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4.
BOOM BOOM BOOM
Mi alzo di scatto, sentendo qualcuno bussare alla mia porta rumorosamente.
Non ricordo cosa sia successo ieri... so solo di aver di nuovo preso quella pasticca. Sono scombussolato.
Mi metto un paia di pantaloncini e la sciarpa, dato che quel qualcuno bussa con insistenza alla porta.
Appena la apro si fionda addosso a me, buttandomi a terra.
Mi tengo sui gomiti e lo vedo: Gavin, il ragazzo che se ne andò dopo che gli feci quel discorso.
Lui alza la testa e mi guarda arrossendo.
"devo parlare assolutamente con te" mi dice alzandosi in ginocchio lentamente.
"beh, io dovrei farti almeno di un sacco di domande DATO, CHE SEI FIONDATO SU DI ME COME UN RAZZO! Non ti conosco, come fai a sapere dove abito?!"
"non ti interessa, ok? Solo, ascoltami."
"perché dovrei?" gli dico guardandolo negli occhi. Chiude la porta da dietro con un calcio e mi poggia le sue mani sulle mie spalle, stritolandomi.
"dopo che mi hai parlato ho sentito delle sensazioni strane nel mio corpo. E penso che sia solo colpa tua! Insomma, voglio delle risposte alle mie infinite domande, perché così mi sento... mi sento solo male!"
appena finisce gli scoppio a ridere in faccia.
"cosa ci trovi di così tanto divertente?!"
"voi ricchi e potenti" comincio indicandolo "studiate così tanto e leggete, per poi non sapere cosa siano le emozioni" gli dico cercando ti tornare serio.
"emozioni?"
lo guardo e vado verso la cucina.
"seguimi, alto"

si siede in una sedia, accanto al piccolo tavolo tondo.
Io gli verso il tè nel suo bicchiere.
"tu sei emozionato. Stai provando rancore, senso di colpa nei miei confronti. Ti ho detto le cose come stanno. Scommetto che non hai mai sorriso o pianto in vita tua."
gli dico mentre poso la teiera sul lavabo.

Mi guarda come se parlassi in un'altra lingua.
"non è colpa tua" continuo guardandolo "è colpa di chi ha iniziato. Tu sei solo vittima, non ti accorgi di cosa succede, sol perché non apri gli occhi agli altri. Dimmi buddy, cos'hai provato dopo che ti ho detto Potrei essere io al tuo posto e tu al mio?" gli chiedo guardandolo.
"come se... come se avessi qualcosa di sbagliato. Ho provato a pensare cosa provassi tu... come fosse il tuo lavoro"
"empatia. Ti sei immedesimato in me. È un'emozione. Poi?" gli chiedo guardandolo con gioia.
"come se non mi andasse bene questa cosa" io sorrido immensamente.
Quasi quasi mi metto a piangere.
"SI SI SI" mi alzo in piedi saltellando.
"TU STAI PROVANDO DISPREZZO E RABBIA" lo prendo per le mani, facendolo alzare.
"GAVIN PROVI EMOZIONI"
"emozioni..." mi guarda e io gli prendo il viso per poi abbracciarlo.
"cosa senti adesso?" gli chiedo attaccato al suo petto.
"u-uhm... non saprei"
"il tuo cuore batte velocemente" dico sorridendo.
Mi stacco da lui e mi risiedo al tavolo.
"cosa si fa in questi casi?" mi chiede.
"rivolta, rivoluzione, GUERRA E PROTESTA." lo guardo.
"voglio che non esistano classi sociali" mi guarda mentre scandisco bene queste parole.
"e tu, Gavin, potresti davvero aiutarmi. Insomma sei un ragazzo appartenente alla classe sociale degli alti e stai per la prima volta provando emozioni ed empatia. Con la tua conoscenza e l'accesso a librerie dei tuoi palazzi potremmo seriamente cambiare tutto" concludo gesticolando.
Mi guarda, forse non è convinto. Forse ho parlato troppo e lo andrà a dire ai suoi superiori, mandando un mandato di arresto e condanna a morte per idee rivoluzionarie, che metterebbero a soqquadro questa società corrotta, dettata e grigia.
"insomma... pensaci" gli dico in fine, sistemandomi la sciarpa.
Lui si alza annuendo e guarda l'orologio.
"devi andare?" gli chiedo.
"se mi trovano qui mi uccidono. Senti, le tue parole stanno combattendo con il mio cervello e ciò vuol dire che dovrò riflettere come ho fatto in questi giorni."
"Gavin" lo chiamo e lui si gira a guardarmi.
"ritorna, io ti devo studiare "
se ne va lasciandomi di nuovo solo.

Ci rendiamo conto di cosa è appena successo?

Se continuasse a riflettere, esprimere la sua rabbia scrivendo... forse avrei il mio primo alleato.
Voglio progettare la mia vita a scopo di rivoluzione.
Oh mamma, devo correre da lei per raccontarle tutto.

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