»

«Oh, Jungkook...» Suo padre lo stringe al petto. «Non è vero. Non è colpa tua, te lo giuro.»

«Se n'è andata ed è colpa mia e-»

«No.»

«E ho spinto Ari giù dalle scale e-»

«Jungkook, non l'hai spinta giù dalle scale; è stato un incidente-»

«Per colpa mia

«No, no, non per colpa tua. È stato un incidente e basta. E ora sta bene, il bambino sta bene-»

«Hyun», ansima Jungkook. «Hyun mi odia adesso.»

«Jungkook, cosa ti fa pensare che tuo fratello possa odiarti? Posso chiamarlo adesso e te lo dirà lui stesso. Si è strappato i capelli mentre aspettavamo che tu tornassi a casa.»

«Mi dispiace!» singhiozza Jungkook. «Papà, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace-»

«Jungkookie», lo tranquillizza il padre, «respira. Devi calmarti.»

«Non posso- è colpa mia e non posso- non merito Hyun o Ari o te o- o- o Taehyung-»

«Chi ti ha detto questo?» chiede suo padre, e Jungkook può sentire il dolore nella sua voce. «Tu meriti tutto l'amore che ricevi.»

«No, non è vero», insiste Jungkook. Il respiro gli si blocca in gola mentre soffoca un altro singhiozzo. «Non è vero, papà. Sono matto da legare.»

Suo padre scuote la testa. «Non è vero. Qualunque voce tu senta, qualunque cosa dica, non è vera. Tutti noi ti vogliamo bene, Jungkookie. Io ti voglio bene, e anche se pensi di non meritarlo, non smetterò mai di volerti bene.»

«Perché?»

«Perché sei mio figlio. Ti ho amato nel momento in cui ho saputo della tua esistenza, e non mi servivano altre ragioni. E non mi servono tuttora.»

Jungkook singhiozza, con il petto che si alza e si abbassa sempre più veloce. Non sa più cosa pensare che sia reale. Pensa che suo padre creda in quello che dice. Che amerà Jungkook per sempre, a prescindere da tutto. Ma quella stupida voce del cazzo gli dice che no, è solo questione di tempo prima che Jungkook combini qualcosa di talmente grave da non poter più rimediare. E anche se questo non dovesse mai accadere, la voce gli dice che sarà doppiamente colpa sua. Perché i suoi amici e la sua famiglia hanno amato una persona così orribile.

«Jungkookie... Jungkookie, credo che tu abbia la febbre.»

«Cosa?» Jungkook si asciuga gli occhi, ma è inutile, vista la velocità con cui le sue lacrime si riformano. «Cosa?»

«Sei troppo caldo», dice suo padre dolcemente. Jungkook sente le labbra di suo padre sulla fronte, mentre gli controlla la temperatura come faceva quando era piccolo. «Credo che tu sia ammalato. Hai bevuto dell'acqua?»

Jungkook ripensa soprattutto agli ultimi giorni. Scuote la testa.

C'è una pausa. «Hai bevuto?»

Jungkook ci mette un attimo a capire che suo padre si riferisce all'alcol. Scuote di nuovo la testa. Il sollievo sul volto di suo padre è palese, e Jungkook ne rimarrebbe ferito se non ricordasse quello che ha detto tre anni fa. Dopo aver raccontato tutta la sua storia a Taehyung, si erano ubriacati così tanto che lui era rimasto a dormire lì fino al mattino seguente. Poi suo padre aveva chiamato la polizia e aveva confessato a Jungkook di aver avuto il terrore che si facesse del male da solo.

«Dovresti cercare di riposare un po'», decide suo padre. «Ti porto dell'acqua.»

Bacia la fronte di Jungkook prima di alzarsi. Jungkook resiste circa cinque secondi dopo che è uscito dalla porta.

«Papà!»

Jungkook non riesce a reggersi in piedi, a causa del pianto e probabilmente della febbre, perciò si aggrappa al muro. Suo padre si gira, dopo aver fatto appena qualche passo nel corridoio.

«Papà, io- non andartene.»

«Non me ne vado», promette suo padre. Jungkook non sa se il fatto che suo padre non appaia nemmeno turbato da questa ridicola richiesta sia perché è un buon genitore, o se sia solo incredibilmente triste. È tornato al punto in cui era tre anni fa, quando finiva per dormire nel letto di suo padre dopo un incubo, non riuscendo a stare da solo. «Ti prendo solo un bicchiere d'acqua.»

«Vengo anch'io.»

Suo padre sembra voler soprassedere, ma Jungkook preferisce incespicare fino alla cucina piuttosto che aspettare da solo nella sua vecchia stanza. Suo padre è abbastanza gentile da offrirgli il braccio quando Jungkook lo raggiunge, ed è ancora più gentile da non fare commenti sulla forza con cui Jungkook lo stringe.

Prendono il suo bicchiere d'acqua e fanno un'altra sosta in bagno, in modo che suo padre possa inumidire un panno. Jungkook scivola sotto le coperte dopo aver bevuto acqua a sufficienza, che lo aiuta a lenire la gola. Piange ancora un po', ma le lacrime gli scivolano sul viso in modo così impercettibile che quasi non se ne accorge.

Suo padre se ne accorge, naturalmente, e prima di stendere il panno sulla fronte di Jungkook gli asciuga delicatamente le guance bagnate.

«Devi solo riposare un po'», lo rassicura suo padre. «Possiamo parlare quando ti sentirai meglio.»

«Papà.»

«Hmm?»

«Resta qui.»

«Lo farò.»

«E per favore- per favore, non voglio che Taehyung mi veda.»

Suo padre stringe le labbra, evidentemente contrariato. «Ok.»

«Mi dispiace tanto.»

«Oh, Jungkookie», sospira suo padre. «Tu, più di tutti noi, non hai nulla di cui dispiacerti.»

«Ho ancora dei nodi nei capelli.»

«Lo so. Li sistemeremo quando starai meglio.»

«Me lo prometti?»

Suo padre si siede sul bordo del letto. «Promesso. Sistemeremo tutto.»

Rimbocca le coperte a Jungkook prima che possa pensare bene a cosa intenda davvero con "tutto".

Pensa che la febbre gli duri circa un giorno. Ogni volta che si sveglia, suo padre è seduto accanto al suo letto, e l'unica volta che non lo è sta entrando dalla porta con una zuppa fatta in casa. Jungkook si sente di nuovo come se avesse otto anni, con suo padre che si prende cura di lui. Ma se deve essere sincero con se stesso, è proprio di questo che ha bisogno.

Suo padre sembra capirlo. Quando Jungkook si sveglia nel cuore della notte, suo padre è lì. E quando Jungkook non riesce a riaddormentarsi, scendono al piano di sotto a guardare le repliche di terribili quiz televisivi finché non si addormenta sul divano, con la testa appoggiata sulla spalla di suo padre.

Non parlano molto; non lo fanno mai, in momenti come questo.

Al mattino è ancora bollente, ma si sente abbastanza bene da fare un'altra doccia e cambiarsi i vestiti. Il cibo non gli va molto a genio, ma riesce a fare colazione e a bere tutta l'acqua che riesce a mandare giù prima di dire a suo padre che vomiterà se gliene darà ancora.

Solo quando torna al piano di sopra, mettendosi a letto per un altro pisolino, trova il coraggio di porre la domanda che aveva in mente da quando si è trascinato fino alla porta d'ingresso.

«Papà?»

«Hmm.»

«Sai... dov'è la mamma?»

Suo padre gli prende la mano prima di rispondere. «Non lo sappiamo.»

Jungkook sente lo stomaco sprofondare. «Non lo sapete.»

«No.»

«Avete- avete chiamato la polizia?»

«No.»

«Cosa- papà, devi-»

«Mio figlio era scomparso», dice suo padre con dolcezza. «E credo che la polizia avrebbe voluto indagare prima su questo, se li avessi chiamati.»

Ci siamo dovuti mettere tutti d'impegno per convincerlo a non andare alla polizia.

«Io- mi-»

È colpa tua è colpa tua

«Inoltre», sospira suo padre, «non credo che avrei molto da cui attingere in termini di accusa. Tecnicamente non è stato commesso un reato, non uno dimostrabile.»

«Ma ha rubato tutti i tuoi soldi-»

«Non li ha rubati», dice il padre. «Ha fatto semplicemente accesso al mio account e ha fissato un appuntamento per un prelievo in contanti, poi probabilmente è andata in banca e li ha presi.»

«Come ha potuto farlo?»

«Sono sicuro che ha mentito e ha detto loro che era ancora mia moglie.»

Jungkook si acciglia. «Che vuoi dire?»

«Jungkookie, il conto da cui ha preso quei soldi era un nostro conto in comune. Di quando eravamo sposati.»

«Oh.» Jungkook storce il naso, ancora confuso. «In che senso?»

«Quando abbiamo avuto te e Junghyun, abbiamo creato un conto comune», spiega suo padre. «Lo usavamo per pagare cose come la casa e l'assicurazione, e risparmiavamo per i vostri fondi universitari. Quando abbiamo divorziato ho messo delle restrizioni specifiche su quel conto, in modo che quando uno di noi due voleva fare un prelievo doveva fornire la prova fisica che quei fondi erano destinati ad acquisti specifici. Ricordi quando ti chiedevo di inoltrare le e-mail con le bollette delle tasse universitarie?»

Jungkook annuisce. Quando era all'università, suo padre era molto esigente nel chiedergli le copie di tutto ciò che riguardava i suoi studi, dai contratti di affitto alle spese per i libri di testo.

«Dopo la tua laurea, li ho rimossi. Non c'era più motivo di tenerli, e a quel punto non avevamo più notizie di tua madre da anni. Quando è tornata ho cambiato le credenziali, ovviamente. Ma io... beh. Normalmente non ti viene in mente di dover fare altro, no?»

Jungkook fa un sorriso tremante per non piangere.

«Va tutto bene», dice suo padre con dolcezza. «Jungkookie, quello che è successo non è colpa tua. E andrà tutto bene. Tua madre ha rubato quei soldi, ma non è mica l'unico conto che ho.»

«Cosa?» Jungkook tira su col naso, tamponandoselo con la mano. «Non lo è?»

Suo padre gli porge un fazzoletto. «Certo che no. Ne ho uno per la pensione, uno per gli investimenti, uno che tengo fermo a maturare interessi», elenca suo padre, contandoli sulle dita.

«Davvero?»

«Sì. E ne ho aperto anche uno per quando Yuna andrà all'università, ma non dirlo a Junghyun.»

«Junghyun- aspetta, ma Hyun ha detto che la mamma ha preso- che ha preso tutto.»

Suo padre alza gli occhi al cielo con aria intenerita. «Tu e tuo fratello dovete iscrivervi a un corso accelerato di gestione delle finanze.»

«Quindi non sei- quindi hai ancora dei soldi?»

«Sì. E quello che ha preso, beh, dovrò approfondire la questione, ma credo che dovrei essere in grado di riaverlo. È assicurato.»

«Assicurato?»

Suo padre scuote la testa ridendo. «La maggior parte dei conti sono assicurati. Il tuo è assicurato.»

Jungkook sbatte le palpebre. «Davvero?»

«Sì, Jungkookie. Non è così grave, te lo assicuro. Me la caverò.»

«Jin ha detto che sua madre ti aiuterà», dice Jungkook. «Se- se vuoi andare per vie legali.»

«Mi ha già messo in contatto con lei.»

«Dovrai trovare la mamma?» chiede Jungkook. «Per... sai, andare in tribunale, o quello che è.»

Suo padre scrolla le spalle. «Forse. Se lo facessimo sarebbe più facile. Ma credo che tra l'assicurazione e il fatto che, chiaramente, non ero in banca al momento del prelievo, dovrebbe essere sufficiente per farmi rimborsare.»

«Tutti i soldi?»

«Non tutti, no. Ma la maggior parte.»

«Ma se trovassimo la mamma potresti riaverli tutti.»

«Probabilmente sì.»

Jungkook si sposta sotto le coperte. «E non vuoi trovarla.»

Suo padre resta in silenzio per un attimo. «No. No, non credo di volerlo, Jungkookie.»

«Anche fosse più facile recuperare i soldi?»

Suo padre gli fa un sorriso, ma non raggiunge i suoi occhi. «Ma non sarebbe facile per me.»

«La ami ancora?»

«Sì.»

Jungkook si morde il labbro per non scoppiare a piangere di nuovo. «Perché?»

«Perché l'ho sempre amata. E qualunque cosa faccia, non smetterò mai di amarla.»

Jungkook si asciuga il naso col fazzoletto. «Cosa mi rende- allora cosa mi rende diverso da lei?»

«Jungkookie.» Suo padre gli stringe la mano. «Io cercherò sempre di trovarti.»

«Mi hai cercato?»

«Certo che sì.»

«Mi dispiace di essermene andato.»

«Sono solo felice che tu sia tornato.»

Jungkook si gira su un fianco. «Papà?»

«Sì, figliolo.»

«Perché l'hai lasciata tornare?»

Suo padre sospira. «Sono stato egoista. Volevo... quando è venuta alla mia porta per la prima volta in- beh, anni, direi, non sono riuscito... mi è sembrata una buona idea. Per non sentirmi solo.»

Jungkook sbatte le palpebre contro le lacrime che gli pizzicano gli occhi. «Ti senti solo?»

«A volte, sì.»

«Perché mi sono trasferito?»

«No, non è questo. È un tipo di solitudine che provo da molto tempo, Jungkookie. Da quando se n'è andata.»

«Non sapevo che ti sentissi solo», sussurra Jungkook, asciugandosi gli occhi.

«Non è una cosa negativa. A volte la vita è semplicemente così. E ora mi rendo conto che...» Suo padre passa il pollice sulla mano di Jungkook. «Ora ho capito che è meglio per me stare da solo. La nostra famiglia è comunque una famiglia. Non volevo ammetterlo a me stesso. Quando è tornata ho pensato- ho cercato di giustificarmi- che sarebbe stata una seconda possibilità per noi. Per voi ragazzi. Soprattutto per te, per riavere tua madre. E questo mi ha reso cieco di fronte a tutto. Le cose che hai cercato di dirmi e- Jungkookie, mi dispiace tanto di averti fatto questo.»

«Papà...»

«Continui a dire che è colpa tua, ma non lo è. È mia.»

Jungkook scuote vigorosamente la testa. «È sua

«Forse è così. Ma sono io che... l'ho incoraggiata.»

«Su cosa?»

«Sull'essere di nuovo tua madre. E so che eri-» Suo padre fa un piccolo sorriso. «-restio. All'inizio. Ma in queste ultime settimane... Jungkook, mi dispiace che tu abbia dovuto perderla di nuovo.»

«Mi ha detto che mi voleva bene», ammette Jungkook. Si sente di nuovo stanco, ma vuole mettere un punto a questa storia. Sa cosa succederà, una volta passata la febbre. E tutto questo, questo momento tra lui e suo padre, non ritornerà.

«Sono sicuro che lo pensava davvero.»

Jungkook fissa la spalla di suo padre. Il suo volto è troppo pieno di dolore. «Perché non siamo abbastanza per lei?»

«Oh, Jungkookie», dice suo padre dolcemente, «vorrei tanto saperlo.»

«Tu sei abbastanza per me», sussurra ferocemente Jungkook. «Tu sei sempre stato abbastanza per me, papà.»

Suo padre gli scosta alcuni capelli dal viso. «Anche tu sei sempre stato abbastanza per me. Mi dispiace di averti fatto sentire come se non lo fossi.»

Jungkook odia vedere suo padre così tormentato dai sensi di colpa. Forse non è stato intelligente quello che ha fatto. Ma è stato così forte per Jungkook per gran parte della sua vita che pensa che forse è giusto che sia lui a prendere le decisioni peggiori per un po'.

«Ti perdono.» Jungkook si solleva sui gomiti, così da poter guardare suo padre dritto in faccia. «Andrà tutto bene. Forse non ora, ma... prima o poi. Ce l'abbiamo fatta una volta, quindi. Ce la faremo di nuovo.»

«Figliolo...»

Jungkook si alza completamente a sedere per poter abbracciare suo padre, che cerca strenuamente di nascondere il fatto che sta piangendo. Ma Jungkook sente le lacrime sulla sua maglietta, quindi si tiene stretto a lui e aspetta. «Ti voglio tanto bene», aggiunge. «Starò meglio, te lo prometto.»

«Lo so.»

«E anche tu.»

Suo padre lo abbraccia ancora più forte. «Sei tornato a casa, Jungkook. Sto già meglio.»

Quando Jungkook si sveglia di nuovo, nel tardo pomeriggio, suo padre non è lì. C'è qualcun altro, nel letto con lui, premuto contro la sua schiena e con le braccia strette intorno alla sua vita.

Riconoscerebbe la sensazione del suo corpo ovunque, ma il profumo di rose che lo accompagna è inconfondibile.

Un attimo dopo le lacrime gli rigano il volto e abbassa la testa, spostando le mani per stringere quelle appoggiate sul suo petto.

Taehyung non dice una parola, si limita a baciare dolcemente la nuca di Jungkook.

«Mi dispiace», dice Jungkook con voce rotta.

Sente Taehyung scuotere la testa.

«Non avrei dovuto andarmene. Ti amo e- ti prego, perdonami.»

«Non c'è niente da perdonare», sussurra Taehyung, e Jungkook potrebbe svenire al suono della sua voce. «Mi hai detto che saresti tornato a casa e l'hai fatto.»

Jungkook preme la guancia contro il cuscino. «Io-Taehyung, ho bisogno di aiuto.»

«Lo so.»

«Più di... più aiuto di quanto tu possa darmi.»

Le braccia di Taehyung lo stringono più forte. «Lo so.»

«E credo di aver bisogno di-» La voce di Jungkook si incrina. «Credo di aver bisogno di andar via per un po'.»

«Andartene? Dove?»

«In un posto dove possa concentrarmi a stare meglio.»

«Tipo... vuoi dire un-»

«Un manicomio, sì.»

Taehyung scuote la testa. «Non chiamarlo così.»

«Lo so. Lo so, è solo che- credo che dovrei andarmene per un po'. Per sistemare le cose.»

«Quindi non posso... significa che non posso venire con te?»

Jungkook si porta una mano di Taehyung alla bocca e ne bacia il dorso. «Non credo, amore.»

«Perché vuoi andartene?» La voce di Taehyung vacilla.

«Non voglio andarmene. Ma credo di doverlo fare. È che- ci sono troppe cose che devo affrontare. Più di quante abbia mai immaginato, e voglio solo- voglio risolverle, una volta per tutte.»

«Ma perché non posso aiutarti? Non puoi- se ricominci la terapia potresti restare qui, e ti aiuterò anche io. Farò tutto quello che ti serve, te lo prometto, e non cercherò di farti troppe domande o di essere troppo appiccicoso o-»

«Taehyung», dice Jungkook con dolcezza, «non si tratta di te.»

«-di piangere spesso- cosa?»

«Tutto ciò che non va nel mio cervello», gli dice Jungkook, «non ha niente a che fare con te. Sono... anni e anni di- di merda che risale a prima che tu mi conoscessi, cose che riguardano la mia famiglia e tutto il resto...» Intreccia le dita a quelle di Taehyung. «Non credo di essermi reso conto di quante fossero le cose da cui stessi scappando. E io- voglio dire, una parte di me è felice di averlo fatto. Perché mi ha portato da te. E tu- Taehyung- tu mi hai salvato, cazzo. Ma ora, questo... devo farlo da solo.»

«Non capisco perché non posso stare con te», sussurra Taehyung. «Anche l'altra volta l'hai fatto da solo.»

Jungkook si sposta, girandosi sull'altro fianco per guardare Taehyung. Taehyung lo fissa, con gli occhi spalancati e pieni di preoccupazione. Troppa preoccupazione, e Jungkook non vuole che debba continuare a soffrire così. Jungkook lo bacia dolcemente e lui si scioglie tra le sue braccia.

«Perché c'è il tuo tour», mormora Jungkook, dopo essersi allontanato..

«Non esiste che lo faccia.»

«Piccolo.» Jungkook passa il pollice sulla guancia di Taehyung. «Lascia che metta te al primo posto. Almeno per una volta.»

«Jungkook, questo è molto più importante di uno stupido tour-»

«Forse, sì. Ma... spero che possa distrarti un po'. Mentre sarò via.»

«Ma perché devi andartene?» chiede Taehyung. «Puoi- possiamo trovarti un buon terapeuta qui, e qualsiasi altra cosa di cui hai bisogno, possiamo trovare una soluzione, e-»

«Ci sono-» Jungkook si interrompe, cercando di trovare il modo migliore per dire ciò che ha bisogno di pronunciare. «Ci sono cose nella mia testa, Taehyung.»

«Cosa?«

«Pensieri e voci davvero, davvero orribili e non riesco... So che tutto quello che mi dici tu, e che mi dice la mia famiglia- so che è vero. So che tutti voi mi amate. Ma saperlo e crederci sono due cose diverse, almeno per me. E per me è sempre più difficile crederci.»

Taehyung seppellisce il viso nella spalla di Jungkook. «Che cosa posso fare?» sussurra. «Jungkook, farò qualsiasi cosa. Ti prego, credimi, credi almeno a me. Ti amo.»

«Lo so», sussurra Jungkook. «È quello che ti sto dicendo, piccolo. Quell'ingranaggio nella mia testa che non- che si è rotto, voglio aggiustarlo. Mentre- mentre ero via ho pensato continuamente di non meritarti. E non voglio pensarlo di nuovo. Non più. Ma devo... è una cosa che devo fare da solo. Non c'è nient'altro che tu possa fare.» Jungkook gli stringe la mano. «A parte andare in tournée.»

«No, Jungkook-»

«Per favore. Almeno- se so che sei in tour mentre sono via- sarà più facile per me. Saprò che c'è qualcuno che si prende cura di te e potrò concentrarmi sullo stare meglio.»

«Non c'è niente di rotto in te», dice Taehyung con ostinazione.

«Forse no. Ma non sto bene, piccolo.»

Taehyung alza la testa e guarda Jungkook con aria infelice. «Il tour dura dieci settimane.»

«Lo so.»

«Quanto pensi che starai via?»

Jungkook gli rivolge un sorriso sbilenco. «Finché non starò meglio, credo. Non so quanto tempo ci vorrà.»

«E se fossero più di dieci settimane?» sussurra Taehyung. «Non voglio stare lontano da te per così tanto tempo.»

Jungkook preme la fronte contro quella di Taehyung. «Voglio partire il prima possibile. Non appena avrò trovato un buon posto dove andare.»

«Ma io-» Taehyung prende un respiro tremante. «Non me ne andrò fino al prossimo mese.»

«Questo lo so. Non credo che dovrei aspettare.» Jungkook sorride. «Sei stato tu a insistere per questa cosa, ricordi? Non capisco perché ora sei contrario.»

«Perché quello è stato prima di perderti.»

Jungkook cattura le lacrime che si accumulano sulle ciglia di Taehyung prima ancora che possano cadere. «Mi dispiace.»

«Non è colpa tua.»

«È quello che dicono tutti.»

Taehyung ride, ma la sua risata si mescola al pianto. «Come hai fatto- quando me ne sono andato, come hai fatto ad andare avanti? È così- tesoro, stare lontano da te è orribile.»

«È stato orribile», ammette Jungkook. «Averti e poi doverti lasciare andare di nuovo... non riuscivo a sopportarlo. Ma l'ho superato perché sapevo che era quello di cui avevi bisogno.»

«E sei- sei sicuro di dover andare?»

«Sì.»

La voce di Taehyung è strozzata. «Ti amo. Sempre e comunque, ti amo.»

«Lo so», promette Jungkook, e poi bacia di nuovo Taehyung. «E quando tornerò da te- lo giuro, Taehyung- giuro che ci crederò.»


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Jungkook non riesce a smettere di tamburellare la mano sulla coscia mentre sta seduto sul sedile del passeggero. Non gli è permesso guidare fino a quando non sarà autorizzato dalla sua terapeuta. Pensa che sia un po' ridicolo – non ha mai avuto problemi a guidare – ma questo percorso gli ha insegnato che forse non sa sempre cosa sia meglio per lui.

Così, nelle ultime due settimane, suo padre ha iniziato ad accompagnarlo ovunque, oppure Jimin e Yoongi, se sono liberi. Gli sembra quasi di essere tornato al liceo, ma non gli dispiace. Junghyun viene a passare la notte con lui quando può, anche se non spesso. Con un altro figlio in arrivo, fa i doppi turni al bar; il congedo di maternità di Ari inizierà presto e riceverà metà stipendio, quindi è nervoso per i soldi.

Sia Jungkook che suo padre hanno cercato di offrire il loro aiuto, ma Junghyun ha rifiutato. Jungkook suppone che sia l'orgoglio testardo dei Jeon, ma ha fiducia che Junghyun possa provvedere alla sua famiglia.

«Sei nervoso?»

Jungkook lancia un'occhiata a suo padre. «Come fai a saperlo?»

«Lo so sempre.»

«E se lui- Papà, e se lui non-»

Cosa? pensa Jungkook. Non mi ama più?

«Jungkookie, hai parlato con lui ieri sera.»

Per non parlare del fatto che Jungkook ha ricevuto un suo messaggio un'ora fa.

Tesoro, non vedo l'ora di vederti.

Jungkook ha fissato quel messaggio per gran parte del viaggio, cercando di mantenere la calma. Ha cambiato il nome del contatto di Taehyung, ora è "Taehyung Marito Jazz", e lo rende felice come un bambino vederlo sullo schermo. Ma questo non basta a contrastare il nervosismo; non sa neppure perché si senta tanto nervoso.

«Lo so», dice. «Sono solo preoccupato. È passato tanto tempo.»

«A maggior ragione sarà felice di vederti. So che gli sei mancato, figliolo; sei mancato a tutti noi.»

Nelle poche settimane trascorse tra l'ingresso di Jungkook nella struttura e la partenza di Taehyung per il tour, suo padre gli ha detto che Taehyung è andato a trovarlo diverse volte. È così dolce, e tipico di Taehyung, controllare che la famiglia di Jungkook stia bene quando è lui quello che probabilmente sta soffrendo di più. O almeno, Jungkook (egoisticamente) lo spera. Per quanto avesse bisogno di fare ciò che ha fatto, stare lontano da Taehyung per così tanto tempo è stata una vera tortura. Se non altro, questo lo ha motivato a non crollare di nuovo, se può evitarlo. A rimanere in terapia per tutto il tempo necessario, e forse anche di più, in modo da non dover mai più separarsi da Taehyung in questo modo.

«Lui non sa che stiamo arrivando. Sei sicuro che ci fanno entrare?»

«Jin ha preso i biglietti; è tutto a posto. Andrà tutto bene. Fai un bel respiro e rilassati. Siamo quasi arrivati.»

Jungkook appoggia la testa contro il sedile con un lungo sospiro. Suo padre ha ragione, ha bisogno di rilassarsi. È teso da quando si è svegliato stamattina. Forse perché Taehyung non si aspetta di vederlo prima di domani, quando il suo tour sarà ufficialmente finito; dopodiché avevano deciso di incontrarsi a casa sua in serata. Ma l'ultimo concerto di Taehyung è stasera, e ovviamente non c'è stato bisogno di convincere il padre di Jungkook ad accettare di accompagnarlo. È a tre ore di distanza, quindi piuttosto lontano, ma Jungkook vuole sostenere il suo fidanzato (marito, ricorda a se stesso) per almeno una data del tour. I brevi contatti che ha avuto con Taehyung e gli ancor più brevi momenti in cui hanno parlato di qualcosa di diverso dalla guarigione di Jungkook, gli hanno fatto capire che questa tournée ha fatto miracoli per la popolarità del Trio Kim, e Jungkook non potrebbe essere più orgoglioso.

Si sente in colpa, naturalmente, perché Taehyung si è preoccupato tanto per lui in questo periodo. Taehyung non lo ha mai detto espressamente, ma Jungkook lo ha sempre sentito nella sua voce. Ma sta cercando di non sentirsi in colpa, ci sta lavorando con la sua terapeuta.

Quando suo padre si ferma nel parcheggio di fronte al teatro, la gamba di Jungkook non rimbalza più su e giù. Si tocca un paio di volte la cicatrice per ricordarsi che è tutto reale.

«Pronto?»

Jungkook annuisce nervosamente prima di scendere dall'auto. Mentre attraversano la strada, Jungkook giocherella con il colletto della camicia, finché suo padre non si avvicina e glielo sistema.

«Stai benissimo, figliolo. Entriamo e troviamo i nostri posti.»

Jungkook annuisce di nuovo, accontentandosi di lasciare che suo padre si occupi di tutto, mentre lui si limita a seguirlo. Non può fare a meno di pensare alla prima volta che è andato a un concerto di Taehyung, quando non si erano visti per un periodo lungo quasi quanto questo. Quando Taehyung lo ha abbracciato, lo ha baciato e gli ha tenuto la mano. Quando Taehyung gli ha detto: "Ti amo".

E se non lo dicesse più?

È un pensiero ridicolo. È del tutto ridicolo, ma lo pensa lo stesso. È solo difficile, perché non è più la stessa persona di tre mesi fa. Deve continuare a ricordare a se stesso che è una buona cosa.

Dopo aver detto a Taehyung che doveva partire, avevano passato la giornata con il padre a cercare il posto migliore per lui. La febbre di Jungkook era scesa quella notte e il giorno dopo lui e suo padre li avevano chiamati per prenotargli un posto. Gli avevano anche tagliato i capelli alla bell'e meglio: per quanto ci avessero provato, quel nodo dietro non veniva via. Quindi Taehyung lo aveva accompagnato da un amico e si era fatto tagliare gran parte dei capelli, lasciandoli più corti di quanto non fossero dai tempi dell'università. Taehyung gli aveva assicurato che gli piacevano molto, ma Jungkook aveva pianto ancora un po' in bagno una volta tornati a casa.

In quei pochi giorni trascorsi solo con se stesso, Taehyung e suo padre, ha pianto per molte cose. Almeno i suoi capelli sono ricresciuti un po' durante la sua assenza. La lunghezza è più o meno quella che aveva quando ha conosciuto Taehyung e spera che a Taehyung piaccia ora come allora.

Solo qualche giorno dopo essersi tagliato i capelli Jungkook si era sentito abbastanza a suo agio da farsi vedere di nuovo dalla gente. Visto che sua la partenza era prevista entro quella settimana, aveva pensato che la cosa giusta da fare fosse dare a tutti la possibilità di vederlo almeno una volta, dopo essere scappato via in quel modo.

Yoongi e Jimin erano arrivati per primi; si è scoperto in un secondo momento che erano rimasti a casa dei genitori di Jimin, in ansia, aspettando aggiornamenti ogni ora dal padre di Jungkook dopo aver visto la macchina di quest'ultimo nel vialetto. È anche venuto a sapere che erano andati a trovarlo il primo giorno, quando lui era svenuto sul letto, e avevano implorato di vederlo, ma suo padre aveva detto di no. E ama suo padre per averlo fatto, anche se è sicuro che questo abbia spezzato il cuore a tutti e tre.

Quando Jungkook aveva aperto la porta per farli entrare, Jimin gli aveva dato uno schiaffo.

Yoongi aveva scosso la testa con un sospiro e Jimin si era scusato immediatamente, dicendo che era un riflesso incondizionato. Jungkook gli aveva creduto; tra tutti i suoi amici, Jimin è probabilmente l'unico che può farla franca su questo. Quando Jungkook aveva comunicato loro che sarebbe andato in terapia, entrambi avevano cercato di non sembrare eccessivamente entusiasti, ma Jungkook aveva alzato gli occhi al cielo e li aveva avvisati che se gli avessero detto "te l'avevo detto" non avrebbe mai più parlato con loro.

Poco dopo era arrivato Junghyun, e Jungkook era riuscito a malapena a balbettare delle scuse prima che Junghyun lo soffocasse in un abbraccio.

«Ti ho perso una volta», gli aveva detto Junghyun. «Non voglio perderti mai più.»

Jungkook era andato con lui a trovare Ari e Yuna. Ari li aveva raggiunti nel vialetto, e forse è stato meglio così, perché Jungkook era scoppiato a piangere non appena l'aveva vista. Ma lei lo aveva abbracciato finché lui non aveva smesso di singhiozzare. In quel momento, ha pensato che Ari fosse una madre migliore di quanto lo sia mai stata la sua.

Yuna era felice di vederlo, ovviamente. Jungkook era rimasto un po' senza fiato, perché sembrava che lei lo adorasse come sempre, come se non fosse successo niente; probabilmente i bambini sono in grado di superare le cose molto più in fretta degli adulti.

Sapeva che nessuno di loro lo incolpava per quello che era successo, e non lo avrebbero fatto nemmeno se le cose fossero andate diversamente, ma quella vocina aveva continuato a sussurrargli all'orecchio per tutto il tempo in cui era stato con loro.

È colpa tua, è colpa tua, è colpa tua, è colpa tua.

La voce adesso è sparita, quasi del tutto. Aveva promesso a Taehyung che non sarebbe tornato finché non fosse accaduto.

L'auditorium è piuttosto affollato; Jungkook non è sicuro che ci sia un posto vuoto in sala. Lui e suo padre vengono accompagnati al centro, dove hanno una vista quasi perfetta del palco, abbastanza vicini da poter vedere tutto, ma non così vicini da permettere a Taehyung di individuarli tra la folla. La gamba di Jungkook torna a rimbalzare su e giù dopo che si siedono, non può farne a meno. È troppo emozionato di vedere Taehyung, e altrettanto nervoso.

Non si vedono fisicamente da settimane. Taehyung è andato a trovarlo un paio di volte prima che partisse per il tour e la settimana scorsa hanno fatto qualche videochiamata, ma è davvero troppo tempo che Jungkook non lo vede, se non come un'immagine sfocata sullo schermo del cellulare.

«Dov'è Jin?» chiede.

«Nel backstage, ne sono sicuro.»

Jungkook sorride.

Un'altra cosa che gli è mancata, mentre era via. Jin gli ha riferito lo scoop per intero non appena è tornato a casa, chiamando dalla stanza d'albergo in cui si trovavano lui e Namjoon per raccontargli tutto quello che era successo tra loro due.

La loro conversazione nel parcheggio si era rivelata la prima di molte altre e, da quello che Jungkook aveva sentito, Jin aveva fatto penare Namjoon ancora più a lungo di quanto avesse fatto Taehyung. Quest'ultimo era piuttosto arrabbiato con Namjoon e Hobi, oltre che con suo fratello e sua sorella, ma dopo che i quattro si erano coalizzati per organizzare la mostra d'arte di Jungkook al posto suo, Taehyung si era ricreduto.

Jungkook si era completamente dimenticato di avere una mostra in programma: con tutto ciò che stava accadendo, gli era completamente sfuggito di mente. Era sfuggito a tutti; il fratello di Taehyung era stato l'unico a ricordarsene, dopo aver parlato con l'amica di Jin prima dell'inizio ricevimento.

Così tutti e quattro erano andati a casa sua e di Taehyung per prendere i pezzi che aveva preparato per la mostra, li avevano sistemati e si erano impegnati al massimo per venderli. Jungkook non è ancora sicuro se li abbiano comprati loro alla fine della serata o meno, ma a quanto pare non è rimasto nemmeno un quadro.

Jungkook ha dato a suo padre i soldi da mettere nel fondo segreto per quando Yuna andrà all'università e Taehyung ha finalmente perdonato tutti.

Jin, invece, ha sfruttato la situazione fino in fondo, cosa che non ha affatto sorpreso Jungkook. A quanto pare ha trascorso un bel po' di tempo con il padre di Jungkook e questo ha preoccupato Namjoon al punto che ha trasferito tutte le sue cose a casa di Jin mentre erano a pesca.

Jungkook sa che non c'è proprio niente di romantico (anche se a volte vorrebbe che fosse così, altrimenti sua madre non avrebbe potuto fare quello che ha fatto), perché Jin stava solo facendo da spalla a suo padre in un momento difficile.

Jungkook vuole ringraziarlo di persona stasera per questo. Crede che la persona per cui si è preoccupato di più durante la sua assenza, oltre a Taehyung ovviamente, sia stato suo padre. Anche se ha visto suo padre più di chiunque altro, entrambi hanno trascorso quel tempo insieme cercando di capire se l'altro stesse mentendo sul fatto di stare meglio.

Anche suo padre ha iniziato la terapia, qualche settimana dopo che Jungkook se n'è andato, e la prossima settimana dovrebbero iniziare le sedute di famiglia. Jungkook ha promesso a Junghyun, quando è venuto per cena l'altra sera, che gli avrebbe dato qualche dritta: di tutti e tre, suo fratello è il meno esperto quando si tratta di condividere i propri sentimenti di fronte a un estraneo.

Ma almeno sono tutti e tre disposti a confidarsi. C'è ancora molto da sanare, tra la sua famiglia e tante altre persone nella vita di Jungkook, ma almeno è di nuovo a casa per poterlo fare.

Un tono sommesso risuona dagli altoparlanti, dando l'ultimo avviso alla platea di prendere posto. Jungkook controlla che il suo telefono sia in modalità silenziosa prima di infilarselo in tasca.

Esita un attimo, ma poi allunga la mano e stringe quella di suo padre. Quest'ultimo ricambia la stretta, rassicurandolo, mentre i riflettori si abbassano e tutti tacciono. Il sipario si apre lentamente per rivelare un palco buio. Jungkook crede di scorgere la sagoma di una batteria e forse qualcun altro sulla sinistra. Sembra alto: probabilmente è Namjoon.

Poi si accendono i riflettori, illuminando il Kim Trio e suscitando un'ondata di applausi. Hobi è dietro la batteria, come al solito. Jungkook ha indovinato, c'è Namjoon sulla sinistra, con il suo basso. Taehyung è al centro del palco e aspetta educatamente che gli applausi finiscano prima di partire con la prima canzone.

Jungkook riesce a guardarlo solo per un attimo prima di soffocare un singhiozzo.

Non si aspettava che vedere Taehyung di persona per la prima volta dopo tre mesi lo colpisse così duramente. Ma anche da qui, tra la folla, è così travolgente che se non fosse già seduto probabilmente crollerebbe a terra.

È così bello, e il rossore che gli colora le guance per l'applauso è come un'iniezione di adrenalina che arriva dritta al cuore di Jungkook.

Suo padre gli massaggia il braccio e si china per sussurrargli all'orecchio. «Stai bene?»

«Lo amo così tanto», sussurra Jungkook.

Suo padre gli cinge le spalle con un braccio. «Lo so, figliolo.»

Jungkook sorride così tanto che la bocca gli fa male. Taehyung è meraviglioso. Più Jungkook lo guarda, più si sente in pace.

Aveva avuto dei sospetti, le poche volte che ha visto il volto di Taehyung al telefono, e ora è sempre più evidente che aveva ragione.

Le guance di Taehyung sono di nuovo piene e rotonde; quando sorride lievitano come il pane. E se Jungkook non le tocca subito, morirà. È un tale sollievo, più di quanto si renda conto. Non solo perché ama Taehyung così, ma vederlo di nuovo più morbido, la sua figura spigolosa smussata in un'approssimazione del ricordo di com'era quando si sono conosciuti, gli fa capire che è stato bene. Almeno fisicamente.

Jungkook temeva di tornare e trovare Taehyung con le guance scavate, la pelle grigia e pallida come lo era stata dopo la morte di Lolly. Ma il Taehyung che ha davanti è colorato di rosa, perfetto e pieno di vita, ed è come un balsamo che allevia il dolore nel cuore di Jungkook.

«Buonasera», dice Taehyung al microfono. «Noi siamo il Trio Kim. Potrei stare qui tutta la notte a parlare, ma credo che il modo migliore per presentarci sia suonare una canzone.»

Hobi detta il ritmo alla batteria, iniziando a suonare. Jungkook è ipnotizzato, come sempre. In un attimo si ritrova sul bordo della poltrona, mentre assapora la musica. Ascoltava spesso la musica di Taehyung quando era in clinica, e lo ha aiutato più di quanto probabilmente saprà mai. Taehyung gli ha inviato un file audio circa un mese dopo il suo soggiorno lì. È la canzone che ha suonato per lui al loro matrimonio.

Si intitola, ovviamente, Tesoro.

Il concerto passa in un baleno e l'unica cosa di cui Jungkook è davvero consapevole è di non esultare troppo forte dopo ogni canzone per non farsi scoprire. È stato a molti concerti di Taehyung, da bar squallidi a enormi auditorium come questo, ma non riesce mai a liberarsi di quell'impeto di orgoglio che deriva dal vedere Taehyung brillare come una stella sotto gli occhi di tutti. Sono passate a malapena due ore, ma al contempo Jungkook è così ansioso di stringere Taehyung tra le braccia che gli sembra un'eternità.

«Grazie a tutti per essere venuti stasera», esordisce Taehyung, dopo aver suonato l'ultima canzone del loro set, la più popolare. «Ci è piaciuto molto suonare per voi.» C'è uno scroscio di applausi e Taehyung sorride, aspettando che finiscano per continuare. «Purtroppo tutte le cose belle hanno una fine, compreso il nostro spettacolo. E dato che stasera siete stati un pubblico così buono, vorremmo concludere in modo un po' diverso, se non vi dispiace.»

Altri applausi. Taehyung fa un cenno a Hobi, che esce da dietro la batteria e fa un inchino esagerato al pubblico prima di uscire dal palco. Jungkook sbatte le palpebre, confuso in merito al fatto che la loro ricompensa per essere stati un pubblico così buono sia Hobi che va via prima.

Ma poi torna un secondo dopo, con due macchinisti che lo aiutano a trasportare un pianoforte. Namjoon armeggia con il suo basso e Taehyung beve qualche sorso dalla sua bottiglia d'acqua mentre Hobi sistema tutto. Jungkook ricorda la prima volta che ha sentito Hobi suonare il pianoforte: è pazzesco. Suona dodici strumenti diversi, se non va errato, e tutti alla perfezione. È solo che predilige la batteria.

Jungkook resta di nuovo confuso quando uno dei ragazzi che hanno aiutato con il pianoforte prende il sassofono di Taehyung dalle sue mani e lo porta fuori dal palco. Ma non ha tempo di pensarci, perché suo padre gli dà un colpetto sul braccio e gli sussurra all'orecchio.

«Dobbiamo andare.»

«Cosa?» risponde Jungkook sottovoce. «Perché?»

«Seguimi», gli dice suo padre. «Dobbiamo prepararti per la sorpresa.»

«Quale sorpresa?»

«Fidati di me, Jungkookie.»

Jungkook volge lo sguardo al palco, dove il Kim Triò sta ultimando le loro nuove postazioni, mentre Namjoon intrattiene il pubblico con un improvvisato botta e risposta. Jungkook sguscia via dietro suo padre, risalendo il corridoio senza temere di essere visto da Taehyung, dato che le luci della sala sono abbassate. Una volta usciti dall'auditorium, suo padre accelera il passo e Jungkook gli corre dietro, completamente spaesato.

Girato un angolo, vedono Jin in piedi nel corridoio, e Jungkook sente il viso tirare per quanto sta sorridendo.

«Ehi.»

«Sei un uomo libero», dice Jin, tirandolo in un rapido abbraccio quando lo raggiunge. «È davvero bello vederti.»

«È davvero bello essere uscito», dice Jungkook con sincerità.

«Possiamo parlare dopo», gli promette Jin. «Ma ora dobbiamo portarti nel backstage.»

«Cosa? Perché?»

«Fa parte della sorpresa», risponde suo padre con un occhiolino.

Poi si affrettano lungo il corridoio e si fermano davanti a una porta con la scritta "solo personale autorizzato". Jungkook è sicuro di non farne parte, ma Jin bussa ugualmente e un attimo dopo esce una guardia di sicurezza.

Vengono accompagnati in quella che Jungkook capisce essere il camerino e sorride quando riconosce una delle borse di Taehyung su un tavolo. Riesce a sentire di nuovo il concerto: Hobi sta parlando della loro esperienza in tournée. Jin fa cenno a Jungkook di seguirlo e Jungkook lo fa. Pensa di aver iniziato a capire qual è la "sorpresa" ed è molto d'accordo col farla.

Escono dal camerino da un'altra porta e salgono una stretta rampa di scale fino a raggiungere il backstage. È un po' caotico, ma Jin scorta Jungkook davanti a tutto e a tutti finché non si nasconde dietro le quinte. Ora vede il palco, Taehyung gli dà le spalle ed è concentrato sul pubblico. Hobi riesce a vedere Jungkook dal suo posto sul retro e gli fa l'occhiolino prima di concludere il suo ultimo discorso.

«Ma basta con le chiacchiere: siete tutti qui per la musica! Tae, vuoi concludere con qualcosa di speciale?»

Taehyung lancia uno sguardo alle sue spalle per incontrare gli occhi di Hobi e Jungkook si ritrae. Ma Taehyung non si accorge di nulla, ha uno spettacolo da finire. Adesso ha il microfono in mano e Jungkook capisce dal modo in cui le sue maniche sono tirate giù sulle dita che è nervoso.

«Abbiamo suonato questa canzone alla fine di ogni spettacolo di questo tour, quindi vorrei suonarla un'ultima volta stasera, se per voi va bene.» Taehyung fa un cenno alla folla e tutti applaudono in segno di assenso. Jungkook non ha bisogno di vedere il volto di Taehyung per capire che è raggiante. «Ora, probabilmente il mio sassofono ha un suono molto migliore della mia voce, ma spero che non vi dispiaccia ascoltarmi per quest'ultima canzone.»

Taehyung guarda di nuovo Hobi e poi Namjoon, controllando che siano pronti. Fa un respiro profondo. Hobi inizia la canzone svolazzando sui tasti e Taehyung inizia a cantare.

Jungkook ha sentito Taehyung cantare spesso. E ogni volta rimane sbalordito.

Ti amo

Per ragioni sentimentali

Spero che tu mi creda

Ti donerò il mio cuore.

Jungkook è stato con Taehyung in ogni fase della pianificazione di questo tour. Sa per certo che questa canzone non doveva essere in scaletta.

Ti amo

E solo tu sei destinato a me

Ti prego, donami il tuo cuore, il tuo amore

E dimmi che non ci separeremo mai.

L'ha sentita, questa canzone. Non è una delle preferite di Taehyung, ma l'ha sentita abbastanza spesso perché possa riconoscerla. E cantata dalla voce dolce e profonda di Taehyung è ancora più bella. Il pubblico sembra ipnotizzato; Jungkook non lo biasima.

Penso a te ogni mattina

Ti sogno ogni notte

Tesoro, mi sento mai solo

Se ci sei tu accanto a me.

Jungkook non era sicuro che Taehyung stesse cantando questa canzone per lui, ma ora ne è certo. Non potrebbe essere per nessun altro, non dopo aver sentito il modo in cui pronuncia "tesoro". Come se fosse la parola più preziosa del mondo. Jungkook comincia a chiedersi se questa sorpresa non sia solo per Taehyung, ma anche per lui.

Ti amo

Per ragioni sentimentali

Spero che tu mi creda

Ti ho donato il mio cuore.

Taehyung lascia che la sua voce si affievolisca così che Hobi e Namjoon prendano il sopravvento, con il pianoforte e il basso che si accompagnano a vicenda in un bellissimo assolo. Jungkook non riesce a trattenersi e sale sul palco. C'è qualcosa in Taehyung che lo attrae, e non ha intenzione di opporsi. Dopotutto, è lì per fargli una sorpresa.

Un mormorio attraversa la folla, ma Taehyung è troppo preso dalla musica per sentirlo. Jungkook riesce a vedere un lato del suo viso e scorge le lacrime brillare nei suoi occhi una frazione di secondo prima che li chiuda. Hobi e Namjoon sorridono a Jungkook mentre lui aspetta che Taehyung canti l'ultima strofa, avvicinandosi al palco in modo da essere nel campo visivo di Taehyung. O almeno lo sarà, quando Taehyung aprirà gli occhi.

Ti amo

Per ragioni sentimentali

Spero che tu mi creda

Ti ho donato il mio cuore.

Gli ultimi accordi sfumano via e un silenzio cala sull'auditorium. Taehyung apre gli occhi e sfoggia un sorriso incerto, probabilmente un po' deluso per la mancanza di applausi. Non che lo direbbe mai. Al contrario, Jungkook si innervosisce tutte le volte che Taehyung non riceve una standing ovation.

«Sono andato davvero così male...»

Si interrompe, la battuta gli muore in gola quando sente gli occhi di Jungkook su di lui e si volta per guardarlo. Jungkook sta per collassare, il cuore gli batte all'impazzata e un milione di pensieri gli balenano in testa. Dicono tutti Taehyung Taehyung Taehyung Taehyung.

«Oh...», esala Taehyung.

Poi il microfono cade a terra con un forte stridio. Taehyung è troppo impegnato a fissare Jungkook per accorgersene e la folla è troppo impegnata a fissarli entrambi per interessarsene. Probabilmente tutti si chiedono chi sia quest'uomo scapigliato e come diavolo abbia fatto a salire sul palco, ma Jungkook non può fare altro che bearsi della vista delle belle guance rosa di Taehyung.

Il silenzio è sempre più intenso, e Jungkook giura di sentire il cuore di Taehyung battere dall'altra parte del palco. O forse è solo il battito del proprio cuore che sente nelle orecchie.

«Ciao, piccolo.»

E poi Taehyung corre verso di lui, vola verso di lui, e Jungkook ha solo il tempo di aprire le braccia prima che Taehyung gli si getti addosso. Jungkook quasi ride per il fatto che sta già piangendo. Ma inizia a piangere anche lui un secondo dopo, quindi si limita a stringere forte Taehyung, poggiandolo di nuovo a terra dopo averlo fatto volteggiare in aria. Ha addosso il loro profumo e Jungkook lo respira a pieni polmoni, senza poterne fare a meno.

«Mi sei mancato», singhiozza Taehyung. «Mi sei mancato così tanto.» Jungkook annuisce contro la sua spalla.

«Un applauso all'amore!» grida Hobi e tutto il pubblico esplode.

Jungkook non lascia la presa finché non lo fa Taehyung, cioè dopo che Namjoon e Hobi hanno dato gli ultimi saluti e ringraziamenti e si è chiuso il sipario. Solo quando le luci si accendono e la troupe inizia a pulire, Taehyung si ritrae, ancora in lacrime.

«Non- pensavo che fosse domani- ma-»

«Dovevo vedere almeno uno spettacolo», dice Jungkook.

«Sono un tale casino», ride Taehyung, asciugandosi gli occhi con la manica. «Non riesco a credere che tu sia davvero qui.»

«Nemmeno io.»

«È passato troppo tempo.»

«Davvero troppo», concorda Jungkook. Culla il viso di Taehyung tra le mani. «Stai benissimo.»

Taehyung arrossisce. «Sì?»

«Sì. In salute.»

Taehyung alza gli occhi al cielo. «Paffuto, vorrai dire.»

Jungkook scrolla le spalle. Sfiora con un pollice la guancia di Taehyung, assaporando il semplice fatto di poterlo fare.

«Adorabile», lo corregge, e la pelle di Taehyung si scalda contro il suo palmo.

«Bene», brontola Taehyung, «perché sapevamo tutti che sarebbe successo. Ho mangiato come un maiale per lo stress.» Sospira. «Tutti quei mesi di corsa buttati nel gabinetto.»

«Possiamo andare a correre di nuovo», propone Jungkook. «Se vuoi. Il dottore ha detto che mi fa bene.»

«Sembra che tu ti sia allenato», annuisce Taehyung, stringendo il braccio di Jungkook. «Gesù, come fai a essere ancora più sexy?»

Jungkook sorride e flette il bicipite, adorando il modo in cui Taehyung sembra agitarsi all'istante.

«Ha detto che anche il sesso mi fa bene.»

«Davvero?»

«Mhmm. Potrebbe addirittura essere la cura-»

«Jungkook! Che bello vederti!»

È buffo che sia Taehyung a sembrare infastidito quando Hobi e Namjoon si avvicinano per stringere la mano a Jungkook e salutarlo come si deve.

«Grazie per tutto questo», dice Jungkook. «Non ne avevo idea.»

«Nemmeno io», aggiunge Taehyung.

«Sì, lo sappiamo, Tae», scherza Hobi. «Eravate così carini; vorrei avervi fatto un video.»

Imita la reazione di Taehyung, con tanto di sussulto e microfono che cade, e Taehyung gli dà uno schiaffo sul braccio prima che Jungkook riesca a trattenerlo. Namjoon si limita a dare a Jungkook una bella pacca sulla schiena e gli sorride.

«È bello vederti di nuovo in giro.»

Jungkook ricambia il sorriso, un po' impacciato. «Già. Congratulazioni, per tutto quello che è successo con Jin.»

«È successo grazie a te», dice Namjoon con sincerità. «Sono in debito con te, dico davvero.»

«Non sei in debito di niente», si affretta a dirgli Jungkook. «È tutto ok.»

«No, no», interviene Taehyung. «Gli è concesso continuare a sentirsi una schifezza per quello che ha fatto.»

Jungkook alza gli occhi al cielo e lo tira a sé. Accarezza il fianco di Taehyung, che rabbrividisce di conseguenza. «Dio se ti amo», mormora, e Taehyung si acciglia confuso.

«Ci dispiace tanto, Jungkook», dice Hobi. «Non abbiamo mai voluto-»

«È tutto ok», interviene Jungkook. «È tutto ok, davvero.»

Taehyung si acciglia. «Ma-»

«Amore», dice Jungkook con dolcezza, «credo che tu li abbia fatti penare abbastanza.»

«Infatti, Tae», scherza Namjoon. «Quando abbiamo detto che volevamo che tu fossi più schietto non intendevamo nei nostri confronti- sto scherzando!»

Taehyung cerca di dare un calcio allo stinco di Namjoon, che riesce a schivarlo, ma poi inciampa nella batteria di Hobi e rovescia il tutto con un gigantesco schianto.

Hobi si pizzica il ponte del naso. «Cazzo, siete fortunati che questo era il nostro ultimo spettacolo.»

«Amore, salvami», implora Namjoon, tendendo la mano a Jin quando quest'ultimo si avvicina. «Mi attaccano.»

«E sono sicuro che te lo meriti», dice Jin, ma lascia che Namjoon lo prenda tra le braccia.

Hobi scruta tutti e due prima di scuotere la testa verso Jungkook e Taehyung. «Vado a vedere dov'è la mia ragazza. Bel concerto, ragazzi. Jungkook, sono davvero felice che tu sia a casa.»

«Anch'io», concorda Jungkook. Prende Taehyung per mano e lo allontana da Jin e Namjoon, che probabilmente stanno per iniziare a mangiarsi la faccia. Taehyung si aggrappa al suo braccio così forte con l'altra mano che Jungkook pensa gli si possa fermare la circolazione.

«Non vado da nessuna parte, piccolo», lo stuzzica, mentre tornano verso il camerino.

«Lo so», dice Taehyung. «Ma non voglio lasciarti mai più.»

«Mai?»

«Mai.»

«Non mi sembra molto realistico.»

«Non direi che sono una persona molto realistica», ribatte Taehyung.

«No? E perché?»

«Perché sono innamorato.»

Jungkook ridacchia. «E poi dici a me che sono smielato?»

«Sei tu che sei salito sul palco con quell'eclatante atto romantico», sottolinea Taehyung.

«Che ti è piaciuto da morire.»

«Che mi è piaciuto da morire», concorda Taehyung.

«Tu mi piaci da morire.»

Sono di nuovo nel camerino, per il momento vuoto. Taehyung si accorge che sono soli e non esita neppure un secondo ad aggredire la bocca di Jungkook.

«Mmh- piccolo», grugnisce Jungkook. «Attento, qualcuno potrebbe-»

«Chi se ne frega», sospira Taehyung. «Mi è mancato sentirlo.»

«Sentire cosa?»

«Piccolo.»

«Piccolo», sussurra Jungkook tra un bacio e l'altro. «Piccolo, piccolo, piccolo. Ti amo.»

«Ti amo anch'io.»

«Anche a me è mancato sentire il mio nomignolo», gli dice Jungkook. «Sentirti dire-»

«Tesoro», mormora Taehyung, interrompendolo. «Tesoro. Tesoro, tesoro, tesoro, tesoro, tesoro, tesoro, tesoro- tesoro

Jungkook sorride contro il collo di Taehyung mentre lo bacia dolcemente. Questo gli è mancato molto di più del "tesoro". Gli sono mancati i sospiri, i piccoli sussulti e i brividi, e soprattutto gli è mancato quel maledetto rossore sulle guance di Taehyung.

«Jungkook...»

«Oh- scusatemi. Non badare a me, Jungkookie, me ne vado immediatamente.»

Il padre di Jungkook guarda Jungkook con aria peccaminosa, sulla soglia. Jungkook si allontana da Taehyung con un sorriso ancora più imbarazzato. «No- non fa niente.»

«Salve, signor Jeon», dice Taehyung, cercando di nascondere il tremolio della sua voce. «È bello vederla.»

«Anche per me, Taehyung. Sei stato fantastico sul palco stasera.»

«Grazie.»

C'è una lunga pausa. Il padre di Jungkook si schiarisce la gola. «Beh, proprio come ai vecchi tempi, eh? Non dimenticherò mai quando vi ho trovati fuori dal portico-»

«Grazie, papà», lo interrompe Jungkook, perché se le guance di Taehyung diventano ancora più rosa potrebbe sciogliersi.

«Io- ehm, vado via... ci vediamo domani.»

Il padre di Jungkook si affretta a uscire e, dopo che la porta si è chiusa, Jungkook appoggia la testa sulla spalla di Taehyung con un grugnito.

«Domani?» chiede Taehyung.

«Abbiamo preso una stanza nel vostro stesso albergo», spiega Jungkook. «Anche se speravo di poter restare con te.»

«Cosa? Certo che starai con me. Perché non dovresti stare con me?»

Taehyung sembra preoccupato, così Jungkook alza la testa. Passa il pollice sulla guancia di Taehyung con un sorriso tenero. «È solo che non sapevo se avessi una camera tua. O se la condividessi con Joon, che ne so.»

«Se così fosse», dichiara Taehyung, «lo farei dormire fuori nel corridoio.»

«Cristo Santo, sei senza pietà.»

Taehyung scrolla le spalle. «Sono stato troppo gentile per... beh, per tutta la vita. È una bella sensazione farsi valere.»

Jungkook bacia Taehyung prima che possa dire altro, sollevandolo tra le braccia. Taehyung si aggrappa alle sue spalle con un sussulto, ma Jungkook sente il sorriso sulle sue labbra.

«Piccolo», sorride, «te l'ho sempre detto.»

Alla fine, Taehyung non condivide la stanza con Namjoon. Non condivide la stanza con nessuno, quindi Jungkook non si sente minimamente in colpa per aver quasi sfondato la porta e aver cercato di togliere i vestiti a Taehyung in un nanosecondo. Taehyung sembra essere dello stesso avviso, le sue mani si affrettano a sfilare via la camicia di Jungkook dopo essersi assicurato che la porta si sia chiusa alle loro spalle.

C'è un brevissimo lampo dubbioso negli occhi di Taehyung quando si distende sotto Jungkook, ingabbiato tra le sue braccia. Ma Jungkook sente così tanto amore fluire tra loro in questo momento che Taehyung non tarda a ritrovare la fiducia in se stesso, e Jungkook passa l'intera notte a riscoprire ogni centimetro del corpo di Taehyung, sia quelli nuovi che quelli che già conosceva. Taehyung lo ricompensa ampiamente, passandogli le dita tra i capelli e arrossendo mentre chiama il nome di Jungkook ancora e ancora e ancora, e l'unica volta che dice qualcosa di diverso è quando stringe forte Jungkook e gli sussurra "tesoro".

È una sola parola, ma guarisce tutte le ferite rimaste nel cuore di Jungkook.

Jungkook si sveglia presto la mattina dopo; si sveglia presto dal giorno in cui è tornato a casa. Non è particolarmente entusiasta di quello che deve fare, soprattutto perché non è particolarmente entusiasta di condividerlo con Taehyung. Sa che prima o poi dovrà farlo, ma per il momento se ne occuperà da solo e poi, una volta che si saranno sistemati a casa loro, vedrà il da farsi.

Così si libera dalla stretta di Taehyung, spostando con cautela il suo braccio per appoggiarlo al cuscino. Poi scivola fuori dal letto il più silenziosamente possibile e si dirige verso il soggiorno della suite, chiudendo dolcemente la porta della camera da letto dietro di sé. Spera che Taehyung si svegli solo quando sarà tornato; sembra parecchio stanco dopo il concerto. E dopo il loro vivace far l'amore, ma questa è un'altra storia.

Pregando di non incontrare nessuno, tranne magari suo padre, Jungkook recupera la chiave della camera e si infila una felpa e un paio di scarpe da ginnastica prima di uscire dalla stanza. Entra nell'ascensore e guarda i numeri che scorrono fino a raggiungere la hall, sbattendo le palpebre per il sonno.

La colazione inclusa dall'hotel è allestita nella sala da pranzo, proprio come indicato sul sito web, e Jungkook non è sorpreso di vedere che è già piena di coppie di anziani e di famiglie con bambini al seguito, le uniche persone che ritengono accettabile essere in piedi alle sei del mattino di domenica.

Non c'è niente di buono (Jungkook è piuttosto sicuro che sia una legge universale che gli hotel siano incapaci di servire una colazione decente), ma deve mangiare almeno qualcosa. Si accontenta di una porzione di uova annacquate e di una banana che sembra molto poco matura, e riesce a prendere gli ultimi due rotolini alla cannella per Taehyung. Dopo aver riempito due tazze di caffè, prende tutto con una mano e torna in ascensore. Per poco non gli cade tutto nel tentativo di aprire la porta, ma riesce per un pelo a mettere tutto sul tavolo prima che il disastro avvenga. Tuttavia, riflette, forse le uova avrebbero un aspetto più appetitoso se fossero spiaccicate sul tappeto.

Dà un'occhiata alla porta della camera da letto ancora chiusa prima di avvicinarsi alla sua borsa e aprire la tasca anteriore. Tira fuori la bottiglietta arancione con il suo nome stampato sul lato e la riporta sul tavolo, preparandosi mentalmente per la colazione, che ormai è la parte della giornata che gli piace di meno. Forse sarebbe dovuto andare in camera di suo padre; è bravo a distrarre Jungkook e a non farlo sentire un povero pazzo.

Jungkook riesce a mangiare quattro bocconi di uova (che sono decisamente troppi) quando la porta della camera da letto si apre scricchiolando. Riesce a prendere la bottiglietta dal tavolo e a mettersela in grembo proprio prima che Taehyung esca, sguazzando nella maglietta oversize di Jungkook.

Jungkook quasi piange alla vista del suo viso. Il ritorno delle sue guance di pane, combinato con il suo tipico gonfiore mattutino, lo fanno sembrare il marshmallow più dolce e tenero del mondo.

«Jungkook?» mugugna, strofinandosi gli occhi con i pugni. «Dove sei andato?»

«A prendere la colazione.»

«È presto», farfuglia Taehyung. «Troppo presto.»

«Già.»

Prima che possa dire qualcos'altro, Taehyung si avvicina e si mette in braccio a Jungkook con un grugnito sommesso. I suoi occhi si spalancano appena quando incontra lo sguardo di Jungkook.

«Quello è il tuo cazzo?»

«Io- cosa?»

«Su cosa sono seduto? Sembra-»

«Aspetta, Taehyung- no- non-»

Ma Taehyung sta già rovistando intorno all'inguine di Jungkook, alla ricerca dell'oggetto duro che gli sta colpendo il sedere, e Jungkook non vuole assolutamente che lo trovi.

«Seriamente, che cos'è?»

«Amore, lascia stare, non è niente- io- no

Taehyung dà un'occhiata al flacone di pillole che ora ha in mano, prima di guardare Jungkook con aria interrogativa. «Jungkook? Cosa sono queste?»

Jungkook fissa avvilito le sue uova mollicce, cercando, senza riuscirci, di frenare la vampata di imbarazzo che gli risale lungo il collo. «I miei- uh, i miei antidepressivi.»

«Cosa? Quando ha iniziato a prenderli?»

«Uhm... circa un mese fa.»

«Non me l'hai mai detto.»

Jungkook non ha bisogno di guardare il volto di Taehyung per capire che è ferito.

«Non volevo che tu pensassi che io... che io...» Jungkook fatica a trovare le parole giuste, perché si sente troppo umiliato e non riesce a capire il perché.

«Cosa? Che ti prendi cura di te stesso?»

Jungkook distoglie lo sguardo dal tavolo per concentrarsi invece sulle mani di Taehyung, che tracciano delicatamente le lettere del suo nome stampate sull'etichetta.

«Mi fa sentire come- come se avessi fallito», ammette. «Come se non ci riuscissi da solo.»

«Chi ha detto che devi farlo da solo?» chiede Taehyung con dolcezza. «Non siamo fatti per essere soli nella vita.»

«Questo è diverso, Taehyung, sai che lo è.»

«Forse. Ma non c'è nulla di cui vergognarsi. Niente che tu- niente che tu abbia dovuto nascondermi.»

Jungkook avvolge le braccia intorno alla vita di Taehyung e seppellisce il viso nel suo petto. «Scusa.»

Un attimo dopo le mani di Taehyung sono tra i suoi capelli, morbide e leggere, ed è esattamente ciò che Jungkook ha desiderato negli ultimi tre mesi. «Non devi chiedermi scusa. Ti amo, tesoro. Questo non cambierà mai.»

«Anche se sono ancora più incasinato di quando ci siamo messi insieme.»

C'è una lunga pausa e Jungkook può praticamente sentire il cipiglio sul viso di Taehyung, ma lui si limita a baciare la fronte di Jungkook. «Sempre e comunque.»

Jungkook annusa il collo di Taehyung. Sa ancora del loro profumo.

«Sei depresso?» sussurra Taehyung.

Jungkook scuote la testa. «No. O meglio, non a detta loro, immagino. Questi sono per- dovrebbero aiutarmi con- uh, con la rabbia.»

«Oh.»

«Il che mi fa sentire come un bambino, perché non riesco- perché ho bisogno di qualcosa per-» Jungkook odia il modo in cui gli trema la voce, ma Taehyung si limita a zittirlo dolcemente, e Dio, a Jungkook è mancato così tanto.

«Ti fanno star meglio?»

«Penso di sì.»

«Allora questa è l'unica cosa che conta. Non- non ti fanno sentire diverso, presumo, in alcun modo?»

Jungkook soppesa la domanda, ancora immerso nella maglietta di Taehyung. «Mi sento più stanco. Ma non so se è colpa dei farmaci o di... tutto il resto.»

«Tuo padre mi ha detto che dormivi molto.»

«Ti sognavo», mormora Jungkook, e sente Taehyung avvampare in tutto il corpo. «Non ha senso stare sveglio se non ci sei tu.»

«Non dire così», lo supplica Taehyung, sottovoce. «Ti prego, non dire così.»

«Non sono depresso», gli ricorda Jungkook.

«Lo so, ma... per favore, non dire così.»

«Ok.»

Le dita di Taehyung gli scivolano tra i capelli. «Mia nonna diceva sempre cose come questa.»

«Mi ricordo», sussurra Jungkook. «Mi dispiace.»

Jungkook ricorda quasi ogni dettaglio della sua visita a casa di Lolly, l'unica volta che era stato lì quando lei era ancora viva.

Vorrebbe poter dimenticare la seconda volta che ci è andato, quando lei non c'era più.

Ma quella prima volta, dopo aver vomitato in bagno e aver chiesto scusa a Taehyung per avergli mostrato la versione peggiore di sé stesso per colpa di una mera supposizione, aveva sentito Taehyung parlare con lei subito dopo che aveva preso le sue medicine. Aveva detto che le mancava il nonno e che sentiva che l'avrebbe rivisto presto.

Non dire così, aveva risposto Taehyung. Per favore, non dire così. L'hai promesso.

E Jungkook sente il cuore spezzarsi ora come allora.

È Taehyung a farli uscire da quest'atmosfera tesa, scuotendo leggermente le pillole di Jungkook. «Devi prenderne una adesso, vero?»

«Sì. Di solito lo faccio a colazione.»

«Dev'essere per forza alla stessa ora? Se è così presto, devo cominciare a mettere la sveglia.»

Jungkook solleva la testa per guardare Taehyung, le cui braccia si stringono di nuovo intorno alla sua vita. Ama Taehyung con tutto se stesso. «No, non proprio alla stessa ora. Alcuni lo fanno, ma io non ho mai avuto problemi per qualche ora di differenza.»

«Se ti fanno sentire stanco, non sarebbe meglio prenderle di notte?» propone Taehyung.

Jungkook scrolla le spalle. «Ci ho provato per una settimana, ma poi rimanevo sveglio quasi tutta la notte.»

Taehyung aggrotta le sopracciglia.

«Sono confuso quanto te», lo rassicura Jungkook. «Il dottore mi ha detto che non è una scienza esatta. Dato che si tratta di... sai... Roba mentale.»

«Roba mentale», ripete Taehyung. «È così che vogliamo chiamarla?» Jungkook fa spallucce, e Taehyung agita di nuovo la bottiglietta con le pillole, questa volta con un seducente occhiolino. «È ora della roba mentale.»

Jungkook scoppia a ridere, e sembra quasi sbagliato, visto che non lo fa da così tanto tempo. Ma la risata di Taehyung accompagna la sua, dolce e profonda come sempre, e forse avrebbe dovuto provare a ridere così molto prima. È solo che non gli sembrava giusto, senza Taehyung. Niente sembrava giusto senza Taehyung.

Taehyung svita la bottiglietta con movimenti abili, senza dover armeggiare nemmeno una volta con il tappo a prova di bambino, come fanno spesso Jungkook e suo padre. È solo mentre Taehyung stringe una pastiglia nel palmo della mano che Jungkook si ricorda che lo ha già fatto migliaia di volte.

Forse questo spiega perché Taehyung lo guarda con tanta attenzione, mentre prende la pillola e la inghiotte insieme a una boccata di caffè tiepido. Probabilmente non è il modo in cui dovrebbe farlo, ma è così bello sentire Taehyung accoccolato contro di lui che non vuole spostarsi per andare a prendere un bicchiere d'acqua.

Taehyung si rilassa quando ha finito, dopo che ha tirato fuori la lingua per permettergli di controllare che l'abbia presa, come aveva visto fare ad altri pazienti della clinica. Taehyung storce il naso.

«Ti credo, so che l'hai ingoiata», dice, esasperato.

«Sembravi un tantino preoccupato», lo stuzzica Jungkook.

Taehyung si morde il labbro. «Abitudine. Mi dispiace.»

«Abitudine?»

«Lolly spesso non prendeva le sue.»

Jungkook sbatte le palpebre, ricordando ancora una volta. Poi bacia Taehyung, dolcemente ma con decisione. «Ti prometto che io le prenderò.»

«Grazie», mormora Taehyung, improvvisamente timido.

«E io non sono lei, piccolo. Voglio prendermi cura di me stesso.» Jungkook lo bacia di nuovo. «Ho l'amore della mia vita proprio qui davanti a me, quindi... Non andrò da nessuna parte.»

«Lo so», dice Taehyung, sempre a bassa voce. «Lo so. E io... mentre eri via, ci ho pensato molto.»

«Pensato a cosa?»

«A... ad essere certo di non confondere mai il pensiero di te con quello di lei. So che non è la stessa cosa. Ma voglio comunque prendermi cura di te, e ogni volta che mi sento così non posso fare a meno di pensare a lei, e quindi-»

«Taehyung», lo interrompe Jungkook a bassa voce, prima che Taehyung possa divagare. «È tutto a posto. È- è una cosa nuova per noi, e mi dispiace molto che dobbiamo anche-»

«Non è colpa tua», si affretta a dirgli Taehyung. «Non devi scusarti per come funziona il tuo cervello.»

Jungkook si rifiuta di dire che non c'è niente che non vada nel suo cervello, almeno non nella sostanza. Non c'è una pillola che possa curare quello che ha, ma solo tenere a bada alcuni degli effetti collaterali più evidenti. Effetti collaterali che le persone normali possono gestire, ma lui no. E questo lo fa vergognare davvero tanto, ma ha imparato che fare così non aiuta nessuno, tanto meno se stesso.

«Sto solo dicendo che possiamo fare un passo alla volta. Io sto ancora imparando, e va bene se lo fai anche tu.»

Sembra che Taehyung stia per ribattere, ma alla fine si limita ad annuire. «Mi sei mancato tanto.»

«Anche tu mi sei mancato.»

Taehyung si affloscia in avanti contro il petto di Jungkook, con il mento appoggiato sulla sua testa. Jungkook preme le labbra sulla gola di Taehyung così da sentirla vibrare quando parla. «Mi racconti com'è stato?»

«Sai già com'è stato. Ci siamo sentiti ogni settimana. E sei anche venuto a trovarmi all'inizio.»

«Dimmi com'era davvero», riprova Taehyung. «Lo so- sei stato forte per me, lo so.»

Jungkook si chiede se suo padre abbia raccontato a Taehyung tutto quello che è successo. Di come si sentisse davvero Jungkook, isolato lì dentro, e di come avrebbe perso la testa, se suo padre non fosse andato a trovarlo ogni giovedì, venerdì, sabato e domenica.

«Mi sentivo solo», decide di dire. «Mi sentivo davvero solo. Ma questo mi ha fatto venir voglia di parlare, il che è positivo. Ho parlato molto con- con la mia terapeuta e con mio padre, e Chim e Yoongi sono venuti a trovarmi qualche volta, quindi ho avuto modo di parlare anche con loro.»

Taehyung sa già tutte queste cose; ogni settimana, il lunedì sera, Jungkook aveva a disposizione il telefono per un'ora intera e usava ogni minuto per parlare con Taehyung. Taehyung non gli aveva risposto soltanto una volta; l'autobus su cui viaggiava si era fermato sul ciglio della strada e non c'era campo. Questo aveva reso Jungkook un po' ansioso, ma Taehyung era terrorizzato, e quella sera, una volta tornato in albergo, aveva chiamato così tante volte la portineria che un membro del personale aveva fatto alzare Jungkook dal letto per rispondergli.

«Non è stato come essere in prigione», aggiunge, e Taehyung sembra rilassarsi un po' nel sentire queste parole. «Onestamente mi sentivo un po' come al college. La mia stanza era come il dormitorio, e le sessioni di terapia erano praticamente come andare a lezione. Potevamo usare internet e tutto il resto, e se avevo davvero bisogno di usare il cellulare me lo lasciavano fare.» Sorride. «Ho guardato le foto del matrimonio che mi ha mandato tua madre.»

«Doveva essere una sorpresa», sospira Taehyung.

«Lo è stata», promette Jungkook. «Mi è piaciuto molto vederle.» Si sposta sulla sedia e guarda la bottiglietta arancione che ora riposa accanto alle sue uova sempre più mollicce. «Non mi sono sentito come se fossi pazzo, mentre ero lì. Soltanto solo, tutto qui.»

«Ora ci sono io con te.» La voce di Taehyung è rilassante, un basso mormorio che Jungkook sente contro il petto. «Non dovrai mai più sentirti solo.»

«Lo so.» Jungkook tira dolcemente indietro Taehyung in modo che possano guardarsi negli occhi. »Basta con le cose tristi, ok? Almeno per un po'. Siamo entrambi qui, e quando torneremo a casa tra qualche ora vedrai anche Yeontan.»

«Dio, mi manca», si lamenta Taehyung. «Dormire senza di voi è stato terribile.»

«Beh, adesso sono qui», gli risponde Jungkook.

«E devi mangiare qualcosa», ribatte Taehyung. «Vero?»

Jungkook storce il naso in segno di disgusto. «Purtroppo. È di questo che hai dovuto vivere negli ultimi due mesi?» Sposta un braccio dalla vita di Taehyung per prendere una forchettata di uova. Non vede di buon occhio gli schizzi umidicci di Dio-solo-sa-cosa che ricadono sul piatto.

«Come pensi che abbia recuperato le mie guanciotte?» borbotta Taehyung. «Oh- posso...»

Jungkook annuisce. «Li ho presi apposta per te.»

Taehyung agguanta un rotolino alla cannella (probabilmente l'unica cosa commestibile) e ne prende un morso, facendo un verso di apprezzamento.

«È buono?»

«Davvero buono.»

«Ottimo, perché anche l'altro è per te.» Jungkook riesce a deglutire le uova prima che Taehyung lo fissi con uno sguardo esasperato.

«Non puoi darmi sempre da mangiare, ormai abbiamo superato quella fase.»

«Cosa- chi lo dice?» chiede Jungkook. Infila le mani sotto la maglietta di Taehyung facendo un occhiolino.

«Lo dico io. I miei pantaloni sono già troppo stretti.»

«Mi piaci con i pantaloni stretti.»

Taehyung dà un leggero calcio contro lo stinco di Jungkook quando quest'ultimo strofina il palmo della mano sul suo stomaco, più morbido di quanto non fosse da tempo. Jungkook vorrebbe riportarlo a letto e baciarne ogni liscio centimetro dorato.

«Smettila di prendermi in giro», sbuffa Taehyung, anche se dà un altro morso al suo rotolino alla cannella.

«Non ti sto prendendo in giro», promette Jungkook. «Mi piaci così; lo sai.»

Taehyung gli tira un altro calcio, senza molta energia. Beve un sorso del caffè di Jungkook e storce il naso disgustato. Jungkook gli porge in silenzio l'altra tazza, quella con una quantità di zucchero e latte tale da non poter essere considerato un vero e proprio caffè. Il volto di Taehyung si rischiara dopo essersi lavato via quel sapore amaro e si appoggia a Jungkook con un sospiro soddisfatto.

Jungkook gli bacia la spalla, inspirando di nuovo il suo profumo.

Taehyung appoggia la mano su quella di Jungkook, ma il sottile strato della maglietta impedisce che si tocchino veramente. Jungkook lo sfiora con il pollice un paio di volte.

«Metà di tutto questo è colpa della nostra torta nuziale», dice Taehyung a bassa voce. Quasi come se stesse ammettendo qualcosa che non dovrebbe.

«Che vuoi dire?»

«Io... dopo che te ne sei andato ho mangiato la torta nuziale.»

Jungkook socchiude gli occhi. «Cosa- mica tutta in una volta.»

Taehyung ride dolcemente. «No, non tutta in una volta. Ma... beh, ovviamente nessuno ha mangiato la nostra torta.»

Jungkook fa una smorfia.

«E io- era lì a casa nostra, in cucina, e ne ho assaggiata un po', e... non lo so. Ho provato la stessa sensazione che provavo con Lolly.»

«E cioè?»

Jungkook è un po' spaesato, a dire il vero. Non è sorpreso che Taehyung sia tornato ad essere come prima, anzi è decisamente favorevole. Ma ha pensato che fosse una combinazione tra il fatto che lui non fosse presente per portare Taehyung a correre e tre mesi di vita in tournée. Non è nemmeno sorpreso che Taehyung abbia mangiato la loro torta, perché lui adora i dolci.

Taehyung scrolla le spalle. «Il cibo era tipo... un modo per starle vicino? E io volevo starti vicino. È una cosa stupida e ora sono tornato a essere Guance di Pane, ma non sapevo come altro-»

«Non è stupido», lo interrompe Jungkook. «Non lo è. Basta che... insomma, basta che non ti senti male.»

«No, non è così. In realtà ho dovuto buttarne la maggior parte... stava diventando stantia.»

«Potremmo ordinarne un'altra.»

Taehyung scuote la testa. «Non ne ho bisogno. Ora sei qui.»

«Questo significa che dovrò rinunciare a questo?» Jungkook dà un pizzicotto sul fianco di Taehyung e si guadagna un buffetto sul braccio.

«A giudicare da come sta andando la colazione, ne dubito fortemente», brontola Taehyung.

«Bene.»

«Se non ti conoscessi così bene, penserei che sei un feticista», si lamenta Taehyung.

Jungkook picchia leggermente la testa contro quella di Taehyung. «Mi piace solo vederti felice.»

«Giusto, beh», sospira Taehyung. «Se ti rende felice.» Dà un morso esagerato e Jungkook sorride.

Poi Taehyung lo bacia, con il sapore della cannella sulle labbra.

È un tale sollievo, quando più tardi, quella mattina, tornano a casa. Anche se Jungkook è stato a casa di suo padre, si è fermato a casa loro un paio di volte per prendere dei vestiti e assicurarsi che fosse ancora tutto a posto. Gli faceva male ogni volta sapere che Taehyung non sarebbe stato a ballare nella loro camera da letto o a preparare il tè in cucina quando lui entrava. Anche Yeontan non c'era, perché era rimasto con i genitori di Taehyung mentre lui era in tournée.

Tutto l'amore che Jungkook aveva sviluppato per Yeontan durante il periodo in cui erano lontani scompare nel momento in cui Taehyung gli lascia la mano per sdraiarsi sul pavimento e coccolare Yeontan.

«Il mio piccolino», lo accarezza Taehyung. «Mi sei mancato tanto, tanto.»

Jungkook potrebbe giurare di aver visto Yeontan fargli la linguaccia.

Il giorno dopo Taehyung lo accompagna da Junghyun. Ha in programma di pranzare con loro; nelle due settimane da quando è tornato a casa, ha visto solo Junghyun. In parte perché Yuna ha impegni con la scuola e Ari con il lavoro, oltre al bambino che ha in grembo, e in parte perché Jungkook è semplicemente troppo nervoso.

Junghyun si era fermato a parlare con lui per un po' la prima volta che era andato a trovarlo dopo che Jungkook era tornato a casa, e aveva raccontato a Jungkook di come avevano cercato di spiegare la situazione a Yuna. Perché suo zio Koo era dovuto andare via e perché non potevano sapere con certezza quando sarebbe tornato. Junghyun era rimasto in silenzio per quasi un minuto prima di dirgli che avevano dovuto spiegare a Yuna che anche sua nonna era dovuta partire. E che non sarebbe più tornata.

Taehyung percepisce che è ansioso e lascia che Jungkook limoni con lui per cinque minuti interi nel vialetto prima di sbatterlo fuori dall'auto. Taehyung deve andare a pranzo con suo fratello, il quale sembra ancora andarci coi piedi di piombo con Jungkook, nonostante Jungkook gli abbia assicurato di non serbare rancore.

«È una cosa che ho imparato in terapia» aveva detto, e il fratello di Taehyung lo aveva guardato così sconvolto che Jungkook aveva dovuto chiarire alla svelta che stava scherzando. Jungkook spera che alla fine la situazione si risolva, ma non gli dispiace del tutto che le persone che hanno quasi rovinato il suo matrimonio si sentano in colpa per questo.

Taehyung gli aveva detto che ultimamente sua sorella era molto gentile con lui, e Jungkook pensa che questo spieghi la confezione con i cupcake preferiti di Taehyung che i suoi genitori hanno portato insieme a Yeontan.

Dopo che Taehyung se n'è andato, Jungkook prende coraggio e fa un respiro profondo. Bussa una volta alla porta d'ingresso prima di ricordarsi che Junghyun gli aveva detto che l'avrebbe lasciata aperta. La spinge per aprirla ed entra.

«Koo!»

Proprio come quando ha rivisto Taehyung per la prima volta, Jungkook deve trattenere le lacrime mentre Yuna inizia a correre verso di lui, con le treccine che volano dietro di lei. Si inginocchia giusto in tempo perché lei gli salti in braccio e la stringe forte al petto.

«Ciao, piccolina», sussurra. «Mi sei mancata.»

«Anche tu mi sei mancato», gli dice Yuna. Gli stringe il collo più forte che può. Deve stare attento a non stringerla troppo forte a sua volta, perché potrebbe accidentalmente rompere qualcosa. Lei è davvero preziosa, e lui deve ricordare a sé stesso la fortuna che ha di poterla amare così tanto. E il fatto che lei lo ami a sua volta.

«Dai un bacino a Koo», le dice dopo che lei si ritrae, e il suo viso si illumina a quella richiesta familiare. Un bacino sulla guancia più tardi, lui ricambia il favore e Yuna ride di gusto, per poi strillare quando lui finge di sbavarle addosso.

«No, zio Koo! Che schifo!»

«Scusa, piccolina. Mi sei mancata così tanto. Voglio mangiarti.»

«No! Io non sono da mangiare», risponde Yuna. «Mangia quello nella pancia di mamma.»

Lei storce il nasino in segno di disgusto e a Jungkook si stringe il cuore nel petto. Assomiglia a suo padre quando fa così, e anche a lui. Si chiede se abbia iniziato a farlo mentre lui non c'era. In termini di crescita, tre mesi della vita di un bambino sono praticamente anni.

«Yuna. Cosa dici?»

Jungkook alza lo sguardo e vede Junghyun che attraversa la cucina con un'espressione severa sul volto. Yuna lancia un'occhiata a Jungkook e poi a suo padre con un broncio.

«Scusa.»

«Non sei emozionata per il fratellino o la sorellina?» chiede Jungkook. Fa l'occhiolino a Junghyun, che si limita a sospirare e a scuotere la testa.

Yuna storce di nuovo il naso.

«È Kookie?»

In cima alle scale risuona la voce di Ari e Jungkook non crede di aver mai visto suo fratello muoversi così velocemente, scattando verso di lei. Yuna si rannicchia accanto a Jungkook con un piccolo sbuffo. Forse Jungkook capisce da dove deriva tutta questa gelosia. Mentre aspettano, lui le bacia di nuovo la guancia e lei gli regala un sorriso.

«-perfettamente in grado di scendere una rampa di scale, Junghyun», dice Ari, e Jungkook si alza mentre entrano in cucina. L'espressione affettuosamente infastidita sul suo volto scompare quando lo vede lì in piedi e gli tende le braccia per abbracciarlo. «Oh mio Dio, Kookie, vieni qui!»

Jungkook si avvicina, un po' in imbarazzo.

«Ci sei mancato tanto», dice lei.

«Anche a me siete mancati. Mi dispiace di non essere venuto la settimana scorsa, ma...» Sta per abbracciare Ari quando viene fermato a metà strada e solo quando abbassa lo sguardo si rende conto di cosa lo blocchi.

«In questi giorni sembra ostacolarmi in tutto», scherza Ari.

Jungkook fissa il suo pancione: l'ultima volta che l'ha vista non si vedeva affatto. Ora sembra che abbia una palla da basket infilata sotto la maglietta, anche se non lo direbbe mai. «Scusa, non ho...» Arrossisce, non sapendo bene cosa fare.

«Saluta», aggiunge Junghyun. «C'è tua nipote lì dentro.»

Jungkook sbatte le palpebre per un secondo prima di capire cosa ha detto suo fratello. Poi alza di scatto la testa. «Mia... mia nipote?»

«L'abbiamo scoperto qualche settimana fa», gli dice Ari. «Hyun sta per ritrovarsi in netta minoranza.»

«Lo sono già», brontola Junghyun. «Non è giusto.»

«Lo so, tesoro", dice Ari, accarezzandogli la guancia. «Povero te.»

«Avrò una nipote?»

Jungkook sta ancora cercando di metabolizzare.

Junghyun sogghigna. «Cioè, tecnicamente siamo noi che avremo una figlia, ma sì.»

«Papà lo sa?»

«Papà lo sa.»

«Cosa? Non me l'ha detto! E nemmeno tu me l'hai detto!» lo accusa Jungkook. «Ci siamo visti un sacco di volte, Hyun!»

«Non stava a me dirtelo», si difende Junghyun. Mette un braccio intorno ad Ari. «È lei che sta facendo tutto il lavoro qui, Kookie.»

«Sapevo che c'era un motivo se ti ho sposato», dice Ari, appoggiandosi alla sua spalla. «Oh.»

Sussulta, e Junghyun scatta all'attenti, una mano raggiunge subito il suo pancione con fare protettivo. «Che c'è?»

Ari alza gli occhi al cielo. «Niente, solo un calcio.»

«Sei sicura- oh. Ok, sì.»

«Kookie, vuoi sentire? Sta scalciando.»

Jungkook fissa Ari per un attimo. «Adesso?»

«Impazzisce per la voce di Hyun», spiega Ari. «Vieni, dammi la mano.» Prende delicatamente il polso di Jungkook e gli solleva il braccio, portando il palmo vicino al suo stomaco e appiattendogli la mano. È strano: morbido ma solido. Jungkook si morde la lingua per non lasciarsi sfuggire la questione della palla da basket.

«Yuna», aggiunge Ari, «vieni a giocare con la sorellina.»

Yuna aggrotta le sopracciglia, e Jungkook deve sforzarsi moltissimo per non scoppiare a ridere. È troppo carina, anche quando è arrabbiata. Ma non appena appoggia la mano vicino a quella di Jungkook, si illumina.

«Vuoi giocare?» dice. «Dai, svegliati.»

Attendono tutti per un lungo momento, ma non succede nulla. Ari dà una leggera gomitata a Junghyun. «Di' qualcosa.»

«Che devo dire?»

Yuna strilla, scoppiando a ridere subito dopo. «Ciao, sorellina!»

«Cosa?» chiede Jungkook. «Che è successo?»

«Ha scalciato di nuovo», spiega Ari. «Aspetta un po', magari lo fa anche vicino alla tua mano.»

«Hey, piccolina», dice Junghyun, chinandosi. «C'è lo zio Jungkook. E vorrebbe tanto conoscerti. Ah- no, non qui. Dall'altra parte.» Si raddrizza di nuovo, massaggiandosi la mascella. «Non capisco se questo significhi che mi adora, o che mi odia», scherza.

Yuna mette una mano intorno alla gamba di suo padre. «Io di sicuro ti adoro, papà.»

«Ti adoro anch'io.»

Jungkook e Ari si scambiano un'occhiata sospettosamente commossa, guardando Junghyun prendere in braccio Yuna e baciarle la punta del naso.

«Dai, tesorino», dice Ari, «uno per lo zio Kookie? È venuto fin qui per conoscerti.»

Jungkook aspetta con il fiato sospeso, ma a distanza di quasi trenta secondi non è ancora successo nulla.

«Mi dispiace», si scusa Ari, «non so perché faccia la timida.»

«Non c'è problema. Probabilmente- voglio dire, sono sicuro che non mi riconosce, quindi...»

Jungkook non vuole sembrare abbattuto, ma Ari allunga comunque una mano sul suo braccio. «Lo farà», gli promette.

«Pranzo?» propone Junghyun. «Oggi vuole prepararlo Yuna.»

«No, non voglio», protesta Yuna. «Voglio mostrare a Koo i miei palazzi.» Si rivolge a Jungkook. «Sarò un'arci-tetto.»

Architetto, mima Junghyun con la bocca, e Jungkook sghignazza.

Trascorre il pomeriggio al piano di sopra con Yuna, nella sua stanza, a giocare con lego e costruzioni che riconosce vagamente, prima di rendersi conto che erano suoi da piccolo. Ne ha la conferma quando Yuna gli dice che glieli ha regalati il nonno. Quando li chiamano per il pranzo, Yuna esige di sedersi sulle sue ginocchia mentre mangiano. Junghyun sembra sul punto di rimproverarla, ma qualcosa sul volto di Jungkook gli fa cambiare idea.

Jungkook scopre che è incredibilmente terapeutico, e si chiede se lui e Taehyung non debbano riconsiderare l'idea di "aspettare per avere un bambino".

Taehyung va a prenderlo in serata.

«Ehi, che bello vederti», saluta Junghyun, prima di abbracciare Ari con cautela. «Come sta la bimba?»

«La bimba sta bene. Vuoi salutarla?»

Taehyung annuisce con entusiasmo e allunga la mano sul pancione di Ari. «Ehi, piccina. Sono Tata.»

«Woah!» Ari dà un colpetto al braccio di Taehyung. «Le piaci molto.»

Taehyung sorride orgoglioso. «Lo so.»

«Cosa- per te ha scalciato?» si lamenta Jungkook. «Per me non l'ha fatto. Non è giusto, non siete nemmeno consanguinei!»

Taehyung alza gli occhi al cielo e trascina Jungkook per il polso, mettendo la mano di Jungkook dove un attimo prima c'era la sua. «Ciao, piccola.»

Jungkook sussulta. Sente un piccolo movimento contro il palmo della mano, e poi lo sente di nuovo, un po' più forte. «È- è lei?»

«Mhmm.»

«Ciao», sussurra, fissando la mano. «È un piacere conoscerti, finalmente.»

Ecco un altro calcio, e Jungkook non sta assolutamente piangendo. Impossibile che stia piangendo, ha un braccio tatuato.

«Oh, Kookie», ride Junghyun, tirandolo in un abbraccio.

Jungkook si strofina gli occhi. «Sto bene.»

«Certo che stai bene.»

«Non sto piangendo.»

«Certo che no.»

Junghyun gli mette comunque in mano un mazzo di fazzoletti prima che se ne vada e, mentre aspetta che Taehyung metta in moto l'auto, ne consuma quattro di fila.

«Il miracolo della vita», sorride Taehyung. «È davvero incredibile.»

«Già», tira su col naso Jungkook. «È meraviglioso.»

La mattina dopo, Jungkook riceve il messaggio che aspettava da qualche settimana. Da quando è tornato a casa, in realtà. Taehyung sta ancora faticando a svegliarsi quando Jungkook gli piomba alle spalle in cucina e lo abbraccia.

«Gesù», ansima Taehyung. «Mi hai spaventato.»

Jungkook gli bacia le palpebre, ancora gonfie di sonno. «Mi dai un passaggio oggi?»

«Certo. Dove devi andare?»

Jungkook solleva Taehyung e lo fa sedere sul bancone. Taehyung alza gli occhi al cielo e prende un sorso del tè che ha appena finito di prepararsi mentre Jungkook si incastra tra le sue cosce.

«Ricordi che dovevo farti un regalo per San Valentino?»

Taehyung annuisce.

«E ho detto che era qualcosa che ti avevo promesso molto tempo fa.»

Taehyung annuisce di nuovo.

«Mi farò un tatuaggio.»

Taehyung sbatte le palpebre. «Un tatuaggio?»

«Già.»

«Sembra più un regalo per te», scherza. «A meno che non stai per tatuarti la mia faccia o qualcosa del genere.»

Jungkook sorride raggiante.

«Cosa- Jungkook, non ti tatuerai la mia faccia.»

«Infatti», dice Jungkook, e Taehyung sospira di sollievo. «Non la tua faccia. Il tuo nome.»

«Il mio nome?»

Jungkook solleva la mano libera di Taehyung per poggiarla sul suo petto nudo. Pensa che non si stancherà mai di vedere Taehyung imbarazzarsi, mordendosi il labbro e arrossendo.

«Te l'ho detto un po' di tempo fa», spiega Jungkook. «Ti ho detto che volevo il tuo nome sul mio cuore.»

«Oh...» sussurra lentamente Taehyung, ricordando quel momento. Lo ricorda anche Jungkook: la prima volta che ha mostrato a Taehyung il tatuaggio del nontiscordardimé, e la prima volta che sono andati a letto insieme dopo. «Davvero? Sei- sei sicuro?»

«Certo che sono sicuro. E vorrei... be', vorrei che venissi con me, quando me lo farò.»

«Io?»

«Chi sennò?» ride Jungkook. «Ho già chiesto. Ti lasceranno entrare.»

«È una cosa che permettono di fare solitamente?»

«No. Ma io ho un permesso speciale.»

Taehyung socchiude gli occhi. «Perché?»

Jungkook solleva il braccio destro. «Diciamo che sono un cliente affezionato.»

Taehyung sorride. «Davvero- davvero vuoi farti tatuare il mio nome sul petto?»

«Davvero. Ho già il design.»

«Posso vederlo?»

«Mmh.» Jungkook tira fuori il telefono dalla tasca e scrolla i messaggi con il suo tatuatore. È la sua tatuatrice dal terzo anno di college, e non c'è nessuno di cui si fidi di più per questo tatuaggio. Non parlano molto, ma lei prende il suo lavoro molto seriamente, e le piacciono sempre i design di Jungkook. Trova la foto che ha mandato, e il modello che ha inviato lei. «Eccolo.»

Taehyung fissa lo schermo del telefono per un lungo momento. Poi sbatte le palpebre, con forza, mentre gli occhi diventano lucidi. «Lo amo.»

«Davvero?»

«Sì. Lo amo, tesoro.»

Proprio come il tatuaggio del nontiscordardimé, Jungkook era preoccupato di aver esagerato. Ma la grafia di Lolly è splendida, molto più bella della sua, e ha pensato che sarebbe stato un tocco in più al tutto. O almeno Taehyung sembra pensarlo. Si sporge in avanti e getta le braccia intorno al collo di Jungkook.

«Grazie. Grazie, grazie, grazie.»

«Non me lo sono ancora fatto», ride Jungkook.

«Non importa», sospira Taehyung. «Ti amo tantissimo.»

Lui e Taehyung se la prendono comoda mentre si vestono e si preparano per la giornata, dato che l'appuntamento di Jungkook è nel pomeriggio. Jungkook riesce a far eccitare Taehyung quanto basta perché si spoglino di nuovo, quindi alla fine arrivano di corsa al negozio di tatuaggi, con sette minuti di ritardo.

«Ehi», esclama Jungkook, praticamente trascinando Taehyung oltre la porta. Ha messo la quinta da quando è uscito dal parcheggio, dimenticandosi che Taehyung non è più così abituato a correre. Jungkook potrebbe morire, guardando quelle adorabili guance rosa. «Hey, scusa per il ritardo, Khin.»

«Be', ormai sei qui. Siediti prima che cambi idea.»

Taehyung lancia un'occhiata nervosa a Jungkook, ma quest'ultimo scuote la testa con un sorriso rassicurante. «È fatta così», sussurra. «È tutto ok.»

Seguono Khin sul retro, dove ha già la postazione pronta. Jungkook non viene da un po', dato che si è fatto il tatuaggio sulla spalla circa sei mesi fa. Taehyung era così sconvolto e paonazzo quando era tornato a casa che non aveva parlato quasi per un minuto.

Taehyung si presenta a Khin con una stretta di mano, e Jungkook sorride nel vedere la smorfia che fa quando Khin quasi gli sloga la mano con la sua stretta.

«Quindi è tuo il nome», dice, e Taehyung avvampa, fiero. Ottimo lavoro, mima a Jungkook con le labbra, dopo che si è tolto la maglietta e si è seduto sulla poltrona. Prende un paio di respiri lenti, rilassandosi. È un processo che alla fine gli piace sempre, nonostante tutto. E ciò che otterrà in seguito, soprattutto stavolta, ne vale assolutamente la pena.

Trascorrono un minuto a discutere di dove posizionare il tatuaggio, ma una volta che Jungkook trova il posto perfetto Khin posiziona l'ago sul suo petto.

Taehyung si siede su una sedia pieghevole dalla parte opposta a Khin, e osserva la scena affascinato. Jungkook non sa per certo se stia per chiedere qualcosa o meno, ma quando Khin accende la macchinetta, si interrompe.

Il ronzio familiare dell'ago è un suono confortante alle orecchie di Jungkook, ma fa sobbalzare Taehyung sulla sedia mentre lo scruta nervosamente.

«Pronto?»

«Vai», dice Jungkook.

Il primo colpo è sempre di assestamento, quindi Jungkook non è sorpreso dal grugnito che emette quando sente l'ago perforargli la pelle. Taehyung invece quasi gli sloga la mano, mentre gliela tiene stretta sul suo grembo, le dita intrecciate.

«Stai bene?» sussurra Taehyung.

«Sì, piccolo.»

«È che- sembra doloroso», dice, sconcertato.

«Diamine se lo è », si intromette Khin. «Ma ci sta. Un po' di dolore per qualcosa che dura tutta la vita, no?»

«Esatto», risponde Jungkook. «Sul serio, Taehyung, è tutto ok.»

«Se lo dici tu», mormora Taehyung, con gli occhi fissi sull'ago. «Non mi piace vederti soffrire.»

Jungkook gli stringe la mano con fare rassicurante e si rilassa, chiudendo gli occhi. Sente Taehyung avvicinarsi, le punte dei suoi capelli che solleticano la pelle nuda della sua spalla.

Superano i successivi dieci minuti senza intoppi, con Taehyung che fa domande personali a Khin in quel modo speciale che ha soltanto lui, sinceramente curioso e completamente sincero. Jungkook è suo cliente da cinque anni ormai, e non aveva idea che avesse un gatto di nome Princess.

La richiesta di Taehyung a Khin di smettere di tatuare per un momento, per poter vedere una foto di Princess, viene interrotta dal suo stesso sussulto. Gli occhi di Jungkook si aprono di scatto e scrutano immediatamente Taehyung per capire cosa c'è che non va.

Lo sguardo di Taehyung è fisso sul petto di Jungkook, la sua mano è di nuovo stretta intorno a quella di Jungkook.

«Stai sanguinando», dice, inorridito. «Dovremmo fermarci, non fartelo più, non voglio.»

Jungkook si guarda il petto e vede che sta sanguinando, solo un po'. Non è niente in confronto al tatuaggio "stick and poke", quello che gli aveva fatto il suo compagno di stanza all'ultimo anno di università. Quello che sanguinava. Adesso è solo qualche goccia.

Ma Taehyung è Taehyung, e Jungkook non lo amerebbe così tanto se non fosse così dolce e sensibile, soprattutto con lui.

«È tutto ok», ripete. «È normale.»

«Molto normale», concorda Khin. «Tuo marito tiene duro come un campione.»

Jungkook trattiene un ampio sorriso e si limita a un freddo cenno del capo, sollevando il suo braccio tatuato. «Ho fatto un po' di pratica.»

Ricevere i complimenti per non essersi dimenato lo rende più orgoglioso di quanto dovrebbe.

Taehyung è il più agitato dei due, e il suo sguardo continua a spostarsi dal petto di Jungkook al suo viso, gli occhi spalancati. Jungkook pensa che potrebbe spezzarsi le dita dalla forza con cui Taehyung le stringe.

Non è passato nemmeno un minuto quando Taehyung rantola di nuovo.

»Non riesco più a guardare», dichiara, seppellendo il viso nella coscia di Jungkook.

Jungkook gli sorride con affetto, prima di incontrare lo sguardo divertito di Khin. Il ronzio dell'ago cessa quando la macchinetta si ferma, e Jungkook tira un sospiro, lieto della piccola pausa.

«Vuole sedersi vicino a te?»

«Taehyung?» chiede Jungkook, spostandosi rigidamente per poter passare la mano libera tra i capelli di Taehyung. «Ti piacerebbe?»

Taehyung alza la testa cautamente. «Sedermi sulla poltrona vicino a te?»

Khin scrolla le spalle. «A me non disturba. Basta che resti alla sua destra e non ti muovi.»

Questo è tutto l'incoraggiamento di cui Taehyung ha bisogno per salire sulla poltrona con Jungkook, infilandosi tra Jungkook e il bracciolo e nascondendo il viso nel suo collo. Le sue lunghe gambe sono accavallate sulla vita di Jungkook e penzolano oltre il bordo, ma nessuno sembra farci caso.

Jungkook alza il braccio libero per circondare la schiena di Taehyung e fa cenno a Khin di ricominciare.

Quando l'ago inizia a ronzare, Jungkook sente il cuore di Taehyung battere contro il suo fianco. Muove il braccio intorno a Taehyung in modo che la sua mano possa scivolare sotto la sua maglietta. Taehyung emette un sospiro soddisfatto mentre Jungkook gli sfiora dolcemente la pelle.

Normalmente, Jungkook lo stuzzicherebbe un po', giocherebbe con la morbidezza che ha di nuovo sui fianchi, ma entrambi hanno l'ordine tassativo di non muoversi. Così Jungkook si accontenta di tenere la mano sulla curva dei fianchi di Taehyung e di sentire la pressione della sua guancia sul suo collo.

Passano altri venti minuti prima che si accorga che Taehyung si è addormentato, quando Khin spegne l'ago e gli fa cenno di fare una pausa.

Jungkook sta per alzarsi a sedere quando sente il sospiro sommesso di Taehyung, emesso dalle labbra dischiuse in quel modo infantile che ha sin da quando si sono conosciuti. Jungkook si limita a scrollare le spalle a Khin, che gli fa l'occhiolino ed è così gentile da portargli un bicchiere d'acqua dall'ingresso.

Taehyung non si sveglia nemmeno quando l'ago si riaccende, e a Jungkook non resta che stringere i denti per arrivare alla parte del nome di Taehyung che inizia a toccare non più i muscoli ma le ossa.

Ma non si muove, così arrivano alla fine senza problemi. Quando la macchina si spegne per l'ultima volta, Jungkook si concede finalmente di guardare il risultato finale.

«Cazzo, è perfetto», dice. «Grazie, Khin.»

«Figurati. È sempre un piacere tatuarti.»

«Tornerò tra un paio di mesi», promette Jungkook. Fa scivolare la mano fuori dalla maglietta di Taehyung e la agita. «Ho un'altra nipote da aggiungere.»

«Beh, cazzo, congratulazioni.» Khin indica Taehyung, ancora addormentato. «Niente tatuaggi per lui, immagino.»

Jungkook sorride. «Già, non penso che funzionerebbe. Ne ho abbastanza io per tutti e due.»

Rabbrividisce un po' per il liquido freddo che Khin sparge sul tatuaggio, pulendolo con cura e con mano esperta. Taehyung sceglie proprio quel momento per svegliarsi, e Jungkook ne è felice. Il sangue è sparito.

Taehyung alza la testa, adorabilmente intontito e confuso. «Come va?»

Jungkook si china in avanti per baciargli l'angolo della bocca, stringendogli la spalla. «Te lo sei perso, amore. Abbiamo finito.»

«Cosa?»

«Sei andato al tappeto», dice Khin. «A questo giro ci abbiamo messo solo quarantacinque minuti.»

«Oh», sussurra Taehyung, gli occhi fissi in quelli di Jungkook. «Mi dispiace.»

«A me no», lo rassicura Jungkook. «Avevo una gran bella vista.»

Jungkook si chiede se Khin sia così brava da tatuare il bel rossore di Taehyung su ogni poro scoperto della sua pelle.

«Che melodrammatico», borbotta Taehyung, colpendo dolcemente il braccio di Jungkook.

«Mi sono appena fatto tatuare il tuo nome sul cuore», sottolinea Jungkook. «Sarà difficile superarmi.»

«Posso...»

Taehyung si interrompe e guarda Khin.

«Certo, ma non lo toccare. Ti prendo delle bende, Jungkook, poi sarai a posto.»

«Perfetto, grazie.»

Taehyung si solleva un po' per poter vedere il petto di Jungkook da un'angolazione migliore. Jungkook afferra delicatamente la mano che Taehyung allunga verso l'inchiostro fresco.

«Non toccarlo», mormora.

«Lo so», sussurra Taehyung. «È solo che... wow.»

Sembra che non riesca a guardare nient'altro che il petto di Jungkook. Jungkook fa scorrere un dito lungo il perimetro del polso di Taehyung.

«Ti piace?»

«È il mio nome», sussurra Taehyung. Il suo sguardo si sposta su quello di Jungkook. «Sarà lì per sempre?»

«Per sempre», gli promette Jungkook. «Non potrei toglierlo nemmeno se volessi.»

«Beh, è un peccato»? sospira Taehyung. «È scritto male.»

«Cosa?!»

Jungkook quasi si rompe l'osso del collo mentre abbassa la faccia verso il petto, sforzandosi di leggere le lettere al contrario. Un attimo dopo sente la mano libera di Taehyung che gli stringe i capelli, seguita da una risatina sommessa.

«Sto scherzando.»

Jungkook crolla all'indietro contro la poltrona. «Dio... Taehyung, non fare così.»

«Stavo solo scherzando.»

«Sì, e mi stavi facendo venire un infarto.»

«Grazie per... questo», gli dice Taehyung, dopo aver smesso di sorridere con troppa enfasi per poter parlare. Una delle sue abitudini preferite. «Significa molto per me.»

«Anche per me», dice Jungkook. «Perché tu significhi molto per me.»

Taehyung cerca di sembrare esasperato, ma il rossore compiaciuto sulle sue guance lo tradisce.

Dopo pochi minuti escono dal negozio e nel parcheggio Taehyung lo bacia così appassionatamente da fargli mancare il respiro. Quando salgono in macchina è ancora un po' stordito. Dopo aver passato tanto tempo senza baciare Taehyung, pensa che vorrà sentirsi stordito almeno per il resto della sua vita.

«Ti dispiace se ci fermiamo in un posto?» gli chiede Taehyung.

Jungkook si allaccia la cintura di sicurezza, stando attento che non prema sul suo nuovo tatuaggio, prima di rispondere. «Per niente.»

Taehyung mette in moto l'auto ed esce dal parcheggio. Jungkook allunga la mano per accendere la radio prima ancora che possa chiederlo, e Taehyung lo ricompensa intrecciando le loro dita sul cambio.

«Non mi sono ancora abituato a vederlo», commenta dopo qualche minuto. Jungkook sta per chiedere cosa intenda quando fa scorrere un dito sull'anello di Jungkook.

«Nemmeno io», ammette Jungkook.

«Grazie per avermi sposato.»

Jungkook gli stringe la mano. «Grazie per avermelo chiesto.»

«Dove vuoi andare in luna di miele?»

Jungkook si era dimenticato del viaggio di nozze, a dire il vero. Ma si limita ad annuire, mentre pensa a come rispondere. «Cerchiamo di capire dove sono andati i miei genitori e poi andiamo il più lontano possibile da lì.»

Taehyung ride. «Tua madre ha detto che sono andati in un posto tropicale. Quindi potremmo dover andare in un posto molto freddo.»

«Va bene», dice Jungkook. «Mi vengono in mente un paio di modi per scaldarci a vicenda.»

«Dio, sei insaziabile», sospira Taehyung, scuotendo la testa.

«È così grave che voglia godermi mio marito? Ora sei tutto morbido, e io...» Jungkook serra la mano libera. «Farmi le seghe sulla tua foto dopo che avevano spento le luci non era la stessa cosa.»

Taehyung fa un rumore a metà tra uno squittio e un colpo di tosse. «Quale foto?»

«Quella della mia festa di addio al celibato.»

Taehyung arrossisce così violentemente che le sue orecchie diventano rosse. «Jungkook!»

«Che c'è? Mica l'ho fatta vedere a qualcuno. Anche se sono sicuro che saresti valso almeno un'intera stecca di sigarette. Scherzo», aggiunge frettolosamente, vedendo l'espressione di Taehyung. «Sto scherzando, amore.»

«Beh, sono contento di averti fatto compagnia», decide magnanimamente Taehyung. Fa una pausa. «Non era la stessa cosa, hai ragione. Mi sentivo solo durante la doccia.»

«Mai più», giura Jungkook. Adesso stanno scherzando, ma lui sente lo stesso il peso di quell'affermazione.

Taehyung annuisce. Fa un respiro silenzioso. «Mi sentivo così solo senza di te.»

«Ora sono tornato. Non vado da nessuna parte.»

«Lo so.»

Jungkook solleva le loro mani unite e preme il dorso di quella di Taehyung sulla sua guancia. «Anche se questo significa che devo farmi andare a genio Tan. Sono qui per restare.»

«Forse dovremmo prendere un altro cane.»

«Cosa?»

Taehyung tiene lo sguardo fisso sulla strada. «È solo una cosa a cui stavo pensando. Tannie avrebbe bisogno di un compagno di giochi.»

«Davvero? Odia quando incontriamo altri cani al parco.»

«Penso che se la caverebbe. E stavo... facendo delle ricerche in merito.»

«Ricerche», ripete Jungkook. Non è del tutto sicuro di dove Taehyung voglia andare a parare.

«Dicono che può... aiutare le persone con... con un trauma.»

«Oh.» Jungkook studia il profilo del volto di Taehyung; la guancia che riesce a vedere è colorata di rosa. «Tipo... intendi tipo un cane di supporto emozionale? Una cosa del genere?»

«Credo di sì.»

Jungkook si appoggia al sedile. «L'idea non mi dispiace.»

«No?»

«No. Ho sempre voluto un cane quando ero più piccolo. E all'inizio mi piaceva Yeontan, finché non ho scoperto che è una gran carogna.»

Taehyung scoppia a ridere. «Probabilmente è quello che pensa lui di te.»

«È... in questi casi, dobbiamo addestrarli, o...»

«Ci sono diversi modi», dice Taehyung. «Ma ho letto di un programma che abbina le persone agli animali in base a ciò di cui hanno bisogno. In base alle preferenze e a cose del genere, ad esempio se vogliono un cane più piccolo o un gatto—»

«Io voglio un cane grande», ribatte Jungkook. «Un cane enorme.»

«Ok.»

«Tipo un dobermann o qualcosa del genere.»

«Ok.»

Jungkook si gira sul sedile e lancia uno sguardo interrogativo al profilo di Taehyung. «Davvero. Mi faresti prendere un Dobermann?»

Taehyung alza le spalle. «Non ti faccio prendere proprio niente. Hai diritto di parola quanto me. E poi sarebbe per te, principalmente. Yeontan sopravvivrà.»

«Un cane.» Jungkook sorride. «Sì. Sarebbe bello. Qual è il nome del sito? Dobbiamo fare domanda?»

Taehyung gli dice le informazioni e Jungkook passa il resto del viaggio a cercare sul suo telefono. Ci sono un po' di pratiche da compilare e alcune carte da chiedere al suo terapeuta, ma sembra che non sia troppo difficile. Sta scorrendo tra i cani disponibili sul sito, fermandosi a mostrare a Taehyung quelli super extra carini per fargli fare le moine, quando si rende conto di dove si trovano.

«Taehyung.»

«Si?»

«Taehyung...»

La mano di Taehyung scatta nella sua, come se volesse allontanarla. «Per favore. Non è quello che pensi.»

«Allora cos'è?»

«È... ho bisogno... solo... vedrai tra un minuto.»

Jungkook sospira. I ciliegi che costeggiano la strada sembrano particolarmente allegri in questa luminosa giornata estiva, i petali rosa vibranti contro l'erba verde e il cielo azzurro. Ma l'atmosfera tra di loro è cambiata, ora che Jungkook ha capito dove Taehyung lo sta portando.

«Amore», ci riprova, mentre si avvicinano, «non possiamo stare qui. Se qualcuno ti vede, temo che...»

«Fidati», lo interrompe Taehyung, con una nota di durezza nella voce, «non c'è più nessuno.»

Quando superano la prossima collina, Jungkook capisce cosa intende.

La casa di Lolly si erge in lontananza, o meglio, si ergeva. La collina su cui sorgeva è vuota, terra compatta dove un tempo c'erano le fondamenta. Anche il vialetto è distrutto, il pavimento rimosso e piastrelle di erba seminata al suo posto. L'unica cosa che resta è il cancello, ancora a circondare la proprietà ma avvolto da una rete arancione neon e circondato da coni. Chiaramente, verrà rimosso a breve.

Taehyung si ferma il più vicino possibile, nonostante Jungkook gli stringa la mano nel tentativo di fargli fermare la macchina. Taehyung aveva ragione riguardo al fatto che non ci fosse nessuno. È domenica; probabilmente la squadra di demolizione ha il giorno di riposo. E non c'è motivo che i suoi zii vengano qui, dopo che Jungkook vede il cartello conficcato nell'erba all'ingresso che dichiara che il terreno è stato venduto, e che entro la prossima primavera ci saranno dei bei condomini nuovi di zecca in vendita.

Taehyung spegne il motore. Si lascia cadere all'indietro con un sospiro.

«Quando l'hanno fatto?» chiede Jungkook. La sua voce è dolce, ma rimbomba nel silenzio.

«Qualche settimana fa. Mentre ero in tour. I miei genitori me l'hanno detto.»

«Questa è la prima volta che lo vedi?»

«Sì.»

Jungkook allunga una mano esitante e gli sfiora il braccio. «Come... come ti senti?»

«Non lo so,» dice Taehyung. «Mi prendi un fazzoletto?»

«Sì, certo.»

«Nel vano portaoggetti.»

Jungkook annuisce, si sporge in avanti per aprire il vano e rovistare dentro. Sorride appena vedendo il caos di biglietti e scontrini; Taehyung ama conservare ricordi ovunque può. Sta cercando i fazzoletti quando sente la portiera di Taehyung aprirsi.

«Piccolo-»

Jungkook si raddrizza non appena mentre la portiera si chiude con forza, e vede Taehyung correre il più velocemente possibile verso il cancello.

«Merda», mormora Jungkook, e corre fuori dalla macchina. «Taehyung, fermati! Amore, aspetta!»

Taehyung non si dirige verso il tastierino come Jungkook pensava, ma capisce perché quando vede le catene avvolte attorno alle sbarre con un enorme lucchetto. Anche se Taehyung conoscesse il codice, a meno che non avessero le cesoie per bulloni, non servirebbe a molto. Jungkook si chiede se dovrebbe controllare nel bagagliaio.

Ma Taehyung sta correndo intorno al lato della casa... o meglio, quella che era la casa, e Jungkook accelera per cercare di raggiungerlo.

«Taehyung!»

Jungkook si blocca di colpo quando vede che Taehyung si è fermato, perché si è già infilato attraverso uno spiraglio nella rete e ora sta cercando di passare attravers le sbarre.

«Taehyung,» ripete Jungkook, più dolcemente. «Amore, fermati.»

«Voglio solo- devo-»

Jungkook si avvicina. «Taehyung.»

«Non riesco- porca puttana, non-»

«Piccolo.»

«Non ci riesco- non ci riesco- io-»

Jungkook gli prende il viso tra le mani, e Taehyung sussulta prima di voltarsi per incontrare il suo sguardo. Il cuore di Jungkook si frantuma in un istante di fronte all'espressione che vede.

«Non riesco a passare», sussurra Taehyung. «Non riesco a entrare.»

Jungkook guarda in basso e vede che Taehyung si è incastrato tra le sbarre, e se prova a muoversi ulteriormente rischia di restare bloccato.

Jungkook gli accarezza le guance. «Va tutto bene.»

«Ho mangiato troppo torta», dice Taehyung, ma è più un singhiozzo.

«Esci, amore», lo incoraggia Jungkook. «Va tutto bene. Torna qui.»

«Forse mi sono bloccato.»

«Vuoi che ti tiri fuori?»

Ma Taehyung trattiene un respiro profondo e riesce a uscire di nuovo. Jungkook lo tira verso di sé, sfiorando subito con la mano il segno rosso sulla spalla di Taehyung dove il bordo della maglietta lo tirava troppo forte.

«Non puoi fare così», gli dice Jungkook. «Non- Taehyung, non puoi scappare via in questo modo.»

«Mi dispiace.» Taehyung seppellisce il viso nel collo di Jungkook. «Volevo solo dirle addio.»

Jungkook solleva una mano per accarezzare i capelli di Taehyung. «L'hai già fatto, piccolo. Hai dovuto dirle addio tanto tempo fa.»

«Lo so.»

«Forse dovresti prenderlo tu un altro cane.»

«Ho già Tannie.»

«Quello non è un cane di supporto emotivo. È un cane di stress emotivo.»

Taehyung ride. È una risata amare, ma Jungkook può comunque percepire la forma del suo sorriso. «Ti amo tanto.»

«Menomale. Perché anch'io ti amo tanto.»

«Mi dispiace.»

«Amore.» Jungkook aspetta che Taehyung sollevi la testa. «Hai il diritto di sentire la sua mancanza. E credo che ti mancherà sempre.»

Pensa a suo padre. Al fatto che probabilmente sua madre gli mancherà per sempre, anche se gli ha fatto passare le pene dell'inferno.

«Ma non puoi continuare a farti del male così. Non puoi aggrapparti a qualcosa che non c'è più. Lei non c'è più.»

«Lo so.» Taehyung si asciuga gli occhi. «È solo che... continuo a sperare.»

«Sperare cosa?»

«Qualsiasi cosa?» Taehyung fa spallucce. «Anche solo... qualsiasi cosa. È difficile lasciarla andare.»

«Lo so.» 

«Ma penso...» Taehyung sospira, guardando oltre Jungkook verso dove c'era la casa. «Penso che vedere questo mi aiuti. Sapere che... che se n'è andata davvero.»

«Davvero?»

Taehyung annuisce. «Davvero. Almeno non la cercherò più qui. Ho- ho la sua lettera, e questi-» La sua mano trova il tatuaggio del nontiscordardimé di Jungkook e poi indica il suo petto, facendo attenzione a non toccare quello fresco. «E te. Ho te.»

«Hai anche queste», dice Jungkook, chiudendo le mani a coppa sulle guance piene di Taehyung.

Taehyung alza gli occhi al cielo.

«Sono serio!»

«Accidenti, entra in macchina.»

Jungkook si acciglia quando Taehyung fa un passo indietro. «Non provare a passare di nuovo lì dentro.»

«Non lo farò», giura Taehyung. «Voglio- voglio solo dirle un paio di cose. Uhm, da solo.»

«Sei sicuro?»

Taehyung gli fa un piccolo sorriso. «Sto cercando di essere più forte, ricordi?»

Jungkook annuisce. Taehyung non ha pianto, se ne rende conto solo adesso. Forse questo è già un progresso di per sé.

Tuttavia, tiene gli occhi fissi su Taehyung mentre cammina verso la macchina, e resta vicino al lato del passeggero nel caso debba correre di nuovo da lui. Ma Taehyung si limita a poggiare la fronte contro le sbarre, in silenzio per quasi un minuto. Ha gli occhi chiusi, e dice qualcosa di troppo silenzioso perché Jungkook possa sentirlo. Poi si raddrizza di nuovo e si dirige verso la macchina.

Non sembra felice, ma sembra più leggero. Come se il peso che portava, quello che nascondeva sempre per aiutare gli altri a sostenere i loro macigni, fosse finalmente sparito. Quando entrambi tornano in macchina, Jungkook gli prende la mano dopo aver messo in moto. Taehyung gli accarezza il palmo in silenzio per un po'.

«Dobbiamo trasferirci.»

«Davvero?» chiede Jungkook, sorpreso. «Dove?»

«Dove siamo ora. Solo in un posto più spazioso. Visto che prendiamo un cane grande.»

«Ok.»

«E voglio iniziare un giardino tutto mio.»

Jungkook sorride, qualcosa di caldo gli scorre nelle vene. «Ok.»

«Solo ok? Nient'altro da aggiungere?»

Jungkook scrolla le spalle. «Mi va bene trasferirmi. Ho solo una richiesta.»

«Mmh.»

«Un posto con tante scale.»

Taehyung arrossisce proprio come si aspettava.

Quando tornano a casa, Yeontan sta abbaiando come un pazzo, e Jungkook non vede l'ora di togliergli quella smorfia di superiorità dal muso quando prenderanno un altro cucciolo, molto più carino, con cui dovrà condividere lo spazio. Taehyung dice che ama Yeontan più di qualsiasi altro cane, ma Jungkook ha visto come guardava alcuni dei cuccioli sul sito. Si innamorerà in un nanosecondo.

Comunque, Jungkook si offre di portare Yeontan fuori per fare i suoi bisogni, e Taehyung sorride felice.

Jungkook porta Yeontan fino all'ascensore e poi fuori sul prato, aspettando con il naso arricciato mentre fa le sue cose. Yeontan lo fissa quando ha finito, e Jungkook potrebbe giurare che quel cane è capace persino di alzare un sopracciglio.

«Presto non sarai più il cocco di famiglia», sussurra, e Yeontan gli morde la caviglia in risposta.

Quando rientrano, Taehyung non si vede da nessuna parte.

«Amore?»

«Sono qui», chiama Taehyung, la voce arriva dalla camera da letto.

Jungkook lascia Yeontan senza cerimonie sul pavimento della cucina e lo spinge verso la sua ciotola d'acqua. Dopo aver trovato un passatempo per quel piccolo demonio, Jungkook sgattaiola in camera da letto e chiude la porta dietro di sé, intenzionato a baciare Taehyung fino all'oblio per un bel po'. Taehyung deve avere la stessa ide, perché sta mettendo un vinile sul giradischi.

Ma proprio quando Jungkook afferra l'orlo della sua maglietta, pronto a sollevarla, Taehyung alza lo sguardo e gli fa un sorriso dolce.

«Balliamo», dice, allungando la mano.

E Jungkook non potrebbe, non potrebbe mai, rifiutare.

Il giradischi emette un piccolo fruscio statico, e Jungkook stringe Taehyung tra le braccia.

Poi la loro canzone inizia a suonare, quella che è incisa sulle fedi che portano al dito. La loro canzone, che è incisa nel cuore di Jungkook da molto tempo prima. Lo tira più vicino che può, bramoso di sentirlo contro di sé. Taehyung si aggrappa a lui altrettanto forte, il volto nascosto nell'incavo del suo collo.

«Non abbiamo aperto le danze al matrimonio», sussurra Taehyung. «Così ho pensato che potevamo farlo adesso.»

Jungkook lo stringe. «Mi dispiace.»

«Non è colpa tua.»

«Ma sono io la ragione.»

«Abbiamo ballato su questa canzone migliaia di volte», mormora Taehyung. «Non è poi tanto diverso ora.»

«Non eravamo sposati prima.»

«No, immagino di no.»

«Mi dispiace...» Jungkook battere le palpebre, sentendo gli occhi inumidirsi. «Mi dispiace di non essere rimasto.»

«Ma sei tornato», gli ricorda Taehyung. «Questo è quello che conta.»

«Lo so. Ma mi dispiace che il nostro primo ballo debba essere così.»

Taehyung lo bacia. «Cosa ti fa pensare che lo avrei voluto in un altro modo?»

«Davvero?» Jungkook infila il viso tra i capelli di Taehyung per trattenere le lacrime.

«C'è una ragione se questa è la nostra canzone.» Taehyung sorride. Lo tiene stretto. «Non ho bisogno di nient'altro, tesoro.»

Jungkook annuisce. Prende il polso di Taehyung e solleva la sua mano per poggiarla sul suo petto. Non dovrebbero toccare il tatuaggio fresco, ma Jungkook ignora il piccolo bruciore che ne consegue. Il modo in cui Taehyung fissa il punto in cui la sua mano è poggiata, con tanto stupore, è sufficiente. Taehyung appoggia la fronte contro quella di Jungkook, il suo respiro delicato gli sfiora le labbra mentre parla. Tutto profuma di rose, abbinamento perfetto con le guance arrossate di Taehyung.

La dolcezza delle tue labbra, pensa Jungkook. Il calore delle tue mani. La vastità del tuo amore.

«Ho bisogno solo di starti vicino.»





FINE





notes

I can't believe I'm writing this... TNOY è finita *crying screaming throwing up* amo questa storia alla follia, ma gooood i capitoli sono lunghissimi e ho avuto difficoltà con wattpad, perché mi crashava di continuo. btw godetevi questa MERAVIGLIA di capitolo che ho amato tradurre ❤️

see you next time,
M

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