Capitolo 30
Aaliyah
Per essere meno allenato di tutti loro, Eros correva davvero veloce, quando arrabbiato. Le sembrava un centometrista.
«Eros, aspetta-»
Lui si voltò a guardarla. Aveva gli occhi arrossati dal pianto, ma intrisi di risentimento. «Tu lo sapevi che l'avrebbe fatto?» La voce tremò, nel vano tentativo di reprimere un singhiozzo.
Aaliyah scosse il capo. Come poteva conoscere le intenzioni di Thanatos? A stento la coinvolgeva nelle sue missioni folli e suicide. Aveva anche trovato suo fratello, senza dirle effettivamente nulla. E adesso si ritrovava col peso della verità da affrontare e un legame da ricucire, nonostante lei e Miguel ormai appartenessero non solo a due mondi diversi, ma anche nemici.
La ragazza sospirò piano. «No, certo che no.» Gli indicò la mano, sanguinante. «Posso aiutarti a curarla?»
Eros si mordicchiò il labbro, in tensione. Aaliyah aveva notato come il suo atteggiamento fosse strano per il contatto fisico.
A volte sembrava non importargli, anzi lo avrebbe quasi definito come un drogato di abbracci. Ma poi delle ombre facevano capolino sul suo volto e si irrigidiva all'improvviso.
«So fare da solo, ma puoi restare.» Aprì la porta della stanza e si fece da parte per farla entrare. Aaliyah annuì e lo seguì all'interno della camera. Si appollaiò su una delle sedie in vimini. Eros si sedette sul bordo del letto, dopo aver sfilato un kit di pronto soccorso da uno degli armadi.
Le lanciò una breve occhiata, così Aaliyah si protese verso di lui e afferrò un batuffolo di ovatta. Lo intinse nel disinfettante e lo posò sul palmo aperto di Eros. Tirò via con una pinzetta un coccio di vetro incastrato nella carne.
Eros si lasciò sfuggire un sibilo di dolore, nonostante i denti stretti. «Sai cosa fa più male?»
Aaliyah abbassò il capo. Forse era colpa sua. D'altronde aveva lasciato che fosse Thanatos a occuparsi del Generale. Se avesse disobbedito almeno quella volta, avrebbero avuto un morto in meno. E soprattutto un cuore infranto in meno.
«No, cosa?» Tagliò la garza e iniziò ad applicarla attorno a un pezzo di ovatta pulito, per tamponare la ferita.
Eros sbuffò piano. «Che non abbiamo mai più chiarito. La nostra ultima conversazione è stata un litigio.» Si morse forte il labbro, ma l'ennesimo sussulto travolse il suo corpo e le lacrime ripresero a rigargli le guance. «Credeva che, quando Thanatos uccise Schultz, io fossi sollevato di vederlo solo perché così ero certo che Thanatos non era morto. Come se a me interessasse solo della mia libertà-» Si rannicchiò su sé stesso, posando i gomiti sulle ginocchia e portandosi le mani in volto per nascondere le lacrime.
Aaliyah gli accarezzò i capelli biondi. Avevano preso a crescergli, arrivando quasi a sfiorargli le spalle. «Mi dispiace, ma sono sicura che sapesse quanto gli eri grato-»
Lui scosse la testa in modo quasi nevrotico. Tirò su col naso. «Ne dubito, 'Liyah. L'ho perso e tutto quello che mi resta non sono altro che degli stupidi ritratti.» Bofonchiò. «Forse è stato tutto sbagliato-»
Aaliyah sospirò piano. «Perché non provi a riposare un po'? Non è colpa tua. Non potevi saperlo.»
Eros fece una smorfia, ma si lasciò cadere sul letto. Prese a fissare il soffitto, singhiozzando. Si accucciolò su un fianco, dandole le spalle. Poi tirò il lenzuolo su di sé, fino a coprirsi completamente. «Ti dispiace? Scusa, ma vorrei stare un po' solo.»
«Non devi scusarti. Se hai bisogno di me, sono nella camera accanto.» Aaliyah si allontanò. Spense la luce e gli mormorò a bassa voce una buonanotte, un soffio incastrato tra le labbra. Si richiuse la porta alle spalle e prese un grosso respiro.
«Come sta?» Thanatos se ne stava nel corridoio, con la schiena posata contro la parete e le braccia incrociate al petto. Aaliyah non si sorprese più di tanto di trovarlo lì. Probabilmente aspettava che uscisse per poterle chiedere qualcosa. I suoi occhi rossi la scrutavano con attenzione e dai movimenti nervosi del corpo non era difficile comprendere quanto fosse in apprensione.
«Vuoi saperlo davvero?»
Thanatos si strinse nelle spalle. «Forse no.» Si scostò dal muro e si avvicinò a lei. «Allora?»
Aaliayh fece un piccolo sorriso incoraggiante. «Ora non bene, ma deve elaborare la storia.»
Thanatos annuì lentamente. Lo sentì poi prendere dei grossi respiri. «Dici che il suo odio per me va da ora a per sempre o è più sulla falsa riga del prima o poi ti perdonerò?»
Aaliyah trattenne a stento una risatina. «Devi dargli tempo.»
«Ecco, specifichiamo: giorni, mesi, anni o secoli? Perché se ci volessero secoli, dovrei uccidere un po' di persone per accumulare anni di vita per entrambi.» Indicò con un cenno il proprio quadrante.
Aaliyah posò le mani sui fianchi. «Sei proprio sottone. Ti piace tanto, eh?»
Thanatos sussultò. «Ma che diavolo dici? Piacermi quell'idiota lì? Certo, è carino. Tanto. Ma non mi piace.» Le puntò un dito contro. Prima ancora che potesse ribattere, le diede le spalle, per poi rinchiudersi nella propria stanza con un tonfo della porta. Sentì la serratura scattare.
Aaliyah aggrottò la fronte. Raramente Thanatos dormiva con loro, ma in quella serata folle lei decise di non porsi altre domande.
Raccolse dalla cucina una serie di piatti, carichi di fette di dolce e qualche rustico, e poi si incamminò verso le celle degli altri, a passo lento.
Il cuore le martellava in gola. Suo fratello l'aveva già riconosciuta? Non erano riusciti a scambiarsi neanche una parola o un sorriso in tutto quel caos.
Le mani le tremavano nervose, mentre avanzava lungo il corridoio. Si fermò davanti alla cella di Herica, che gironzolava avanti e indietro. Le sorrise. «Spero che il letto sia comodo. Hai un bagno tutto tuo. Presto spero che potremmo essere amiche.» Le passò il piatto e la ragazza accettò di buon grado.
Aveva dei bellissimi capelli ricci. Le rivolse un sorriso e i denti chiari sembravano brillare sulla carnagione color caramello. Herica annuì, poi si sedette sul proprio letto, tenendo la cena sulle ginocchia. «Ci ucciderete?»
«Non ne abbiamo motivo. Speriamo possiate capire il nostro punto di vista.»
Herica storse il naso, non dopo averle lanciato una lunga occhiata. «Miguel sta dormendo. Invidio la sua capacità di riuscire a ronfare ovunque, anche se il mondo sembra crollare.»
Aaliyah si lasciò scappare un sorrisetto. Si abbassò sulle ginocchia e inclinò il capo. «Perché me lo stai dicendo?»
«Sai che quegli occhi color ambra non sono così diffusi, vero? E credo che anche lui si stia facendo tante domande.»
Aaliyah si sentì arrossire fino alla punta delle orecchie. Si sistemò una ciocca di capelli, prendendo poi ad attorcigliarla attorno a un dito. «Vado a portare da mangiare a quell'altro idiota.» si tirò in piedi.
Si avvicinò con calma alla cella di Ægon. Lo osservò attraverso le sbarre e si chinò, lasciando strisciare il piatto per terra. «Nel caso avessi ancora fame.»
Ægon se ne stava seduto sul letto, con le ginocchia tirate al petto e uno sguardo perso nel vuoto. Alzò poi gli occhi verde smeraldo su di lei. Erano contornati da occhiaie violacee e venature rossastre. Gonfi di pianto. Le si strinse di colpo lo stomaco. «Che diavolo ci fai qui?»
«Mi accerto che tu non muoia di fame, forse?»
«Perché? Potevate arrestare anche lui. Era necessario ucciderlo? Come pensi che possa mai unirvi a voi? Non dopo tutto quello che avete fatto, che mi avete fatto. Avete distrutto tutto ciò che avevo.» Ægon serrò la mandibola. Si avvicinò al piatto e lo scalciò con il piede. Calpestò la fetta di torta.
Aaliyah strinse le labbra in una linea dura. Si tirò in piedi, fino a far aderire poi il suo corpo alle sbarre, piazzandosi di fronte a lui. «Se lui ha attaccato, noi dovevamo difenderci. Non nasconderti come se tu fossi la vittima. Ti ricordo che il tuo amico ha quasi violentato la madre dei due bambini che sono qui.» Intrecciò le braccia al petto, sfidandolo con un'espressione seria. «Non credo che siamo noi i mostri.»
Ægon si toccò l'orecchino in un gesto stizzito. Prese dei grossi respiri, provando a regolarizzarli. Lo vide serrare le mani in due pugni, strinse così tanto da ingrossare le vene sul dorso. «Avete ucciso la mia famiglia. Due volte.»
Aaliyah increspò le sopracciglia. Non aveva idea a cosa si stesse riferendo. «Ma che vai dicendo?»
Ægon le diede le spalle e tornò a stendersi sul letto. Fissava il soffitto intensamente, senza più degnarla di uno sguardo. «Non sarò mai uno di voi. Ho giurato la mia fedeltà a Sol.»
Aaliyah arretrò e scosse il capo. Presto avrebbe cambiato idea, ne era certa. Altrimenti aveva di nuovo sperato in un animo buono. Forse era vero che Sol era una città marcia, destinata alla dannazione eterna, come diceva Doom. Ma lei voleva sperare. Sperare di poter tornare a vivere in superficie.
«Notte, Ægon».
***
«Allora, oggi facciamo che ci alleniamo coi bastoni.» Aaliyah fece scattare l'arma in avanti. Stava rimandando l'incontro con Miguel. Forse era troppo terrorizzata.
Aveva paura che potesse guardarla con quello stesso odio tagliente che aveva visto riflesso nello sguardo di Ægon. Non suo fratello. Non il suo Miguel.
Sospirò piano, facendo roteare l'arma e fendendo l'aria.
Eros arretrò di colpo e aggrottò la fronte. «Non credo di essere particolarmente interessato agli allenamenti. O alle uccisioni in generale. Sono pacifico.» Brontolò. Aveva il viso pallido. Anche il biondo dei suoi ricci sembrava di colpo ingrigito. Aaliyah era sicura che aveva trascorso la notte a piangere, a giudicare dalle gonfie occhiaie e lo sguardo chiaro ancora languido e arrossato.
Dovevano distrarsi. «Ma devi imparare a difenderti.»
Eros storse il naso. Parò il suo colpo, dopo un lieve sussulto per la sorpresa. Fece poi un mezzo sorriso. «Ehi.»
«I tuoi riflessi sono migliorati.» Aaliyah gli ammiccò divertita. La loro amicizia era semplice. In quel momento entrambi avevano bisogno di distrarsi dai pensieri, fingere che i problemi fossero lontani e rinchiudersi nella loro bolla.
Dopo l'ennesimo attaccò, però, Eros scansò l'affondo e si bloccò a fissare un punto alle sue spalle. Aaliyah si voltò, seguendo la traiettoria dei suoi occhi e osservò anche lei il terzetto composto da Doom, Thanatos e Ares fare il proprio ingresso in palestra.
In pochi secondi ci fu un silenzio imbarazzante. Eros strinse forte il proprio bastone, quasi pronto all'attacco. Thanatos se ne stava imbambolato a osservarlo.
Aaliyah posò le mani sui fianchi. Puntò l'arma in direzione di Ares. «Di cosa state discutendo?»
«Non credo tu voglia saperlo-»
«Di come restituire il corpo dell'idiota alla moglie.» Thanatos sbuffò. Tutti lo fissarono e lui si strinse nelle spalle. Lanciò un'occhiata fugace ad Eros, che si era lasciato sfuggire uno sbuffo rumoroso. «Troppo presto per definirlo idiota?»
Doom si passò una mano sul volto, esasperato. «Persino io sarei stato zitto.»
Eros fece per andarsene, ma Thanatos gli afferrò il braccio. In pochi secondi, Eros lo strattonò, nervoso. Fece scattare la lama della lancia e una scarica elettrica ronzò nel silenzio. «Stammi lontano.»
Thanatos allargò le braccia. «Vogliamo allenarci un po' insieme? Così scarichi la tensione.»
«Ma sei deficiente?!» Aaliyah gli urlò dietro.
«Tu perché non vai a parlare col tuo fratellino? Lui ha un problema con me e tu con Miguel. Direi che è ora di iniziare a spuntare i problemi della nostra lunga lista. Che cazzo te l'ho portato a fare qui, altrimenti?»
Aaliyah adesso gli avrebbe spaccato la testa volentieri. Avanzò a grandi falcate verso di lui, ma Doom si mise al centro tra loro. «Facciamo che ti accompagno dai detenuti. A loro due pensaci tu.» Si rivolse poi ad Ares.
Aaliyah assottigliò lo sguardo. Fissò Thanatos, troppo impegnato a studiare Eros per prestarle di nuovo attenzione. «E comunque, non ti avevo mica chiesto di sequestrare mio fratello. Solo di trovarlo.»
«Prego, allora.» Lui le sorrise, tenendo la maschera appena alzata sulle labbra.
Ma era davvero così idiota?
Doom la trascinò via. Forse perché voleva evitare che il suo braccio destro rischiasse la morte più volte in pochi minuti. Aaliyah sbuffò nervosa, liberandosi della sua presa. «Lasciami stare.»
Doom inarcò un sopracciglio e alzò le mani in segno di resa. «Oggi siete tutti impazziti, bene.» Si sistemò nevroticamente un ciuffo ribelle. «Ma abbiamo fatto un caos immenso per portare tuo fratello tra noi.»
Aaliyah lo osservò, lasciandolo parlare.
«Abbiamo evitato, per una volta, una strage. Potevamo prendere tutte le loro vite. Quindi ora è importante provare a convertirli. A farli unire a noi.»
Aaliyah soppesò quelle parole. «E quindi quest'opera di convincimento parte da me e finisce con me, giusto?»
L'uomo le sfiorò la guancia per un istante, uno dei pochi momenti in cui il suo lato umano prendeva il sopravvento. Aaliyah ricordava quante volte da bambina si era nascosta in camera sua o da Thanatos. Loro l'avevano cresciuta. Socchiuse gli occhi. «Va bene. Vado da Miguel.»
Si allontanò da lui, incamminandosi verso le celle. Sentì il vociare sommesso dei ragazzi, che si azzerò non appena la riconobbero. O forse non appena incrociarono lo sguardo di ghiaccio di Doom.
Ægon strinse forte i pugni. «Cosa vuoi oggi? Puoi tenertela la colazione-»
«Sta' zitto tu.» Doom gli scoccò un'occhiataccia.
Aaliyah serrò la mandibola e prese un grosso respiro. «Devo parlare con Miguel. In privato.»
Doom sfilò dal proprio collo una collana, il cui ciondolo era proprio la chiave della cella dei ragazzi. La avvicinò al cancello dalle sbarre di ferro. Miguel fece un passo avanti, scambiandosi una breve occhiata con Ægon e Herica. La ragazza gli sorrise incoraggiante.
A capo chino, Miguel la seguì lungo i corridoi, standosene in silenzio. Aaliyah gli lanciava brevi occhiate, sbirciandolo.
Aprì la porta della sua stanza, scostandosi lateralmente per farlo passare. «Io-»
Miguel si guardò attorno. Quando tornò a posare quegli stessi occhi color ambra su di lei, le dedicò un timido sorriso. «Stai bene, vero?»
Aaliyah sentì le lacrime premerle agli angoli degli occhi. «Mi hai riconosciuta? Dopo tutto questo tempo?»
Lui le sorrise e annuì. La attirò a sé, travolgendola in un forte abbraccio. Le posò un bacio tra i capelli. «Mi sei mancata, Kaija.»
Aaliyah posò il capo contro il suo petto, provando a trattenere i singhiozzi. Le lacrime inumidirono la casacca di suo fratello, che posò il mento sul suo capo. «Cos'è successo il giorno del trasloco?»
«Papà non voleva vedermi alla Mostra. Così chiamò un suo amico... Doom. E gli chiese di prendersi cura di me. Loro- loro sono la mia famiglia. Mi hanno aiutato a trovarti.» Alzò appena lo sguardo su di lui, incatenando quegli occhi così simili ma altrettanto distanti.
Miguel si morse l'interno guancia. «Kaija... cosa dovrei dirti? Io appartengo a Sol-»
«Mi avresti voluta alla Mostra?»
Lui rabbrividì di colpo. Scosse nervosamente il capo. «No. No, assolutamente no. Ma neanche tutto questo è giusto... il nostro Generale è morto.»
«Thanatos ha dei modi di fare particolari...» Aaliyah spostò il peso del corpo da un piede all'altro, a disagio. «Ma si è preso cura di me. Se sono ancora qui, se tu sei qui con me, è grazie a lui.» Gli prese la mano e intrecciò e le dita alle sue. «E non voglio perderti. Non di nuovo.»
Miguel sospirò piano. «Io voglio solo di nuovo la mia famiglia indietro. E tu sei la mia. Speravo di incontrarti alll'Akademie. Cercavo sempre una Keija Aaliyah. Ma tu non c'eri e ogni giorno mi convincevo sempre di più che fossi solo una mia allucinazione.» Le lacrime gli gonfiarono gli occhi.
Aaliyah riprese ad abbracciarlo. «Sono reale. E anche tu lo sei.»
«Ægon mi odierà...» Miguel mormorò. «Io-io, cioè noi. Noi non sappiamo più che da parte stare.»
Aaliyah fece un piccolo sorriso. «Lascia che con calma vi mostri il nostro, di mondo.»
Sussultarono tutti, quando un suono fastidioso e petulante riverberò per tutta la città, rimbombando fin nei loro sotterranei.
Il notiziario di Sol era attivo e lo schermo del televisore della sua camera si illuminò di colpo.
☀️☀️☀️
Angolino
Ed eccoci qui.
Scusatemi se sono esaurita e un po' assente. Mio padre ha subito un'operazione particolare per cui stavo in ansia da mesi. Le preoccupazioni ultimamente aumentano e il periodo di merda mi sta abbattendo non poco.
Vi chiedo scusa, se sono meno presente del solito.
Vi voglio bene, grazie per leggermi.
Spero che SAC vi piaccia più di quanto piaccia a me❤️🩹
Vi prego di lasciare una stellina, quando leggete. È importante per me e noi autori, a volte è deprimente non vedere un feedback.
Alla prossima ❤️🩹
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