𝘐'𝘭𝘭 𝘧𝘪𝘯𝘥 𝘺𝘰𝘶 𝘪𝘯 𝘵𝘩𝘦 𝘮𝘰𝘳𝘯𝘪𝘯𝘨 𝘴𝘶𝘯

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𝘐'𝘭𝘭 𝘧𝘪𝘯𝘥 𝘺𝘰𝘶 𝘪𝘯 𝘵𝘩𝘦 𝘮𝘰𝘳𝘯𝘪𝘯𝘨 𝘴𝘶𝘯




Alla fine Taehyung lo lascia andare, ma solo mezz'ora dopo, quando il padre di Jungkook bussa alla loro porta. Jungkook è molto più calmo, con il viso nascosto tra i capelli di Taehyung e le mani di Taehyung che tracciano ritmicamente disegni sui suoi tatuaggi. Anche Yeontan, sorprendentemente, non si muove, accontentandosi di stare in grembo a Jungkook mentre quest'ultimo cerca di mantenere un contatto delicato con lui.

Jungkook si accorge che suo padre è in preda al panico, ma sembra abbastanza calmo quando entra in camera da letto.

«Hey, campione», dice, sprofondando sul bordo del letto. È ancora in pigiama, ha i capelli in disordine e Jungkook si sente in colpa per averlo fatto venire fin qui alle tre del mattino. «Come andiamo?»

Jungkook fissa Yeontan, arrossendo. «Bene.»

«Sì?»

«Mhmm.»

«Posso vedere la tua mano? Taehyung ha detto che potresti esserti fatto male.»

Jungkook tende la mano con delicatezza. È di nuovo la sua mano destra e sente che c'è una sorta di significato simbolico in questo, o qualcosa del genere, ma non riesce a pensarci in questo momento.

«Penso che sia solo un livido», decide suo padre. Cerca di lasciare la presa, ma Jungkook gli afferra la mano per tenerla ferma. «Non vado da nessuna parte», dice dolcemente. «Rilassati, amore.»

«Mi dispiace», sussurra Jungkook. «Non volevo spaventarvi.»

«Non sono spaventato», dice suo padre. «Sono solo un po' preoccupato, tutto qui. Hai avuto un incubo, dici?»

Jungkook annuisce.

«Riesci a ricordare qualcosa?»

Jungkook scuote la testa. Gli sembra di avere cinque anni, con suo padre che deve andare a vedere come sta dopo un brutto sogno.

«Ha detto che sente che sta per succedere qualcosa di brutto», aggiunge Taehyung. Si siede sull'altro lato del letto e scivola attraverso di esso per poter tenere l'altra mano di Jungkook tra le sue. «Ma non sa che cosa.»

«È vero, Jungkookie?»

Jungkook annuisce di nuovo. «È solo che– non lo so, non riesco a spiegarlo.»

«C'è qualcosa che possiamo fare per te in questo momento? Niente che ti venga in mente?» Jungkook si morde l'interno della guancia. Suo padre gli massaggia il ginocchio con la mano libera. «Anche se si tratta di qualcosa di piccolo.»

«Forse–» Jungkook inspira bruscamente. «Forse possiamo mettere un po' di musica?»

«Certo. Taehyung, lo fai tu o lo faccio io?» chiede il padre di Jungkook con un sorriso.

Taehyung posa un bacio sui capelli di Jungkook prima di alzarsi di nuovo dal letto. «Penso di potermene occupare io.»

Mentre Taehyung armeggia con il giradischi nell'angolo, Jungkook si costringe a incontrare lo sguardo di suo padre.

«Jungkookie...»

«Non sono pazzo», sussurra Jungkook, con la gola di nuovo bloccata dalle lacrime. «Non lo sono, papà.»

«Lo so.»

«Io– sta per succedere qualcosa, lo sento, l'ho sognato ma non riesco a ricordare–»

«Va tutto bene, figliolo. E ti credo, ma non so come aiutarti. Devi parlarmene tu.»

Non tagliarmi fuori.

«E se non a me, a qualcun altro. Un professionista.»

Jungkook fa un respiro affannoso. Questo è esattamente ciò che non voleva accadesse. Una musica soft inizia a diffondersi nella stanza, aiutando Jungkook a distendere un po' i nervi. Taehyung si mette di nuovo a letto con lui e gli stringe il braccio.

«Tuo padre ha ragione. So che hai detto di voler aspettare, ma non credo che dovresti farlo, tesoro.»

«Sono solo due giorni», implora Jungkook. «Solo altri due giorni. Per favore. Non voglio– non voglio essere pazzo.»

Taehyung scuote la testa. «Non lo sei.»

«Non sappiamo cos'altro fare», confessa suo padre. «Jungkookie, sei andato da una terapeuta quando è iniziato a succedere. È logico che tu ci torni adesso. E non sei pazzo per questo. Ti stai solo prendendo cura di te stesso.»

Jungkook fissa Yeontan sul suo grembo, che si trasforma lentamente in una macchia nera e marroncina mentre i suoi occhi si riempiono di nuovo di lacrime.

«Non posso perdermi il tuo tour.»

«Ma io sì.»

Jungkook scuote furiosamente la testa. «No, Taehyung, devi andare. Ma ho paura che... qualunque cosa sia– che sarà peggio se starò lontano da te.»

Taehyung gli preme un tenero bacio sul braccio, proprio al centro del suo tatuaggio a forma di fiore. «Non mi succederà nulla di male. Te lo prometto.»

«Ma non lo sai, Taehyung, non puoi saperlo–»

«Jungkookie, rilassati un attimo», interviene suo padre. «Stanno tutti bene. E so che nella tua testa questo ti fa pensare che qualcosa stia per andare storto. Ma non è così– stiamo solo vivendo meglio, tutto qui.»

Jungkook sente la bocca tremare quando suo padre gli sfiora la guancia con il pollice.

«Pensavo che anche tu stessi meglio.»

Le mani di Taehyung si stringono intorno al suo braccio, ma Jungkook non reagisce. Suo padre ha ragione; per quanto ne sapeva, Jungkook stava bene.

«Quando ha ricominciato a succedere?» chiede, e Jungkook non riesce a guardarlo negli occhi. «Gli incubi.»

«Questo è il primo», mente Jungkook.

Taehyung gli bacia di nuovo il braccio. «Da quando è tornata sua madre.»

Jungkook vorrebbe arrabbiarsi con Taehyung per averlo detto, ma in fondo ha ragione. E comunque la capacità di Jungkook di arrabbiarsi con Taehyung è pressoché nulla.

«Oh, amore...»

«Sto bene», insiste Jungkook. Come se non fossero tutti seduti lì perché li ha svegliati alle tre del mattino. «Non è– non è a causa della mamma.»

Potrebbe essere, ma non può dirlo a suo padre. Non quando è più felice di quanto non lo sia mai stato negli ultimi anni. Non quando Junghyun sta per avere un altro figlio e desidera che la mamma sia presente.

Anche se lei lo odia.

A Jungkook viene in mente uno strano pensiero. Che forse anche sua madre lo vuole con sé, anche se lui la odia.

Un pensiero ancora più strano. Forse non la odia affatto.

«Allora cos'è?» incalza il padre.

«Non lo so», dice Jungkook, la frustrazione trapela nel suo tono di voce con troppa facilità. Yeontan inizia ad agitarsi sulle sue ginocchia.

«Va tutto bene, Tannie», mormora Taehyung accarezzando il muso di Yeontan.

Jungkook fa uno sforzo notevole per apparire più calmo mentre continua a parlare. «Non lo so. Non riesco a ricordare, so solo che mi sento come se– sta per succedere qualcosa, papà, so che è così.»

«Come posso convincerti che non succederà?»

«Come posso convincerti che succederà

«Magari...» Taehyung infila di nuovo le dita tra i capelli di Jungkook, il pollice passa sulla nuca di Jungkook in modo rilassante. «Facciamo passare oggi e domani, e poi potremo parlare del fatto che tornerai in terapia.»

«Ma il tuo tour–»

«Possiamo parlarne più avanti. Ma non voglio che ti stressi ancora di più pensando a queste cose. Ti prego, tesoro. Non succederà niente di brutto, né a me né a nessun altro. Almeno per i prossimi due giorni.»

«Taehyung ha ragione», aggiunge suo padre. «Perché non cerchi di concentrarti sul presente, ok? E se dovessi sentirti ancora preoccupato, possiamo discuterne. Troveremo una soluzione, Jungkookie, la troviamo sempre.» Suo padre alza il pugno. «Jeon.»

Jungkook gli batte il pugno, trasalendo quando un dolore sordo pulsa attraverso le sue nocche. «Jeon.»

«Lascia che ti prenda del ghiaccio.»

«Papà, non serve–»

«No, no, ci penso io. Fammi fare il papà per un po', amore. È passato un po' di tempo.»

Jungkook riesce a fare un debole sorriso prima che suo padre scenda dal letto e si diriga verso la cucina. Anche solo guardarlo uscire dalla stanza provoca a Jungkook una stretta allo stomaco.

«Jungkook», sussurra Taehyung, «sto bene. Ti prometto che stiamo tutti bene.»

«Tu non mi credi», sussurra Jungkook. «Nessuno di voi mi crede.»

Taehyung emette un suono angosciato e preme la fronte contro il braccio di Jungkook. «Io ti credo.»

«Allora sta per succedere qualcosa di brutto.»

«Tesoro, ti prego. Io proverò a crederti, ma anche tu devi provare a credere a me.»

Jungkook guarda Yeontan, che sembra essersi stufato di questa sorta di tregua tra loro due. A Jungkook non piace il modo in cui guarda l'orlo dei suoi pantaloni della tuta.

«Posso provarci», dice. «Non so se funzionerà, ma...»

«Tu provaci», risponde Taehyung, con il sollievo che gli riempie la voce. «Voglio solo che ci provi, tutto qui. Specialmente domani, che dovrebbe essere un giorno felice. Non voglio che tu sia triste.»

«Non lo sarò», gli promette Jungkook. Beh, si sta immaginando uno scenario in cui per metà è felice e per l'altra metà è in preda alla paura che possa accadere qualcosa di brutto. Perché accadrà.

«Ecco il ghiaccio.»

Jungkook alza lo sguardo quando suo padre rientra nella stanza con una busta di plastica piena di cubetti di ghiaccio avvolta in un panno. Cerca la mano di Jungkook, che gliela porge. Jungkook trattiene un sibilo di dolore quando suo padre gli sistema la borsa del ghiaccio sulle nocche. «Com'è? Troppo freddo?»

«Va bene», gli assicura Jungkook. «Grazie.»

«Figurati.» Suo padre gli accarezza i capelli scostandoli dal viso. «Pensi di poter tornare a dormire?»

È una domanda lecita. Quando si verificava una situazione del genere, Jungkook o passava il resto della notte in bianco o crollava di nuovo e dormiva per quasi dodici ore. È difficile dirlo adesso, ma si augura che si verifichi la seconda ipotesi.

«Sì, forse.»

«Vuoi che resti?»

Jungkook si morde il labbro. Guarda Taehyung, che ricambia lo sguardo con un'alzata di spalle. «Sì», ammette Jungkook, senza riuscire a frenare il rossore che si diffonde sulle sue guance.

«Va bene.»

Nei venti minuti successivi, suo padre porta una sedia dalla cucina e la sistema accanto al letto, mentre Taehyung si alza di nuovo per dare a Yeontan dei croccantini per essersi comportato bene. Jungkook non sarebbe del tutto convinto di questo fatto, ma per una volta nella sua vita se ne sta seduto lì e non fa il rompiscatole, perché deve riconoscere che Yeontan è davvero una fonte di conforto.

Jungkook, dal canto suo, se ne sta seduto a letto a fissare il ghiaccio che si scioglie lentamente sulla sua mano. Quando Yeontan si tranquillizza di nuovo dopo aver ricevuto i croccantini, il padre di Jungkook allontana il ghiaccio per esaminare delicatamente la mano di Jungkook un'ultima volta. Jungkook fa del suo meglio per non piangere nel vedere quanto suo padre si preoccupi per lui.

Si ritrova con Taehyung appoggiato alla sua schiena, con le braccia intorno alla vita e il viso premuto tra le scapole. Suo padre si siede accanto a lui e gli pettina i capelli come faceva quando era più piccolo.

«Ti vogliamo bene, Jungkookie», gli dice, e Jungkook sente Taehyung annuire in accordo.

«Anch'io vi voglio bene», riesce a rispondere Jungkook, con la gola stretta.

Si addormenta molto più velocemente di quanto si aspettasse, ma gli bastano pochi minuti per addormentarsi. L'orribile paura che lo attanaglia non è scomparsa, ma almeno per il momento sembra neutralizzata.

Quando si sveglia al mattino, è quasi pomeriggio. La stanza è buia, anche se le tende sottili alla finestra non riescono a impedire alla luce di entrare. Jungkook sente la pioggia ticchettare sul vetro e si sdraia per qualche minuto ad ascoltare.

Controlla il telefono e vede un messaggio di suo padre, che gli dice che deve andare al lavoro, ma che tornerà a trovarlo stasera, se vuole. Jungkook si sente nuovamente in colpa per averlo chiamato di punto in bianco: non aveva neppure pensato al fatto che suo padre dovesse andare al lavoro.

Vede anche un messaggio di Jin, ma è troppo stanco per pensarci.

Jungkook sta per alzarsi quando sente delle voci in salotto.

«Grazie per essere venuto.»

«Non c'è di che.»

Jungkook non sa come sentirsi, sentendo la voce di Jimin. Confortato dalla presenza del suo migliore amico. Infastidito dal fatto che Taehyung deve avergli detto quello che è successo. Ma proprio come quando Taehyung ha detto la verità a suo padre ieri sera, Jungkook non può arrabbiarsi con lui. Sta cercando di aiutarlo, e Jungkook non glielo rimprovererà.

«Come sta?»

«Sta ancora dormendo. Non volevo ancora svegliarlo, era esausto.»

Jimin fa un verso di assenso. Jungkook sente un movimento, la porta d'ingresso che si chiude e poi un fruscio. Il tintinnio di una tazza posata sul tavolino, poi un altro.

«E tu come stai?» chiede Jimin, abbassando la voce.

La risposta di Taehyung è troppo sommessa per poterla sentire, così Jungkook si alza dal letto il più silenziosamente possibile e si avvicina in punta di piedi alla porta per ascoltare. Si sente in colpa ad origliare... beh, no, non è vero. Non è la prima volta che Taehyung tiene nascosti i suoi sentimenti per amore di Jungkook. È ansioso di sapere la verità.

Jimin dice: «So che è una bugia», e Jungkook annuisce tra sé e sé. È sicuro che Taehyung gli abbia detto di stare bene. «Come ti senti davvero? Stanotte è– è stata dura, a quanto vedo.»

«È tutto a posto», dice Taehyung. «Ho avuto paura per lui, ovviamente. Ma sto bene.»

«Taehyungie.»

«Che c'è?»

«Non devi fingere con me. E non devi fingere nemmeno con Jungkook, ma capisco perché lo fai.»

La pausa che segue è lunga e Jungkook sente di essere sul punto di esplodere per la tensione. Riesce a immaginare il volto di Taehyung in questo momento, con le emozioni che lo attraversano apertamente come sempre. Può tacere quanto vuole sui suoi sentimenti, ma il suo viso dice sempre la verità.

«Ho solo paura», sospira Taehyung, «di non essere abbastanza per lui.»

Jungkook digrigna i denti, odiandosi per aver spinto Taehyung a porsi quella domanda. Taehyung è più che abbastanza. Se Jungkook non avesse lui, vivrebbe ancora con suo padre, senza Junghyun, senza Ari e senza Yuna. Probabilmente non avrebbe amici e lavorerebbe ancora al negozio di profumi. Non è abbastanza? Taehyung è tutto.

«Come puoi dire questo?» chiede Jimin, e Jungkook sa che Jimin è il suo migliore amico per un motivo. «Taehyungie, tu mantieni il suo equilibrio. Non credo che tu capisca quanto sia cambiato stando con te.»

«Non è questo che intendo», risponde Taehyung. «So che– so che lo aiuto. E voglio continuare ad aiutarlo. Ma a volte mi sento come se... non fossi in grado di gestire questa situazione, Chim. Tutti i pianti, gli incubi e la rabbia, sento che ha bisogno di più di quello che posso offrirgli.»

Jimin non dice nulla e a Jungkook comincia a far male la mascella per quanto sta stringendo i denti.

«Non lo sto biasimando», aggiunge Taehyung sottovoce. «Non vorrei mai che fingesse con me, o che pensasse di non poter provare ciò che ha bisogno di provare. Sto solo dicendo che... che anch'io ho bisogno di aiuto. Per aiutare lui.»

«Glielo hai detto?»

C'è un lungo silenzio, e Jungkook tende l'orecchio per sentire. «Ci ho provato. Più o meno. Mi ha detto che vuole tornare in terapia e–»

«È una cosa molto positiva.»

«Lo so. Ma ha detto che non lo farà prima della fine del tour.»

C'è un silenzio ancora più lungo. «Onestamente, potrebbe non essere ciò che vuoi sentire, ma anche solo il fatto che Kook dica di volerci tornare è un passo avanti.»

«Ma tra il dire e il fare ci passa un oceano–»

«No», insiste Jimin. «Tu non eri– Taehyung, tu non eri qui fin dal principio. Non sai com'era prima, dopo tutto quello che è successo con il suo capo. So che ti prendi cura di lui, che lo ami e tutto il resto, ma è molto lento in queste cose. Ci è voluto un bel po' di tempo prima che la terapia lo facesse aprire anche soltanto un po', e prima di allora era...»

«Era?»

Jungkook si irrigidisce. Era orribile, prima. Non si avvicinava nemmeno lontanamente alla persona che è ora. Beh, alla persona che era, fino a poco tempo fa. Adesso sta decisamente peggiorando.

«Era– era– ci ha spezzato il cuore vederlo così. Era come se qualcuno lo avesse prosciugato della sua stessa vita. Allontanava tutti e si teneva tutto dentro e la rabbia era la cosa peggiore. Perché la tratteneva così tanto a lungo che poi usciva fuori di getto e nessuno riusciva a fermarla.»

«A dire il vero», continua Jimin, «non– non credo che sapessimo come gestirla. Così a volte forzavamo un po' le cose, e non era quello di cui lui aveva bisogno. Ma alla fine l'unico che è stato capace di apportare un cambiamento, che l'ha tirato fuori da tutto questo, è stato Jungkook. Ed è Jungkook che deve farlo ancora una volta.»

«Non voglio che ci sia un'altra volta», dice Taehyung, con la voce così bassa che Jungkook deve premere contro la porta per sentirla. «Non merita di subire di nuovo tutto questo.»

«Lo so. Non è giusto che sua madre sia stata un gran pezzo di stronza per tutta la sua vita.»

«Lei non è–»

«Lo è, Taehyung. Forse non ora, ma lui sta combattendo contro ventisei anni in cui lei lo è stata eccome. E so che ti piace vedere il buono in tutti, e che Dio ti benedica per questo, ma a volte le persone sono semplicemente cattive. Lei è una di quelle persone cattive, te lo dico io. E nel profondo Kook lo sa, sta solo cercando di compiacere suo padre e Junghyun.»

«...voglio solo che stia bene.» Taehyung sembra sull'orlo delle lacrime. «È troppo importante per me e voglio solo– voglio solo il meglio per lui. Anche se questo significa stare lontano da me, o– o stare insieme a me e cancellare il tour, oppure–»

«Jungkook non ti permetterà di cancellarlo, lo sai. E cosa ti fa pensare che voglia stare lontano da te?»

«È già successo in passato», precisa Taehyung. «Quando gliel'ho chiesto io.»

«Allora chiediglielo di nuovo.»

«Non lo farò», dice Taehyung, rispondendo immediatamente. Jungkook si rilassa un po'. Taehyung non vuole mandarlo via. «L'ultima volta... ero io quello che aveva bisogno di– che aveva bisogno di tempo per guarire, e lui mi ha lasciato andare. E voglio che sappia che va bene, se ha bisogno... di un aiuto più grande di me. Un aiuto professionale concreto. Se ne ha bisogno, va benissimo. Con o senza di me. Io lo aspetterò. Come lui ha aspettato me.»

«Allora diglielo. Esattamente quello che hai appena detto a me.»

«Ma ho paura–» Taehyung si interrompe con un sospiro. «Ho paura che pensi che io lo stia obbligando.»

«Forse lo penserà. Ma probabilmente è un rischio che devi correre.»

C'è un silenzio così lungo che Jungkook pensa che si siano spostati in cucina o da qualche altra parte, ma alla fine Taehyung parla di nuovo.

«È molto difficile per me», inizia, «ammettere a me stesso che lui– che io non sono abbastanza per aiutarlo. Perché ho così tanta paura che– così tanta paura che non resti al mio fianco.»

«Taehyungie, lui non ti lascerebbe mai.»

«Lo so, ma non è– non è quello che intendo. Ho paura che– lui ha così tanti pensieri per la testa, e so che non sono veri, ma ho paura che un giorno il fatto che io gli dica che lo amo e che merita di essere importante non sia più abbastanza. E che lui se ne vada, perché pensa di non essere abbastanza, e che io non sia riuscito a dimostrargli che invece lo è, e sarà... sarà proprio come è successo con mia nonna.»

Jungkook percepisce l'ultima frase come un pugno nello stomaco.

«Oh, Taehyung...» Jimin sospira. «Taehyung, vieni qui.»

Jungkook capisce che Taehyung è sull'orlo delle lacrime, dal suono del suo respiro tremante. Vorrebbe andarsene subito, ma teme che si inventino qualche bugia su ciò di cui stavano parlando e che Taehyung non riceva il conforto di cui ha davvero bisogno.

«Lui non è come tua nonna», dice Jimin con dolcezza. «Jungkook è completamente diverso. Perché la persona che ama di più al mondo è proprio qui, non è vero? Non andrà da nessuna parte, te lo posso assicurare. A prescindere da tutto. Anche se pensasse queste cose, non ti abbandonerebbe mai, non finché tu gli chiederai di restare.»

Jungkook pensa che potrebbe rimanere anche se Taehyung gli chiedesse di andarsene.

«Odio vederlo soffrire così.»

«Anch'io.»

«Io– quando mi sono svegliato ieri sera– mi si è spezzato il cuore, Chim. Lui non merita altro che felicità.»

«Ce l'ha», insiste Jimin. «L'ha trovata con te. E domani, insieme, lo direte davanti a tutti e lui sarà felice insieme a te per il resto della vostra vita.»

«Lo sarà?»

Il cuore di Jungkook sprofonda.

«Che vuoi dire?»

«Sono abbastanza per renderlo felice? Io... Chim, sto solo dicendo che... io– voglio fare tutto il possibile per aiutarlo. E non so nemmeno cos'altro posso provare a fare, perché lui non me lo vuole dire. Non è colpa sua, è solo che... non lo so.»

«Vuoi ancora sposarlo, vero?»

Jungkook non ha nemmeno il tempo di iniziare a preoccuparsi prima che Taehyung risponda.

«Cosa? Certo che lo voglio! Non ci ho mai nemmeno pensato– tutto quello che sto dicendo, è per dopo il matrimonio. Quello che faremo dopo. Nella mia mente è già successo.»

«Beh, non è successo», sottolinea Jimin. «Quindi forse dovremmo rimandare anche questo a dopo il matrimonio? So che sei preoccupato, Taehyungie, ma ora preoccuparsi non serve a molto. Dovreste concentrarvi sul giorno più bello della vostra vita, ok?»

Taehyung ride, ma senza alcuna ironia. «Buffo, è proprio quello che ho detto a Jungkook ieri sera.»

«Allora magari segui il tuo stesso consiglio.»

«Magari.»

C'è un lungo silenzio e poi la conversazione si sposta sul pranzo di famiglia a cui Taehyung dovrebbe andare oggi pomeriggio. Tecnicamente dovrebbe andarci anche Jungkook, ma immagina che Jimin sia qui per fargli da babysitter.

Sarebbe seccato se non fosse così sollevato dall'avere una via di fuga. La famiglia di Taehyung è simpatica, ma a volte è difficile da gestire. Sono tutti molto chiassosi e suscettibili, e Jungkook non pensa di poterli affrontare in questo momento. Taehyung gli basta. Gli basta sempre, ma soprattutto oggi.

Smette di origliare e va in bagno a lavarsi i denti. Quando dieci minuti dopo entra in cucina, sperando di non avere la faccia di uno che è completamente sveglio e ha appena origliato tutta la conversazione, Jimin e Taehyung sono seduti sul divano del soggiorno con due tazze di tè uguali.

«Ehi, Kook», dice Jimin, salutandolo. «Ho pensato di passare.»

Taehyung è già sceso dal divano, avvolge le braccia intorno a Jungkook e gli bacia la guancia. Jungkook si lascia abbracciare mentre risponde a Jimin. «Qualche motivo in particolare?»

«Oh, sai. Ero nei paraggi.»

«Perché Taehyung ti ha chiamato.»

Taehyung appoggia la testa sulla sua spalla. Jungkook gli accarezza leggermente il fianco, sentendo più che mai la mancanza della vecchie forme morbide del suo fidanzato.

«Potrebbe avermi accennato che hai avuto una notte interessante.»

«Potrebbe, già.»

Jimin gli rivolge un sorriso tirato. «Non farò domande perché non sta più a me farlo.»

«Grazie.»

«Vuoi che venga Yoongi? È al lavoro, ma posso chiedergli di uscire prima.»

«No, non fa niente. Hai appena finito il tuo turno?»

«Mhmm. Pensavo che potremmo pranzare insieme.»

Jungkook finge di considerarlo per un secondo. Stringe il fianco di Taehyung. «Ti dispiacerebbe se uscissi con Chim? So che abbiamo quella cosa con la tua famiglia.»

I capelli di Taehyung sfiorano il mento di Jungkook quando scuote la testa. «Se ne faranno una ragione.»

«Davvero?»

«Certo.»

Jungkook esita, tracciando con le dita la propria cicatrice. «Hai intenzione di dire loro che non vengo perché sto impazzendo?»

Lo dice con una leggerezza tale che il sorriso di Jimin diventa meno forzato e più genuino, ma Taehyung gli prende comunque la mano per baciargli teneramente le nocche contuse. «Non lo dirò perché non è vero.»

«Sul serio, però. Cosa dirai?»

«Tutto quello che vuoi.»

«Che mi hai scopato così forte che non riesco ad alzarmi dal letto?»

Il bacio successivo di Taehyung è più un morso, proprio sul polso di Jungkook. «Dirò quasi tutto quello che vuoi.»

«Ti abbiamo davvero tirato su così osceno?» si lamenta Jimin. «Seriamente, Kook. Abbi un po' di decenza.»

«Da chi credi che abbia imparato?» risponde Jungkook. «Tu e Yoongs siete disgustosi quando vengo a casa vostra.»

Jimin alza gli occhi al cielo. «Come ti pare.»

«Posso restare anch'io con te», propone Taehyung. «Se vuoi.»

Jungkook scuote la testa prima che Taehyung possa tentare di aggiungere altro. «No, dovresti andare a trovare la tua famiglia.»

Non vuole che Taehyung debba rinunciare al tempo con la sua famiglia, che ama molto, moltissimo, soprattutto non dopo quello che ha sentito poco fa. È chiaro che Taehyung provi un certo tipo di tensione per questa situazione, e se non ne parlerà con Jungkook, almeno forse ne parlerà con la sua famiglia. Jungkook sa che dovranno sedersi e avere la stessa conversazione che hanno già avuto molte volte, in merito al fatto che Taehyung antepone i sentimenti di Jungkook ai suoi. I sentimenti di tutti, in realtà. Jungkook vorrebbe solo che uno di questi giorni si lasciasse andare e urlasse in faccia a tutti, lui compreso.

Ma per il momento si limita a spingere Taehyung verso la cappelliera all'ingresso per prendere il cappotto e infilarsi le scarpe, in modo che non faccia tardi.

«Terrò d'occhio Tan», promette Jungkook.

«Sei sicuro?»

«È il nostro cane, no?»

È buffo che sia questo, tra tutte le cose, a far sì che Taehyung getti le braccia al collo di Jungkook e lo baci senza ritegno.

«Sono ancora qui», geme Jimin, dopo che Taehyung ha divorato la bocca di Jungkook per quasi un minuto e mezzo.

Jungkook gli fa il dito medio prima di baciare Taehyung un'ultima volta, più dolcemente, con le guance di Taehyung cullate dalle sue mani. Quando si tira indietro, le pizzica in modo affettuoso. «Mangia bene, ok?»

Taehyung arrossisce. «Sembri Lolly.»

«Beh, sapeva quello che diceva. Da domani rivoglio le tue guance di pane.»

Taehyung arrossisce ancora di più, anche se alza gli occhi al cielo.

«E fai attenzione», aggiunge Jungkook, incapace di trattenersi. «Chiamami se qualcosa non va. O se tua sorella ricomincia a dire stronzate.»

«Te lo prometto.»

«Solo– sì, ok. Sta' attento.»

«Lo farò.»

«Dico davvero, amore.»

Taehyung mette le mani sui polsi di Jungkook, i pollici li accarezzano con fare rilassante. «Lo so. Ti mando un messaggio quando arrivo, ok?»

«E quando– quando stai per tornare a casa.»

Jungkook sa di essere paranoico, sente lo sguardo di Jimin, preoccupato, confuso e stranito allo stesso tempo. Anche Jungkook si sente così in questo momento. Ma Taehyung lo asseconda, perché è ovvio che lo faccia. È Taehyung.

«Ok. Anche quando sto per tornare.»

«Grazie», mugugna Jungkook, sfregando il piede sul pavimento. «Scusa.»

«Va tutto bene», lo rassicura Taehyung con tono dolce. «Ho detto che ti credo.»

Se Jimin non fosse seduto sul divano, Jungkook si sarebbe caricato Taehyung sulle spalle e l'avrebbe riportato subito a letto. È insondabile quanto Taehyung sia puro di cuore.

«Dovresti andare», riesce a dire, malgrado il groppo in gola. «Non voglio che tu faccia tardi.»

«Chiamami se hai bisogno», risponde Taehyung, prima di dargli un ultimo bacio.

Jungkook deve impegnarsi con tutto sé stesso per reprimere la paura che gli monta nel petto al rumore della porta d'ingresso che si chiude dietro Taehyung. Si gira e va verso Jimin, lasciandosi cadere sul divano accanto a lui.

«Ehi, Kook.»

Jungkook si prende la testa tra le mani e le dita si aggrovigliano spontaneamente tra i suoi capelli.

«Posso abbracciarti?» sussurra Jimin.

Jungkook annuisce e un attimo dopo le braccia di Jimin si stringono intorno alla sua vita. Sente la guancia di Jimin premuta sul suo braccio, ed è quanto di più vicino al conforto che può ottenere in questo momento, in assenza di Taehyung. Ha dimenticato come ci si sente ad avere altre persone oltre a Taehyung a cui rivolgersi. Non che sia colpa di nessuno, se non sua; è lui che ha lentamente escluso tutti nelle ultime settimane.

Non tagliarmi fuori.

Jungkook ci sta provando, ma è difficile, soprattutto quando nemmeno Taehyung vuole essere sincero con lui.

«Vi ho sentito parlare», confessa.

Jimin si irrigidisce solo per un secondo. «Oh?»

«Quello che ha detto Taehyung riguardo al fatto che ha bisogno di aiuto. Per aiutare me.»

«Non intendeva in senso negativo.»

«Lo so.»

«Lo immaginavo.»

«So che dovrei tornare in terapia.»

«Probabilmente sì.»

«Ma io– Chim, voglio...»

Jimin lo accarezza all'altezza delle costole. «Vuoi cosa?»

«Per una volta voglio mettere lui al primo posto.»

«Che vuoi dire?»

«Lui è sempre– l'ultima volta che... nella nostra relazione, l'ultima volta che abbiamo fatto qualcosa che fosse la scelta migliore per Taehyung è stato quando è morta sua nonna. E mi sento come se tutto il resto riguardasse sempre e solo me. Tutto. Soprattutto in quest'ultimo mese, con mia madre che si è rifatta viva e– e tutto il resto. Taehyung era in difficoltà e io non lo sapevo nemmeno, almeno finché non gli hanno fatto del male. E questo mi strazia dentro, se ci penso. Se penso che ha cercato di gestire tutto questo da solo perché non voleva darmi fastidio o– o qualunque altra cosa pensi.»

«Sai, se voi due vi parlaste, probabilmente arrivereste a qualche conclusione– ahia!»

Jungkook si sente solo un po' in colpa per aver pestato il piede a Jimin. «È ironico che proprio tu mi faccia la predica sul dover comunicare.»

«Ahia», ripete Jimin, e Jungkook si sente molto peggio.

«Mi dispiace.»

«No, hai ragione.»

«Mi dispiace comunque.»

Jimin rimane in silenzio per un lungo momento. «Sai, se torni in terapia, anche quello vuol dire mettere Taehyung al primo posto.»

«Cosa?»

«Lui vuole che tu stia meglio. Lo vogliamo tutti. E se questo significa farsi aiutare di nuovo da un professionista, allora è quello che vuole. Penso che anche se andassi in tournée con lui, gli dispiacerebbe vederti infelice.»

«Non lo sarò», ribatte Jungkook. «Non se posso stare con lui.»

«Quindi tutto questo è successo senza di lui? Gli incubi e i pianti mentre dormiva accanto a te, nello stesso letto.»

«Ahia», mormora Jungkook.

«Toccava a me.» Jimin emette un sospiro. «Io... Kook, so che pensi che per te Taehyung sia abbastanza. Ma credo che tu stia dimenticando che non lo era prima e non lo sarà neppure adesso. Non ha niente a che fare con lui, lo sai. E non ha nulla a che fare con la vostra relazione o con quanto siete legati. Lui ti aiuta, sì. Ma alla fine questa è una cosa tra te e te stesso.»

Jungkook si tira i capelli.

«E so– »

«Puoi smetterla?» sussurra Jungkook. «Mi stai spaventando.»

Jimin si interrompe all'istante. Jungkook fa un profondo respiro dal naso. Sente il bizzarro bisogno di abbracciare di nuovo Yeontan.

«Puoi smetterla di strapparti i capelli?» mormora Jimin di rimando. «Rilassa le mani, Kook.»

Jungkook ci prova, davvero. Il modo in cui il panico lo assale è così strano, pensa. A volte è forte e aggressivo, a volte invece è così: semplicemente si chiude in sé stesso. Non è nemmeno sicuro del perché sia in preda al panico: tutto quello che Jimin gli ha appena detto l'ha già sentito mentre origliava.

«Dai», lo esorta dolcemente Jimin. «Lascia andare, ok? Lascia andare.»

«Pensi che io sia pazzo?» chiede Jungkook. «Mi sembra che tutti pensino che io sia pazzo.»

«Nessuno di noi pensa che tu sia pazzo.»

«Ma pensi che lo diventerò. Se non inizio subito la terapia.»

«Lascia andare i capelli, Jungkook. Per favore.»

Hai mandato tutto a puttane, Jeon.

Jungkook apre a forza le mani con un grugnito e Jimin è veloce a infilare le dita tra le sue per impedirgli di stringerle a pugno. Odia le lacrime che gli pizzicano gli occhi, ma non può far altro che guardare Jimin impotente.

«Pensi che io sia pazzo?»

«No», gli dice Jimin. «No, non lo penso.»

«Io sì.»

«Non lo sei, Kook. Stai solo passando un brutto periodo.»

«Ne ho passate tante in passato e non mi sono mai sentito così.»

Jimin gli stringe le mani.

«Lo amo così tanto», sussurra Jungkook, cercando di concentrarsi sulla sensazione delle dita di Jimin intrecciate alle sue. Sulla ruvidità del tappeto sotto i suoi piedi. Sul sapore persistente di Taehyung sulle sue labbra. Su tutto ciò che non è questa paura totalizzante. «Lo amo più di ogni altra cosa, Chim. Non posso permettere che gli succeda qualcosa.»

«Continui a ripeterlo. Cosa pensi che succederà esattamente?»

«Non riesco a ricordare.»

Jimin aggrotta le sopracciglia, ma fortunatamente non gli fa notare la sua logica errata. Jungkook sa che sembra una follia. Lo sa, ma continua a pensarlo.

«L'ho– l'ho sognato la notte scorsa, so di averlo fatto. E so che non riesco a ricordare, ma io– Chim. Lo so. Io lo sento. E non ho mai– mai avuto così tanta paura in vita mia. Nemmeno quando– nemmeno quando il mio capo– quando ha cercato di–»

«Ho capito», dice Jimin frettolosamente, stringendo la mano di Jungkook. «Non c'è bisogno che tu lo dica.»

Jungkook annuisce leggermente.

«Cosa posso fare per aiutarti?» chiede Jimin. «Qualsiasi cosa, Kook.»

«È questo il punto», cerca di spiegare Jungkook, frustrato. «Non puoi fare nulla. E nemmeno io, perché non so perché mi sento così. So solo che è così.»

Gli occhi di Jimin si addolciscono e stringe più forte le mani di Jungkook. «Mi dispiace.»

«Anche a me. Non– non è giusto, Chim. Sono troppo incasinato e non è giusto.»

«Non lo è», concorda Jimin. «Lo so.»

«Taehyung è così perfetto e io–»

«Ehi, no», interviene Jimin. «Senti, tu non sei così sbagliato come pensi di essere, e Taehyung non è così buono come lo dipingi tu.» Jungkook cerca subito di togliere le mani dalla presa di Jimin, ma Jimin resiste. «Lasciami spiegare. Sì, Taehyung è meraviglioso. Ma anche lui ha dei momenti bui, Jungkook, lo sai. Sei tu che lo aiuti a superarli.»

Jungkook annuisce di nuovo. «Non so proprio cosa fare.»

Jimin lascia cadere la testa sulla spalla di Jungkook con un lungo sospiro. «Allora non facciamo nulla. Restiamo qui seduti finché non torna Taehyung e poi non facciamo nulla fino a domani.»

Jungkook si morde l'interno della guancia, riflettendo su questa opzione. Gli va bene non fare nulla, si tratta solo di capire se il suo cervello collaborerà.

«Domani ti sposi», gli ricorda Jimin. «È una cosa piuttosto importante.»

«Credo di sì, sì.»

«Lo è davvero, Kook.»

Jungkook si prende un secondo per pensare a come dire con delicatezza quello che intende dire. «Domani– non devi– con mia madre, non puoi–»

«Fare una scenata? Darle un pugno in faccia?»

Jungkook fa una smorfia. «Esatto.»

«Non lo farò», sospira Jimin. «Vorrei, ma non lo farò.»

«Grazie. È il giorno di Taehyung, quindi voglio che sia tutto perfetto.»

«È anche il tuo giorno», dice Jimin.

«E preferirei che non saltassi addosso a mia madre dopo la cerimonia.»

Jimin ride sommessamente e Jungkook si rilassa un po'.

«Io non la odio», sussurra Jimin dopo qualche minuto di silenzio. Si appoggia di più contro la spalla di Jungkook. «Odio il fatto che tu non riesca ad odiarla.»

Le mani di Jungkook si contraggono, ma Jimin riesce a non farle avvinghiare ai suoi capelli. Però gli occhi iniziano a pizzicargli, e quando sbatte di nuovo le palpebre lacrime calde gli scorrono sulle guance. Normalmente la cosa lo allarmerebbe, ma considerato tutto quello che è successo nelle ultime dodici ore, dire che è un po' instabile sarebbe un eufemismo.

Jimin non dice nulla, per una volta. Continua a tenere le mani di Jungkook con la testa appoggiata sulla sua spalla. Restano seduti immobili finché lo scroscio della pioggia non spazza via tutto il resto.

Quando Jungkook si sveglia, Taehyung è in ginocchio accanto a lui e gli pettina i capelli. Jimin è semisdraiato sul suo petto, a bocca aperta, e russa in quel modo acuto e leggero che ha sempre giurato non appartenergli. Jungkook ricorda ancora il pigiama party in cui lui e Yoongi sono rimasti svegli fino a tardi per registrarlo e, quando hanno fatto ascoltare l'audio a Jimin, lui è diventato tutto rosso in viso e lo ha subito cancellato.

«Ehi», mormora Taehyung. «Ho pensato che se avessi dormito ancora un po' non saresti riuscito a dormire stanotte.»

«Mmm. Grazie.»

«Hai fame?»

Jungkook riflette sulla domanda. «Muoio di fame.»

«Potrei fare dei pancake», propone Taehyung.

Jungkook gli rivolge un sorriso stralunato. «Davvero?»

«Certo.» Taehyung gli bacia la guancia e fa per alzarsi. «Voglio prendermi cura di te per un po'.»

Jungkook riesce ad afferrare il mento di Taehyung con la punta delle dita, inclinando il suo viso all'indietro per ottenere un bacio vero e proprio sulla bocca. È allora che Jimin si sveglia, sollevando la testa confusamente.

«Buongiorno», dice allegramente Taehyung. «È ora di prepararsi.»

«'Giorno... cosa...»

«Hai dormito tutta la notte qui», continua Taehyung, e Jungkook preme le labbra sui morbidi riccioli di Taehyung per nascondere il modo in cui sta sorridendo. «Dobbiamo davvero prepararci; la cerimonia è tra due ore.»

«Due ore? Due ore, Cristo–»

Jimin salta praticamente giù dal divano, il suo gomito colpisce Jungkook in pieno stomaco e gli fa emettere un rantolo senza fiato. Taehyung gli passa una mano sullo stomaco con tenerezza, mentre Jimin non ci fa neppure caso.

«Jungkook», chiede Jimin, «alza subito il culo, perché dobbiamo–» Si interrompe, lo sguardo si posa sull'orologio sulla parete in fondo che indica che sono appena le cinque di pomeriggio, ed è ancora oggi. «Oh– Taehyung, questa è cattiveria!»

«Era divertente», lo corregge Taehyung, ma si alza lo stesso e dà un abbraccio a Jimin, che lo accetta malvolentieri. «Ok, mi dispiace. Ho pensato che a Jungkook facesse bene farsi una bella risata.»

Jimin cede, abbracciando a sua volta Taehyung. Jungkook, dal canto suo, si stiracchia sul divano con uno sbadiglio trattenuto l.

«Vuoi restare per i pancake, Chim?» chiede. «Il mio piccolino me ne prepara un po'.»

Jimin storce il naso. «Io passo, grazie. Se dovete essere così disgustosi.»

«Domani ci sposiamo», dice Taehyung. «È nostro diritto essere disgustosi.»

«Già», interviene Jungkook, alzandosi di peso dal divano per sottrarre Taehyung dalla presa di Jimin e portarlo nella sua. «Tu e Yoongs siete stati osceni per almeno un mese prima del matrimonio.»

«Non è vero», protesta Jimin. «Eravamo perfettamente normali.»

«Jimin», dice Taehyung, con la voce abbassata al minimo in una ridicola imitazione di Yoongi, «sei la luce della mia vita e non posso vivere senza di te. Lascia che ti succhi il collo davanti a tutti i nostri amici alle prove del matrimonio.»

«Ehi–»

«Oh, Yoongi», esordisce Jungkook, sapendo per certo che la sua imitazione di Jimin è quasi perfetta. «Solo perché te l'ho chiesto io. E andiamo via per quarantacinque minuti mentre tutti si chiedono dove siamo finiti solo per fare sesso in macchina–»

«Me ne vado», decide Jimin. «Siete dei bulli. E almeno io le ho fatte le prove.»

Jungkook scrolla le spalle. «Cosa c'è da provare?»

Hanno scelto di non fare le prove del matrimonio, principalmente perché Jungkook non crede di poter sopportare tutta questa attenzione su di lui per due giorni di fila. È stato Taehyung a tirargli fuori questa informazione e non gliene ha fatto una colpa. Non c'è da sorprendersi, ovviamente. Taehyung è un angelo sotto ogni punto di vista, compreso quello dell'organizzazione del matrimonio.

Jungkook ne è immensamente felice, perché stasera vuole solo che Taehyung lo abbracci e giochi con i suoi capelli mentre guardano un film o qualcosa del genere. Se stasera avessero avuto le prove del matrimonio, sospetta che Taehyung avrebbe insistito per annullarle.

Jimin se ne va con un verso stizzito senza tanti complimenti, ma dopo che Taehyung l'ha inseguito per il corridoio rientra per abbracciarli a dovere. Si offre di dire a Yoongi di passare, non appena finisce di lavorare, ma Jungkook rifiuta. Perché Taehyung è tornato a casa, ed è tutto ciò di cui ha bisogno in questo momento.

Così, quando Taehyung inizia a preparare i pancake, versando la pastella già pronta in una padella sul fornello, Jungkook si avvinghia alla sua schiena, con il mento appoggiato sulla spalla del suo fidanzato.

«Non distrarmi», lo avverte Taehyung, ma Jungkook si limita a infilare il naso nel morbido tessuto della sua t-shirt.

«No. Voglio solo stare vicino a te.»

«Ti ho mandato un messaggio», dice Taehyung. «Immagino che ti sia sfuggito mentre dormivi.»

Jungkook sente qualcosa di caldo diffondersi nel suo petto. «Grazie.» Anche se si è addormentato, apprezza il fatto che Taehyung abbia pensato a lui.

«Tu e Chim avete parlato di qualcosa?»

«Non molto, no.» Jungkook si chiede se sia il caso di parlare della conversazione che ha origliato stamattina. «Com'è andato il pranzo?»

Taehyung gira un pancake prima di rispondere. «Bene. Tutti hanno chiesto di te.»

«Tutti?»

«C'erano anche Hobi e Joon.»

«Che storia hai raccontato per coprirmi?»

«Nessuna storia», dice Taehyung. «Ho solo detto che non te la sentivi.»

«Cosa– Taehyung.»

«Che c'è?»

Jungkook emette un profondo sospiro. «Penseranno che sono uno stronzo.»

«No, non è vero», ribatte Taehyung. «E se anche fosse, non glielo permetterei.»

«Fa lo stesso. Vorrei che ti fossi inventato qualcosa.»

«Sai che non sono bravo a mentire.»

Jungkook riflette su questo punto, mentre gli lascia piccoli baci lungo il collo. Taehyung è terribile nel mentire. Una delle cose che Jungkook ama di lui, ma anche una delle cose in cui a volte vorrebbe che Taehyung fosse un po' più bravo, a parte farsi valere. A proposito..

«Qualcuno ha detto qualcosa su tuo zio? Tua sorella ha fatto la stronza?»

Taehyung ride. «In realtà è stata molto gentile.»

«Bene.»

«Oh, tesoro, lasciami; altrimenti si bruciano.»

Jungkook lascia Taehyung quanto basta per permettergli di raggiungere lo scaffale e prendere un piatto, prima di adagiarvi il primo pancake. Versa altra pastella nella padella, canticchiando distrattamente mentre Jungkook lo osserva. Quando si allunga per prendere un altro piatto, Jungkook non può fare a meno di passare la mano sul lembo di pelle che spunta sotto la maglietta.

Taehyung reagisce a malapena, con grande disappunto di Jungkook. Quando Taehyung era più soffice, soffriva molto di più il solletico. Jungkook si accontenta di avvinghiarsi di nuovo a lui quando torna a girare i pancake con la spatola.

«Oggi mi hai chiamato spesso così», osserva Jungkook.

«Chiamato come?»

«Tesoro.»

Taehyung inclina la testa. «Davvero?»

«Mhmm.»

«Non ti dispiace, vero?»

«Per niente», conferma Jungkook. «Chiamami tesoro per sempre, per favore.»

«Questo è il piano.»

Jungkook tiene Taehyung stretto a sé finché non finisce di preparare i pancake. Sono praticamente l'unica cosa che sa cucinare, ma li fa molto, molto bene. Jungkook si aggrappa all'orlo della sua maglietta mentre si muove in cucina per prendere lo sciroppo d'acero, alcune forchette e dei tovaglioli.

Poi si dirigono verso il divano, e Jungkook tira prontamente le gambe di Taehyung sulle sue ginocchia. Con un pollice gli accarezza dolcemente lo stinco. Taehyung accende la TV, il volume è abbastanza basso da permettere a Jungkook di distinguere il rumore della pioggia che batte contro le finestre. La scorsa notte – o meglio, stamattina presto, dal suo punto di vista – sembra lontana settimane, ormai. Senza dubbio era questa l'intenzione di Taehyung.

Voglio prendermi cura di te per un po'.

Probabilmente è per questo che non protesta quando Jungkook inizia a imboccarlo con i pancake che gli ha preparato, anche se Taehyung ha già un piatto per sé. Taehyung ha imparato che per prendersi cura di Jungkook bisogna che Jungkook si prenda cura di lui.

Soprattutto quando Jungkook si sente così – instabile, vulnerabile, inutile – ha bisogno di sentire che sta facendo qualcosa di utile. E Taehyung lo asseconda sempre, ma del resto Taehyung lo asseconda praticamente in tutto.

Per il resto della serata, Jungkook ricorda la giornata che hanno trascorso insieme prima di San Valentino. Quando ha convinto Taehyung ad annullare i loro piani e a rimanere a casa, loro due da soli. Taehyung gli sta dimostrando lo stesso affetto di allora, anzi di più.

Jungkook nota con soddisfazione che Yeontan viene bellamente ignorato, a parte essere nutrito e portato fuori a fare la pipì. Per il resto, se ne sta sdraiato sul pavimento, lanciando a Taehyung sguardi di dolore e a Jungkook sguardi di odio, ogni volta che Taehyung si volta dall'altra parte. Jungkook gli fa la linguaccia un paio di volte, finché Taehyung non lo coglie sul fatto e lo rimprovera con dolcezza. ("È un povero cagnolino, Jungkook, non fare il prepotente").

Jungkook non crede di potersi sentire stanco, non dopo aver dormito così a lungo, ma quando Taehyung inizia a sbadigliare, anche le sue palpebre si fanno pesanti. Non tenta neppure di opporsi, e finiscono per accoccolarsi sotto le coperte poco dopo le dieci.

Taehyung si addormenta praticamente subito, ma Jungkook, nonostante la stanchezza, non ci riesce. È preoccupato, quasi terrorizzato, di addormentarsi e di sognare qualsiasi cosa abbia sognato la notte scorsa. Anche se non se lo ricorderà, ha comunque paura di svegliarsi nel modo in cui si è svegliato stamattina, con urla, pugni e fin troppa violenza, soprattutto perché la persona che è letteralmente la cosa più preziosa della sua vita dorme proprio accanto a lui.

Perciò non riesce a dormire, perché ora immagina scenari in cui si sveglia nell'attimo in cui il suo pugno colpisce Taehyung e non la testiera del letto. E poi dovrà guardare in faccia il suo fidanzato mentre quest'ultimo, con molta probabilità, giurerà che non è colpa sua e che è stato solo un incidente, il tutto mentre ha un occhio livido che si scurisce ogni secondo di più.

Non si rende conto di essersi aggrappato alla maglietta di Taehyung, stretta tra le sue mani, finché Taehyung non borbotta qualcosa nel sonno e si gira su un fianco.

Lontano da Jungkook, il che è terrificante. Almeno questo spazza via la paura di colpire accidentalmente Taehyung con una delle sue mani spasmodiche, perché ha comunque bisogno che Taehyung gli stia vicino o probabilmente morirà.

Così preme il proprio petto contro la schiena di Taehyung, allineando i fianchi ai suoi e piegando le gambe in modo che si incastrino perfettamente dietro quelle di Taehyung. Seppellisce il viso nel collo di Taehyung e Taehyung emette un sospiro silenzioso. Jungkook ascolta i suoi respiri finché non riesce ad addormentarsi anche lui.

È quando si sveglia per la decima volta, verso le otto, che anche Taehyung si sveglia. Si libera dalla presa di Jungkook per stiracchiarsi, con le mani sopra la testa, e sospira. Jungkook non può fare a meno di infilare una mano sotto la sua maglietta. Chiamatela consuetudine o come volete.

«Buongiorno, amore.»

Taehyung tiene gli occhi chiusi, mentre poggia le braccia intorno al collo di Jungkook per tirarlo più vicino a sé. «Buongiorno.»

«Oggi ci sposiamo.»

«Oggi ci sposiamo», concorda Taehyung, con un sorriso tenero che gli si allarga sul viso. «Sono così emozionato.»

«Sì, sembri alquanto irrequieto.»

Per tutta risposta, Taehyung si limita ad abbassare la testa sul petto di Jungkook e si posiziona più comodamente, come se si stesse sistemando per dormire ancora un po'. A Jungkook non importerebbe, ma lui ormai è più che sveglio. Oggi si sposano.

«Sei pronto?» sussurra, e Taehyung annuisce. «Non vedo l'ora. Voglio sentire il tuo profumo.»

Taehyung annuisce di nuovo.

«E sono un po' nervoso per il fatto che ci sarà anche mia madre, sai? Soprattutto perché ci saremo tutti: io, lei, papà e Hyun. Spero solo che niente vada storto. Anche perché ci saranno Yoongi e Chim, che odiano mia madre, e credo che se succedesse qualcosa nel giorno del tuo matrimonio io–»

«Nostro», borbotta Taehyung, che si è quasi riaddormentato.

«Cosa?»

«Il giorno del nostro matrimonio. Se succede qualcosa il giorno del nostro matrimonio. Ma non succederà», sospira, «e anche se succedesse, non mi importa. Finché ci sposiamo, non m'importa cosa succede.»

«Anche se l'intera location prendesse fuoco?»

«Non mi interessa.»

«Anche se ti cadessero tutti i capelli?»

«Non mi interessa.»

«Anche se cadessero a me tutti i capelli?»

Taehyung resta in silenzio e Jungkook sa che sta sorridendo. «Questo mi interesserebbe un pochino.»

«Come sei superficiale», dice Jungkook, solleticandogli il fianco. «Che vergogna.»

Taehyung si sposta in modo da coprire completamente Jungkook e gli stampa un bacio sotto la mascella. «È solo che mi eccitano molto.»

«Mmm. Sul serio, Kim?»

Taehyung si accoccola più vicino con un sospiro felice. «Stasera potrò chiamarti anch'io così.»

«Kim Jungkook. A me sembra che suoni bene.»

Taehyung solleva la testa quanto basta per baciare Jungkook sulle labbra. Jungkook si rende conto con un'esplosione di pura gioia che si sveglierà con questo viso paffuto e meraviglioso davanti agli occhi per il resto della sua vita.

«Suona benissimo.»

«Mmm.»

Taehyung si ferma un attimo, le sue dita si infilano tra i capelli di Jungkook. «Sembri star meglio stamattina.»

«Davvero?»

«Non stai piangendo.»

È una battuta, perciò Jungkook la prende come tale. «Lo sto conservando per la cerimonia.»

Taehyung si appoggia al petto di Jungkook con un gomito e lo guarda con curiosità. «Pensi davvero che piangerai?»

«Perché non dovrei?» chiede Jungkook. «Tu invece?»

Taehyung scrolla le spalle. «Lo vedremo, suppongo.»

«Se io mi metto a piangere e tu no, Chim me lo rinfaccerà a vita.»

«Tu piangerai di sicuro», decide Taehyung. «Ho qualche asso nella manica.»

Jungkook grugnisce, ma non riesce a nascondere il sorriso che gli spunta sulle labbra. «Quante cose hai in programma, esattamente?»

«Molte», gli dice Taehyung, assolutamente sincero. «È il nostro unico grande giorno. Voglio sorprenderti il più possibile.»

«Forse anch'io ti farò una sorpresa», sottolinea Jungkook.

Taehyung storce il naso. «Ne dubito un pochino.»

«Cosa– cattivo! Posso essere molto sorprendente.»

«Mi hai comprato una custodia per il sassofono per il mio compleanno.»

«E ti piace molto.» Taehyung sorride, ancora un po' assonnato, e Jungkook avverte fisicamente di innamorarsi ancora di più di lui, per quanto possibile. «Mi dispiace di non averti sorpreso», aggiunge. «Posso impegnarmi di più.»

«A me non dispiace», dice Taehyung. «Mi ami in altri modi.»

«Oh? Per esempio?»

«Beh, mi prepari sempre da mangiare. E supporti la mia musica. E sei gentile con la mia famiglia, e mi aiuti con Yeontan, e–» Si interrompe arrossendo. «E... anche in altri modi.»

«In quali altri modi?» insiste Jungkook. Lo sa già, ma gli piace quando Taehyung va in agitazione prima ancora di scendere dal letto la mattina.

«Lo sai», protesta Taehyung, ma Jungkook scuote la testa.

«No, non lo so proprio. Magari puoi illuminarmi tu?»

Taehyung sgrana gli occhi. «Sei davvero sdolcinato, Jungkook.»

«E, cazzo, tu ami quando lo sono.»

«Io amo te. La tua sdolcinatezza la tollero.»

«E io amo te», ribatte Jungkook. «E tollero il tuo cane.»

«Cosa?»

Jungkook ride vedendo come gli occhi di Taehyung si sgranano per lo shock. «Amore, uno di questi giorni dovrai accettare il fatto che io e Tan non ci piacciamo.»

«Ma– certo che vi piacete»? insiste Taehyung. «Sei il suo papà.»

«Non credo che sia mai stato completamente convinto di questo concetto.»

«Beh, passerete molto tempo insieme, quindi farete meglio ad accettarlo.»

«Come se non l'avessimo già fatto» lo prende in giro Jungkook. «Mi sembra di ricordare di aver convissuto con quel pericolo pubblico ogni giorno per un ben po' di tempo.»

«Sì, ma ora sarà per sempre.»

Jungkook tira Taehyung tra le sue braccia con un sorrisetto. «O solo per qualche anno. Non è che rimarrà a lungo in questo mondo.»

Taehyung sussulta. «Non dire così! Ha solo sei anni! E il veterinario dice che potrebbe vivere fino a vent'anni.»

«Ok, beh, tra quattordici anni, quando Tan sarà morto, promettimi che sceglierò io il prossimo.»

«Se Tannie dovesse mai morire», proclama Taehyung, e Jungkook si intenerisce per come pronuncia il "se", «non voglio un altro cane.»

«Te lo chiederò di nuovo tra quattordici anni», giura Jungkook.

«E io dirò di nuovo di no.»

«Chi lo sa? Le cose potrebbero cambiare.»

«Tipo?»

«Voglio dire, se avremo dei figli», pensa Jungkook, «probabilmente vorranno un cane.»

«E Yeontan sarà il cane perfetto», dice con fermezza Taehyung. «Era perfetto quando l'ho preso, è perfetto adesso e sarà perfetto anche per i nostri figli. È della taglia giusta per giocare con loro.»

Jungkook nasconde il naso tra i capelli di Taehyung. «Allora riguardo ai bambini è un sì.»

Taehyung si blocca, rendendosi conto di quello che hanno appena detto entrambi. «Credo che lo sia.»

«Non ancora, però.»

«No», concorda Taehyung. «Decisamente non ancora.»

Una piccola parte di Jungkook si chiede se l'abbia detto a causa del suo attuale stato mentale. Ma la parte più grande di Jungkook ricorda a sé stesso che ci sono molte cose che Taehyung vuole fare nella sua vita, soprattutto nella sua carriera musicale, e anche se potrebbero comunque avere dei figli nel mentre, non c'è motivo di avere fretta. E a Jungkook non dispiacerebbe avere Taehyung tutto per sé per un po'.

Beh, ci sarà anche quel dannato cane, ma almeno Jungkook può far finta che non esista per un po'.

Eppure, proprio quando inizia a mostrare a Taehyung l'altro modo in cui lo ama, Taehyung lascia che gli occhi si chiudano appena, prima di riaprirli subito al suono dei lamenti di Yeontan.

«Dovrei dargli da mangiare», decide Taehyung.

«No, non dovresti», si lamenta Jungkook. «Può aspettare un po'.»

«Solo un croccantino, almeno quello.»

Jungkook emette un sospiro infastidito mentre Taehyung scivola via da lui e dal letto. «Se ti dessi tanti croccantini quanti ne dai a quel cane, rivedrei le tue guance di pane in una settimana.»

«Allora è un bene che tu non lo faccia», dice Taehyung con leggerezza, per nulla infastidito dal suo atteggiamento ormai scontroso.

«Non lo è, invece!» gli grida dietro Jungkook.

Tra le tante cose per cui è entusiasta oggi, Taehyung che prova la torta nuziale è sicuramente tra le prime cinque.

Jungkook si alza dal letto dopo che è chiaro che Taehyung non tornerà tanto presto. Lo trova sul pavimento della cucina con Yeontan, armato di una manciata di croccantini, mentre eseguono la loro piccola routine. Jungkook deve ammettere che è impressionante quanto Yeontan possa essere ben educato, ma lo diventa di meno quando pensa che Yeontan è ben educato solo quando si tratta di Taehyung.

Ovviamente verrà al matrimonio. Taehyung l'ha richiesto e Jungkook non ha avuto il coraggio di dire di no, soprattutto dopo che Taehyung ha comprato un guinzaglio personalizzato con le loro iniziali ricamate sopra. Almeno sua madre si occuperà di Yeontan per la maggior parte della giornata; Jungkook ha avuto la famiglia di Taehyung dalla sua parte in questo, dato che tutti hanno concordato che non avrebbe dovuto occuparsi del suo cane nel bel mezzo del matrimonio.

Jungkook ha appena preparato e versato una tazza di caffè quando bussano alla porta. Lui e Taehyung si scambiano un'occhiata, prima di andare a rispondere.

«Buon giorno di nozze!»

Jungkook sbatte le palpebre, un po' imbarazzato per il numero di persone in piedi nel corridoio che lo guardano mentre è a torso nudo.

«Uh– grazie.»

«Siamo venuti a separarvi», spiega Jimin, che passa davanti a Jungkook senza degnarlo di uno sguardo per raggiungere Taehyung.

«Gli ho detto che avremmo dovuto aspettare», si scusa Yoongi, ma Jungkook agita una mano con nonchalance. Yoongi gli batte la mano sulla spalla mentre entra, in segno di silenzioso supporto per ciò che è successo ieri notte. Jungkook se ne accorge dal modo in cui la sua mano indugia un po' più a lungo del solito e dal modo in cui ha cercato lo sguardo di Jungkook quando quest'ultimo ha aperto la porta.

«Ehi, Jungkook.»

Jungkook si strofina goffamente la nuca. «Ehi, suppongo che siate qui per Taehyung.»

Namjoon e Hobi gli fanno un cenno di assenso. «Giusto», dice Hobi. «Il primo del trio a sposarsi; siamo qui per viziarlo a dovere.»

«Bene. Se lo merita.»

«Lo sappiamo.»

Questo lo dice Namjoon, il cui tono è un po' troppo solenne perché Jungkook possa passarci sopra. Non fa commenti, ma si ritrova comunque a lanciare un'occhiata interrogativa a Namjoon mentre entra nell'appartamento. Jin non c'è, e questo gli lascia l'amaro in bocca.

I fratelli di Taehyung lo salutano e lui ricambia. È sempre stato un po' a disagio con loro, non avendo mai avuto fratelli o sorelle minori, e soprattutto perché la relazione tra lui e Junghyun è stata alquanto... turbolenta. Il legame che hanno non è affatto come quello che Taehyung ha con la sua famiglia, quindi è sempre un po' rigido quando non c'è Taehyung a fare da intermediario.

Inoltre, Jungkook non va pazzo per la sorella di Taehyung al momento, considerando quello che Taehyung gli ha raccontato dei loro ultimi scontri. Ma lei gli sorride lo stesso e lui la fa entrare salutandola educatamente. Il fratello minore di Taehyung gli fa un sorrisetto.

«Taehyung è un ragazzo fortunato.»

«Cosa?»

Il fratello di Taehyung flette le braccia e sogghigna ancora di più.

«Mutande di merda, se non la smetti giuro su Dio–», esclama Taehyung dalla cucina.

Il fratello di Taehyung fa l'occhiolino a Jungkook prima di correre via. Jungkook arrossisce, si guarda il petto e decide che forse dovrebbe mettersi una maglietta. Si gira proprio mentre Jimin gliene lancia una e la afferra al volo con un verso di indignazione.

«Copriti, ci sono i bambini.»

Jungkook non gli fa notare che il fratello di Taehyung non è più un bambino e che il suo soprannome è Mutande di Merda. Non hanno esattamente bisogno di proteggere la sua virtù. Jungkook si infila la maglietta sulla testa e quando riemerge, Jimin sta di nuovo sorridendo.

«Allora, Yoongs ti porterà da tuo padre e noi staremo qui con Taehyungie, poi quando sarete pronti ci incontreremo tutti alla galleria.»

«Certo.»

Jimin alza gli occhi al cielo. «Non te ne frega un accidente, vero?»

«Finché oggi potrò sposare Taehyung, non me ne frega niente del resto.»

«Ok, beh, ci sono tutti i tuoi amici, io e tuo padre abbiamo organizzato un piccolo brunch molto carino e Yuna sta aspettando–»

Jungkook si riscuote. «Yuna è lì?»

Jimin sospira. «Ma perché diavolo mi sforzo tanto?»

Jungkook fa un sorrisetto e lo stringe in un rapido abbraccio. «Grazie, Chim. Ti occupi tu di Taehyung? Assicurati che abbia tutto ciò che vuole. Sai che non lo chiederà.»

«Ci penso io», promette Jimin. «Ci vediamo dopo.»

Yoongi compare al fianco di Jimin per un bacio d'addio decisamente disgustoso, considerando che si vedranno solo tra poche ore. E, cosa ancora peggiore, quando Jungkook tenta di baciare Taehyung, viene spinto senza tante cerimonie fuori dalla porta con la raccomandazione da parte di tutti, tranne che di Taehyung, di "conservarlo per il grande evento".

«L'ho letteralmente baciato dieci minuti fa», borbotta Jungkook, mentre lui e Yoongi si dirigono verso l'ascensore. «Non capisco perché un altro dovrebbe fare tanta differenza.»

«Stanno cercando di creare l'atmosfera giusta», dice saggiamente Yoongi. «Io e Jimin non siamo nemmeno riusciti a dormire nella stessa casa la notte precedente, ricordi?»

Jungkook se lo ricorda: era stato incaricato dai genitori di Jimin di tenere Yoongi lontano dal figlio per almeno ventiquattro ore prima della cerimonia.

Quando arrivano a casa di suo padre, sta per esplodere dall'emozione. Non si sentiva così euforico da molto tempo, probabilmente dalla prima volta che Taehyung lo ha baciato, proprio sulla veranda di suo padre.

«Koo!»

Jungkook riesce a malapena a entrare in casa prima che Yuna si fiondi verso di lui, e si china per abbracciarla. «Ehi, tesorino.»

«Oggi ti sposi.»

«Sì. Sei emozionata?»

«Uh-huh.»

«Ti piace il tuo vestito, vero?» chiede. «Quello che hai scelto con me e Tata.»

«Sì.»

«Yuna, amore, torna qui; la mamma deve finire di pettinarti.»

Jungkook si volta per salutare Junghyun, che sta scendendo le scale. Sembra stanco e, dopo aver dato un bacio sul nasino di Yuna e averla riaccompagnata al piano di sopra, studia attentamente il fratello.

«Tutto bene?»

«Le nausee mattutine di Ari si sono rifatte vive», spiega Junghyun. «Solo che a lei non vengono di mattina, ma nel cuore della notte.»

«Oh, cazzo.»

«Già.» Junghyun si passa una mano tra i capelli con un sospiro. «E Yuna ha scorrazzato ovunque oggi, per non parlare del fatto che si sta davvero intestardendo sul bambino.»

Jungkook sorride. «Ne dubito; è un angioletto.»

«Con te», dice Junghyun. «Papà mi ha detto che è il karma; quando lui e la mamma aspettavano te, non l'ho presa molto bene, a quanto pare.»

Il sorriso di Jungkook si allarga. «A proposito, dov'è papà?»

«Lui e la mamma sono usciti– in realtà non sono autorizzato a dirtelo. Sorpresa di matrimonio.»

«La sorpresa che ha organizzato Taehyung? Perché se continua così per tutto il giorno sarò davvero il peggior fidanzato del mondo; non ho organizzato nulla per lui.»

«Non quella di Taehyung», conferma Junghyun. «E merda, Kookie, che hai fatto finora?»

Sono crollato a pezzi?

«Voglio dire, ho una cosa da regalargli: avrei dovuto farlo a San Valentino, ma poi con quello che è successo con la mamma e tutto il resto...»

«Certo.»

«Jimin ha parlato di un brunch, giusto? Sto morendo di fame.»

«Oh, sì. Da questa parte.» Junghyun lo conduce in cucina, dove c'è un bell'assortimento di frutta e paste per la colazione, oltre a due bottiglie di champagne e a un po' di succo d'arancia. Junghyun gli fa l'occhiolino e si avvicina al frigorifero.

Quando lo apre, tira fuori una bottiglia di whisky. «Ho pensato che avresti preferito un caffettino.»

«Mi conosci bene, Hyun.»

«Preparane uno anche per me», dice Yoongi, sbucando dal soggiorno. «Kook, prima devi vestirti.»

Per mettersi il vestito bastano dieci minuti, e non capisce perché lui e Taehyung debbano separarsi alle otto del mattino quando la cerimonia non dovrebbe iniziare prima delle cinque. Il piano iniziale prevedeva che si preparassero insieme e poi si incontrassero tutti alla galleria qualche ora prima per fare le foto e assicurarsi che fosse tutto pronto.

«Ehi, dov'è Jin?» chiede Jungkook quando lui, Yoongi e Junghyun sono di nuovo in cucina.

«Non dovrebbe essere qui?»

«Sta dando una mano alla galleria», dice Junghyun.

Jungkook non aveva la minima idea di dove lui e Taehyung si sarebbero dovuti sposare, ma quando Jin ha suggerito la galleria d'arte del suo amico gli è sembrata la cosa più sensata. Jungkook vi ha tenuto diverse mostre ormai, ma la prima ha un significato particolare. E anche se Taehyung non era presente, ha comunque avuto un ruolo importante. O almeno i suoi ritratti.

Jungkook sa che se Taehyung avesse potuto fare a modo suo, si sarebbero sposati a casa di Lolly. Ma quando è stato beccato lì la prima volta, Jungkook ha capito che sarebbe stato fuori questione semmai quel giorno fosse arrivato. Quando lui e Taehyung hanno deciso di sposarsi, era nervoso all'idea di affrontare l'argomento, ma Taehyung ha deciso di non dire niente.

Tuttavia, Jungkook sa che nel cuore di Taehyung, per quanto sia emozionato per oggi, c'è anche la delusione. Jungkook farebbe il diavolo a quattro per renderlo pienamente felice, ma non può fare granché quando si tratta della casa di Lolly. È una questione legale, e il breve coinvolgimento di Jungkook con la legge è finito in maniera terribile.

Trascorre l'ora successiva giocando con Yuna e bevendo il suo caffè macchiato. Cose difficili da fare contemporaneamente, perché Yuna continua a chiedergli di assaggiarne un sorso e Jungkook deve continuare a spiegarle che è una bevanda per adulti. Inoltre, se si rovesciasse qualcosa sul suo bel vestitino color lavanda, Ari lo ucciderebbe. Non è ansioso di mettersi nei guai con nessuna donna, tanto meno con una donna incinta che al momento sta vomitando nel bagno del piano di sopra.

Così lui e Yuna si dedicano al disegno (con le matite, non con i pennarelli che potrebbero macchiarle il vestito) mentre Yoongi fa un pisolino sul divano e Junghyun aiuta Ari al piano di sopra. Beh, "aiutare" è un termine generoso: più che altro è lì come supporto morale. Jungkook ripensa alla conversazione che ha avuto con Taehyung e si sente sollevato dal fatto che nessuno dei due sia in grado di rimanere incinta, perché sembra una specie di incubo per chiunque ne sia coinvolto.

Jungkook alza lo sguardo quando sente la porta del garage aprirsi e inizia a esortare Yuna a pulire il disordine che hanno combinato sul pavimento.

«Siamo tornati», grida suo padre. «C'è Jungkook?»

Yoongi si alza dal divano e va ad aiutare Yuna, mentre Jungkook si alza per andare a salutare il padre in cucina.

«Sono qui», dice. «Grazie per il brunch.»

«Wow, coniglietto», esclama sua madre, qualche passo dietro suo padre. «Sei bellissimo.»

Jungkook abbassa la testa. «Grazie.»

«Davvero, tesoro», concorda suo padre. «Tranne che per– vieni qui.»

Jungkook si avvicina e aspetta diligentemente che suo padre gli aggiusti la camicia e il colletto. Probabilmente non avrebbe dovuto stendersi sul pavimento, ma colorare con Yuna è una cosa che non si rifiuta mai di fare.

Yuna piomba in cucina al momento giusto. «Nonno!»

«Ehi, piccolina. Hai fatto la brava mentre ero via?» Il padre di Jungkook le accarezza i capelli mentre lei si aggrappa alla sua gamba.

Yuna annuisce. «Io e Koo abbiamo colorato.»

«Ma che bello. Dov'è papà?»

«Sopra con mamma.»

La mamma di Jungkook tende la busta di plastica che ha tra le mani. «Yuna, tesoro, puoi portare questa ai tuoi genitori? È per la tua mamma.»

Yuna si gira a fissarla con gli occhi sgranati. È evidente che è ancora un po' timida e la parte meno gentile di Jungkook è felice di constatarlo. Allora è ancora dalla sua parte.

Non ci sono più schieramenti.

«Ah-ah.» Yuna prende la borsa e se la stringe al petto prima di correre su per le scale.

«Ginger ale e salatini», gli dice la mamma di Jungkook. «La mia cura per le nausee mattutine: voi due mi avete fatto passare le pene dell'inferno.» Sorride a Jungkook con affetto. «Tu in particolare.»

Jungkook ricambia il sorriso con esitazione, non sapendo cos'altro fare.

«Abbiamo qualcosa per te», dice suo padre.

«Per me?»

«Conosci qualche altro mio figlio che si sposa oggi?»

Jungkook arriccia il naso.

Nel frattempo, sua madre rovista nella sua borsetta e tira fuori una piccola scatola di velluto molto simile alle due che Yoongi ha nelle tasche del vestito proprio adesso.

«L'abbiamo appena preso dal gioielliere», dice sua madre. «L'abbiamo fatto pulire.»

«Uh– abbiamo già gli anelli», risponde Jungkook. Questa dev'essere la sorpresa di cui parlava Junghyun.

In verità, se sua mamma sta per regalargli la sua fede nuziale, Jungkook non apprezzerà molto il gesto. Primo, non vuole indossarla, e secondo, non spezzerebbe il cuore di suo padre vederla dar via la sua fede così? Non che sua madre l'abbia mai indossata negli ultimi dieci anni... Ma Jungkook sa che nell'armadio di suo padre c'è una scatola piena di oggetti della loro famiglia di cui non riuscirebbe a liberarsi. I loro anelli, le ecografie di Junghyun e Jungkook, una foto sgranata di sua madre in un letto d'ospedale e un piccolo Junghyun che sbircia il bambino tra le sue braccia. Per quanto tutto questo sia stato doloroso da conservare, Jungkook pensa che avrebbe fatto più male gettar via quei ricordi.

«Non è un anello, pasticcino. Tieni, aprilo.»

Jungkook prende il portagioie dalle sue mani, un po' sospettoso. Ma suo padre lo guarda con un misto di speranza e amore, perciò si sforza di rimanere calmo. Apre il cofanetto e trova... qualcosa. Qualcosa di sottile e argentato, con tre piccole perle al centro.

«È un fermaglio per capelli», spiega sua mamma. «Me l'ha regalato tuo padre la mattina del nostro matrimonio e l'ho indossato per la cerimonia.»

«Um... wow», dice Jungkook, continuando a fissarlo. «È– uh, è davvero bello, grazie.»

«E visto che hai i capelli così lunghi», aggiunge, «ho pensato che forse potresti indossarlo. Se– solo se vuoi.»

Jungkook solleva finalmente lo sguardo e nota, con sua grande sorpresa, che sua madre sembra nervosa. Suo padre le mette un braccio intorno alla vita e la tira a sé, mentre attendono la risposta di Jungkook. Jungkook sente come se avesse qualcosa bloccato in gola.

«Io- sì, sì, certo. Sì, lo indosserò.»

«Davvero», dice sua madre, palesemente sollevata. «Fantastico.»

«Puoi– puoi aiutarmi?» chiede Jungkook.

Sua madre annuisce e fa cenno a Jungkook di andare verso il bagno. Lei lo segue, mentre Jungkook incrocia per un attimo lo sguardo di Yoongi, che sta ancora riordinando il salotto.

"Stai bene?" mima con la bocca, e Jungkook riesce a fare un piccolo cenno di assenso.

Quando lui e sua mamma entrano in bagno, lei gli dice di mettersi davanti allo specchio. Un secondo dopo le sue dita sono tra i suoi capelli, sorprendentemente delicate.

«Ti puoi abbassare un po'?» Jungkook si piega leggermente. «Sei così alto adesso, coniglietto. Sia tu che tuo fratello, non so da chi abbiate preso.»

Jungkook si limita ad annuire in risposta. Non lo sa nemmeno lui.

«Sei pronto?» chiede sua madre sottovoce. «È un grande giorno.»

«Sono pronto. Ed emozionato.»

«Bene. Credo che tu e Taehyung sarete molto felici insieme.»

«Lo penso anch'io.»

«Ecco fatto. Girati, fammi vedere.»

Jungkook si volta, dopo aver dato una rapida occhiata allo specchio. Sua mamma gli ha tirato indietro alcune ciocche di capelli che di solito gli ricadono sul viso, lasciandolo più scoperto del solito. Ma le ciocche che ha lasciato libere sembrano incorniciarlo in un modo che lo fa apparire più delicato, in qualche modo. Non è una parola che di solito associa a se stesso; è più qualcosa che assocerebbe Taehyung. Ma forse oggi può permettersi di essere un po' più generoso.

«Penso che tu sia a posto», decide sua madre. «Ti piace?»

Jungkook annuisce. «Grazie, mamma.»

Qualsiasi cosa avesse in mente di dire dopo, svanisce quando sua madre lo abbraccia.

«Ti voglio bene, coniglietto.»

Il nodo in gola è ritornato e, sebbene tutto il suo corpo sembri intorpidito, solleva le braccia per ricambiare l'abbraccio. È rigido, ma non riesce a fare altro. Non crede di averle sentito dire queste parole da quando aveva forse sette anni.

«So di non essere stata una buona madre», aggiunge lei. «Ma una volta lo ero. Te lo ricordi? Eri così piccolo".

Jungkook si ritrova ad annuire. Doveva essere un neonato, nel periodo a cui lei si riferisce. Ma ricorda che, nonostante la rabbia e l'ostilità, sentiva quel po' di amore materno che avrebbe dovuto provare. Ma è sepolto così in profondità che sembra scomparso.

«Hai tutto il diritto di giudicarmi, di essere arrabbiato con me e persino di odiarmi. Ma, pasticcino, non dimenticarti che ti amo. Non sempre l'ho dimostrato, ma non ho mai smesso di amarti, Jungkook. Sei il mio bambino.»

Jungkook non sa bene che verso abbia emesso; sembra una via di mezzo tra uno squittio e un mugolio. Non ha la minima idea di come reagire.

Ma sua madre lo lascia andare e alza lo sguardo con un sorriso. Gli sfiora la guancia con il pollice e solo allora Jungkook si accorge che qualche lacrima sta sgorgando dai suoi occhi.

«Non piangere», dice sua madre. «Solo gioia oggi, d'accordo? Non piangere.»

Jungkook inspira tremando, cercando di ricomporsi. Non ha idea del perché sua madre abbia detto quelle parole.

Ti voglio bene, coniglietto.

Non ha idea del perché lo faccia piangere.

Ma riesce a ricomporsi e, quando escono dal bagno, i suoi occhi appaiono solo un po' arrossati. Suo padre se ne accorge, ovviamente, ma Yoongi sembra non notarli. E nemmeno Junghyun, che ora è appoggiato al bancone a chiacchierare con entrambi.

Il padre di Jungkook si sposta accanto a lui non appena entra in cucina, poggiandogli una mano sulla schiena. Jungkook si rilassa al suo tocco, abbandonando la testa sulla sua spalla per un attimo.

«Jungkookie», mormora suo padre, ed è praticamente tutto ciò che Jungkook ha bisogno di sentire.

«Junghyun», esordisce sua madre, e Jungkook si irrigidisce involontariamente. «Sei bellissimo.»

Junghyun sbatte le palpebre, come se non fosse sicuro che la madre si riferisse a lui. «Uh– grazie.»

Ha un bell'aspetto, pensa Jungkook. Per prima cosa indossa un abito elegante, non la tipica camicia di flanella e i jeans che quasi tutti i baristi dei dintorni sembrano aver adottato come uniforme non ufficiale. Non che Jungkook possa permettersi di giudicare, visto che passa la maggior parte del suo tempo in tuta.

«Yoongs, puoi farci una foto?»

Yoongi lo guarda stralunato e Jungkook ricambia lo sguardo prima di realizzare che è stato proprio lui a chiederlo.

«Certo», risponde lentamente Yoongi. «Tutti e quattro?»

Jungkook ha il tempo di chiedersi cosa diavolo stia facendo prima di rispondere. «Sì.»

Ne vale la pena, decide, se fa sorridere suo padre in quel modo.

«Ok, avvicinatevi», dice Yoongi, una volta tirato fuori il telefono e pronto a scattare. «Sorridete.»

Jungkook si ritrova in mezzo ai suoi genitori, con Junghyun accanto a suo padre. Non riesce a ricordare l'ultima foto di famiglia che hanno scattato, una di quelle in cui sembrano tutti felici e si abbracciano. Come una vera famiglia.

Jungkook pensa che se Taehyung fosse qui a vederlo potrebbe piangere. E se Jimin fosse qui a vederlo, potrebbe svenire.

«Bene, tre... due... uno. Perfetto.»

Yoongi porge il telefono a Jungkook, che dà un'occhiata alla foto prima di fare un cenno di approvazione. È bizzarro da guardare, ognuno di loro ha quasi vent'anni in più rispetto all'ultima volta in cui sono stati una famiglia vera, non devastata dalle bugie e dal divorzio.

Divisi da un matrimonio e riuniti da un altro. È un pensiero strano.

Jungkook non ha molto tempo per riflettere, perché Yuna e Ari scendono di nuovo al piano di sotto e Ari gli fa notare quanto sia bello e come non riesca a credere che il suo piccolo Kookie stia per sposarsi. Per quanto Jungkook finga di non sopportarlo, in realtà ama sua cognata. Ma quando lei gli pizzica le guance decide che c'è un limite a tutto, e alla fine Junghyun deve portarla via offrendosi di prepararle un insipido toast per placare lo stomaco.

La mattinata trascorre piacevolmente, anche se a Jungkook tolgono il caffè "corretto" in cambio di quello normale quando inizia a ridacchiare un po' troppo. Non si è nemmeno accorto di aver bevuto così tanto, ma è il rischio che si corre sempre a bere con Yoongi e Junghyun. Sono come gli antichi Vichinghi o qualcosa del genere.

Ma quando si recano tutti alla galleria, Jungkook è perfettamente sobrio e qualunque effetto latente del whisky è spazzato via dal nervosismo. Un bel nervosismo, ma pur sempre nervosismo. Tuttavia, quando entrano, spera segretamente che anche Taehyung si sia ubriacato un po': se c'era dello champagne, sicuramente lo ha fatto.

La prima cosa che chiede di fare quando entrano è di vedere Taehyung, ma Jimin gli dice che non può nemmeno accedere al secondo piano, tanto meno entrare nella stanza in cui si trova Taehyung. Jungkook occupa il tempo giocando ancora un po' con Yuna e passeggiando con lei per ammirare le decorazioni. Continua a cercare Jin, ma presumibilmente è fuori a prendere la torta.

Di fatto Jin fa la sua comparsa solo nel tardo pomeriggio, meno di due ore prima dell'inizio della cerimonia. Molto probabilmente stava aiutando Jimin, Yoongi e Junghyun e in pratica chiunque non sia Jungkook a ultimare i preparativi. Jungkook è stato esiliato nell'ufficio sul retro, dove c'è il vecchio computer polveroso su cui lavora l'amica di Jin e un vecchio divano polveroso su cui sedersi. Jungkook è rimasto intrappolato qui, ma almeno è con Yuna. Hanno passato un sacco di tempo a far finta di giocare al parrucchiere, perché Jungkook, per quanto gli dispiaccia dire di no a sua nipote, non può permettere che Yuna gli scompigli i capelli. Cerca di distrarla con la montagna di libri che Ari ha portato con sé, ma non sembra interessata.

Jungkook non si direbbe esattamente sollevato quando vede Jin varcare la porta, ma è contento di non dover più gestire quella bomba a orologeria di sua nipote, sapendo che i suoi capelli ne pagherebbero il prezzo.

Jin lo saluta con la mano, prima di dare a Yuna il cinque che lei gli ha chiesto. Si è messo in tiro per il matrimonio e Jungkook si chiede se sia scortese chiedergli di andarsene, visto che ha un aspetto così fantastico. Probabilmente non più di Taehyung, ma surclassa Jungkook di gran lunga.

«Ehi, ci sei mancato stamattina», gli dice Jungkook. «È tutto perfetto; grazie per avermi aiutato–»

«Hai ricevuto il mio messaggio di ieri?»

Jungkook sbatte le palpebre. «Il tuo messaggio.»

«Sì, Jungkook; il mio messaggio.»

«Uh... sì. Non ho ancora avuto modo di leggerlo, mi dispiace. Perché, c'è qualcosa che non va?»

Jin si passa una mano tra i capelli. «Jungkook–»

«Kook.»

Jungkook lancia un'occhiata alle spalle di Jin e vede Yoongi sulla soglia. «La tua presenza è richiesta con urgenza dal tuo fidanzato.»

«Ok, un secondo.» Si volta a guardare Jin. «Che mi volevi dire?»

«Che– niente.» Jin abbassa lo sguardo su Yuna, che lo sta fissando con occhi imploranti per essere presa in braccio. Jungkook non l'ha fatto per paura di rovinare la boutonniere appuntata alla giacca del suo vestito. «Te lo dico dopo.»

«Sicuro?»

«Sicuro. Vai da Taehyung.»

«Abbiamo poco tempo», interviene Yoongi. «Devo farti entrare di nascosto prima che tornino le sue guardie del corpo.»

Jungkook alza gli occhi al cielo. È carino che la famiglia e gli amici di Taehyung siano così decisi a fargli vivere appieno l'esperienza del matrimonio, ma è anche dannatamente fastidioso che Jungkook non possa a baciare il suo fidanzato fino alla nausea dal momento che stanno per sposarsi.

Così Jungkook segue Yoongi fuori dalla stanza e sale al secondo piano, verso una delle camere che di solito vengono usate per le mostre private. Yoongi gli apre la porta e gli fa l'occhiolino, battendogli una mano sulla spalla.

«Ti piacerà.»

Jungkook lancia a Yoongi uno sguardo confuso, ma Yoongi si sta già allontanando lungo il corridoio. Jungkook fa spallucce ed entra i nella stanza, pronto a ricevere quella che probabilmente è una delle sorprese più gradite che gli ha preparato Taehyung.

Chiude la porta delicatamente e Taehyung si gira dallo specchio davanti al quale è seduto. Jungkook sente tutta l'aria uscire dai suoi polmoni quando Taehyung si alza e fa un passo verso di lui.

«...woah.»

«È troppo?» chiede Taehyung, scostandosi con esitazione una ciocca di capelli dagli occhi.

«Io– cazzo, no. Sei stupendo, piccolo.»

Taehyung arrossisce. «Sì?»

«Sì.»

Taehyung abbassa la testa, i fiori che ha intrecciato nei suoi capelli ammiccano a Jungkook in piccoli sprazzi di blu. Jungkook non sa nemmeno come abbia fatto, sa solo che gli stanno benissimo. Questa dev'essere la sorpresa, ed è una sorpresa dannatamente buona, perché sembra quasi etereo. Ma Jungkook sa che Taehyung lo ha fatto anche per sé stesso, e questo lo fa sentire molto più felice.

Ci sono già dei nontiscordardimé sparsi ovunque, come richiesto da Jungkook, ma pensa che sia davvero toccante che Taehyung abbia fatto anche questo. È un bel modo per portare con sé sua nonna, nel giorno che lei ha sempre sognato di vedere. O almeno, Jungkook spera che sia questo quel giorno. Anime legate, ha scritto così nella sua lettera. Ed è proprio così.

«Anche– anche tu stai benissimo», dice Taehyung, indicando Jungkook. «Sei molto bello.»

Jungkook alza le sopracciglia. «Tutto qui? Molto bello?»

«Non posso guardarti ancora per molto o dovrai uscire dalla stanza», ribatte Taehyung, e Jungkook scoppia in un ampio sorriso.

«Sei davvero meraviglioso.» Si avvicina, e Taehyung si sposta dolcemente per stare tra le sue braccia. «Quanto tempo abbiamo prima che i tuoi rapitori tornino?»

Taehyung alza gli occhi al cielo. «Chi se ne frega. È il mio giorno, quindi possono andare a farsi fottere.»

«Taehyung», esclama Jungkook. «Non ti credevo capace di tanto.»

«Volevo che mi vedessi tu prima di chiunque altro», dice Taehyung. «È– è per te.»

«Ho apprezzato», mormora Jungkook, gli occhi percorrono il corpo Taehyung mentre realizza quanto davvero sia meraviglioso. «Molto, molto apprezzato.»

«Dovresti andartene tra poco, però», gli dice Taehyung. «Devo mettere il mio profumo e non voglio che tu lo senta ancora.»

«Non puoi spruzzarlo adesso? Non lo dico a nessuno.»

«No», Taehyung scuote la testa. «Rovini la sorpresa.»

«Piccolo, mi hai già fatto una sorpresa.» Jungkook tocca uno dei fiori tra i capelli di Taehyung il più delicatamente possibile. «Non mi serve nient'altro, davvero.»

«Ma avevo programmato–»

«Lo so.» Jungkook lo stringe in un abbraccio. «Ma è anche il tuo giorno, quindi fai in modo di godertelo, ok? Rilassati un po'.»

«Lo farò», promette Taehyung. «Lo sono. Voglio solo che sia speciale.»

«Lo è», gli assicura Jungkook. «Questo è già il giorno più bello della mia vita.»

«Non dire così», si lamenta Taehyung. «E tutti i giorni che verranno?»

«Dio... ti amo, cazzo.»

Taehyung arrossisce di nuovo. «Cos'hai nei capelli?» chiede. La sua mano risale il braccio di Jungkook e si posa sul suo fermaglio. «È molto bello.»

«Me l'ha dato mia madre. Me– me l'hanno lei e papà, questa mattina. Ha detto che lo ha indossato il giorno del loro matrimonio.»

«Oh, tesoro.»

«Io– Taehyung, ha detto che mi vuole bene.»

«Tesoro

Jungkook si lascia abbracciare ancora più forte, assaporando la pura felicità nella voce di Taehyung. Lui ricambia l'abbraccio, ancora incerto riguardo tutte le emozioni che gli sguazzano nel petto sin da quel momento, ma consapevole che avere Taehyung accanto a sé fa sembrare tutto a posto.

Taehyung gli bacia la guancia. «Probabilmente ora dovresti andare.»

«Va bene.» Jungkook lascia andare Taehyung e fa un passo indietro, ammirandolo un'ultima volta. «Non vedo l'ora. Ci vediamo dall'altra parte, allora.»

Taehyung alza gli occhi al cielo con affetto. «Come sei romantico.»

«Lo sai anche tu che ti piace, piccolo.»

«Assolutamente sì.»

«Bacio portafortuna?» chiede Jungkook, e Taehyung lo tira in avanti per il bavero della giacca per accettare.

«Ci vediamo presto, signor Kim», sussurra Taehyung, e Jungkook adora il brivido che gli corre lungo la schiena sentendosi chiamare così da Taehyung.

Esce dalla stanza con la testa che gli gira, pensando per i dieci minuti successivi solo a quei fiorellini blu che stanno divinamente tra i capelli scuri di Taehyung.

«Kookie, cos'è successo?»

Jungkook alza lo sguardo verso Junghyun, piuttosto confuso. È tornato in ufficio, lontano dalla vista degli ospiti che hanno appena iniziato ad affluire. La cerimonia non inizierà prima di un'ora, ma Jin ha avuto l'idea di esporre le opere di Jungkook in giro per la galleria, in modo che la gente possa guardarle mentre aspetta. Jungkook si sentirebbe in imbarazzo per questo, se non fosse che la musica del Kim Trio filtra dagli altoparlanti dell'edificio da quando è arrivato lì.

«Eh?» Junghyun gli tocca un lato della giacca e Jungkook ha un sussulto, la mano vola verso il punto vuoto in cui prima si trovava la sua boutonniere. «Merda, Hyun. Merda, merda, merda; non so dove sia finita.»

«Ehi, niente panico», dice Junghyun. «Nel peggiore dei casi puoi indossare la mia. Sai se può essere caduta da qualche parte?»

«Beh–» Jungkook fa cenno a Junghyun di avvicinarsi e lui si china in modo che Jungkook possa parlargli all'orecchio. «Sono salito sopra e per vedere Taehyung. Potrebbe essermi caduta lì.»

Junghyun sorride e gli tira le punte dei capelli. «Sempre il solito ribelle.»

«Vado a controllare. Mi copri?»

«Certo.»

Jungkook sguscia fuori dalla stanza e cammina veloce verso le scale. Per fortuna nessuno lo nota, sono tutti troppo presi a chiacchierare tra loro e ad ammirare l'arredamento. Jungkook vede i genitori di Taehyung che parlano con Ari, con Yuna in braccio per evitare che scorrazzi in giro e si rovini il vestito.

Jungkook arriva al secondo piano senza essere intercettato e sfreccia lungo il corridoio fino alla stanza di Taehyung, sperando che non ci sia nessun altro oltre a lui.

È sfortunato, perché sente la voce della sorella di Taehyung mentre si avvicina alla stanza. Si appiattisce subito contro il muro, perché la porta è socchiusa e potrebbero vederlo tramite la fessura.

«–preoccupata. Dico solo questo.»

Per la seconda volta in due giorni, Jungkook si ritrova ad ascoltare una conversazione da dietro una porta. Questa volta non sta origliando, riflette. Questa volta la porta è aperta; chiunque potrebbe sentire se passasse di lì.

«Allora rimangiatelo.»

Jungkook si acciglia. Taehyung sembra sull'orlo delle lacrime, per qualche motivo.

«No, non lo farò. Dobbiamo parlarne, ok? Non puoi far finta che non esista alcun problema, perché se non lo affronti alla lunga sarà davvero terribile per te.»

«Non so di cosa tu stia parlando–»

«Chi ti ha fatto quel livido, Taehyung?»

Jungkook si acciglia ancora di più. Si avvicina alla porta, chiedendosi se non sia il caso di entrare e porre fine a tutto questo, e al diavolo la brigata nuziale di Taehyung. Che sia dannato se la sorella di Taehyung lo farà piangere oggi. E sul serio, non c'è bisogno di continuare a parlare di questa cosa di Lolly. Lo zio di Taehyung è un uomo orribile, e non c'è altro da dire.

«Cosa?»

«Perché quando sei arrivato con quel livido enorme sulla faccia il mio primo pensiero è stato che te lo avesse fatto Jungkook.»

Cosa?

Jungkook sente il vomito salirgli in gola. Lo deglutisce, salvato solo dal pensiero che non può rovinarsi il vestito.

Taehyung risponde con una voce che Jungkook non ha mai sentito prima. È bassa, fredda. Furiosa.

«Vattene.»

«No, sto solo dicendo–»

«Se pensi davvero questo di lui, vattene.»

Il fratello di Taehyung cerca di intervenire. «Taehyung, non voleva dire–»

«Ma l'ha fatto. E ora può andarsene.»

«Taehyung, no, è il tuo matrimonio–»

«Sì, con il mio fidanzato, che secondo lei mi picchia.»

«Non intendevo questo, Tae–»

«Cos'altro avresti potuto intendere?» chiede Taehyung. «Come osi dire questo di Jungkook?»

«Io– lui– Taehyung, ha bisogno di aiuto!»

«E allora?»

«Allora? Non dovreste sposarvi, ecco cosa sto cercando di dirti. Non credo che ti picchi e non credo che sia una persona cattiva, ma ha bisogno di un aiuto professionale. L'hai ammesso, me l'hai detto tu. È chiaro che abbia dei problemi di rabbia, forse non rivolta a te, ma in ogni caso non credo che tu debba impegnarti a passare il resto della tua vita con lui in questo momento.»

«E fammi capire, hai aspettato fino ad oggi per dirmelo?» chiede Taehyung. La sua voce è ancora quasi irriconoscibile; non c'è nemmeno un accenno del calore che Jungkook conosce. «Hai aspettato fino ad oggi per giudicare la mia relazione in base a quello che tu pensi stia succedendo? Tu non sai niente, e nemmeno tu–»

Jungkook è sicuro che il fratello di Taehyung sia appena trasalito, dopo che quest'ultimo lo ha chiamato in causa. Essendo il più piccolo, odia quando tutti e tre litigano.

«E nemmeno mamma e papà sanno niente. Quindi non puoi venire qui a dirmi che non dovrei sposare Jungkook perché ha bisogno di aiuto. Ha sempre avuto bisogno di aiuto. Ma questo non gli ha impedito di amarmi, e di sicuro non ha impedito a me di amarlo. E se non sei in grado di accettarlo, dico sul serio, vattene. Vattene adesso.»

«Taehyung», implora suo fratello, con la voce che vacilla. «Per favore, non ti arrabbiare–»

«E voi due? Avete qualcosa da aggiungere? Ne avete parlato alle mie spalle?»

«Tae...»

Jungkook si sente di nuovo male al suono della voce di Hobi. Si sente ancora peggio quando Namjoon inizia a parlare.

«Vogliamo solo essere sicuri che sia la decisione giusta.»

«Lo è», sbotta Taehyung. «Perché è una mia decisione. È per me che si tratta, non di voi.»

«Lo sappiamo, Tae», dice Namjoon con dolcezza, e Jungkook se lo immagina mentre alza le mani in segno di resa, cercando di dimostrare a Taehyung che non ha cattive intenzioni. Anche se ascoltarlo ha appena piantato un coltello nel cuore di Jungkook.

Li conosce tutti da anni e tutti hanno dei dubbi su di lui?

«Ed è per questo che volevamo parlarti. Non è una cosa per cui dovresti avere fretta.»

«Non ho fretta.»

Jungkook si chiede distrattamente perché abbiano aspettato tanto per parlarne. Sicuramente ne hanno discusso nel corso della giornata, quando erano tutti nell'appartamento. Ma c'era anche Jimin con loro, ricorda Jungkook, e se c'è una cosa di cui è sicuro è che il suo amico lotterà per lui fino alla fine. E sa che anche Taehyung lo farebbe, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe andata a finire così.

«Ok, beh, considerando tutto quello che è successo nelle ultime due settimane–»

«Pensi che non succederà mai più?» lo interrompe Taehyung. «Che– che Jungkook sarà magicamente guarito se non ci sposiamo?»

«In realtà pensiamo il contrario», borbotta Hobi. Jungkook si sente un po' meglio perché sembra che si vergogni di ammetterlo.

C'è un breve silenzio.

«È una follia», conclude Taehyung. «Siete tutti completamente pazzi. Non posso credere che stiate cercando di farmi questo proprio oggi–»

Sua sorella sbuffa infastidita. «Perché ci abbiamo già provato in passato e tu non vuoi ascoltare–»

«Perché sono innamorato di lui! Io lo amo! E non c'è nulla che possiate dire per farmi smettere. Anche se pensate che sia sbagliato, anche se ciò dovesse significare che non farete parte della mia vita, anche se un giorno mi spezzerà il cuore come sembrate convinti che farà. Io lo amo.»

«L'amore non è sempre sufficiente, Taehyung», dice sua sorella. «Ricorda cosa è successo l'ultima volta.»

Il cuore di Jungkook ha un sussulto.

«Vaffanculo», esclama Taehyung, e la sua voce non è più fredda. Ora è colma di sentimenti e trema a ogni parola. «Vaffanculo. Non puoi dirmi questo.»

«Non sto cercando di ferirti. Nessuno di noi vuole farlo. Taehyungie, io ti voglio tanto bene. Ma tu metti anima e cuore in ogni cosa e noi... non possiamo vederti di nuovo così, ok? Hai sofferto troppo, e mi ha spezzato il cuore, e ha spezzato anche il loro, e–»

«Ha spezzato anche il mio», ribatte Taehyung. «Non hai idea di come ci si senta. Quanto mi abbia fatto male.»

«Io–»

«No. So che non lo sai, perché tu e papà non avete ancora capito perché continuavo a tornare a casa sua. Il che significa che non avete capito quanto mi abbia fatto male. Mi ha fatto a pezzi perderla. Eppure indovinate un po'? È stato Jungkook a rimettermi in piedi. Lui è l'unico che ha capito, l'unico che mi ha fatto star meglio. Perciò, anche se pensi che accadrà qualcosa tra noi, anche se dovesse succedere davvero, non mi importa. Non me ne importa niente. Lo amo e non smetterò mai di amarlo. Pensi che abbia mai smesso di amare Lolly?»

«Taehyung, non mi stai ascoltando–»

«No, tu non mi stai ascoltando. Non mi ascoltate mai. Non mi sono mai opposto alle vostre richieste, e sto parlando di tutti voi. 'Oh, non fa niente, a Taehyung non dispiacerà. Taehyung è così gentile; Taehyung non dice mai di no; Taehyung non discute con me.' Beh, sapete una cosa? Sono stanco di essere buono. 'Taehyung è troppo buono.' Sono stanco. Sono troppo buono, eppure continuate a calpestarmi, tutti voi, e non riesco mai a fare quello che voglio. E quello che voglio è sposare Jungkook oggi, senza tutte queste stronzate che avete deciso di gettarmi addosso all'ultimo minuto. Quello che voglio è che mio fratello e mia sorella e i miei fottuti migliori amici mi sostengano, perché si fidano di me, e vogliono che io faccia le mie scelte, perché ho ventotto maledettissimi anni e perché se davvero si preoccupassero di me e del mio interesse, saprebbero che Jungkook è la persona giusta per me. Non c'è nessun altro. Lui è l'unico che mi ascolta davvero, che si preoccupa di quello che voglio io, anche più di quello che vuole lui. E andatevene tutti a fanculo se mi dite che questo è sbagliato.»

«Sì, si preoccupa totalmente dei tuoi interessi», sbotta la sorella di Taehyung. «Ti ha permesso di tornare a casa di Lolly più e più volte, finché non ti sei beccato un pugno in faccia per questo, cazzo.»

Jungkook sente le lacrime calde che sgorgano dai suoi occhi, e ingoia quello che prega sia un respiro silenzioso. Ha sempre detto che avrebbe voluto che Taehyung si facesse valere, ma mai così.

«Non sai di cosa stai parlando!»

Jungkook sussulta al suono delle urla di Taehyung. Non crede di aver mai sentito Taehyung urlare, mai. Sembra terrificante.

«Tu non sai niente. Non sai cosa passa lui ogni giorno, cosa passo io, e come dobbiamo... affrontare le cose in ogni modo possibile. Non capite un cazzo, nessuno di voi. Vieni a dirmi che Jungkook ha dei problemi di rabbia solo quando saprai cosa significa subire una molestia, ok? Vieni a dirmi che Jungkook ha bisogno di aiuto dopo che tua madre ti ha abbandonato a sette anni. Vieni a dirmi che Jungkook non va bene per me quando anche tu avrai sofferto per ogni cazzo di cosa per la quale ha sofferto lui, nessuna delle quali meritata. Vieni a parlarmi del mio fidanzato quando, dopo aver passato tutto quello che ha passato lui, riuscirai comunque a prenderti cura delle persone che fanno parte della tua vita, malgrado tutto. Quando terrai a me quanto lui tiene a me. Tu non hai passato nemmeno la metà di quello che ha passato Jungkook, eppure lui mi ama più di tutti voi messi insieme.»

«Taehyung.» Suo fratello ora sta piangendo e Jungkook ha una fitta allo stomaco nel sentire quanto sia affranto. «Ti prego, Taehyung, noi ti vogliamo bene. Io ti voglio bene.»

«Allora perché state cercando di farvi odiare?» chiede Taehyung. «Perché mi state facendo questo? Non chiedetemi di scegliere. Perché sceglierei sempre Jungkook.»

Jungkook si preme una mano sulla bocca per non urlare. Non sa cosa sente in questo momento: tanto amore nei confronti di Taehyung, tanta vergogna per se stesso. È davvero una persona così orribile? Sta crollando a pezzi, questo è vero. Ma è caduto così in basso da rendere tutto questo un errore?

«Ehi!»

Jungkook sobbalza quando sente una mano poggiarsi sul suo braccio, seguita da un sussurro sommesso. Si volta e vede Jimin che lo fissa. Si lascia trascinare qualche passo più lontano dalla porta, e la voce di Taehyung non è più a portata d'orecchio.

«Cosa ci fai quassù?» bisbiglia di nuovo Jimin. «Dovresti essere di sotto.»

Jungkook non riesce a parlare, quindi si limita a indicare il bavero della sua giacca e poi fa un cenno verso la porta. Jimin capisce al volo.

«Te lo prendo io. Torna di sotto prima che ti vedano.»

Jungkook annuisce e si avvia verso il corridoio. Sta ancora cercando di elaborare tutto quello che ha sentito. Ama da morire Taehyung e Taehyung lo ricambia, ma a quale prezzo?

Jimin lo ferma di colpo e lo stringe in un abbraccio. Jungkook si ritrova ad aggrapparsi all'amico con tutte le sue forze.

«Sono così felice per te», mormora Jimin. «Sei meraviglioso, Kook. Sono così felice che tu abbia finalmente ricevuto qualcosa di bello dalla vita.»

Jungkook non sa come dire a Jimin che non è meraviglioso. E che non è nemmeno normale, secondo la famiglia di Taehyung. Si chiede, con un senso di nausea, se tutte le volte che Taehyung ha litigato con la sua famiglia negli ultimi tempi riguardino davvero solo Lolly. Se Taehyung è tornato a casa esausto e frustrato perché ha dovuto giustificare troppe volte la sua relazione con Jungkook.

«Vai», lo incita Jimin. «Ci vediamo giù.»

Jungkook cammina lungo il corridoio, con le gambe intorpidite. Anche le sue braccia sono intorpidite; tutto il suo corpo lo è.

L'amore non sempre è abbastanza, Taehyung.

Hai mandato tutto a puttane, Jeon.

Tutto a puttane–

Si infila le mani in tasca per non ficcarsele nei capelli.

Si sente come se avesse impostato il pilota automatico, mentre torna nel piccolo ufficio. Stringe Yuna quando lei glielo chiede, ma riesce solo ad annuire a qualsiasi cosa lei gli dica. Anche Junghyun dice qualcosa, e lui gli sorride, ma in realtà non lo ascolta davvero.

«Dov'è papà?» riesce a chiedere. Pensa che debba essere del tutto evidente dalla sua voce il fatto che sia praticamente sotto shock.

«Papà? Nell'atrio, credo... Aspetta, Kookie, non–»

Ma Jungkook è già fuori dalla porta, dopo aver fatto sedere Yuna sul divano. Lei lo guarda accigliata, probabilmente confusa dal fatto che il suo zio preferito, che la adora, non sembra interessato a prestarle attenzione in questo momento. Jungkook non riesce a prestare attenzione a nulla in questo momento, se non a:

Ho mandato tutto a puttane

E:

Voglio il mio papà

Voglio il mio papà, pensa, incespicando tra la folla di persone riunite nell'atrio, ignorando saluti e congratulazioni mentre scruta tutti quei volti che non riconosce. Voglio il mio papà.

«Jungkook, ehi. Stai bene?»

«Scusate, scusatemi– devo trovare–»

«Ehi, ehi, ehi; sono io. Jungkook. Sono Jin.»

Jungkook sente Jin scuoterlo per le spalle e improvvisamente capisce. Così smette di cercare di spingerlo via e si accascia tra le sue braccia.

«Che succede?»

«Devo... sai dov'è mio padre?»

«Posso provare a cercarlo, se vuoi. Dovresti stare nascosto fino all'inizio del matrimonio, torna nel–»

«Non so se ci sarà un matrimonio», borbotta Jungkook, così a bassa voce che Jin deve avvicinarsi per cogliere l'ultima parte.

Si aspetta che Jin appaia scioccato, ma lui si limita a guardarlo con rassegnazione.

«Allora l'ha fatto davvero.»

«Io– cosa?»

«Cazzo, gli avevo detto che era un'altra pessima idea, ma non vuole mai lasciar perdere e–»

«Jin, di cosa stai parlando?»

«Guarda il messaggio che ti ho mandato, Jungkook. C'è un motivo per cui te l'ho mandato ieri. Questo è esattamente quello che non volevo accadesse.»

Jungkook annaspa cercando di estrarre il telefono dalla tasca con mani tremanti. Il messaggio di Jin è rimasto non letto sotto una raffica di altri messaggi di persone che gli augurano buona fortuna per il giorno del suo matrimonio.

Jin: Namjoon pensa che tu e Taehyung non dobbiate sposarvi.
Ti prego, chiamami, ho bisogno di parlarne con te.

Jin: Avrei dovuto tenerlo segreto, ma non sapevo cos'altro fare.

Jungkook alza lo sguardo verso Jin, sapendo già di avere gli occhi lucidi. «Voi– è per questo che stavate litigando?»

«Mi dispiace», sussurra Jin. «Jungkook, mi dispiace tanto. Non sapevo come dirtelo e–»

«Mi hai mentito per tutto questo tempo?»

«No, Dio no», esclama Jin. «No, abbiamo davvero litigato per– cazzo, per tutto ciò che riguarda la nostra relazione, in pratica ma– io e lui– ogni volta che apriva l'argomento gli dicevo che si sbagliava.»

«Ma lo pensano tutti», dice Jungkook, con voce roca. «L'ho sentito: lo pensano tutti. Taehyung è l'unico che non–»

«E Taehyung è l'unico che conta, giusto?» risponde Jin frettolosamente. «Jungkook, ti prego, non arrabbiarti, mi dispiace, non te l'ho detto perché non pensavo che sarebbe arrivato a tanto e non volevo che dubitassi di te stesso–»

«Perché dovrei essere arrabbiato?»

«E io... cosa?»

«Perché dovrei essere arrabbiato?» ripete Jungkook. La gente comincia a notarlo, lì all'aperto. Uno degli sposi sembra impazzito, probabilmente. Jungkook si chiede se la maggior parte delle persone lo troverà davvero così sorprendente. «Io... pensano tutti che io sia sempre arrabbiato?»

«No, certo che no–»

«Non sono arrabbiato», dice Jungkook, e gli sembra di supplicare Jin, ma non sa perché.

Sembri un po' belligerante, gli aveva detto Junghyun. Aggressivo.

Vedi, Taehyung? È di questo che sto parlando. Un bel caratterino.

Tutti i pianti, gli incubi, e la rabbia...

«Non sono arrabbiato», ripete. «Voglio solo trovare mio padre.»

«Fammi andare a cercarlo», dice Jin, e Jungkook non ha la facoltà mentale di contraddirlo. «Resta qui, lo cerco io. Andrà tutto bene, tieni duro.»

Jin gli stringe il braccio prima di sparire tra la folla e improvvisamente Jungkook sente il panico che gli attanaglia la gola. Non riesce a respirare, c'è troppa gente. Non può avere una crisi, non prima del matrimonio.

Sempre che vi sposiate. Hai mandato tutto a puttane, Jeon–

Jungkook si fa strada a spallate tra un dedalo di persone, intenzionato a dirigersi verso l'ingresso. Ha solo bisogno di una boccata d'aria fresca, ha bisogno di spazio solo per un secondo.

«Oh– scusate–»

«Coniglietto!»

Jungkook allunga una mano per afferrare il gomito di sua madre, riuscendo per un pelo a impedirle di cadere.

«Accidenti, pasticcino, mi hai quasi fatto venire un infarto.» Lei lo scruta in viso. «Cosa c'è che non va?»

«Ho bisogno di aria», dice lui. «Puoi- per favore, mamma, puoi- ho bisogno di aria-»

«Ok, ok, calmati. Seguimi. Andrà tutto bene, Jungkook; fai un bel respiro.»

Sua madre si fa strada tra la folla e li fa uscire dalla porta principale molto più velocemente di quanto Jungkook avrebbe potuto fare da solo. È quasi primavera, ma il vento soffia forte contro di loro e Jungkook si strofina le braccia per riscaldarsi. L'aria fredda gli penetra nei polmoni, ma almeno non è più nel panico.

«Coniglietto», dice sua madre, «va tutto bene?»

«È- no, io- è tutto- non lo so.» La guarda avvilito. «Non lo so, mamma.»

«Dimmi tutto.»

La sua voce è dolce, ma c'è quel familiare sottotono di comando che spinge Jungkook a cercare disperatamente di fare ciò che lei gli chiede, anche solo per ottenere la sua approvazione. Lo odia, ma allo stesso tempo preferisce evitare di pensare con la propria testa in questo momento.

«La famiglia di Taehyung non vuole che ci sposiamo. Non- loro hanno paura di me. Perchè non ci sto con la testa.»

«Oh, questo non è vero.»

«Invece sì», insiste Jungkook. «Li ho sentiti mentre lo dicevano, mamma. Loro- tutti loro- lo hanno preso da parte un paio di minuti fa, ho sentito tutto da dietro la porta e-»

«Che ha detto Taehyung?»

«Lui-» Jungkook ora si stringe le braccia, le dita premono così forte sul punto in cui si trova il tatuaggio del nontiscordardimé che probabilmente gli verrà un livido, e desidera più di ogni altra cosa di farsi accarezzare dalle mani gentili di Taehyung. «Non l'ho mai visto così arrabbiato. Gli ha detto di andarsene. L'ha detto a- a sua sorella, e io non posso... non può distruggere tutte le sue relazioni per colpa mia.»

«Coniglietto, guardami.» Jungkook lo fa, incerto dell'emozione che traspare dagli occhi di sua madre. «Tu vuoi sposare Taehyung?»

«Io-»

«Sì o no?»

«Sì, certo che lo voglio.»

«E Taehyung vuole sposarti?»

«...Sì.» Anche se esita, sa che è la verità. E significa molto, ma lo stesso vale per tutti coloro che dicono a Taehyung che sposarsi è una pessima idea.

Jungkook ha sempre temuto che stesse per accadere qualcosa di orribile. E se quella cosa orribile fosse proprio lui?

«Quindi dovreste sposarvi.»

«Ma la sua famiglia-»

«Vi amate?»

«Cosa- Sì, ovvio.»

«Allora non c'è motivo per cui non dovreste sposarvi.»

Jungkook scuote la testa. Gliene vengono in mente diversi, che ha sentito esporre con sorprendente accuratezza neanche mezz'ora fa.

Sua madre lo studia per un lungo momento. «Posso darti un consiglio?»

Jungkook fa spallucce.

«Forse non ci darai molta importanza, ma, Jungkook, nella vita bisogna essere egoisti.»

Jungkook trattiene ciò che gli balena immediatamente in mente. Questo lo diresti tu.

«So di essere l'ultima persona a cui probabilmente è permesso dirlo o pensarlo, lo so bene. Ma tu, pasticcino, meriti di stare con qualcuno che ami, e che ti ami tanto quanto ti ama Taehyung. Non importa quello che dice la famiglia di Taehyung- anzi, non importa quello che dice la nostra famiglia. Ciò che conta è che voi due lo vogliate. Quindi non lasciare che qualcosa si metta tra voi, coniglietto. Un'occasione come questa non capita spesso. Dobbiamo coglierla finché siamo in tempo.»

Jungkook si morde l'interno della guancia.

«E se non vuoi farlo per te stesso», dice sua madre, «dovresti farlo per Taehyung.»

«Mamma... non so se... e se avessero ragione? E se io-»

«Allora sposa Taehyung e passa il resto della tua vita a dimostrare che si sbagliano.» Lei gli accarezza la guancia ridendo. «Ti è sempre piaciuto combattere. Non vedo perché tu debba smettere adesso.»

Jungkook non crede di essersi mai sentito così sopraffatto dalle emozioni prima d'ora. È tutto troppo intenso. L'unica cosa su cui riesce a concentrarsi è il palmo freddo della mano di sua madre contro la sua pelle. Ripensa di nuovo a quel giorno, quando era malato e a letto con la febbre mentre lei si prendeva cura di lui.

Quella è stata davvero l'ultima volta in cui si è sentito amato da lei?

Si sente amato da lei adesso?

«Jungkook, eccoti qui! È meglio che ti sbrighi e- oh.»

Jimin si blocca, facendo capolino per metà da dietro la porta. Jungkook si irrigidisce, sapendo che probabilmente Jimin avrà da ridire sulla situazione. Ma Jimin si limita a digrignare i denti per un attimo, come fa quando è frustrato, prima di ricomporsi.

«Ho trovato la tua boutonniere. E Taehyung è pronto quando lo sei tu; le persone stanno iniziando a sedersi.»

«Taehyung- è pronto?»

«Sì, perché non dovrebbe esserlo?»

Jungkook deglutisce. «Giusto, sì. Scusa, arriviamo subito.»

«Oh, vai pure, coniglietto», gli dice sua madre. Lui la guarda confuso, ma lei si limita a sfiorargli la guancia con il pollice un'ultima volta prima di fare un passo indietro. «Vi raggiungo tra un attimo.»

Jungkook guarda Jimin, che sembra pronto a meditare un omicidio. Forse è meglio che sua madre si intrufoli nella cerimonia tra qualche minuto.

Allunga di nuovo la mano, come se volesse sistemargli i capelli, ma sono già tirati indietro e in ordine. Così lascia cadere la mano per salutarlo. Lui risponde con un cenno del capo, un po' stordito, finché Jimin non lo strattona di nuovo dentro.

«Come sta Taehyung?» chiede.

Jimin sembra un po' meno omicida, ora che la madre di Jungkook non è più nel suo campo visivo. «Sta bene. È emozionato. Mi sembra che invece tutti gli altri siano nervosi, il che è strano.»

Jimin non deve aver sentito nulla. L'ultimo pezzo che Jungkook ha ascoltato sembra aver chiuso definitivamente la discussione. Ma Jungkook non può impedire al suo cuore di iniziare a martellare nel petto, perché la maggior parte delle persone è già seduta ai propri posti e sente dei movimenti sulle scale. Jimin lo trascina praticamente al suo posto designato vicino alle porte della galleria, dove dovrebbe attendere con Taehyung. Nessuno dei due aveva molta voglia di fare la classica "camminata all'altare", quindi hanno deciso di farla insieme. Non sono di certo una coppia tradizionale, quindi possono fare quello che vogliono.

Jungkook trasale quando Jimin gli infila la spilla della boutonniere in modo un po' troppo brusco sul bavero della giacca. Pensa che probabilmente si tratti di un eccesso di frustrazione nei confronti di sua madre.

«Andrai alla grande», sussurra Jimin. «Non preoccuparti di nulla, ok?»

«Non lo farò.»Lo farà assolutamente. Lo sta già facendo.

«Ora devo entrare», gli dice Jimin. Prenderà il posto di Jungkook come celebrante, e sostiene che sarà molto più bravo di quanto non lo sia stato Jungkook per il matrimonio di lui e Yoongi. Quando Jungkook glielo ha chiesto, ha risposto: "Sono un conduttore radiofonico. Parlare è il mio lavoro."

Jungkook gli fa un cenno di assenso e scompare all'interno. Jin arriva un attimo dopo, distogliendo fortunatamente lo sguardo di Jungkook dalle scale.

«Ehi, ho cercato di chiamare tuo padre, ma era già seduto con i genitori di Taehyung e non volevo rischiare di far tardi e-»

«Non fa niente», dice Jungkook. «Grazie. Ora sto bene.»

«Sei sicuro?»

«Sì.» Jungkook prende fiato. «Io- uhm, Jin. Sono contento che tu non me l'abbia detto. A proposito di... di quello che pensava Joon.»

«Sei contento», dice Jin, evidentemente sollevato.

«Scoprirlo fa male», dice Jungkook. «Ma non ti biasimo.»

Conosce Jin abbastanza bene da sapere che questa è una delle sue peggiori paure: essere responsabile di aver fatto stare male qualcun altro. Lo sa da quando Jin gli ha raccontato di quando ha incontrato Taehyung, dopo aver ricomprato il suo sassofono per il triplo del prezzo di vendita.

«E non dovresti... tu e Joon non dovreste lasciare che le cose che riguardano me intralcino il vostro rapporto.»

Jin si studia le scarpe. «È quello che... Jungkook, sinceramente, è per questo che avevo paura di dirtelo.»

Jungkook inclina la testa, senza capire.

«Perché tu- tu sei mio amico. E tu eri mio amico anche prima che incontrassi Namjoon, quindi non volevo essere- non so... sleale, credo. Ho passato buona parte della mia vita ad essere amico di persone di merda e non vorrei mai diventare come loro. Ed è difficile perché tu sei mio amico, ma Namjoon- Voglio dire, amo quell'uomo, per quanto sia testardo, e lui- Taehyung è suo amico. Non credo che volesse essere... offensivo. Non era nelle sue intenzioni, almeno. Ma abbiamo litigato abbastanza spesso da sapere entrambi da che parte stare, e- cazzo, aggiungendoci la faccenda del lavoro e del trasloco, è tutto- è parecchio da gestire.»

Jungkook lo guarda con attenzione. «Merda.»

«Più o meno è così, sì», concorda Jin con una smorfia.

«Perché non me l'hai detto?»

Anche se Jungkook lo chiede, conosce già la risposta. Jin concede a Jungkook un po' di privacy quando probabilmente nessun altro lo fa, ma a volte anche lui mantiene le sue cose private. Jungkook deve davvero scavare a fondo per trovarle, ma la metà delle volte se ne dimentica. Pensa che se c'è qualcuno che è stato un amico di merda, quello è lui.

«Non credo che dovreste lasciarvi», dice. «E so che non vuoi farlo.»

«Certo che non voglio», sospira Jin. «Ma io- dopo oggi non so se- come posso... cosa ha detto? Hai sentito cosa ha detto?»

«Ha importanza?»

«Se è stato orribile, sì.»

Jungkook si passa una mano sull'occhio. «Non fingerò che non avessero un motivo per dire quello che hanno detto. Joon compreso. Ma non credo- beh... anche se sono arrabbiato perché pensano questo di me, voglio- posso perdonarli? È almeno nei miei diritti farlo? Non me l'hanno detto, l'ho solo sentito per caso.»

«Jungkook, certo che è un tuo diritto. Se ti hanno ferito, sta a te e solo a te decidere se perdonarli. Dio solo sa come la prenderà Taehyung.»

«Diciamo che non l'ha presa bene.»

Jin stringe gli occhi per un momento. «Non ti capiscono, Jungkook, ecco tutto. Non ti conoscono davvero.»

«Mi conoscono da tre anni», sottolinea Jungkook. «Forse è solo che mi conoscono troppo bene.»

Gli occhi di Jin si spalancano. «No, non dire così.»

«Era solo una battuta.»

«So come sono le tue battute. Non dire così.»

«Scusa.»

«Senti, fanculo Joon adesso, fanculo tutta la mia relazione incasinata e concentriamoci sul tuo matrimonio. Taehyung è-»

La musica che stava suonando attraverso gli altoparlanti si interrompe e le luci all'interno della galleria si abbassano per avvisare tutti coloro che sono ancora in piedi di prendere posto. Jungkook allunga il collo per guardare fuori, ma non vede sua madre vicino alle porte. Deve essere già rientrata. C'è un altro rumore sulle scale, che aumenta man mano che i passi si avvicinano.

«Taehyung è pronto, a quanto pare», conclude Jin. «Possiamo parlare di tutto questo più tardi. Solo- puoi venire da me per qualsiasi cosa, lo sai.»

«Vale anche per te», dice Jungkook, prima che Jin si allontani di qualche passo.

A quel punto Junghyun esce dall'ufficio insieme a Yoongi, mentre Ari si precipita da Jungkook e gli dà un bacio sulla guancia prima di correre al suo posto, quello riservato al padre di Jungkook. Sua madre tecnicamente non ha un posto a sedere accanto al resto della famiglia, ma Jungkook ha avuto un rapporto così conflittuale con lei fino ad oggi che non ha fatto alcun cambiamento.

Tuttavia, non c'è una quantità folle di persone lì dentro, quindi riuscirà comunque a vedere tutto.

Comincia a formarsi una fila, a partire da Jin, poi Yoongi, poi Junghyun (chinato a sussurrare all'orecchio di Yuna i suoi doveri di damigella dei fiori) e infine Jungkook.

Jungkook osserva, con il fiato in gola, la prima persona che emerge dal vano scale.

È Hobi.

Jungkook smette di respirare, paralizzato dalla paura che si volti e esca dalla porta. Invece si avvicina a Jungkook e gli batte una mano sulla spalla.

«Prenditi cura di lui, ok? Altrimenti ti uccidiamo.»

È una minaccia che gli ha già fatto altre volte, che dice con il sorriso, ma Jungkook sa che lo pensa davvero. Solo che questa volta il sorriso si tinge di qualcosa che Jungkook potrebbe chiamare senso di colpa, o forse rimpianto. Jungkook riesce a riprendere fiato per poter rispondere.

«Lo farò; lo prometto.»

«Davvero- sei–» Hobi sembra combattuto. Un'emozione che Jungkook non crede di aver mai visto in lui, a dire il vero. «Jungkook, sei un bravo ragazzo. Dico sul serio.»

La prima cosa che gli viene in mente è che Hobi stia cercando di scusarsi, per qualcosa che Jungkook tecnicamente non ha nemmeno sentito, eppure si sente in colpa comunque, per il semplice fatto di avervi preso parte. Jungkook ha sempre avuto una preferenza per Hobi.

«Ti ringrazio.»

«Buona fortuna.»

«Grazie.»

Hobi gli stringe un'ultima volta la spalla prima di prendere posto accanto a Yoongi. Mentre parlavano, Namjoon è andato a sedersi accanto a Jin, e ora che Jungkook sa quanto abbiano discusso nell'ultimo periodo gli sembra assurdo non essersene accorto prima. Ma poi la mano di Jin sfiora quella di Namjoon, che la stringe con forza.

Jungkook si chiede se Namjoon sia costretto a dirgli "avevi ragione". In tal caso, Jungkook potrebbe chiedere a Jin di registrarlo.

Il fratello e la sorella di Taehyung si siedono tra Hobi e Yoongi e Junghyun e Yuna, evitando lo sguardo di Jungkook. Jungkook vede che il fratello di Taehyung sta piangendo, forte. Ha gli occhi rossi e il naso arrossato, proprio come succede al fratello maggiore quando piange. La sorella di Taehyung sembra che abbia ingoiato un limone, ma il fatto che sia qui deve significare che qualcosa è andato a suo favore. O a favore di Taehyung.

A proposito...

«Ciao», sospira Taehyung, scivolando al suo fianco. Non appena Taehyung si mette al suo posto, inizia a suonare la marcia nuziale, un'interpretazione jazzata della melodia tradizionale per la quale Taehyung ha ridacchiato euforico per settimane dopo averla trovata. È sicuramente un po' stupida, la musica, ma Jungkook pensa che sia valsa le notti di divertimento che ha regalato a Taehyung dopo averla ascoltata in loop.

«Ciao», sussurra Jungkook. La mano di Taehyung scivola nella sua. «Sei pronto?»

«Più pronto di quanto lo sia mai stato per qualsiasi altra cosa», giura Taehyung.

«Sono molto orgoglioso di te», sbotta Jungkook.

Taehyung aggrotta le sopracciglia. «Cosa?»

«Io- è solo che- sei davvero straordinario, Taehyung. E ti amo, e mi rendi davvero orgoglioso di essere il tuo fidanzato.»

Taehyung non capisce perché lo stia dicendo e Jungkook non è sicuro che glielo dirà mai. Deve prima capire come affrontare tutto quello che ha in testa e poi forse potrà confessare quello che ha sentito. Ma teme che se lo facesse, Taehyung eliminerebbe davvero tutti dalla sua vita per amor suo. E non può permettere che questo accada, non quando tutti amano davvero Taehyung, come ha detto suo fratello.

«Mio marito», corregge Taehyung. «Tra circa venti minuti.»

«Che c'è, non bisogna pronunciare prima i voti?» lo stuzzica Jungkook.

Taehyung si limita a fare l'occhiolino.

Jungkook non ha il tempo di fare domande, perché all'improvviso si ritrovano a percorrere insieme la navata improvvisata. Yuna ha fatto un buon lavoro nel lanciare i nontiscordardimé lungo il pavimento, mentre Junghyun le tiene il cestino per evitare che lo rovesci tutto in un unico punto.

Jungkook pensa che Yuna stia attirando l'attenzione più degli sposi, ma non gli dispiace affatto e sa che non dispiace nemmeno a Taehyung. Ma riescono ad arrivare all'altare, e Jungkook si rende conto che tutto ciò che gli frullava in testa tace, quando Taehyung è di fronte a lui.

Jungkook si accorge che ha addosso il loro profumo.

La prima nota che Jungkook sente è la rosa, ed è contento che sia venuta così bene. Sul fondo c'è il bergamotto, un aroma che assocerà per sempre a quel maledetto banco dei profumi, ma per quanto fosse incasinato all'epoca, è proprio lì che ha conosciuto Taehyung. Si china un po' di più per scorgere il tocco finale di pompelmo, che irrompe con una leggera dolcezza che mantiene la fragranza leggera.

"Ti piace?" mima Taehyung con le labbra.

Jungkook annuisce. Se gli piace? Vorrebbe seppellire la faccia nel collo di Taehyung e non riemergere mai più.

È talmente preso da questa cosa che gli sfugge completamente il discorso di apertura di Jimin, ma in realtà non gli importa. Vorrebbe baciare Taehyung all'istante e chiudere la faccenda, ma sa che legalmente non funziona così.

Quindi presta attenzione alla parte del "lo voglio" e a quella in cui chiede se qualcuno si oppone all'unione. In quel momento Taehyung gli stringe le mani con particolare forza, ma Jungkook si limita a fargli un sorriso rassicurante, fingendo di non capire. Anche lui sta sudando, ma dopo una pausa interminabile Jimin continua.

Jungkook è il primo a pronunciare i voti. Ci ha lavorato un po' con Yoongi; è la sua unica sorpresa per Taehyung oggi. E ne è valsa la pena, vista la sorpresa sul volto di Taehyung quando Yoongi corre verso un angolo della stanza per recuperare l'unico cavalletto che si trova lì. Era coperto da un lenzuolo, e Taehyung, fortunatamente, era troppo indaffarato per fare domande al riguardo.

Ma Yoongi lo posa accanto a Jungkook, il quale sorride a Taehyung un po' nervosamente. «Non sono bravo con le parole. Quindi ho deciso di farti questo.»

L'ha dipinto un po' in fretta e furia nei giorni trascorsi da quando Taehyung gli ha confessato di essere tornato a casa di sua nonna a quando Jungkook si è quasi cagato addosso dal terrore due sere fa. Jungkook tira via il lenzuolo per rivelare la sua tela, che ha sicuramente molti – se non errori – difetti. Ma sa che a Taehyung non importerà.

Taehyung si copre la bocca con le mani e sussulta. «Oh, Jungkook.»

Tutti i seduti si sporgono in avanti per vedere meglio.

«Ti piace?» chiede Jungkook, ripetendo la domanda di Taehyung.

«Lo adoro», dice Taehyung. Jungkook capisce che sta sorridendo, malgrado i suoi occhi stiano diventando umidi. «Mi piace tantissimo, tesoro.»

Jungkook sente qualcosa di rigido nel suo petto sciogliersi, un piccolo pezzo delle sue preoccupazioni riguardo a quel giorno si dissolve di fronte alle rassicurazioni di Taehyung. Jungkook non è un tipo molto romantico, non nel senso convenzionale del termine. Ha provato davvero a mettersi a tavolino e a scrivere i voti, ma tutto quello che voleva dire non poteva essere detto con parole migliori di "sei importante per me". Così ha deciso di dipingerlo, di dipingere quanto Taehyung sia importante per lui.

È un paesaggio; una cosa che non dipinge spesso. Ma al di là di una cortina di tende vaporose c'è una finestra spalancata che rivela un giardino in piena fioritura, con un cielo azzurro e soleggiato. È il giardino di Lolly, almeno come Jungkook immagina che fosse quando Taehyung era più piccolo. Di solito non dipinge cose così ottimistiche. O nostalgiche. Ma con Taehyung è facile sentirsi così. È facile sentire, con Taehyung.

Ed è questo che Jungkook pensa che rappresenti questo quadro: non solo Lolly e ciò che lei significa per Taehyung, ma anche ciò che Taehyung significa per lui. Il sole, i nuovi inizi e la vita, che aspettano solo di essere esplorati. Forse è smielato, o forse è solo innamorato perso, ma è Taehyung.

È Taehyung, e non c'è nient'altro da aggiungere.

C'è una breve ondata di applausi che si diffonde tra la folla e che lascia Jungkook rosso per l'imbarazzo. Taehyung lo guarda raggiante, quando finalmente distoglie lo sguardo dal quadro.

«Le grandi menti pensano allo stesso modo», dice. «Nemmeno io ho scritto nulla. Beh, l'ho fatto. Ma non con le parole.»

Ora è Jungkook ad apparire scioccato, mentre il padre di Taehyung si alza dalla prima fila per tirare fuori la custodia del sassofono di Taehyung, nascosta sotto la sua sedia. Jungkook nota che Yeontan si sta comportando sorprendentemente bene, seduto sulle ginocchia della madre di Taehyung. Si agita un po' quando Taehyung si avvicina per prendere il sassofono, ma non emette alcun fastidioso guaito. Jungkook si chiede se Jimin abbia preso sul serio il suo suggerimento di sedare il mostriciattolo.

«Questa è per te, tesoro.»

Jungkook sente la mano di Yoongi sul braccio, che gli dà una stretta confortante. Jungkook avverte una sensazione di calore dalla testa alla punta dei piedi, nell'attesa che Taehyung cominci. Non si stanca mai di sentire Taehyung suonare.

Taehyung inizia la sua canzone, senza un accenno di nervosismo nei suoi movimenti. Non può esserci, pensa Jungkook. Lo fa per professione davanti a folle molto più grandi di questa.

Solo dopo qualche nota, Jungkook riconosce la melodia. Ha sentito Taehyung canticchiarla a San Valentino e anche ieri, mentre preparava i pancake. Jungkook sapeva che Taehyung stava lavorando a della nuova musica, ma non sapeva che una parte di essa fosse per lui.

Cerca di prestare maggiore attenzione, ma è così facile perdersi tra le note. Jungkook scopre che ogni volta che sente Taehyung suonare, gli sembra sempre come la prima volta; viene trasportato in un posto dove ci sono solo lui e Taehyung, solo loro due sospesi dentro quella bellissima canzone.

È una canzone bellissima, che in alcuni punti è vivace e piena di speranza, mentre in altri è dolorosamente triste. Jungkook farà domande più tardi, ma suppone che Taehyung l'abbia composta come riflesso della loro vita insieme. Per quanto ci siano cose belle, c'è ancora molto su cui devono lavorare. La mano di Jungkook diventa improvvisamente pesante, con al polso il costoso orologio di Taehyung.

Avanti a testa alta.

È molto più facile crederci, mentre Taehyung suona questa canzone per lui.

Quando Taehyung finisce, l'applauso è molto più forte di quello che ha ricevuto il quadro di Jungkook, ma a lui non importa. Taehyung si merita tutti gli applausi del mondo.

Inoltre, gli applausi lo fanno arrossire, e quando si avvicina di nuovo a Jungkook, quest'ultimo viene colto dalla sensazione di essere sommerso da una pioggia di petali di rosa. Taehyung è meraviglioso, ha un profumo meraviglioso, è meraviglioso. E Jungkook sta per sposarlo, cazzo.

Hanno quasi finito ormai, mancano solo gli anelli.

Ci vuole davvero un attimo, e quando Taehyung gli infila l'anello al dito, sembra l'unica cosa giusta da fare. Taehyung arrossisce tantissimo quando è il turno di Jungkook, al punto che persino le sue orecchie si colorano di rosa.

Jimin, ovviamente, getta il suo copione dalla finestra alla fine. Jungkook si aspettava che ci fosse almeno un momento un po' teatrale, e questo avviene proprio quando si avvicinano al traguardo. Il tutto dura solo quindici minuti, ma non ha importanza. La cerimonia è necessaria, ma quello che vogliono è tutto ciò che viene dopo. Taehyung non vede l'ora di partecipare al ricevimento che hanno organizzato e Jungkook non vede l'ora di rilassarsi un po', soprattutto dopo i giorni difficili che ha passato.

«Baciatevi adesso», dice loro Jimin. «Prima che esploda.»

Jungkook alza gli occhi al cielo e tira Taehyung tra le sue braccia. Taehyung si stringe a lui mentre concludono la cerimonia con un bacio, niente di troppo sconcio, perché Taehyung ha giurato che avrebbe negato il sesso a Jungkook per un mese se si fosse lasciato andare troppo davanti ai suoi genitori. Ma Jungkook riesce comunque a sollevare Taehyung di qualche centimetro da terra per farlo volteggiare, come in una di quelle storie d'amore smielate che lui e Taehyung dicono di odiare tanto. Ma lui è un romanticone, in fondo in fondo, e il feticcio di Taehyung per i suoi muscoli (che non è affatto in fondo, quanto piuttosto in superficie) non può essere ignorato.

Ovviamente Taehyung arrossisce quando Jungkook lo mette di nuovo a terra, e Jungkook si sente venir meno nelle ginocchia. Entrambi si riprendono abbastanza in fretta per percorrere di nuovo la navata, e Jungkook riesce ad avere Taehyung tutto per sé solo per un secondo.

«Ti amo», sussurra.

«Ti amo anch'io.»

«Siamo sposati.»

«Siamo sposati», afferma Taehyung. Tira leggermente le punte dei capelli di Jungkook. «Te lo avevo detto che non sarebbe successo nulla di male.»

Jungkook non fa cenno all'enorme litigio che Taehyung ha avuto poco fa. Forse non è stato un male, non agli occhi di Taehyung. Jungkook trova questo pensiero confortante.

«Credo che tu abbia ragione», sospira, appoggiandosi contro la mano di Taehyung. «Godiamoci il resto della serata.»

Il bacio di Taehyung sfiora l'angolo della sua bocca. «Speravo che lo dicessi.»

A quel punto devono separarsi, perché gli ospiti stanno tornando nell'atrio, svuotando la galleria in modo che possa essere allestita per la parte della serata dedicata al ricevimento. Ma prima lui e Taehyung devono ringraziare tutti per essere venuti, cosa che a Taehyung piace fare molto più di Jungkook. Jungkook riesce a gestire una ventina di persone prima di esaurire le energie, così inizia a parlare con Yoongi e Jimin tenendo un orecchio teso nel caso in cui Taehyung abbia bisogno di lui per aggiungere qualcosa.

Ma Taehyung se la cava abbastanza bene da solo, chiacchierando un chilometro al minuto su quanto sia tutto fantastico e parlando con entusiasmo del dipinto di Jungkook. Jungkook ascolta tutti i suoi complimenti e li memorizza nella sua mente, pensando che forse dovrebbe cercare di fare sorprese del genere a Taehyung più spesso.

«Dov'è tua madre?» chiede Jimin all'improvviso, dopo che è passata quasi un'ora. «Non l'ho vista in giro.»

Jungkook si è quasi dimenticato di sua madre; era così preso dalla cerimonia che non si è ricordato di controllare dove fosse seduta. Si alza sulle punte i più possibile per guardarsi intorno nella stanza, ma sembra che non riesca a scorgerla.

«Probabilmente in bagno», suggerisce Yoongi. «O forse nell'ufficio.»

«E dov'è tuo padre?» aggiunge Jimin. «Non vedo nemmeno lui.»

«Forse sono entrambi in bagno.»

Jungkook e Jimin colpiscono contemporaneamente il braccio di Yoongi. «Che schifo», dicono all'unisono.

Jungkook lancia un'occhiata e vede Taehyung ora assorto in una conversazione con i suoi genitori, e questo rende Jungkook ancora più ansioso di trovare i suoi. Così, dopo aver ricevuto un cenno affermativo da Taehyung, sguscia dentro e fuori dalla folla per cercare di trovare sua madre o suo padre. Non ci riesce.

Controlla anche il bagno e l'ufficio, ma non c'è traccia dei suoi genitori. Solo quando apre la porta del secondo piano trova qualcuno.

«Mamma? Sei qui- hey.»

Beh, ha trovato una delle persone che stava cercando.

Junghyun si gira di scatto al rumore della porta che si apre e Jungkook la lascia chiudersi dietro di sé. Anche suo padre è lì, con il telefono all'orecchio. Jungkook lo sente squillare in sottofondo.

«Ehi, Kookie.»

«Ehi, che succede?»

Chiunque sia all'altro capo del telefono deve aver risposto, perché suo padre inizia a parlare a bassa voce, ma Junghyun risponde prima che Jungkook possa ascoltare.

«Niente, tutto bene.»

«Hai visto la mamma?»

Il volto di Junghyun si oscura per un attimo. «Non l'ho vista, a dire il vero. Perché, non riesci a trovarla?»

«Io- no. Era alla cerimonia, vero? Ha detto che sarebbe arrivata poco prima dell'inizio, ma non ho avuto il tempo di controllare.»

«Cosa? Jungkook, ma certo che c'era. Assolutamente.»

Jungkook si acciglia e fa un passo avanti. Suo fratello si comporta in modo un po' troppo strano. «Papà?» lo chiama. «Che succede?»

Non appena lo chiama, suo padre si volta e Jungkook coglie un breve guizzo d'ansia nel suo sguardo, prima che venga sostituito dalla sua solita calma rassicurante. «Una cosa di lavoro», dice a bassa voce, tenendo il telefono lontano dall'orecchio. «Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Sì, eccomi», dice al telefono. «Sì, Jeon. J-E-O-N.»

«Hyun?»

«Kookie, dovresti tornare da Taehyung. Arriviamo tra un attimo, te lo prometto.»

«Con chi sta parlando papà?»

«Con qualcuno del lavoro.»

«Di cosa?»

«Di lavoro.»

«Hyun.»

Jungkook fa un altro passo avanti, ma sbatte le palpebre per la sorpresa quando Junghyun gli sbarra la strada. Suo fratello è sempre stato più grosso di lui, ma ora sembra un gigante. Jungkook cerca di sbirciare da sopra le sue spalle, ma lui gli poggia le mani sulle braccia.

«Kookie, per favore. Torna fuori.»

«C'è qualcosa che non va», deduce Jungkook. «È successo qualcosa, non è vero?»

Una sensazione di malessere gli ribolle nello stomaco, la stessa nausea che ha provato oggi. Sente il panico che comincia a salire, una lieve sensazione che gli fa tremare le mani.

«Va tutto bene», giura Junghyun, fissando Jungkook negli occhi. «Possiamo parlarne più tardi.»

«Junghyun, dimmi cosa sta succedendo.»

Il padre ha fatto diversi passi su per le scale, allontanandosi abbastanza da non permettere a Jungkook di sentire la conversazione. Ma lui deve sapere cosa sta succedendo. Perché ha la terribile sensazione di aver avuto ragione per tutto questo tempo.

«Kookie...»

«Se non me lo dici, vado fuori di testa.»

In parte lo sta usando come tattica per allarmarlo, ma è anche una mezza verità. E Junghyun lo conosce abbastanza bene da capirlo, così accarezza le braccia di Jungkook prima di decidere di dirgli la verità.

«Papà sta parlando con la banca.»

«La banca?»

«C'è- ehm, durante la cerimonia c'è stata... una frode.»

«Cosa?»

«Qualcuno è entrato nel suo conto.»

«Cosa- chi?»

«È quello che stiamo cercando di capire», dice Junghyun.

«Che cosa hanno comprato?» chiede Jungkook. «Come ve ne siete accorti?»

Junghyun sembra sul punto di calpestare una mina antiuomo. Le mani di Jungkook si stringono a pugno; non riesce a trattenersi.

«Niente, Kookie. Papà ha controllato.»

«E come faceva a saperlo?»

«Perché-» Junghyun fa un breve sospiro. «Cazzo, Kookie, perché non c'è più niente.»

«Cosa?» sussurra Jungkook. «Come sarebbe a dire che non c'è più niente?»

«Qualcuno gli ha svuotato il conto in banca.»

«Chi?»

La bocca di Junghyun trema e deve mordersi le labbra prima di poter rispondere. «Io credo di saperlo, ma papà non ne è sicuro. Per entrare dovevano conoscere la sua password. E sapere che sarebbe stato qui stasera.»

A Jungkook sembra di non avere più ossigeno. Se Junghyun non fosse aggrappato a lui, sarebbe collassato. «La mamma.»

«Kookie...»

«Lei- l'hai vista davvero durante la cerimonia?» Junghyun distoglie lo sguardo, ma Jungkook non molla la presa. «L'hai vista?»

«Non lo so», gli dice Junghyun. «Sinceramente non lo so.»

Jungkook si immobilizza. «È per questo che è tornata?»

«Non lo sappiamo con certezza, ma- Kookie, mi dispiace tanto-»

«Hyun», dice Jungkook disperato, «Hyun, no.»

Junghyun si limita a guardarlo miseramente e Jungkook pensa che potrebbe collassare ugualmente.

«Papà- può riprenderseli, vero?»

«È quello che- è quello che stiamo cercando di capire. È-» Junghyun deglutisce. «Non c'è stato nessun avviso. Chiunque si sia collegato conosceva la password e ha azzeccato la domanda di sicurezza.»

«Mamma», ripete Jungkook.

Pensa che, dietro tutto lo shock e il dolore, si nasconda la rabbia di un tempo, e ribolle.

«Dev'essere così», sussurra Junghyun. «Papà non ci crederà, ma- deve essere così.»

«L'ha fatto anche con te?» chiede Jungkook.

«No. Ma- ma sembra una cosa da lei. Una cosa che avrebbe fatto.»

«Hyun», ripete. Non c'è molto altro che possa dire. «Hyun.»

«Ecco perché non volevo dirtelo», sussurra tristemente Junghyun.

Solo quarantacinque secondi fa, Jungkook era felice come non lo era mai stato in vita sua. Ora sta crollando tutto.

Sta per accadere qualcosa di orribile. Era così sicuro che sarebbe accaduta a Taehyung. E invece avrebbe dovuto preoccuparsi di suo padre. E di Junghyun. E di se stesso.

È giusto essere egoisti nella vita, ha detto. Un'occasione come questa non capita spesso. Dobbiamo coglierla finché siamo in tempo.

Quanto è stato stupido a non accorgersene?

Avrebbe dovuto saperlo. Avrebbe dovuto capirlo. Non avrebbe mai e poi mai dovuto fidarsi di lei.

«Va bene, grazie», dice suo padre. «Sì, certo, capisco. Sì, sì, lo farò. Domani alle dieci. Sì. Buona serata.»

Suo padre riaggancia e mette in tasca il telefono con un sospiro. «Beh, domattina andrò a incontrare qualcuno di persona e pare che abbiano una sorta di tecnologia in grado di capire se il mio account sia stato hackerato.»

«Non credo che tu sia stato hackerato», dice Junghyun lentamente. «Almeno non da qualcuno che il sistema informatico sia in grado di rilevare. Papà, ti prego di ascoltarmi; deve essere stata-»

«No.»

«So che è difficile da accettare, ma... Papà, tutte le prove portano alla mamma; non era con noi, non riusciamo a trovarla, qualcuno è entrato nel tuo account mentre eri occupato qui.»

«Non è stata tua madre.»

«Papà», riprova Junghyun, praticamente implorandolo , «chi-»

«Lei era- era qui fuori», gli dice Jungkook, con le mani che tremano. «Mi ha portato fuori a prendere un po' d'aria e poi, quando sono rientrato, mi ha detto che mi avrebbe raggiunto più tardi...» Anche i suoi occhi cominciano ad annebbiarsi. «E ora non riesco a trovarla da nessuna parte.»

«Papà, devi almeno prendere in considerazione-»

«Non può essere stata lei!» insiste suo padre. «Non può essere stata tua madre. Non poteva sapere-»

«Chi altro avrebbe potuto rispondere alla domanda di sicurezza?»

«Non lei, Junghyun», dice suo padre. Quasi si innervosisce, e Jungkook non l'ha mai sentito così arrabbiato. Non sa se sia per la situazione o per quello che dice dopo. «La domanda era su Jungkook e lei non poteva conoscere la risposta, perché non c'era.»

«Cosa?» Junghyun aggrotta le sopracciglia. «Che vuoi dire?»

Jungkook ha di nuovo quella sensazione.

«La domanda era su Jungkook, quando era piccolo. Una cosa che lei non sapeva; voi vi eravate già trasferiti.»

«Papà-» Jungkook deve deglutire. Ha la gola troppo secca. La sensazione si fa sempre più forte. «Qual era la domanda?»

La sensazione che stia per accadere qualcosa di orribile.

«Era su Caramella al Limone.»

















notes

eccoci qui! questa storia ha dei capitolo così lunghi che non riesco neppure a scrivere le note, mi crasha il telefono lmao

comunque capitolo molto tosto... il prossimo sarà l'ultimo ❤️ e sarà ancora più bello (e lungo) di questo. ci sto lavorando.

baci,
M

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