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"Quando ti sei ferito così?" gli chiese la ragazza.
"Ieri -Yunho si bloccò, indeciso sul dire o meno l'accaduto- ieri mi sono graffiato" disse poi, cercando di essere il più convincente possibile.
"Questa ferita è di ieri?" continuò a chiedere Mirhyun e l'altro negò con la testa.
"No, ieri si era rimarginata. Ma stamattina ho grattato un po' e quindi la ferita si è riaperta". Alla fine quello che aveva raccontato era falso, ma anche vero siccome l'ultima parte era accaduta realmente.
"Pure tu però, sei idiota" lo schernì lei e Yunho scrollò le spalle.
"Ad ogni modo adesso non toccarla più, se avrai qualche problema dimmelo o, almeno, dillo a Mingi" mentre parlava si era alzata e guardava il ragazzo e poi andò verso la porta, dove c'era Mingi che osservava il tutto.
"Oh Min posso veni-" il biondo la bloccò.
"Lasciaci soli, arrivo subito" il ragazzo stava osservando Yunho, più precisamente il suo corpo e voleva assolutamente stare da solo con lui.
"Va bene, ti aspetto sotto. Devo parlarti" disse uscendo dalla camera e lasciando i due soli. Mingi entrò nella stanza e chiuse dietro di sé la porta e iniziò a squadrare l'altro per bene.
"Alzati" era più tranquillo ora che Yunho non aveva detto niente sulla ferita e del resto non gli fregava più di tanto. Yunho fece quello che gli aveva detto Mingi e rimase davanti a lui fermo.
"Non provi vergogna?" la faccia del biondo era abbastanza schifata, non aveva quel tocco di pietà che chiunque al suo posto avrebbe avuto.
"Vergogna per che cosa esattamente?" il nero era già stufo di parlare con l'altro, soprattutto perché non faceva altro che deriderlo e basta.
"Non ho genitori a causa tua, non ho soldi e vuoi pure che io abbia un fisico perfetto? Sei veramente patetico" urlò contro Mingi, ma il ragazzo non intendeva mirare a quello perché sapeva benissimo la sua situazione.
"Non penso che il tuo sia messo meglio del mio sai? Vai in giro a vantarti di avere un bel corpo, quando invece sarai peggio di me". Se Yunho avesse continuato così, Mingi lo avrebbe sicuramente sistemato per le feste, ma invece si limitò a togliersi anche lui la maglia e per un attimo, l'idea che lo stesse per usare era passata per la mente del nero.
"Come puoi ben osservare il mio corpo, di cui tu dici che mi vanto, è realmente perfetto a differenza del tuo. Ma non era questo il punto" stava per rimettersi la maglia, ma pensò che stare senza per dare fastidio all'altro sarebbe stato meglio.
"E di cosa mi dovrei vergognare allora, eh?" a Yunho però non fregava minimamente nulla, voleva veramente ucciderlo, in quel momento più che mai, soprattutto perché non c'era nessuno intorno a loro e se ne avrebbe avuto l'occasione lo avrebbe fatto. Guardò a destra e a sinistra per cercare qualcosa da usare contro l'altro mentre aspettava la sua risposta che non tardò ad arrivare.
"Non ti vergogni di mostrarti davanti a Mirhyun così? Se dicevi che ero stato io a farti quella ferita in questo momento non saresti ancora in vita" adesso era Mingi quello ad avere l'asso nella manica e lo stava anche usando bene.
"Ti ho chiesto mille volte di uccidermi, a sto punto se lo sapevo glielo dicevo" Yunho però aveva iniziato a non pensare realmente quelle parole perché ora non stava più in cantina e poteva respirare aria naturale e non piena di polvere. Per di più il nero avrebbe mangiato e si sarebbe allenato, quindi pensava che forse ne valeva la pena vivere per poter godere di quei beni che per lui erano come l'oro.
"Se pronunci un'altra volta questa frase, ti ucciderò nei peggiori dei modi" d'altro canto, il moro non si era accorto che Mingi era venuto vicino a lui e lo aveva preso per il polso, stringendolo e cercando anche di fargli del male, mentre pronunciava quelle parole accanto alla sua faccia.
"Sarà una tortura lunga e violenta" continuò assottigliando gli occhi e spingendo l'altro.
"Ci siamo intesi coso?" il biondo si assicurò che l'altro sentisse perfettamente quelle parole perché nessuno poteva vietargli di torturarlo, ma lo stava facendo solo per pietà.
"Sì" Yunho abbassò la testa mentre diceva quelle due lettere a causa del fatto che non poteva fare niente. Jeong non si era mai fatto sottomettere da nessuno, in nessuna occasione aveva fatto qualcosa per il volere degli altri, ma solo per sé stesso e così era riuscito a vivere da solo. Ma ora non riusciva a fare niente autonomamente, si sentiva soltanto minacciato per il semplice fatto che aveva capito che Song, se avesse voluto, lo avrebbe ucciso in quell'esatto momento senza esitazione. Voleva andare avanti, voleva far capire ai suoi genitori che lui era forte e che non era una molletta per i panni e che sarebbe riuscito a riscattarli in un modo o nell'altro, ma doveva solo aspettare e pazientare ancora un po' di tempo per riprendersi completamente da quegli anni.
Mingi si allontanò da lui, senza però lasciargli il polso.
"Vedi? Se entro una settimana non metti su i muscoli, verrai eliminato. Non mi serve a niente un pesce lesso come te" gli aveva preso anche il braccio. Yunho in quel momento era stanco, quindi non era in grado di avere forza per far uscire i suoi muscoli, ma un po' si vergognava del fatto che la persona davanti a lui li aveva ed erano ben visibili con un busto perfetto, perciò tolse di scatto il braccio dalle sue mani e lo guardò dritto negli occhi.
"In una settimana riuscirò a essere migliore di te" e me la pagherai. Pensò le ultime parole, senza dirle ovviamente e ottenne un sorriso schifato dall'altro, che gli mise le dita sotto il mento e lo alzò leggermente mentre tastava la sua mandibola.
"Vedremo coso" concluse alla fine e si allontanò da lui, riprendendosi la maglia che aveva precedentemente lasciato per terra.
"Tra poco ti porteranno del cibo e più tardi verrai con me ad allenarti. Mangia bene perché io non provo né pietà, né compassione" disse e uscì dalla stanza chiudendola a chiave.
Yunho era riuscito ad osservare il corpo di Mingi da dietro e voleva veramente diventare come lui, quindi si sarebbe fatto valere e non avrebbe lasciato che l'altro lo manovrasse a suo piacimento.

【...уσυ'∂ ωαт¢н мє вυяη ∂σωη ιη ƒℓαмєѕ"】