𝘐'𝘭𝘭 𝘢𝘭𝘸𝘢𝘺𝘴 𝘵𝘩𝘪𝘯𝘬 𝘰𝘧 𝘺𝘰𝘶 𝘵𝘩𝘢𝘵 𝘸𝘢𝘺
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𝘐'𝘭𝘭 𝘢𝘭𝘸𝘢𝘺𝘴 𝘵𝘩𝘪𝘯𝘬 𝘰𝘧 𝘺𝘰𝘶 𝘵𝘩𝘢𝘵 𝘸𝘢𝘺
La presa di Taehyung su di lui si stringe fino a fargli male, ma si allenta un secondo dopo quando lo lascia andare del tutto.
«Io- uhm- signora Jeon, salve.»
Taehyung le porge la mano, nervoso e già arrossito. La madre di Jungkook studia per un attimo la mano tesa, divertita, prima di stringerla.
Taehyung rabbrividisce, arrossendo ancora di più. «O- aspetti, credo che non sia- Mi scusi, come devo chiamarla?»
«Signora Jeon va bene», dice la mamma di Jungkook, con un tono cordiale che a Jungkook sembra più melenso che rassicurante.
«Sei divorziata», dice Jungkook senza mezzi termini. «Non ti chiami più così.»
Sua madre si volta verso di lui e solleva un sopracciglio. «È il mio nome da molto più tempo di te, pasticcino. E poi non c'è alcun motivo di confondere Taehyung, giusto? Io sono tua madre e quello è il tuo cognome.»
«Non proprio», risponde lui, spingendo la lingua contro la guancia. «Tra qualche settimana sarà Kim.»
Con la coda dell'occhio vede la sorpresa sul volto di Taehyung.
Non avevano ancora parlato della possibilità di prendere il cognome dell'altro o meno. E una parte di Jungkook, quella più dispettosa, l'ha detto solo per dare fastidio a sua madre. Ma l'altra parte di lui ci ha pensato davvero di recente. Non chiederebbe mai a Taehyung di cambiare cognome, non quando fa parte di un gruppo chiamato Trio Kim. Che uno dei tre non si chiami Kim è già abbastanza grave.
Inoltre, Junghyun ha già un vantaggio nel portare avanti il nome della famiglia Jeon, con Yuna. E ce n'è un altro in arrivo, ricorda a sé stesso.
«Oh, sì, il matrimonio. Congratulazioni a tutti e due; tuo padre mi ha raccontato tutto.»
Jungkook si irrigidisce ancora di più. «Quando hai visto papà?»
Sua madre sorride, lanciando un'occhiata a Taehyung. «Ho sentito che mio figlio è molto felice con te.»
Taehyung continua ad arrossire. «Uhm, io- sì, spero di sì.»
«Mamma», la interrompe Jungkook.
Quella parola gli sembra estranea in bocca, amara sulla lingua.
«Quando hai visto papà?»
Non le permetterà di farla franca per l'ennesima volta, di sviare il discorso che è stato una parte costante della sua vita dall'età di sette anni fino al terzo anno di liceo, quando lei ha smesso di rispondergli del tutto.
Non la vede da quasi dieci anni.
E odia ammettere che ha un aspetto magnifico, quasi identico a quello di allora. Ha ancora quegli occhi affilati, che colgono tutto e trovano sempre una questione su cui fare commenti. Dubita fortemente che le sue critiche si siano attenuate nel corso degli anni: le poche volte che Junghyun parla del periodo trascorso con lei, dice che niente è mai stato abbastanza per lei, né la casa, né il lavoro, né la serie di fidanzati che ha avuto, né tantomeno lui.
Ogni volta che Junghyun parla della loro madre, Jungkook comprende meglio il motivo per cui ha preferito stare lontano dalla famiglia per un po'.
Jungkook è anche pronto a scommettere che lei abbia lo stesso temperamento irascibile che ha sempre avuto, quello che sfortunatamente ha ereditato anche lui.
E non vuole che si avvicini a Taehyung. Mai.
Quindi avvolge la mano intorno al polso di Taehyung e lo tira indietro, mettendosi velatamente davanti al suo fidanzato. Solleva le sopracciglia in direzione di sua madre, aspettando ancora la sua risposta.
Lei sospira. «Tuo padre voleva dirtelo, ma io non potevo aspettare ancora per vederti, tesoro. Il mio piccolo Jungkook.»
Jungkook stringe la presa sul polso di Taehyung, e quest'ultimo ruota la mano in modo da sfiorare con le dita la parte inferiore dell'avambraccio di Jungkook.
«Vuole entrare?» chiede, e Jungkook vorrebbe davvero che non lo avesse fatto.
Ma Taehyung probabilmente non sa cos'altro fare. Nemmeno Jungkook lo sa, perché le uniche due emozioni che riesce a provare sono lo shock e la rabbia. Nessuna delle due è molto utile in questo momento.
«Grazie, Taehyung, sarebbe meraviglioso.»
Jungkook viene dolcemente tirato di lato da Taehyung, in modo che sua madre possa entrare. La donna si toglie il cappotto con un sospiro e lo porge in attesa. Jungkook è troppo impegnato a chiudere la porta per accorgersi del gesto, così è Taehyung a prenderlo.
Va ad appenderlo nel guardaroba dell'ingresso, mentre Jungkook segue sua madre in salotto. Lei si sistema sul divano e accavalla le gambe. Jungkook sceglie la poltrona, incrociando le braccia al petto e guardandola con sospetto.
Taehyung li raggiunge un attimo dopo e sta per sedersi sul divano prima di balzare di nuovo in piedi.
«Vuole qualcosa da bere? Caffè? Tè?»
«Caffè, per favore», risponde la madre di Jungkook.
Jungkook sprofonda un po' di più nella poltrona. Non gli piace, non gli piace che sua madre sia seduta davanti a lui per la prima volta in dieci anni e che il suo fidanzato stia parlando educatamente con lei.
Jungkook guarda sua madre che si china in avanti per prendere il suo piatto sporco dal tavolino e porgerlo a Taehyung. Come per il cappotto, Taehyung lo prende, un po' spaesato, e va in cucina. Jungkook aspetta di sentire la caffettiera che inizia a gorgogliare e di essere sicuro che Taehyung sia occupato, prima di rivolgere a sua madre uno sguardo sprezzante.
Beh, ancora più di prima.
«Non è il tuo meledetto cameriere.»
Sua madre inarca un sopracciglio. «Ho detto che lo è?»
«Se gli fai qualcosa, giuro su Dio-»
«Se gli faccio qualcosa? Jungkook, sembra che tu abbia la convinzione che io sia una specie di criminale. Anche se», aggiunge lei, con lo sguardo che lo scruta da capo a piedi, «tu sembri più il tipo.»
La gamba di Jungkook inizia a rimbalzare su e giù. Ci siamo.
«Voglio dire, sul serio», dice sua madre. Il suo tono è scherzoso, ma Jungkook non se la beve. «Non posso credere che tuo padre ti abbia lasciato crescere i capelli così tanto. E tutti quei tatuaggi? Coniglietto, sei troppo carino per questo, davvero-»
«Smettila di chiamarmi così.»
«Ma è il tuo soprannome speciale.»
Lei ha la faccia tosta di sembrare abbattuta, e Jungkook sente il sangue salirgli al cervello. Il suo telefono vibra nella tasca della tuta e lo tira fuori per controllare, senza preoccuparsi di sembrare scortese.
Un messaggio da "Taehyung Fidanzato Jazz".
Vuoi che me ne vada?
Risponde al messaggio, sapendo che la notifica riporterà la scritta "Papà di Tannie". Taehyung è così fottutamente carino.
No.
«Perché sei qui?», chiede.
Sua madre sorride. «Volevo vederti.»
«No, voglio dire-» Jungkook fa un gesto rabbioso, non riuscendo a trovare le parole. «Non ti vedo da dieci anni e all'improvviso- così ti presenti? Che cosa vuoi?»
Sua madre inarca un sopracciglio. «Che cosa voglio? Volevo solo vederti, coniglietto. Stai per sposarti, ti sei costruito una vita, voglio solo farne parte.»
Prima che Jungkook possa rispondere, Taehyung torna in salotto con una tazza di caffè in mano. La porge alla madre di Jungkook, che aggrotta le sopracciglia.
«Oh, scusa, tesoro, lo prendo con una punta di latte.»
«Uhm... oh, ok», dice Taehyung, e riporta il caffè in cucina.
Jungkook la fissa, furioso.
«Che c'è?» chiede lei.
«Smettila. Di fare così.»
«Fare cosa?»
«Non è- è una persona, ok? Non un soprammobile.»
Sua madre alza gli occhi al cielo. «Si sta solo comportando da buon padrone di casa. Tuo padre mi ha detto che è molto educato.»
Si china in avanti, come se stessero per condividere qualche pettegolezzo succoso. Jungkook non vuole condividere un bel niente con lei.
«Ed è adorabile, pasticcino. Davvero carino. Un po'... beh, ma va bene così.»
«Un po' cosa?» chiede Jungkook, assottigliando gli occhi.
Ci sta mettendo tutto se stesso per non buttarla fuori a calci. Se dice una sola parola cattiva su Taehyung, giuro su Dio che-
«Diciamo... morbido», dice lei facendogli l'occhiolino, e Jungkook sta per prenderla a pugni.
«Ok, così dovrebbe andar meglio», annuncia Taehyung, tornando con il suo caffè.
La madre di Jungkook beve un sorso di prova mentre Taehyung è in piedi accanto a lei, incerto. «Oh, è perfetto, Taehyung, grazie. Ti vuoi sedere?»
A Jungkook non piace che lei dica a Taehyung di sedersi in casa sua, e gli piace ancora meno che dia un colpetto al posto accanto a lei sul divano, per invitarlo ad accomodarsi lì. Si alza dalla poltrona e stringe le dita intorno al polso di Taehyung, tirandolo delicatamente verso di sé. Taehyung sembra confuso quando Jungkook lo tira giù sulle sue ginocchia, ma Jungkook gli cinge la vita con un braccio e lo tiene fermo.
Taehyung arrossisce per la posizione in cui si trovano e Jungkook si rende conto che dev'essere strano per lui stare seduto così davanti alla madre del suo fidanzato, ma in questo momento non gli importa. Taehyung non dovrebbe trovarsi a meno di cento metri da lei, tantomeno nella stessa stanza.
«È da molto che è in città, signora Jeon?» chiede Taehyung.
Jungkook ricalca uno dei cuoricini sull'interno coscia di Taehyung per restare calmo.
«Circa un mese. Sono stata ospite del padre di Jungkook, per cercare un lavoro.»
«E di cosa si occupa?» chiede Taehyung, anche se Jungkook si irrigidisce sotto di lui.
«Beh, un po' di tutto, ma mi sono laureata in design. Sai, è da lì che Jungkook ha preso tutto il suo estro artistico.»
«Lei e il signor Jeon vi siete conosciuti all'università?»
«Subito dopo. Stavo lavorando-»
«Stai da papà?»
Sulle prime, Jungkook non è riuscito a spiccicare parola, cercando di elaborare quell'informazione. Lui e Taehyung sono stati nella sua vecchia casa almeno cinque volte nell'ultimo mese, e suo padre non ha detto una parola a proposito di sua madre, men che meno che lei vive con lui.
Sua madre distoglie lo sguardo da Taehyung per guardarlo, con un sorriso sul volto che, a parere di Jungkook, non coinvolge i suoi occhi. Jungkook sta per sentirsi male. Quei pancakes gli stanno turbinando nello stomaco proprio in questo momento, e stringe Taehyung più vicino a sé nel tentativo di rilassarsi.
«Sì», dice sua madre in tono pacato. «Voleva dirtelo martedì, ma ho pensato che sarebbe stato meglio se fossi venuta a trovarti di persona prima. Sono sicura che hai molte cose da dirmi.»
Jungkook si morde l'interno della guancia. «Non ho niente da dirti.»
Sua madre alza un sopracciglio. «Oh, davvero? Allora è stata una riconciliazione facile.»
Jungkook crede davvero di odiarla. Di tutti i momenti in cui poteva rientrare nella sua vita, e di tutti i modi, lei ha scelto questo. Si rende conto che non si è nemmeno scusata per averlo abbandonato. È solo tornata nel bel mezzo di tutto e si aspetta che lui ne sia felice.
Ma che sia maledetto se sarà lui a implorarla, quindi decide che l'indifferenza sia l'opzione migliore.
«Penso che...» inizia lentamente Taehyung, «sono sicuro che Jungkook sia solo un po' sorpreso.»
«E io sono sicura che Jungkook può parlare per sé», dice sua madre. «Non ha mai avuto problemi prima d'ora.»
Taehyung arrossisce e sprofonda ancora di più nelle ginocchia di Jungkook.
«Vattene», sbotta Jungkook. «Se hai intenzione di parlare così a Taehyung, vattene.»
«Cosa- oh mio Dio, pasticcino, sto solo scherzando. Taehyung, tesoro, stavo solo scherzando.»
Taehyung le rivolge un debole sorriso, ma Jungkook le tiene testa. «È ora che tu te ne vada.»
Sposta delicatamente Taehyung dalle sue ginocchia e si alza in piedi, aspettando che anche sua madre si alzi.
«Non venire più qui. Se voglio vederti, lo dirò a papà.»
Sua madre sembra voler dire qualcos'altro e Jungkook quasi la sfida a farlo. Ha voglia di litigare, perché la verità è che ha tante emozioni che gli si arrovellano nel petto e non sa come farle uscire.
Ma lei sorride e lascia la tazza sul tavolino, dirigendosi verso la porta d'ingresso. Taehyung recupera diligentemente il suo cappotto dal guardaroba all'ingresso e glielo porge.
«Taehyung», dice, «è stato un piacere conoscerti. Spero che ci rivedremo... Mi dispiace di non essere potuta rimanere a lungo.»
Jungkook tira Taehyung dietro di sé prima che possa rispondere. Sua madre ride.
«Ok, ok, so quando non sono desiderata. Ci vediamo presto, coniglietto.»
Jungkook stringe i denti e apre la porta, facendole cenno di oltrepassarla. Lei alza una mano per toccargli il viso, ma lui si scosta per evitarla. Sua madre solleva un sopracciglio con fare irritante e se ne va con un saluto disinvolto. Come se si fosse fermata per una breve visita, e non come se fosse stata via per dieci anni.
Quando la porta si chiude alle sue spalle, Taehyung gli prende delicatamente il braccio, rilasciando un lento respiro.
«Quindi quella è tua madre.»
Jungkook annuisce a denti stretti.
«È sempre così... è molto... io...» Taehyung si acciglia. «Stai bene?»
Jungkook annuisce di nuovo.
«Vuoi...» continua Taehyung esitante, «vuoi parlarne? Oppure potremmo farci le coccole per un po', se non vuoi-»
«Voglio andare a correre.»
È l'unica cosa che gli viene in mente di fare in questo momento: la testa gli gira e ha bisogno di non concentrarsi su questo per un po'. O almeno di trovarsi in uno spazio in cui, nel caso, possa arrabbiarsi senza fare del male a qualcun altro. In particolare a Taehyung. Jungkook non vorrebbe mai perdere la calma e urlare, non dopo la prima volta che ha fatto piangere Taehyung.
È successo un paio di volte – le prime conseguenze della convivenza – che Taehyung non capisse che aveva bisogno di stare da solo e lui glielo comunicasse alzando la voce. Taehyung non se lo è mai meritato, e ha anche cercato di essere meno appiccicoso in momenti come questo. Jungkook sa che il suo è un gesto d'amore: Taehyung non vuole mai sentirsi solo, quindi non vuole nemmeno che qualcun altro lo sia.
Ma in questo preciso momento, Jungkook ha bisogno di stare da solo.
Taehyung gli stringe il braccio. «Ok, vado a cambiarmi.»
«Taehyung, io-»
Ma Taehyung sta già tornando in camera da letto, togliendosi la felpa. Jungkook sospira e gli corre dietro per potersi cambiare anche lui. Taehyung continua a sfiorarlo mentre si preparano: una mano sulla schiena o un bacio sulla guancia, ovunque riesca a raggiungerlo, e Jungkook si sente soffocare. Non è colpa di Taehyung, e Jungkook sa che questo è il suo modo di cercare di farlo sentire meglio, perciò non gli chiede di smetterla.
Avrebbe dovuto farlo, riflette, una volta arrivati al parco. Jungkook non vuole correre come fanno di solito, a un ritmo che vada bene per Taehyung. In questo momento non aiuterebbe Jungkook, semmai lo renderebbe ancora più frustrato. Così accelera fino a raggiungere la velocità che lo fa sentire bene, quella che gli farà bruciare i polmoni dopo qualche chilometro.
Sente Taehyung dietro di sé che cerca di tenere il passo, ma non resisterà a lungo. Subito dopo, Taehyung allunga la mano e gli tira la manica, fermandoli entrambi. Jungkook saltella sui piedi, ansioso di andare avanti, e Taehyung lascia cadere le mani sulle ginocchia, esausto.
«Jungkook», sbuffa, «stai andando troppo veloce.»
«Va bene», dice Jungkook. «Ci vediamo alla fine, ok? Prenditi tutto il tempo che ti serve.»
Riprende a correre prima che Taehyung possa rispondere.
E forse si sta comportando da stronzo, piantando in asso il suo fidanzato nella corsa che stavano facendo insieme. Una corsa che Taehyung, notoriamente un pessimo atleta, sta facendo perché vuole offrire il suo sostegno a Jungkook in questo momento, per quanto gli sia possibile. Perciò è un po' da stronzi abbandonarlo, ma Jungkook ha davvero bisogno di stare da solo e di scaricare un po' di questa energia nervosa e collerica che gli si è accumulata fin dentro le ossa.
Impiega un'ora e mezza per calmarsi, quanto basta per non cadere nella spirale di un episodio simile a quelli che gli capitavano di solito. Che sia dannato se ci ricasca di nuovo, non per colpa di quella stronza di sua madre.
Ha fatto il giro del parco cinque volte, ma ha perso di vista Taehyung dopo la prima. Lo vede ora, che lo aspetta all'uscita su una panchina, con due caffè in mano. Alza lo sguardo quando finalmente Jungkook si avvicina, con il respiro affannoso e le mani appoggiate sui fianchi. Taehyung si alza in piedi mentre Jungkook fa un po' di stretching per le gambe e gli porge il suo caffè.
«Grazie, amore. Scusa se sono scappato, ma dovevo- dovevo riflettere su alcune cose.»
La bocca di Taehyung si storce in un leggero broncio, e improvvisamente non vuole incrociare lo sguardo di Jungkook.
«Se volevi stare da solo», dice a bassa voce, «potevi semplicemente dirmelo.»
Jungkook sospira e si passa una mano sul viso prima di intrecciare le dita con quelle di Taehyung.
«Non voglio stare da solo adesso.»
Questo è sufficiente perché Taehyung gli rivolga quel bel sorriso dolce, per poi stringergli la mano.
Quando tornano a casa fanno la doccia insieme, ma non è come ieri. La giornata di ieri sembra così lontana ormai, quando le cose erano leggere e divertenti e l'unica preoccupazione di Jungkook era quella di convincere Taehyung a rimanere a casa.
Ora si limita a lavarsi i capelli in silenzio e lascia che Taehyung prema il viso tra le sue scapole, lasciandogli una scia di baci teneri lungo la schiena. Quando finiscono, si vestono in silenzio, e poi Taehyung esce per portare fuori Yeontan per qualche minuto. Jungkook passa quel tempo a riordinare la loro stanza e a ripulire il disordine che Taehyung ha fatto in cucina stamattina.
In quel momento si ricorda che Taehyung aveva detto di aver organizzato qualcosa per oggi, e prova un forte senso di colpa per il fatto che sia già pomeriggio inoltrato. Quando Taehyung rientra, con il naso e le guance arrossate dal freddo, Jungkook fa del suo meglio per sfoderare un sorriso convincente.
«Allora, San Valentino. Cosa facciamo?»
Taehyung è impegnato a sganciare il guinzaglio di Yeontan dal collare, ma Jungkook capisce dalla postura delle sue spalle che è contrariato.
«Vuoi davvero... cioè, non dovremmo parlare?»
Jungkook continua a sorridere. «Parlare di cosa?»
«Jungkook», sospira Taehyung, raddrizzandosi. «Non dovresti evitare l'argomento. È una cosa importante.»
Jungkook sospira a sua volta, mentre il sorriso scompare definitivamente dal suo volto. «Non lo sto evitando. È solo che non ne voglio parlare per ora.»
Taehyung sembra voler protestare, ma Jungkook continua prima che possa farlo.
«Senti, amore, perché non usciamo e poi quando torniamo a casa ne parliamo? È solo che non voglio che questo ci distragga da quello che stavamo per fare. Scommetto che hai preparato qualcosa di speciale, no?»
Taehyung sembra combattuto mentre osserva Jungkook, probabilmente cercando di capire se stia davvero sviando il discorso o meno. È così, ma vuole davvero che Taehyung trascorra il suo San Valentino nel modo in cui desiderava. Non chiuso nel loro appartamento in compagnia del culo scontroso di Jungkook, a deprimersi in silenzio e a preoccuparsi per lui.
Taehyung lancia un'occhiata all'orologio. «Beh, c'è una cosa che potremmo fare...»
«Allora facciamola. È San Valentino; voglio festeggiarlo.»
«Va bene. Ma non ti ci porto vestito così.»
Jungkook abbassa lo sguardo sui suoi pantaloni della tuta. «Perché no?»
Taehyung alza gli occhi al cielo. «Dai, fallo per me? Qualcosa di un po' più carino. Almeno un paio di jeans.»
«Ok, ok. Dammi un minuto.»
Sul telefono di Jungkook compaiono tre chiamate perse di suo padre, che deve aver chiamato mentre erano sotto la doccia. Ma Jungkook ignora la quarta che arriva mentre si sta cambiando, perché sa esattamente per quale motivo lo sta chiamando suo padre. C'è solo una ragione per cui potrebbe chiamare, e Jungkook non vuole parlarne in questo momento. O anche solo pensarci.
Più tardi, dice a sé stesso, mentre mette il telefono in modalità "Non disturbare". Più tardi.
Quando esce di nuovo dalla camera da letto, Taehyung gli fa un fischio di apprezzamento.
«Vedi qualcosa che ti piace?» chiede Jungkook.
«Mi piace tutto», risponde Taehyung, assolutamente sincero.
Taehyung indossa un maglione rosa con una sciarpa rossa avvolta intorno al collo e, se Jungkook avesse conosciuto la profonda dedizione del suo fidanzato per tutto ciò che è festivo, si sarebbe innamorato ancora più in fretta di lui.
«Va bene, Kim», dice, avvicinandosi alla porta e offrendogli il braccio. «Fammi impazzire, sono tutto tuo.»
Taehyung sorride raggiante.
È solo quando sono seduti in macchina, mentre Taehyung esce in retromarcia dal parcheggio e si immette sulla strada, che inizia a parlare.
«Dicevi sul serio? Sul fatto di prendere il mio nome?»
Jungkook annuisce. «Se l'ho detto, lo pensavo davvero.»
Viene ripagato con un tenero rossore sulle guance e un sorriso ancora più tenero. «Quindi, tra cinque settimane, potrò chiamare anche te Kim.»
«Se vuoi.» Jungkook solleva la mano di Taehyung dal cambio e se la porta in grembo. «Mi piace ancora "tesoro".»
«Anche a me», ammette Taehyung.
Jungkook non sa dove stanno andando e Taehyung gli chiede di guardare fuori dal finestrino per non vedere il GPS. È una cosa sciocca, ma lui acconsente, perché se non amasse le cose sciocche che Taehyung gli chiede di fare, non lo sposerebbe.
Jungkook gioca con gli anelli sulle dita di Taehyung e pensa al fatto che tra qualche settimana ne avrà uno nuovo. Taehyung accende la radio e trascorrono il viaggio a cantare le vecchie e sdolcinate canzoni d'amore che ogni stazione sembra trasmettere.
Taehyung arrossisce furiosamente quando si rende conto che Jungkook ha smesso di cantare tre canzoni fa, scegliendo invece di guardare Taehyung con affetto.
«Dovresti guardare fuori dal finestrino», si lamenta, ma prima che possa prendersela troppo, stanno già svoltando verso un centro commerciale.
Jungkook non è mai stato qui prima d'ora, ma dall'esterno dell'edificio capisce che si tratta di un posto costoso. Ha ragione, perché quando scendono dall'auto e iniziano ad avvicinarsi, vede marchi come Louis Vuitton, Valentino e Dior.
«Taehyung...»
«Fidati di me.»
Jungkook è più sollevato di quanto voglia ammettere quando superano i negozi di lusso; lui non è uno che ama le cose lussuose, ma Taehyung a volte sì. E a Jungkook non dispiace, è solo che Taehyung a volte esagera con i regali e lui non sa come accettare qualcosa che costa così tanto.
Taehyung gli ha comprato un bellissimo orologio svizzero quando ha finito la terapia, con la scritta Blue in Green incisa sul retro. Quando Jungkook gli ha chiesto cosa significasse, Taehyung ha risposto che era il nome della prima canzone che aveva suonato per Jungkook con il suo sassofono.
Jungkook lo ha indossato solo due volte: una volta alla cena del loro secondo anniversario e una volta durante un preciso gioco di ruolo a letto. Ha paura di perderlo, di graffiarlo o di rovinarne la lucentezza, in qualche modo. Taehyung non gli ha fatto pressioni e sa che gliel'ha dato più per il gesto che per il regalo in sé. Ha intenzione di indossarlo per il matrimonio.
Taehyung lo trascina lungo il marciapiede finché non si fermano davanti a un negozio con dei caratteri sinuosi che recitano "Mélange". Jungkook può notare tutte le bottiglie di profumo allineate in vetrina, e il suo vecchio bagaglio di conoscenze si risveglia quando ne riconosce alcune.
«Taehyung.» Affonda i talloni nel marciapiede per fermare entrambi. «Taehyung, non mi comprerai qualcosa qui dentro. È troppo costoso.»
Taehyung sorride e gli tira la mano. «Hai ragione. Non ti comprerò nulla qui.»
«Amore», sospira Jungkook, «sul serio, non metto nemmeno l'acqua di colonia-»
Taehyung continua a tirargli la mano, finché non riesce a smuovere Jungkook e a fargli attraversare la porta d'ingresso.
Jungkook deve riconoscerlo: gli interni sono splendidi. I colori pastello e i tenui dettagli color crema danno la sensazione di essere appena entrati in una scatola di macarons e nell'aria c'è un piacevole profumo di pesca. Jungkook guarda la commessa dietro il bancone, vestita con abiti molto più eleganti di quelli che Jungkook indossava quando faceva questo lavoro.
Ci sono alcune persone in giro, per lo più coppie, e Jungkook si chiede se i bicchieri di champagne nelle loro mani siano un omaggio o parte dell'acquisto.
Taehyung gli tiene saldamente la mano mentre si avvicinano al bancone e sorride alla commessa.
«Salve, siamo qui per il corso... Ho prenotato a nome di Kim.»
La donna annuisce e tocca per un attimo lo schermo del suo tablet. Jungkook non può fare a meno di provare un po' di invidia: lui aveva solo un monitor scassato che si bloccava a ogni transazione.
«Vi ho segnato per due persone, è corretto?»
«Sì.»
«Ma una sola fragranza.»
«Sì.»
«È sicuro di non volerne acquistare un'altra? Se vuole, le faccio il conto adesso.»
«No», dice allegramente Taehyung, «va bene solo quella.»
«Va bene», risponde lei. «Se volete seguirmi, allora.»
Esce da dietro il bancone e fa loro cenno di camminare con lei verso il fondo della sala espositiva. Arrivano a una porta con la scritta 'laboratoire' e lei la apre con un sorriso.
«Mettetevi pure comodi; dovremmo iniziare tra pochi minuti. Potete anche appendere i vostri soprabiti.»
Poi vengono lasciati soli, quindi si spostano verso la parete più lontana, dove alcuni cappotti sono già appesi ai ganci. Le persone che ha visto fuori, suppone Jungkook. Ha intuito di cosa si trattasse non appena Taehyung ha detto "corso", ma quella stanza conferma i suoi sospetti. C'è un lungo tavolo con delle sedie raggruppate su ogni lato d il ripiano è stracolmo di piccole ciotole, fialette di oli ed essenze varie. Jungkook pensa di avere ancora naso per queste cose, anche dopo tre anni, perché riesce a sentire il profumo prepotente del bergamotto.
«Quindi», dice con leggerezza, mentre osserva la stanza, «stiamo creando un profumo.»
Taehyung sta praticamente saltellando. «Sì.»
«Per te.»
«Mhmm.»
«Vuoi che creiamo insieme il tuo profumo personalizzato.»
Taehyung sta praticamente vibrando, a questo punto. «Su internet c'è scritto che ci vuole circa un mese per- per farlo decantare, o come si dice, quindi ho pensato che se lo facessimo ora, potrei indossarlo per il matrimonio.»
Jungkook non può fare a meno di guardare incantato Taehyung, come se fosse l'unica persona presente nella stanza. Per Jungkook, lo è.
«Non ti piace l'idea», dice Taehyung, sconfortato.
«La adoro», lo corregge dolcemente Jungkook. «Sono solo meravigliato da quanto tu sia assolutamente, completamente, incredibilmente perfetto.»
Taehyung alza gli occhi al cielo. «Come sei sdolcinato.»
«Amore, questa è... forse la cosa più romantica che abbiamo mai fatto.»
«Non l'abbiamo ancora fatta», sottolinea Taehyung. «E se facessimo qualcosa che ha un odore disgustoso?»
«Credo che tu stia dimenticando», dice Jungkook, gonfiando il petto, «che sono stato un professionista in questo campo, per un paio di mesi.»
«Non me ne sono dimenticato, in realtà. È proprio per questo che ho prenotato questo corso.»
Jungkook pizzica dolcemente il fianco di Taehyung, facendolo guaire. «Non fare l'impertinente.»
«Pensavo che ti piacesse il mio lato impertinente», dice Taehyung, con un'espressione innocente ma con gli occhi che brillano di qualcosa di molto più malizioso. «Hai detto che la mia bocca è il posto più sofisticato in cui tu abbia mai infilato il-»
«Taehyung», sibila Jungkook. «Cristo, amore.»
«Sì?»
Jungkook si accorge improvvisamente delle altre persone che sono entrate dopo di loro, che lentamente prendono posto intorno al tavolo e chiacchierano tranquillamente gli uni con gli altri. Jungkook non si tira mai indietro dal prendere in giro Taehyung in pubblico, ma è molto meno entusiasta quando accade il contrario. Il linguaggio sconcio di Taehyung è riservato a lui e soltanto a lui, non a questi estranei. Non se lo meritano. A momenti neanche lui ne è degno, di un tale angelo che dice certe assolute oscenità, ma questo non gli impedisce di trasformarsi in un animale selvaggio ogni volta che Taehyung le tira fuori in camera da letto.
Ma questa non è certo la loro camera da letto, quindi Jungkook si limita a dare un altro pizzicotto a Taehyung, che risponde con un buffetto sulla sua mano.
«Smettila», si lamenta. «Ahia.»
«Devi smetterla di andare a correre», sospira Jungkook.
«Cosa?»
«Non ti avrebbe fatto male prima.»
È vero. Taehyung è troppo magro adesso; Jungkook si ritrova solo pelle sotto le dita, invece di quella soffice morbidezza che aveva prima.
Taehyung fa un cenno di disapprovazione e gli schiaffeggia il braccio. «Maleducato.»
«Eri carino», ribatte Jungkook. «Ti trovavo davvero carino.»
Taehyung si limita ad annuire poco convinto e lo conduce al tavolo, dove prendono posto. Jungkook sa che è un luogo pubblico, ma non può fare a meno di avvicinarsi alla sedia di Taehyung, in modo che le loro cosce si sfiorino. È un gesto abbastanza innocuo, ma gli fa piacere vedere il modo in cui Taehyung arrossisce evitando risolutamente di guardarlo, con le mani strette in grembo come fa sempre quando è agitato.
Muscle kink, pensa Jungkook con un sorriso.
Poi torna la commessa e inizia la lezione. È molto più divertente di quanto Jungkook si aspettasse, per due motivi. Primo, ricorda davvero molte cose di quando lavorava al banco dei profumi e non può fare a meno di compiacersi quando più di una volta gli viene fatto notare il suo raffinato senso dell'olfatto.
Naturalmente, sceglie una fragranza alle rose. Come potrebbe non farlo, con le guance di Taehyung a pochi centimetri dal suo viso che diventano sempre più rosa dopo ogni bicchiere di champagne.
Questo è il secondo motivo. Lo champagne, a quanto pare, è in omaggio e Jungkook, che ha ancora troppi postumi della sbornia di ieri sera per tentare di bere altro alcol, cede volentieri tutti i suoi bicchieri a Taehyung. Può accompagnarlo lui a casa più tardi, pensa. Ne avrà bisogno, perché Taehyung scoppia a ridere quando Jungkook gli spiega pazientemente la differenza tra legno di cedro e legno di sandalo. Si sta tormentando per decidere quale usare e Taehyung non lo aiuta affatto.
«Tutto ha un buon odore», continua a dire. «Io voglio solo avere un buon odore per te.»
Non ha nemmeno intenzione di essere provocatorio, ma il modo in cui ammicca a Jungkook sbattendo le ciglia fa contorcere quest'ultimo sulla sedia.
E poi Taehyung inizia a ridere, non le risatine dolci e delicate che di solito si concede in pubblico, ma quelle rumorose che fanno tremare la finestra e che gli fanno allargare la bocca e chiudere gli occhi. Jungkook lo adora e non se ne preoccupa affatto.
Nemmeno agli altri dà fastidio, perché ogni persona nella stanza lo trova altrettanto adorabile, soprattutto quando dopo diventa tutto rosso e si scusa profusamente.
È dolce. L'intera situazione è dolcissima e Jungkook non riesce a capacitarsi del fatto che Taehyung abbia questa capacità apparentemente infinita di amare Jungkook tanto quanto lo ama lui. Jungkook non aveva neppure idea che potessero fare una cosa del genere, creare il loro profumo. È già una cosa abbastanza tenera di per sé, ma Taehyung, sempre premuroso, sapeva che sarebbe stata anche nostalgica e romantica al punto giusto. Piuttosto semplice in teoria, ma infinitamente speciale per loro due.
È per questo che Jungkook lo ama.
Non solo per questo, ma se Jungkook iniziasse a elencare tutti i motivi per cui ama Kim Taehyung... beh, non ci sarebbe abbastanza carta al mondo per scriverli tutti.
E forse questo lo rende l'uomo più sdolcinato del mondo, ma a lui non frega un bel niente.
Soprattutto non quando stanno per finire di imbottigliare il loro profumo e Taehyung gli chiede di soffiarci dentro un bacio.
«Così profumerà del tuo amore», dice, completamente serio.
«Chi è quello sdolcinato adesso?» lo prende in giro Jungkook.
Sono così disgustosamente carini.
Al contrario di ieri sera, è Jungkook ad accompagnare Taehyung alla macchina mentre saluta tutti i suoi nuovi amici del corso di profumeria. Jungkook non è affatto sorpreso: Taehyung fa amicizia ovunque vada.
Taehyung lo tiene per mano lungo tutto il tragitto verso casa, cantando di nuovo le canzoni d'amore che passano alla radio, ma questa volta non ha vergogna di cantarle a squarciagola da solo. Jungkook si morde le labbra per non sorridere troppo e non tradirsi.
Solo quando Taehyung inciampa uscendo dall'ascensore e Jungkook lo prende in braccio per facilitare le cose, Taehyung sembra rendersi conto di essere un po' ubriaco.
Arrossisce.
«Scusa se sono così brillo», borbotta contro il collo di Jungkook. «Tutti continuavano a offrirmi lo champagne e non volevo sembrare scortese.»
«Ah, beh», dice Jungkook con leggerezza, «è il mio regalo di San Valentino per te.»
Jungkook è impegnato a prendere le chiavi dalla tasca del cappotto e ad aprire la porta con una mano, mentre l'altra cinge la vita di Taehyung e lo tiene sollevato sul fianco di Jungkook come un bambino. Forse le corsette di Taehyung non sono una cosa così orribile: ora è così leggero che Jungkook può prenderlo in braccio in qualsiasi modo. E può sentire contro il suo fianco quanto questo ecciti Taehyung.
Ma è così concentrato ad aprire la porta che non vede il broncio meravigliosamente scontroso di Taehyung, se non dopo che sono entrati e Jungkook lo ha depositato delicatamente sul divano.
«Che c'è?» chiede. «Hai le vertigini?»
Taehyung e le vertigini sono notoriamente nemici mortali. Jungkook si sente sempre in colpa quando Taehyung si ubriaca e si lamenta di sentirsi stordito, ma ama anche il modo in cui ogni volta Taehyung si aggrappa alle sue mani e dice: "Accosta, voglio scendere."
Taehyung scuote la testa. «È davvero questo il mio regalo?»
«Hey», sottolinea Jungkook, «pensavo che volessi solo passare del tempo con me.»
«Beh, io... sì, lo so, ma... pensavo...» Taehyung apre e chiude la bocca un paio di volte, troppo alticcio per organizzare bene i suoi pensieri.
Jungkook ha pietà di lui.
«Tesoro, certo che non è questo il tuo regalo.»
Si sdraia sul divano accanto a Taehyung, il cui broncio ora è di nuovo un sorriso smagliante, e se lo tira in grembo. Taehyung si avvicina a lui volentieri, infilando le dita tra i capelli di Jungkook.
«Il tuo regalo», mormora Jungkook, facendo scorrere una mano lungo l'interno coscia di Taehyung, «è qualcosa che ti ho promesso molto tempo fa.»
Taehyung si acciglia di nuovo. «Non avevi detto che non potevamo farlo?»
«Cosa?»
«Perché il padrone di casa ha detto che non possiamo fare fori sul soffitto.»
Jungkook lo guarda sbattendo le palpebre. «Taehyung, di cosa stai parlando?»
Taehyung sbatte le palpebre di rimando. «Dell'altalena erotica. Tu di che cosa stai parlando?»
Jungkook seppellisce il viso nel petto di Taehyung, le fibre rosa del suo maglione gli solleticano il naso.
«Stai cercando di uccidermi», geme lui. «Non arriverò al nostro matrimonio se continui a dire porcate del genere.»
Dal suono della voce di Taehyung capisce che sta sorridendo. «E non sia mai, non è vero?»
«No.» Jungkook alza la testa. «Non sia mai.»
Taehyung annuisce e si avvicina per baciarlo dolcemente sulle labbra. Sa di champagne e Jungkook non può resistere a un altro sorso. Sta per infilare le mani sotto il maglione di Taehyung quando sentono bussare alla porta. Jungkook si tira indietro con un gemito: è la seconda volta in due giorni che viene interrotto.
«Jungkookie! Tesoro, sono papà! Sei in casa?»
Taehyung scivola via dalle ginocchia di Jungkook in un istante, così Jungkook può correre ad aprire la porta. Suo padre sembra in preda al panico e Jungkook ripensa a tutte le telefonate che ha ignorato; forse c'era davvero un'emergenza.
Ma quando apre la porta, suo padre sembra star bene, anche se un po' fuori forma.
«Hey, Jungkookie», dice con un sorriso tirato. «Ti dispiace se entro?»
«Uh– sì, sì, entra.»
Yeontan esce di corsa dalla loro camera da letto e inizia a saltare intorno alle caviglie di suo padre. Jungkook pensa che sia estremamente ingiusto che a Yeontan piacciano tutti i membri della famiglia Jeon tranne lui, compresa Ari. "Non è nemmeno una nostra consanguinea!" si lamenta sempre con Taehyung, che si limita a zittirlo con un bacio affettuoso.
«Ciao, Yeontan», lo saluta calorosamente il padre, accovacciandosi per lasciare che Yeontan gli lecchi il palmo della mano. «Come stai? Che bello che sei.»
«Oh, ringrazia, Tannie», interviene Taehyung. «Il signor Jeon è così gentile, non è vero? A differenza di quel brontolone di suo figlio.»
«Oh mio Dio», geme Jungkook. «Questa è una calunnia—»
«Mio figlio è un po' scontroso, eh?»
«Papà!»
Taehyung ridacchia incontrollatamente sul divano, cercando di attutire i suoni con il tessuto del suo maglione. Jungkook sarebbe infastidito, ma il modo in cui si tira giù le maniche sulle mani è troppo carino perché possa davvero arrabbiarsi con lui.
«Signor Jeon», sussurra Taehyung, facendogli cenno di avvicinarsi, «devo dirle una cosa.»
Il padre di Jungkook si avvicina a Taehyung e si china in modo che siano faccia a faccia. Sia Jungkook che suo padre hanno cercato per anni di convincere Taehyung a chiamarlo in modo meno formale, ma dalla bocca di Taehyung continua a uscire solo "signor Jeon". È educato e un po' troppo formale, anche se adora il padre di Jungkook.
«Sono un po' ubriaco», confessa Taehyung. «E credo che lei sia qui per parlare di qualcosa di serio.»
«Penso che tu abbia ragione, Taehyung.»
«Quindi porterò Tannie a fare una lunga passeggiata, se per voi va bene. A meno che lei non abbia bisogno di me qui.»
Il padre di Jungkook gli rivolge un sorriso tenero e gli stringe il braccio. «Sarebbe fantastico, grazie.»
Taehyung si alza barcollando, solo un pochino, così Jungkook non cerca di convincerlo a restare. L'aria fredda dovrebbe comunque fargli passare la sbornia e magari può anche attraversare la strada per comprare un bel tè caldo. Inoltre, Yeontan comincia a dargli sui nervi, dato che ha ripreso a guarire ora che nessuno gli presta più attenzione.
Taehyung dà a Jungkook un bacio sulla guancia mentre gli passa accanto, ma Jungkook a sua volta gli afferra il polso e lo tira indietro.
«Piccolo.»
Taehyung guarda arrossendo il padre di Jungkook, che si limita a scuotere bonariamente la testa. Jungkook sa che si sta comportando come quel tipo di ragazzo – quello stronzo – in questo momento, ma non gli importa, perché Taehyung sa ancora di champagne.
Quando finalmente molla la presa e Taehyung scorta Yeontan fuori dalla porta d'ingresso, Jungkook si volta verso suo padre.
«Ciao.»
«Hey, Jungkookie. Puoi sederti? Penso che dobbiamo parlare.»
«Sì, tu dici?»
Jungkook non voleva essere così aggressivo, ma suo padre lo guarda con eloquenza e Jungkook si prende un attimo per ridimensionare il suo atteggiamento. Avrà anche ventisei anni, ma questo è ancora l'uomo che lo ha cresciuto.
Sospira e raggiunge il padre sul divano, giocherellando con l'angolo della manica della camicia. Profuma di bergamotto.
«Mi dispiace per questa mattina», esordisce suo padre. «Jungkookie, non volevo che lo scoprissi in questo modo, volevo...»
«Un mese?» lo interrompe Jungkook. «Papà, è passato... un mese? E io sono stato a casa, molto spesso. Tu non mi hai detto niente, e io- un mese intero, e mamma-»
La sua voce si spezza sull'ultima parola e abbassa frettolosamente gli occhi sul suo grembo. A quanto pare è sempre suo padre a far crollare tutti i suoi muri, qualunque cosa accada. E per quanto Jungkook voglia dimenticare questa situazione e far finta che non sia mai accaduta, non ci riesce.
Prende un profondo respiro e continua. «Si è semplicemente... presentata qui, papà. Non sapevo nulla, e poi ha detto che stava da te, e io...»
«Mi dispiace, tesoro. Mi dispiace davvero, davvero tanto. Volevo parlarti ieri, ma... in ogni caso, mi dispiace che sia venuta qui di punto in bianco. Le avevo chiesto di non farlo.»
«Sì, beh. Quando mai la mamma è stata a sentire qualcuno?» dice Jungkook accigliato.
«Giusto. Non volevo che lo scoprissi in questo modo. Almeno con Hyun l'abbiamo fatto venire a casa e-»
«Hyun lo sa? Che la mamma è tornata?»
Suo padre annuisce, cercando di valutare la sua reazione. Jungkook, dal canto suo, sta cercando di capire come stanno davvero le cose.
«Quindi... quindi... lo sapevano tutti tranne me? Per quanto tempo? E- io- perché non me l'hai detto?»
Suo padre sospira, appoggiandosi al divano. «Lasciami cominciare dall'inizio.»
«Sì, gradirei», dice Jungkook in modo brusco, ricevendo poi un altro sguardo di avvertimento. «Scusa», borbotta.
«Tua madre mi ha chiamato circa un mese fa. Aveva... problemi finanziari e...»
«Le hai dato dei soldi? Papà, non puoi essere-»
Il padre di Jungkook alza la mano. «Lasciami finire, tesoro. Aveva perso il lavoro e aveva difficoltà a trovarne uno nuovo. Ho accettato di aiutarla, di ospitarla finché non si fosse rimessa in piedi. E le ho detto chiaramente che ci sarebbe voluto un po' di tempo prima che vi vedesse. Questa era la mia unica condizione. E lei ha accettato, quindi ogni volta che tu o Junghyun foste venuti a casa, lei sarebbe dovuta uscire di casa. L'abbiamo detto a tuo fratello la settimana scorsa. Io- vostra madre mi ha dimostrato che fa sul serio, che vuole tornare a far parte delle vostre vite. E sa che questo accadrà solo se voi due lo vorrete. Junghyun non era troppo sorpreso; so che l'ha già fatto con lui in passato...»
«Davvero?»
«Ma è disposto a darle un'altra possibilità. Dal momento che lei gliene ha data una. Questo è quello che ci ha detto, comunque. E il motivo per cui non te l'ho detto... beh, so che per te la cosa è più difficile. Hyun l'ha avuta accanto molto più a lungo di te, e io... non volevo che facessi qualcosa di cui ti saresti pentito.»
Jungkook sbatte le palpebre. «Di cui io mi sarei pentito? E lei invece?»
Suo padre solleva una mano, conciliante. «Quello che voglio dire è che volevo facilitarti l'ingresso in questa cosa. Non mollare tutto a priori.»
Jungkook incrocia le braccia al petto. «E cos'è esattamente "questa cosa"?»
«Jungkookie... tua madre e io... come posso dire...» Improvvisamente suo padre sembra alquanto a disagio e ora è lui a distogliere lo sguardo. «Noi...»
Jungkook sente gli occhi uscirgli dalle orbite e si stringe il bicipite con una forza tale da farsi male.
«Siete tornati insieme?»
Suo padre annuisce, rivolgendogli un debole sorriso. «Sì, più o meno.»
Jungkook fa un respiro profondo. Poi un altro. Stai calmo.
«Ma che cazzo?! Hai- hai dimenticato quello che ha fatto? Ti ha tradito, e poi ha lasciato me e Hyun nella merda, e tu- voglio dire, papà, sei andato in terapia per quello che ti ha fatto, e non posso- quello che stai facendo è così irresponsabile, voglio dire, non puoi davvero pensare...»
Il sorriso di suo padre si fa più luminoso e Jungkook si ritrae, confuso.
«Mi sembra di essere io il bambino qui», scherza il padre.
«Io non... papà.»
«Jungkook.»
«Non fai sul serio... e se se ne va di nuovo?»
«Allora se ne va di nuovo, suppongo.»
«Papà.»
Suo padre si sposta in avanti e gli tende le mani. Jungkook lo osserva per un attimo, ma poi allontana le braccia dal petto e intreccia le dita con le sue, anche se imbronciato.
«Jungkookie, c'è una cosa che non capisci, e spero che non dovrai mai capirlo... anche quando le persone che amiamo, quando ci feriscono terribilmente, è molto, molto difficile smettere di amarle. Tua madre... tesoro, io e lei abbiamo passato diciassette anni insieme, e più della metà sono stati belli. E mi spezza il cuore che tu ne abbia vissuti solo alcuni. Che ti abbia fatto del male, perché so che l'ha fatto, Jungkookie. Lo so. Ha fatto del male a tutti noi. Ma io e te, quando Junghyun è tornato, non gli abbiamo dato una possibilità? È tutto quello che ti chiedo, sia io che la mamma. Solo una possibilità.»
Jungkook si prende un minuto per ricomporsi, premendo con forza le labbra per non farle tremare. La sensazione che prova è simile a quella di quando ha incontrato con Junghyun per la prima volta dopo cinque anni, e dopo si è dovuto chiudere in macchina per piangere.
«Non può... non può semplicemente tornare così nelle nostre vite, papà, non dopo- è passato così tanto tempo, più tempo che con Hyun, e lei- lei- lei è mia madre-»
Di nuovo, è come se riuscisse a malapena a pronunciare quella parola.
«Non sta solo ritornando nelle nostre vite, tesoro. Te lo prometto. Voglio solo che tu le dia una possibilità. E mi dispiace che te l'abbia comunicato così bruscamente; credo che abbia pensato che così avrebbe reso la situazione meno tesa, forse?»
«È stata più che tesa, cazzo», borbotta Jungkook. «Lei è... esattamente la stessa di allora.»
Suo padre annuisce. «Ti aspettavi che fosse diversa?»
«Sì, un po'! Considerando che è stata via per così tanto tempo. Pensavo che almeno sarebbe stata- che ci avrebbe provato, almeno. E invece non ha fatto altro che venire qui e prendersi gioco della mi intera vita.»
«Sono sicuro che non è così.»
Jungkook guarda a lungo il padre, che sospira e gli massaggia delicatamente le mani.
«È solo spaventata, Jungkookie. Sa di aver combinato un guaio, con la nostra famiglia e soprattutto con te, e ha paura. La conosci, lo fa per proteggersi.»
«E nel farlo mi ferisce», ribatte Jungkook. «Ferisce me, Hyun e te.»
«Lo so.»
«Allora perché... perché la lasci tornare nella tua vita?» sussurra. «Perché dovrei farlo io?»
Suo padre lascia andare le sue mani, ma poi gli incornicia il volto, e Jungkook lotta per guardarlo senza piangere.
«Perché è tua madre, Jungkookie. E ti vuole bene.»
Jungkook deglutisce il groppo in gola e sbatte furiosamente le palpebre.
«E... amore, se non puoi farlo per lei, puoi farlo per me? Provaci, anche solo per una volta. È passato- è passato molto tempo da quando- da quando ho avuto tutta la mia famiglia-»
Ora sembra che sia suo padre a piangere e Jungkook lo abbraccia frettolosamente.
«Voglio solo che proviamo», dice suo padre, «a essere di nuovo una famiglia. E so che la strada è lunga; con Junghyun c'è voluto molto tempo, ma... Jungkookie, per favore, provaci. Per me.»
Jungkook si ritrae con un sospiro e si passa le mani sul viso.
«Papà, non lo so. È diverso da com'era con Hyun.»
Suo padre annuisce. «Questo lo so. E non dico che tu debba farlo subito. Voglio solo che ci pensi, almeno. E quando sarai pronto, che sia domani o tra qualche mese, mi piacerebbe davvero che tutti noi passassimo del tempo insieme. Come una famiglia.»
«Lei ci sarà ancora tra qualche mese?» mugugna Jungkook.
«Ho fiducia in lei.»
Jungkook sbuffa una risata sarcastica e incredula.
«Davvero, Jungkookie. Devo farlo. Come hai fatto tu con Hyun.»
«Ma lei non è Junghyun», protesta Jungkook. «È la donna che ti ha tradito.»
«È anche la madre dei miei figli», risponde sottovoce il padre. «L'amore della mia vita.»
Lo sguardo di Jungkook diventa schivo. Suo padre parlava raramente di sua madre, dopo la separazione. Beh, ne parlava, ma solo in senso pratico. "Tua madre viene a prenderti per il fine settimana." "La mamma non può venire alla tua partita di calcio." "Tua madre e tuo fratello si trasferiscono."
Sentirlo parlare così è strano. A volte Jungkook dimentica che suo padre ha una vita propria, al di fuori di Jungkook. È egoista pensarlo, ma visto che ci sono sempre stati soltanto loro due per così tanto tempo, è facile dimenticare che suo padre abbia i suoi problemi, i suoi bisogni e i suoi sogni.
E a Jungkook questo non piace, l'idea che sua madre si inserisca di nuovo nelle loro vite, quelle che suo padre ha lavorato duramente per rimettere insieme, dopo che lei ha distrutto tutto.
Ma suo padre sembra così fiducioso in questo momento, e Jungkook ripensa a tutti i sacrifici che ha fatto nel corso degli anni perché Jungkook arrivasse dov'è ora. Le sue mani sono appoggiate sul suo grembo con i palmi rivolti verso l'alto e la cicatrice rossa lo fissa. Gli dice di essere un bravo figlio, degno di un padre così buono e amorevole.
«Io...» inizia, «per ora non voglio. Per ora non ce la faccio, non credo. Ma ci proverò, quando sarò pronto.»
«Oh, Jungkookie. È tutto ciò che desidero.»
Jungkook alza finalmente lo sguardo e vede gli occhi di suo padre brillare di lacrime, così lo abbraccia di nuovo. Era da un po' che non si sentiva così vicino a suo padre e vuole approfittarne. Non è una cosa negativa che siano più distanti; significa che Jungkook ha imparato a vivere di nuovo da solo, ha imparato a essere il ragazzo che era prima.
Taehyung gioca un ruolo importante in tutto ciò, ovviamente, ma anche il padre di Jungkook. Ha aiutato Jungkook a cavarsela di nuovo da solo, dandogli spazio. Non passano più molto tempo insieme e non hanno molte conversazioni profonde come questa, ormai. Sono entrambi molto silenziosi, ma non è una novità.
Perciò non si dicono molto altro dopo, si sorridono a vicenda imbarazzati e si asciugano gli occhi. Suo padre gli dice di chiamarlo presto e che non devono per forza organizzare la solita cena del martedì, se Jungkook non è pronto. Lui decisamente non lo è, quindi concorda che è meglio disdire.
Dopo aver salutato suo padre sulla soglia, si prende un momento per respirare, dentro e fuori.
Dentro e fuori.
Poi entra in camera da letto, senza preoccuparsi di accendere le luci, si toglie i jeans e la camicia e li lascia in un mucchietto sul pavimento. Con un grugnito, si butta a faccia in giù sul letto e si rintana sotto le coperte. Sono solo le 19:30, quindi non è neanche lontanamente stanco, ma vuole solo spegnere il cervello per un po'.
Oggi è stata una giornata pesante, anche se l'intermezzo con Taehyung è stato bellissimo.
Quando sente Taehyung rientrare nell'appartamento mezz'ora dopo, si tira le coperte fino alle orecchie e preme il viso sul cuscino, fingendo di dormire.
I passi di Taehyung sono delicati quando entra nella loro stanza, dopo aver bussato leggermente alla porta.
«Jungkook?»
Jungkook non muove un muscolo.
«Jungkook? Stai dormendo?»
Jungkook rimane completamente immobile e prega che Taehyung non si avvicini per controllare. Ma poi Yeontan abbaia da qualche parte nel soggiorno e Taehyung esce dalla stanza in tutta fretta, mettendolo a tacere.
Forse quel cane non è così terribile.
Jungkook rimane sveglio a lungo, ascoltando i rumori di Taehyung nella zona principale dell'appartamento mentre prepara la cena, chiama suo fratello e mette uno dei suoi album preferiti sul giradischi. Quando parte la loro canzone, ogni fibra del corpo di Jungkook gli grida di alzarsi dal letto e andare ad abbracciare Taehyung, ma non ci riesce. Taehyung vorrà parlare, o almeno chiedergli di parlare, e lui non è pronto.
Si sente in colpa per questo, ma non può fare altrimenti.
Si sente ancora peggio quando sente Taehyung dire: «Tannie, credo che oggi dovrai ballare tu con me.»
Per fortuna, si addormenta poco dopo, lasciandosi andare alla melodia soft jazz e alla voce soave di Taehyung, che canta con essa. Gli sembra che sia seduto proprio davanti alla porta della camera da letto, come se sapesse che Jungkook è ancora sveglio. Che questo è l'unico modo per aiutarlo, in questo momento.
Quando Jungkook si sveglia al mattino, è amareggiato nel trovare il letto ancora vuoto. Sa che Taehyung ha dormito con lui; può vedere le lenzuola stropicciate e sentire l'odore della crema idratante di Taehyung sul cuscino. Ma il calore lasciato da Taehyung è scomparso da tempo e al suo posto c'è un dolore profondo nel petto di Jungkook.
Si alza con un sospiro e va in bagno a prepararsi per la giornata. Ha appena finito di lavarsi i denti quando sente la porta d'ingresso aprirsi ed entra in soggiorno giusto in tempo per vedere Taehyung entrare, sudato e arrossato. Si toglie i guanti e apre la giacca, salutando Jungkook con un cenno della mano.
Jungkook si appoggia al muro, divertito, mentre guarda Taehyung riprendere fiato.
«Hey... ho fatto- ho fatto una corsetta... buongiorno... oh mio Dio...» Inspira profondamente un paio di volte, con le mani sui fianchi. «Correre fa schifo.»
«Avresti dovuto svegliarmi», si acciglia Jungkook. «Sarei venuto con te.»
«Sembravi piuttosto stanco ieri sera.»
Jungkook apre le braccia. «Posso avere un abbraccio?»
Taehyung alza un sopracciglio. «Sono molto sudato.»
«Non me ne frega.»
A quel punto, Taehyung si avvicina e si rannicchia contro il petto di Jungkook, con le braccia strette intorno a lui. È come se ogni centimetro del corpo di Jungkook si calmasse, anche solo per un secondo. Sa che Taehyung prova la stessa cosa, perché gliel'ha detto. È buffo, perché Taehyung è in realtà il più alto tra loro due, ma riesce comunque a sentirsi piccolo tra le braccia di Jungkook.
«Ho parlato con mio padre», mormora. «Di mia madre.»
«Che cosa ha detto?»
«Che dovrei darle una possibilità.»
Taehyung rimane in silenzio per un lungo momento, con la testa appoggiata alla spalla di Jungkook.
«Vuoi farlo?» chiede.
«Non lo so», risponde sinceramente Jungkook. «Pensi che dovrei farlo?»
«Non importa quello che penso io.»
«Per me è importante.»
Taehyung si ritrae per poter incontrare lo sguardo di Jungkook. «Se fossi io... beh, è solo che- per tutta la mattina ci ho pensato, e- e continuavo a pensare a mia nonna. E so che questa è una cosa completamente diversa, ma non riuscivo a smettere di pensare a come ti saresti sentito, tra qualche anno, se non avessi cercato di far pace con tua madre. Se ti guardassi indietro e avessi dei rimpianti, per il tempo perso o per quello che avresti voluto fare, e-»
Si interrompe, scuotendo la testa. «Mi dispiace, non volevo che la cosa riguardasse me. È solo che... è così che mi sento, credo. Non voglio che tu ti perda qualcosa che potrebbe essere davvero bello, solo perché sei bloccato nel passato.»
Quando ha finito si morde il labbro e guarda Jungkook con aria interrogativa.
«Cosa ne pensi?»
Jungkook alza una spalla. «Non sono ancora sicuro.»
Taehyung si accascia in avanti per premere il viso sul petto di Jungkook. Jungkook gli massaggia leggermente il braccio.
«Piccolo?»
«Vorrei solo tirarti fuori tutte le risposte», borbotta Taehyung. «Sei così maledettamente silenzioso.»
Solleva però la testa con un sorrisetto e posa un bacio sulla guancia di Jungkook. «Pensi di poter essere un po' meno silenzioso nella doccia?»
Jungkook si limita a sorridere in risposta, più che felice di accontentarlo.
Nei giorni successivi le cose tornano ad essere tranquille. Jungkook ne è felice: non crede di poter gestire altre sorprese questa settimana. Taehyung, che di solito vuole uscire e fare qualcosa, passa molto tempo con lui nell'appartamento. Non fanno molto, si limitano a lavorare su progetti separati e poi si riuniscono per definire altri dettagli del matrimonio.
Condividono una bella bottiglia di vino per ricordare che manca solo un mese al grande giorno e Jungkook prepara una cena elegante per Taehyung. È un po' deluso quando vede che quest'ultimo non la divora più come faceva una volta, ma il modo in cui si imbroncia mentre mangia fa ancora arricciare il naso a Jungkook per la felicità.
Jungkook chiama suo padre il giovedì sera e passano un po' di tempo a parlare di tutto e niente. Non si è messo in contatto con Junghyun, ma al momento non ne ha voglia. Da un lato, capisce perché suo fratello non abbia detto nulla alla festa di fidanzamento, ma dall'altro, gli dispiace che gliel'abbia tenuto segreto.
Inoltre, ha parecchie domande da fare e pensa che Junghyun, avendo vissuto con sua madre, possa avere un paio di risposte da dargli. Decide di parlargli sabato, dopo il saggio di danza di Yuna. Yuna interpreta il fiocco di neve più importante nel balletto Winter Wonderland della sua classe e Jungkook le ha già comprato un libro da colorare per festeggiare.
L'arte è la loro passione, anche se per il momento Yuna si limita a scarabocchiare su un foglio e ignora i bei disegni che Jungkook fa per lei. A volte lui le lascia colorare i suoi tatuaggi, ma di recente ha iniziato a gravitare intorno ai suoi capelli. Ari si è scusata con lui durante l'ultima riunione di famiglia quando Yuna gli ha aggrovigliato una ventina di forcine glitterate nei capelli, dicendogli che sta attraversando la fase "scuola di bellezza".
Il mese scorso voleva fare l'autista del furgoncino dei gelati, questo mese vuole fare la cosmetologa. Jungkook incrocia le dita, sperando che un giorno deciderà di diventare un'artista come suo zio Koo.
È proprio la promessa di passare un po' di tempo con la sua nipotina a fargli superare la settimana, insieme alla gentilezza di Taehyung. Taehyung è sempre gentile, ma le battute provocanti che gli piace fare di solito ora sono accompagnate da delle coccole più tenere, una mano affettuosa sulla guancia o una dolce carezza sul braccio.
È proprio quello di cui Jungkook ha bisogno, onestamente. Tutto sommato, la settimana si conclude bene, considerando la notizia bomba che ha ricevuto domenica. Super bene, perché non ha sentito il bisogno di piantare in asso Taehyung quando sono andati a correre o di scoppiare a piangere o di prendere a pugni qualcosa. Si sente semplicemente normale. E secondo lui sarebbe sbagliato, ma crede che la sua vecchia terapeuta lo definirebbe un progresso.
Ecco perché il venerdì si ritrova alquanto confuso, perché non capisce bene cosa stia succedendo. Soprattutto perché ormai non succede più da anni.
È notte fonda quando Taehyung si sveglia scuotendo la spalla e sussurrando il suo nome.
«Mmm.»
«Jungkook», sussurra ancora Taehyung. «Jungkook, svegliati.»
Non è la prima volta che Taehyung lo sveglia nel cuore della notte. In alcune occasioni, si è svegliato di soprassalto perché Taehyung lo abbracciava così forte nel sonno che Jungkook faceva fatica a respirare. Non ha mai detto a Taehyung quando è successo, perché non vuole che Taehyung lo veda come una cosa negativa. Semmai, Jungkook è incredibilmente commosso e lusingato dal fatto che Taehyung voglia stringersi a lui, anche inconsciamente, il più possibile.
Ma anche Taehyung è sveglio e Jungkook apre gli occhi a forza per vedere il suo fidanzato che si libra su di lui nel buio.
«Svegliati», dice Taehyung, e Jungkook finalmente percepisce la supplica nella sua voce.
«Sono sveglio», borbotta, e una mano scivola sotto l'orlo della maglietta di Taehyung.
Muove il palmo della mano su e giù lungo la pelle nuda della schiena di Taehyung, sbattendo lentamente le palpebre.
«Che succede?»
Al buio non lo vede bene, ma Jungkook riesce a distinguere l'ansia nei lineamenti di Taehyung quando Jungkook gli pone quella domanda.
«Non hai avuto un incubo?»
Jungkook scuote la testa. «Non credo. Non stavo sognando nulla.»
Taehyung inspira silenziosamente, per un momento senza rispondere.
«Allora perché stai piangendo?»
Jungkook trasale quando la mano di Taehyung gli sfiora il viso, raccogliendo le lacrime che Jungkook sente solo adesso, umide sulle guance.
Oh, merda.
«Non lo so», risponde onestamente. «Non lo so proprio. Sto bene, amore. Nessun incubo.»
Taehyung appoggia la testa nell'incavo del collo di Jungkook e rabbrividisce quando Jungkook gli traccia la schiena con due dita.
«Ma stai piangendo», sussurra. «Non stai bene se stai piangendo.»
«Taehyung...»
«Cos'hai?» mormora Taehyung, la sua voce vacilla. «Ti prego, dimmelo.»
«Non lo so», ripete Jungkook. «Sto bene.»
Jungkook sente Taehyung inspirare tremante contro il suo petto.
«Non escludermi. Tesoro, ti prego, non escludermi.»
«Non lo faccio.»
Taehyung gli stringe il braccio, più forte di quanto probabilmente si renda conto, e Jungkook trasale.
«Taehyung, fermati.»
«Non farlo», sussurra Taehyung. «Devo sapere cosa c'è che non va.»
Jungkook emette un lungo sospiro, prima di mettersi delicatamente in posizione seduta e portare Taehyung su con sé. Si allunga sul letto per accendere la lampada sul comodino, illuminando lo sguardo con cui Taehyung lo sta fissando, con quegli occhi enormi, lucidi e terrorizzati.
«Hey, hey, hey», dice Jungkook teneramente, passando i pollici sulle guance di Taehyung. «Cosa c'è che non va, mh? Qual è il problema?»
Taehyung evita il suo sguardo e fissa invece il suo grembo.
«Io non... quando le persone mi nascondono le cose, non riesco a gestirle.»
«Lo so», lo rassicura Jungkook. «Lo so.»
Lo sa davvero. Dopo tre anni insieme, con tanti alti e bassi, soprattutto all'inizio, Jungkook conosce Taehyung come le sue tasche. Conosce le speranze e i sogni del suo fidanzato e, soprattutto, le sue paure.
A Taehyung non piace sentirsi solo, non gli piacciono le bugie e odia quando non può essere d'aiuto.
Perciò tutto questo, svegliarsi e vedere Jungkook piangere, insieme al fatto che Jungkook non abbia una buona spiegazione per giustificare tale pianto, non è esattamente una cosa che Taehyung riesce a gestire.
Quando si sono incontrati per la prima volta, Jungkook non si è reso conto di quanto Taehyung possa essere fragile, sensibile. Non che sia un difetto, è semplicemente una caratteristica di Taehyung. È una cosa che fa sentire Jungkook immensamente fortunato, perché Taehyung si fida di lui al punto da mostrarsi così vulnerabile in sua presenza.
Ma a volte questo significa anche che Taehyung diventa irrazionale o eccessivamente emotivo e Jungkook deve rassicurarlo più di quanto farebbe normalmente.
È qualcosa che Jungkook troverebbe un po' frustrante, se non fosse stato presente sin dall'inizio. Dopo tutto quello che è successo tra Taehyung e sua nonna e, naturalmente, dopo le cose che Jungkook ha fatto, le urla e il dolore.
Così, quando Taehyung ha bisogno dei suoi momenti di tenerezza, dolcezza e fragilità, Jungkook si è ripromesso di essere lì per tranquillizzarlo.
«Piccolo», dice con voce calma, «non so perché stavo piangendo. Ma ora non lo sto facendo, ok? Sto bene, davvero. A dirla tutta, è già successo altre volte.»
Taehyung solleva lo sguardo, allarmato. «Quando?»
Jungkook fa spallucce. «Prima di conoscerti? Quando è successa quella cosa col mio capo.»
«Oh», dice Taehyung con dolcezza. «E davvero non sai perché succede?»
«Non ne ho idea.»
Jungkook ne ha un'idea, qualcosa che ha a che fare con le reazioni corporee a pensieri e sentimenti intangibili, ma sono le tre del mattino e non vuole entrare nel merito.
«Pensi che...» inizia Taehyung, «pensi di dover tornare in terapia?»
«Cosa, perché ho pianto?»
«No, io-» Taehyung si acciglia. «Non voglio dire- è solo che... se non puoi parlare con me, allora forse dovresti parlare con qualcun altro.»
Jungkook sospira esasperato e lascia cadere le mani dal volto di Taehyung. «Taehyung, non c'è niente di cui parlare.»
«C'è sempre qualcosa di cui parlare», sussurra Taehyung. «Non puoi tenerti tutto dentro.»
«Ma non lo faccio.»
Jungkook ora inizia a sentirsi un po' frustrato, e il modo in cui Taehyung si aggrappa a lui è più irritante che confortante. Prende un bel respiro per ricomporsi.
«Piccolo, ti prego, non farmi pressione. Ti prometto che non c'è niente di cui parlare.»
«Ma io non-»
«Invece sì-»
«Perché non mi parli?» chiede Taehyung. «So che non stai bene. Tua madre è ricomparsa all'improvviso, e ora stai piangendo nel sonno, e stai facendo quella... quella cosa che odio.»
«Quella cosa che odi?» chiede Jungkook.
A volte dimentica che anche Taehyung può sentirsi frustrato nei suoi confronti. È un evento raro, rarissimo.
«Quando dici che stai bene, e poi... fai qualcosa di avventato, o prendi a pugni un muro, e-»
«Taehyung, io non prendo a pugni i muri.»
«Credo che l'ammaccatura nel nostro bagno non sia d'accordo con quest'affermazione.»
Jungkook stringe la mascella per evitare di replicare che l'unico motivo per cui ha dato un pugno a quel muro è perché Yeontan lo ha morso all'inguine. Un morso vero e proprio, non un semplice pizzicotto. Sanguinava, e giura di avere ancora i segni sull'interno coscia che lo dimostrano. Come poteva prevedere che Yeontan sarebbe entrato mentre cagava, incazzato nero per l'assenza di Taehyung? O dava un maledetto pugno al muro o spediva Yeontan nella stratosfera, e Jungkook ha scelto di prendere la retta via, per una volta.
Non è stato il suo momento più alto, certo, ma non è applicabile a questo caso.
Sa di avere un caratteraccio, ma sta cercando di tenerlo a bada. È stato più difficile, senza la terapia, ma crede di esserci riuscito. Come in questo momento, in cui sceglie di stringere i pugni sulle lenzuola e di non scappare via da Taehyung, come vorrebbe. Scegliendo di mantenere un tono calmo e leggero invece di urlare, come vorrebbe.
Negli ultimi giorni ha spesso desiderato di urlare.
«Taehyung», dice con fermezza. «Sto bene. Mia madre è tornata e sto cercando di elaborare la cosa. Perciò mi dispiace se non posso raccontarti tutto in questo momento, all'alba, ma non so proprio dirti come mi sento, a parte che sono fottutamente esausto.»
Beh, alla faccia della calma e della leggerezza.
Il cipiglio di Taehyung si inasprisce e finalmente si stacca da Jungkook. «Ok.»
«Ok?»
«Non ti sveglierò più», borbotta Taehyung. «Mi dispiace.»
Sta avvolgendo le braccia intorno a sé in quella posizione protettiva che Jungkook odia, soprattutto quando è lui a costringere Taehyung a farlo.
«Amore...»
Jungkook tende una mano, ma Taehyung si limita a scuotere la testa e ad allontanarsi, uscendo da sotto le coperte e sedendosi sul bordo del letto. Yeontan si alza dal suo lettino nell'angolo, stiracchiandosi irritato.
«Cosa stai facendo?» chiede Jungkook.
«Dormirò nello studio», dice Taehyung sottovoce.
Lo "studio" è il nome che hanno dato all'altra camera da letto. Nell'angolo c'è un futon che usano gli ospiti, mentre il resto della stanza è occupato da tutto il materiale artistico di Jungkook. Anche Taehyung ha il suo angolino, dove scrive la sua musica, si esercita con il sassofono e suona per Jungkook mentre dipinge.
È un posto comodo per dormire – Jungkook si è addormentato più di una volta lì dentro, impegnato a lavorare a un quadro fino a notte fonda – ma il loro letto, con loro due dentro, è molto meglio.
«Taehyung», geme Jungkook, «non essere ridicolo.»
«Non lo sono», risponde Taehyung, con un tono ancora dolce, ma un'inclinazione più dura. «Se ti vedo piangere di nuovo ti sveglio, e tu hai detto che sei stanco. Va bene così.»
«No, non va bene.»
«Buonanotte.»
Taehyung sguscia fuori dalla stanza prima che Jungkook possa protestare, mentre Yeontan lo segue un attimo dopo. Jungkook si lascia cadere di nuovo sul materasso e si passa le mani sul viso con un gemito. Le sue guance sono ancora bagnate e le sfrega con rabbia, tanto da sentirle bruciare.
Stupido corpo di merda.
È stato completamente sincero, eppure Taehyung non gli crede. È stupido e sciocco.
E troppo dolce, come sempre.
Sa che Taehyung è solo arrabbiato perché non vuole che Jungkook stia male. Non è colpa sua; non è che non si fida di Jungkook, è che non si fida di tutto il resto. E Jungkook lo ama per questo, anche se porta a situazioni del genere.
Conta fino a dieci prima di alzarsi dal letto, rabbrividendo per l'aria fredda che lo colpisce quando lascia il caldo piumone. Esce dalla porta e attraversa il corridoio fino a raggiungere lo studio, entrandovi.
Taehyung è già steso sul futon, avvolto in una coperta con Yeontan rannicchiato sullo stomaco, che si lecca mestamente il polso. Taehyung alza lo sguardo verso Jungkook quando entra, mentre entrambi cercano di distinguere l'altro nel buio.
«C'è posto per me su quel coso?» chiede Jungkook, indicando il futon.
Taehyung si sposta più vicino al bordo e Jungkook si avvicina. Mette le mani ai lati di Taehyung, pronto a scivolare su di lui, ma prima si libra sopra il suo corpo. Jungkook sente la pelliccia di Yeontan sfiorare il suo petto nudo e si china a baciare la guancia di Taehyung, in segno di silenziose scuse.
Poi si infila tra Taehyung e lo schienale del futon. Si muovono in silenzio per qualche istante, cercando di mettersi comodi. Non è certo come il loro letto.
«È così stupido», sospira Taehyung, ma Jungkook sente il sorriso nella sua voce.
«Anche quello che è appena successo.»
Taehyung aspetta un attimo prima di rispondere. «Sono ancora arrabbiato.»
«Anch'io», risponde Jungkook. «Ma entrambi sappiamo che non puoi dormire senza di me.»
«È una benedizione o una maledizione?» chiede Taehyung tra sé e sé.
Il braccio che Jungkook ha stretto intorno alla vita di Taehyung lo attira verso di sé, così Jungkook può premere il viso sulla spalla di Taehyung.
«Non dire così.»
«Te l'ho detto che sono ancora arrabbiato.»
Jungkook sbuffa una piccola risata e stringe la presa. «Ok.»
«Ok.»
Stanno in silenzio per quasi un minuto, intermezzato solo dai respiri affannosi di Yeontan, su cui Jungkook non può concentrarsi, altrimenti lo manderebbe davvero nella stratosfera. La mano di Taehyung trova quella di Jungkook appoggiata sulla sua vita e se la porta sotto la maglietta. Jungkook capisce l'antifona e accarezza delicatamente la sua pelle per qualche istante.
«Sei importante per me», sussurra Taehyung.
Sembra nervoso, come se temesse che Jungkook non provi la stessa cosa. Come se fosse possibile.
«Ti amo, piccolo.»
Questo basta a Taehyung per rilassarsi, e sprofonda contro il petto di Jungkook, infilando le dita nella pelliccia di Yeontan. Jungkook si addormenta un minuto dopo e l'ultima cosa che ricorda è di aver pregato di non svegliarsi con gli occhi umidi al mattino.
E non succede, grazie a Dio, ma ha un enorme torcicollo che passerà la giornata a cercare di risolvere.
Lui e Taehyung sono... freddi, forse è la parola giusta. Taehyung gli dà comunque il bacio del buongiorno e poi vanno a correre. Fanno ancora la doccia insieme quando tornano a casa, ma tutto sembra un po' più freddo tra loro. Taehyung non è arrossito neppure una volta oggi e questa cosa sta uccidendo Jungkook più di quanto pensasse.
Non hanno però il tempo di risolvere nulla, perché Taehyung esce dopo la colazione per andare da sua sorella. La aiuta a organizzare il suo nuovo appartamento e poi si ferma allo studio di registrazione per lavorare un po' con Hobi e Namjoon. Jungkook vorrebbe seguirlo, ma ha il saggio di danza di Yuna e ha promesso di andarci.
I due si lasciano tecnicamente in buoni rapporti, ma Jungkook prova ancora un senso di tristezza quando Taehyung riempie di baci il viso di Yeontan invece del suo. Yeontan abbaia a Jungkook mentre Taehyung lo porta fuori dalla porta.
Non sono geloso di un cane. Non sono geloso di un cane.
Anche se il cane in questione passa tutto il giorno con Taehyung, andando in giro con la sua macchina, guardandolo in studio e assorbendo tutto l'amore e l'affetto che Jungkook ha stupidamente rifiutato ieri sera.
Non sono geloso di un cane, non sono geloso di un cane, non sono... oh, chi cazzo sto prendendo in giro.
Si precipita nel loro studio con molta più forza del necessario, lasciando che la porta si chiuda alle sue spalle. È solo nell'appartamento, quindi non si preoccupa di attutire il suono delle sue urla a squarciagola.
Una volta terminato, si raddrizza, prende fiato e si mette al lavoro.
Ha una mostra in programma circa una settimana dopo il matrimonio e ha fatto solo la metà di quello che doveva fare. Inoltre, l'arte è sempre una buona distrazione da tutto il resto, qualcosa che gli permette di spegnere il cervello per un po'.
Ma anche questo gli si sta ritorcendo contro, perché più vernice schiaccia sulla sua tela, più peggiora l'aspetto, e si arrende verso l'ora di pranzo con un'imprecazione rabbiosa. Se Taehyung fosse qui, saprebbe esattamente cosa dire per calmarlo e assicurargli che andrà tutto bene.
Tutto ciò che Jungkook può fare è bere aggressivamente una tazza di caffè prima di passare al suo lavoro da freelance, disegnando alcuni sfondi per il nuovo gioco di Yoongi. È riuscito a disegnare alcune modifiche ai personaggi, ma lo infastidisce trovare nella sua casella di posta elettronica un'e-mail che richiede un'altra serie di modifiche. Niente sembra andare per il verso giusto, non da quando si è svegliato piangendo.
Ha rovinato tutto. Hai mandato tutto a puttane, Jeon.
Jungkook sta fissando lo schermo del computer da cinque minuti prima di rendersi conto di essersi messo le mani nei capelli, tirandoli con forza.
Si lascia andare a un sospiro stentato. Forse Taehyung aveva ragione riguardo alla terapia.
Dopo pranzo, si cambia con abiti più eleganti e sale in macchina, diretto a casa di Jimin e Yoongi. Riesce a uscire dal parcheggio prima di rendersi conto di aver dimenticato il portafoglio e fa inversione di marcia con una serie di imprecazioni colorite che lo farebbero cacciare dalla maggior parte delle chiese. Oggi non è proprio la sua giornata.
Quando arriva a casa dei suoi amici, ha iniziato a nevicare leggermente. Non può fare a meno di pensare a Taehyung, che ama la neve. Si dice che stasera faranno pace, per davvero stavolta.
«Buon pomeriggio, Kook», dice Yoongi quando apre la porta. «Non pensavo che ce l'avresti fatta.»
«Mi dispiace», si scusa Jungkook entrando, «oggi è stata-»
«Non dirlo a me.»
Entrano in salotto e si siedono sul divano, in modo che Jungkook possa stenderci sopra i suoi lavori più recenti. Yoongi esamina i suoi disegni in silenzio, con un'espressione pensierosa sul volto.
«Quella là fuori è la macchina di Jungkookie?»
La porta del garage si apre e si chiude di botto, e poco dopo Jimin entra nel soggiorno, vestito con abiti da allenamento e con un aspetto artisticamente sudato, come se fosse appena uscito da una rivista di fitness. Jungkook sceglie di ignorare il luccichio negli occhi di Yoongi mentre guarda Jimin, anche se Jungkook deve ammettere che in questo momento è davvero bello.
Segretamente, Jungkook preferisce l'aspetto che ha Taehyung dopo l'allenamento, quell'atteggiamento da "stringi i denti e non mollare" che ha. È molto più intrigante.
«Lo è. Ciao, Kook.»
«Hey.»
«Jin ti saluta; ci vediamo stasera.»
Jungkook annuisce, anche se alza gli occhi al cielo. «Non posso credere che siate ancora iscritti al corso di spinning.»
Jimin incrocia le braccia e alza un sopracciglio. «Io sì. Come pensi che siamo così belli? Dai, Jungkook, svegliati.»
«Sì, non ho nulla da eccepire», interviene Yoongi.
Jungkook si limita a sbuffare. «Com'era la salsa?»
«Ci andiamo di nuovo domani», dice Jimin, con un sorriso. «È stato fantastico.»
Jungkook ora geme, l'idea dei suoi due migliori amici che si palpeggiano in mezzo a un mare di coppie di vecchietti è troppo disgustosa per lui da comprendere.
«Ecco cos'è la vita matrimoniale», scherza Yoongi. «Taehyung ti trascinerà a un corso di ceramica ogni settimana, aspetta e vedrai.»
«Scusami», interviene Jimin, «ma mi sembrava di ricordare che fossi tu a volerci tornare.» Poi si rivolge a Jungkook con un occhiolino. «Il nostro istruttore ha detto che Yoongs ha dei "fianchi che contengono moltitudini".»
Jungkook non deve nemmeno fingere di avere dei conati di vomito. «Che schifo! Smettetela, siete davvero disgustosi.»
«Come se tu e Taehyung non lo foste», dice Yoongi. «Oh, piccolo, suona il tuo sassofono per me.»
«Cosa? Io non parlo così-»
«Oh, Jungkook, sei troppo figo!» lo interrompe Jimin. «Adoro i tuoi tatuaggi; sei proprio un bad boy-»
«Hey», dice Jungkook severamente, puntando un dito contro Jimin. «Taehyung è off limits.»
Jimin alza gli occhi al cielo e borbotta qualcosa sottovoce che suona come "è il mio migliore amico", ma poi decide di lasciar perdere. Yoongi sorride a Jungkook e gli dà un pugno sul braccio.
«Ok, beh, devo fare la doccia, quindi vi lascio soli. Questi schizzi sono fantastici, Kook.»
A questo punto, Jimin gira i tacchi e si avvia a lasciare la stanza, ma poi torna indietro, come se si fosse appena ricordato di qualcosa. Prende il telefono dalla tasca e lo lancia a Yoongi, che lo prende con un grugnito.
«Che c'è adesso?»
«Ho cancellato per sbaglio la mia app delle note», dice Jimin in tono vivace. «Ma grazie a Dio mio marito, il genio della tecnologia, può recuperarla per me!»
«Cristo Iddio», mormora Yoongi.
Jimin saltella e posa un bacio sulle labbra di Yoongi, che annuisce esasperato e gli accarezza un fianco con la mano.
«Ok, ok», si lamenta Jungkook. «Abbiamo capito il senso.»
Jimin gli fa il dito medio prima che lui e Yoongi smettano finalmente di succhiarsi la faccia e lasci la stanza per andare di sopra a farsi una doccia. Poi Yoongi torna agli schizzi di Jungkook e passano l'ora successiva a esaminare le modifiche che lui vuole apportare e le sue idee per alcuni nuovi schizzi.
Jungkook pensava che sarebbe stato strano fare questo tipo di cose per uno dei suoi migliori amici, ma Yoongi ha sempre mantenuto l'equilibrio perfetto tra la professionalità e il buon vecchio Yoongs, quindi ora è di nuovo a suo agio. Quando hanno finito, Jungkook inizia a mettere a posto il suo portfolio, ma Yoongi si acciglia.
«Kook, guarda qui.»
Sta armeggiando con il telefono di Jimin, senz'altro per reinstallare l'applicazione delle note che ha per sbaglio cancellato, ma invece mostra a Jungkook una serie di messaggi.
Dove sei?
Chiamami.
Jimin, per favore.
Ho bisogno di te.
Ci sei solo tu.
Jungkook sbatte le palpebre. «Cosa- chi glieli ha mandati?»
Yoongi stringe la mascella per un attimo. «Il suo capo.»
Jungkook sente la bocca spalancarsi. Scuote la testa e sente le dita formicolare e intorpidirsi all'improvviso. Entrambi saltano quando sentono il telefono di Jimin squillare: il suo capo lo sta chiamando.
«Non lo farebbe mai... Yoongs, non lo farebbe mai...»
«Lo so.»
«Ma perché...»
«È questo che non so.» Yoongi rifiuta la chiamata. «È solo che... mi fido di Chim, certo che mi fido. Ma... è di tutti gli altri che non mi fido, di chi gli sta intorno.»
Jungkook si acciglia. «Yoongs, non è proprio una buona-»
«È bellissimo, Kook. È bellissimo, e questo fa effetto alla gente, non solo a suo marito. E non è colpa sua, ma io... mi preoccupo. Tu più di tutti puoi capire... voglio dire...»
«Certo.»
Il telefono di Jimin si illumina di nuovo.
«Non è la prima volta», confessa Yoongi. «È da un po' che succede.»
Jungkook deglutisce, con la gola secca. «Cosa vuoi dire?»
«Noi... siamo sposati, non ci nascondiamo le cose. Quindi a volte riceve messaggi del genere dal suo capo. "Ho bisogno di te". Possiamo parlare". "Grazie per la tua discrezione".»
«Ha detto così?» chiede Jungkook. «Io- Yoongi, perché non ne hai parlato con lui?»
«Mi fido di lui. Mi fido di lui», ripete Yoongi, come un mantra. «Mi fido. Quindi non- non posso- se mi permetto di credere- Kook, devo pensare che non sia niente. Chim probabilmente sa che ho visto quei messaggi. E non dice mai una parola. Quindi mi fido di lui.»
«Perché continui a rifiutare queste chiamate?» gli fa notare Jungkook, mentre Yoongi ne manda un'altra alla segreteria telefonica.
«Ho detto che mi fido di Jimin. Non mi fido di questo bastardo.»
Jungkook annuisce. Yoongi si passa una mano sul viso.
«Non so cosa fare, Kook. E sento che invece tu lo sapresti, meglio di me. È un segno o qualcosa del genere? È... è Chim che... non lo so. Sento che dovrei difenderlo.»
«Allora fallo.»
Forse è il trauma personale di Jungkook a mettersi in mezzo, ma il fatto è che quando il capo di Jungkook gli dava la caccia, la cosa che desiderava di più era che qualcun altro si mettesse nei suoi panni, per aiutarlo ad allontanarsi da tutto questo. E, personalmente, pensa che anche se non sta accadendo nulla tra Jimin e il suo capo, a qualsiasi titolo, ha ancora bisogno di un confine più concreto.
Yoongi lo guarda con un'alzata di spalle e infine accetta quella che, secondo le stime di Jungkook, è la settima chiamata in arrivo dal capo di Jimin.
«Pronto?»
Jungkook non riesce a sentire la voce all'altro capo, quindi si limita a guardare il volto di Yoongi.
«No. No, sono suo marito; al momento è occupato. E sai, come marito, devo chiederti cosa stai facendo, perché lo chiami nel fine settimana, mentre lui è fuori. Gli scrivi "ho bisogno di te" e "dove sei". Non è il tuo cagnolino che puoi chiamare quando vuoi perché venga a eseguire i tuoi ordini. È una persona con dei sentimenti e delle opinioni e penso che sia disgustoso che tu cerchi di approfittare del vostro rapporto in questo modo. Da uomo a uomo, è una cosa davvero di basso livello da-»
«Yoongs? Chi è?»
Sia Jungkook che Yoongi sobbalzano quando sentono la voce di Jimin, in piedi sulla soglia, appena uscito dalla doccia. Yoongi si limita a tendere il telefono perché Jimin lo prenda, con la pelle di solito pallida che diventa rossa e a chiazze dall'imbarazzo. Jungkook non crede che abbia nulla di cui vergognarsi, secondo il suo punto di vista. Bisogna porre dei limiti, anche se si tratta di una cosa apparentemente innocua.
Il capo di Jungkook era innocuo, finché un giorno non lo era più.
«Pronto?» dice Jimin, avvicinando il telefono all'orecchio. «Oh, hey!... no, non l'ho fatto, scusa, ero nella doccia....Sì, posso farlo, nessun problema.»
Jimin ascolta per un attimo, poi ride imbarazzato. «Sì, mi dispiace per prima. Lui è un po'... esatto, proprio così. Ok, arrivo verso le undici... sì, va bene. Va bene, ciao.»
L'espressione gentile sul volto di Jimin scompare non appena riaggancia il telefono e guarda Yoongi con aria accusatoria.
«Hai urlato addosso al mio capo?»
Yoongi ricambia lo sguardo. «Sì. Questa cosa ci sfuggendo di mano, Chim. Gli sms, le telefonate; non lavori nemmeno nei fine settimana-»
«Yoongi», geme Jimin, «ha bisogno che venga a fare il turno di notte alla stazione radio! È per questo che mi ha chiamato di continuo. Tutti gli altri avevano già chiesto il permesso, e io sono l'unico che era disponibile per il turno.»
Yoongi sbatte le palpebre un paio di volte e Jungkook sente il suo viso diventare rosso. Ok, forse hanno esagerato un po', ma Yoongi ha detto che è già successo in passato...
«Non posso credere che tu l'abbia fatto», sbotta Jimin. «È il mio capo, Yoongi. Questo è il mio lavoro, la mia vita.»
«Chim, mi dispiace, ma vedendo un altro uomo mandare a mio marito un messaggio con scritto "Ho bisogno di te", cosa avrei dovuto pensare?». Yoongi alza le mani. «E poi... visti i tuoi trascorsi-»
«I miei trascorsi», ansima Jimin, e Yoongi si stringe improvvisamente a Jungkook, come se sapesse di aver detto una cazzata.
Jungkook si ritrae, altrettanto terrorizzato dalla rabbia che ribolle negli occhi di Jimin.
«Che ero una puttana, vuoi dire.»
«Chim-»
«Jungkook», dice Jimin, con voce improvvisamente, stucchevolmente dolce, «il futon a casa tua è disponibile, vero?»
«Cosa- Jimin, amore, dai, non farmi-»
«Penso che ti piacerà dormire lì, mentre io starò con Taehyung.»
«Cosa?» protesta Jungkook. «Ma io non ho nemmeno-»
«Certo, come se non capissi quando voi due siete in combutta», dice Jimin in tono sarcastico.
«Chim, non volevo dire che-»
Jimin lancia un'occhiataccia a Yoongi. «Ti amo, e non voglio davvero parlare con te in questo momento. Tornerò a casa domattina, ok? Ma ora non voglio parlarne.»
Jimin esce di corsa dalla stanza prima che Yoongi o Jungkook possano protestare, poi Jungkook si volta verso Yoongi, leggermente scioccato.
«Io...»
«Questa è la vita matrimoniale», ripete Yoongi, scuotendo incredulo la testa. «È così che si litighiamo sempre, fidati. Ne parleremo davvero domani.»
«Sì, solo che ora sono io a soffrire! Yoongs, sai che Taehyung sceglierà di stare con Chim anziché con me stasera, dai!»
Non aiuta il fatto che avesse programmato di fare pace con Taehyung stasera, con tanto di baci di scuse e un pompino spettacolarmente pentito. Ma Yoongi si limita a fare spallucce e a dargli una pacca sulla spalla.
«Sopravviverai.»
«Incredibile...»
«Non hai il saggio di Yuna?» gli fa notare Yoongi. «Se non te ne vai ora farai tardi.»
Jungkook dà un'occhiata al telefono, imprecando quando vede l'ora. «Cazzo, ok, va bene. Ma mi devi un favore, Yoongs.»
«Sei tu che mi hai detto di difenderlo», sbotta Yoongi, ma non c'è risentimento nella sua voce. «Senti, ho fatto io il guaio, lo risolverò. Ma comunque...»
«Ho capito», gli assicura Jungkook.
E lo capisce davvero. Se qualcuno parlasse a Taehyung in questo modo, lasciandogli organizzare feste nel suo appartamento di lusso e dicendogli "Ho bisogno di te", Jungkook non esiterebbe a rompergli il culo.
Mentre sale in macchina e si dirige verso casa di Junghyun, si consola con il fatto che questo non è certo il primo litigio tra Yoongi e Jimin e non sarà l'ultimo. Inoltre, ha le sue cose di cui preoccuparsi, i suoi problemi con il suo futuro marito. Si rende conto che oggi non l'ha chiamato né gli ha mandato un messaggio, e all'improvviso tutto gli sembra ancora più grave.
Quando si ferma nel parcheggio del circolo ricreativo, è quasi furioso. Non sa bene perché, probabilmente perché ha trattenuto le emozioni fino ad ora.
Proprio come ha detto Taehyung, pensa. E subito si dice di stare zitto.
Junghyun lo sta aspettando all'ingresso, con il cappotto stretto intorno a sé per proteggersi dal freddo. Saluta esitante Jungkook, che non ricambia.
«Perché non me l'hai detto?» chiede Jungkook, senza preamboli. «Si è presentata a casa mia, cazzo, Hyun.»
Junghyun sussulta. «Sì, tende a farlo spesso.»
Jungkook sospira, infilandosi le mani in tasca. «Papà ha detto che ti ha già fatto questo in passato. Ha cercato di tornare sui suoi passi.»
«Una volta all'università», dice Junghyun, strofinandosi l'occhio. «Una volta a ventitré anni, e poi proprio quando ho incontrato Ari. Quando avevo appena iniziato a rimettermi in sesto.»
«E poi... è scomparsa di nuovo?»
Junghyun scrolla le spalle. «In pratica, sì. Senti, Kookie, so che è molto-»
«Dieci fottuti anni-»
«Ma credo che questa volta sia diversa. Non so perché, ma lei... lo saprei, capisci? Se è cambiata. E so che superficialmente è la stessa mamma tagliente e critica di sempre, ma... Kookie, sembra diversa, per qualche motivo.»
«Sì, è disperata», sbotta Jungkook. «Papà ha detto che ha perso il lavoro, che non ha più soldi, e che quindi ora lo sfrutterà per chissà quanto tempo, per poi andarsene e-»
«Lei non-»
«E gli spezzerà il cuore, Hyun!»
Alcune persone che passano davanti a loro attraverso le porte sobbalzano per il volume della voce di Jungkook, che si costringe a parlare in tono più calmo.
«So che sei stato con la mamma, e questo significa che la conosci meglio di me. Quindi se dici che è cambiata, cazzo, forse è così. Ma io sono rimasto con papà. E ho visto cosa gli ha fatto, ok? Quanto fosse distrutto quando è andata via. Quindi mi dispiace se non riesco a lasciarla entrare di nuovo nella mia vita con la stessa facilità con cui l'ho fatto con te.»
Junghyun sorride, con grande sorpresa di Jungkook. «Non direi che mi hai reso le cose facili, Kookie. E non mi aspetto che tu ci vada piano nemmeno con lei.» Il suo sorriso si spegne un po'. «Fratellino, te lo giuro, io e papà avevamo solo le migliori intenzioni, nascondendoti questa cosa. Non volevamo vederti così scioccato, ma... la mamma è la mamma, giusto?»
Jungkook è sicuramente d'accordo con lui. «È qui? È per questo che stai aspettando fuori?»
Junghyun scuote la testa. «No. No, non le ho ancora fatto vedere Yuna. E probabilmente non lo farò, almeno per un po'. Sai che Yuna si affeziona alle persone e io...»
Jungkook non riesce a trattenere il sorrisetto che spunta sul suo viso. «Sapevo che eri dalla mia parte.»
«Kookie, non ci sono parti, ok? C'è solo la nostra famiglia. E in questo momento stiamo cercando di capire se la mamma può rientrare in questa famiglia. Sono venuto qui ad aspettarti perché devo chiederti una cosa e so che dopo il saggio diventerai Yuna-centrico.»
«Yuna-centrico?»
«Quando l'unica cosa che ti interessa è tua nipote ed è come se il resto di noi non esistesse.»
«Cosa- non faccio così.»
«Quindi mi stai dicendo che non hai un regalo per lei nella tua macchina.»
Jungkook apre e chiude la bocca un paio di volte, incapace di negarlo.
«Però- lasciamo stare. Cosa volevi chiedermi?»
Junghyun fa un respiro profondo. «Domani io e Ari andiamo a cena da papà. Con la mamma. Voglio che tu venga e che porti Taehyung, se è libero. Gli diremo del bambino e voglio che tu e il mio futuro cognato siate presenti.»
«Non lo so...»
«So che papà ha già parlato con te. E non stiamo- non è una sorta di scarica barile, ma tu gli hai detto che ci avresti provato. Perciò, per favore, puoi venire domani? Ci provi? So che non posso chiederti molto, perché io ho fatto la stessa cosa, cazzo, ma-»
«Sì che puoi», lo interrompe Jungkook.
«Cosa?»
«Puoi chiedere», borbotta Jungkook, sfregando il marciapiede con lo stivale. «Sei mio fratello, Hyun. E ti ho perdonato molto tempo fa. Puoi chiedermi tutto. So che io ti chiedo tanto.»
Alza lo sguardo in tempo per cogliere l'esplosione di affetto sul volto di Junghyun. Jungkook arrossisce, non sapendo bene cosa abbia fatto per guadagnarselo.
«Quindi verrai? È importante per me, Kookie. E per Ari. Non te lo chiederemmo se non lo fosse.»
Jungkook si agita per un momento. Vorrebbe dire di no. Ma quando tre delle persone più importanti della sua vita gli chiedono di accettare, questo fa pendere la bilancia dalla loro parte.
«Ok.»
Quando Junghyun lo stringe in un abbraccio, Jungkook ci si abbandona completamente. Questa settimana ha pensato molto al loro primo incontro, al bar, quando non riuscivano nemmeno a stringersi la mano.
Si chiede cosa proverebbe nel ricevere un abbraccio da sua madre.
Quando entrano, Junghyun si dirige verso l'auditorium per sedersi e Jungkook va in bagno. Esce di nuovo proprio mentre Jin si precipita all'ingresso. Jungkook è sorpreso che sia arrivato solo ora; Jin considera "puntuale" anticiparsi di mezz'ora.
E poi Jungkook viene colpito da quello che può solo descrivere come un lampo di genio, vedendo Jin salutarlo e correre verso di lui. Non sa perché non ci abbia pensato prima. Ma poi vede Jin più da vicino e si acciglia.
«Perché hai un aspetto terribile?»
«Prego?»
«Proprio oggi», borbotta Jungkook.
«Prego?»
Jin ha davvero un brutto aspetto. Non proprio brutto, l'universo non lo permetterebbe, ma brutto per gli standard di Jin. I suoi capelli sono in disordine, piatti e non curati e gli cadono flosci sugli occhi. I suoi occhi sono ancora peggio, con profonde occhiaie viola scuro. Sembra insicuro, insicuro e non ha l'aspetto tipico di Jin. Anche i suoi vestiti sono in disordine; Jungkook nota che indossa calzini spaiati e che i suoi pantaloni sono arrotolati in malo modo intorno alla caviglia.
«Cos'hai?»
Jin sospira, passandosi una mano tra i capelli in un vano tentativo di sistemarli. «Io e Joon stiamo litigando.»
«Mmm.»
Jungkook riflette che oggi tre coppie su tre hanno litigato, e si chiede se anche Hobi e la sua ragazza abbiano qualche problema con la loro relazione per pareggiare i conti. Vorrebbe mandare un messaggio a Taehyung per chiederglielo, ma Taehyung non si è fatto sentire per tutto il giorno.
«Sì», dice Jin, studiando Jungkook con sospetto. «Sì, non è il massimo.»
«Pensate che vi lascerete?»
«Spero di no.»
«Mannaggia.»
«Che cazzo di problemi hai?» chiede Jin. «È la giornata spaliamo merda su Jin?».
Sobbalza al crepitio dell'altoparlante, una voce di donna dice a tutti di trovare il proprio posto, perché il saggio sta per iniziare. Jungkook fa un sospiro e tira il gomito di Jin, trascinandolo nell'auditorium e lungo la navata principale.
«Ho bisogno che ci provi con mio padre», dice sottovoce.
«Cosa? Jungkook, non sto-»
«Ricordi che hai sempre voluto essere il mio patrigno?»
«In realtà no, e sto con Namjoon-»
«Ma state litigando-»
«Sì, ma questo non significa che ci proverò con tuo padre-»
«Kookie! Qui!»
Jungkook vede Ari che lo saluta dal suo posto, indicando i due posti vuoti che hanno conservato per loro. Jungkook annuisce e continua a tirare Jin in avanti, che sembra più confuso che mai. Jungkook lo spinge nella fila per primo, in modo che si sieda accanto al padre di Jungkook.
«Fai in modo che si innamori di te, ok?»
«Cosa?»
Jungkook abbassa la voce a un sussurro mentre passano goffamente davanti a tutte le persone già sedute, che non esitano a lanciargli un'occhiataccia. Ci è abituato, con i tatuaggi e i capelli che ha. E Taehyung non è qui per farlo sembrare più avvicinabile.
«Ho bisogno che tu», sibila, «faccia questo per me.»
«Perché?» ribatte Jin sibilando di rimando, mentre scaccia la mano di Jungkook che gli sta stringendo la spalla.
«Perché ho bisogno che smetta di pensare a mia madre, così se ne andrà via, cazzo.»
Jin si ferma di botto e Jungkook gli finisce sul fianco. «Tua madre è tornata?»
«Kookie, Jin!» li chiama di nuovo Ari. «Venite a sedervi, per favore!».
Tutti intorno a loro sembrano d'accordo con lei e Jungkook giura che il vecchio che ha appena superato ha cercato di fargli lo sgambetto di proposito. Arrivano ai loro posti e Jin si accomoda sul suo con uno sbuffo, incrociando le braccia al petto. Saluta amichevolmente il padre di Jungkook, ma non è affatto quello che vuole Jungkook.
Sa di essere un po' ridicolo, ma per quanto sappia che Jin stesse scherzando sul fatto di provarci con suo padre quando si sono incontrati per la prima volta, Jungkook non può negare che i due abbiano un legame speciale. Ormai si tratta più di amicizia che di altro, ma Jungkook è più disperato di quanto pensasse.
Jin evita ostinatamente il suo sguardo e i suoi sussurrati e insistenti inviti a "dirgli che è bellissimo", e solo quando le luci dell'auditorium si abbassano Jungkook si rende conto che avrebbe dovuto chiedere a Jin perché stanno litigando lui e Namjoon.
Junghyun aveva ragione a dire che diventa Yuna-centrico, perché una volta iniziato il saggio, è lei l'unica cosa a cui pensa per il resto della serata. Esulta per la sua esibizione, la abbraccia subito dopo e le regala il suo libro da colorare. Si scioglie come un budino quando lei gli bacia la punta del naso e gli dice: «Ti voglio bene, Koo.»
Solo quando è di nuovo a casa si ricorda del resto della giornata, e di quanto sia stata schifosa. L'auto di Taehyung è nel parcheggio e quando si dirige verso l'edificio vede il suo fidanzato fuori con Yeontan, che trema di freddo senza la giacca. Jungkook alza gli occhi al cielo e si avvicina di corsa.
«Ho dimenticato-»
«Hai dimenticato il cappotto, mhmm», conclude Jungkook. «Ci penso io.»
Taehyung annuisce mentre Jungkook lo avvolge con il suo giubbotto, chiudendolo con la zip intorno a entrambi. Taehyung appoggia la testa sulla spalla di Jungkook e quest'ultimo lo saluta con un bacio.
«Mi sei mancato», mormora. «Mi sono sentito strano tutto il giorno.»
«Anch'io», sospira Taehyung. «Non mi è piaciuto ieri sera.»
Jungkook annuisce. Rimangono così finché Yeontan non finisce di fare pipì e fa capire con uno scontento guaito a Taehyung di voler essere sollevato dalla neve ghiacciata. Quando tornano nell'appartamento, Jungkook si toglie gli stivali e appende il cappotto, poi fa cenno a Taehyung di raggiungerlo sul divano. Dovrebbero preparare la cena, ma lui vuole prima parlare. Beh, non vuole parlare, ma dovrebbe farlo.
Quando Taehyung si siede accanto a lui, Jungkook prende le sue mani fredde e inizia a scaldarle tra i palmi.
«Mi dispiace di non averti parlato ieri sera. Pensavo davvero quello che ho detto, al fatto che non avevo niente da dire. Non volevo escluderti, ma... non riuscivo ancora a parlarne, e mi dispiace non avertelo detto. Hai ragione, c'è sempre qualcosa di cui parlare, è solo che sono-»
«Introverso.»
Jungkook sbuffa una risata. «Sì. Ma io... piccolo, non voglio escluderti da tutto questo. È solo che non so bene cosa sia "tutto questo", non ancora.»
«Mi dispiace di averti forzato», mormora Taehyung. «So che devo evitare di essere così-»
«Impegnativo?»
«Fragile.»
«Taehyung...»
«No, no, davvero, Jungkook», dice Taehyung. «So di essere molto... ci sono cose che mi rendono sensibile, me che non rendono sensibile te, così come la maggior parte delle persone, e devo evitare che questo influenzi anche tutto il resto. Mi fa agire come se fossi pazzo e questo non mi piace.»
«Non sei pazzo», gli promette Jungkook. «So che sei solo preoccupato per me. E ne ho parlato con papà. Anche con Hyun, un po'. E voglio parlarne con te, e ti giuro che lo farò. Potrebbe solo... sii paziente con me, ok?»
Taehyung annuisce.
«E io... ho detto a Hyun che avremmo cenato con lui, Ari e papà domani, se sei libero.»
Taehyung annuisce di nuovo.
«E mia madre.»
Jungkook può vedere le emozioni che affiorano sul volto di Taehyung, ma scompaiono così velocemente che non riesce a decifrarle. Eccitazione? Trepidazione, forse. Taehyung gli fa un piccolo sorriso.
«È una buona cosa, no? È un passo avanti.»
«Immagino di sì. Potrebbe andare terribilmente male, potremmo ucciderci a vicenda.»
Il sorriso di Taehyung diventa un po' più ampio. «Non le permetterei di ucciderti, non preoccuparti. E non permetterei nemmeno a te di ucciderla. Non voglio ritrovarmi sposato con un criminale.»
Jungkook non condivide il suo buonumore. Al contrario, stringe le mani di Taehyung, racchiuse tra le sue.
«Taehyung... non- non mi piace il modo in cui mia madre parla con te.»
Taehyung sembra confuso. «Cosa vuoi dire?»
«Ti ordina di fare cose, ti costringe a prepararle il caffè e ad appendere la sua giacca e-»
«Mi sono offerto di farlo», dice Taehyung, accigliato. «Sono stato educato.»
«No, tesoro, non ti sto dando la colpa», lo corregge subito Jungkook. «Sto dicendo che mi sembra... che si approfitti di te.»
«È stata qui solo per dieci minuti.»
«Lo so, lo so, ma- Taehyung, la conosco. So come agisce.»
Taehyung alza un sopracciglio. «La fai sembrare una supercattiva.»
«Forse lo è. Il punto è che pare sempre che scelga qualcuno da prendere di mira o su cui fare commenti, e io ho paura... ho paura che a quella cena quella persona sia tu.»
Jungkook deve ammettere che sua madre è una persona ironica di natura. L'umorismo fa parte del suo modo di fare, e pensa anche di averne ereditato un pizzico da lei. Ma per quanto possa far ridere qualcuno, può farlo piangere nell'istante successivo, sempre con la stessa battuta.
Non sa come faccia a scovare le insicurezze delle persone e a insistere su di esse davanti a tutti. Suppone che la faccia sentire più potente, più padrona. Questa è proprio il tipo di cosa che penserebbe la sua terapeuta.
Quando era piccolo e lei era ancora a casa, ricorda che Jimin era uno dei suoi bersagli. Era minuto e sembrava un po' un marshmallow, con le sue guanciotte piene. Più tardi fu la volta di Junghyun, che gli raccontò di come avesse sempre pensato di essere fighissimo, un tredicenne grande e grosso, finché non dovette mettere l'apparecchio per i denti all'inizio dell'anno scolastico.
C'è un motivo per cui Jungkook ha ancora i denti da coniglietto.
Taehyung sembra un altro bersaglio facile, anche se Jungkook odia ammetterlo. È perché è così dolce; Jungkook sa che se sua madre dovesse mettersi contro di lui, Taehyung non dirà una parola. Jungkook sa che Taehyung si farà valere quando ce ne sarà bisogno, ma teme anche che possa trattenersi, per non mettere a repentaglio qualcosa.
«Non credo che tua madre direbbe qualcosa di cattivo...»
«Ti sto solo avvertendo», interviene Jungkook. «Non mi interessa se tu vuoi mantenere la pace; se ti dice qualcosa, io non lascerò correre.»
«Jungkook...»
«Dico sul serio, Taehyung.»
Taehyung sembra voler aggiungere qualcosa, ma si limita ad annuire rassegnato. Jungkook fa scorrere le mani fino ai polsi di Taehyung, soddisfatto che ora sia abbastanza caldo. Poi si acciglia, esaminando i palmi di Taehyung.
«Che è successo?»
Traccia delicatamente con un dito il graffio rosso vivo sulla mano sinistra di Taehyung e poi su quello più piccolo sulla mano destra.
«Oh, um... Tannie.»
«Tan ti ha graffiato?» chiede Jungkook.
«Mhmm.»
Jungkook non gli crede subito. Yeontan non ha mai graffiato Taehyung. L'ha solo mordicchiato in qualche occasione, ma per gioco, non per rabbia. Taehyung si alza dal divano prima che Jungkook possa insistere.
Preparano la cena insieme e Jungkook è felice che il loro piccolo litigio sembri ormai risolto, a giudicare dal modo in cui Taehyung rimane incollato al suo fianco. Ed è proprio perché Taehyung si stringe così a lui che Jungkook può percepire il modo in cui si irrigidisce per un attimo quando Jungkook gli chiede di sua sorella.
«È andata bene», si limita a dire, prima di cambiare argomento.
Jungkook si chiede se questo abbia a che fare con i graffi sulle sue mani. Sembra improbabile che lui e sua sorella abbiano avuto uno scontro fisico. Quindi deve esserseli procurati da qualche altra parte. E il modo in cui è diventato teso lascia a Jungkook il dubbio che sia andato davvero lì.
Ma ciò significherebbe che Taehyung ha fatto qualcos'altro stamattina, qualcosa che gli ha lasciato dei graffi e una netta avversione a parlarne.
Jungkook deve impegnarsi con tutte le sue forze per non pretendere delle risposte.
Mi fido di lui. Mi fido di lui. Mi fido.
Continua a ripetere le parole di Yoongi nella sua testa, anche quando Taehyung sussulta a causa dell'acqua calda che gli brucia i palmi. Continua a ripeterle, perché l'ultima volta che non si è fidato di Taehyung è finita malissimo.
Jungkook ha imparato molto tempo fa a non fare supposizioni.
Magari Yeontan l'ha graffiato davvero e magari lui ha davvero passato la mattinata da sua sorella.
Oppure...
Sta' zitto, Jeon.
Jimin mantiene la promessa di andare a trovarlo a casa sua, presentandosi poco dopo il suo turno, alle due di notte, e bussando alla porta. A farlo entrare è Jungkook, che si arrabbierebbe con lui per l'orario se non si sentisse in colpa per quello che lui e Yoongi hanno fatto prima.
Jimin lo abbraccia con un braccio solo e va in camera da letto a dormire con Taehyung.
«Capisco perché eri preoccupato», sussurra prima di lasciarlo andare. «Non è quello, te lo assicuro.»
Jungkook si morde la lingua per non dire che neanche lui pensava che fosse quello, finché a un tratto non ha iniziato a pensarlo davvero.
Si ritrova sul futon per la seconda notte di fila, ma a questo punto è troppo stanco per pensarci. Si sveglia ancora una volta, verso le quattro del mattino, e trova Taehyung sdraiato accanto a lui.
«Non riuscivo a dormire senza di te», dice Taehyung, e il naso di Jungkook si arriccia per quanto sta sorridendo.
È più piacevole di quanto Jungkook voglia ammettere, avere Jimin vicino il giorno dopo. I due non hanno trascorso molto tempo insieme: di solito Jimin e Taehyung fanno gruppo a parte, mentre Jungkook sta con Yoongi. E per quanto si divertano a provocarsi a vicenda, Jimin è davvero il suo migliore e più vecchio amico.
Jungkook non parla del suo litigio con Yoongi e nemmeno Jimin. Jungkook ha imparato in fretta, quando i suoi amici hanno iniziato a frequentarsi, che non deve fare commenti né prendere le parti di nessuno. Diventa troppo complicato.
Alla fine, però, Jimin torna a casa, come aveva preannunciato, e Jungkook riceve un messaggio da Yoongi in cui c'è solo l'emoji del pollice in su, quindi presume che sia andato tutto bene.
Ed è solo mentre sta guidando verso casa di suo padre che si ricorda di quello che ha detto Jin, a proposito del suo litigio con Namjoon. Decide di mandargli un messaggio.
Taehyung tiene la mano di Jungkook in grembo per tutto il viaggio, accarezzando delicatamente la sua cicatrice, senza dire molto. Anche Jungkook parla poco, ma questo non sorprende nessuno dei due.
L'atmosfera è decisamente imbarazzante quando arrivano, perlomeno quando entrano. Taehyung abbraccia tutti, compresa la madre di Jungkook, ma Jungkook si limita a fare un rigido cenno del capo. Lei inarca un sopracciglio con aria divertita, cosa che gli fa già ribollire il sangue.
Ma si è ripromesso di resistere fino a quando Junghyun e Ari non annunceranno la loro grande notizia, così si siede accanto a Taehyung in silenzio mentre iniziano la cena. Junghyun e Ari hanno preparato il cibo e il padre di Jungkook ha comprato il vino. Il fatto che Ari rifiuti un bicchiere innesca qualche sospetto, e Junghyun incrocia lo sguardo di Jungkook con un sorriso.
Dopo che tutti si sono sistemati, Ari si alza e spiega cosa hanno portato, guadagnandosi un profondo elogio da parte del padre di Jungkook e persino un cenno impressionato da parte della madre di Jungkook.
«Oh, ho fatto anche questi», dice Ari, «specialmente per Taehyung.»
Fa un gesto verso il cestino del pane poggiato accanto a lei. Jungkook sbircia all'interno per vedere i panini che ha preparato per l'ultimo compleanno di Taehyung. Taehyung ne era ossessionato; non riusciva a dimenticare il burro al miele spennellato sopra.
Taehyung arrossisce e le rivolge un timido sorriso. «Non dovevi.»
«Sì, invece», risponde Ari sorridendo. «È il minimo che potessi fare, davvero. Consideralo un ringraziamento per tutto il tuo aiuto con Yuna. Il tuo aiuto e quello di Kookie, ovviamente.»
«Già, dov'è il mio ringraziamento?» Jungkook irrompe nel discorso, mentre Ari lo ignora di proposito per porgere il cestino a Taehyung.
«Il tuo è in frigo fino a dopo cena», dice Junghyun, facendo l'occhiolino a Jungkook.
Jungkook sorride; significa che suo fratello ha portato la birra. Forse Taehyung può guidare fino a casa stasera.
«Qualcun altro ne vuole uno?» chiede Taehyung, agitando il cestino.
Tutti scuotono la testa e Taehyung sorride, prendendo l'ultimo panino e aggiungendolo al suo piatto. Jungkook trova la sua coscia sotto il tavolo e la stringe.
«Contento?» mormora, e Taehyung annuisce.
«Mi verrà sicuramente il mal di stomaco», sussurra Taehyung.
«Ma ne vale la pena, no?»
«Ne vale la pena.»
«A proposito di Yuna», inizia Junghyun, «io e Ari abbiamo qualcosa da dire.»
Jungkook volge lo sguardo e vede gli occhi di Taehyung ora fissi sulla tovaglia, con gli angoli della bocca che tremano mentre cerca di non sorridere. Jungkook fa fatica a non sorridere a sua volta, guardando Taehyung che cerca di mantenere il segreto ancora per qualche secondo.
«Sono incinta!» esclama Ari.
«Oh, mio Dio!», esclama il padre di Jungkook. «È meraviglioso!»
La madre di Jungkook sorride e applaude educatamente. «Congratulazioni.»
«Noi lo sapevamo già», confessa Taehyung. «Hyun ce l'ha detto la settimana scorsa.»
Il padre di Jungkook guarda Junghyun. «Jungkookie ha dato di matto?»
«Un po', sì», risponde Junghyun. «È vero, Kookie, scusa.»
Jungkook scroll le spalle. Sarà di nuovo zio. Cazzo, che altro avrebbe dovuto fare?
«Beh, allora brindiamo», dice suo padre. «Al nuovo Jeon.»
«Cin cin!» aggiunge Ari, sollevando il bicchiere d'acqua.
«E chissà», riflette suo padre, dopo che tutti hanno brindato con i loro bicchieri, «forse tra qualche anno avremo anche un paio di piccoli Kim in giro.»
Taehyung lancia uno sguardo a Jungkook, che sorride. Forse ha accennato alla faccenda del "prendere il cognome di Taehyung" ieri sera al saggio di danza. Taehyung gli rivolge un sorriso così tenero e imbarazzato che Jungkook giura di essersi sciolto fin dentro le viscere.
«Taehyung, ho sentito che fai parte di un gruppo jazz?»
Jungkook si irrigidisce alla domanda della madre. È abbastanza innocua, ma sente comunque il bisogno urgente di proteggere Taehyung da qualsiasi cosa subdola le esca di bocca.
Taehyung annuisce. «Sì, suono il sassofono.»
«Sembra affascinante.»
Jungkook resta in silenzio con aria burbera, mentre Taehyung inizia a conversare con sua madre, rispondendo alle sue domande sul Kim Trio e sulla sua vita in generale, prima di conoscere Jungkook. Chiede del matrimonio, ma solo in termini vaghi, così che Jungkook non possa accusarla di voler ottenere un invito. Non le è assolutamente concesso di venire. È il suo matrimonio, quindi tutti gli altri dovranno farsene una ragione.
Cerca di ascoltare, ma poi suo padre inizia a parlargli e Jungkook non ha intenzione di ignorare suo padre. Sente la dolce risata di Taehyung un paio volte e si sorprende di sentire anche quella di sua madre.
La cena sembra procedere senza intoppi e Jungkook non esita a mettere di nascosto altro cibo nel piatto di Taehyung quando lui è distratto. Quelle guance di pane non riemergeranno da sole.
«Jeon Junghyun, smettila di rubare dal mio piatto!»
Jungkook si gira e vede Ari e Junghyun che si contendono il pollo con le loro forchette.
«Cosa- anche tu hai rubato il mio!»
«Hey, io sono incinta», si difende Ari. «Dovrei mangiare di più. Mangiare per due.»
Dà un colpetto sul braccio di Junghyun, che sorride e la bacia prima che lei possa reagire. Jungkook finge una faccia disgustata, ma pensa che sia una cosa davvero dolce. Gli piace Ari; lei è davvero perfetta per Junghyun. E lui ha dimostrato di essere perfetto per lei, e questo rende Jungkook orgoglioso.
«E qual è la tua scusa?»
Il sorriso di Jungkook scompare al suono della voce di sua madre. Distoglie lo sguardo da Junghyun e Ari per vedere, con sgomento, che lei sta indicando Taehyung. Taehyung abbassa lo sguardo sul suo piatto, il suo solito rossore rosato è diventato un rosso acceso e pieno di vergogna.
E Jungkook vorrebbe ucciderla.
Il punto è che Taehyung è perfetto. E sì, la sua famiglia lo prende in giro, quando mangia tanto e comincia a vedersi, ma continuano a pensare che sia perfetto. Anche Jungkook si unisce a loro qualche volta, ma anche lui pensa che Taehyung sia perfetto. Perché lo è, e fa piacere a tutti vederlo un po' più morbido, proprio come piaceva a sua nonna. Perciò, ovviamente, è sempre sua madre che deve rovinare tutto.
In realtà, Jungkook pensa che Taehyung sia piuttosto in forma in questi giorni, grazie a tutte le sue corsette mattutine, e sa che anche Taehyung lo pensa. Il che potrebbe spiegare perché Taehyung sembri così imbarazzato in questo momento, con il tovagliolo attorcigliato alle dita e lo sguardo fisso sulle sue ginocchia.
«Oh no, tesoro, ti sto solo prendendo in giro», dice la mamma di Jungkook con una risata squillante. «Non preoccuparti; sono sicura che ti abituerai ai miei modi.»
Jungkook stringe la presa sulla coscia di Taehyung, e Taehyung si sforza di sorridere.
«Allora», dice sua madre battendo le mani per cambiare argomento, «quali sono i piani per la luna di miele?»
Jungkook è ancora arrabbiato per il suo commento, quindi è Taehyung a rispondere.
«Beh, la mia band andrà in tournée tra un paio di mesi, quindi abbiamo pensato di aspettare e fare qualcosa dopo.»
«Oh, che peccato», dice sua madre. «Il papà di Jungkook e io siamo andati in una bellissima isola ai tropici subito dopo il matrimonio; è stato fantastico. Te lo ricordi, tesoro?»
Il padre di Jungkook fa un sorriso teso. «Sì.»
«Onestamente», continua, «voi due dovreste fare lo stesso. Non riesco a immaginare di sposarmi e non andare in luna di miele. Penso che sia una parte importante delle nozze: se fossi in voi starei attenta a non saltarla.»
«Sì, come se a voi due le cose fossero andate bene poi», mormora Jungkook sottovoce.
Non gli importa se andranno in luna di miele o meno: l'unica cosa che gli interessa è stare con Taehyung. E avranno il resto della loro vita per fare una bella vacanza. Taehyung deve prepararsi per il tour e Jungkook preferisce che aspettino che le cose stressanti siano finite, in modo da potersi concentrare completamente su loro due.
E sa cosa sta facendo sua madre, che fa la pignola su ogni minima cosa dicendo che l'avrebbe fatta in modo diverso, trovando da ridire su ogni opinione che non è concorde con la sua.
«Come dici, coniglietto?» chiede sua madre. «Parla più forte.»
Jungkook la fulmina con lo sguardo. «Ho detto che una luna di miele su una cazzo di isola tropicale non sembra aver salvato il vostro matrimonio, quindi non capisco perché pensi di avere il diritto di dirci cosa fare del nostro.»
Sua madre inarca un sopracciglio. «Quindi è così che stanno le cose. Sai, non sei cresciuto per niente. Cerchi ancora di attaccar briga con tutti.»
«Un momento...» interviene il padre di Jungkook, ma Jungkook lo interrompe.
«E perché non dovrei attaccar briga con te? Torni di punto in bianco e all'improvviso pensi di avere il diritto di fare commenti sulla mia vita? Vaffanculo. Non sai un cazzo di me, ormai.»
«Jungkook!» esclama suo padre.
Junghyun continua a guardare Jungkook e sua madre, con gli occhi spalancati, mentre Ari gli accarezza il braccio con fare rassicurante. Sembra altrettanto terrorizzata, se non di più. Jungkook si sentirebbe in colpa, ma è da un po' che aspetta questo scontro e tanto vale che venga fuori adesso.
«Certo, naturalmente», ride sua madre. «Sono io la cattiva. Onestamente, Jungkook, quante volte dovrò scusarmi?»
«Almeno una volta sarebbe gradito!»
«Sai, se non mi volevi di nuovo nella tua vita, bastava dirlo.»
Jungkook sospira bruscamente. È un classico, si rifiuta di ammettere di essere lei quella in torto. E lui non si aspetta altro da sua madre, il che lo rende ancora più esasperante.
«Se vuoi rovinare i progressi che stiamo facendo come famiglia, tuo padre, tuo fratello e io, allora accomodati pure. Per non parlare del mio futuro nipote, Jungkook. Ma per favore, se vuoi passare il resto della tua vita ad amareggiarti e a rendere infelici gli altri, continua a litigare con me. È questo che vuoi?»
Taehyung sussulta leggermente quando la mano di Jungkook si stringe ancora di più intorno alla sua gamba. Jungkook se ne accorge e lascia subito la presa, accarezzando dolcemente la sua coscia in segno di silenziose scuse. Sta resistendo a malapena, e Taehyung lo sa.
Così è lui a rispondere, con quel suo tono dolce, e Jungkook sarà molto più bravo di lui a comunicare i suoi sentimenti. Non è la prima volta che parla per Jungkook, e Jungkook si fida abbastanza di lui da lasciarlo fare. Di solito è meglio così.
«Signora Jeon, non credo sia giusto-»
«Sto parlando con te?» sbotta lei. «Credo di aver fatto la domanda a Jungkook.»
Taehyung chiude la bocca e Jungkook può letteralmente percepire la sua mortificazione. Il che, ovviamente, manda Jungkook su tutte le furie. Lo sguardo di Taehyung si abbassa sul tavolo, il suo viso è di nuovo rosso vivo.
«Mi... mi dispiace», sussurra. «Non volevo...»
«Questa è una discussione tra me e mio figlio, e preferirei che non interferissi.»
«Così è un po' troppo severo», interviene il padre di Jungkook. «Taehyung sta solo cercando di aiutare.»
«Taehyung, cosa- ti ho fatto arrabbiare? Oh, tesoro, devi rilassarti. Soprattutto se stai per sposare mio figlio, anche lui ha un bel caratterino-»
«No, non puoi parlargli così», interviene Jungkook, con la voce che si indurisce a ogni parola. «Non potrai mai parlargli in questo modo.»
«Jungkook», sussurra piano Taehyung e scuote la testa.
Sua madre sembra furiosa quanto Jungkook. «E tu non puoi parlarmi in questo modo. Sono tua madre.»
Jungkook si alza in piedi, la sua sedia raschia rumorosamente sulle piastrelle. «Credo che tu abbia smesso di essere mia madre molto tempo fa, cazzo.»
Vorrebbe davvero dare un pugno a qualcosa, quando sua madre lo indica con un sorriso compiaciuto.
«Vedi, Taehyung? È di questo che sto parlando. Un bel caratterino.»
«Incredibile», dice sarcasticamente Jungkook. «Sei davvero incredibile. Sai, l'unico motivo per cui sono qui è Taehyung. È lui che mi ha detto di darti un'altra possibilità, e ora tu lo stai solo- lo stai trattando con condiscendenza e-»
«Sei tu che hai iniziato a urlare, coniglietto. Stiamo solo cercando di cenare in pace.»
«Allora perché Taehyung sta piangendo, cazzo?» chiede.
Taehyung abbassa la testa e cerca di nascondere le lacrime che gli grondano sulle guance, ma tutti le hanno già viste. Ari spinge indietro la sedia, come se stesse per alzarsi, ma Junghyun la ferma con una mano sulla spalla.
«Penso che possa bastare», interviene a bassa voce il padre di Jungkook. «Dovremmo tutti fare un passo indietro e calmarci.»
«Sono d'accordo», dice Junghyun.
«Oh, ora hai qualcosa da dire», sbotta Jungkook. «Cazzo se sei utile, Hyun, grazie.»
Il padre di Jungkook solleva una mano di conforto quando Junghyun si irrigidisce accanto a lui. «Jungkookie, perché tu e Taehyung non andate in camera vostra?» Guarda la madre di Jungkook con un'espressione cupa. «Io e te dobbiamo parlare, fuori.»
Taehyung si alza accanto a Jungkook, asciugandosi il viso nel modo più discreto possibile. Stanno per uscire dalla cucina quando la madre di Jungkook li chiama.
«Taehyung, tesoro, non dimenticare di prendere gli avanzi della cena!»
Il labbro inferiore di Taehyung inizia a tremare mentre lotta per non piangere, e Jungkook ci mette tutto se stesso per non voltarsi e dare uno schiaffo a sua madre.
«Mamma!» protesta Junghyun.
«Che c'è? Sto solo facendo una battuta. Cercavo di alleggerire l'atmosfera, buon Dio.»
Jungkook afferra saldamente il gomito di Taehyung e lo guida fuori dalla stanza, su per le scale e nella sua vecchia camera da letto. Chiude in fretta la porta prima che Taehyung inizi a piangere sul serio.
Questo gli ricorda in modo fin troppo doloroso la prima volta che Taehyung è venuto a cena, quando si è chiuso in bagno a piangere per lo stesso motivo: la famiglia incasinata di Jungkook. Taehyung ha lo stesso volto bagnato di lacrime, lo stesso rossore sulle guance, e il cuore di Jungkook si spezza per il modo in cui Taehyung incontra i suoi occhi con quello sguardo così mortificato.
«Oh, piccolo», sospira, «vieni qui.»
Taehyung singhiozza, lasciandosi andare tra le braccia di Jungkook e premendo il viso contro il suo collo. Jungkook gli accarezza la schiena con una mano, su e giù.
«Mi dispiace», esclama Taehyung. «Mi- mi dispiace, non volevo-»
«Non è colpa tua», mormora Jungkook. «Non è colpa tua.»
Taehyung annuisce, ma Jungkook sente ancora le sue lacrime bagnargli il colletto della camicia.
«È una persona amara, infelice e orribile», dice a bassa voce. «Non sopporta di vedermi felice e mi dispiace tanto che stia cercando di prendersela con te. Tutto quello che ha detto, amore, non è vero, lo sai.»
«Lo so», sussurra Taehyung.
«Bene.»
Restano in silenzio per un po' e Jungkook sposta la mano dalla schiena di Taehyung per infilarla tra i suoi capelli.
«Ma ha comunque ferito i miei sentimenti», piagnucola Taehyung, girando il viso per nasconderlo completamente nel petto di Jungkook.
«Lo so, mi dispiace», sussurra Jungkook. «Mi dispiace.»
Trascorrono così i minuti successivi, Taehyung piange contro il petto di Jungkook, che cerca di calmarlo come può e di trattenere le ondate di rabbia che continuano ad assalirlo, mentre Taehyung trema contro di lui.
Quando Taehyung è abbastanza calmo da poter parlare di nuovo, le sue lacrime sono cessate, ma sembra ancora triste quando alza la testa.
«Mi dispiace di essermi arrabbiato», ripete.
«Non c'è nulla di cui dispiacersi.»
«È solo che... non capisco perché non le piaccio.»
Jungkook sospira, afferrando il mento di Taehyung prima che possa abbassare di nuovo la testa. «Io non le piaccio, Taehyung. E sta solo cercando di farmi innervosire. Fa sempre così, vuole- è colpa sua. Papà e Hyun sono di nuovo dalla sua parte, per qualche motivo, e io sono l'unico a cui non sta bene il fatto che ci abbia abbandonato per dieci cazzo di anni, e che abbia fatto a pezzi la nostra famiglia, e-»
Fa un respiro affannoso, ricomponendosi. È Taehyung ad accarezzargli i capelli adesso, scostandoli dal suo viso e annuendo in segno di comprensione.
«Non ti avrei chiesto di venire se l'avessi saputo», dice a bassa voce. «Non sapevo che-»
«Che fosse così perfida?»
«Che ti facesse arrabbiare così tanto. Ho pensato- ho pensato che se ci fossimo seduti a tavola e avessimo provato... non lo so.»
«Aspetta, quindi è colpa mia?»
«No!» esclama Taehyung. «No, no, certo che no. È solo che... non mi sono reso conto di quanto sarà difficile.»
Jungkook inarca le sopracciglia. «Sarà? Taehyung, se pensi che le permetterò di passare un altro secondo con te-»
«Tesoro.»
La voce dolce di Taehyung è tutto ciò che serve a Jungkook per fermarsi.
«È tua madre», continua Taehyung. «E io... una cena non è sufficiente per giudicare qualcuno, giusto?»
«Sì, ho avuto dieci anni per-»
«Jungkook. Un passo alla volta. È così per tutti, no?»
Jungkook scuote la testa. «Piccolo, no. Non lascerò- il modo in cui ti ha trattato, entrambe le volte, non posso- non tutti possono essere salvati, ok? Lei è un caso a parte, questo penso.»
«Io penso che nessuno sia irrecuperabile», dice Taehyung a bassa voce. «Non ci credo.»
«Anche se ti ha appena fatto piangere.»
«Penso che sia ferita e spaventata e che stia cercando di ritrovare la strada per tornare dalla sua famiglia. Da suo figlio», sussurra, sfiorando la guancia di Jungkook, «a cui ha fatto tanto male. Credo che abbia bisogno del nostro aiuto, Jungkook. Nessuno è una causa persa.»
Jungkook sospira, appoggiandosi al palmo della mano di Taehyung. Comprende il punto di vista di Taehyung. E pensa, per la milionesima volta, che Taehyung sia troppo buono.
«Tutti meritano di essere importanti per qualcuno», aggiunge Taehyung. «Anche tua madre.»
Vengono interrotti da un leggero bussare alla porta e dalla voce del padre di Jungkook.
«Jungkookie?»
«Entra.»
Suo padre apre lentamente la porta e Jungkook si accorge subito del modo in cui il suo sguardo cambia quando vede Taehyung, con le guance ancora bagnate e lucide di lacrime. La sua espressione si rattrista e si avvicina per abbracciare Taehyung, allontanandolo dalle braccia di Jungkook e portandolo tra le sue.
«Mi dispiace, Taehyung», dice a bassa voce. «Ti dobbiamo tutti delle scuse.»
«Va tutto bene», mormora Taehyung, tirando su col naso. «Non fa niente, non c'è ragione di farne un dramma-»
«Ci sono tutte le ragioni, invece», lo corregge dolcemente il padre. «Qui siamo tutti una famiglia e non trattiamo la famiglia in questo modo.»
Suo padre guarda Jungkook. «Tua madre ti aspetta fuori. Anche lei vuole scusarsi con te.»
«Sì, certo, come no-»
«Jungkookie. Per favore.»
Jungkook inspira bruscamente. Non vuole neppure rivolgere uno sguardo a sua madre, ma suo padre glielo sta chiedendo. E si sta occupando lui di Taehyung al momento, quindi non ha nemmeno questa scusa. Una parte di lui vorrebbe anche andare a sgridare Junghyun per la sua remissività, ma deve ricordare a se stesso che suo fratello ha molte più cose in testa riguardo alla loro madre di quante ne abbia Jungkook.
Jungkook si limita ad annuire e a uscire dalla sua vecchia camera, sforzandosi di non scendere i gradini come un adolescente imbronciato. Ari e Junghyun sono in salotto sul divano, e nota che Ari gli sta sussurrando qualcosa. Jungkook passa accanto a loro senza dire niente fino alla porta d'ingresso, aprendola e chiudendola nel medesimo silenzio.
Fuori si gela, ma lui è ancora troppo arrabbiato per preoccuparsene.
«Ciao, coniglietto.»
«Ti ho chiesto di non chiamarmi così.»
Sua madre si gira verso di lui, appoggiata alla ringhiera, per guardarlo con un sorriso triste. «Mi dispiace. Vecchie abitudini.»
«Troppo vecchie.»
«Mi dispiace.»
«Cosa?»
«Mi dispiace», ripete sua madre. «Mi dispiace per... tutto quanto. Per aver lasciato tuo padre, per aver perso i contatti... per aver preso in giro il tuo fidanzato. Penso che sia davvero meraviglioso, sai. Mi piace solo scherzare.»
«Non ci hai scherzato. Lo hai insultato.»
«Non è forse questo che significa prendere in giro qualcuno? Insultarlo con affetto?»
«No», sbotta Jungkook. «No, perché se ami davvero qualcuno, non gli fai del male.»
«E ho fatto del male a Taehyung.»
«Hai fatto del male... hai fatto del male a tutti, mamma. Ogni fottuto giorno fai del male a me, a papà e a Hyun. E ora hai fatto del male a Taehyung, la persona a cui tengo di più in questo schifo di mondo. Quindi ci vorrà molto più che un "mi dispiace" per rimediare.»
«Quindi cosa mi stai dicendo, che non mi perdonerai mai?»
«No», dice Jungkook a denti stretti. «No, sto solo dicendo che non puoi aspettarti che io non litighi con te. Certo che litigo con te, cazzo. Sono l'unico in questa famiglia che ti vede ancora per quella che sei.»
Con sua grande sorpresa, sua madre sorride. Incrocia le braccia. «Mi vedi per quella che sono.»
«Sì. So chi sei veramente, mamma, non mi interessa quali stronzate dai a bere a papà. E Hyun non può dirti un cazzo, perché ha fatto la stessa cosa. Ma io ti conosco.»
«E chi sono io, coniglietto? Dimmelo.»
«Sei una bugiarda», dice Jungkook, con voce dura. «Sei una fottuta bugiarda prepotente; tu non sbagli mai, tutti devono fare quello che dici tu. Niente è mai abbastanza per te. Affossi tutti gli altri perché vuoi sentirti meglio di loro con la tua vita di merda, che hai voluto tu, e non ho intenzione di stare a guardare e lasciarti tornare in questa famiglia e mandare tutto a puttane di nuovo.»
«Di nuovo», dice sua madre, e Jungkook quasi rabbrividisce per il suo tono gelido. «Sto per mandare tutto a puttane di nuovo, dici tu.»
«Questa è l'altra cosa che so di te, mamma. Sei una traditrice. Ho saputo tutto della tua relazione, ok? So cosa è successo, so che ci lasciavi da soli ogni sera per andare a scopare con un tizio, con papà che doveva fare tutto da solo-»
«Tu non sai niente», sbotta lei, interrompendo bruscamente Jungkook. «Non sai niente. Eri solo un bambino, Jungkook.»
Jungkook rimane a bocca aperta, sentendosi come se fosse stato appena schiaffeggiato dalla furia di sua madre.
«Non sai un bel niente», dice lei, con voce mortalmente bassa. «Non hai idea, Jungkook, di cosa significhi amare un uomo come tuo padre.»
«Papà è-»
«Non è perfetto. Proprio come non lo sono io, come non lo sei tu e come non lo è tuo fratello. So che mi odi, e va bene. Ma non pensare nemmeno per un secondo che tuo padre sia innocente in tutto questo. Che non abbia fatto a pezzi la nostra famiglia molto prima che iniziassi a farlo io.»
Jungkook stringe le mani a pugno. «Non puoi-»
«Non posso cosa? Non posso incolparlo per quello che ho fatto? No, credo di no. Ma tu non capisci, Jungkook. Non sai cosa significhi stare con un uomo che non ti parla. Trovarsi esclusi da ogni pensiero, da ogni sentimento. È una maniera solitaria di vivere, te lo dico io. E alla fine ho dovuto cercare qualcun altro. Qualcuno che mi amasse come meritavo di essere amata.»
«E papà?» dice Jungkook a denti stretti e con voce roca. «Che mi dici di lui? Non meritava anche lui di essere amato? Cristo, mamma, se pensi che questo possa in qualche modo farmi provare pena per te-»
«Oh, coniglietto», sospira sua madre. «Non riesci proprio a capire. Non te lo dico per cercare di farmi perdonare da te. Sto cercando di metterti in guardia.»
Jungkook sbatte le palpebre. «Cosa?»
Sua madre si avvicina e Jungkook è troppo stordito per allontanare la sua mano quando lei la prende.
«Sai, c'è un po' di me in te. Entrambi abbiamo quel tipo di temperamento, quel fuoco dentro che ci fa fare cose di cui poi ci pentiamo. Ma in te vedo molto di più tuo padre. E questo mi spaventa, Bun. Mi spaventa per te.»
«Che stai dicendo?»
«Non sai cosa significhi vivere con un uomo introverso, Jungkook. Amare qualcuno che non ti lascia mai entrare, non importa quanto ci provi. E non lo saprai mai, perché tu sei quell'uomo. Non lo capisci, coniglietto? Non capirai, né ora né mai, come ci si sente.»
Gli stringe la mano.
«Ma Taehyung sì.»
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