La mattina seguente Mirhyun ricevette una chiamata da suo padre. Accanto a lei c'era Mingi che la stava guardando mentre lei rispondeva al telefono.
"Pronto?" il suo volto esprimeva il completo disprezzo che provava per il padre, e quello di Mingi lo accompagnava.
"Va bene, arrivo" la ragazza sospirò non appena riattaccò.
"Che voleva?" le domandò il cugino.
"Devo andare da lui" gli disse.
"Che uomo di merda" si fece scappare il più alto e aspettò una risposta da parte della ragazza. Quest'ultima si era alzata dal letto ed era andata a prendersi una maglietta e un pantalone per uscire, poi si diresse verso la porta.
"Lo so" concluse e uscì dalla stanza.
Suo zio aveva rovinato quella mattinata sia a Mirhyun che a Mingi, ma quest'ultimo si era ricordato che giorno era, nonché la giornata in cui iniziavano i fuochi d'artificio come da tradizione in Corea durante un certo periodo dell'anno, motivo anche per cui lo zio aveva fatto chiamare la ragazza. Sapeva bene dei suoi piani.

Era sera ormai e il rumore di una porta che sbatteva fuori dalla sua stanza aveva interrotto i suoi pensieri. Si alzò per controllare e vide Yunho andare verso la fine del corridoio per scendere le scale. Sentì anche la porta di casa aprirsi e capì che era uscito. Sorrise e si portò dietro con sé una giacca per poi raggiungere l'altro ragazzo fuori casa.
"Che belli" disse Yunho, mentre osservava le diverse forme e i colori che i fuochi creavano nel cielo buio.
"Non hai mai visto dei fuochi d'artificio?" gli chiese da dietro Mingi, mettendo sulle spalle del più alto la giacca che aveva preso.
"Di sfuggita, ero troppo impegnato a soddisfare... nulla" Mingi abbassò lo sguardo dal cielo su Yunho e lo guardò assottigliando gli occhi, ma rimase in silenzio non volendo né parlare di lei né ricordare qualcosa di brutto al ragazzo.
Abbassò lo sguardo sui suoi piedi rendendosi conto di quello che aveva appena pensato poi gli venne in mente un'idea.
"Vuoi andare a vederli più da vicino?" gli chiese, ma se ne pentì non appena sentì la risposta dell'altro.
"Mi stai invitando a un appuntamento?" gli chiese Yunho, ridendo.
"Sei impazzito? Che appuntamento, non sei mica una ragazza da-" il biondo vide che il sorriso del moro si stava lentamente spegnendo, e aveva anche ragione, ma Mingi non sapeva manco lui cosa voleva.
"Ti va di venirci?" richiese. Yunho annuì e Mingi sorrise.
"Allora vai a metterti qualcosa di decente al posto del mio pigiama." Il biondo nascose subito il sorriso e rientrò in casa. Yunho lo seguì.
«Mingi ma Mirhyun dov'è?» gli chiese il moro.
«Perché lo vuoi-» il ragazzo si era girato bruscamente e aveva alzato la voce verso il moro.
"È da suo padre." disse arrendendosi.
"Potresti smetterla di chiedermi di lei?" gli chiese Mingi a bassa voce mentre cercava di calmarsi.
"Perché?" domandò a sua volta Yunho.
"Se ripercorri le due notti passate troverai la risposta" concluse il biondo e si allontanò rapidamente dall'altro. Non si rese nemmeno lui conto, ma stava sorridendo.
Andò in camera sua per cambiarsi, era abbastanza felice di andare a vedere i fuochi. Quando c'era quella giornata Yunho veniva sempre chiamato per commettere dei reati a scopi altrui in quanto nessuno rimaneva a casa quel giorno o a lavoro. Questa volta invece ci sarebbe andato e avrebbe avuto anche una buona compagnia.

"Yunho sei pronto?" sentì Mingi chiamarlo da sotto e rapidamente si mise la felpa e scese.
"Nato pronto" gli rispose non appena scese.
"Quanta felicità" disse il biondo vedendolo sorridere per qualcosa che a lui pareva abbastanza banale.
"Stai zitto e andiamo" Yunho prese la sua mano e lo trascinò correndo fuori casa, senza preoccuparsi di nulla, nemmeno del fatto che aveva appena detto a Mingi di stare zitto.
"Fermati Yunho, se ci andiamo a piedi arriveremo quando saranno già finiti."
"Ah ops" Yunho  si bloccò e andò verso la macchina.
"Però mi è un po' impossibile guidare con una sola mano" il ragazzo indicò le loro mani e il moro la lasciò subito, salendo in macchina nei sedili posteriori.
Mingi si sedette alla guida e non trovando nessuno accanto a lui guardò nello specchietto e sospirò.
"Vieni avanti Yunho, non sei un bambino che non può stare accanto a chi guida" il ragazzo fece come gli aveva detto l'altro e si sedette accanto a lui.
"Anche se in questo momento ci assomigli parecchio. Andiamo" disse Mingi e partì con la macchina.
Il viaggio era solo di pochi minuti quindi nessuno dei due parlò, anche perché il moro era troppo impegnato a guardare i fuochi che si avvicinavano a ogni metro che percorrevano con la macchina e l'altro alternava lo sguardo dalla strada alla faccia sorridente di Yunho.
"Bene, siamo arrivati" disse mentre cercava di trovare un parcheggio.
"No Yunho, forse è meglio se scendi tu. Qui è impossibile parcheggiare, ci sono troppe macchine" consigliò il biondo per non fargli perdere minuti importanti.
"Ma no, io volevo vederli con te" le ultime parole finì per sussurrarle perché non voleva che l'altro le sentisse ma allo stesso tempo sì, solo per vedere la sua reazione.
"Se vuoi possiamo andare dall'altra parte del fiume, sulla sponda opposta. Lì non ci dovrebbe essere tanta gente" gli chiese e Yunho annuì rapidamente. Mingi uscì da quel parcheggio pieno e iniziò ad andare più velocemente per raggiungere il posto il prima possibile. "Tieniti forte Yunho."

Alla fine riuscirono ad arrivare prima della fine dei fuochi d'artificio e, appena Mingi parcheggiò, Yunho scese rapidamente dall'auto per andare verso il fiume e guardarli meglio. Mingi lo seguì subito dopo.
"Non ti allontanare da solo idiota, è pericoloso."
"Ma se prima mi stavi lasciando da solo tra la folla" Yunho lo guardò.
"Appunto eri tra la folla, qui non c'è quasi nessuno" rispose Mingi.
"Meglio così" sussurrò di nuovo Yunho.
"Perché?" Mingi sapeva cosa intendeva il ragazzo, ma gli piaceva sentirlo dire.
"Così."