|𝐂𝐇𝐀𝐏𝐓𝐄𝐑 𝟔𝟒|
Decise di alzarsi e di andarsene da lì, alla fine si sarebbe sentito peggio rimanendo in quel posto quindi l'unica cosa che poteva fare era tornare a casa. In qualunque posto sarebbe andato gli si sarebbero affiorati nella mente i ricordi con Jeong.
Si avviò verso la macchina e quando arrivò, partì e andò a casa.
Appena varcò la soglia della porta, prese un sospiro profondo e guardò davanti a sé: c'era troppa calma.
Posò le chiavi sul tavolo e andò verso le scale per salire e tornare in camera, in fondo non aveva altro da fare in quel momento. La ragazza non gli interessava più, la cugina non era con lui e nemmeno lo zio, per sua fortuna.
Aprì la porta di camera sua ma si bloccò tutto un tratto perché sentì degli strani versi. S'incuriosì e richiuse di nuovo la porta per avviarsi verso la provenienza del suono. Più si avvicinava più il suono era fluido, e ne ebbe la certezza quando si avvicinò a un'altra stanza, che non conteneva nulla se non scatole: qualcuno stava piangendo.
Guardò la porta e la trovò socchiusa ma non riusciva a vedere chi c'era dentro. Per un secondo pensò alla cugina, ma sapeva che non era possibile.
Cercò di aprirla un po' di più e riuscì a intravedere il completo nero che le sue guardie indossavano. La curiosità lo avvolse e decise di entrare e avvicinarsi all'uomo che gli dava le spalle, per poi vedere che teneva in mano una collana con un ciondolo e una foto. Vi erano tre persone raffigurate nella foto: lui, una donna e un piccolo bambino.
Si focalizzò sulla donna e poi sul bambino, ma in quel momento il suo cuore iniziò a battere più rapidamente non appena riconobbe il ragazzo.
Lo avrebbe riconosciuto anche a chilometri di distanza, il suo migliore amico d'infanzia. Era Lui.
Era Yunho.
Uscì rapidamente da quella camera, scese sotto e prese le chiavi che aveva lasciato sul tavolo e si recò fuori casa verso la macchina.
Cercò di ricordarsi dove si trovava l'asilo è appena gli fu chiaro il percorso, accese la macchina e partì.
Quando arrivò, parcheggiò e chiuse il veicolo rapidamente per poi entrare nell'istituto.
"Salve, come posso esserle d'aiuto?" una voce femminile richiamò la sua attenzione.
"Salve, vorrei vedere gli archi-" le foto appese al muro lo bloccarono. La signora si girò verso la parete e sorrise.
"Vuole vedere le foto fatte nelle classi?" gli chiese, con un dolce sorriso. Mingi annuì.
"Che anno di preciso?"
"Duemilasei" disse deciso.
"Oh, veniva in quest'asilo all'epoca?"
Il ragazzo annuì di nuovo.
"Potrebbe lasciarmi solo un documento? Dopodiché la indirizzerò verso le foto" il ragazzo tirò fuori subito il portafoglio e lasciò la sua carta d'identità, dopodiché guardò la donna come a volere subito una risposta.
"In che piano si trovava la sua classe?"
"Al secondo."
"Bene, tutte le foto di tutti gli anni sono appese sui muri, finestre e su diversi cartello-" Mingi la interruppe.
"La ringrazio tantissimo" corse rapidamente verso le scale fino al secondo piano e si mise a cercare le foto che voleva. Vide l'intero muro decorato con le foto tutte attaccate tra di loro, con sopra l'anno scolastico. Continuò a camminare di più per arrivare al suo anno, ma si bloccò.
"Bingo" sussurrò e scattò una foto.
Scese rapidamente sotto per riprendersi il documento che aveva lasciato.
"Grazie mille" disse e uscì per tornare in macchina. Adesso si stava formando uno schema dei suoi pensieri, ma mancavano ancora delle parti importanti.
Chiuse lo sportello, prese il suo telefono e controllò una cosa e capì di avere ragione. Posò il telefono e si recò verso gli uffici cimiteriali.
Appena arrivato un uomo lo accolse e Mingi colse l'occasione per chiedere informazioni. Aprì il telefono e mostrò la foto.
"Per caso conosce questa donna? Il suo cognome è Cho" disse il cognome della madre di Yunho.
"Era sposata con il signore Jeong."
"Purtroppo conosco ogni singolo volto qui sepolto, ma non i nomi, signore. Vuole andare da loro?" il ragazzo annuì. "Venga."
"Guardi, è qui" l'uomo lo portò dove voleva.
"Me la ricordo in quanto i genitori la volevano sepolta specialmente accanto alla sorella" gli indicò l'altra tomba e Mingi si bloccò non appena la vide.
"Lei è la sorella?" chiese, come se volesse ulteriore conferma di ciò che aveva appena sentito.
"Sì, morta in un incidente stradale. Mentre lei è morta durante il parto. Ha bisogno di altro?" Mingi negò e s'inchinò e l'altro se ne andò.
Il ragazzo ora non capiva: com'era possibile che Choi fosse morta durante un parto se Yunho aveva detto altro.
"Cazzo, non capisco."
Fotografò le foto presenti sulle tombe di entrambe le donne e poi ritornò verso la macchina. Doveva andare a casa.
Appena arrivato andò rapidamente verso la stanza di suo zio, in quanto lì dentro c'erano informazioni di ogni tipo e suo zio era fuori Corea in quel momento, quindi era al sicuro. Inizio a frugare tra tutti i fogli.
"Soyun voglio che gli uccidi entrambi."
"Capo n'è sicuro?"
"Hai sentito cosa ho detto?"
"Ma signore è tua-"
"Lo sai benissimo che non è mia figlia. Non lo ripeterò di nuovo, Soyun. Voglio che gli uccidi."
"Agli ordini, capo."
***
Chi lo sa, magari riuscirò a finire sta storia prima di iniziare scuola.
Come state?
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