Capitolo 41
Aaliyah
Come al solito aveva preso la decisione sbagliata. Si ritrovava in quella cella scura, al freddo. Era tutto buio, non riusciva neanche a vedere la punta delle proprie scarpe.
Aaliyah tirò su col naso, tremando nervosa. Si portò le ginocchia al petto, dondolandosi su se stessa per ritrovare un po' di calore. Non sapeva cos'avrebbe potuto fare. Era sola.
Aveva agito seguendo l'istinto, di nuovo. Ma non poteva permettersi di perdere Thanatos, non lui. Non sarebbe mai stata pronta a vivere in un mondo senza la sua presenza.
Sentì il cigolio della porta e assottigliò lo sguardo, cercando di vedere più chiaramente. Un ticchettio di passi riempì la cella. «Vieni con me, cara.»
Aaliyah non si fidava. Era una voce femminile, si sforzava di essere paradossalmente gentile, ma tutto ciò che recepiva la sua mente era: fuggi.
Afferrò la sua mano a tentoni e si tirò in piedi. Le gambe le dolevano. Non sapeva che altro fare, né dove orientarsi, ma doveva scappare.
Finse di appoggiarsi alla spalla della donna. Le luci bianche, man mano che avanzavano fuori dalla cella, erano sempre più accecanti.
Aaliyah strizzò gli occhi. Quando sentì la porta cigolare alle sue spalle, decise di agire. Assestò uno strattone alla sconosciuta dai capelli rossi e corse via.
I corridoi erano immensi. Le sembrava di muoversi in un mondo sospeso. Rabbrividì, mentre la testa le girava. Le gambe sembravano appesantite e ogni passo era una tortura, ma doveva trovare una soluzione. Sfrecciava tra le sale, eppure c'era qualcosa che non le tornava.
C'erano persone ad ogni angolo. Si muovevano indisturbate, scortate dai medici e non la notavano. Non si voltavano neanche a guardarla. Forse era morta?
Aaliyah scosse il capo. Si bloccò di colpo, scivolando perché i piedi non parevano rispondere ai suoi comandi. Le girava la testa. La nausea la travolse come un pugno in pieno volto e trattenne un conato di vomito. Allungò la mano verso una donna, che sorrideva stringendo la mano a un procreatore. Era davvero bellissimo.
Però il suo palmo si scontrò contro una parete dura di vetro. Le mancò il respiro. «Ma-»
«Forza, ragazzina. Voi ribelli mi state facendo perdere troppo tempo.» La donna la raggiunse a passo lento, tenendo le mani incrociate dietro la schiena. «Dopo di lui, abbiamo imparato che è meglio avervi sedati o drogati prima di procedere.» Schioccò le dita e due mani possenti la afferrarono per le braccia, costringendola ad alzarsi.
Aaliyah sentì la paura raggelarle il sangue nelle vene. Non si era mai sentita così inerme. Le lacrime presero a pizzicarle gli angoli degli occhi. Era sola. Era finita nella trappola dalla quale, per anni, Doom e Thanatos avevano cercato di tenerla lontano.
«Toglietemi le mani da dosso!» Urlò.
La donna si voltò a guardarla con un sorrisetto odioso a incresparle le labbra gonfie dalla chirurgia. «Hai un bel caratterino. Dovrò inserire sulla tua scheda la tenacia e il coraggio. Potresti essere la Procreatrice perfetta per un bambino destinato all'esercito.» Scribacchiò con una penna su un'agenda.
Aaliyah si paralizzò. No. No. Non sarebbe stata una di loro. Doveva impedirlo. Doveva fare qualcosa. Ma cosa? Era incastrata. E tutto per colpa di Eros. Forse, se fin dall'inizio Thanatos l'avesse lasciato morire, tutto quello non sarebbe successo. Provò ancora una volta a dimenarsi dalla presa dei due soldati, con evidenti scarsi risultati.
«Dove mi portate?»
«Dobbiamo far parlare una tua conoscenza.»
Thanatos. Se l'avesse visto, avrebbero trovato una soluzione insieme. Ne era certa. Era lui la chiave per sfuggire a quella situazione.
Un'enorme porta venne spalancata davanti a lei. La spinsero all'interno della cella e Aaliyah scivolò a terra, cadendo sulle ginocchia. Il tonfo rimbombò nel silenzio generale.
Quando alzò lo sguardo, incrociò gli occhi neri dell'ex comandante. Quello morto. Quello che Thanatos aveva ucciso. Il motivo per il quale Eros li aveva traditi. Scosse il capo in modo meccanico. Non poteva essere. Una serie di pensieri le si affollarono in testa. Tante domande.
Perché non gliel'aveva detto? Avrebbe impedito a Eros di prendere decisioni del cazzo. Non si fidava di lei? Perché aveva finto la sua morte? Adesso cosa sarebbe successo? Quando si era infiltrata nell'Akademie l'aveva vista? Così Doom aveva saputo della sua bravata?
«Tu-»
Djævel Storm si concentrò su di lei. «Peste.»
Aaliyah sentì gli occhi inumidirsi di colpo. Singhiozzò. Tutta quella storia era una follia.
Un uomo se ne stava in piedi, di fronte a Thanatos. Ridacchiò divertito e batté le mani. Indossava anche lui una maschera d'oro, alle cui tempie erano raffigurate delle corone d'alloro come quelle degli imperatori dei tempi antichi. «Benvenuta, cara. Io sono l'Imperatore. Ci stiamo facendo una bella chiacchierata con Thanatos, o forse dovrei dire Djævel Kadyr Storm.» Si voltò a guardare il diretto interessato. «Tu cosa preferisci, a proposito?»
«Spaccarti la faccia. Anche sua maestà mi andrebbe bene.»
Aaliyah avrebbe voluto ridacchiare, se non fosse che un tonfo la fece sussultare. Una frustata secca colpì Thanatos dietro la schiena e lo sentì lasciarsi scappare un piccolo rantolo, mascherato da un colpo di tosse.
L'imperatore roteò gli occhi. Si avvicinò ad Aaliyah. Alcuni soldati lo imitarono e la tennero ferma. Il terrore prese il sopravvento. Lo stomaco ebbe un sussulto e il cuore prese a galopparle in gola. Avrebbe voluto muovere almeno le braccia, ma non riusciva a far altro che tremare. Cosa le stava prendendo? Non le era mai successo di essere così spaventata.
I battiti del suo cuore acceleravano man mano che l'imperatore le scostava una ciocca di capelli dal volto. Poteva sentire il suo odore così vicino e la nausea tornò a fare capolino in maniera dirompente. Deglutì, mandando giù la bile che le infiammava la gola.
«Facciamo così. Se rispondi alle mie domande, non la sfiorerò in nessun modo. Te lo prometto.»
Djævel serrò la mandibola. I suoi occhi saettarono verso di lei. Lo vide irrigidirsi. «Non ti azzardare-»
«Pensi di essere tu quello nella posizione di poter fare minacce, Storm?» L'uomo arricciò una ciocca di capelli di Aaliyah attorno all'indice.
Lei lo sentì ridacchiare, da qualche parte. Di colpo tutto il mondo le parve così distante. La vista era annebbiata. Non riusciva a mettere a fuoco alcuna immagine. Le voci erano lontane, quasi ovattate. Una lacrima la riportò alla realtà, mentre scorreva calda sulla sua guancia.
«Allora immagino che sarai maggiormente collaborativo quest'oggi.» L'imperatore non smise di carezzarle la guancia. «Dove vi nascondete?»
Djævel serrò la mandibola. Teneva lo sguardo fisso su Aaliyah. «Cambiamo posizione ogni volta, come il Dice. Non c'è un nascondiglio preciso.»
«Dove si nasconde Doom?»
«Non lo so.»
L'imperatore avvicinò la punta di un coltello alla gola di Aaliyah, che cercò di arretrare. La lama fredda le strusciò appena la pelle. «Non scherziamo.»
«Non lo so. Spesso è al Dice, però. Passa lì gran parte delle sue giornate.» Djævel diede uno strattone alle catene che lo bloccavano contro il muro.
Aaliyah lo osservò. Finalmente una delle persone che più amava al mondo aveva un volto. Lui la guardava con apprensione, non era più solo un semplice tono di voce metallico. La cicatrice che gli spaccava metà volto proseguiva lungo il collo, fino ad arrivare poco sopra la clavicola. I ricci scuri gli ricadevano sulla fronte sudata e ogni tanto cercava di liberarsi dalle catene, invano.
Accanto a lui, Jacob Schultz teneva salda la presa sulla frusta. Guardava entrambi con odio e Aaliyah rabbrividì. Quello sguardo verso di lei la fece quasi sobbalzare. La fissava con disprezzo ma con uno strano e inquietante luccichio negli occhi. Lo vide mentre si inumidiva le labbra e le riservava un ghigno divertito.
Doveva scappare da lì, o ne sarebbe uscita come un fantasma.
«Voglio dei nomi.»
Djævel sussultò. «Asclepio. Lo chiamiamo così. Penso lo conosciate. Era il nome che aveva anche col Governo.»
L'imperatore aggrottò la fronte. «Perché mai avrebbe dovuto unirsi a voi?»
Djævel scrollò le spalle. «Mi ha venduto la sua anima.» Sospirò dolorante, quando una frustrata lo fece quasi piegare in due.
Aaliyah lanciò un urlo. La gola le bruciava. «Perché?»
Jacob Schultz fece un sorrisetto divertito. «Perché questo bastardo ha ucciso mio padre e un po' di sofferenza la merita.»
L'imperatore si avvicinò alla donna che l'aveva scortata lì. «Lilian, ti serve intero tuo marito, immagino...»
Aaliyah aggrottò la fronte. Thanatos strinse i pugni e sputò un grumo di sangue a terra. «Mi farei tagliare il cazzo piuttosto che essere chiamato così.»
La donna serrò la mandibola. Scosse il capo. «Non preoccuparti, per te ci sarà una sorpresa molto piacevole dopo.» Abbassò lo sguardo su di lei e le ammiccò.
L'imperatore tornò a sfiorarle il collo con l'indice. «Qual è il vostro piano, allora?»
Aaliyah sentì la terra crollarle sotto i piedi. Qual era il piano? Scappare via. Andare a Notturn Desert e da lì abbandonare quelle terre.
Djævel finse di pensarci un istante. «Uccidervi tutti, pensavo fosse chiaro. Cosa vuoi, un disegnino forse?»
L'ennesima frustata rimbombò nella cella. Le pareti sembrarono riprodurne l'eco.
Djævel tirò su col naso, sbuffando dolorante. «Una guerra. Attaccheremo il Governo. Stiamo uccidendo nelle loro abitazioni tutti i membri. Alcuni li sostituiamo con i nostri uomini così da avere degli infiltrati, sapendo che non siete autorizzati a conoscervi tra voi...»
L'imperatore si irrigidì. Aaliyah sentì il suo tocco avere un tremolio. Qualcosa era scattato. Non aveva idea se Thanatos stesse mentendo, bluffando o altro. Ma di sicuro stava tralasciando dettagli.
«Stai mentendo.»
Djævel fece un sorrisetto. «E perché dovrei? Ho perso già tutto, no?»
***
Aaliyah rabbrividì. Il solo pensiero che l'avessero lasciata di proposito una notte con Thanatos solo per sperare che lui si decidesse a trattarla come una procreatrice, le ricordò della voglia di vomitare della giornata appena trascorsa.
Si accucciò sull'unico letto che avevano fornito e si accomodò sul bordo. Lanciò un'occhiata a Djævel, appena di ritorno da una doccia forzata. Non pensava di voler saperne i dettagli, ma a giudicare dallo sguardo perso nel vuoto, non doveva essere stata così privata.
«Tutto okay?» Gli domandò. Non aveva altro da chiedere ed era strano. Forse capiva perché l'aveva sempre protetta e tenuta lontana dal suo mondo.
Lui si riscosse, rendendosi conto di non essere solo. Si guardò attorno. «Hai mangiato la cena?»
«No, per-»
Lui diede un calcio al vassoio, rovesciando l'acqua e il pane per terra. L'odore della zuppa infestò la sala. «Che ti prende?»
«Potrebbero aver drogato la tua roba... e anche la mia. Per-per convincermi, insomma hai capito.» Djævel si sedette al suo fianco, dal lato opposto del letto. «Come stai? Perché cazzo sei qui? Ah, no, aspetta. Fammi indovinare. Sei venuta a cercarmi, da brava testa di cazzo.»
Aaliyah sorrise. Sorrise tra le lacrime. Gli si lanciò contro e lo travolse in un abbraccio. Djævel si irrigidì per un istante, poi la lasciò fare e le accarezzò i capelli. Posò il mento sul suo capo. «Ehi. È tutto okay. Non ti hanno fatto nulla, vero?»
Aaliyah scosse il capo. Non riusciva a controllare i singhiozzi, ma tra le sue braccia era al sicuro. Non l'avrebbero tormentata. Almeno non per quella notte.
«Cosa faremo, ora?» Aaliyah alzò lo sguardo su di lui.
Djævel storse il naso, stendendosi sul materasso. Non le sfuggirono le smorfie di dolore. «Non lo so. Ma troverò un modo per farti uscire da qui... non so neanche quanti giorni siano trascorsi. Non c'è una finestra, solo buio e luce. Sto perdendo il conto.»
Aaliyah avrebbe voluto dirgli che erano solo tre giorni, ma non ne era certa. Era stata rinchiusa in una cella al buio per tanto tempo. Cosa ne poteva sapere se erano poche ore o giorni? «Faranno qualcosa. Ne sono sicura. Gli altri non ci lasceranno qui.»
«Per te sicuramente faranno qualcosa. Io ci sono finito come un idiota.»
Aaliyah si mordicchiò il labbro. «Mi dispiace per Eros... e dispiace anche a lui, te l'assicuro.»
«Sì, beh. Immagino che la mia morte sia stata fin troppo dolorosa per molti.»
Aaliyah roteò gli occhi al cielo. «Quindi hai una moglie. Sono sconvolta.»
«A quanto pare non so scegliere la mia metà, 'Liyah. Una mi ha venduto al governo come un agnello da macello e l'altra vuole in tutti i modi dei figli da me e adesso mi sta torturando. Forse devo riguardare le mie priorità.»
Aaliyah ridacchiò. Si passò le mani sul volto. «Sono stanca... com'è andata la doccia?»
«Ero come mia madre mi ha fatto davanti a tutti. Immagino che si siano eccitati terribilmente.»
«Ce la fai a restare serio per qualche istante?»
«Ma io sono serio. Ho anche chiesto se volessero che facessi uno spogliarello, ma non l'hanno presa bene.» Si posizionò su un fianco, dandole le spalle. Ad Aaliyah non sfuggì il suo respiro accelerato.
Prese a torturarsi le pellicine delle dita. «Domani mi faranno fare un giro nella Mostra... tua moglie ha detto che ho delle caratteristiche interessanti per futuri soldati.»
Thanatos scattò verso di lei, sull'altro fianco. «Tu cosa?» Il suo tono di voce era diverso, c'era una strana incrinazione. Se non fosse stata per la penombra della camera, avrebbe giurato di poterlo vedere piangere.
«Andrà tutto bene. Troveremo una soluzione.» Intrecciò le dita alle sue.
«No, no.» Scosse il capo. «Tu non dovevi venire qui! Perché cazzo mi hai cercato? Ti rendi conto delle cazzate che accumuli? Ti rovinerai la vita ed è colpa mia! Non dovevi farlo.» Le lasciò la mano all'improvviso e si sedette. «No. Tu- tu non mi ascolti mai! Perché? Perché, cazzo?»
Aaliyah non capiva se fosse arrabbiato o preoccupato. Da quando lo conosceva, credeva da sempre che quei due sentimenti, per lui, fossero la stessa cosa. «Che ti prende?»
«Che mi prende?» Djævel fece una risata amara. Lo sentì singhiozzare. Si portò le mani ai capelli.
«Scusami se volevo salvarti!»
«Salvarmi non era compito tuo, Cælin!»
Aaliyah aggrottò la fronte. «Chi-chi, chi è Cælin?», gli sfiorò la spalla.
Lui si irrigidì. Scansò il suo tocco e tornò a stendersi, dandole le spalle.
Non le rivolse parola per tutto il resto della notte.
***
Quando la trascinarono fuori dalla cella, Aaliyah era spaesata e le urla di Djævel, che ordinava ai soldati di lasciarla stare, le rimbombavano ancora nella testa. Sembravano averla seguita fin lì. La portarono in un salottino d'attesa. Pochi istanti dopo una giovane infermiera la raggiunse. Teneva gli occhiali posati sul naso aquilino e le fece un sorriso buono, forse uno dei primi che le rivolgevano.
«Adesso ti farò un paio di analisi per accertarmi che tu stia bene.» Le avvicinò un ago al braccio e le tirò il sangue. Immediato. Non sentì nulla. Posò un batuffolo d'ovatta e tamponò il punto dove fino a pochi istanti prima Aaliyah aveva visto un tubicino riempirsi di rosso. «Controlliamo che i tuoi valori siano stabili. Proseguiremo poi con delle analisi per testare e confermare la tua fertilità.»
Aaliyah sentì un groppo formarsi nella gola. Un filo spinato attorno alle corde vocali le impediva di parlare e di dire qualsiasi cosa. Le lacrime le pizzicarono gli occhi e si ritrovò ad annuire senza neanche rendersi conto di ciò che le stava accadendo.
«Io- cosa?»
La donna le scostò un ciuffo di capelli. «Hai degli occhi meravigliosi, te l'hanno mai detto?»
Aaliyah sentì l'impulso di cavarseli. Strinse forte il bracciolo della sedia su cui era seduta, sentì la pelle stridere sotto le sue dita e incastrarsi sotto le unghie. Le avevano legato i polsi per non farle fare movimenti improvvisi.
«Io sono Salyn. Ti affiancherò durante il tuo periodo iniziale qui alla mostra. Andrà tutto bene, vedrai.» Si sedette di fronte a lei e le sfiorò il dorso della mano. «Ti va di dirmi quanti anni hai?»
Aaliyah deglutì. «Ventitré.»
Vide Salyn annotare. «Hai fratelli o sorelle? Gravidanze precedenti non portate a termine?»
«No. Nessuna delle due.» Doveva nascondere Miguel. «Ti converrà lasciarmi andare. Perché quando sarò libera, vi ammazzerò tutti.»
Salyn sospirò piano e chiuse il proprio fascicolo. Le lanciò un'occhiata veloce. «Andrà tutto bene, okay? Devi solo fidarti di me.» Si strinse nelle spalle. «Mi hanno detto di mostrarti la famiglia a cui vorrebbero affidarti. Così magari potresti apprezzare la nostra causa...»
Aaliyah strinse così forte i denti che li sentì scricchiolare. «Scordatelo.»
Salyn si morse l'interno guancia. «Aaliyah, senti. So che tutto questo è nuovo e ti spaventa, ma andrai alla grande. Tu devi solo sorridere.» Le posò il fascicolo sulle gambe. Poi iniziò a sfogliarlo per lei. Le parlava di questa famiglia di grande importanza per il governo di Sol. Del padre a cui avrebbe dovuto dare un figlio. Loro avrebbero pensato al resto. Avrebbero fatto in modo che fosse progettato come voleva. E poi avrebbe avuto i suoi occhi.
Salyn le diede un buffetto sulla guancia. Alzò lo sguardo, quando un uomo dai capelli ricci e la pelle color caramello fece il suo ingresso. Aveva un vistoso orecchino e degli abiti fin troppo sgargianti per essere un infermiere della mostra. «Ecco il nostro Marcus. Lui penserà ai tuoi capelli e al trucco. Sarai stupenda per i prossimi incontri. Farete un paio di prove insieme.»
Aaliyah sentì le lacrime scalfirle le guance. Strinse forte i pugni, affondando le unghie nei palmi. Si accasciò su se stessa e vomitò ai propri piedi.
☀️☀️☀️
Angolino
Come vi ho anticipato nell'annuncio, dopo SAC non so se continuerò a pubblicare su wattpad.
Sul serio, ultimamente vedo solo interesse unilaterale, nel senso ci sono troppe persone che vogliono che legga la loro storia e la mia in cambio. No, io vorrei che le mie storie venissero lette per piacere.
Anche io sono favorevole agli scambi di lettura ma solo se a me e all'altra persona piace la storia.
Altrimenti grazie, andiamo avanti in tranquillità.
Comunque, a parte questo, wattpad sta morendo, e ammetto che mi manca molto il periodo dei commenti infiniti.
Non so se tornerò a pubblicare alla fine di SaC, ma non smetterò comunque di scrivere. Magari potrei pensare di condividere le mie storie sul canale telegram, così da avere sempre voi, che non vi siete arresi mai con me.
Vedremo. Nel frattempo grazie❤️❤️
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