Capitolo 13
Chaos runs in our blood
Thanatos
Il generale Schultz era stato l'ennesima pedina scomoda da eliminare lungo il cammino. Nulla di troppo insidioso, paragonabile soltanto a un moscerino troppo fastidioso e che aveva schiacciato con tanta facilità.
Attese per qualche istante che Eros fosse solo, prima di entrare e fare la propria apparizione all'Eden.
L'aria notturna era come al solito densa di peccato, catrame sanguinolento che gli scorreva ancora addosso, dopo l'incontro. Si era goduto il caos che aveva scatenato con un sorrisetto compiaciuto a increspargli le labbra.
Quando si sentì pronto a fare il proprio ingresso trionfale in quel locale di merda, Thanatos spinse in avanti la porta. Ghignò divertito, pentendosi quasi della maschera che offuscava qualsiasi sua emozione, quando il silenzio piombò di colpo nel salone principale.
I baristi lo guardavano terrorizzati e gli ospiti cercavano con lo sguardo la via d'uscita più vicina. Tutti apparivano profondamente turbati e Thanatos non poté far a meno di sentirsi ancora più potente.
Forse l'omicidio di quel bastardo, tutto sommato, non gli era bastato. Non bastava mai.
«Che c'è? Non avete nient'altro da fare?» Thanatos si avvicinò al bancone, allungandosi ad afferrare una bottiglia di rhum. Dopo averla alzata in direzione degli ospiti, fingendo un brindisi improvvisato con ognuno di loro, si incamminò verso il corridoio principale, diretto all'ufficio di Poul.
Con un calcio, spinse in avanti la porta, richiudendosela con un sonoro tonfo alle spalle.
«Che cazzo-» Poul si bloccò, tremolante, non appena incrociò il suo sguardo. O meglio, gli occhi rossi della maschera. «Signor-ehm- posso fare qualcosa per lei?» Allungò la mano verso il telefono dell'ufficio, ma Thanatos fu più veloce di lui. Fece scattare uno dei suoi pugnali e gli lacerò il dorso della mano, incastrandola alla scrivania.
L'urlo di dolore di quel bastardo era più piacevole di quanto avesse preventivato. Gli si avvicinò, per sussurrargli all'orecchio. «Ascoltami bene, c'è un contratto che ho intenzione di comprare. E non sono aperto a trattative.»
Pou mugugnò un'imprecazione, forse più la preghiera di lasciarlo andare. «Tutto quello che vuoi-»
Thanatos sfilò il pugnale e lo ripulì con un fazzoletto bianco. Poi lo osservò ancora una volta infastidito. «Voglio il contratto di Eros Thorne.»
Poul sbiancò ancora di più. Il suo labbro inferiore tremolò, probabilmente alla ricerca di una risposta coraggiosa. «Cosa?» Scosse il capo. «Non posso cedere quel ragazzo. È la mia miniera d'or-»
Thanatos lo afferrò per i capelli e gli fece scontrare ripetutamente il capo contro la scrivania. «Forse non ci siamo capiti bene, allora.» Schioccò la lingua contro il palato. «Non mi pare di aver detto di essere aperto a contrattazioni. Di nessun genere.»
Poul piangucolò e indicò uno degli scaffali. Senza aspettare oltre, Thanatos si allungò a prendere una serie di fascicoli. Li fece scivolare tra le mani. Quelli che non gli interessava, li lanciava alle proprie spalle, andando a colpire sul capo Poul, che nel frattempo lo osservava imbronciato.
Thanatos osservò poi il contratto di Eros e se lo lasciò scivolare nella tasca interna della propria divisa. Si voltò a guardare quel ratto di fogna e sbuffò. «Mi fai tenerezza.» prese una banconota e gliela stracciò addosso, lanciandola contro il suo volto con un gesto sdegnato. «Se ti avvicini ancora a lui, ti giuro che verrò a scuoiarti vivo. Non ti uccido, perché sarà divertente lasciarti vivere nell'incubo che possa tornare a trovarti.» Sghignazzò, allontanandosi di poco.
Gli assestò un pugno sul naso e si strinse nelle spalle soddisfatto, quando sentì le ossa scricchiolare sotto le sue nocche.
Aprì la porta con un tonfo e si diresse verso il salottino, dove di solito Eros accoglieva i suoi clienti. Azionò il meccanismo della macchina, lasciando scoprire leggermente il mento e le labbra. Poi mandò giù una lunga sorsata di rhum e socchiuse gli occhi per il bruciore di gola. Sistemata la maschera, entrò nel salotto di Eros con l'ennesimo strattone della giornata. Detestava trascorrere ancora poche ore lì dentro. Dovevano andarsene.
«Forza, principessa. Sei libero, ora. Dobbiamo andarcene.»
Eros lo guardò stordito, ma non ebbe il tempo di ribattere che Thanatos lo afferrò per il polso, costringendolo a seguirlo. Abbassò istintivamente lo sguardo sulle loro mani e si ritrasse. «Scusa. Ti ho fatto male?»
Eros scosse il capo, sorridendo gentile. «Dubito tu possa farmene, in realtà.»
Thanatos inclinò il capo. «Non dovresti fidarti troppo, principessa.» Sbuffò e lo prese nuovamente per mano, fino a trascinarlo all'uscita del locale. Poi si voltò a guardare tutti i presenti, beffeggiandoli con un finto inchino. «Fossi in voi, starei attento a venire ancora qui. Non so se mi piacerebbe dare fuoco a questo posto di merda un giorno.»
Ridacchiò, osservando gli sguardi sgomenti di tutti e fece per uscire.
Eros era ancora fermo lì, a guardare l'interno rossastro dell'ingresso. I suoi occhi percorrevano il bancone, soffermandosi, poi, su una figura femminile. Indietreggiò, con il respiro pesante. «Sylvie-»
Thanatos gli posò una mano sulla spalla, avvicinandosi al suo orecchio. «Non voglio metterti fretta, ma in effetti devo. Andiamo.»
Eros si lasciò guidare lontano, seguendolo attraverso le stradine buie della città. Per una volta, forse, non avrebbe avuto paura di camminare da solo, lì.
Quelli sarebbero stati i suoi primi passi da uomo libero. Dopo una serie di giri, che Thanatos gli fece fare per perdere completamente il senso di orientamento, Eros si bloccò sul posto, alzando lo sguardo su di lui. «E ora? Cosa facciamo? Sono un ricercato? Oddio, forse non è stata un'ottima idea-» Il petto gli si agitava su e giù. «E poi-»
Thanatos lo osservò, sistemandosi meglio il cappuccio in testa. «Eros, guardami.» L'altro obbedì, inchiodando le iridi chiare ai suoi occhi rossi. «Andrà tutto bene. Sei uno dei nostri adesso. Se ti lasciassi semplicemente qui, è ovvio che verrebbero a cercarti. Per questo dobbiamo andare nel nostro nascondiglio.»
Eros lo osservò, tremando. «L'ho deluso-»
«Come, prego?» Thanatos posò le mani sui fianchi, senza smettere di guardarsi intorno.
«Djævel, il Comandante. Noi-» Sbuffò, «Abbiamo discusso-»
«Ma chi? Il codardo che non si è presentato oggi? È il prossimo sulla mia lista-» Eros lo spinse contro la parete, trovandolo impreparato. Thanatos non immaginava che potesse reagire così presto.
«Non ti azzardare a toccarlo. Promettimelo!»
Thanatos fece un ghigno divertito. «Quanto adoro le storie d'amore tragiche.» Inclinò il capo. Si allungò appena, quando sentì Eros allentare la presa, fino a sussurrargli all'orecchio: «Se non mi lasci, principessa, potrei pensare che ci stai provando con me-»
Eros roteò gli occhi e lo mollò contro il muro. «Ti hanno mai detto che sei un deficiente?»
Thanatos si strinse nelle spalle. «Un po' tutti, ma non ci bado. In realtà siete voi gli idioti e ne sono terribilmente circondato.» Si sistemò la giacca lunga.
«Allora? Abbiamo un accordo?» Eros lo osservò sicuro. «Hai il mio contratto, tecnicamente non sono libero. Ho solo cambiato proprietario. Mi prometti che non gli torcerai un capello?»
Thanatos sbuffò. Era strano che Eros credesse di potersi appellare a un minimo della sua umanità. Avrebbe voluto assicurargli che non esisteva, che l'aveva repressa da così tanto tempo, da aver dimenticato cosa significasse essere buoni. Sempre che lo fosse mai stato, aveva i suoi dubbi. La verità era che, quando lo si credeva un demone, non sbagliavano; nessuno si aspettava qualcosa di carino da parte sua.
Tranne Eros, che, probabilmente, era un idiota che vedeva il bene in ognuno, anche chi ormai non era altro che un pezzo di catrame ossidato.
Thanatos allargò le braccia. «Va bene, tesoro. Ma se quell'idiota del tuo fidanzatino mi dovesse beccare e cercare di uccidere, non esiterò a tagliargli la gola.»
Eros sbuffò sconsolato, ma si ritrovò ad annuire, non potendo prevedere le mosse del Comandante. Lo seguì in silenzio per le strade abbandonate, poi tossicchiò per attirare la sua attenzione. In realtà gli bastava esistere, ma questo Thanatos lo avrebbe portato con sé fin dentro la tomba. «Le mie cose! Dobbiamo andare a casa a prenderle!»
Thanatos mugugnò un'imprecazione. «Ma mi hai preso per un idiota?» Si voltò a guardarlo e, prima ancora che Eros parlasse, alzò un dito: «Sì, non voglio conoscere la risposta. Comunque, ho mandato Aaliyah e Ares a prendere la tua roba.»
«Hai mandato i tuoi amici a rapinare casa mia?»
«Casa. A me sembra più un tugurio.» Thanatos bofonchiò. «E comunque non è che fosse proprio questa gran fortezza sicura. Sarò entrato dalla finestra una decina di volte, anche quando non c'eri.»
Eros aggrottò la fronte, poi fece un sorrisetto. «E perché entravi? Sentivi terribilmente la mia mancanza?»
«Sto rivalutando l'idea di uccidere te e il tuo fidanzatino amoroso.» Tirò su una botola e si girò a osservare Eros. «Forza, andiamo.»
Eros abbassò lo sguardo verso il cunicolo vuoto. Deglutì spaventato, ma lo seguì lungo la scala. Thanatos richiuse poi il passaggio e illuminò il corridoio buio con una torcia. «Siamo nei sotterranei della città.» Chiarì. «La gente ha dimenticato, ormai, la città vecchia, prima dell'ennesima guerra che ha distrutto quasi tutto. Sol è stata ricostruita esattamente sopra le sue macerie. Così noi usiamo le vecchie strade e tunnel per muoverci indisturbati.» si incamminò in avanti.
Eros era alle sue calcagna, ogni tanto si guardava intorno curioso, toccando le vecchie mura come un bambino che non riusciva a credere ai suoi occhi. «Quindi resteremo qui?»
Thanatos annuì. «Abbiamo stanze ed è come una piccola città sotterranea. Ma l'idea è portare tutte le persone salvate a Notturn Desert.»
«Ci sono migliaia di guardie, che non fanno passare al confine.»
Thanatos roteò gli occhi. «Quale parte di cunicoli estesi sotto tutta la città non ti è poi tanto chiara?» sbuffò. «Stiamo scavando altri passaggi.» Spinse in avanti la porta e si ritrovarono entrambi catapultati nel salone principale, dove tutti erano a chiacchierare.
Alcuni erano seduti attorno ai tavoloni di legno, a giocare a carte e a mangiare. Altri vicino al bancone, assieme ad Ares, a bere qualcosa di caldo o di alcolico. O entrambe le cose, Thanatos andava pazzo per il vin brulé.
Eros si paralizzò sul posto, mentre il suo sguardo vagava ad ogni angolo dei sotterranei. Sembrava un altro piccolo villaggio, dove le persone non erano costrette a nascondersi in casa per sopravvivere all'ennesima notte.
Un paio di bambini corsero nella loro direzione, inseguendosi e girando attorno a loro, come fossero degli ostacoli.
Thanatos serrò la mandibola. «Scusate? I due marmocchi non dovrebbero essere a dormire?»
Eros ridacchiò, abbassandosi sulle ginocchia. Tese la mano a uno di loro, mentre la bambina continuava a nascondersi dietro la gamba di Thanatos.
«Io sono Eros, voi come vi chiamate?»
Il bambino si parò davanti alla sorella. Osservò Eros per qualche istante, prima di nascondere le mani dietro la schiena e dondolarsi sui talloni. «Io sono Simon. Lei è Vanya.»
Eros fece un sorriso e salutò con un cenno della mano la ragazzina, che affondò il capo contro il polpaccio di Thanatos, che si irrigidì appena. «Quanti anni avete?»
«Sei.» Simon sbuffò piano. «Siamo gemelli, ma io sono più grande di dieci minuti-»
«Quello non conta!» Vanya gli urlò dietro, trovando finalmente il coraggio di parlare.
Thanatos la scansò, muovendosi così lentamente da sembrare al rallentatore. «Ti presento gli altri-»
«Forza! A dormire, pesti.» Ares si avvicinò ai due bambini. Li prese in braccio, caricandoseli in spalla come due sacchi di patate, mentre loro ridevano divertiti. Poi ammiccò in direzione di Eros. «Io sono Ares, benvenuto. Abbiamo sentito parlare molto di te.»
Thanatos aggrottò la fronte e bevve l'ennesimo sorso di rhum. «Che? E chi te ne avrebbe parlato, scusa?»
Ares fece un ghigno divertito. «Aaliyah. E sei stato tu a darle il tormento nei giorni scorsi, ricordi? Hai già dimenticat-»
Thanatos gli pestò un piede. «Quasi quasi l'uccisione del generale, oggi, mi ha lasciato insoddisfatto.»
Eros fece un sorriso buono e strinse la mano di Ares, «quindi sei uno dei suoi amici che si è infiltrato in casa mia. Era abbastanza accogliente?»
Thanatos lo afferrò per il gomito, trascinandolo al centro della sala. Tossicchiò per attirare l'attenzione di tutti e, quando alcuni continuavano a giocare al tavolo, prese un megafono e batté la mano. «Bene, ora che finalmente tutti mi state sentendo, ho un annuncio da fare.» Indicò Eros al suo fianco, che si ritrovò ad arrossire imbarazzato.
«Guarda che non è necess-» Provò a sussurrargli all'orecchio, ma Thanatos lo ignorò bellamente.
«Questo idiota qui è Eros. Lui è uno dei nuovi. Gli abbiamo già trovato una stanza. Lo addestreremo. E niente. Vuoi dire qualcosa?»
Eros si portò una mano in volto. Thanatos non capiva perché sembrasse così imbarazzato, neanche avesse detto a tutti cosa faceva prima. Pareva volesse sotterrarsi. Non capiva quasi un cazzo delle reazioni delle persone e si ripeté mentalmente di dover chiedere ad Aaliyah quale fosse il momento esatto in cui doveva aver sbagliato qualcosa.
«Credo, tu abbia già fatto abbastanza...» Eros ridacchiò imbarazzato.
Thanatos si strinse nelle spalle e avvicinò di nuovo il megafono alla bocca. «Bene, potete tornare a fare il cazzo che stavate facendo-»
Aaliyah corse a gran falcate verso di lui. Dopo averlo travolto in un abbraccio, gli assestò un ceffone dietro il collo. Thanatos si lasciò sfuggire un mugolio. «Che ho fatto, ora? Mi dai segnali contrastanti.»
«Ero in pensiero per te, dopo lo scontro! Dove cazzo eri finito? Siamo andati a casa di Eros e tu non c'eri! Mi stava venendo un cazzo di infarto, perché non puoi mai avvisarmi, eh?!»
Thanatos alzò un dito, puntandoglielo contro. «Perché sei la stronzetta inaffidabile che ignora i miei ordini, quindi adesso uso la tecnica del tenerti all'oscuro.»
«Idiota. Non puoi avercela ancora con me per la storia della stazione!» Aaliyah posò entrambe le mani sui fianchi, fulminandolo con quegli occhi ambrati, che in quel momento gli parvero andare a fuoco dalla rabbia.
Thanatos sbuffò rumorosamente. «Sto bene, come vedi. Mi sto solo occupando di Eros.» Indicò l'altro al suo fianco con un cenno del capo.
Aaliyah lo ignorò, poi focalizzò la propria attenzione su Eros, regalandogli un sorriso sincero. «Benvenuto tra i ribelli, io sono Aaliyah. Ti mostriamo la tua camera, dai vieni.» Si incamminò in avanti. La chioma castana, come le scorze delle nocciole, svolazzava a destra e a sinistra, man mano che ancheggiava lungo la strada.
Thanatos lasciò passare Eros per primo, muovendosi alle sue spalle poi. Eros continuava a girare su se stesso, troppo confuso per poter dire o fare altro. «Sapete, è una sensazione strana, quella di essere liberi.»
Aaliyah si voltò a sorridergli. «Il tuo nuovo padrone non è così male come sembra, eh?»
Thanatos storse il naso. Aveva il contratto di Eros ma lo avrebbe distrutto senza problemi. Voleva solo vederlo senza catene e non gli avrebbe mai permesso di rivivere i suoi vecchi incubi. Inoltre, odiava la parola padrone. L'unico per il quale riusciva a sopportarla era Asclepio. Lo aveva quasi ucciso, prima di scoprire che era stato legato all'Incidente e che avrebbe potuto aiutarlo a scovare tutti gli altri.
Man mano avrebbe visto il Governo sgretolarsi sotto le proprie mani. Solo allora avrebbe potuto fermarsi, quando la sua vendetta sarebbe giunta al termine.
Aaliyah spinse in avanti una delle porte, lungo la camerata. «-e, come ti stavo dicendo, questa è la zona notte. Abbiamo tutti le nostre camere. Ti ho sistemato accanto alla sua, così per qualsiasi cosa puoi chiamarlo. Io sono un paio di porte più in là.» Fece un cenno vago con la mano.
Eros entrò nella sua nuova stanza e non riuscì a trattenere un sorrisetto. «Quindi adesso sono ufficialmente un ricercato come voi, immagino.»
Thanatos si strinse nelle spalle. «Se quel bastardo di Poul fa la spia sì, ma immagino che il tuo dolcissimo e amorevole fidanzatino ne sia già a conoscenza...» Ciondolò il capo, indossando un'espressione fastidiosa. «O mi sbaglio? Avete litigato, giusto? Mi si spezza il cuore a sapere di aver distrutto un amore impossibile-» Si portò le mani al petto, quando Aaliyah scoppiò a ridere.
«Sei proprio una diva melodrammatica.»
Thanatos aggrottò la fronte. «Io? Può darsi, ma le struggenti storie d'amore mi commuovono.»
Eros lo guardò torvo. «Hai finito? Non ho nessun fidanzato, non è che per caso ti interessa? Perché lo stai ripetendo da un po'...» Sghignazzò, voltandosi a guardare Aaliyah che gli ammiccò divertita.
Thanatos ignorò la provocazione e si lasciò cadere contro lo stipite della porta, incrociando le braccia al petto. «Allora, ti piace? Abbiamo sistemato tutta la tua roba nell'armadio. Anche le piantine che non erano ancora stecchite. Perdonerai se non abbiamo portato le tue droghe da quattro soldi.»
Eros rabbrividì per un istante. «Io-»
«Oh, eccolo qui il nostro tanto desiderato ingresso.» Doom piombò alle loro spalle, facendoli voltare tutti. Si liberò della maschera che gli copriva il mento ed elargì un sorriso freddo e distaccato a tutti loro. Poi tese la mano verso Eros, che, riluttante, gliela strinse.
«Immagino che Thanatos e Aaliyah ti abbiano già spiegato tutto...»
«Lo stavano facendo, sì.» Eros indietreggiò appena, andando a scontrarsi contro il petto di Thanatos.
Doom fece schioccare la lingua contro i denti. Strusciò smanioso le mani sui pantaloni. «Beh, allora ti avranno avvisato del nostro piccolo rituale. È importante per noi.»
Eros si voltò a guardare Thanatos, con un'espressione da cucciolo confuso. «Di cosa sta parlando?»
Thanatos scoccò un'occhiataccia a Doom, che ormai guardava Eros come l'ennesima preda da cui dover ricavare il possibile, risucchiarne l'anima. «Il Salto. Non è nulla di che, è solo un rito. Andrai bene.»
Doom si raddrizzò, portando le mani dietro la schiena. «Allora, Eros. Sei pronto ad abbracciare il caos?»
☀️☀️☀️☀️
Angolino
Ecco qui il nuovo capitolo.
Settimana prossima aggiornerò martedì e venerdì❤️
Spero vi sia piaciuto 😭
Alla prossima
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