Capitolo 25


Aaliyah

Fissò l'orologio a parete della propria stanza.

Ticchettava incessante. Non faceva altro. Iniziava a non tollerare il ronzio ininterrotto delle lancette. Non riusciva a stare ferma. Non lo sopportava.

La stanza era noiosamente vuota. Gli unici rintocchi erano quelli del quadrante e del suo cuore, che batteva all'impazzata contro la cassa toracica, quasi uniformandosi a quello delle lancette. A intervalli veloci, irregolari e violenti, pulsava nel petto, come la marcia dei soldati, quando si disperdevano per tutta Sol alla ricerca dei ribellisti. I loro passi si percuotevano sul terreno ghiaioso, annunciandone l'arrivo.

Era preoccupata e sarebbe stato da bugiardi dire che non le importava nulla di Thanatos. Non si vedeva da alcuni giorni in giro nei sotterranei. Aveva già perso Ares. Non sarebbe mai riuscita a perdonarselo, se fosse successo qualcosa anche a lui. Era quello che le restava della sua famiglia. Era come un fratello -maggiore e anche troppo fastidioso- per lei. Accarezzò ancora una volta l'anello che le aveva regalato.

Thanatos non era bravo con le parole, anzi era davvero una frana, un disastro ambulante. Ma era stato l'unico a regalarle un posto in cui stare e dove crescere. L'aveva salvata dal suo inevitabile futuro: la Mostra.

Non avrebbe permesso che gli succedesse qualcosa, non a lui.

E in più, forse, Thanatos era una delle poche persone a cui importasse di lei e dei suoi desideri, dei suoi bisogni. Quel bastardo non poteva morire. Doveva aiutarla a trovare suo fratello e sarebbero scappati poi tutti insieme, come una vera famiglia.

«Lo troverò e lo porterò da te.» Le aveva detto, una delle tante volte sui tetti, quando Aaliyah sembrava pronta a gettarsi a capofitto nel vuoto, alla sua ricerca. E si era fidata di lui, totalmente.

Sbuffò e scalciò le lenzuola con frustrazione. Si mise a sedere, arricciando una ciocca di capelli attorno al dito, e si mordicchiò il labbro.

Avrebbe dovuto fare qualcosa. Starsene con le mani in mano non era una soluzione neanche minimamente contemplata.

Sentì bussare alla porta e sussultò. Strisciò giù dal letto e andò ad aprire.

Eros si dondolava sui piedi a disagio. «Posso entrare?»
Aaliyah fece un timido cenno col capo, spostandosi di lato per farlo accomodare. Richiuse la porta alle loro spalle e gli lanciò un'occhiata.

«Come mai qui?»
«Credo che tu possa immaginarlo.» Eros fece un sorrisetto tranquillo, girando sul posto per guardarsi intorno.

Aaliyah sospirò piano, lasciandosi cadere sul letto. «Cosa possiamo fare? Hanno dato chiare direttive. Non possiamo allontanarci da qui.»

Eros sbuffò. «Non possiamo restarcene così a non far nulla.»

Aaliyah si mordicchiò il labbro. Doveva distrarsi o quantomeno uscire a prendere un po' di aria. Si sistemò un ciuffo di capelli all'indietro e osservò di sbieco Eros. «In realtà, conosco un posto, in un quartiere isolato di Sol. Ci serve la parola d'ordine per accedere.»

Eros aggrottò la fronte. «E tu ce l'hai, questa parolina magica?» Inclinò il capo curioso.
«Ho tante conoscenze tra i ribelli, quindi sì.» Aaliyah si voltò a guardarlo, prima di tirare su il cappuccio della felpa. «Sicuro di voler venire con me?»

Sapeva il passato di Eros. Sapeva quanto detestasse essere usato da qualsiasi uomo o donna ed essere visto come un giochino erotico. Così come era rimasta sorpresa, quando Thanatos le aveva raccontato che avrebbe portato proprio lui tra i ribelli. Era già abbastanza conosciuto come la punta di diamante dell'Eden. Dubitava seriamente che Poul lo lasciasse andare come se nulla fosse.

Eros aggrottò la fronte. «Perché non dovrei?»

Aaliyah si morse l'interno guancia. «Non è come l'Eden, per carità. Ma è comunque un luogo di incontro e di giochi. Forse è meglio che vada da sola-»

Eros le afferrò il braccio e scosse il capo. Aveva uno sguardo deciso, quasi arrabbiato. «Non sono un ragazzino. Sono io il più grande tra noi e non ti lascerò andare da sola... ovunque sia questo posto.»

Aaliyah gli prese la mano, intrecciando le dita alle sue. Doveva ammettere che Eros era riuscito a farsi strada nella sua vita con una semplicità devastante. Aveva una dolcezza unica, rara, che aveva visto in pochi esseri umani. «Non hai mai sentito parlare del Dice?» Scrollò le spalle. «Tavoli da gioco, cibo a volontà, un po' di sesso nei camerini, ma non c'è prostituzione, questo posso assicurartelo.»

Eros sembrò trattenere il fiato per un istante, poi annuì. «Okay-»

«E tutto il cibo più strano che abbia mai visto. Il loro capo gestisce un commercio con altre parti del mondo, sfruttando Notturn Desert per farsi inviare alcune merci pregiate.» Aaliyah fece un sorrisetto divertito, quando vide Eros guardarla con occhi sbarrati. «Thanatos dice che potrebbe avere un po' di informazioni.»

Eros la seguì fuori dalla sua stanza, incamminandosi lungo i corridoi al suo fianco. «E come fa il Governo a non acciuffarlo mai?»
«Acciuffarla... Comunque, hanno i nostri uomini, no? Li aiutiamo a recuperare le merci al confine, sorpassando le mura. Alcuni sono stati uccisi dalle guardie, ma resistiamo.»

Eros si mordicchiò il labbro.

Aaliyah alzò il tombino e, insieme a lui, uscì nel cuore della notte. «Il Dice è itinerante, comunque. Cambia spesso ubicazione e ogni settimana c'è una parola d'ordine nuova.»

«Come fa ad avere così tante informazioni?»
«Ex soldati a volte frequentano quel posto. Poi ci sono delle piccole spie che lavorano per lei. Stiamo costruendo una rete importante.»

Eros annuì. Aveva uno sguardo confuso e sorpreso. «Non avevo idea di questo mondo, prima.»

Aaliyah si guardò intorno, per accertarsi della strada libera. Sospirò piano, quando passarono davanti a un piccolo viale al buio. Ricordava bene quella strada. La sua vecchia casa. Ci era passata diverse notti lì, nascondendosi nell'ombra, divenendo parte di essa. E non aveva mai rivisto suo fratello.

Continuava a chiedersi se pensasse ancora a lei. Chissà se la sua immagine lo aveva mai sfiorato in quegli anni, almeno così tante volte come era successo a lei. Le sarebbe bastato anche solo un sogno, la consapevolezza di essere un piccolissimo pensiero, ossidato lì, tra le pareti della mente.

Eros le posò una mano sulla spalla. «Qualcosa non va?»

Aaliyah mosse per istinto i passi verso quel viale abbandonato, fino a raggiungere la villa, ormai in completa decadenza. «Vivevo qui, una volta.» La tenue luce della luna tesseva filamenti scintillanti sulle pietre scrostate dal tempo, riflettendosi sulle edere rampicanti, che fagocitavano le vecchie mura.

Eros diede un calcetto a un ciottolo, osservandolo scivolare via lungo la strada. «Cos'è successo?»
Aaliyah socchiuse gli occhi. Il vento le accarezzò le guance; sembrò quasi sussurrarle di scappare, come l'ultima volta. «Mio padre divenne sterile dopo l'incidente. Noi avevamo solo sette anni.» Si mordicchiò il labbro. Erano passati solo quindici anni, eppure le sembrava una vita fa. «Cademmo in rovina, perse il lavoro e decidemmo di trasferirci. Nostra madre insisteva per far entrare mio fratello all'Akademie...»

Eros le accarezzò la spalla, con un tocco buono. «Non devi per forza parlarmene.»

«Anche io volevo entrarci, sai?» Aaliyah trattenne un singhiozzo. «Volevo far parte dei costruttori, come mio padre. Mi piace tanto inventare marchingegni. Mia madre diceva che, vista la nostra situazione, non dovessi sprecare la mia bellezza così. Che alla Mostra avrei potuto dimostrare di poter essere una delle migliori Procreatrici e portare soldi e fama di nuovo al nostro mulino.»

Eros tratteneva il fiato, senza riuscire a parlare. Lo vide inumidirsi le labbra, mentre un'espressione nervosa calò sul suo volto, come un manto di tenebre.

«Mio padre non era d'accordo, ma diceva che ci sarebbe stato tempo per decidere. Eppure, mia madre ogni notte mi parlava della Mostra, prima che andassi a dormire.» Aaliyah si grattò i polsi, in tensione. «Così, il giorno del trasloco, mio padre mi presentò un suo amico... aveva i capelli argentati e gli occhi chiari.»
«Ti ha venduta a Doom?»

Aaliyah aggrottò la fronte. «No, mi ha affidata a lui. E lui a un suo collaboratore... Thanatos.»

Eros si passò le mani sul volto. «E tua madre? Tuo fratello?»

Lei si strinse semplicemente nelle spalle. «Non lo so che fine abbiano fatto, sinceramente.» Serrò le labbra, nervosa. «Spero stiano bene. Almeno che stia bene mio fratello. Lo cerco da anni, ma gli studenti in Akademie sono tanti...»

Eros le prese la mano, intrecciando le dita alle sue. «Lo troveremo.»
«Thanatos mi ha promesso di farlo. Ed è scomparso.»
«Troveremo anche lui.»

Aaliyah smorzò la tensione con un piccolo saltello sul posto. Ciondolò il capo di lato, facendogli segno di seguirla. Iniziarono a muoversi in un labirintico ammasso di viali. Svoltarono diverse volte a destra. Superarono i canali, dove di solito -almeno prima del coprifuoco restrittivo- si sviluppava la vita notturna.

Eros si sistemò al meglio il cappuccio sul capo. Da quando Sylvie l'aveva esposto, rivelando il suo coinvolgimento coi ribelli, le guardie erano in allerta. Lo cercavano come dei segugi, con la bava alla bocca dinanzi a un succulento pezzo di carne.

«Sei sicura che non daremo nell'occhio?»

Aaliyah lo sbirciò di sottecchi, si strinse nelle spalle. «No, ma che alternative abbiamo? Ho bisogno di sapere se al Dice si sa qualcosa di Thanatos. E ho dei nomi che mi ha detto di cercare. Quindi è l'unica strada per tenerci distratti.»

Eros annuì sconsolato. Titubante, la seguì fin davanti a un vecchio casolare, abbandonato -o almeno così pareva. Le pareti sembravano pronte a sgretolarsi come un castello di sabbia di fronte alla marea.

Aaliyah picchiettò leggermente sulla porta scrostata dalla polvere; il legno pareva mangiucchiato da qualche strano animale. Eros mugugnò qualcosa di incomprensibile, restandosene poi in silenzio.

Uno sportello in alto si aprì, rivelando due occhietti verdi, pieni di curiosità e astio. «Parola d'ordine, prego.»
«E se la sbagliassimo?»

Aaliyah sbuffò scocciata. Eros era il ritratto dell'ansia. Sarebbe andato tutto bene. Aveva i suoi informatori.

Poco importava se avevano sei anni a testa e fossero due esserini pestiferi, le cui orecchie non si lasciavano sfuggire nulla in città. Erano davvero formidabili. Prima o poi sarebbero riusciti a scalzare anche lei nella gerarchia dei ribelli, ne era assolutamente certa. «Predoni predanti a pedali.»

Eros aggrottò la fronte. «Sul serio? Mi prendi in giro?»
«Cosa è sempre dietro e non è mai stato?» L'omuncolo tornò a parlare.

Aaliyah aveva sentito parlare di una nuova rigida protezione. Non si aspettava degli indovinelli, però.

«Il futuro.» Eros le ammiccò, quando Aaliyah si voltò a guardarlo di scatto. Forse avrebbe dovuto aspettarla e valutare con lei le possibili soluzioni, prima di sparare subito la risposta.

«Prego, entrate.» La porta si aprì.

Aaliyah trascinò Eros con sé e l'uomo basso e tarchiato richiuse la porta con un tonfo. Scese dallo sgabello su cui si trovava. Aaliyah trattenne una risatina maleducata. Pensò che doveva esserci salito per arrivare al piccolo sportello. Non poté far a meno di pensare che Thanatos avrebbe trovato sicuramente una battuta poco gradevole e piuttosto scorretta.

Le mancava.

«C'è qualcosa che posso offrirvi?»

Aaliyah posò le mani sui fianchi, indossando la sua espressione più dura e il portamento più convinto. «Voglio parlare con l'Eretica.»

Quello scoppiò a ridere, piegandosi su se stesso, sembrando ancora più piccolo. Aaliyah vide Eros irrigidirsi al suo fianco.

«Certo e magari vorresti anche una bacchetta magica, ragazzina.»

Eros serrò la mandibola e fece un passo in avanti, ma Aaliyah lo bloccò, posando una mano sul suo petto.

«Io farei meno il simpatico, fossi in te», Aaliyah si abbassò, alla sua altezza per affrontarlo a muso duro. «A mandarmi è Thanatos. Quindi va' a chiamare l'Eretica e dille che la aspetteremo a quel tavolo», indicò uno dei tavolini di legno alle sue spalle, «prima che dia fuoco a tutto il Dice.»

Quello sussultò. Il nome di Thanatos era la chiave che apriva tutte le porte. Eros si lasciò sfuggire una risatina e, insieme, si diressero al tavolo, come concordato.

Aaliyah si guardò attorno. Era un casolare adibito a locanda. C'era un bancone centrale, dove alcuni baristi preparavano da bere. Non c'era moltissima gente, almeno non quel giorno.

Anche se da uno dei tavoli da gioco alle loro spalle proveniva il ronzio fastidioso di alcune risate, miscelate a grugniti, di alcuni di loro, che si stavano ritrovando a perdere tutto il proprio denaro.

Sentì anche il tintinnio di alcune monete che cadevano a terra e delle risate provenienti da un divanetto in disparte in un angolo. C'erano due ragazzi che si baciavano famelici. Aaliyah ebbe la sensazione che potessero mangiarsi anche la faccia.

Eros storse il naso, prendendo a tamburellare nervoso le dita sul tavolo. «Spero che non si accoppino qui-»

Aaliyah si ritrovò a sperare lo stesso mentalmente. «Ho i miei dubbi.»

Alzarono entrambi lo sguardo, quando di fronte a loro si accomodò una figura femminile. La donna iniziò a sistemarsi i capelli biondi e ricci in una coda alta, scoprendo la pelle diafana. Aaliyah notò un piccolo tatuaggio sulla spalla, rappresentante una rosa, ma non domandò oltre.

«Quando Thanatos mi ha detto che ci saremmo incontrati, non immaginavo si riferisse ai suoi tirapiedi.» Allargò le braccia. «Beh, ditemi tutto.»

Aaliyah prese un grosso respiro. Non immaginava che l'Eretica potesse essere così intimidatoria anche con un solo sguardo, ma decise di sostenere quell'atteggiamento. «Siamo qui per le informazioni che gli dovevi...riguardo il custode, il fantasma e il colosso.»

L'Eretica sorrise, divertita. Lanciò un'occhiata a Eros e inclinò il capo. «E come pensate di arrivare ai membri del governo? Se la tua squadra conta anche lui, l'ex puttana, la vedo dura.»

Eros strinse i pugni. «Come, prego?»
«Senz'offesa, Eros. Conosco la tua storia. Pensi di essere capace di uccidere qualcuno? Sei stato sempre così buono, hai sopportato abusi per anni in silenzio, senza mai ribellarti. Troverai il coraggio di appropriarti della vita di un uomo, proprio tu? Sei un'anima buona.» La donna si strinse nelle spalle. «Ho già visto un amico dall'animo buono perdersi lungo quella strada... sei pronto ad accettarne le conseguenze?»

Eros restò in silenzio, tenendo lo sguardo basso. Aaliyah roteò gli occhi e batté una mano sul tavolo. «Guarda me, non lui. Sono io che voglio queste informazioni.»

«Il custode protegge i segreti del Governo. Raramente è in giro, se non quando è al mercato, immagino tu lo sappia.»

Aaliyah annuì. Thanatos le aveva ordinato di tenerlo sotto controllo.

«Gira sempre in compagnia di tanti uomini per difendersi, ma ultimamente pare andarsene col Colosso a spasso. Non è difficile capire perché quello è il suo nome. È un uomo alto più di due metri e dal fisico enorme. Gestisce i personali di guardie del corpo dei membri del governo e, a quanto pare, la sua stazza è dovuta a una serie di piccoli esperimenti che lo hanno reso così. La sua pelle è una scorza dura.»

Eros increspò le sopracciglia. «Tu come sai tutte queste informazioni?»
La donna fece un sorrisetto sinistro. «Oh, il mio soprannome non vi fa intuire qualcosa? Io ero una di loro, un tempo.»

Aaliyah si irrigidì. Strinse forte i pugni.

«Il mio migliore amico, lì dentro, aveva delle idee grandiose. Ma non siamo mai stati capiti. Ci hanno allontanati, con le conseguenze che abbiamo pagato per cercare di fermarli prima dell'Incidente.» L'Eretica bevve un sorso di birra, lo sguardo perso nel vuoto per qualche breve istante. Quando rialzò il mento verso di loro, non c'era più traccia di malinconia negli occhi chiari.

«Il fantasma agisce nell'ombra, nascondendosi dietro le quinte e tra le persone comuni. Non inizierei da lui, non ho mai visto davvero il suo volto oltre la maschera. Immagino sappiate che ogni membro ne indossa una d'oro. Ad esempio, il Messaggero ne ha una che rappresenta una colomba.»

Aaliyah socchiuse gli occhi, mordicchiandosi il labbro. L'Eretica le passò una busta, lasciandola scivolare velocemente sul tavolo. «Qui ci sono alcune foto, anche se appena sgranate dei volti del Custode e del Colosso. So i loro volti a malapena, quando lavoravamo insieme non ci mostravamo, così da proteggerci tra noi. Per gli altri, vi farò avere delle posizioni in base alle nostre e vostre spie in giro.»

Aaliyah mormorò appena dei ringraziamenti. Si scambiò un'occhiata con Eros e riprese a parlare. «Siamo preoccupati per Thanatos. Sono giorni che non si vede in giro da noi. E se fosse stato catturato?»

L'Eretica sorrise. «Vi assicuro che, se così fosse stato, il Governo avrebbe organizzato una festa e una decapitazione pubblica. Lo avremmo saputo. Sono troppo narcisisti per potersi comportare da strateghi.»

Aaliyah storse il naso, poco convinta.

«Ma so che è stata organizzata una spedizione per trovarlo, sfruttando il loro nuovo prigioniero. Immagino che Thanatos stia andando loro incontro per salvare l'amico.»

Ares.

Aaliyah strinse i pugni. La rabbia le travolse il corpo come un treno in piena. Quell'idiota non le aveva detto nulla. Doveva coinvolgerla. Anche lei era amica di Ares e di certo Thanatos non stava facendo niente di meno pericoloso rispetto a ciò che aveva fatto lei. Se fosse tornato vivo, lo avrebbe strangolato con le sue mani.

Eros, però, al suo fianco si irrigidì. «E chi è a capo della spedizione?»
L'Eretica si voltò a guardarlo, inarcando un sopracciglio. «Uno degli studenti e il Generale.»

L'altro sprofondò contro lo schienale della sedia, abbattuto tutto d'un tratto.

L'Eretica sorrise e si tirò in piedi. «Se non avete altro da dirmi, ho dei clienti da servire.»

Aaliyah scosse il capo, guardandola andare via. Si tese verso l'amico, posandogli una mano sulla spalla. «Che ti prende?»

«Scusate?» Un ragazzo si accomodò al loro tavolo, prima ancora che Eros potesse rispondere. «Ho sentito che conoscete Thanatos e io-io vorrei chiedere un favore.»

Aaliyah aggrottò la fronte. «Di che tipo?»

«Sono, o meglio, ero il fidanzato di Lysa Cullen-» La voce gli si spezzò in gola. Le lacrime presero a inondargli gli occhi, arrossandoglieli. «Voglio che sia fatta giustizia. Ho soldi, tanti soldi-»

«Noi non-»

«Io so che è stato il Generale. Thanatos ne ha ucciso già uno, perché non dovrebbe farlo anche con questo?» Posò un sacchetto sul tavolo, le monete al suo interno tintinnarono. «Lei era la sua Procreatrice ed è morta. Avevano un  incontro insieme quel giorno, io lo so. È stato lui. C'è il demonio anche nel suo nome. Vi prego, aiutatemi ad avere giustizia.» Singhiozzò.

Aaliyah lo guardò confusa, mentre Eros muoveva meccanicamente il capo, nervoso.


☀️☀️☀️

Angolino
Finalmente posso farvi conoscere Leia, l'Eretica😭.
E il prossimo capitolo sarà finalmente dal pov del mio protetto Doom😔👊🏼.
Spero che sac vi stia ancora intrattenendo. Io ho un po' di dubbi. A volte credo che non sia una storia adatta a wattpad, ma ormai siamo qui.
Alla prossima ❤️

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