Capitolo 18.

Eren's pov.

Passarono diversi turni dalla confessione velata di Annie e da allora tutti i presenti sembrarono come alleggeriti da un peso e un po' più legati.
D'altronde ciò che va ad unire maggiormente le persone non sono forse le debolezze altrui? Il brivido di detenere nelle proprie mani ciò che potrebbe frantumare una persona è così allettante da rendertene dipendente, chiunque all'interno di quella stanza avrebbe ascoltato ben volentieri le fragilità altrui, avidi di potere e controllo sulle persone.

La bottiglia continuò a ruotare imperterrita svestendo delle proprie sicurezze la maggior parte dei presenti che si rifugiarono nell'alcool come ultima sponda per non annegare, e se solo avessero compreso che quel loro appiglio era inconsistente avrebbero smesso decisamente prima.

Mikasa si spostò definitivamente affianco ad Annie cominciando a parlare animatamente e facendo slittare così il cerchio ritrovandomi affianco Pieck che vantò sul petto ancora sbottonato il succhiotto tondo e violaceo impressogli dal corvino.
La ragazza mi sorrise appena facendomi distogliere da tutti i miei pensieri.

"Obbligo o verità Erwin?"
Domandò Historia, la sua voce docile e gentile arrivò debole al biondo per via degli innumerevoli schiamazzi che risuonarono nella sala. 
"Verità"
Rispose con gentilezza lui mantenendo senza problemi lo sguardo su quello della ragazza. Ero certo il suo carattere fosse stato di quelli enigmatici ed attraenti, un po' come quello che sfoggiava Pieck.

Chissà quanta chimica scorre fra quei due...

"Va bene, e allora io ti chiedo quale sia la tua più grande paura!"
Pronunciò a voce forse un po' troppo alta ma senza ricevere lamentele da nessuno, era evidente fosse stata ubriaca e poco reattiva, ma non avrebbero comunque potuto fargliene una colpa, la bionda venne fatta ubriacare principalmente dalla fidanzata affianco che le spillò alcool nel bicchiere ogni qualvolta fosse stato vuoto.

Erwin sollevò entrambe le sopracciglia per lo stupore della domanda ritirandosi appena con il busto diritto come avesse appena ricevuto uno schiaffo in pieno volto. Lo guardai attentamente, ogni suo gesto rimandò a dell'evidente difficoltà nel rispondere senza riuscirne a capire il perché.
"Oh cara Historia, immagino tu abbia appena scovato il punto debole del nostro Comandante"
Lo canzonò Pieck affibbiandogli un nomignolo volto a riprendere la sua autorità nel guidare l'intero gruppo come unico capo in campeggio nonostante la giovane età.

Partirono risa delicate e tenui che non vennero però condivise dal biondo che storse appena le labbra.
"Accidenti..."
Pronunciò grattandosi la nuca evidentemente a disagio.

"Non dirmi che per una domanda del genere pagherai la penale togliendoti la maglia"
Lo schernì Levi con le braccia conserte, il suo viso ammiccante lo guardò tentando di trattenere un delicato sorriso.
"E chi ti dice che mi toglierò proprio quell'indumento?"
Domandò lui tentando di celare la sua evidente preoccupazione della domanda che probabilmente gli fece riaffiorare pensieri o ricordi non del tutto piacevoli.

Il corvino in risposta roteò gli occhi al cielo voltando lo sguardo dalla parte opposta e nel frattempo il biondo prese a sbottonarsi la camicia mostrando un copro che -come già immaginai- mi lasciò senza fiato. Il braccio destro completamente ricoperto di tatuaggi mi saltò all'occhio notando come i disegni fossero stati tanti e realizzati con delicate linee che lo resero estremamente elegante non andandone per niente ad appesantire l'arto.

Levi's pov.

Aveva sei anni. Solo sei anni quando Erwin venne privato del padre, ciò ovviamente lo costrinse a crescere molto prima di un normale bambino, dovendo ricoprire il ruolo di uomo di casa pur di non far gravare tutto sulle spalle della madre. Il suo continuo tentativo di riuscire a controllare ed allo stesso tempo infondere tranquillità lo rendevano automaticamente un leader in tutto, specialmente se si trattava di situazioni di gruppo. Erwin sapeva bene come prendere in mano le situazioni perché venne abituato fin da piccolo a prendere le redini della propria esistenza, rendendolo uomo anche quando di uomo aveva ancora ben poco.

Lo guardai con cautela assieme ad un accenno di amarezza, i suoi occhi imperturbabili si muovevano in modo sveglio verso il resto del gruppo nonostante sapessi dietro vi era ancora impressa la risposta alla domanda che volle appositamente evitare.

Hai così tanta paura di non essere abbastanza Erwin, ti si legge in volto, smettila di farti in quattro pur d'eccellere sempre in tutto, a volte semplicemente sii abbastanza solo per te stesso...

Avrei voluto dirgli tante cose ma preferii tacere, e chissà quante conseguenze avrebbe avuto la mia omissione, non ebbi il tempo materiale per comprenderlo perché il gioco riprese a continuare con vari fischi e grida d'incoraggiamento. Misi a fuoco la scena scorgendo Jean acclamato dal cerchio piuttosto brillo rispetto a qualche turno prima.

"Così dovrei scolarmi la bottiglia di vino senza utilizzare le mani eh? Bhe non mi è stato riferito che non avrei potuto chiedere l'aiuto di qualcuno però"
Riferì lui posizionandosi l'indice sulle labbra come a simboleggiare silenzio, il suo viso affascinante prese ad affilarsi ancora di più di quanto non lo fosse già stato rendendolo alquanto malizioso e consapevole.

"Marco, mi verseresti il vino in bocca?"
Gli domandò, la sua voce apparve spezzarsi appena per la gradazione alcolica che iniziò lentamente a salirgli alla testa.
Il lentigginoso affianco a Pieck sgranò gli occhi scioccato da tale proposta fin troppo incisiva per un ragazzo come Jean. Si puntò una mano addosso come per chiedere attraverso i gesti se si fosse riferito veramente a lui.
"Coraggio"
Lo incoraggiò il castano seguito da un cenno del capo alzandosi dalla sua postazione con in mano una bottiglia di vino che fece dondolare dal collo, come per richiamare il moro che tra qualche titubanza venne poi spronato da Armin che gli era seduto affianco.

"O-okay"
Marco si alzò spolverandosi in imbarazzo i pantaloni, le spalle ancora nude si strinsero forse per l'imbarazzo di essere al centro dell'attenzione.
Il castano gli porse la bottiglia con sicurezza al contrario di come venne afferrata dall'altro. Si scambiarono uno sguardo piuttosto forte che emanò sensazioni fraintendibili finché Jean non si piegò poggiando entrambe le ginocchia al parquet provocando un suono cupo ai piedi del lentigginoso che divampò d'imbarazzo non appena si rese conto d'aver avuto il ragazzo piegato davanti a sé.
Incrociò entrambe le mani dietro la schiena schiudendo le labbra, i suoi occhi ambra si fissarono su quelli castani del moro.
"J-Jean-"
Tentò di pronunciare nonostante il rossore sulle sue guance.

"Dai versa"
Lo incoraggiò l'altro sollevando fugacemente un sopracciglio e così fece, stappò la bottiglia in un suono sordo andando poi a versare con attenzione il liquido all'interno della bocca dell'amico che non appena venne a contatto con il vino rosso corrugò le sopracciglia ma senza ritirarsi.
Rivoli di alcool gli rigarono il volto scendendogli lungo tutto il corpo nudo, mentre quello che riuscì ad ingerire fece smuore il suo pomo d'Adamo in un ritmico sali e scendi piuttosto ipnotizzante.

Innumerevoli grida riempirono l'aria mandandola in festa, tutti apparvero apparentemente felici quanto eccitati da quell'obbligo rendendo l'atmosfera piuttosto piacevole.

"Basta così Jean ho finirai per stare mal-"
Il moro non fece in tempo a terminare la frase che il castano si sollevò in piedi afferrandogli il volto in entrambe le mani portandoselo sul suo.
Il bacio che si diedero fu passionale e nuovo, era evidente nel mezzo vi fosse stato del persistente imbarazzo, ma il coraggio del castano venne comunque riconosciuto, perché Marco dopo pochi secondi poggiò delicatamente le dita su quelle dell'altro intensificando il bacio.

Indietreggiarono di qualche passo, i loro addomi si sfiorarono così come le loro gambe e braccia. Solo quando si distaccarono rimasero per pochi istanti ad osservarsi con ancora le mani poggiate le une sopra le altre, i loro nasi a contatto finirono per arricciarsi appena sotto i sorrisi smaglianti che si dedicarono, come se si fossero resi conto dell'immensa stupidità nel non riferirsi reciproci sentimenti prima.

"Vai così Jean!"
Lo incitò Reiner con una mano a coppetta posta al lato delle labbra.
"Si Jean così si fa!"
Lo accompagnò Ymir osservandolo con soddisfazione, sorrise sinceramente contenta annuendo appena.
"Sarò sincera, pensavo ci sarebbero voluti più obblighi per farvi baciare"
Ammise Hanji sollevandosi nelle spalle.
Applausi e fischi continuarono ad inondare la stanza facendola navigare per la prima volta in un dolce mare di sentimenti. Quei due ragazzi avevano dipinto in volto una felicità talmente particolare da non riuscire ad attribuirgli nessun aggettivo che non fosse andato a sminuire quello che furono davvero.

Non avevo mai creduto nell'esistenza di una persona complementare finché non vidi i loro visi guardarsi l'uno negli occhi dell'altro.

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