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7.
"spiegamelo un'altra volta"
"ok ok. Il mio piano è questo. In poche parole voglio fare come succede nelle guerre. Non voglio che nessuno si ferisca però.
Mettendo la voce della verità in giro, come ho fatto con te, tutta la gente prima o poi capirà cosa voglia dire, se ci si ragiona. In conclusione avremo abbastanza alleati per vincere questa battaglia"
"di eliminare le classi sociali"
"esatto, tutti si ribelleranno capendo in quale assurda scommessa sono finiti."
concludo io accendendomi una sigaretta.
Gavin mi guarda e poi annuisce. Questo tipo è mostruosamente intelligente e ragionevole.
"conosci qualcuno che potrebbe stare dalla nostra parte?" gli chiedo.
"no... nessuno. Però se mi viene in mente qualcuno glielo chiedo."
mi rassicura.
"senti Gavin... da che palazzo e piano vieni tu?"
"palazzo no.3 degli alti, piano A n. 9.5"
"quindi sotto una grande libreria!"
"calma gattino, ti potrò portare lì, ma non ora. Non ti conosco abbastanza e devo trovare un modo per non farmi scoprire. Mi ucciderebbero"
"che cosa devi capire di me?" dico incrociando le braccia sul petto e guardandolo.
"se sei impulsivo non posso mica portarti. Una mossa sbagliata e siamo tutti e due morti. Ti prometto che ti ci porterò un giorno, ma devi aspettare. Le guerre d'altronde non si concludono in un giorno" mi dice.
"capisco"

Io e Gavin ci vediamo quasi ogni giorno da quando si è "consegnato" alla giustizia e verità mia.
Quindi da circa un mese. Io lo sto studiando e ogni giorno che passa lui si interessa sempre di più a far scoppiare questa rivoluzione.
È molto gentile con me. Forse gli faccio proprio pena.
Lo voglio presentare a mia mamma. Lei è la mia prima e proprio vera alleata.

"vieni con me da mia mamma?"
"dove abita?"
"nel quartiere dei non classificati"
"cosa?! È troppo pericoloso per me!"
mi raddrizzo la schiena e gli vado vicino, mettendomi a pochi centimetri dal suo volto.
"essere impauriti vuol dire tradire la rivoluzione"
gli sussurro.
"mi stai dando del codardo?"
"mh forse"
prende dalla sedia una mia giacca e la indossa, allacciando alla vita una cintura.
"andiamo a conoscere questa signora"
sorrido e con eleganza felina mi sposto, andando verso la porta per poi aprirla.

Ci dirigiamo verso casa di mia mamma.
In realtà non è proprio una casa quelli che hanno i non classificati.
Sono delle piccole abitazioni costruite con materiali buttati dalle classi più potenti. Non essendo neanche controllati, dato che sono considerati inesistenti, possono pure rubare mobili usati e buttati.
Vi farete tale domanda: perché i non classificati e i sottomessi hanno una "casa" e i poveri no?
I non classificati sono inesistenti, non viene tenuto conto se hanno una casa o se sono vivi.
Noi sottomessi, anche se siamo l'ultimo gradino della società esistente, siamo comunque dei "lavoratori". Se noi non esistessimo, l'uomo impazzirebbe completamente.
Se non siamo curati nessuno può usarci.
I poveri, come dice la gente, sono morti di fame. Non per volere loro chiaramente e nessuno li disprezza.

Busso alla porta di mia mamma.
Gavin è un po' nervoso. Si vede.
"avanti Gavin, non sei mica mio marito. Non devi essere nervoso. Mia mamma non giudica nessuno... se solo conoscessi il suo passato non faresti così"
mia mamma ci apre e sorride alla vista.
"aw hai portato un amico. Da tanto aspettavo che mio figlio avesse degli amici"
"mamma, lui è Gavin, il mio primo alleato"
dico euforico.
Mamma ci fa entrare.

"allora Gavin, perché non mi parli un po' di te? Sei anche tu un sottomesso?"
"certamente. No, non sono un sottomesso. Vengo dalla classe sociale degli alti"
"ah, capisco."
"ho incontrato suo figlio in un parco e dopo avermi urlato la verità ho cominciato a pensare a come si sentissero tutte le classi sociali al disotto della mia. Sono del parere che tutta questa storia deve finire. Daft è stato gentile ad accogliere la mia alleanza. Lei? Cosa ci fa qua?"
"è una storia lunga, Gavin"
guardo mia mamma. Forse si è ricordata di come gli alti e i supremi l'hanno trattata, poco più di vent'anni fa.
"mamma, Gavin è una brava persona... l'ho conosciuto"
rimane in silenzio mentre annuisce.
Ci versa del tè nei bicchieri.
Gavin beve lentamente la sua bevanda calda, mentre io osservo entrambe.
"per me è il momento di andare. Son da troppo tempo qua fuori e temo di essere scoperto"
dice Gavin alzandosi dalla sedia.
"perdonatemi signora. Per me è stato un piacere conoscerla. Ha fatto davvero un bel lavoro con Daft"
dice sfilandosi la mia giacca rossa per poi restituirla a me.

Fa un cenno di capo ed esce dalla casa.

Mia mamma mi guarda.
"non per essere pessimista, figlio mio. Ma hai mai pensato se Gavin appena uscito da casa tua andasse dai suoi superiori e andasse a dire tutto ciò che pensi?"
mi giro da lei tenendo lo sguardo basso.
"anche se fosse, non ho nulla da perdere. Morirei per liberarti, per liberare tutti"
lei chiude gli occhi e annuisce.


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