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୭̥⋆*。 dove siamo costretti a sudare sette camicie, letteralmente ˚ ༘
Il primo giorno all'accademia era passato più velocemente di quanto i ragazzi si aspettavano. Alcuni continuavano a ritenere la situazione una pagliacciata, altri si erano già abituati a vivere lì. La cosa che rendeva più spaventosa la permanenza era sapere che non potevano uscire, essere privati della libertà così improvvisamente, non riuscire a tornare, morire. Non era un segreto per via delle molteplici filastrocche sul fenomeno. Ma ora che erano lì dovevano fare del loro meglio per trovare una soluzione o comunque continuare a vivere per quanto ancora potevano.
Dopo essersi spogliate, le ragazze del dormitorio Rosa indossarono i loro pigiami e si infilarono sotto le coperte. Roxanne era talmente stanca che si addormentò senza farselo ripetere due volte, controllò che tutte le sue cose fossero in ordine: la divisa appesa all'armadio perfettamente stirata da lei stessa con un semplice metodo - un panno umido d'acqua calda - e il fiocco rosso al sicuro. Asherah aveva il suo letto nella parte maschile, non aveva senso spostarlo ogni volta perché assumeva una forma o l'altra in modo del tutto casuale, le stava bene rimanere là, si fidava dei ragazzi del suo dormitorio. Fossero stati di Lilium avrebbe adottato misure diverse ma per il momento non era necessario. Le uniche ad essere ancora sveglie, quindi, rimanevano Angelica, Cassia e, in un certo senso, Crezia. Quest'ultima aveva un pigiama fuori dall'ordinario, rosso scuro e dai morbidi bordi neri, simile ad una vestaglia, e talmente lungo da toccare il pavimento abbondantemente.
« Questo è un vero pigiama, ragazze. Imparate dai miei superbi gusti in fatto di moda. » commentò mettendosi in mostra.
Tuttavia, dopo una ventina di minuti che si era infilata sotto le coperte, la castana cominciò a parlare nel sonno. Cassia pensò che stesse litigando con qualcuno nel suo sogno, ma non era a conoscenza del motivo ed era difficile interpretare le sue parole. Passò diverso tempo, ma improvvisamente Angelica notò che la compagna era scesa dal letto e camminava verso la porta. La squadrò. Lei non aveva ancora aperto gli occhi, ma allora dove stava andando? Ange e Sia si guardano istintivamente per un attimo e poi la prima si fiondò fuori dal letto per raggiungerla e impedirle di farsi male, seguita dalla seconda, che era stata più trascinata che altro.
« Sono certa che sia sonnambula. » bisbigliò la castana alla celeste.
Mentre Angelica aveva una predisposizione ad aiutare le persone e non poteva farne a meno ogni volta che ce n'era bisogno, Cassia non si sentiva legata ad alcuno al di fuori della sua madre adottiva, gli venne spontaneo domandarsi come mai si era apprestata ad aiutare una sconosciuta. Non era molto nel suo stile, anche se la sera precedente, anzi per tutto il giorno, Lucrezia le era stata ben volentieri vicino, che fosse per criticare il suo abbigliamento e darle dei consigli o semplicemente per coinvolgerla nelle conversazioni del gruppo. Erano un dormitorio molto unito, ci avevano messo pochissimo tempo ad entrare in sintonia, non poteva negarlo, e forse era proprio merito di persone come Crezia e Samael.
"Non sono male, a differenza di Lilium."
Essendo un caso di sonnambulismo, dovevano fare attenzione a non svegliare loro la compagna, doveva lei stessa a farlo, ma non potevano permetterle di uscire dalla stanza, come stava cercando di fare in quel momento. Inciampando nel suo lungo pigiama, entrambe tentavano disperatamente di sbarrare la porta. Ogni tanto lei alzava le braccia e poi le riabbassava. Ora, Angelica bloccava l'uscita con il suo corpo e Cassia controllava la compagna da dietro, ma sbadatamente, la prima si appoggiò alla maniglia della porta che si aprì facendola cadere con un tonfo. II rumore fu talmente forte da svegliare tutti.
« Ange?
« Ehi... Crezia...
« Cosa ci fai per terra? No, aspetta, perché non sono nel mio letto? Ah, forse ho capito...
« Non volevamo che ti facessi male ma abbiamo fallito miseramente a quanto pare. » si scusò la celeste rialzandosi.
« Capisco (in realtà pensavo stesse combinando qualcosa di sconcio ma ha più senso così).
Cassia scosse la testa disperata, ma dove era finita? Tuttavia, non furono le battute erotiche della sua compagna a farle alzare il sopracciglio, ma la vista del preside. Dominic Fitzherbert era in mezzo alla stanza dei ragazzi, con gli occhi di tutti puntati addosso. La domanda era del tutto lecita perché diciamo che non è normale ritrovarsi il proprio preside nella stanza da letto in piena notte, dopo che ha fissato un coprifuoco rigidissimo. La ragione era semplice in realtà, l'uomo voleva controllare che fosse tutto nella norma, che tutti fossero sotto le coperte al sicuro e che non avessero violato le regole imposte. E anche perché ci teneva a loro, teneva molto a ciascuno dei suoi studenti, da qualunque regno provenissero. Non aveva intenzione di farsi scoprire ma a quanto pare aveva di gran lunga peccato. Se solo non avessero fatto tutto quel chiasso sarebbe potuto uscire in tempo per un giro nella serra o nel giardino.
« Preside Fitzherbert? » esclamò Asherah sorpresa « Cosa ci fa qui lei?
Con voce tremante che lasciava trasparire tutta l'ansia del giovane:
« Questo è un formale giro di controllo serale. Vi prego di non scandalizzarvi, non era mia intenzione svegliarvi.
« Questa è proprio buona, il preside va in giro di notte, chissà quali pensieri sporchi avrà maturato in tutti questi anni... non vede l'ora di saziare i suoi desideri più nascosti. Sarebbe un bel titolo per uno scoop! » ridacchiò Lucrezia già pensando a male.
Dominic aveva la fronte imperlata di sudore come il giorno prima, durante la presentazione. Espresse il suo evidente dissenso per le idee fantasiose della ragazza e raccomandò a tutti di rispettare il coprifuoco, lasciandoli ancora più dubbiosi di prima. Raggiunse quindi la serra. Aveva bisogno di una passeggiata tranquilla per scacciare dalla mente la brutta figura che aveva fatto. Era il suo secondo giorno di lavoro dell'anno e già era partito con il piede sbagliato, doveva mantenere la sua solita compostezza e non fare sciocchezze. Per nessuna ragione.
"Il preside va in giro di notte" gli sarebbe rimasta in mente a vita.
Dopo la strana situazione che si era verificata, tutti e sette gli studenti di Rosa tornarono nei loro letti. Crezia assicurò che sarebbe rimasta buona e non si sarebbe allontanata di un millimetro, e difatti dormì talmente profondamente che si svegliò anche in ritardo, e mentre Angelica finì per addormentarsi con in faccia il libro della biblioteca, Cassia non chiuse occhio e rimase sempre in dormiveglia, per sua abitudine personale. Questo significava che avrebbe necessitato di molto caffè per non crollare durante la giornata. La domenica va non avevano lezioni, solamente una pratica rilassante durante la mattina unità al solito allenamento di controllo obbligatorio ogni singolo giorno.
Il severo rifiuto di Ayami alla proposta di Niklas non impedì al biondo di andare alla ricerca di qualche altro ''aiutante''. La rosa non era la persona ingenua che aveva immaginato osservandola parlare con Lucian, però c'era qualcun altro che faceva al caso suo. La dolce Minerva era intenta ad inzuppare un biscotto nel suo latte, guardandolo affondare piano ed emettere piccole bollicine. Girò il cucchiaio nella tazza e sollevò delle scaglie di cioccolato mezze sciolte. Di tutte le cose buone che Isabelle aveva preparato non aveva toccato che quello, non era da lei.
"Forse non è giornata." pensò sistemando uno dei fermagli.
Aka, che era seduta di fronte alla ragazza, si accorse del suo cambio di comportamento, prima sembrava contenta, che le succedeva di colpo? Dopo il ballo avevano parlato animatamente, ad esempio Minnie le aveva raccontato di avere un riccio di nome Pip nella sua casa a Gula, lo aveva trovato ferito e si era presa cura di lui. Al momento di lasciarlo andare, però, Pip si era talmente affezionato che era tornato indietro dopo un giorno. Apprese che la rossa proveniva da Superbia.
« Ah che bello, c'è il tribunale lì, vero?
« Affermativo.
Il comportamento ottimista di lei la fece ridere. Del regno più odioso ricordava l'unica cosa utile che aveva, era proprio una cosa da Minnie. Continuava facilmente ad avere fede negli altri che la circondavano e non si tirava indietro per aiutarli. Per questo non era difficile notare se era giù di morale, come quella mattina.
« Tutto bene? Sei triste.
« Sì sì non preoccuparti! Sto solo guardando il biscotto che affonda nella tazza. È buffo no?
Aka avrebbe voluto risponderle che l'unica cosa buffa al momento era la sua faccia, così concentrata su particolari all'apparenza insignificanti.
« Se è successo qualcosa puoi dirmelo tranquillamente. » si cominciava a chiedere se non fosse stata lei a dire qualcosa di sbagliato.
« Va tutto bene Aka, davvero! Oggi abbiamo solo l'allenamento poi, giusto?
Alle due ragazze si unì ben presto Zander. Zander era uno degli studenti che riusciva più facilmente a far sentire a loro agio le ragazze, mostrando come Osiris, Angelica e Himori un'empatia sviluppata che facilitava la sua connessione con le altre persone. Il suo forte senso di giustizia lo portava addirittura a posporre i suoi bisogni, se lo riteneva necessario. Vedere Minnie che mangiava così poco aveva attirato la sua curiosità, era passato solo un giorno dalla loro permanenza in quel posto ma, come già spiegato, la sua attenzione era sempre vigile per gli amici. Si sentiva già in grado di considerare tutti i compagni di Dahlia come degli amici, sarebbero rimasti lì a lungo, se non addirittura morti, viste le storie tramandate da Serenity il bardo, meglio adattarsi il prima possibile a quella vita. La sera precedente l'arancione aveva letteralmente finito una crostata intera da sola, come poteva bastarle un solo biscotto a colazione? Prese posto proprio accanto a lei, desideroso di scoprirlo.
« Ciao. » sorrise teneramente.
Annuì in risposta:
« Ah Cal, sei tu! Che cos'hai lì?
« Questi? Sono fiammiferi.
« Perché li tieni in tasca?
« Non lo so in realtà, lo faccio e basta.
Aka e Minerva si guardarono per un attimo non capendo, ma decisero di lasciar perdere, dopotutto per questo tipo di cose non serve davvero una motivazione. Continuarono a godersi quel momento di riposo mattutino discorrendo del più e del meno, con Zander che lanciava piccole occhiate alla compagna per controllare che stesse veramente bene. Una decima di minuti dopo vennero chiamati da Isabelle per la lezione.
La palestra si trovava nei sotterranei, l'unico luogo che la corvina aveva estromesso dalla presentazione del primo giorno. Alcuni si erano ugualmente spinti fino al cancello che ne bloccava l'ingresso, ma c'era bisogno della chiave della professoressa Whitman per entrare. La donna indicò un corridoio a destra ed uno a sinistra, rispettivamente per i ragazzi e le ragazze, dove avrebbero potuto cambiarsi indisturbati, i vestiti avevano il nome. Erano delle tute uguali per tutti, ignifughe, riscaldabili, resistenti all'acido e un paio di altre cose, per evitare che i poteri più prevedibili causassero danni agli altri non possessori.
Quando tutti furono pronti, si radunarono nuovamente davanti al cancello dorato. La Whitman era arrivata e stava perfettamente immobile a guardia delle sbarre. Nevan vide che stava tirando fuori la stessa chiave del giorno prima, quando erano stati beccati. Non era insieme al mazzo questa volta.
« Voglio che sia ben chiaro. Se qualcuno si fa male andate a piangere da lei. » indicò Isa « Se qualcuno fa male a qualcuno lo spedisco in punizione. Se qualcuno si comporta in modo inadeguato lo spedisco in punizione. Se qualcuno usa il suo potere in modo idiota lo spedisco in punizione. Vedete di fare le cose come si deve.
Dopo questa ammonizione, spalancò le porte e li fece entrare. C'era un corridoio da percorrere, incredibilmente buio e stretto, ci passarono uno alla volta in fila indiana. Al termine del corridoio trovarono una svolta, quella sulla destra rimase buia e attirò l'attenzione di Luther.
« Muoviti o ti spedisco dritto in punizione. » lo ammonì la bionda.
"Ma stai calma..."
Il ragazzo si concentrò sulla sala alla sua sinistra, ben illuminata per mostrare tutte le attrezzature da palestra che conteneva, oltre agli strumenti per controllare i loro poteri. La professoressa li spinse ad entrare e chiuse a chiave con la stessa dell'ingresso. Il posto era esteso in larghezza più che in altezza, completamente dipinto di bianco o grigio - secondo Isabelle per capire se qualcuno si era fatto male senza saperlo. Richiamata la loro attenzione, Elizabeth Whitman fece un ulteriore annuncio: avrebbero tolto i collari.
Questa volta si levarono diverse voci sorprese, ma era abbastanza logica come cosa, altrimenti non potevano usare i poteri, no? Un senso di leggerezza si insinuò nei loro corpi, anche chi avrebbe faticato ad ammetterlo o aveva scherzato sulla cosa era sollevato di aver rimosso quel gravoso peso.
« Non cantate vittoria troppo presto, li rimetterete finita la lezione, quindi godetevi questo momento per il tempo che dura. Bene, ora le cose importanti. Questa è la vostra prima lezione di controllo del potere, che è poi il motivo per cui siete qui. Innanzitutto procederemo con un riscaldamento generale degli arti superiori e inferiori. Una corsa di cinque minuti per attivare i muscoli, via!
Gli studenti si misero a correre lungo il perimetro della stanza, anche i più svogliati che avrebbero fatto volentieri a meno, la Whitman era molto intimidatoria vista da vicino e nessuno aveva voglia di essere punito.
« Certo che poteva trovarlo qualcosa di più interessante da fare... » sbuffò Chi.
Lei ed Elide avevano formato un piccolo duo che restava infondo alla coda, dato che correre non rientrava nelle attività più entusiasmanti nelle quali volevano cimentarsi al momento. Nonostante nel dormitorio Lilium fosse difficile trovare qualcuno con cui concordare, quando il gruppo si divideva erano magicamente in grado di starsi simpatici. Sarà il cambio d'aria? Ad ogni modo, il tema principale della loro conversazione era diventato - e come non esserlo - Michelangelo. Michelangelo aveva questa incredibile capacità di infilarsi ovunque, dove si parlava di qualcosa di interessante, gossip incluso, lui era lì con le orecchie tese, e ugualmente era facile ricordarsi il suo volto, neanche fosse il protagonista di una qualche storia. Al novanta percento si poteva far risalire il tutto al suo carattere, non aveva paura di essere il diverso della situazione, di esprimere quel pensiero che tutti hanno ma che troppo timorosi reprimono nei meandri del cervello. Quindi si capisce bene come può essere difficoltoso eliminare un simile individuo da una conversazione.
« Ma anche tu l'hai sentito?
« Era davvero lui?
« E non so, tu hai visto che faccia stamattina? Pareva un morto che cammina. Ieri sera può essere stato solo lui.
Elide indicò Niklas e Nevan in lontananza che si comportavano come la solita coppia sposata. Chiaramente stavano bene. Non volevano sembrarlo apertamente, ma era veramente preoccupante entrambe per il compagno. Due giorni su due non c'era un momento in cui era parso stare bene. Credevano fosse più opportuno aspettare il momento giusto per porgergli eventuali domande intime, altrimenti magari non avrebbe risposto. Le due continuarono a spettegolare per tutta la corsa, ridendo per le strane relazioni che in poco tempo si erano create tra di loro, per la severità della Whitman, per i ridicoli collari - che ora anche Chi chiamava strumenti sessuali su influenza di Crezia.
I cinque minuti finirono per diventare quindici e subito dopo furono costretti a svolgere esercizi assurdi, tipo la ruota senza braccia ma voleva che atterrassero in ginocchio. L'unica che riusciva perfettamente era Roxanne, estremamente flessibile per il suo lavoro di ballerina del locale. Sembrava addirittura starsi divertendo:
« Su su ragazzi, sembrate dei manici di scopa per quanto siete rigidi. » rise.
La parte effettiva dell'allenamento doveva però ancora arrivare. Senza tenere il collare, capitò che alcuni attivassero per sbaglio il potere e causassero qualche piccolo danno alla palestra. Delaney, in particolare, si accorse di una grossa crepa sulla parete destra, si avvicinò incuriosita, dato che nessuno di loro aveva prodotto un danno tale - si sarebbe visto e sentito. Era un buco bello grosso, simile ad un proiettile che trapassa un foglio di carta. Del toccò la superficie e sentì una scarica elettrica provenire dalla parete. Era un fatto singolare, la lasciava sempre più dubbiosa e sospettosa.
La professoressa richiamò la sua attenzione, invitando tutti gli studenti a mettersi in fila, visto che la vera lezione prendeva finalmente inizio. C'era una riga rossa sul pavimento, dovevano mettersi proprio dietro e non muovere un muscolo, quando qualcuno provava il potere con la prof gli altri stavano a sentire.
« Soprattutto se non siete in possesso di un potere che potete usare più volte, guardare gli altri praticare può aiutare anche voi. Quando vi chiamo venite qui vicino a me e mi spiegate cosa sapete fare, mi servirà a capire se almeno siete decentemente a conoscenza delle vostre abilità. Poi passeremo alle cose più pratiche.
A differenza di quanto poteva sembrare all'inizio, Elizabeth Whitman creda profondamente in tutti i ragazzi che venivano all'accademia, e come già spiegato voleva solo il meglio per loro. Non era un problema se per i suoi modi autoritari poi la odiavano, se erano i più efficaci andava bene così. Al fianco teneva agganciata la spada, di bronzo celeste, un modello comune per un abitante di Ira, nella mano destra un oggetto di ignoto utilizzo ai ragazzi. Il primo della lista sembrava essere proprio Michelangelo. Il celeste si avvicinò con riluttanza, era da due giorni che sentiva male per tutto il corpo. Ad essere onesto non aveva affatto preso le sue medicine, come invece avrebbe dovuto, però a volte, quando apriva la scatola e guardava le pasticche perfettamente racchiuse nel loro spazio, una sensazione inspiegabile che partiva dallo stomaco si diffondeva fino alla bocca, e non riusciva ad aprirla. Era solito nascondere i suoi problemi, sia perché lo imbarazzava molto parlarne, sia perché gli portavano a galla brutti ricordi. Fortunatamente si trovavano nel mese di settembre ed era il periodo in cui il suo potere non richiedeva sforzi fisici, altrimenti sentiva che sarebbe potuta finire male. Cominciò subito la sua spiegazione, non che ci fosse molto da dire, non era un potere difficile da gestire e poteva attivarlo solo una volta nel corso della giornata. Legato ai segni dello zodiaco greco, in corrispondenza di ciascuna costellazione otteneva un'abilità diversa a suo vantaggio. Attualmente, per Virgo, poteva ammaliare le persone con la sua voce e indurle a fare quello che voleva, se poi lo guardavano meglio occhi era in grado di farle innamorare di lui. Con Libra cambiava la gravità intorno a sé, così poteva ad esempio camminare sui muri. Ogni forma era diversa, elencatele tutte e dodici si fermò, per capire cosa doveva fare. La professoressa richiese una dimostrazione per individuare il suo livello di controllo.
« Tecnicamente avrei bisogno di una mano. » obiettò.
« Bene, Lucian V. vieni qui.
Luke si fece avanti dalla linea rossa e aspettò che Michelangelo continuasse. Allora, lui cominciò a parlare nel modo più sensuale che conosceva, mantenendo lo sguardo sul compagno, la lingua che schioccava ad ogni parola, quasi a volerle imprimerle perennemente nella mente dell'altro. Il castano notò che la forma delle pupille era cambiata e assomigliava ad un cuore. Non gli riusciva da pensare ad altro che Michelangelo. Gli stava chiedendo un bacio? Cosa gli stava chiedendo? Neanche sentiva più la sua voce... Quegli occhi erano così ipnotici... Lucian era perso nell'incanto del celeste. Kylian sussultò vedendo le loro labbra quasi sfiorarsi, ma Michelangelo si fermò all'ultimo e smise di usare il potere, facendo tornare Luke alla realtà. Lucian si riprende di colpo:
« Ehm, non credo di aver capito cos'è successo.
« Ho provato a farti innamorare, così avresti fatto quello che volevo. » ridacchiò dandogli una pacca sulla spalla « Non preoccuparti, mi sono stoppato prima, altrimenti qualche ragazza potrebbe ingelosirsi. » fece l'occhiolino a Crezia.
Kylian se ne era ovviamente accorto ma girandosi verso la compagna la trovò intenta a ridere. Cosa c'era di così divertente, la persona che segretamente ammirava non faceva altro che flirtare con tutti!?
"Scommetto che è in grado di provarci perfino con una finestra..." scosse la testa sconsolato "Ma proprio del pagliaccio di turno mi dovevo interessare?"
Mentre la Whitman minacciava di mettere Michelangelo in punizione se non smetteva di risponderle in modo sarcastico, fu chiesto a Lucian di continuare il giro e mostrare il suo potere. Dato che consisteva nel curare le persone, la donna prese un coltello e si aprì una ferita sul braccio. Il castano rimase sorpreso però cominciò subito a far vedere quello che sapeva fare. Posando le sue mani sulla carne sanguinante era in grado di curare la persona ferita in tempi diversi a seconda della gravità, poteva anche sottrarre del dolore alla vittima ma questo esauriva notevolmente le sue energie.
« Sei in grado di rigenerare un arto mozzato o un organo?
« Sfortunatamente no, però sarebbe bello, potrei aiutare ancora più persone.
Dal taglio della professoressa proveniva una flebile luce verde, simbolo che stava facendo effetto. Dopo cinque minuti tutto sembrava essersi sistemato. La bionda fece un breve recap a Lucian, poteva continuare ad allenarsi aiutando i compagni che si facevano male ma senza sforzarsi eccessivamente. Controllarlo non gli riusciva complicato però doveva ugualmente fare attenzione, nel caso in cui si fosse distratto la ferita si sarebbe potuta richiudere in modo sbagliato, congiungendo punti che non doveva, e aprirsi improvvisamente. Questo fece preoccupare Lucian, che non voleva assolutamente finire per creare un disastro e che in conclusione passò molto tempo della lezione a migliorare la sua concentrazione. Tuttavia, l'allenamento personalizzato si concluse nel giro di mezz'ora, vista la pigrizia del ragazzo. La voglia di impegnarsi non gli mancava, quando era a casa si occupava costantemente di svolgere lavori anche molto faticosi, lo dicevano gli amici che lo venivano a trovare - palesemente per vederlo in canottiera. Però la stanchezza si presentava sempre, poteva impegnarsi al massimo ma alla fine perdeva sempre del tempo in cose futili, magari si incantava a guardare la finestra dell'officina o una farfalla sulla chiave inglese. Non è una brutta abitudine, dicevano le sue sorelline, ma Lucian avrebbe tanto voluto non averla, non voleva perdere tempo, così prezioso e portatore di ricordi, non voleva far preoccupare le persone che gli volevano bene. Forse era troppo severo con sé stesso. Veniva da chiedersi chi fosse dalla parte del torto e chi della ragione, ma cosa erano torto e ragione? Poteva racchiudere in modo ermetico delle opinioni, come gli strumenti dell'officina che avevano ognuno il suo posto? Era così complicato, tutto si faceva così complicato quando provava ad esplorare i suoi sentimenti, le sue emozioni, quello che provava. Eppure quando doveva aiutare gli altri gli veniva così bene...
Mentre guardava da lontano la professoressa che cercava di gestire le ragnatele di Elide, gli capitò di sentire qualcuno tossire ripetutamente. La sua natura premurosa lo portò a girarsi ma nessuno sembrava stare male. La stessa situazione si ripresentò poco dopo e stavolta individuò il colpevole.
« Tutto bene? » domandò a Michelangelo, raggiungendolo.
Il celeste si era appoggiato con la schiena a una parete della palestra e teneva una mano davanti alla bocca come per mascherare i colpi di tosse.
« Credo che la tua domanda si risponde da sola...
Il suo disagio era evidente, continuava a giocherellare con le mani, a tratti si dava dei colpetti sul petto o massaggiava la parte sinistra. Erano dei piccoli segni che solo qualcuno di attento sarebbe stato in grado di cogliere, tipo Angelica. Angelica sapeva perfettamente cosa fare nel caso in cui si fosse sentito male, il che era una fortuna perché aveva la terribile tendenza a dimenticare di prendere le medicine o addirittura a non volerle. Chiunque avrebbe cominciato a stufarsi dopo sedici anni di rotture giornaliere, e fosse solo uno il problema pure pure. Però non voleva far preoccupare nessuno, andava bene come andava, lui era una pessima persona, questo lo avrebbe sempre ribadito a chiunque avesse provato a difenderlo, e se moriva alla fine tanto meglio. Sua sorella non aspettava altro. Tutti non aspettavano altro.
« Oh be' hai ragione, scusa. Posso darti una mano, forse, se mi dici qual è il problema. Il mio potere consiste ne-
« Sì sì l'ho già vista la roba che hai fatto alla vecchia... Comunque non puoi aiutarmi, lascia perdere.
Lucian non capiva perché rifiutava il suo aiuto, gli saliva un senso di tristezza dallo stomaco. Cosa c'era di male nell'essere aiutato da un amico? Perché Luke già si considerava suo amico. Quindi, testardamente decise di sedersi vicino a lui per oziare un po', sperando che prima o poi gli chiedesse lui stesso una mano. Il celeste, ancora più cocciuto e fermo sulle sue decisioni, continuò a trattenere la tosse fino a quando non gli venne da starnutire.
« E smettila di fissarmi... » si lamentò mentre si soffiava il naso, guardando truce il castano, già disposto a fargli un massaggio per rilassarlo « Lo so che sono bellissimo ma sei inquietante... che cazzo, dannate allergie...
« Lascia che ti aiuti Miche, sembri soffrire molto.
Non voleva in alcun modo coinvolgerlo ma doveva ammetterlo prima o poi. Gli facevano male la testa e gli occhi, e poi c'era quella pressione costante sul petto che gli faceva chiudere la gola e sentiva che sarebbe potuto svenire da un momento all'altro. Non proprio la prima impressione che voleva lasciare sui suoi compagni.
« Perché non vai da Isabelle in infermeria? Lei sicuramente può aiutarti.
« Non ho bisogno di lei... sto bene...
« La tua faccia dice il contrario però.
« Chiudi la b-
Fu interrotto da una fitta e si piegò su se stesso tossendo violentemente. Lucian non aspettò più il permesso del compagno e prese in mano la situazione. Solo appoggiando i palmi sulla sua schiena sentiva chiaro e tondo che c'era qualcosa che non andava, respirava in modo strano, strascinato. Alla fine fine riuscì a farlo stendere sul pavimento e usò il suo potere all'altezza dei polmoni per provare ad aprirgli le vie respiratorie. Proseguì almeno per dieci minuti buoni, poi Michelangelo si rimise seduto e si voltò dall'altra parte, imbarazzato. Odiava farsi vedere dagli altri mentre aveva un attacco.
"Devi liberarti di quella brutta tosse, figlio. Domani abbiamo una cena importante, non vorrai farmi vergognare?"
Nessuno lo voleva sentire quindi più evitava di coinvolgere gli altri, meno loro lo avrebbero trovato insopportabile.
« Come stai ora? Mi sembri molto pallido, vuoi che ti prenda qualcosa?
Scosse la testa:
« No io... ci sono delle medicine che non posso prendere... sai, sempre perché sono... allergico...
« Ah, deve essere davvero stressante per te stare attento a tutte queste cose. Dimmi pure cosa ti serve e te lo prendo.
« No, io... le ho finite
« Oh cielo ma è terribile, però dovresti davvero chiedere a Isabelle di aiutarti, finirai per sentirti davvero molto male così.
« Nah, ci sono abituato, prima o poi passa...
Il piccolo incidente del ragazzo non passò inosservato né alla professoressa, nonostante fosse impegnata a continuare le sue esercitazioni, né agli altri compagni. Ovviamente Angelica si precipitò al suo fianco non appena si liberò della Whitman. Era estremamente preoccupata, cominciò a chiedergli tutte le cose che aveva preso, come si sentiva, se voleva che lo aiutasse, se voleva tornare in dormitorio a riposare. Michelangelo lasciò che si tranquillizzasse da sola e rispose obbedientemente a ogni sua domanda, le sue attenzioni erano le uniche che sopportava, sapeva quanto lei ci tenesse veramente, erano insieme da quando erano nati.
« Oh santi numi, Miche, devi smetterla di scordarti le cose, finirai per stare davvero male! Come possiamo aiutarti se ti comporti così? » lo abbracciò stretto e gli aggiustò i capelli « Ti ringrazio Lucian, senza di te sarebbe potuta finire male...
Il ragazzo si sentiva più che felice sapendo di aver fatto una buona azione, era un po' stanco però, aveva usato troppe energie per calmare il respiro del celeste e si sentiva spossato. La professoressa stessa lo invitò a fare una dormita sui materassini della palestra e lui accettò volentieri.
« Ehi... grazie per non aver detto di... quella cosa...
« Io però trovo che non ci sia nulla di male, non è colpa tua. E poi andrebbe a tuo vantaggio.
Lo sguardo di Michelangelo si perse nel vuoto. Ange rimase dietro di lui, con il mento appoggiato sulla spalla destra.
Altrove nella stanza, Leo era intento a migliorare la forma del suo doppione. Ogni volta c'era qualcosa di impreciso, un dito in più, gli occhi di colore differente. Era più difficile di quanto gli altri potessero immaginare, richiedeva un quantitativo di concentrazione immane, doveva pensare allo sdoppiamento di ogni singola cellula del suo corpo. Però stava diventando più bravo rispetto a prima, la professoressa lo aveva subito spedito ad esercitarsi dopo aver visto la sua dimostrazione, chi poteva doveva continuare ad usare il potere per tutte e due le ore. Accanto a lui c'era Delaney.
La castana aveva da poco finito la sua dimostrazione con la Whitman e stava continuando da sola. Era abbastanza di buon umore, infatti fuori c'era il sole. Le faceva piacere trovarsi in compagnia di Leonidas, anzi, senza di lui probabilmente si sarebbe sentita molto sola. E questo le faceva addirittura paura. Non sapeva esattamente in che modo fosse nata, forse per via del fatto che nonostante fosse sempre circondata da molte persone, poteva dire di essere legata solamente a una cerchia ristretta di queste. Continuava ad osservare i presenti nel mentre che allenava le braccia con i pesi, c'era sempre una sensazione strana nell'atmosfera tranquilla, e non era certamente dovuta alla professoressa che sbraitava ogni cinque minuti.
« Ehi, Del, fai un po' di pesi? » le poggiò una mano sulla spalla.
Lei annuì:
« Sì, trovo che sia importante rimanere sempre in forma, e ad ogni modo al momento il mio umore non sta cambiando quindi non potrei lavorare sul controllo del mio potere. Però non voglio stare ferma, ecco.
« Capisco. Hai ragione. Essendo un cittadino di Ira sono abituato ad allenarmi spesso, dobbiamo proteggere il territorio e in ogni caso ci vuole anche la forza. » il corvino smosse la sua copia con una mano e quella svaporò.
Delaney sorrise e si avvicinò.
« L'ultimo che avevi creato era abbastanza buono. Gli mancava solo un orecchio, no?
« Purtroppo no, non si notava ma non aveva i canini. Erano diventati degli incisivi, praticamente.
« Riesco ad immaginarlo. Una nuova specie che si aggira tra le pareti del castello. » ridacchiò divertita.
« Avrebbe bisogno di nome tutto per lui allora.
« Qualcosa del tipo "Leonidas incisivus". Facile da riconoscere.
« Ahahah, suona proprio bene!
La conversazione si spostò poi su argomenti più interessanti, come i vari professori e le loro strane abitudini, e la notizia dell'intrufolamento notturno del preside Fitzherbert, che a quanto pare aveva fatto un giro in tutti i dormitori, a partire da Dahlia. Del ipotizzò che lo scopo era controllare che nessuno avesse lasciato il suo dormitorio, una motivazione banale ma forse per l'uomo era bastata per decidere di agire come un ladro in una gioielleria. La cosa che preoccupava entrambi era la presenza la sera precedente, a cena, del Tribunale dell'Inquisizione. Il ragazzo non si era espresso con nessuno su quell'argomento, e anche se cercava di restare positivo si continuava a chiedere 'perché?'. Era un fatto alquanto strano, dovevano per forza averlo notato tutti, dovevano per forza averci riflettuto su tutti.
« Dicono che non ne sanno nulla e poi...
« Io non credo fossero loro. Sembra stupido da dire ma qualcuno avrebbe potuto fingersi un membro del gruppo e venire fino a qui. Non in senso positivo mi sa. » prese l'apparecchio per fortificare le mani.
« Mi chiedo chi può essere in grado di sostituirli...
Lo sguardo della ragazza si posò nuovamente sull'ammaccatura nel muro della palestra. I bordi bruciati le facevano venire in mente che in quel punto fosse esploso qualcosa.
« Hai notato anche tu quella macchia sulla parete?
« Dove?
« Proprio là.
« Ah sì, è vero. Cavoli, è quasi un buco quello più che una macchia! » esclamò, facendo per avvicinarsi.
« Aspetta, qualcuno potrebbe non essere contento del nostro interessamento. Meglio rimanere distanti e fare facce indifferenti.
Lui concordò e riprese a creare delle copie, come diversivo. Si lanciarono un'occhiata prima di proseguire la conversazione. Altri avrebbero pensato che non aveva senso fissarsi per una stupida ammaccatura, ma tutti e due lo sentivano, sentivano che nascondeva qualcosa di strano. Doveva essere così, altrimenti tutto quello che era raccontato nelle filastrocche e che poi si verificava non avrebbe avuto senso.
La Whitman era cimentata nelle sue esercitazioni-tortura, al momento stava importunando Tyen, che era stato costretto a dipingere animali e oggetti sulla carta a disposizione. Alcuni scappavano al suo controllo e doveva fermarli strappando il foglio. La professoressa gli chiese di dipingere un ermellino e lui la guardò perplesso: non si ricordava la figura di tutti gli animali a memoria, aveva bisogno di un riferimento. In risposta, lei gli piazzò sotto il mento un'enciclopedia zoologica.
« Che soggetto che è la prof. Sta sempre tutta seria e se sbagli qualcosa è pronta a sgridarti come se avessi commesso il sacrilegio peggiore. » alzò gli occhi al cielo la castana.
« È una persona particolare, ma penso che in fondo ci vuole bene, nella sua maniera.
« Molto in fondo.
Leo rise.
« Ehi Del, ti va di sfidarci? Senza poteri. Sono curiosissimo di vederti in azione.
« E perché no?
Delaney posò i pesi e si posizionò davanti al compagno. Entrambi alzarono le mani davanti al volto per proteggersi.
A muoversi per prima fu lei, facendo perno su un piede tentò di tirare un calcio ma lui fu abbastanza veloce da bloccarlo con l'avambraccio. Rispedì indietro la sua gamba, lei atterrò sulla schiena e si rialzò immediatamente in piedi con uno slancio. L'altro si era già preparato per la difesa, non sembrava al momento intenzionato ad attaccare. Allora la castana fece una finta, ben mascherata. Il finto pugno servì per nascondere il movimento degli arti inferiori, che le permisero di mandarlo a terra. Ma Leo aveva già stabilito di incassare il colpo, non era un combattente da quattro soldi, sapeva riconoscere le tecniche per spostare l'attenzione. Le prese la caviglia e la fece scivolare in fondo alla stanza, delicatamente per non ferirla.
« Che c'è? Hai paura di sciuparti le mani? » lo punzecchiò.
« Preferirei non ferire una ragazza.
« Ti do il permesso per farlo.
Mentre i due combattevano, dall'altra parte della stanza continuavano le dimostrazioni della professoressa. Una voce profonda che proveniva da quella direzione li fece fermare prima che fosse decretato il vincitore dello scontro. Si voltarono per capire le parole che stava scandendo.
"La luna di giugno..." bisbigliò la voce.
La voce apparteneva ad un cadavere. Abbastanza giovane, malridotto, segnato dal tempo, capelli neri. Zander lo stava scuotendo con una mano, come per farlo continuare a parlare. Perché questo era il suo potere. Per la sua spiegazione e dimostrazione aveva richiesto un cadavere e la Whitman glielo aveva procurato in pochi minuti. Cal poteva parlare con i morti, il che era decisamente utile vista la situazione in cui si trovavano. Ma non solo, gli era concesso anche un contatto con gli spiriti, se era una giornata in cui era poco stressato. Non doveva far altro che porre al morto una domanda e lui avrebbe cantato come un uccellino tutta la verità. Ovviamente, le informazioni che poteva ricavare riguardavano solo eventi accaduti quando il corpo era in vita, in caso contrario non sarebbe successo nulla e l'unica cosa che avrebbe sentito sarebbe stata il silenzio. Con le anime diventava più difficile perché doveva essere anche a conoscenza di rituali specifici, doveva saperne il nome ed eventuali dettagli personali significativi, realizzare un cerchio di protezione che non lo esponesse a spiriti maligni.
Il ragazzo si sporse maggiormente sul cadavere, per avvicinare il suo orecchio alla bocca di quest'ultimo. Gli chiese di ripetere di nuovo quello che aveva detto, ma la risposta fu la stessa.
"La luna di giugno...".
Lo lasciava alquanto perplesso.
Delaney e Leonidas si avvicinarono agli altri, tutti si erano riuniti intorno a Zander e la professoressa, attirati dalla capacità del blu. Ma non tutti si sentivano tranquilli nel sapere che tra di loro c'era qualcuno in grado di sfruttare la negromanzia, soprattutto l'assassino. Come poteva uccidere se poi i cadaveri venivano interpellati?
Ma non era il momento adatto per pensarci, era meglio continuare a seguire attentamente lo sviluppo della conversazione.
« Zander C., cosa sta dicendo? » domandò la bionda, tamburellando con le dita sulla sua agenda.
« La luna piena di giugno... non capisco proprio cosa intende. Forse non ho posto bene la mia domanda.
« Non gli avevi semplicemente chiesto quando sarebbe finita la scuola?
« Sì.
« Allora devi semplicemente perfezionare il contatto con l'interpellato, continua ad esercitarti. Ti troverò qualche animaletto morto nel bosco.
Il ragazzo annuì e si spostò dalla folla di persone. Gli piaceva stare in compagnia, ma ora doveva assolutamente concentrarsi, avere i compagni lo avrebbe distratto di sicuro. Tuttavia, permise a Minnie di sedersi vicino a lui. Lei sarebbe rimasta in silenzio assoluto, lo giurava sul suo riccio. La cosa lo fece molto ridere, in senso positivo. Aveva capito quanto ci tenesse a Pip e soprattutto quanto volesse stabilire dei bei rapporti con tutti loro. Minerva ricavò un angolino vicino ai tappetini e si piazzò lì per il resto della seconda ora. L'atmosfera di serenità che aleggiava nella palestra lo faceva stare bene, avrebbe voluto avere la possibilità di stare con loro per sempre, ma sapeva che prima o poi avrebbero dovuto dividersi. "Finché morte non ci separi" si diceva, no? Guardò incuriosito il modo in cui si stavano formando già dei piccoli gruppetti tra gli studenti. Tutta sola stava seduta una ragazza dai cappelli marroni raccolti in una treccia, portava un cappello verde e assomigliava a Delaney. E anche tanto. Chissà se erano parenti, pensò di chiederglielo.
In quel momento davanti a lui passò Luther, si chinò sul cadavere che stava usando per l'esercitazione, passò sulla fredda pelle una mano e annusò le dita, come alla ricerca di qualcosa.
« Ehi Luther. Ti serve una mano per qualcosa?
« No.
Si allontanò subito dal compagno di stanza, prima che gli venisse in mente di tormentarlo con la sua parlantina ancora una volta. Gli sarebbe venuto un esaurimento nervoso e avrebbe potuto dare il peggio di sé, ma non era decisamente il caso di crearsi inimicizie in una situazione del genere. La tipa con le trecce continuava a guardarlo torvo, la cosa gli dava fastidio ma allo stesso tempo non gli importava. Era proprio una seccatura dover stare insieme a tante persone, non aveva tempo da perdere a creare delle relazioni durature, sapeva che in qualche modo sarebbero finite sempre tutte. Allora perché in così tanti vi si dedicavano?
« Wah!
Una voce alla sua destra lo fece girare con un tempismo perfetto per afferrare una Ayami che cadeva attraverso il muro. Si era allontanata troppo dal suo corpo quindi la sua anima si era riunita con esso senza volerlo, ed era stata colta di sorpresa. La sensazione dei due differenti livelli che si fondevano in uno unico le aveva provocato i brividi lungo la schiena e l'aveva fatta urlare. Sperava che nessuno l'avesse vista, non poteva permettersi di commettere neanche il più piccolo errore o la sua perfezione sarebbe stata intaccata notevolmente.
Le bende che celavano il suo viso glielo resero subito riconoscibile. Non si aspettava che lui fosse lì. Sfuggì alla sua presa cadendo rovinosamente a terra.
« O Zeus, perdonami. » si affrettò a dire, rialzandosi.
Lui fece spallucce.
« Ti ha disturbato ancora? » domandò soltanto.
Scosse la testa, intuendo a chi si stava riferendo. Niklas non le aveva parlato mai durante la giornata, era stato spesso vicino a Minerva e Nevan, che si era assicurato di tormentare per bene - a detta della faccia del blu.
Il ragazzo non aggiunse altro, non era interessato a fare conversazione. Riprese il suo allenamento con il potere, sparendo e riapparendo diverse volte. Era abbastanza bravo a controllarlo, rispetto ad altri, segno di una certa consapevolezza da parte sua. Ogni tanto si girava in direzione di Ayami, anche lei aveva ricominciato ad attraversare i muri. Voleva tenerla d'occhio.
Si passò una mano tra i capelli, trovava interessante la maniera in cui cominciavano le relazioni umane. Era come applicare i principi della fisica alle interazioni tra i corpi, inteso quelli fatti di carne. "Terzo principio, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria", descriveva tutto perfettamente. Se incontravi una persona, o diventavi sua amica oppure finivate per scannarvi a vicenda, ma dipendeva tutto dal comportamento assunto.
« Che roba complicata...
Lo riscosse la voce della ragazza, che giocava timidamente con l'orlo della divisa.
« E-e-ehi Luther... volevo ringraziarti ancora per l'aiuto. Ecco, sì, io ti ho visto sempre solo in questi due giorni, anche in dormitorio, mi chiedevo se ti andasse di unirti a noi... passare più tempo con gli altri...
Non voleva sembrare inopportuna, era un pensiero sincero che le era venuto guardandolo. La solitudine in cui si rifugiava era una scelta personale, non era abbandonato dagli altri, gli altri erano interessati a circondarlo ed impegnarsi per farlo sentire amato. Lui sembrava evitarli invece. Che cosa insolita. Lei era timida ma non rifiutava volentieri della compagnia, Luther aveva forse visto oltre tutte le apparenza e le formalità?
« Uh? Ah, okay.
Quella risposta secca non se l'aspettava da lui. Credeva che si sarebbe messo ad accampare scuse per essere lasciato in pace, e invece.
« Oh, ehm, sei stato rapido.
Alzò le spalle come per dire "mica ci dovevo pensare". Allora Aya sorrise, in quel suo modo delicato e forse un po' troppo finto, come una bambola fabbricata su misura.
« Non fare quella faccia, si vede da un chilometro di distanza che è falsa. » sospirò.
La rosa sussultò. Cosa...
Arrossì leggermente e si girò per non doverlo guardare negli occhi.
« Ma no, ma no, ti sbagli! È la mia solita faccia!
« Appunto.
Non sapendo proprio cosa rispondere, si allontanò da lui il più possibile, usando il bagno come scusa. Non si era mai sentita in vita sua così tanto in imbarazzo davanti ad una persona, eppure... non era infastidita dalle parole di Luther, sapeva che aveva ragione. Era quel senso di imperfezione interiore che la stava limitando.
« Ouch! » esclamò, scontrandosi improvvisamente con qualcuno.
« Ma che cazzo fai? » si lamentò Michelangelo.
« Scusa, non ti avevo visto! » si affrettò a scusarsi lei.
Il celeste alzò gli occhi al cielo, Ayami notò che aveva in mano qualcosa, di piccole dimensioni e di colore blu. Lui si accorse che lei lo aveva visto e infilò subito la mano in tasca.
« Stai bene? Hai-
« Ma sei cieca? Credo che la mia faccia parli da sola.
Le mise in mano un fazzoletto che diceva "se non ti piace la mia faccia non sei obbligata a guardarla, carina" e la mollò lì. Ayami sbatté le palpebre per qualche secondo, non avendo ben capito cosa fosse successo. Il ragazzo le era sembrato molto affaticato.
"Che branco di idioti." pensò Cassia guardandoli discutere di cose completamente inutili.
Cassia non sapeva in che modo poteva allenare il suo potere. Nel senso, a meno che non si metteva a leggere un libro e subito dopo lo ripeteva parola per parola alla professoressa, non doveva fare sforzi fisici obbligatori. Le letture che voleva sapere la Whitman alla fine dell'ora erano troppo noiose, ci aveva messo pochi minuti a completarle, poi aveva tirato fuori da sotto un materassino il libro che aveva cominciato a ricopiare in biblioteca. O meglio, aveva la pergamena. Non le era stato concesso di farlo uscire dalla stanza, quindi si era dovuta arrangiare. Isabelle era stata abbastanza chiara: gli altri libri erano tranquilli ma il suo volume era... particolare.
La ragazza srotolò il foglio e osservò i caratteri. Era un latino abbastanza antico, ma credeva che non sarebbero insorti problemi nel parafrasarlo, poteva farcela tranquillamente. Con un dito scorse sulle parole. Nell'originale avevano usato un inchiostro rosso che sembrava fresco rispetto a quello di altri tomi. Questa cosa la mandava fuori di testa, doveva assolutamente capire il motivo per il quale si era verificata quella situazione. Era come se lo avessero fatto apposta. Apposta per lei.
Il libro si chiamava "Antiche leggende di Ephidia". Sia ne aveva sentito parlare dal sovrano di Luxuries qualche anno prima, durante un discorso, quando aveva raccontato di come era riuscito a convincere un serpente a morderlo per dimostrare a tutti l'immunità dei Blackthorn a tali veleni. Era una caratteristica della famiglia reale che si tramandava dal primo sovrano.
Lo scopo di Cassia, come per gli altri del resto, era andarsene da quella scuola il prima possibile, tornare dalla sua madre adottiva e continuare la sua modesta vita di luxuriana. L'Accademia della Selva non poteva non essere presente in quello scritto, sarebbe stato troppo insolito. Vi erano così tante filastrocche e racconti che si tramandavano di generazione in generazione, troppo assurdo non inserirla lì. Di fatti, aveva trovato in poco tempo le pagine che spiegavano della scuola incantata in cui erano prigionieri, erano circa verso la metà, tipo tra 467 e 473.
Il dettaglio che però aveva smosso le sue cellule grigie era l'inchiostro quasi fresco. Come era possibile che un libro antico avesse, in delle pagine che non erano neanche le ultime, le scritte ancora nuove di stampa? Non aveva senso come cosa. Quindi aveva deciso di indagare sulla questione. Coprì il foglio con una mano, per evitare di esporlo troppo ai compagni. La leggenda che parlava dell'accademia riportava addirittura le filastrocche di Serenity il bardo, ovviamente nella 'lingua degli dei', e spiegava del rapimento dei ventotto ragazzi etc etc etc... le solite cose che sapevano e che stavano provando sulla loro pelle. Non scendeva nei dettagli sul posto nel quale si trovava la scuola, parlava solo della presenza di una selva - da cui appunto prendeva il nome - che la circondava esternamente.
"Ma tu guarda che mi tocca fare... se non mi ci metto io a cercare qui non si combina nulla di buono. Gli altri stanno sempre a pensare a divertirsi... che immaturi." disse tra sé e sé.
Prima dicevano di volersene andare, poi si mettevano a fare amicizia, socializzare, seguire le lezioni. Un po' di coerenza, su. Almeno lei, non volendo stare lì fin da subito, si era impegnata per cercare una soluzione al problema.
Sia se ne stava sempre in ascolto, pronta a memorizzare, ora che poteva, ogni informazione utile alla loro fuga. Avrebbe volentieri condiviso il suo piano nel caso in cui le altre persone non l'avessero intralciata nella riuscita. Ma per il momento, avrebbe tenuto la bocca chiusa.
Improvvisamente sentì come una scarica elettrica percorrerle tutto il corpo.
« Kylian J.! Vorrei che evitassi di magnetizzare i tuoi compagni! » lo rimproverò la Whitman « Vedi di stare concentrato!
Lian si scusò con Cassia e formò nuovamente il campo elettromagnetico intorno a sé. Non è che voleva distrarsi, ma era veramente una noia fare quello tutto il giorno, sperava che le due ore finissero in fretta, il più in fretta possibile. E poi avevano notato le avances di Michelangelo alla ragazza dai capelli arancio.
"Ma perché doveva piacere proprio a meee?!" si lamentò mentalmente.
Di conseguenza, da quando aveva iniziato la prova, non faceva altro che interrompere per sbaglio il campo, oppure mandare scariche ai compagni. In conclusione: la Whitman si stava arrabbiando, ma proprio tanto.
Era la prima volta che si sentiva così deluso da una persona. Le altre persone magari non si comportavano bene nei suoi confronti, però non cercava dei legami, quindi gli rimaneva facile alzare le spalle e non curarsene minimamente. Con il celeste, però, era diverso. A lui teneva, sentiva stringersi il cuore ogni volta che cominciava a parlargli, e poi se ne usciva con qualcosa di stupido che rovinava tutto. Se non gli piaceva poteva dirlo chiaro e tondo invece di continuare a "tormentarlo".
Ma le pene amorose non avevano colpito solo Kylian, poteva stare tranquillo. Anche Niklas, che era l'ultimo a dover eseguire la prova, continuava ad insistere senza successo con Nevan. Mentre faceva vedere come poteva fondere gli oggetti, passandoli dallo stato solido a quello liquido, alla professoressa, cercava in ogni modo di mettersi in mostra per il blu. Per poter usare il suo potere aveva dovuto riscaldarsi e trovandosi in palestra aveva optato per esercizi fisici impegnativi. Una volta raggiunta la temperatura corporea ottimale aveva potuto cominciare la spiegazione. Aveva preso due treni con un biglietto, come si suol dire ad Acedia.
« Nevan, dadley, non trovi che il mio potere sia meraviglioso? Nel caso in cui rimanessi bloccato in un blocchetto di ghiaccio potrei subito tirarti fuori di lì!
« Quello potrebbe farlo anche un asciugacapelli.
« Tesoro fai delle associazioni davvero strane lo sai?
« Sta zitto...
Niklas mise il broncio ma non poté rispondergli perché la professoressa lo trascinò lontano da lui.
« Cominciate ad andare a cambiarvi, la lezione è praticamente finita. » annunciò la donna.
Gli studenti cominciarono a raccogliere le loro cose, alcuni misero anche apposto - per gli scansafatiche - e poi lasciarono la stanza. Nevan filò via il prima possibile, ben contento che una giornata così stancante fosse finalmente giunta al termine. Ora poteva godersi un po' di meritato riposo, ad esempio poteva suonare il basso il santa pace. Stranamente, lo aveva trovato quella mattina quando aveva aperto la sua cassa con gli effetti personali. Era da tanto tempo che non strimpellava una canzone, gli sembrava la giornata perfetta per farlo. Avevano tutta la domenica libera.
Passando per il corridoio, notò che una figura si stava avvicinando al gruppo dei ragazzi. Era il professor Fedorov, che trotterellava tutto contente nella loro direzione. Fin dal primo giorno di scuola, cioè ieri, il blu era stato attratto dalla sua personalità vivace e coinvolgente, sembrava realmente interessato al loro benessere, insieme alla dolce e cara Isabelle. La loro relazione, che da quanto aveva capito in realtà doveva essere segreta, era ben evidente, e non sapeva perché, ma un po' lo faceva ingelosire. Guardandoli, immagina di esserci lui al posto dell'infermiera. La sua fantasia lo cominciava a spaventare sul serio.
Innanzitutto, era un professore, una persona adulta, quindi come diamine faceva a provare dei sentimenti per lui (sempre che li provasse, eh)? E poi, perché stava succedendo? Quando aveva cominciato a fare questi pensieri? Stava uscendo matto per capirlo.
Qualcuno a cui poter essere fedele. Sì, sentiva di aver bisogno di questo. Non era forse il motivo per il quale aveva riunito così tanti ragazzi nella sua officina, Nevermore? Da una parte vedeva quell'impiastro, il biondino, il riccone di turno, che non faceva altro che tormentarlo con le sue smancerie insensate. Dall'altra, vedeva una figura rassicurante e protettiva come quella di Mikhail, che si prendeva cura di loro come dei figli che non vedeva l'ora di applaudire a tutti i loro successi.
Era una cosa sicuramente sciocca su cui riflettere, ma gli era venuto spontaneo. Comunque la cosa più importante per lui, al momento, era riuscire a scappare di lì per tornarsene a casa, dove lo aspettava la sua famiglia. Poteva aggrapparsi solo a questo ricordo.
« Buon giorno ragazzi. Siete di ritorno dalla palestra, vedo. Come è andata la lezione? Spero che Eliza non sia stata troppo severa con voi. » ridacchiò, poggiando una mano sulla sua spalla.
Nevan lo guardò dritto negli occhi. La sua presenza era rassicurante. Si avvicinò di più con il corpo.
Crezia, che usciva per prima dal suo spogliatoio, se ne accorse. Allora sorrise sorniona:
« Professore! Che piacere vederla qui, non sa quanto mi è mancato!
« Sono felice essere già così in sintonia con voi, ragazzi. Siete delle brave persone, davvero. Spero che riuscirete a trovarvi bene qui per l'anno che ci aspetta. Devo incontrare Elizabeth, vi lascio in mano a Isa.
Mikhail si allontanò salutandoli, proseguendo la sua strada verso la palestra.
Nel frattempo, Niklas aveva finito la sua dimostrazione, quindi stava andando a cambiarsi.
« Dadley, ci sono eh! Arrivo tra pochissimo! » esclamò.
« Nik, ma lo sai che Nevan ha l'amante? » disse la castana ridendo.
« Nooo, cosa mi stai dicendo?! Nevan, amore mio, come hai potuto?!
« Abbassa la voce non sono mica sordo...
« E poi, l'amante è il professor Mikhail! Scandalo!
Niklas si portò una mano alla fronte con fare teatrale:
« Sono davvero deluso da te, Nevan, davvero deluso. Non mi aspettavo un tale comportamento. So che non ti piace sbandierare la nostra relazione, ma scoprire di un tradimento, per giunta con una persona che conosci da solo un giorno... come direbbe la ragazza con le codine: "deplorevole"!
« Possiamo darci una calm-
« No! No, caro! Come posso stare calmo dopo aver ricevuto una notizia del genere! Quello che hai fatto merita una severa punizione. Non cercare di parlarmi per il resto della giornata, dadley. Non provarci.
Se per il biondo poteva essere una punizione, per Nevan quella era una benedizione scesa direttamente dal balcone di Morlain Drowselight in persona. Per più di dieci ore non sarebbe stato disturbato da quell'impiastro. Non avrebbe potuto desiderare di meglio.
« Perfetto.
E se ne andò lasciandoli da soli.
Si sarebbe fatto una bella doccia, avrebbe mangiato il pranzo di Isabelle e poi, tutto il giorno avrebbe suonato il basso, rinchiuso in camera, e Niklas lo avrebbe spedito altrove, a infastidire gli altri o a fare altro, ma comunque ben distante da lui. Minimo sei metri.
Giunta al termine l'unica lezione che avevano quel giorno, i ragazzi e le ragazze potevano prendersi il loro meritato riposo, indossare qualcosa di comodo, mangiare, leggere un libro, suonare, scrivere, e perché no, dormire. Quel senso di stranezza che Delaney aveva percepito nell'aria stava svanendo, risaliti dai sotterranei tutti era tornato perfettamente calmo e tranquillo. Isabelle cucinò delle tagliatelle da premio Nobel per tutti e poi una crostata di fragole. Nel pomeriggio ebbero modo di dedicarsi alle attività che preferivano, vennero messe anche a disposizione delle stanze per poter dipingere e suonare, visto che in molti avevano espresso il desiderio - come al solito è tutto merito di Mikhail che ha l'iperudito.
☆
Monarch aveva osservato ben attentamente tutte le persone, nel corso della mattinata, voleva riuscire a tenere a mente i loro poteri o altre informazioni personali importanti di cui poteva aver bisogno. Ne aveva scoperte parecchie. Non era stato facile ma ci era riuscitx. Poteva dichiararsi soddisfattx per quella giornata. Monarch fece una doccia fredda e poi prese lo strumento di comunicazione per scrivere a Xander un resoconto. La presenza di quell'ammaccatura, quasi buco, sulla parete destava ulteriori sospetti...
Xander non aveva mandato messaggi ancora. Allora gliene lasciò uno lxi:
'FARFALLA-TROVATO-NIDO-SAPERE-FILAMENTI'
☆
La giornata al castello di Morlain non era cominciata affatto bene. Si era svegliato in anticipo rispetto al solito, non completando le sue giornaliere dieci ore di sonno. Imbronciato, aveva rimproverato la cameriera per tutto il fracasso che proveniva dal piano di sotto, chiedendo cosa stessa accadendo di più importante del suo riposino. Lei aveva risposto che si trattava dei preparativi per il ballo d'autunno. Dovevano addobbare tutta la sala del trono in vista dell'arrivo della duchessa Whitewood e degli altri regnanti.
A turno ospitavano una festa per ogni stagione, e questa volta era toccato a lui organizzare quella autunnale. Non c'era nulla di particolare in realtà da festeggiare, per questo era tanto adirato con la cameriera. Sul territorio, le famiglie più importanti erano quelle reali, però c'erano dei piccoli nobili che erano in grado farsi rispettare, o alcune famiglie particolarmente ricche. Alla festa erano stati infatti invitati anche i Mikkelsen e i Vespertine.
Morlain odiava la festa d'autunno. Ma anche quella d'inverno, di primavera e d'estate. Odiava tutte le feste. Gli piaceva divertirsi, ma doveva farlo a modo suo, con i suoi amici e non con sconosciuti, e soprattutto quando voleva lui. Invece quei ridicoli balli dovevano svolgersi in un giorno preciso del chiaro di luna. Sfiancante come cosa.
«Pensa quando arriva il Giorno dei Re! Carmen, pensa a quando arriva il Giorno dei Re!
« Lo so, sua maestà, lo so, si calmi la prego...
« Va bene va bene va bene.
L'arancione si alzò dal letto e si trascinò fino al bagno, dove si immerse nella sua vasca da bagno, con tanto di paperella di gomma. Ripensò a quello che gli aveva detto Verlain qualche giorno prima della riunione:
"Momo, stai attento a Lysander. Liz sta tramando qualcosa, me lo sento. È da quando ha i figli che è cambiato."
« Da quando ha i figli, eh? Ma io vedo una differenza solo dall'anno scorso. Si è messo a leggere un quantitativo di libri che neanche Zeph ubriaca dopo allenamento. Però, certo che siamo proprio strani come sovrani, no?
Carmen voleva rispondere da dietro la porta che sì, erano tutti e sette strani e lui stava parlando da solo, tecnicamente, ma rimase in silenzio, ridacchiando e scuotendo la testa.
« Ognuno ha le sue piccole pecche, dai, non facciamone una questione di stato. Io sono pigro, Lia si crede una divinità, Grim ha il braccino corto, Zeph se deve stare più calma, Liz può anche smetterla di sbavare addosso a tutti, Ric mangerebbe tutto il giorno se non avesse altro a cui pensare e a Vinny piace lanciare macumbe. Dai siamo bellissimi insieme.
Morlain si mise a ridere, da solo. Rise per almeno dieci minuti, poi si accorse che stava per tardare all'appuntamento con i Fitzherbert, la famiglia più importante di tutte di Acedia. Loro avevano creato il primo motore che aveva permesso ai treni di spostarsi facilmente in tutta Ephidia. Erano come gli eroi di turno. Era risaputo che il vero erede della famiglia era stato rapito anni prima e portato all'Accademia della Selva, la scuola per strambi, come diceva lui, e non era più uscito. Non sapevano neanche se era morto perché a differenza degli altri bambini, dei primi rapiti non erano giunte mai notizie vere e proprie, quindi avevano semplicemente dato per scontato che dopo più di cento anni fosse definitivamente schiattato, e avevano smesso di cercarlo.
Se ne era occupato per un po' di tempo Xander Grimlock, quando avevano aperto la sezione speciale del Tribunale. Poi avevano rinunciato. In realtà, Xander non aveva rinunciato, era stato costretto dal Tribunale a rinunciare, ma tanto non avrebbe potuto fare altro. Non aveva senso ricercare un cadavere che poteva essere conservato dovunque.
« Ehi Carmen, non è proprio possibile spostarla quella riunione con i Fitzherbert?
« Sono spiacente ma no, hanno bisogno di parlare di alcuni problemi delle ferrovie, urgentemente.
Morlain sbuffò, e lui che voleva saltarla, aveva provato in ogni modo ad essere in ritardo ma Carmen continuava ad aiutarlo per non tardare. Una volta pronto, uscì dalla stanza da letto per dirigersi verso lo studio, non lavorava veramente lì ma era molto più spazioso. Sulla scrivania era stato appoggiato qualcosa di sospetto. Era una lettera ben sigillata, con il simbolo della casata Dragonforge.
« Che cosa vuole ora Lia...?
Prese la lettera in mano, dubbioso sul da farsi. Sembrava normale, la solita carta rossa, il solito francobollo. Tutto nella norma. Allora la aprì. Dentro non c'era che un bigliettino. Raeliana gli chiedeva di vedersi la settimana dopo per parlare di affari importantissimi riguardo alla questione dei ragazzi. Aggiungeva "Stasera non sarò presente alla festa. Tenete Lysander sotto controllo da parte mia. Si sta comportando in modo strano. Vuole qualcosa da me". Il sovrano di Acedia aggrottò le sopracciglia. Raeliana non poteva non venire alla festa d'autunno, avrebbe creato uno scalpore mai visto prima, se ne rendeva conto? L'avrebbero presa per matta, potevano anche incolparla di star tramando qualcosa contro Ephidia.
« Certo che l'idiozia delle persone non ha proprio limite a volte. Non c'è peggior errore che si possa commettere. Credevo fossi una persona più saggia, mia cara, così facendo ci metterai tutti in pericolo.
nota autrice ::
ciao cuori, ecco finalmente il terzo capitolo, spero vi sia piaciuto, bebe ci ha messo un po' a rileggerlo, se ci sono errori è colpa sua :P
mi raccomando di lasciare un bel FEEDBACK così posso capire se ho scritto bene i vostri oc e ovviamente per capire se la storia vi sta piacendo, un baciotto e come sempre grazie per partecipare <33
E BUON NATALE QUESTO E' IL MIO REGALO, IN RITARDO
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