【"тнαт ¢σℓ∂ ℓσσк уσυ gινє, тнαт gαzє уσυ gινє..】

Il cuore di Yunho si era fermato per qualche secondo, con la costante paura che qualcuno delle guardie l'avesse visto. Non sapeva che fare: se agiva di fretta probabilmente gli uomini avrebbero notato qualcuno muoversi in modo sospettoso, ma non doveva nemmeno agire lentamente o non avrebbe avuto tempo per salvarsi la pelle. Si calmò e si mischiò di nuovo tra la folla, per poi avventarsi lungo uno di quei corridoi che conduceva alle scale che portavano verso qualche stanza e salire.
Mingi, intanto, doveva andare a parlare con il capo di quell'azienda e cercare di tenerlo il più impegnato possibile tra vari discorsi, mentre alcune guardie facevano saltare la corrente e le restanti cercavano di tenere sotto controllo il clima tra le persone.
D'un tratto, dopo circa dieci minuti di conversazione, Mingi andò vicino all'uomo: aveva in piano di sfilargli le sue chiavi. Sapeva che non poteva, ma voleva svolgere il suo lavoro il più velocemente possibile, non ne voleva sentir parlare di questa faccenda soprattutto perché lui non c'entrava nulla ed inoltre poteva farlo pure sui zio, ma a differenza sua, lui era un viziato del cazzo a detta di Mingi.
Continuarono a parlare, fino a quando Song non si avvicinò di più al proprietario e piano piano riuscì a vedere le sue chiavi, che erano lasciate lì, visibile a chiunque avesse guardato le sue tasche. C'era troppa semplicità in tutto ciò, perciò si allontanò leggermente dal corpo dell'uomo e si guardò intorno. Rimase a parlargli ancora per alcuni minuti, poi cercò di allontanarsi per dire ai suoi uomini di non mettere in atto il piano, perché qualcosa stava andando storto, ma non ci fu più tempo e la corrente saltò. Finirono tutti al buio per qualche secondo, ma in men che non si dica le persone accesero la torcia dei loro telefono.
"State tranquilli, ci deve essere stato un sovraccarico di elettricità" disse il capo dell'agenzia per cercare di calmare le lamentele degli altri. Mingi giurò a sé stesso di uccidere la persona che aveva dato via al piano, ma non poteva più tirarsi indietro ora.
Tramite la luce degli altri telefoni andò verso le scale e appena vide di essere abbastanza lontano dagli altri, accese la sua torcia del telefono e andò al primo piano. Sapeva che l'ufficio di quell'uomo era su quel piano per il semplice fatto che era risaputo che lui fosse claustrofobico e anche troppo vecchio per fare tante scale.
Appena finì di salire, la luce tornò e in quel momento vide una persona dargli le spalle mentre aveva le gambe leggermente piegate.
Andò verso di lui e quando quest'ultimo sentì dei passi dietro di esso si girò rapidamente.
Mingi e Yunho si stavano guardando negli occhi ora. Yunho era terrorizzato dal vedere l'altro, lo aveva scoperto e probabilmente la sua fine sarebbe presto arrivata, mentre Mingi avrebbe voluto sfogarsi su di lui in quel momento.
Si sentirono i passi di qualcun altro dietro di loro e Yunho notò l'ombra di una figura, quindi prese il polso di Mingi e lo trascinò con sé per nascondersi.
I passi cessarono e Mingi si girò subito frustrato e incazzato verso l'altro e se non fosse stato per il fatto di essere davanti l'ufficio del capo, lo avrebbe probabilmente picchiato fino a quando i suoi occhi non si fossero chiusi.
"Tu non vedrai la luce del sole domani" lo minacciò Mingi con un tono pieno di disprezzo e Yunho giurò di aver sentito paura e aver visto odio puro e ira nei suoi occhi.
Il biondo si abbassò all'altezza della maniglia della porta, ma poi si ricordò di non avere niente con sé per cercare di aprirla.
"Cazzo!" imprecò a bassa voce e Yunho si guardò attorno.
"Hai un qualcosa di piccolo e sottile?" chiese poi il nero e l'altro controllò nelle tasche ma negò subito dopo. Yunho pure cercò se avesse qualcosa che gli sarebbe stato utile per scassinare quella porta e aprirla, ma dei passi lo avevano fatto distrarre. Mingi si alzò subito in piedi e l'ombra di una persona che stava camminando verso di loro si fece sempre più vicina. Yunho fu preso dal panico e di conseguenza agì senza nemmeno pensare: prese Mingi e lo fece girare verso di lui, poi mise i suoi due pollici sopra le labbra di Mingi e si avventò su di essi. Lui poteva anche farsi vedere, ma Mingi era fin troppo conosciuto e questo lo sapeva. Se quella persona lo avesse scoperto lì, probabilmente sarebbe finito anche lui nella merda, se non di più o, almeno questo era il suo ragionamento.
I due sentirono la voce di un uomo e Yunho si staccò dal finto bacio.
"Oh, oddio scusatemi" disse la guardia che stava guardando in giro per controllare.
"Non potete stare qui ragazzi però" continuò mentre si guardava intorno.
"Ci scusi tanto, ma i nostri genitori non ci permettono di vederci e oggi ci siamo incontrati per puro caso...ne abbiamo sfruttato l'occasione e siamo venuti qui" Yunho inventò una stupidissima scusa, alla quale il signore però ci aveva creduto.
"Mi spiace ragazzi, magari in futuro verrete accettati" disse lui mentre si inchinava.
"Non fatevi vedere, io non vi ho visti" disse quasi dispiaciuto e poi se ne andò. Yunho tornò a guardare il ragazzo che era davanti a sé: aveva uno sguardo impassibile, non riusciva a descriverlo, ma poi si allontanò e guardò la porta.
"Quello che hai fatto ora non ti aiuterà" gli disse il biondino e mise la mano sulla maniglia, dimenticandosi di quello che stava facendo prima.
Inclinò la maniglia e la porta si aprì: non era chiusa a chiave.
"È già aperta" disse Yunho e tirò fuori un sospiro di sollievo.
"Tutto questo è troppo facile" sussurrò Mingi.
"Chissene frega, fai quello che devi fare velocemente e andiamocene via da qui!" i due erano entrambi agitati, ma Mingi si mise a cercare subito i fogli del contratto di cui gli aveva parlato su zio.
Passò qualche minuto, poi notò una pila di fogli pinzati e alcune firme al fondo. Lo prese e vide che era quello che gli serviva, poi strappò tutti i fogli in piccoli pezzetti. Era riuscito nel suo intento e adesso doveva solo uscire da lì e tornare a casa. Si girò verso Yunho, ma non lo trovò. Guardò verso la porta e vide il ragazzo con la mano di una guardia sopra la sua bocca e altre persone accanto a lui.

【...мαкє тєαяѕ ιη му єуєѕ"】