𝘁𝗿𝗲: 𝗇𝗈𝗇 𝖼𝗂 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝖿𝖾𝗇𝗂𝖼𝗂 𝖺 𝗇𝖺𝗋𝗇𝗂𝖺

Dopo la chiaccherata con i Re e le Regine Helen aveva deciso di ritirarsi nella stanza dove avrebbe dormito con Susan e Lucy, mentre loro andavano a controllare come andavano i preparativi alla battaglia. Si cambiò il vestito e si sedette sul letto, fissandosi in piedi con fare pensieroso. Era successo tutto troppo in fretta, per i suoi gusti. Era probile che i quattro ragazzi fossero a Narnia già quando Caspian aveva suonato il Corno, quindi da almeno un giorno. Trumpkin, di sicuro, aveva spiegato loro quello che era successo e, in ogni caso, ora sapevano tutto ciò che era accaduto mentre loro non c'erano. Telmar sapeva che non si erano estinti e stava sicuramente preparando le armi per finire il lavoro che i Re precedenti avevano iniziato e credevano di aver finito. La domanda che la tormentava era una: li voglio davvero aiutare?

Erano passati duemila anni da quando Jadis non c'era più, mille da quando i Re e le Regine avevano lasciato Narnia e da quando Telmar governava. Era il suo turno. Certo, aveva appena descritto i suoi poteri nei minimi dettagli, ma solo perché sapevano delle sue abilità non significava che potevano batterla. Al contrario, sapevano che era molto più forte di loro. -Nel frattempo li aiuto con quelli di Telmar, poi si vedrà- pensò.

La porta si aprì di scatto, interrompendo i suoi pensieri. Alzò lo sguardo aspettando di vedere Lucy o Susan, mentre invece era Edmund. Helen strinse le labbra; non aveva la minima voglia di discuterci, quindi si alzò e lo raggiunse. <<Potevi bussare>> disse solo, mentre scendeva le scale che portavano nella sala dove avevano parlato precedentemente, dove immaginava fosse pronta la zuppa. Edmund la seguì, sbuffando <<Scusa>> disse con tono disinteressato. Helen alzò gli occhi al cielo e rimase zitta finché non arrivò alla stanza, dove si riempì una ciotola di zuppa e andò a sedersi vicino a Ripicì in un angolo, mangiandola silenziosamente.

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E D M U N D

Edmund non era mai stato così nervoso in tutti i mille anni passati a Narnia. Era strano, visto che, molte centinaia di anni prima, viveva in una piccola casa nel bel mezzo della guerra, ed era anche molto più piccolo. Ma la presenza di Helen gli dava fastidio e lo innervosiva allo stesso tempo. In più, ricordava bene quella sera in cui era venuta a trovarlo, quello che gli aveva detto e come si era presa gioco di lui.

Raggiunse Peter e si prese una scodella di zuppa, iniziando a mangiarla, lentamente.
Suo fratello gli puntò lo sguardo addosso, scrutandolo per un po' prima di parlare <<Lo sai, Ed, continuo a non capire perché non ci hai raccontato di lei>>.

Edmund guardò l'Ibrido da lontano, continuando a mangiare la zuppa. <<Pensavo fosse un sogno>> mentì, osservandola parlare con Ripicì. <<Non cambia il fatto che non c'è da fidarsi>>. <<Ti credo, Ed, ma può esserci utile. Hai sentito cosa può fare con i suoi poteri. Ci può essere d'aiuto, decisamente, non mi lascerei scappare un'occasione del genere>>.

<<Non ho detto questo, Pete. Ho solo detto che non mi fido di lei e che non dovreste farlo neanche voi>> ribattè il moro, continuando a guardarla. All'improvviso, Helen si girò verso di loro, alzandosi e raggiundendoli in poco tempo. Allungò la scodella verso Peter, indicandola con lo sguardo. <<Ne voglio ancora. Ho bisogno di energie, credo che più tardi mi allenerò un po'>>.

<<Allenarti?>> intervenne Edmund, mentre Peter prendeva riluttante la ciotola di Helen, andandola a riempire e tornando subito dopo, porgendogliela con sguardo annoiato. Helen la prese sfoggiando un sorriso che sparì appena si rivolse al moro. <<Credi davvero che non proverò a emanare qualcosa finché non sarò sul campo di battaglia? Hai proprio voglia di morire, tu>>.

Edmund fece un sorriso ironico <<Preferisco non bruciare vivo>> rispose. Helen si mise una mano sul petto, sorridendo a trentadue denti. <<Aww, che carino. Allora mi accompagni tu. A dopo>> li salutò, tornando a sedersi con Ripicì nell'angolo, riprendendo la fitta conversazione di prima. <<Buona fortuna fratello>> disse Peter, dandogli una pacca sulla spalla, mentre Edmund faceva una smorfia.

Poche ore dopo Edmund uscì dalla stanza sua, di Peter e di Caspian, dirigendosi verso quella delle ragazze. Nonostante fosse riluttante ad andare a guardare Helen allenarsi, era sinceramente curioso di vedere quello che sapeva fare. Non aveva visto molto la prima volta, ma aveva capito che era una creatura potente. Bussò alla porta, aspettando che uscisse. Non ci volle molto: nel giro di dieci secondi la ragazza spalancò la porta, passando di fianco a lui e iniziando a scendere le scale. Il Re fece un sorriso alle sorelle, poi chiuse la porta e seguì Helen, che, una volta uscita dalla struttura, camminò verso il bosco. Il ragazzo la osservò in silenzio, seguendola. Prima di cena si era cambiata il vestito e ora ne indossava uno verde chiaro, del pizzo bianco cucito alla scollatura e ai bordi che, a differenza di quelli del precedente abito, non strisciavano per terra. Ad un certo punto accese una piccola fiamma che iniziò a fluttuare di fianco a lei, probabilmente perché iniziava a fare buio. Quando finalmente si fermò, il ragazzo era sicuro di aver camminato per almeno venti minuti.

<<Siamo abbastanza lontani>> contastò Helen, guardandosi intorno. Fece qualche movimento con le mani e il piccolo spiazzo dove si erano fermati iniziò a riempirsi di fuocherellini, che si mossero intorno fino a creare un grosso cerchio. <<Siediti su quella pietra. Ho bisogno di concentrarmi, non lo faccio da troppo tempo>> lo avvertì, mentre indicava una roccia tra due fuochi. Il moro andò lì e si sedette, osservando Helen, che nel frattempo si era posizionata al centro del cerchio.

Chiuse gli occhi, le braccia tese sui fianchi e i palmi aperti. Per un po' non successe niente; poi, con uno sbuffo di aria calda spigionata dalle mani dell'ibrido, un grosso fuoco rosso apparse in entrambe le mani di Helen, che si limitò a stendere le braccia, l'espressione corruggiata. Dopo qualche secondo, un secondo fuoco si accese, questa volta ai piedi della ragazza. A Edmund parve di vedere un sorriso sul suo viso, appena prima che questo prendesse fuoco insieme a tutto il resto del corpo. Il ragazzo provò un moto di paura e si i alzò di scatto, prima di ricordarsi che il fuoco era l'elemento di Helen. Non sapeva nemmeno perché si fosse spaventato.

"È come se controllassi la cosa in modo divino". Le sue parole gli balenavano per la mente, mentre si tornava ad appoggiare alla pietra, comunque all'erta. Nel frattempo, le fiamme avevano preso a crescere, tanto che sembravano arrivare ai cinque metri. Poi, mentre Helen portava le braccia in alto e poi di nuovo lungo i fianchi, il fuoco raggiunse il prato, fermandosi ad un passo da Edmund. Infine, mentre la ragazza stringeva i pugni, tutte la fiamme si raccolsero davanti al suo volto, coprendo la visuale al ragazzo. E, lentamente, iniziò a formarsi la forma di un'uccello, che batteva pigramente le ali. Solo a quel punto Helen aprì gli occhi, facendo cenno al ragazzo di avvicinarsi. Lui si alzò, facendo qualche passo verso le fiamme, fermandosi a due metri di distanza.

<<È una fenice>> riconobbe appena la vide per bene, mentre Helen annuiva, il sorriso più sincero che Edmund le avesse mai visto sul volto. <<Esatto>> rispose, tendendo una mano verso di essa. <<Ne avevo una>> confessò poi. Edmund la guardò, scettico. <<Non ne ho mai viste, a Narnia>>.

La ragazza fece un piccolo sorriso furbo. <<No, immagino. Si mostrano solo alle persone più calorose e delicate, e poi sono rarissime. Mi è successo prima che Narnia cadesse nell'inverno, ed è riapparsa svariate volte durante gli anni. Aleto. L'ultima volta che l'ho vista è rinata dalle sue ceneri. Credo... vent'anni fa, forse>>.

Edmund la guardò mentre tendeva il braccio e il fuoco andava verso di lei, come se ne fosse attratto. Il suo corpo lo assorbì, e lei fece la stessa cosa con tutti i fuochi presenti, lasciandone solo uno libero, in modo che facesse luce. <<Andiamo, torniamo dagli altri>> disse solo superandolo.

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H E L E N

<<È solo questione di tempo>> incominciò Peter, lo sguardo che passava da una creatura all'altra, cercando di attirare a sé la massima attenzione. Helen, dal suo canto, era curiosa di sapere ciò che era venuto in mente ai quattro ragazzi per battere Telmar. Sedeva di fianco a Lucy sulla fredda pietra in mezzo alla tomba, le gambe accavallate.

<<Gli uomini e le macchine da guerra di Miras sono in marcia>> continuò, voltandosi verso Caspian e osservandolo per qualche secondo. Poi tornò a girarsi e alzò la voce. <<Per cui sarà rimasto sguarnito il castello>>.

Helen inclinò la testa, mentre Ripicì interveniva, a nome di tutti. <<Che cosa ci proponete di fare, Vostra Maestà?>>.

<<Ci vuole un piano>>. <<Bisogna essere pronti>> risposero allo stesso tempo Caspian e Peter, che fulminò il primo con lo sguardo, per poi tornare a guardarsi intorno. <<L'unica speranza, è di attaccarli prima che loro attacchino noi>> proseguì.

Caspian scosse la testa, i denti stretti <<Nessuno ha mai conquistato quel castello>> ricordò duramente. Il Re alzò le spalle. <<C'è sempre una prima volta>> ribattè, lo stesso tono freddo nella voce.

<<C'è sempre l'elemento sorpresa>> intervenne Trumpkin. <<Ma siamo più al sicuro qui!>> insistette Caspian. <<Ben equipaggiati, potremmo resistere all'infinito>> gli diede man forte Susan, mentre Helen si alzava con uno sbuffo, attirando l'attenzione. <<Io sono d'accordo con Caspian>> disse lei, incrociando le braccia sotto al seno <<andiamo nel loro territorio e vinceranno loro. Loro il territorio, loro la vittoria>>.

Peter allargò le braccia, cercando il sostegno degli altri. <<Non è così che funziona>> commentò. <<No, infatti>> Helen scrollò le spalle <<siamo impreparati e perderemmo in ogni caso>>.

<<Ma qual'é il tuo problema?>> sbottò lui <<non volevi aiutarci?>>. <<Certo che voglio! Ma se fosse bastato il mio potere per ucciderli tutti lo avrei fatto da secoli! Mi serve l'aiuto di un esercito, non di due cavalli parlanti e quattro ragazzini con un pessimo piano!>> scoppiò. <<Il fatto che tu abbia regnato per mille anni non ti rende il capo, non se non hai un piano decente>>.

Peter sembrò ignorarla e tornò a girarsi verso Caspian. <<Senti, apprezzo quello che avete fatto qui. Ma questa non e' una fortezza, è una tomba>>.

<<Sì, e se sono furbi aspetteranno e ci prenderanno per fame>> disse Edmund. <<Potremmo raccogliere delle nocciole->> provò a dire uno scoiattolo, ma Ripicì lo interruppe. <<Sì, e lanciare in faccia a quelli di Telmar. Credo che lei sappia da che parte sto, Sire>>.

<<Se vi faccio entrare>> disse Peter, rivolgendosi ai centauri <<terrete a bada le guardie?>>. Loro parvero pensarci un po', poi uno di loro annuì con sicurezza. <<Fino alla morte>>.

Helen sbatté il piede a terra, portando nuovamente l'attenzione su di lei. <<No>> disse decisa <<Non sprecherò tempo e poteri per una missione suicida. Entreremo, combatteremo e morirà la metà delle creature che ci entrerà>>.

<<Ha ragione>> intervenne una voce, che l'ibrido registrò come quella di Lucy, dietro di lei. Si girò, stupita. <<Ci sono solo due opzioni per voi>> continuò <<morire qui, o morire là>>.

<<Allora non hai ascoltato, Lucy>> ribattè Peter. <<No sei tu che non ascolti, Peter. O non ti ricordi chi ha sconfitto la Strega Bianca?>>.

Peter la osservò, lo sguardo duro. <<Aslan si è fatto attendere troppo a lungo>> contastò, poi fece per andarsene, ma Helen lo fermò. Guardò gli abitanti di Narnia, poi inclinò la testa <<Fuori>> intimò a tutti loro.

Quando rimasero solo lei, i quattro sovrani e Caspian, parlò <<Non ci sto>> ripetè. <<E quindi cosa farai? Rimarrai qua con Lucy?>> chiese Peter, lo sguardo arrabbiato.

Helen rise, poi scosse la testa. <<No, non ti preoccupare. Verrò con voi, ma rimarrò su un grifone, a guardarvi morire. Se uno di voi>> e lì indicò uno ad uno <<sta per morire, allora vi aiuterò. Ma lascerò morire gli altri, così ve ne prenderete la colpa>>.

<<Fai prima a restare qui>> borbottò Edmund, quindi la ragazza si girò verso di lui <<Ne sei così sicuro?>> gli chiese, facendo qualche passo nella sua direzione <<Io vengo. Voglio vedere il casino che farete, voglio essere presente. E voi sarete le uniche persone che mi degnerò di aiutare, solo se state morendo, e solo perché mi servite quando dimezzerete l'esercito. Fate il vostro piano, chiamatemi quando è ora di andare>> disse, per poi uscire dalla stanza, frustrata, lasciandoli da soli.

! angolo autrice ¡

e niente, sono riuscita ad aggiornare :3
credo di riuscire ad aggiornare un po' più spesso ma non ne sono sicura, ma giuro che ci provo ahah
-mayybe

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