7 - Grande Squalo Bianco

Siamo alla fine giunti all'ultima specie di squalo di questa Shark Week. Come gran finale, ho lasciato l'esemplare che potremmo definire il Tirannosauro degli squali. Ebbene, diamo il benvenuto al Grande. Squalo. Bianco!

Il Carcharodon carcharias, chiamato anche grande squalo bianco, carcarodonte o talvolta semplicemente squalo bianco, è un pesce cartilagineo della famiglia dei Lamnidi. Unico rappresentante vivente del genere Carcharodon, questo squalo è il più grande pesce predatore esistente sul pianeta, nonché il terzo pesce più grande in assoluto, dopo lo squalo balena e lo squalo elefante.

È stato Carlo Linneo a dare allo squalo bianco il primo nome scientifico, Squalus carcharias, nel 1758. Sir Andrew Smith gli ha dato quello generico di Carcharodon nel 1833. Nel 1873 il nome generico è stato accorpato a quello scientifico dato da Linneo, diventando così quello attuale di Carcharodon carcharias. Carcharodon viene dal termine greco antico καρχαρόδων, karcharódōn (composto di κάρχαρος kárcharos, che significa "aguzzo", con quello di ὀδούς, ὀδόντος, odóus, odóntos, che significa "dente"). Dato che καρχαρίας, karcharías, significa "squalo", il significato finale è "squalo dai denti aguzzi".

Parente molto distante del preistorico Megalodonte, il grande squalo bianco è una specie sempre massiccia, seppure di corporatura variabile. Il muso di forma conica, un po' bombato nella parte inferiore. Ha occhi scuri e rotondi, è privo di membrana nittitante (una membrana che protegge gli occhi dello squalo quando sta per attaccare. Siccome il bianco ne è privo, deve ruotare i suoi occhi all'indietro per evitare danni), e ha cinque fessure branchiali, le quali possono pompare acqua soltanto se lo squalo è in movimento.
La prima pinna dorsale è grande e falciforme e inizia a livello dell'estremità posteriore di quelle pettorali anch'esse falciformi. La seconda pinna dorsale comincia a livello della pinna anale, ed entrambe sono di piccole dimensioni. La pinna caudale è grande e a forma di mezzaluna simmetrica, anche se in la parte superiore è leggermente più lunga di quella inferiore.
Il colore è bianco nella parte inferiore del corpo (da cui il nome), mentre ha tonalità variabili dal grigio al blu, talvolta ardesia, nella parte superiore. La linea di separazione tra le due colorazioni è netta e frastagliata, e proprio grazie a questa doppia colorazione la visibilità dello squalo viene ridotta, perché si presenta scuro se visto dall'alto e chiaro se visto in controluce.

La pelle del grande squalo bianco (come quella degli altri squali) non è ricoperta di vere e proprie scaglie, ma di dentelli dermici appuntiti, che misurano da qualche decimo di millimetro a 1 cm, costituiti da una dentina ricoperta di smalto; hanno come funzione principale quella di far scorrere in modo altamente idrodinamico l'acqua lungo il corpo dello squalo, e inoltre lo proteggono dai parassiti.

Possiede quella che, per convinzione popolare, è stata per anni ritenuta la più potente mascella tra gli animali viventi, studi più recenti hanno scoperto però che il morso degli stramaledetti coccodrilli è fino a quindici volte più potente.
In verità, il morso dello squalo bianco non è nemmeno nella top 10 dei morsi più potenti del regno animale, probabilmente perché lo squalo si è evoluto per cacciare prede come foche, pesci e delfini, creature dal corpo tutto sommato molle e non corazzato. C'è inoltre da notare che lo squalo bianco, a differenza delle tigri o degli orsi, non ha bisogno di un morso particolarmente forte perché uccide le sue prede più piccole ingoiandole immediatamente e quelle più grandi strappando loro brandelli di carne per poi aspettare che muoiano dissanguate (tattica evergreen denominata "mordi e fuggi") laddove questi animali per uccidere le loro prede devono esercitare una grande forza per soffocarle.
Per dare un termine di paragone, la forza del morso di uno squalo bianco di 1,5 t non supera i 3000 N (300 kg forza), pari a un quinto della sua massa corporea, mentre la pressione mascellare è pari a 35 kg/cm2. La stessa forza è esercitata da un leone, ma con un peso sei volte minore, mentre un coccodrillo marino (ancora loro) della metà del suo peso può mordere con una potenza di oltre 40000 N (4000 kg forza) per 1000 kg/cm2.

La bocca dello squalo bianco è dotata di varie file di denti: triangolari e seghettati sull'arcata superiore per sminuzzare la preda, lunghi e appuntiti su quella inferiore per pugnalare e tenere ferma la preda. I denti possono arrivare fino ai 7,5 cm di lunghezza.

Grazie alla rete mirabile che gli permette di sfruttare al meglio il calore generato dai potenti muscoli e dal metabolismo, riesce a raggiungere una leggera endotermia, cosa che lo rende di sangue parzialmente caldo e che permette al suo organismo di essere particolarmente reattivo e prestante durante la caccia.

Anche il grande squalo bianco presenta il dimorfismo sessuale e le femmine sono generalmente più grandi dei maschi. I maschi di grande squalo bianco possono misurare dai 3 ai 4 metri mentre le femmine variano dai 4 ai 5 metri, il peso di un esemplare adulto è compreso tra i 680 e i 1100 kg, tuttavia negli esemplari femmina può aumentare temporaneamente ben oltre la tonnellata durante il periodo di gestazione.

Nel 1987 a Ledge Point, in Australia, fu avvistato un esemplare della lunghezza di 6 metri, solo questo caso e pochi altri avvistamenti sono ritenuti attendibili, tuttavia, nel 2019, è stato avvistato alle Hawaii un grande squalo bianco femmina conosciuto col nome di Deep Blue. Sebbene l'animale non sia mai stato misurato tutte le fonti concordano sul fatto che lo squalo sia lungo poco meno di 7 metri.

A livello uditivo il grande squalo bianco percepisce le vibrazioni sonore a grande distanza e il suo olfatto è molto acuto. Inoltre, come gli altri squali, può percepire dei debolissimi campi elettrici e bio-elettrici generati dall'attività motoria delle sue potenziali prede, grazie alle "ampolle di Lorenzini"; riesce a percepire il campo elettrico di una preda a partire da mezzo miliardesimo di volt.

Inoltre, in comune con gli altri pesci e con la maggior parte degli anfibi, possiede la linea laterale, un organo composto da una serie di organi ricettori disposti lungo i fianchi dell'animale, sensibili alle vibrazioni a bassa frequenza e alle onde di pressione generate dal moto di corpi solidi nell'acqua. Le ampolle di Lorenzini e la linea laterale permettono allo squalo bianco di percepire la posizione, la grandezza e i movimenti di una preda, anche senza l'ausilio della vista, cosa utilissima in acque torbide, poco illuminate, o nella fase finale dell'attacco, quando lo squalo ha già ruotato gli occhi all'indietro per proteggerli da eventuali graffi causati dalla preda che si difende.
Si è infatti ritenuto, per molto tempo, che la vista giocasse un ruolo secondario nella predazione, ma si è capito recentemente che gli squali bianchi hanno una vista molto acuta, su cui fanno grande affidamento. La perdita parziale o totale della capacità visiva può compromettere le possibilità di sopravvivenza dell'animale. Recenti studi hanno mostrato che di notte tende ad avvicinarsi alle coste molto illuminate per sfruttarne la luce riflessa.

Il grande squalo bianco è uno tra i pochi squali che sollevano regolarmente la testa sopra la superficie del mare per guardare gli altri oggetti: questo comportamento è tipico dei cetacei ma raro nei pesci, ed è noto come spyhopping. Una possibile spiegazione di questa anomalia può essere dovuta al fatto che l'odore viaggia attraverso l'aria più velocemente che attraverso l'acqua, perciò, quella che apparentemente potrebbe essere scambiata per una forma di curiosità, sarebbe invece soltanto un modo di ottimizzare il pur già potente olfatto dello squalo.

Il grande squalo bianco è un cacciatore altamente specializzato, anche se la sua dieta può variare molto a seconda della zona in cui vive. Nel Mar Mediterraneo (sì, arriva anche qui) caccia tonni, pesce spada, tartarughe di mare, altri squali, delfini. Non attacca grandi cetacei come le balene ma se si imbatte in una carcassa non esita a divorarla e in queste situazioni sembra essere più disponibile ad accettare la presenza di altri squali e sembra essere anche molto selettivo, divorando soltanto la parte più ricca di grassi e risputa il muscolo, meno nutriente. In altre parti del mondo può, ad esempio, cibarsi prevalentemente di foche o leoni marini. Sembra che non disdegni anche i rifiuti che vengono gettati dalle navi e qualunque tipo di spazzatura possa venire a trovare. Lo squalo bianco caccia le prede agili con una tecnica simile all'agguato, senza girare intorno alle sue prede, ma sorprendendole da sotto. La velocità in risalita, durante la predazione, gli è consentita dal fatto che il grande squalo bianco (come tutti gli squali) è privo della vescica natatoria, organo idrostatico presente nei pesci ossei e che serve per poter stare a profondità variabili e che comunque rallenta una risalita rapida.

A Seal Island, in Sudafrica, i grandi squali bianchi sono soliti predare le otarie orsine del capo che nuotano in superficie, soprattutto in prossimità delle isole, con una particolare tecnica di caccia. Tutto, solitamente, avviene durante le ore notturne, al crepuscolo o all'alba. La tecnica di caccia utilizzata è sorprendente: lo squalo nuota sui fondali in prossimità dei canali utilizzati dalle otarie per lasciare o tornare all'isola, al buio, e ad una profondità di 20/30 metri, lo squalo risulta del tutto invisibile alle sue prede, una volta avvistata l'otaria, lo squalo si lancia all'attacco nuotando verso la preda in superficie a grande velocità (circa 40 km orari) e addentando l'otaria in movimento, tale è la velocità di movimento che lo slancio fa balzare lo squalo completamente fuori dall'acqua con l'otaria in bocca. Questo comportamento predatorio è stato documentato in Sudafrica, Australia e in California alle Farallon Islands.

Poiché ogni attacco comporta un grande dispendio di energie lo squalo prepara i suoi agguati con grande attenzione, adattando il suo stesso stile di vita e i suoi spostamenti, in base ai luoghi e ai periodi di riproduzione delle sue prede. Una volta agguantata la preda lo squalo bianco scuote la testa utilizzando la mascella come una sega per provocare tagli più ampi e profondi al fine di strappare pezzi di carne più grossi, proprio come farebbe un cane. Secondo uno studio del Journal of Zoology pubblicato nel 2009, nel cacciare le foche lo squalo bianco sceglie e pedina le sue prede a distanza, in cerca del momento migliore per colpire, ed è in grado di trarre esperienza da ogni attacco al fine di aumentare la percentuale di successo e minimizzare il dispendio di energie.

La tecnica di caccia varia a seconda del tipo di preda. Le foche, più piccole vengono predate dal basso verso l'alto e uccise e divorate immediatamente. Gli elefanti marini del nord, invece, essendo più grandi e pericolosi, vengono morsi posteriormente in modo da far sì che la preda non possa muoversi; così facendo lo squalo attende al sicuro che la preda si dissangui per poi divorarla con calma.
Lo squalo bianco può occasionalmente tentare di attaccare lagerinchi, grampi, tursiopi, suse, focene e focenoidi ma la loro velocità e il loro sonar riescono nella maggior parte delle volte a far sì che i suoi attacchi non vadano a segno. Talvolta, se in gruppi numerosi, i delfini possono far allontanare l'aggressore grazie a movimenti della coda e contrapposizioni frontali. Soprattutto se vi sono piccoli da difendere i delfini li circondano e sbattendo fortemente la coda fanno desistere l'animale. Un simile comportamento è stato osservato anche quando ad essere minacciati dallo squalo sono stati dei bagnanti.

Lo squalo bianco è un predatore all'apice della catena alimentare ed è sempre stato considerato privo di predatori naturali. Recenti studi condotti dalla biologa Ingrid Visser, hanno tuttavia dimostrato (con spettacolare documentazione fotografica) che l'orca può uccidere lo squalo non solo per difesa (come si era sempre creduto), bensì, in carenza di prede più facili, può mettere in atto veri e propri assalti di gruppo contro lo squalo bianco con l'intento di cibarsene, tramortendolo a colpi di coda, o addirittura girandolo di proposito sul dorso per provocargli l'immobilità tonica. Questo comportamento, presente in alcuni animali, implica un irrigidimento totale del corpo in seguito a una situazione di pericolo, così da simulate uno stato di morte.

I grandi squali bianchi sono animali prevalentemente solitari, tuttavia capita che in certi periodi di caccia vi siano assembramenti di molti esemplari in aree ristrette, cosa non molto gradita a Conte. Dato che queste situazioni possono generare conflitti, gli squali bianchi hanno elaborato una modalità di comunicazione che avviene tramite movimenti del corpo aventi lo scopo di creare una gerarchia che risolva i conflitti in modo non violento. Si è allora scoperto che quando uno squalo bianco vuole prevalere nei confronti di un suo simile, esso compie particolari movimenti che segnalano intenzioni aggressive: inarca la schiena, mostra i denti, apre e chiude le fauci con rapidi scatti, sbatte violentemente la coda sulla superficie, mostra le sue dimensioni girando attorno al rivale, concludendo con una t-pose. Spesso l'interazione si risolve con la sottomissione di uno dei due animali ma talvolta possono esservi scontri violenti, anche mortali.

Osservazioni sugli squali bianchi in Sudafrica mostrano che la gerarchia si basa sulle dimensioni, sul sesso e sulla stanzialità degli esemplari: le femmine dominano i maschi, gli squali più grandi dominano quelli più piccoli, gli stanziali dominano i nuovi arrivati. I gruppi che si vengono a formare possono essere paragonati a dei “clan” simili a quelli dei gruppi di lupi dove vi è uno squalo dominante su altri squali del gruppo, e dove gli scontri avvengono tra capi e membri di clan rivali.

Questo squalo può vivere dai 30 ai 40 anni. La maturità sessuale è raggiunta a 3,8 metri di lunghezza nei maschi e tra 4,5 e 5 metri nelle femmine. La specie è ovovivipara e, al contrario di quanto sostengono alcune pubblicazioni[senza fonte], questa specie non mostra il cannibalismo intrauterino come verificato in altre specie di squali, ma piuttosto si nutre di uova non fecondate. Il parto avviene tra primavera ed estate, e la gestazione dura probabilmente all'incirca un anno. I piccoli alla nascita hanno taglia compresa tra 1,2 e 1,5 metri e hanno i denti dotati di minute cuspidi laterali, con quelli inferiori talora ancora con i bordi lisci anziché seghettati. Il numero massimo di piccoli per figliata si suppone sia tra 10 e 14.

Sostanzialmente cosmopolita è diffuso particolarmente in acque fredde o temperate tra gli 11 e 24 °C, sulla costa o al largo. È particolarmente presente al largo delle coste meridionali dell'Australia, del Sudafrica, della California, del Messico, del nord-est degli Stati Uniti e nell'isola messicana di Guadalupe, in Nuova Zelanda. È tuttavia possibile trovarlo anche in acque più calde, come ai Caraibi, dove lo si è visto scappare con uno scrigno mentre veniva inseguito dall'Olandese Volante. Vi sono aree diventate particolarmente interessanti per l'elevato numero di esemplari presenti, come Seal Island in Sudafrica, dove vi è una colonia di decine di migliaia di otarie che attirano numerosi grandi esemplari di squali bianchi e, di riflesso, numerosi turisti che vengono ad ammirarne le predazioni. In un'area del Pacifico tra Bassa California e Hawaii vi è il cosiddetto White Shark Café, ricco di squali bianchi per ragioni tuttora poco chiare. E no, non ci sono maid che portano pasticcini al pesce mentre dicono cose kawaii.

Presente anche nel mar Mediterraneo dove vi è una zona di riproduzione nell'area che comprende Sicilia, Malta e Tunisia. Uno studio del 2010 effettuato sul patrimonio genetico di squali bianchi presenti in Turchia, Tunisia e Sicilia e pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society ha ipotizzato che gli squali bianchi del mediterraneo siano arrivati dall'Australia 450.000 anni fa attraverso lo Stretto di Gibilterra a causa di un errore nel seguire le correnti marine e che non siano più riusciti ad uscirne. A dimostrarlo sarebbe il loro patrimonio genetico, molto più simile a quello degli squali bianchi australiani rispetto a quello degli squali bianchi atlantici. Lo stesso studio, inoltre, sostiene che poiché gli squali atlantici entrano nel mediterraneo assai raramente, gli squali bianchi del mediterraneo siano isolati geneticamente.

È uno squalo pelagico, ma si avvicina alle coste particolarmente nelle zone dove la piattaforma continentale è molto vicina ad esse o nelle aree particolarmente ricche di potenziali prede. Non tollera le acque dolci ma può frequentare aree vicino ad estuari e penetrare all'interno di baie saline poco interessate a fenomeni di bassa marea, nonché in aree dove sono presenti scarichi fognari, dato che i residui organici attirano l'attenzione dei sensi dello squalo. Tende a restare ad una profondità che va dalla superficie ai 250 metri, anche se può scendere molto oltre, fino a 1.200 metri e compie numerose tratte trans-oceaniche, per esempio dal Sudafrica all'Australasia, o dalla California alle Hawaii. È assente nelle regioni fredde dell'Artico, dell'Antartico, nel Mar Nero e nel Mar Baltico. Tende ad evitare le zone nelle quali la presenza umana si manifesta con pesca eccessiva e inquinamento delle acque, tuttavia sembra che persista in alcune aree densamente abitate come lo Stretto di Messina o le spiagge californiane e australiane. Di tanto in tanto, questa specie può raggiungere anche il Mare di Okhotsk e la Terra del Fuoco, ma solo raramente.

È tra gli squali giudicati pericolosi per l'uomo, insieme allo squalo pinna bianca, allo squalo tigre e allo squalo leuca, e spesso viene esageratamente definito "il mangiatore di uomini". L'idea che lo squalo bianco sia un mangiatore di uomini è iniziata nel 1975 quando nei cinema è uscito il film "Lo squalo" (Jaws) di Steven Spielberg, adattamento dell'omonimo romanzo di Peter Benchley.
In effetti lo squalo bianco è pericoloso per l'uomo qualora se ne entri in contatto, dato il suo morso micidiale e la sua abitudine di attaccare otarie, foche e leoni marini in prossimità della superficie, anche se questi attacchi sono spesso dei morsi esplorativi o potrebbero essere dovuti alla somiglianza che ha, vista dal basso, la forma di un surfista steso sulla tavola rispetto a quella dei mammiferi marini sopracitati.
Il grande squalo bianco non è però un pericolo in termini assoluti, poiché escludendo le aree geografiche nelle quali è notoriamente presente in alte concentrazioni, la probabilità di incontrare uno squalo bianco durante una normale attività ricreativa è estremamente rara.

Questo squalo è attualmente minacciato e rientra tra le specie protette dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES). Leggi specifiche sono state inoltre deliberate dagli Stati di Australia, Sudafrica, Namibia, Israele, Malta, Italia, California, Florida e Nuova Zelanda. L'Australia ha messo a punto un piano di recupero globale per i grandi squali bianchi presenti nelle sue acque.

Le cause della diminuzione degli esemplari consistono nel depauperamento del patrimonio ittico di cui lo squalo bianco si nutre, la pesca accidentale soprattutto in tonnare o spadare, quella a scopo sportivo o mirata alla commercializzazione di denti, pinne o mandibole complete, e la presenza di reti alla deriva. Come per gli altri squali è oggetto di pesca commerciale a scopo alimentare per la preparazione della zuppa di pinne di squalo anche se non rientra tra le specie privilegiate, e la sua carne non sembra essere particolarmente pregiata, quindi perché diavolo lo pescate?

L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) lo ha inserito nella sua lista rossa classificandolo come vulnerabile, stima effettuata quando si riteneva che lo squalo bianco fosse un animale fondamentalmente stanziale. Recentemente, però, uno studio dell'Università di Stanford ha evidenziato che lo squalo bianco compie migrazioni fino a 18 000 km, per cui ultimamente si ipotizza che spesso sia stato contato più volte uno stesso esemplare. Questo significa che la popolazione di squali bianchi nel mondo è stata finora grandemente sovrastimata e si ipotizza un futuro aggiornamento dello stato di rischio, in quanto il nuovo calcolo proposto dall'università di Stanford ipotizza la presenza di soli 3.500 esemplari in tutto mondo, meno delle tigri.

Infine, sono stati realizzati numerosi documentari su questo animale e uno dei primi e più interessanti è "Mare Blu, Morte Bianca" (salutiamo il Re del Sud), del 1971, con immagini subacquee, molto ben realizzate e servizi specializzati. Il National Geographic ha prodotto numerosi documentari sugli squali e sul loro rapporto con l'uomo, tra i quali "Oltre la paura - Comunicare con i grandi squali bianchi", "Squali assassini", "Squali feroci". Memorabile è anche il documentario di Jacques-Yves Cousteau "Il grande squalo bianco" del 1992. È da ricordare anche il più recente Sharkwater, del 2007, che ha ricevuto numerosi premi.

Ta-daaaan! Siamo giunti alla fine del nostro viaggio in giro per i mari del mondo, alla scoperta di varie specie di squalo. Visto che si tratta del finale, questo è il capitolo più lungo di tutta la settimana, visto anche la star di cui stiamo parlando.
A proposito di star, prima di lasciarci ecco a voi un video di quell'amore di Deep Blue, la più grande dei grandi squali bianchi. Dal vostro capitano è tutto, vi ringraziamo ancora per aver passato con noi questa Shark Week!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top