ㅤ ㅤㅤㅤ ㅤㅤ𝟬𝟬𝟮.
nota autrice ::
ciao cuori, ecco finalmente il secondo capitolo. ho avuto qualche imprevisto quindi ci ho messo molto a scrivere e ora che per me ricomincia la scuola mi ci vorrà ancora di più (scrivo letteralmente solo sul bus e la sera un'oretta) però spero che mi comprenderete e aspetterete pazientemente fino alla fine. se volete su discord posso anche aprire una sezione per ruolare con gli oc, fatemi sapere se vi interessa visto che ieri stavamo usando i bot!!
mi raccomando di lasciare un bel FEEDBACK così posso capire se ho scritto bene i vostri oc e ovviamente per capire se la storia vi sta piacendo, un baciotto e come sempre grazie per partecipare <33
୭̥⋆*。 dove il professor mikhail ci mostra qualche passo di danza ˚ ༘
Non appena Xander tornò a casa si rinchiuse nel bagno. Aveva ancora il libro dei due bambini in mano, non riusciva a posarlo da nessuna parte. Qualsiasi posto sembrava pericoloso. Sopra al davanzale poteva cadere, sopra al lavandino si poteva bagnare, cominciava a chiedersi perché non era passato prima in biblioteca a lasciarlo. Celestia si affacciò sull'uscio per ricordargli che aveva anche paura che glielo rubassero.
Finalmente si decise a consegnarlo alla sua segretaria, pregandola in ginocchio di metterlo al sicuro: era l'unica strada che potevano seguire al momento. Dopo la doccia sarebbe passato a controllare le registrazioni fornite dalla spia, ma al momento doveva prendersi una piccola pausa. Era abitudine di tutti gli abitanti di Superbia quella di lavarsi non solo la sera, ma anche la mattina e il pomeriggio, in tutto almeno tre volte al giorno. Non era una scelta, semplicemente qualcosa che inculcavano in tutti i cittadini fin dai primissimi anni di età. Come infilò un piede nell'acqua calda si sentì subito rinato. Se c'era una cosa che il giovane adorava, quella era la schiuma rosa e soffice prodotta ad Avaritia. Poteva modellarla come preferiva e creare dei piccoli castelli schiumosi che crollavano non appena li bagnava con il getto del soffione. Era sicuro che la giornata sarebbe finita tranquillamente, a differenza di come era iniziata, ma si sbagliava.
Per prima cosa, mentre stava ancora dormendo, Lyra gli aveva "rubato" i vestiti per metterli a lavare, quindi aveva dovuto girare per tutta la residenza alla ricerca di qualcosa da indossare che non fosse la sua solita tuta nera con la giacca rossa che toccava quasi il terreno. Sì, il suo armadio era composto da decine e decine di questo stesso capo d'abbigliamento, semplicemente perché lo considerava quello che gli stava meglio. L'unica eccezione era rappresentata dal completo nero che usava nelle occasioni davvero importanti. Però Lyra aveva messo a lavare anche quello. L'unica cosa che gli rimaneva da mettere per raggiungere al più presto il palazzo di Raeliana, era il completo di riserva di Felix, che era leggermente della misura sbagliata. Quindi immaginate come poteva essere irritato il poveretto mentre cercava di trovare una soluzione al problema sparizioni/omicidi/suicidi.
La seconda disgrazia era stata la colazione. Che era stata preparata proprio da Celestia. Aveva molti pregi ma la cucina non rientrava tra quelli. Il suo toast era completamente bruciato e l'uovo stava colando lungo tutto il piatto. No, decisamente no. Mai più le ferie al maggiordomo. Comunque aveva mangiato fino a non lasciare nulla per non far dispiacere la ragazza, con il risultato di desiderare ancora più ardentemente la sua doccia mattutina.
Ma, Felix era entrato in bagno per primo e quindi per evitare di arrivare in ritardo, Xander aveva deciso di posticipare la sua mezz'ora nella vasca.
Tuttavia, la sua speranza di potersi finalmente lavare in pace, stava per sparire del tutto con la visita di un ospite improvviso. Non erano passati che cinque minuti da quando si era immerso fino al mento che qualcuno bussò alla porta. Ovviamente rispose che era occupato, ma non diede troppo peso alla cosa, pensando si trattasse dei suoi ragazzi. Quella persona, però, decise di aprire la porta senza il suo permesso. Si stava ancora fermando l'asciugamano alla vita quando nel sollevare la testa, vide una figura sconosciuta. Era una ragazza davvero molto graziosa, non spiccava per la sua altezza, probabilmente se si fossero messi vicini per bene le avrebbe dato non più di un metro e cinquanta. I capelli neri era tagliati molto corti, ma qualche ciuffo ribelle spuntava da dietro il capo, andando in ogni direzione immaginabile. Gli occhi, di un bel viola scuro, lo stavano scrutando indagatori, soprattutto visto che era ancora mezzo nudo. Xander si imbarazzò ricordandosi di essere in bagno e che aveva davanti un'estranea.
« Ehi, tu chi saresti?! Come diamine di permetti di entrare mentre mi sto lavando?!
« Sei tu Viperion?
« Come fai a sapere il mio nome in codice?
« Non essere sciocco, sei molto famoso, non è difficile rintracciarti.
Xander fece una faccia offesa, come a dire "come si fa a rintracciare una spia?" però poi capì che collaborando con il Tribunale, effettivamente, non era difficile trovarlo.
« Comunque non hai risposto alla mia domanda. Chi sei?
« Strano, pensavo mi avresti riconosciuto subito. Non sapevo di essere tanto sconosciuta. Però, a pensarci bene, è passato molto tempo dall'ultima volta, è comprensibile.
« Senti, io non ti ho mai visto, dimmi chiaro e tondo come ti chiami.
« Sono Serenity.
« Ma che simpatica.
Ma Serenity era seria.
« No, cioè, aspetta, sei seria?
« Mai stata più seria in vita mia.
« Io... wow... che figata, Serenity in persona! Nel mio bagno!
« Esatto.
« Okay, forse però è meglio se usciamo da qui...
« In effetti... dobbiamo parlare di cose molto importanti, Xander Grimlock.
« Sai pure il mio nome! Sei davvero come dicono allora, il mitico bardo Serenity, la nostra racconta storie che manda avanti la tradizione da centinaia, anzi migliaia, di anni. Sapevo che eri sparita dalla circolazione perché ti avevano accusato di essere il Cantastorie che lascia i biglietti nelle case dei ragazzi con poteri.
« E' vero, l'ho fatto per quello, però non sono stata di certo con le mani in mano mentre me ne stavo nascosta, ho lavorato anche io sai?
« Bene, sono davvero curioso di sapere cosa hai da dirmi. Ti prego di scusarmi per questo benvenuto così... strano, ma non manco mai la mia mezz'ora d'acqua calda. Accomodati pure nella nostra biblioteca mentre vado a mettermi qualcosa addosso.
« No no, non preoccuparti, sono stata io quella scortese ad entrare senza permesso. Il fatto è che credevo fosse la tua camera da letto... mi perdo facilmente nei luoghi così grandi.
Xander sorrise sentendo quello che aveva da dire. La accompagnò fino a fuori dalla porta della biblioteca e le chiese di aspettare mentre lui raggiungeva la lavanderia alla ricerca del suo solito vestiario, ora anche bello lavato grazie alle cure di Lyra. Chiese cortesemente a Celestia di riconsegnargli il libro sulle fasi lunari e raggiunse nuovamente Serenity. Estrasse da sotto il collo alto della tuta una piccola chiave argentata, la sua forma ricordava quella di una farfalla con le ali aperte, una monarca per la precisione. Dopo tre giri, finalmente la porta si aprì. Quest'ultima era interamente ricoperta di incisioni, si trattava di animali di vario genere ma tutti alati. La cosa incuriosì parecchio la ragazza, passò una mano sul legno ancora caldo per la luce che aveva ricevuto per tutta la mattinata. Mogano.
La casa della rinomata spia Viperion era più grande di quello che si aspettava. Si estendeva molto in larghezza, su due piani. Non appena essersi assicurata che tutte le notizie di cui era al corrente erano corrette, aveva preso la decisione di venire da lui, che si occupava ormai da diversi anni di quelle sparizioni. Le aveva aperto una ragazzina dai dolci occhi castani, le aveva detto il suo nome e anche lei era rimasta stupita. Senza problemi l'aveva invitata ad entrare, spiegandole che avrebbe trovato il suo capo al piano superiore. Aveva inizialmente esplorato il piano terra per assicurarsi che non ci fossero individui sospetti, e soprattutto desiderosa di incontrare i sette membri del Tribunale effettivo, ma costatato che stava solo girando a vuoto, si era incamminata in direzione di quella che credeva la stanza da letto di Xander. Ed ora eccola lì, che stava per mettere piede nell'immensa biblioteca della casa. Quella stanza era senza alcun dubbio la più estesa, poiché doveva contenere tutti i libri delle cinque, al momento quattro, spie che la abitavano.
Subito dopo essere entrati, il giovane la fece accomodare su una poltrona rivestita di morbido velluto rosso e le consegnò il libro dei figli di Lysander.
« Questo me lo hanno consegnato due persone molto importanti. Si tratta dei figli del sovrano di Luxuries.
« Ah quello che sbava.
« Sì.
« Comunque, mi hanno dato questo libro "Storia della Luna Piena", a cosa pensi serva?
« Oh, Marie e Jace sono molto furbi, e soprattutto tengono al loro padre più di ogni altra cosa.
Xander si chiese internamente come faceva a sapere i nomi di quei due se era tornata quel giorno dal suo allontanamento forzato, ma pensò fosse una cosa scortese da chiedere quindi lasciò perdere.
« Be', l'ho notato. Ad ogni modo, questo è quello che ho di meglio da offrire. Altre informazioni utili riguardano il ritrovamento di biglietti con il nome della vittima e una piccola poesia firmata "Il Cantastorie". La poesia è scritta nella "lingua degli dei". Penso tu la conosca molto bene.
« Certamente, sono stata io a portarla qui. "La lingua degli dei" dite, eh? Be', nome molto fantasioso, non c'è che dire. Ma corretto, in un certo senso.
« Cosa intendi?
« Oh, lascia perdere, magari un giorno te lo spiegherò.
« Okay... bene, dimmi, che notizie mi porti? Non penso tu sia venuta qui solo per farti un giro della casa.
Serenity ridacchiò:
« No, no hai ragione. Io ho scoperto qualcosa di molto interessante.
Lyra entrò nella stanza portando del tè. Xander ne era un grande amante e aveva richiesto di prepararlo alle "sette erbe", una varietà particolarmente apprezzata dalla spia negli ultimi anni. La corvina mescolò lentamente il cucchiaino nella tazza, lasciando che la zolletta di zucchero si sciogliesse a causa del movimento. Lui ebbe modo di notare l'abbigliamento della donna, il mantello viola scuro toccava rasente al suolo, non indossava più il cappuccio come quando era entrata nel bagno. Il vestito aveva degli strani ricami, gli ricordavano qualcosa che aveva già visto quella mattina, ma non ricordava cosa. Magari si sarebbe tornato in mente più tardi.
« Assassino.
La parola lo colse di sorpresa e lo fece quasi saltare sulla sedia.
« Cosa? Che intendi?
« Certamente quello che ho detto.
Un altro sorso.
« Un assassino, nella scuola c'è un assassino.
Xander si rovesciò del tè addosso, lasciando scivolare la tazzina di lato. Era alquanto stupito. Non si aspettava ci fosse un assassino nella scuola, qualcuno che fosse stato appositamente ingaggiato per uccidere i ragazzi.
« Ne sei certa? Questo è un bel problema, complicherebbe di molto le cose.
« Puoi fidarti di me, Xander Grimlock. Non ho bisogno di mentirti, la cosa che vogliamo entrambi è la salvezza di quei ragazzi.
« Certo, certo, hai ragione. Ma perché? È questo il motivo per il quale nessuno è mai tornato?
« Sicuro. Fin da quando ho scritto le mie piccole filastrocche, ho pensato che con la storia dell'Accademia della Selva fosse intrecciato uno strano e oscuro segreto. Ovviamente non mi sbagliavo. Perché i ragazzi non sono mai tornati? Ecco la spiegazione più logica: qualcuno manda ogni anno un assassino ad ucciderli.
« E se fosse ogni anno la stessa persona?
« Come potrebbe? Visto che muore anche lui.
« Intrigante.
« E' chiaro come il sole che muore anche l'assassino. Chiunque lo manda vuole sbarazzarsi delle prove, chiunque lo manda cerca qualcosa da quei ragazzi, vuole qualcosa. I loro poteri? Non hai mai pensato al fatto che la persona che ha creato l'Accademia della Selva potrebbe essere la stessa che manda il Cantastorie e questo assassino? Si spiegherebbero molte cose.
Il biondo si mise una mano sul mento in segno di riflessione. Quello che diceva la sua ospite aveva senso. Creo una scuola, ci metto dentro i bambini con i poteri che riesco a raccattare e poi li uccido.
« Solo... dopo che li uccide, cosa fa? Cosa fa con i bambini? I loro poteri non dovrebbero morire con loro?
« Certo.
« Quindi? Cosa deve fare con i bambini? Non credo che li rapisca semplicemente per giocarci.
« Sciocco, certo che no. Non ne sono sicura, prima di dirtelo devo controllare alcune cosette, la prossima volta ti porterò un libro di incantesimi.
« Incacosa?
« Incantesimi! Oh, dimenticavo, siete degli ignoranti riguardo alla magia qui!
« Qui? Intendi che altrove esiste la magia? Intendo, non solo i ragazzi con i poteri ma tu puoi usare proprio la magia?
« Sicuro!
« Questa cosa è... assurda. Ma una figata. Mi piace.
« Bene. Che ne dici, ti ho dato delle informazioni interessanti?
« Assolutamente!
« Quindi... posso proporti un patto?
« Sentiamo.
« Collaboriamo. Posso facilmente trovare delle informazioni utili e riferirtele, in questo modo sarà più facile capire chi ha mandato l'assassino e giungere prima della morti dei ragazzi.
« Affare fatto.
Serentiy gli allungò la mano. Xander la strinse.
« Fantastico. Ora, dimmi, per caso hai una stanza libera? Ho un paio di cosette da portare dietro e ho bisogno di un posto dove metterle.
« Whoa! Frena, frena, frena! Stai venendo a vivere qui?!
« No? Non è più comodo? Faremmo prima con le indagini, potremmo continuare fino a tardi.
« Hai ragione. Ancora.
« Bene, allora sarò di ritorno tra un quarto d'ora. Tienimi il posto!
A Xander quella ragazza piaceva già. Era così spontanea e simpatica che non sarebbe riuscito a dirle di no, né quella mattina, né un'altra. Decise di usare la stanza della loro spia, al momento non c'era e di solito veniva solo nei fine settimana, preferendo rimanere con la sua famiglia il resto della settimana. Era comprensibile.
Nel frattempo che la sua ospite andava a prendere le sue cose, non sapeva dove, lui decise di andare a fare una chiamata a Monarch. Conoscevano Monarch da cinque anni ormai, ma era come se fosse statx sempre con loro. Celestia assomigliava moltissimo a Monarch, quindi avevano legato in poco tempo, ma la persona che amava Monarch più di tutte era Lyra. Lyra non riusciva ad aspettare fino alla fine della settimana per poterla incontrare, era come privarla della possibilità di pulire la casa.
Monarch era felicissimx del fatto che Lyra fosse così gentile con lxi. Monarch amava tutti e quattro quei meravigliosi amici che si era quadagnatx con sudore. Erano come una seconda famiglia per lxi.
Xander chiuse la porta alle sue spalle e accese il dispositivo. Lo schermo era enorme e collegato con due cavi a delle tastiere. Funzionava in modo semplice. Anche Felix, il negato della tecnologia, era in grado di usarlo. Monarch aveva con sé un dispositivo mobile che tracciava la sua posizione e un microfono che catturava ogni suono nelle vicinanze. Lo avrebbe portato sempre con lxi in modo che nessuno lo rubasse. I suoni sarebbero passati attraverso il microfono e sarebbero stati registrati sul computer di Viperion. Inoltre, potevano comunicare tramite un altro dispositivo che prendeva il nome di Conchiglia, per via della sua forma. Si sarebbero scambiati dei testi precisi sotto la doccia, essendo resistente all'acqua. Nessuno si sarebbe accorto della cosa facilmente. Il giovane, quindi, avvicinatosi all'apparecchio, digitò sulla tastiera le parole "ci sei?", sperando in una risposta affermativa. Niente. Nessuna risposta. Evidentemente al momento non poteva parlare, scrivere. Decise di lasciare un messaggio veloce "ho notizie importanti, contattami" sperando che Monarch l'avrebbe letto.
La missione cominciava finalmente ad entrare nel vivo, sentiva che quell'anno sarebbero stati in grado di trovare la soluzione alle sparizioni e le misteriose morti che affliggevano la terra di Ephidia.
« Certo che Serenity è proprio una gran figa! » commentò tornando in camera sua.
In corridoio incontrò Lyra, che correva a preparare una stanza per l'ospite, e poi Celestia. Quest'ultima, gli domandò come fosse andato l'incontro con il bardo e gli riferì che il sovrano di Luxuries, Lysander Blackthorn, chiedeva il permesso di poterlo vedere la prossima settimana. Xander rimase perplesso per la notizia appena ricevuta, cosa poteva mai volere Lysander da lui? Sentiva che qualcosa di strano stava accadendo, prima i suoi figli, ora lui... a che gioco stavano giocando?
« Felix! Ah, eccoti ragazzo. Ho una missione importante da affidarti, sei pronto?
« Sono nato pronto, signore. Ai suoi ordini, signore.
« Bene. Portami la chiave a stella, sai dov'è, vero?
« Sì, signore.
« Perfetto. Portamela, devi darla proprio a me, se non mi vedi aspetta, tienila tu. Salgo al piano di sopra per aspettare Serenity, vieni da me quando hai fatto. Ti darò ulteriori informazioni su come procedere.
« Tutto chiaro, signore.
« Non chiamarmi così, dai! Sono Xander, al massimo papà. » il giovane gli accarezzò delicatamente la testa e lo strinse in un tenero abbraccio « Quando siamo da soli puoi toglierla, la maschera.
Felix si passò una mano sul volto, lasciando scorrere le dita sui due lunghi tagli che gli segnavano ormai da tempo le guance. Alzò le spalle, non avrebbe fatto la differenza.
I due si separarono qualche minuto dopo.
Il biondo era determinato a risolvere la questione, quell'anno. Era veramente passato troppo tempo per i suoi gusti. Non poteva far altro che sfruttare i preziosi indizi forniti da niente meno che la famiglia reale di Luxuries.
« Be'? Cos'è successo mentre ero via? » esclamò il bardo che era appena tornato.
« Santo Zeus! Mi hai fatto prendere un infarto! Non farlo ma più.
« Va bene, non ti arrabbiare.
« Lyra ti sta preparando la camera, è vicina alla biblioteca, segui pure Celestia.
« Grazie. Porto i bagagli e poi...
« ...Possiamo cominciare.
Ma torniamo dai nostri ragazzi, che stanno aspettando una spiegazione da parte del preside per l'apparizione improvvisa dei collari argentati. Nella stanza era calato ormai il silenzio, tutti guardavano fisso in direzione del tavolo degli insegnanti, rialzato grazie ad una pedana.
Dominic Fitzherbert, questo era il nome dell'uomo, e al momento provava una sola emozione: ansia, tanta ansia. Gli occhi puntati su di lui lo mettevano terribilmente in soggezione, sentiva il sudore imperargli la fronte e scendere ai lati del volto come se fosse stato bagnato da gocce di pioggia. Era oggettivamente abbastanza visibile, seppur lui si trovasse ad una buona distanza dalle persone nella stanza. Non gli piaceva l'idea di dover fare la parte del cattivo, non era tagliato per quel ruolo, sarebbe stato molto meglio lasciare le spiegazioni ad Elizabeth. La donna era estremamente autoritaria e sapeva come farsi rispettare, la parte di "professoressa cattiva" le era stata come stata assegnata fin dalla nascita. Attualmente percorreva la stanza a grandi passi, quasi a tempo di marcia, soffermandosi - chissà perché - dietro agli studenti del dormitorio Lilium. Dove decidersi a dare una spiegazione, non aveva tutto il tempo del mondo. Afferrò il microfono con una mano, con fare autoritario.
« Se mi permettete, studenti e studentesse, vorrei darvi il benvenuto all'Accademia della Selva. Sicuramente anche quest'anno sarà ricco di sorprese.
Forse stava cominciando a ritrovare la calma. Fece un piccolo respiro prima di continuare.
« Come potete vedere, siete stati condotti qui mentre dormivate. Il nostro agente si è accertato che dormiste prima di scortarvi fino al dormitorio assegnatovi. Al vostro risveglio probabilmente eravate perplessi, stupiti, addirittura alcuni spaventati, ma noi vi chiediamo di mantenere invece la calma. Vi assicuriamo che non accadrà nulla. Non siete certamente i primi ragazzi che sono giunti qui per frequentare le lezioni.
Sentì alcuni parlare sottovoce, annuendo all'ultima informazione che era stata fornita, come se già sapessero. Aggrottò un sopracciglio, Isabelle ne aveva già accennato?
« La nostra gentilissima dottoressa, Isabelle Lefebvre, vi ha già portato a fare un giro della scuola, così che possiate orientarvi con più facilità. Vi ringraziamo per aver indossato le uniformi senza problemi, siamo stati precedentemente informati su come ognuno di voi le volesse. » palese allusione ad Himori e Kylian « Possiamo assicurarvi che tutte le cose di cui avete bisogno sono nelle casse ai piedi dei vostri letti, per attivarle dovete semplicemente premere con il pollice sul lucchetto. Funzionano con le impronte digitali. Si aprono la mattina alle sette e si chiudono alle otto, potrete riaprirle dopo le lezioni, quindi alle tre del pomeriggio, fino allo scattare del coprifuoco. Vogliamo vedervi a letto entro le undici, altrimenti...
« Prenderemo provvedimenti. » esclamò burbera la Whitman.
« Certamente, continuando... quelli che avete al collo sono dei dispositivi particolari, ce li hanno forniti perché ritengono che sia una misura di sicurezza necessaria. Non potrete toglierli fino alla fine dell'anno. Visto che portano il vostro nome e cognome sono riconoscibili quindi non tentate di scambiarveli con qualche stratagemma. Inoltre, se userete i vostri poteri fuori dalla lezione della professoressa Whitman, il collare emetterà un profumo che vi addormenterà per mezza giornata. Anche se litigate. Tra l'altro, il profumo è lo stesso del fiore del vostro dormitorio, così possiamo riconoscervi.
Detto questo, fece una piccola pausa, aspettando che qualcuno alzasse la mano per delle domande, ma chiaramente nessuno era abbastanza interessato per aver voglia di farlo. Non era una scuola dove avevano scelto di andare, già normalmente degli studenti sarebbero stati scocciati, figuratevi in una situazione del genere.
In soccorso del preside giunse Mikhail, che prese il microfono dalle sue mani:
« Essendo oggi il primo giorno, vi sarà concesso di fare ciò che volete per il resto della mattina fino all'ora di pranzo e il pomeriggio fino all'ora di cena. Vi ricordo di sfoggiare il vostro abito migliore! Stasera ci saranno degli ospiti particolari che vi controlleranno!
Quest'annuncio sembrò risollevare l'umore dei ragazzi, e non di poco. La presenza di alcuni ospiti alla serata fece alzare il sopracciglio di molti, soprattutto Luther, Lucian, Nevan, Cassia e Crezia. Non capivano come fosse possibile visto che nessuno sembrava a conoscenza della collocazione della scuola delle filastrocche di Serenity. Comunque non dovevano preoccuparsi, perché al loro arrivo avrebbero avuto l'occasione per investigare un po'.
Isabelle li accompagnò verso le loro stanze, invitandoli a fare i bravi.
« Se avete problemi venite da me, mi raccomando.
E così, ognuno dei ragazzi cominciò a pensare al modo in cui trascorrere il tempo libero. Il gruppetto formato dai ragazzi di Rosa intendeva fare un salto in giardino, chiedendo prima il consenso alla professoressa Evergreen, anche quelli di Dahlia e Hydrangea erano riusciti a trovare un accordo, si sarebbero diretti rispettivamente verso la biblioteca e la torre di astronomia. Solo Lilium sembrava avere ancora una volta problemi nella scelta. Michelangelo, Delaney ed Elide preferivano rimanere nel dormitorio, Lizette, Nevan e Niklas tentavano di indurli a curiosare in giro, così, senza una destinazione precisa. Chi continuava a parlare della bellissima pianta carnivora che aveva adocchiato nella serra.
« Allora separiamoci. » concluse pratica Del.
☆
* si era allontanatx per un attimo dal suo gruppo. Qualcosa aveva richiamato la sua attenzione. L'infermeria di Isabelle. La porta era aperta. Lei non c'era. Entrò. No, eccola che tornava. * si nascose dietro ad una tenda e la richiuse. La donna varcò la soglia. * si morse una mano per non farsi sentire. I libri che portava caddero sul pavimento provocando un rumore vuoto. Con la coda dell'occhio cercò di guardare oltre il mobile.
« Oh cavolo! Ho fatto cadere tutto! » si chinò per raccogliere le sue cose ma una fotografia scivolò dalla pagina di un tomo color cremisi.
Isabelle l'afferrò immediatamente, nascondendola nella giacca, ma * aveva visto benissimo di cosa si trattava. Ritraeva lei e il professor Mikhail abbracciati mentre dormivano. Alzò gli occhi al cielo, e lxi che pensava fosse qualcosa di importante per le sue indagini.
Poco dopo se ne andò di nuovo. * uscì dal suo nascondiglio. Camminò sopra al tappeto al centro della stanza. Il suono che aveva sentito quando i libri erano caduti era strano. Come se sotto al pavimento ci fosse il vuoto. Di fatti era così. Ci aveva preso. Sollevò il tappeto e trovò una botola. La aprì. Delle scalette avrebbero permesso a * di scendere. Una volta che fu arrivatx in fondo, si rese conto di essere in un'altra stanza. Era buia ma sul tavolo c'era un mozzicone di candela che poteva tranquillamente usare, vi erano diversi armadi in stato pietoso, ragnatele su qualunque superficie e oggetti sparsi ovunque. Tuttavia, rimaneva perfetto per le sue malefatte. Vi era dell'attrezzatura medica, proprio ciò che faceva al caso suo.
☆
Il principale motivo per il quale Kylian aveva acconsentito ad andare in giardino era che avrebbe avuto l'occasione di raccogliere un mazzo di fiori da regalare a Michelangelo come ammiratore segreto. Durante la spiegazione del preside, il celeste non aveva potuto fare a meno di sbadigliare e per passare il tempo aveva cominciato a parlare dell'ultimo libro che stava leggendo e sperava di poter finire entro il giorno seguente. Questo non aveva fatto altro che aumentare la stima del ragazzo nei suoi confronti, il modo in cui si era espresso lo aveva colpito molto. Nonostante durante la colazione si fosse immediatamente innamorato di Miche per via dei suoi tratti fisici estremamente attraenti, non aveva ancora avuto modo di capire appieno la sua persona. Erano letteralmente passate solo tre ore, sarebbe stato impossibile per chiunque. Però, quell'iniziale, e forse un po' stupido, sentimento di amore, aveva cominciato a crescere sempre più. Il suo animo lo aveva spinto a cercare di capire il modo in cui si comportava, i piccoli gesti che compiva istintivamente, le parole con le quali si esprimeva. Seppur Lian non si fermasse mai a riflettere prima di agire, Michelangelo lo aveva incuriosito, desiderava esplorare il suo animo a fondo, setacciare tra i suoi ricordi. Non era sua intenzione reprimere quel sentimento. Mentre camminava insieme agli altri continuava a chiedersi se fosse davvero innamorato di lui. Dopo qualche minuto concluse che in realtà gli aveva fatto pena. O meglio, non aveva potuto fare a meno di trovarlo incredibilmente affascinante, ma non era per quello che era rimasto ad ascoltare volentieri le sue profonde riflessioni su "Delitto e Castigo". La verità era che si vedeva ad occhio nudo quanto il celeste tentasse di non far trapelare quello che provava, per Kylian non era stato così difficile accorgersene. Michelangelo portava una maschera, si nascondeva agli altri, falsificava anche quello che diceva. Voleva aiutarlo, ecco che voleva fare, voleva avvicinarsi e dirgli chiaro e tondo che non aveva motivo di comportarsi in quel modo. Però era troppo timido per tentare. Quindi era giunto alla conclusione che la maniera migliore era far avvicinare lui con qualche regalo anonimo. Sarebbe andato alla ricerca del suo ammiratore? Sembrava qualcuno disposto a farlo.
« Comunque il preside è un figo assurdo. Scommetto che è stato lui a richiedere le protezioni sotto forma di collari. Sarà difficilissimo abbinarli ai miei vestiti, anche se sono così sensuali! » lo riportò Lucrezia alla realtà « Ci manca solo una bella catena da legarci.
Roxanne si fece sfuggire una risatina, mentre Cassia alzava gli occhi al cielo. Si fermarono davanti ad una grande statua di marmo raffigurante una donna, mancavano alcune parti del corpo, come le braccia. Tyen si avvicinò per osservarla più attentamente. Riconobbe che si trattava della Venere di Milo. Certamente una copia.
« Uhm... il mio fisico è sicuramente migliore. » disse Crezia tamburellandosi il mento con le dita.
« Ne abbiamo le prove. » confermò Anne sorridendo maliziosa e facendo finta di prendere le misure della statua.
Anche Samael rise divertito dalle parole delle due ragazze.
« Be', avete ragione.
« Sapevo che eri un intenditore, sì sì. » gli diede una pacca sulla spalla.
Angelica desiderava con tutto il cuore di poter aprire la sua cassa per prendere fogli e matita, quella statua era talmente perfetta che voleva provare a disegnarla. Non che sarebbe mai riuscita ad ottenere qualcosa di tanto magnifico, solo per un suo piacere personale. Roxanne la raggiunse per farla avvicinare di più al gruppo.
« Ehi tesoro, non startene tutta sola, non ti piace la nostra compagnia? » le prese una ciocca « Che buon profumo, devi dirmi il tuo shampoo.
La ragazza abbassò la testa nascondendosi tra i suoi capelli:
« Nulla di speciale in realtà...
« Dai dai, dimmi!
« Cocco e olio di argan...
Anne le rivolse un sorriso dolce e sincero per incoraggiarla.
« Fantastico, come vorrei fossero così lunghi anche i miei. Mi si sono bruciati diversi anni fa.
« Ma è terribile!
« Non fa niente, non potevo farci nulla. Anche i tuoi sembrano bruciati qui. » glieli scostò dietro l'orecchio.
« Sì...
Roxanne non insistette ulteriormente e le due raggiunsero nuovamente i compagni. Gli altri erano intenti ad osservare un'altra statua del giardino, questa volta raffigurava un uomo sdraiato su un triclinio. Samael studiò attentamente i particolari del marmo, il modo in cui reggeva la mela era estremamente realistico, le dita proporzionate e definite nei dettagli.
« Davvero ben fatta. Chissà perché ci sono così tante statue nel giardino.
« Forse sono un modo per alleggerire l'atmosfera. » suggerì Tyen.
« Cavolo, Tye, non ti avevo visto... sei proprio bravo a non farti notare. » esclamò il ragazzo ridendo.
« E' un fantasmino. » lo avvicinò a sé Crezia.
I sette presenti continuarono a discutere di arte ancora per un'ora buona, incantati dalle sculture che erano sparse nel grande cortile esterno della scuola. Prevalentemente raffiguravano divinità greche e romane oppure scene di vita quotidiana, Tyen in particolar modo si rivelò un ottimo intenditore, spiegando come si potevano intravedere forme geometriche e linee precise nelle sagome. Tutti concordarono sul fatto che questa abilità fosse dovuta al suo potere. In seguito, la conversazione si spostò sulla serata che li aspettava, nonostante mancassero ancora ben nove ore prima del suo inizio. Semplicemente, erano molto curiosi di sapere cosa avrebbe indossato ognuno di loro, non c'era modo di uscire da lì al momento, soprattutto se avevano quei collari strani (Crezia continuava a chiamarli "strumenti sessuali") quindi meglio passare il tempo tranquillamente.
Cassia li osservava parlare, più restia ad intromettersi in una conversazione di sua spontanea volontà, trovando un angolino sicuro vicino ad Angelica, anche lei in perenne silenzio. Non capiva come potessero rimanere calmi, erano stati rapiti giusto la sera prima e già facevano amicizia. Per non parlare di come Tyen continuava a ribadire che "dovevano trovare del positivo anche in questa situazione". Seriamente, cosa c'era di meglio dell'essere rapiti e poter partecipare ad una festa in maschera?
« Ho assolutamente bisogno di sapere cosa indosserete. Insomma, devo capire i vostri gusti in fatto di moda. Alcuni di voi potrebbero necessitare di una revisione del loro guardaroba. » annunciò fiera la mora.
Roxanne si ricordò di come aveva bruciato i vestiti di una loro compagna quando si era accorta di come si vestiva.
« Vi auguro di avere dei gusti decenti. » incrociò le dita in segno di speranza.
« Ehi, bisogna sapersi vestire bene, come pensi che riesca ad attirare quei bei fusti?
« Hai ragione... se si tratta di ballare, però, sicuramente posso mettermi tra i primi posti in classifica. Stasera vedrete che mosse!
Anche Crezia confermò che avrebbero avuto un bello spettacolo, dovevano solo attendere pazientemente.
« Ragazze, se posso permettermi, ma voi vi conoscete già? » domandò Sam.
« Sì, viviamo insieme, nello stesso locale. Come dire, solita vita stressante e infelice di un qualsiasi abitante di Luxuries.
Cassia dovette confermare le loro parole.
« Oh be', mi dispiace, deve essere dura abitare nel regno più povero. Comunque neanche Invidia scherza da questo punto di vista.
« Già...
« Una gara su quale regno è il più povero? Gula arriverebbe sicuramente secondo. » Kylian scosse la testa.
Aveva trovato un bel cespuglio di margherite proprio lì vicino, forse poteva coglierle prima di tornare nel suo dormitorio e lasciarle in camera di Michelangelo senza che se ne accorgesse. Ma doveva chiedere il permesso per raccogliere i fiori? Nessun problema, il dubbio svanì all'istante.
« Ehi, Lian, c'è qualcosa che ti turba? » chiese Lucrezia da lontano, che aveva trovato un soffice appoggio sull'erba.
« Perché? Ti sembro turbato?
« Problemi d'amore, eh eh? » lo stuzzicò lei.
« Sicuramente non con te. » rispose sarcastico.
Crezia ci rimase inizialmente male, lo scrutò in silenzio, con le braccia incrociate, poi si alzò:
« Ho capito, ti piace un ragazzo. È chiaro, visto che non rientro nei tuoi canoni di bellezza. Rientro nei canoni di bellezza di tutti praticamente, quindi è l'unica spiegazione logica, caro.
« Non è vero!...
« Se vuoi posso aiutarti a conquistarlo, sarà la nostra missione segreta. Che ne dici?
Kylian non capiva se Crezia faceva sul serio o lo stava prendendo in giro. Non era così sicuro di amare nel vero senso della parola quel ragazzo, si conoscevano appena. Però l'idea non era malaccio, perché certamente avrebbe avuto bisogno d'aiuto.
« Ci può stare.
« Questo è un affare socio. » disse seria la ragazza.
« Pensavo... di regalargli qualcosa... tipo dei fiori.
« Oh sì, splendida idea! Che ne dici di queste margherite qui?
Prese delle margherite e le legò insieme con un filo d'erba, poi le consegnò al compagno. Era un ottimo primo regalo, e così anche il dubbio che era sorto a Kylian si era risolto facilmente.
« Penso che in questi casi sia meglio la serra (ma ora non conta più).
« Nah, non preoccuparti, andrà tutto alla perfezione.
Mentre parlava, la ragazza si accorse che mancava qualcuno. Il loro gruppo si era ridotto di colpo, ma era difficile riconoscere chi mancava. Incrociò le braccia con fare interrogatorio. Samael la vide pensierosa e si avvicinò. Riflettendo insieme, capirono che Cassia si era allontanata. Trovarla nel grande castello non sarebbe stato facile, però Sam ipotizzò che la biblioteca fosse il suo rifugio. Così i sei ragazzi si incamminarono per andarla a recuperare.
L'intuizione del verde era corretta, Cassia era andata a curiosare in biblioteca, sfogliava frettolosamente i libri sugli scaffali, forse seguiva un ordine da lei prestabilito, forse lo faceva casualmente. Tuttavia, non fu l'unica che ebbero modo di incontrare, perché c'era il dormitorio Dahlia al completo. Zander e Lucian erano intenti ad aiutare Minerva e Ayami nella scelta dei loro libri, Gildor, Himori e Luther si erano separati e visitavano corsie diverse.
« Che ne dici di questo? È un romance molto tranquillo, alla mia sorellina è piaciuto tanto.
« Oh Luke non sapevo avessi una sorellina! » esclamò Minnie prendendo il volume.
« Ne ho ben due, Estelle e Selena.
« Che carini i loro nomi. » la dolcissima e innocentissima Minerva aveva letteralmente le stelle negli occhi.
La presenza di Lucian e Zander rassicurava la ragazza più di ogni altra cosa, erano dei veri gentiluomini per lei. Nella sua famiglia, nessuno si era mai veramente preoccupato per lei. Nessuno pensava che anche lei aveva dei sentimenti, sapevano solo sfruttarla. Apollo, sì, lui un minimo ci aveva provato, lui era stato gentile e si era preso cura di lei. Ecco, quei due ragazzi gli ricordavano Apollo.
« Oppure c'è questo. » Zander teneva tra le mani un volume dalla copertina rossa e le scritte dorate « Romeo e Giulietta. L'hai già letto?
« No, sembra interessante. S-se me lo consigli tu lo leggerei volentieri.
Zander rise.
« Se te lo consiglio io? Certo che te lo consiglio, ma non affidarti a me, potrei anche sbagliarmi. Scegli da sola, Minnie.
Minerva non sapeva bene cosa dire, non prendeva mai delle decisioni da sola, di solito erano gli altri a dirle cosa fare e lei lo faceva perché sapeva che così avrebbe potuto portare il suo contributo alla famiglia. Ora cominciava a farsi delle domande sulla necessità di aspettare ordini dagli altri. Si sentiva un po' spaesata.
Ayami si girò verso di lei, vedendo che non rispondeva, chiedendosi se fosse imbarazzata dalle parole di Cal.
« Aya, tu invece? Che preferiresti leggere? Qualcosa di tranquillo?
La rosa ci pensò per un attimo, indecisa anche lei. Ultimamente si stava dedicando più alla scrittura che alla lettura, portandosi sempre dietro il suo taccuino, sul quale poteva segnare le idee che le venivano in mente, buone o cattive che fossero. Lo aprì, aveva segnato anche qualche libro da leggere.
« Penso di sì. Sì, qualcosa di tranquillo andrebbe benissimo. » sorrise.
« Fantastico! Aspetta, forse ho un idea, andiamo dall'altra parte dello scaffale.
Ayami seguì Zander tra i ripiani della biblioteca, mentre Minerva si era fermata a leggere ad un tavolo, con le gambe sulla sedia tirate a lei. Nel frattempo, Lucian aveva raggiunto Gildor, vedendo che il ragazzo continuava a prendere volumi e rimetterli a posto subito dopo. Con il suo solito sorriso gentile stampato in volto, si avvicinò da dietro:
« Ciao Gil! Cerchi qualcosa da leggere? Se vuoi posso aiutarti!
Gildor lo squadrò un attimo, come non riconoscendolo, ma sapeva benissimo chi era la persona che aveva davanti, si era facilmente distinto nel dormitorio per il suo comportamento benevolo, e innocente, soprattutto con le ragazze. Ovviamente non gli dispiaceva la sua presenza ma il modo improvviso in cui si era presentato lo aveva fatto quasi sussultare. Non aveva ancora deciso a quale lettura dedicarsi, gli capitava spesso di decidere di mettersi a leggere per poi trovare qualcosa di meglio da fare. Gli dispiaceva molto, quindi quando molti dei suoi compagni avevano espresso il desiderio di recarsi in biblioteca l'aveva considerata una buona occasione per ricominciare.
« Non serve, grazie lo stesso. » si girò nuovamente.
« Insisto!
Gildor lasciò che lo seguisse tra i vari ripiani nel mentre che lui passava a rassegna i volumi. Gliene capitò tra le mani uno in particolare, intitolato "Storia della Luna Piena", cosa che lo lasciava sconcertato dato che non era la sezione di astrologia. Lo sfogliò per qualche minuto, curioso di sapere di cosa trattasse con precisione. Tra le pagine erano segnati dei passaggi a matita, soprattutto sul capitolo delle fasi lunari. Il ragazzo guardò con orrore le parole evidenziate: "sangue", "rituale", "morti", "sette".
"Cosa cavolo..."
« Hai trovato qualcosa? » Luke lo fece quasi saltare per lo spavento.
Era appena sbucato dall'altra parte del ripiano, facendosi spazio tra i libri.
« Ti ho spaventato? Scusa!
« No » si passò una mano sulla faccia « Certo che questo libro è molto particolare.
« Quale?
« Questo che sto l- dove?...
"Storia della Luna Piena" era sparito. Gildor cercò di descrivere la copertina a Lucian, voleva assolutamente ritrovarlo, era diventato il primo libro che voleva finire ad ogni costo. Doveva averlo. In realtà, non avrebbe dovuto cercare molto lontano, non era stato portato neanche via dalla biblioteca, il volume era ancora nella stanza, ora nelle mani di qualcun altro. Ci restò per poco però. Alla fine della giornata, mentre uscivano, un rumore attirò l'attenzione del blu. Era a terra. Lo raccolse e raggiunse il resto dei compagni, ma nel nostro racconto dovrà aspettare ancora un po' per recuperarlo.
Dall'altra parte della biblioteca, Luther aveva trovato il suo spazio nella sezione di medicina. Aveva facilmente abbandonato la compagnia dei suoi coinquilini per trovare serenità tra i fogli ingialliti di qualche grande tomo in latino. Ma la tranquillità di cui godeva era destinata a svanire più fretta di quanto potesse immaginare. Dopo essersi piazzato ad un tavolino a leggere "L'arte della Medicina" di Ippocrate, probabilmente per la decima volta, poté notare il via vai di persone poco distante da lui. Sul tavolo proprio dietro al suo era seduta Cassia che scorreva un dito sotto alle parole, impresse sulla carta con vivido inchiostro rosso. La ragazza studiò attentamente le pagine, per quello che poteva vedere era stato trascritto giusto da qualche giorno, anche le piccole sbavature ai bordi facevano intendere che il lavoro era stato compiuto di recente e in fretta. Affianco al libro, teneva una pergamena presa all'ingresso, sulla quale stava trascrivendo frase dopo frase il contenuto della sua lettura. Il ragazzo strinse gli occhi, dubbioso su quanto vedeva, i movimenti di Sia erano sospetti.
« Oh eccoti! Ci hai prendere un bello spavento sai? Non ti trovavamo più! » esclamò Lucrezia, arrivando di corsa.
Una testolina si sporse da uno scaffale:
« E' una biblioteca, fate silenzio. » bisbigliò Himori.
Non riconoscendo la persona che aveva appena parlato, Crezia puntò il suo sguardo sul collare, dove era inciso "Himori A." a grandi caratteri.
« Perdonami Himori, se la mia voce non è di tuo gradimento. Sono più che certa che però il mio corpo lo sia. » ne approfittò subito per una delle sue battutine provocanti.
Il ragazzo rimase impassibile davanti alla provocazione della castana, che evidentemente non la prese molto bene. La pace che Luther aveva sperato di trovare standosene da solo svaniva sempre di più, visto che dopo Crezia arrivarono anche Tyen, Samael e Kylian. Il gruppetto cominciò a parlare con Cassia, cercando di coinvolgerla il più possibile, soprattutto Crezia e Sam, che erano fermamente convinti che la povera Sia fosse la tipica "timida internamente alla ricerca di affetto", finendo per comportarsi come genitori apprensivi o fratelli troppo cresciuti. Il risultato fu che la ragazza li ignorò completamente, continuando il suo lavoro come se nulla fosse.
Quando finalmente la conversazione finì, Cassia aveva completato il suo lavoro. L'ora di pranzo era arrivata, quindi gli studenti cominciarono ad incamminarsi verso la Sala Comune. Quelli che avevano passato la mattina in biblioteca fecero anche un salto ai dormitori, per depositare la refurtiva. Fruttuosi erano stati i giri di Niklas, Nevan e Lizette, che si erano dedicati alla minuziosa ispezione di metà del castello, non potendo accedere ai sotterranei. Per via del poco tempo, poi, dovevano ancora dare un'occhiata al terzo piano, ma avevano ancora tutto il pomeriggio per dedicarvisi. Mentre Niklas e Nevan erano già legati da un incontro precedente, Lizette non aveva mai visto nessuno dei due ragazzi prima di essere rapita. Il cognome del biondo, tuttavia, era come un bigliettino da visita in bella vista, Liz si era sfregata le mani, sorridendo al solo pensiero di poter diventare amica di un discendente di una famiglia così ricca e potente. Gli aveva girato intorno come un'ape sul miele, destando lo stupore e anche il disgusto di Nevan.
« Naomhàn Q.-S.. Sul serio? Che nome poco raffinato! » aveva ridacchiato prendendolo in giro.
Nevan aveva lasciato che il commento gli scorresse addosso come l'acqua, seppur innervosito. Non gli piaceva affatto essere circondato da persone ricche come quei due, erano snervanti, si comportavano in modo saccente ed arrogante. Alzando gli occhi al cielo aveva continuato a camminare.
Purtroppo, da quando aveva fatto la conoscenza di Niklas, il ragazzo aveva cercato in ogni modo di stargli appiccicato. Lo trovava davvero attraente? Come era possibile? Comunque a lui non importava, a lui non piaceva. Non poteva assolutamente piacergli una persona del genere. Proseguendo il giro, si erano spinti fino ai sotterranei, ma le scale per scendervi erano bloccate da un cancello. Il trio di studenti si avvicinò ugualmente, o meglio, Niklas si avvicinò subito e gli altri due furono costretti a seguirlo.
« Molto interessante, qualcuno non vuole farci entrare.
« Sono dei sotterranei, chi vorrebbe entrarci?...
« Mio caro Nevan, non prendere la cosa così alla leggera! Potrebbe rivelarsi un posto più utile di quanto pensi.
Il blu non aveva la minima voglia di perdere tempo a rispondergli, facesse come meglio credeva, non era mica sua madre. Lizette, invece, non era intenzionata ad entrare lì, sicuramente si sarebbe sporcata l'uniforme, e per quanto non fosse uno dei suoi vestiti era quello che indossava al momento; non voleva neanche stancarsi fisicamente. Però, l'amicizia con il biondino gli sarebbe sicuramente tornata comoda, doveva accontentarlo e fare in modo che si fidasse di lei.
Niklas si girò verso Nevan e gli afferrò un braccio, spingendolo contro le sbarre del cancello e cercando di sovrastarlo, nonostante lui raggiungesse solo il metro e ottanta e all'altro mancassero solo pochi centimetri per i novanta. Con l'arto destro gli teneva il mento sollevato mentre con il sinistro lo spingeva contro le sbarre. Sorrise in modo quasi perverso:
« Allora, dadley? Non mi hai risposto. » cercò di essere intimidatorio.
Solitamente funzionava molto bene, le sue vittime tremavano vedendo quel sorrisetto falso stampato sul suo volto, capivano subito che era meglio non scherzare troppo con lui o si sarebbe vendicato. Questa volta le cose non stavano andando come voleva. La sua preda non era per nulla spaventata, forse perché aveva scovato tutte le sue menzogne, forse perché non era come agli altri, ma era proprio questo che spingeva Nik a volere sempre di più il ragazzo, qualcosa che la sua ricchezza non poteva comprare tanto facilmente, qualcuno che non cadeva ai suoi piedi pur di avere dei favori o riconoscimenti. Rientrando nella categoria "persone ricche" era ben consapevole del fatto che Nevan lo odiava profondamente, però era anche vero che tra tutti aveva deciso di rapire proprio lui. Entrava nella vita delle persone e vi usciva quando preferiva, sembrava voler usare con lui la stessa carta, ma ehi, no no no, ora che aveva attirato la sua attenzione non lo avrebbe lasciato in pace facilmente. Il suo sorriso crebbe maggiormente. Lasciò andare Nevan, vedendo che il suo volto esprimeva la più completa apatia e rispondeva un "non lo so" a caratteri cubitali.
Lizette li osservava incuriosita, le interessava il legame che univa quei due, se il ricco ragazzo era attratto da quel poveraccio per qualcosa in particolare non le restava che scoprirlo per poi copiarlo ed entrare anche lei nelle sue grazie. Era un piano perfetto, non le rimaneva che restare vicino a loro e metterlo in atto.
Mentre i tre procedevano nel trovare un modo per aprire il cancello, una donna li aveva notati e seguiti. La Whitman fece tintinnare le sue chiavi, portandoli a girarsi nella sua direzione.
« Cosa ci fate qui? Come avete trovato questo posto?
« Professoressa! Che piacere vederla!
Si massaggiò le tempie:
« Come se potessi credervi. Andatevene, Isabelle non sarebbe felice di vedervi in un luogo simile.
« Certamente, ci scusi. » Niklas socchiuse gli occhi mentre prendeva la mano di Nevan e risaliva le scale, seguito da Lizette.
Li seguì con lo sguardo fino a quando non furono più visibili, poi aprì il cancello con la chiave dorata del suo mazzo e lo richiuse alle sue spalle. A chiave.
Elizabeth Whitman era una donna estremamente autoritaria, cresciuta in una famiglia altrettanto severa, esigeva puntualità, impegno e un comportamento adeguato da tutti gli studenti che finivano sotto le sue grinfie. Verrebbe spontaneo chiedere per quale motivo scelse questo lavoro, nonostante odiasse i bambini di tutte le età. Dal suo punto di vista la società era piena di persone incompetenti, vigliacche, doppiogiochiste e chi più ne ha più ne metta, quindi riteneva necessario il suo intervento nell'educazione delle nuove generazioni. Inoltre, provava una forte connessione con i possessori di poteri, non riusciva bene a spiegarselo ma internamente sentiva che il suo intervento era prezioso per loro. L'individuo che però la mandava più fuori di testa di tutti era la dolce e cara Isabelle. Isabelle aveva la capacità di farsi amici tutti i ragazzi in pochi minuti, che fosse per il suo carattere cordiale e gentile o per il fatto che ricoprisse la carica di medico della scuola non lo sapeva, ma c'era una vocina che le urlava da dentro di stare sempre attenta a quella donna. La corvina aveva anche una relazione segreta con uno degli insegnanti, il professor Fedorov. Non che fosse tutto questo grande segreto, non erano bravi a nascondere la cosa come volevano far credere, c'erano sempre dei segni del suo rossetto sulle guance del giovane, a volte anche sulle labbra, sembravano sparire nei momenti vuoti per infilarsi solo Zeus sa dove. La questione della relazione Isabelle-Mikhail non la infastidiva, lei non era interessata a nessuno dei suoi colleghi, distrazioni futili a detta sua, e poi erano chiaramente fatti l'uno per l'altra. No, non era quello il problema. Ma le puzzavano i suoi modi di comportarsi, c'era qualcosa di sospetto, anche se lei cercava sempre di tranquillizzarla, di aiutarla, di toglierle il lavoro. Aveva una piccola idea, in un certo senso, la aveva esposta anche a Vlachos, ma lui aveva risposto "Non ti agitare, non c'è nulla di male se fa finta che le piacciano gli studenti. Non piacciono neanche a te, no?".
Ora però è il caso di lasciare la Whitman per conto suo e spostarci altrove, per esempio alla torre di astronomia, dove il dormitorio Hydrangea aveva deciso di passare il tempo libero della mattinata. Avevano chiesto il permesso alla professoressa Valdez e lei aveva acconsentito di buon grado, quindi al momento erano riuniti intorno a un tavolo sul quale era aperto un grande libro che presentava foto del cielo stellato intorno alla mezzanotte. Era uno spettacolo meraviglioso, migliaia di puntini luminosi si univano in costellazioni dai nomi particolari. Leonidas ne indicò una particolarmente luminosa.
« Guardate un po', questa non ha un nome. » obiettò.
« Che strano, perché è stata evidenziata se non ha un nome? » domandò come a se stesso Osiris.
« Magari hanno esaurito la fantasia e si aspettano che qualcuno lo faccia al loro posto e poi glielo comunichi.
« Sarebbe ragionevole, Aka. Potremmo provare a dargli noi un nome.
I presenti si misero a cercare dei fogli per buttare giù le idee. Ognuno scrisse dei possibili appellativi e poi confrontarono i risultati. Quello di Ambrosia era il più promettente, quando gli chiesero il motivo spiegò che era il nome della sua sorellina minore Clarisse. Clarissa, Clarisse, tutto collegato ovviamente. Erano tutti d'accordo quindi la decisione finale fu di chiamarla Clarissa, appunto.
« E' il caso di scriverlo anche sul libro. Così tutti sapranno che le abbiamo dato un nome.
Leonidas prese il suo pennarello e inserì "Clarissa" nello spazio bianco apposito. La loro opera era terminata.
Alla ricerca di qualcos'altro da fare per passare il tempo, il gruppo finì per separarsi e ognuno esaminò i campioni che preferiva nella stanza. Evander non aveva un particolare interesse per l'astronomia o l'astrologia, sapendo che c'era una serra nella scuola era suo desiderio quello di raggiungerla, ma non voleva neanche separarsi dal gruppo e starsene tutto solo. Avrebbe dovuto dare delle spiegazioni sulla sua scomparsa e francamente non aveva voglia. Siri si era accorto di come girovagava per la torre e aveva deciso di avvicinarsi. Essendo un ragazzo molto empatico era sicuro ci fosse qualcosa che turbava il suo compagno profondamente, forse da parte sua sarebbe stato troppo impertinente ma non poteva farci nulla, sentiva il bisogno di aiutarlo in qualche modo. Il biondo si affezionava subito alle persone che lo circondavano, pur trovandosi in una situazione così assurda e complicata aveva finito per legarsi immediatamente agli altri del suo dormitorio. Non erano delle persone maligne, percepiva un'aura positiva provenire da ciascuno di loro, soprattutto da Leonidas, che assomigliando in gran parte a lui era diventato la prima scelta in assoluto del ragazzo se voleva passare del tempo in compagnia. In realtà non gli importava così tanto con chi si trovava, per lui bastava non essere del tutto solo, a fare amicizia poi ci avrebbe messo un attimo.
« Ciao, Evander! » lo sorprese poggiandogli una mano sulla spalla, sporgendosi per guardare la scritta sul suo collare « Sembri pensieroso, tutto bene? Posso aiutarti se serve.
« No.
« Davvero, insisto.
« Non cercare di fare il compassionevole.
Il suo modo di parlare, dal tono brusco, non fece comunque perdere ad Osiris la speranza di poterlo avvicinare. Lo seguì per un po', parlando del più e del meno, mentre lui sembrava ignorarlo completamente.
« Non ti piace stare qui?
« C'è qualcuno a cui piace? » alzò gli occhi al cielo.
« Magari qualcuno aspettava l'occasione per andarsene da casa sua.
Evander gli scoccò un'occhiata gelida e decise di approfittare per andarsene altrove.
« Ti dispiace se vengo con te?
« Sì.
Il ragazzo ci rimase un po' male, sbatté le palpebre qualche secondo ma poi lo lasciò andare, era meglio così, non voleva risultare appiccicoso e scocciante, doveva lasciare a ognuno il suo tempo. Erano stati rapiti solo la sera prima, chiunque sarebbe nervoso di trovarsi lì. Evander scese le scale della torre e si avviò per raggiungere la serra, si scontrò anche con qualcuno che tornava dall'infermeria ma non fece caso a chi fosse e continuò per la sua strada.
Adam era una di quelle persone che si trovava bene all'Accademia della Selva. Lo trovava un posto sicuro per loro. Poteva sembrare un'opinione folle per gli altri ma a lui non importava molto, se erano lì e non usavano i loro poteri nessun altro avrebbe cercato di fare loro del male, ad Ephidia c'era sicuramente un sacco di gente che non vedeva l'ora di vederli morti, non dovevano saltare a conclusioni affrettate, la loro permanenza nella scuola poteva avere molteplici significati e il metodo con cui ci erano stati portati poteva essere un modo per tenere nascosta la posizione ai malintenzionati. La torre di astronomia era un posto particolare, per qualcuno di razionale come lui faceva sorgere interrogativi dalla difficile risposta. Al momento la cupola della torre era chiusa, anche se fuori c'era il sole e non faceva particolarmente freddo, la professoressa Valdez aveva accennato alla sua apertura solamente nelle ore notturne. Si stava limitando a camminare per la stanza, cercando di studiare con lo sguardo gli oggetti che conteneva, i titoli dei libri sulle stelle, il telescopio puntato in alto. Nella sua ricerca lo sguardo ricadde su una persona in particolare. Ambrosia era completamente immersa nei suoi pensieri, mentre fissava un punto apparente vuoto nella stanza.
"Chissà a cosa sta pensando..." si domandò.
La domanda era ben lecita, tuttavia non doveva scervellarsi troppo, Ambra si era semplicemente incantata, come al suo solito, a guarda il cielo mattutino. Dalla torre c'era una vista spettacolare, le nuvole sembravano assumere ognuna una forma precisa, stava cercando di capire quale fosse quella della nube davanti ai suoi occhi. Adam restò dove si trovava e si mise a sedere, passandosi una mano tra le ciocche rosate, ora osservando anche lui il cielo azzurro. Era molto rilassante come attività, gli fece quasi dimenticare dove si trovava. Allora si riprese, stupendosi di quello che stava facendo, era un'attività del tutto irrazionale.
Una campana suonò annunciando che era l'ora di pranzo. La corvina si girò, rendendosi conto di essersi distratta nuovamente. Aka si apprestò a radunare tutti i suoi compagni all'ingresso della torre e poi lasciarono insieme la stanza.
La mattina era passata più in fretta di quanto i ragazzi pensassero, dopotutto era stato piacevole trascorrere del tempo esplorando il castello, anche se alcuni avrebbero preferito dedicarsi ad altre attività o addirittura non essere lì. Non potevano fare nulla per scappare, non al momento. I collari li tenevano intrappolati per bene, così come la struttura in sé. Alcuni attendevano con ansia la possibilità di allenarsi con il potere, dato che era il motivo per cui si trovavano all'accademia. Altri volevano approfondire le materie di cui avevano ricevuto solo un assaggio nel giro di presentazione di Isabelle. Dopo mangiato, i ragazzi si separarono nuovamente, ripresero le attività che avevano interrotto o si dedicarono a sperimentarne ulteriori. La serata si stava avvicinando e per alcuni non sarebbe stato così semplice trovare un vestito decente da indossare, ma erano le regole. Era stato riferito dal preside che ci sarebbero stati degli ospiti speciali ed era fondamentale mostrarsi impeccabili, puliti e ordinati, pena una severa punizione il giorno seguente. Alle sette in punto dovevano trovarsi, divisi in base al dormitorio di appartenenza, all'ingresso della Sala Comune. "Non voglio sentire scuse" aveva detto la Whitman.
Crezia, che aveva realizzato personalmente il suo abito, non vedeva l'ora che arrivasse il momento delle danze, perché "Devono esserci dei balli ad ogni serata elegante che si rispetti! Non vedo l'ora di mostrarvi le mie movenze". Quindi, una volta finito di prepararsi - lei e Roxanne erano state le prime a finire - si apprestò ad aiutare gli altri.
« Mi è venuta un'idea, Lian. Mentre aspettiamo gli altri, andiamo a portare il tuo regalo a Michelangelo. Si starà preparando anche lui quindi non ci noterà. » bisbigliò nell'orecchio dell'amico.
Trovandola anche Kylian una buona idea, il piano proseguì senza intoppi e i due raggiunsero Lilium senza essere visti. La porta della parte comune era aperta e anche quella del dormitorio maschile. Crezia rimase nascosta dietro alla parete e fece cenno all'altro di avanzare e posare rapidamente i fiori sul letto dell'interessato. Non era difficile individuarlo, pieno di vestiti tirati fuori dalla cassa, scatole di sigarette e libri. C'era il libro che aveva detto di aver finito proprio la sera che era stato rapito.
« Cosa? Ma non vedi che sono uscito ora dalla doccia?
Era la sua voce, stava tornando. Il castano mollò i fiori sul letto e si fiondò fuori dalla stanza più veloce della luce.
« Missione compiuta! E ora aspettiamo qualche minuto poi torniamo dagli altri. » disse la ragazza mentre si battevano il cinque.
Michelangelo uscì dal bagno, strofinandosi un asciugamano sui capelli ancora bagnati. Non si aspettava di trovare il mazzo di margherite sul letto, rimase fermo con la mano ancora alzata. Crezia e Lian si guardarono negli occhi, poi guardarono di nuovo Miche, poi si guardarono di nuovo, poi Miche starnutì che per poco non gli venne un infarto.
« Che cazzo... chi ha messo sta roba sul mio letto? » prese qualcosa dalla tasca dei pantaloni della divisa ma Kylian non fu in grado di capire cosa fosse.
« Che succede? » domandò Nevan spuntando dal bagno.
« Hai messo tu dei fiori sul mio letto? » prese le margherite e le rigirò per un attimo tra le mani.
« Tesoro! Mi vuoi tradire con Miche?! » Niklas gli fece ricordare della sua presenza.
« Sta zitto tu. Comunque no, perché dovrei?
« Ah, non ne ho idea. Allora sarà stata qualche ragazza carina, sono stato bravo a farla innamorare in poche ore. » si vantò del suo successo sorridendo « C'è un vaso?
"E' fatta" si dissero con uno sguardo Lucrezia e Kylian.
« Dubito.
« Uhm, perfetto.
Nevan lo guardò interrogativo.
« Non posso tenerli nella stanza, sono all-achoo! Sono allergico al polline (e altre cose ma lasciamo perdere...), già normalmente non ne parliamo, se mi tengo dei fiori in camera non esco vivo. » spiegò imbronciato cercando un fazzoletto.
Nevan alzò le spalle e tornò a lavarsi. Kylian sbiancò neanche avesse visto un fantasma. La sua sorpresa era fallita, anzi aveva quasi ucciso la persona che ammirava, contava come tentato omicidio?! Non voleva finire in prigione!
Michelangelo stava per buttare i fiori fuori dalla finestra, quando notò che qualcuno lo stava osservando, pensando si trattasse della misteriosa ragazza cercò di guardare con la coda dell'occhio. Il suo stupore nello scoprire che era il ragazzo che sedeva vicino a lui a colazione lo lasciò perplesso, ma poi sorrise come quando era pronto a flirtare:
« Però sono molto belli! » alzò apposta la voce per farsi sentire.
I due si guardarono di nuovo, stavolta soddisfatti.
« Dai, visto, ha funzionato.
« Parole grosse...
« Ma sì, dai. Però ora andiamocene prima che ci veda! » scapparono al dormitorio, mentre Michelangelo chiudeva la porta, scuotendo la testa e sorridendo.
Dopo questa piccola avventura fortunata per il castano, non molto per il celeste, possiamo passare definitivamente agli eventi della bella serata che aspetta i ragazzi. Cinque minuti alle sette e tutti erano ordinatamente raggruppati davanti alla Sala Comune, tenuti a bada dai capigruppo Lucrezia, Nevan, Leonidas e Zander, che evidentemente erano riusciti a farsi rispettare da tutto il dormitorio. Le porte si aprirono rivelando candele lilla che emettevano una luce soffusa, i tavoli uniti a formarne uno più grande, cibo in abbondanza, raggi di luna per un effetto sofisticato. Restarono tutti stupiti di una tale accoglienza, non si aspettavano che la cosa fosse seria, non tutti almeno. Quando i professori dicevano che sarebbe stata una serata elegante però non mentivano affatto. Le sorprese a quanto pare non erano finite, Isabelle si avvicinò agli studenti incitandoli ad accomodarsi dove preferivano in modo ordinato. Aveva scelto un abito di un rosso acceso, della tonalità del sangue, simile al cremisi del suo completo ordinario. Le maniche a sbuffo terminavano con un'apertura a goccia, la gonna stretta metteva in risalto le sue forme perfettamente, scivolandole sulla pelle come acqua. Aveva anche diversi gioielli dorati e i soliti orecchini a cerchio. Un invidia per gli occhi, lo si vedeva lontano chilometri che il professor Mikhail la stava attendendo al tavolo con gli altri colleghi.
Angelica, Kylian, Roxanne, Lucrezia, Cassia, Tyen, Asherah, Michelangelo, Leonidas e Gildor presero posto vicini, dall'altra parte erano seduti Lucian, Minerva, Niklas, Nevan, Lizette, Ayami, Luther, Zander, Himori e Aka. Lungo i lati corti invece si erano disposti Delaney, Elide, Chi e Adam; a sinistra Osiris, Ambrosia, Evander e Aren. Il rumore della forchetta sul bicchiere del preside annunciava la necessità di un minuto di silenzio. Le porte furono aperte nuovamente e questa volta entrarono degli ospiti del tutto inaspettati. Tutti sgranarono gli occhi, increduli, scioccati. I sette membri principali del Tribunale dell'Inquisizione stavano prendendo posto al tavolo dei professori come se nulla fosse. Tiago era proprio vicino al preside, gli strinse la mano cordialmente e sorrise a Didi.
« Un'accoglienza piacevole vero?
« Certamente.
« Fate come se non ci fossimo, siamo qui solo per giudicarvi. Dobbiamo assicurarci che sia una buona scuola dopotutto, no?
Le voci si levarono nella sala, causando molto chiasso, non ci fu verso di ripristinare il silenzio, Fitzherbert rinuncio dopo cinque minuti e tornò a rivolgere la sua attenzione ai sette arrivati.
« Vedo che anche quest'anno ci avete deliziato con la vostra visita di controllo.
« Carissimo Dominic » cominciò Lilith « Non è nel nostro stile saltare un impegno importante. L'istruzione di questi giovani è fondamentale. Un potere incontrollato a lungo termine causa danni alla società stessa, ricordatevelo.
Il preside fece per un secondo una faccia indagatoria, ma fu solo per un attimo.
« Certo. Capisco bene quanto sia importante.
« Ecco. Ma allora, cominciamo pure a mangiare o si raffredderà!
La cuoca della scuola era Isabelle. Isabelle svolgeva praticamente la metà delle mansioni riservate ai collaboratori scolastici, solo che era anche il medico dei ragazzi. Non le dispiaceva dover ricoprire così tanti ruoli insieme, era una gran lavoratrice. A differenza di quanto pensava la Whitman, Isabelle adorava tutti i bambini con poteri che erano stati portati lì, non c'era occasione in cui non li tranquillizzasse o li mettesse a loro agio, sentiva che anche quello era uno dei suoi compiti. Voleva solamente avere un po' più di tempo per stare da sola con una certa persona. La "certa persona" non era altri se non Mikhail. Mikhail era ugualmente attratto dai suoi modi gentili, il modo in cui parlava, proprio come aveva scherzato la collega bionda "erano fatti l'uno per l'altra". Non era un segreto facile da mantenere, non era più neanche un segreto a dirla tutta, ormai da anni si era diffusa quella voce, ma loro continuavano a negare qualsiasi relazione amorosa pubblicamente.
La trovava bellissima quella sera, come ad ogni serata elegante. Non vedeva l'ora di invitarla a ballare. Aveva preparato anche lui una piccola sorpresa per i ragazzi, dei balli a coppie e di gruppo, sperava che si sciogliessero e si aprissero soprattutto con lui, era fondamentale per riuscire ad aiutarli. E Isabelle aveva preparato una grande torta alle fragole per tutti.
« Cominciate pure a mangiare. Buona serata.
Nonostante il cibo impedisse una conversazione continua, dalla parte dove erano sedute Elide, Delaney e Chi ne era cominciata una. La bionda aveva cominciato a descrivere la pianta carnivora che la Evergreen le aveva regalato durante la sua visita alla serra e aveva chiesto cosa fosse successo in sua assenza nel dormitorio. Del spiegò che i tre che erano rimasti si erano ulteriormente separati nel pomeriggio, visto che la cassa si era aperta e Miche si era dedicato alla lettura di un altro libro filosofico, senza contare quello che aveva preso in biblioteca - prima che Dahlia fosse raggiunto da Rosa. Lei aveva sistemato la stanza, dato che era completamente in disordine, aiutata a tratti da Eli. Poi Elide si era stesa sul letto per shiftare e lei era rimasta da sola.
« Niente di interessante, credimi. Invece mi preoccupa la presenza del Tribunale. Hanno sempre detto di non sapere dove si trovasse l'accademia della filastrocca, anzi, è stata messa in giro la voce che delle spie stessero investigando al riguardo.
« Ah, sì, la sezione speciale. La chiamano così. » annuì la castana.
« Non voglio fare la guastafeste, credo che andrà tutto per il meglio questa sera, però non fa male stare pronti a dei cambiamenti inaspettati. » Del si servì dell'altra pasta.
« Magari hanno finalmente capito dove si trova, che peccato! » esclamò Chi, rubando uno spaghetto dal piatto di Adam.
Adam si girò, non molto contento della cosa. Con sguardo truce, come a fulminarla, si spostò più lontano, proprio sul bordo, mettendo distanza tra il suo piatto e la forchetta della ragazza. Non aveva aperto bocca da quando si era seduto, pensava che allontanandosi da Osiris sarebbe stato in pace, ma ce lo aveva addirittura davanti, anche se i due tavoli uniti erano talmente lunghi che non sentiva una parola di quello che il biondo gli urlava dall'altra parte. L'empatia di Siri non lo infastidiva del tutto, ma almeno a cena voleva starsene per i fatti suoi. Indossava spontaneamente vestiti eleganti, provenendo dal regno di Superbia solitamente le cerimonie erano all'ordine del giorno, così come i balli. Si soffermò a guardare le altre compagne. Quella più vicina era Chitsuki. Il suo abbigliamento rispettava molto bene il carattere, infantile. Sembrava uno di quei costumi di carnevale dei pagliacci, o un capo che avrebbero fatto indossare ad una bambola di porcellana particolare. I colori principali erano il celeste e il rosa, entrambi pastello, molto chiari, e qualche accenno di bianco. La gonna non era lunga, fino al ginocchio, ma ampia, come se avesse indossato anche una rete per tenerla più aperta. Bottoni e fiocchetti decoravano il corpetto, le maniche erano lunghe e a sbuffo. Nonostante fosse ancora settembre, si prospettava un chiaro di luna più freddo del solito, dalle vetrate entrava una brezza leggera, con le calze arcobaleno che stava indossando, Chi non l'avrebbe sentita sicuramente. Infine le scarpe, anch'esse rosa e con il tacco, forse per farla sembrare più alta, dato che a stento raggiungeva il metro e cinquanta.
Subito dopo, era seduta Elide. Trovava il suo abito ancora più strano di quello della bionda. Se l'avesse incontrata quel pomeriggio si sarebbe accorto che tutto il suo armadio era basato sullo stile jirai kei, molto simile a quello goth. La forma ricordava quella del vestito di Chi, ma i colori erano nero e viola. Le balze della gonna erano decorate da merletti scuri, indossava anche dei guanti, corti e che mettevano in risalto il polso. Le scarpe potevano essere paragonate in tutto e per tutto a delle zeppe, la parte anteriore dalla suola spessa e larga.
Finalmente, buttando l'occhio su Delaney, poté tirare un sospiro di sollievo, del resto anche lei veniva da Superbia. Delaney aveva nella sua cassa anche i vestiti che era costretta a mettere per gli eventi più importanti. Non era sua intenzione indossarli, ma temeva che i professori potessero punirla se metteva le solite canottiere, e non ne aveva voglia. Azzurro, maniche che coprivano soprattutto la parte superiore delle braccia, trasparenti, un cinturino per snellire la sua figura muscolosa, uno spacco laterale destro. La cosa più normale che Adam aveva visto quella sera. Gli venne quasi voglia di far sentire bene il sospiro di sollievo che aveva tirato mentalmente.
« Che peccato? A te piace stare qui?
« Ma sì, Eli, ma sì. Guardati intorno, ci sono così tante cose interessanti che si possono fare! E poi non vedo l'ora di imparare a controllare il mio potere.
« Bah, non mi metto mica a discutere delle opinioni altrui... credi come ti pare.
« La presenza del Tribunale non mi sembra normale. Se fossero qui per portarci via lo avrebbero già fatto. » si sollevò la voce del ragazzo.
« Ah, ma allora ce l'hai la voce. » disse Del sarcastica.
« Non ritenevo necessaria la mia opinione. » rispose semplicemente, rimanendo con lo sguardo sul suo piatto, ormai vuoto.
« Ad ogni modo, è meglio mangiare quelle costatine prima che se le prendano tutte gli altri. » si intromise Chitsuki.
L'argomento venne lasciato cadere nel dimenticatoio e non se ne riparlò più, sia perché il cibo sulla tavola li aveva attirati maggiormente, sia perché non avevano molte idee da proporre e sembrò inutile starsi a preoccupare. Il lato più contento era probabilmente quello dove era seduto Lucian, che con le sue buone maniere, senza volerlo del tutto, aveva fatto avvicinare molte ragazze. Minnie e Ayami erano quelle più prese dalle sue belle parole, nonché sue compagne di stanza. Luke stava facendo a tutte dei complimenti sui bellissimi abiti che avevano scelto, anche se l'autostima dell'arancione continuava ad essere più bassa della professoressa Valdez.
Minnie aveva fatto in modo di indossare il vestito più largo e comodo che aveva, anche se con le maniche lunghe sentiva decisamente caldo. Rosa, il suo colore preferito, e lungo fino alle caviglie.
« Minnie, cara, non preoccuparti. Il vestito ti sta bene. » Zander si sporse per dirglielo.
« G-grazie. » rispose solo arrossendo.
« Cal ha ragione. Ayami e Minnie stanno davvero bene con questi vestiti. Ma anche tu stai benissimo Aka! E anche tu Lizette!
Luke era venuto subito a conoscenza dei nomi delle altre due e non aveva tardato a mostrare il suo comportamento da cavaliere. A volte sembrava proprio una ragazza tra le ragazze. Versò della salsa sulle sue patate e continuò:
« Acquistate un po' di fiducia in voi, ragazze! Con questi capi stupendi conquisterete di certo qualcuno in poco tempo. La vostra eleganza viene emanata da ogni poro del vostro corpo.
Ayami era colpita dalle sue belle parole, il suo battito accelerava ogni volta le aggiungeva un complimento ai precedenti. Si sentiva veramente apprezzata. Il suo vestito era più scollato di quello di Minerva, ma le sue forme non erano accentuate come quelle della compagna, quindi non aveva da temere commenti sgradevoli.
Nel frattempo, Niklas era tutto intento ad attirare l'attenzione di Nevan, nel suo vestito firmato migliore, con la camicia nera aperta e la collana che ricadeva imprecisamente sulla pelle nuda, la giacca indossata più per bellezza che per altro. Nevan portava qualcosa di simile, semplicemente per fatto che aveva dovuto rubare i vestiti del biondo per avere qualcosa di decente da indossare per la serata. Il suo armadio non comprendeva quel genere di abbigliamento. Niklas lo aveva notato ma non aveva proferito parola, solo sorriso maliziosamente.
« Su tesoro, devi mangiare qualcos'altro. Prendi del pollo, dai! Sei proprio carino quando ti lecchi le dita.
Il blu alzò gli occhi al cielo, ogni volta che provava a spostarsi di più verso l'esterno del tavolo lui lo seguiva con la sedia, di questo passo sarebbero usciti anche dalla stanza. Aka e Lizette non facevano che ridere. Quest'ultima tentò a sua volta di affascinare il suo vicino mettendosi in mostra, il vestito a sirena con lo spacco laterale rosa antico, il tacco bianco la faceva sembrare ancora più alta di quanto non fosse. Non provava nessun reale sentimento nei confronti di Niklas, tuttavia un'amicizia le sarebbe potuta tornare utile, sapeva che non era stupido e avrebbe capito le intenzioni delle sue attenzioni, ma non c'era nulla di male nel flirtare un po'. L'unico suo problema continuava ad essere Nevan. Niklas non gli toglieva gli occhi di dosso.
« Ehi Mikke, mi passeresti la salsa? » gli fecce gli occhi dolci.
Senza neanche voltarsi, Niklas spostò la salsa verso la corvina. Lizette si trattenne dallo sbuffare. Versò della salsa sulle sue patate e fece in modo che un po' cadesse sulle sue dita.
« Uhm, che buona! » si leccò l'indice, fissando Niklas.
« Davvero ottima. » confermò Aka « Isabelle è bravissima a cucinare, meno male che abbiamo lei come cuoca.
« Già.
La faccia imbronciata di Lizette mostrava il suo disappunto più di mille parole.
La conversazione da questo lato del tavolo era principalmente tenuta viva da Zander e Lucian, che continuava a descrivere delle piccole avventure che avevano avuto quel pomeriggio, dei libri che avevano trovato il libreria soprattutto. A Zander non piaceva affatto leggere ma era un posto tranquillo, per questo aveva seguito i suoi compagni ben volentieri, consigliando anche libri di cui sapeva la trama. Per via del commento di Aka, il tema si era spostato sui "fallimenti culinari" del giovane castano.
« Una volta ho partecipato ad un pigiama party per il diciottesimo di un mio cugino - tra i tanti - volevo sorprenderlo con una colazione speciale ma invece ho bruciato l'acqua. Capite, è impossibile. Non so neanche come ci sono riuscito. Seriamente, sono un pericolo ambulante quando entro in una cucina. » rise di cuore.
« Allora sarà meglio non lasciarti avvicinare alla cucina, Luke. Certo che hai davvero tanta fame tu. » esclamò la rossa guardando Minnie, che divorava avidamente la sua coscia di pollo.
Minerva si bloccò subito, come colta in errore, e smise di mangiare.
« No... io... ecco! Sono piena, ecco! » balbettò accampando scuse.
Aka capì che la poverina si sentiva a disagio e non disse più nulla al riguardo.
Come Lucian, anche Himori sapeva di non essere un bravo cuoco, ricordandosi dell'uovo fritto che un giorno aveva carbonizzato. Capiva perfettamente i sentimenti del compagno di stanza, e non solo riguardo a quell'argomento. I suoi sensi lo portavano a pensare che Lucian avesse passato molto tempo a perfezionarsi, per diventare il più calmo, il più pacifico, il più sicuro di tutti. La prima impressione che aveva avuto di lui, quando quella mattina si era svegliato all'accademia, era stata di una persona con l'obiettivo fisso di compiacere le persone che lo circondano, e non si era sbagliato. Era chiaro che si trovasse a suo agio in mezzo alla folla, la tipica farfalla sociale, ma negli occhi leggeva anche la necessità di un po' di solitudine, giusto ogni tanto, la tanta agognata solitudine. Ma nel suo elegante completo azzurro, con un bel sorriso stampato in faccia, i modi sempre gentili, soprattutto con le ragazze, e un carisma non da meno di quello di Niklas, sembrava il ragazzo perfetto di cui tutti avevano bisogno.
Alla sinistra di Himori erano seduti quattro ragazzi di Dahlia, l'unico a parlare in quel momento era Osiris, che intratteneva Ambrosia con le ultime novità sulle costellazioni delle quali era venuto a conoscenza nella torre di astronomia.
« Non vedo l'ora che arrivi maggio, è in quel mese che sarà ben visibile "Clarissa".
Ambra annuì, prendendo delle patate:
« E' meraviglioso.
Accennò un piccolo sorriso, sentendosi al sicuro in presenza del biondo, e Siri fu molto felice della cosa. Non c'era niente di meglio del vedere i propri amici sorridere. Non conoscendo la lingua dei segni, la conversazione con Aren era più difficile, stavano usando dei tovaglioli ma se ci fosse stato Leo sarebbe stato meglio, solo che al momento era seduto dall'altra parte della tavola.
Evander, invece, continuava ad osservare il Tribunale, seduto al tavolo dei professori. Gli sembrava una cosa visibilmente sospetta la loro presenza, già di suo non li apprezzava particolarmente, vederli lì, tutti tranquilli come se a loro non fosse accaduto nulla...
Siri provò a farlo partecipare alla conversazione facendogli i complimenti sull'abito, Aren capì subito che l'aveva detto solo per avvicinarlo.
"Sul serio?" pensò "Non poteva trovare un modo migliore per mettersi in mostra?"
Il vestito del ragazzo lo faceva sembrare un principe, anche se il bianco proveniva da una famiglia povera. I ricami quasi dorati, il mantello, i finimenti verdi, erano un accostamento insolito e allo stesso tempo elegante. Gli sorgeva spontanea la domanda "perché?", il perché di un tale vestito dall'aspetto antico e importante, cos'altro se non un modo per mettersi in mostra?
A Osiris non rispose neanche, non interessato a sviluppare un legame con lui. Gli occhi del suo vicino parlavano da soli, non gli sarebbe servito neanche un commento sul tovagliolo.
"Andiamo, è davvero così importante il modo in cui uno si veste? Siamo proprio messi male al livello di società" appoggiò il mento su una mano, in modo da potersi comodamente godere la vista degli insegnanti e degli ospiti.
Trovava che ognuno avesse il diritto di vestirsi come preferiva, a lui piaceva quel vestito e lo aveva messo, non starebbe stato di certo un commento di un suo compagno a fargli cambiare idea. La cosa più interessante della serata continuava ad essere la presenza del Tribunale. Non riusciva a toglierselo dalla testa, lo continuava a ripetere decine e decine di volte. "Perché sono qui?". Probabilmente si sarebbe alzato e se ne sarebbe andato in camera ma si ricordò degli avvertimenti del professor Mikhail e del preside di comportarsi in modo adeguato per via di alcuni ospiti particolari.
"Giudicarci... sono qui per giudicarci... cosa siamo? Dei pezzi rari da collezione?" sbuffò.
« Non trovate anche voi che le patate con salsa di Isabelle siano squisite? La miglior portata della serata! » intervenne Osiris, cercando di coinvolgerlo.
« Sì, certo.
« C'è qualcosa che ti preoccupa Evan?
« Sicuramente non verrei a dirlo a te.
« Lo so » gli sorrise ugualmente.
"E' una persona proprio strana..." pensò Evander.
« Il tuo vestito, Ambrosia, sembra un cielo stellato! » si spostò su di lei « Questo tessuto viola scuro ti si addice molto, mette in risalto la tua pelle, così chiara. Ehi, sai che mi accorgo solo ora che hai le lentiggini! Che carine!
Non le facevano complimenti di solito, quindi apprezzò ben volentieri le parole gentili del biondo.
« Ti ringrazio.
Osiris vide come giocherellava con i pollici, le mani intrecciate.
« Ciao, scusate se interrompo, mi passereste la salsa?
Una voce improvvisa interruppe la loro conversazione. Tutti e tre si girarono per vedere di chi si trattava. Era Roxanne, nel suo abito orientale da ballerina del locale, che allungava una mano per raggiungere la ciotola della sala delle patate, proprio davanti ad Aren. Aren si domandò come mai fosse vestita in quel modo, non avevano chiesto di essere eleganti e composti? Non c'era nulla che rientrasse in quella categoria. Era di un celeste chiaro, decorato con fiori lilla, i contorni argentati. La parte superiore era scollata, sembrava quasi un costume più che un vestito, le maniche però erano lunghe e sottili, probabilmente di tulle. C'erano diversi gioielli, soprattutto una collana con un cuore, e i suoi orecchini, di cui uno rappresentava un pentacolo. Non indossava il fiocco rosso di quella mattina, i capelli erano raccolti in due codine, corte.
Roxanne aveva scelto di indossare uno dei suoi modelli da lavoro perché era particolarmente comodo, soprattutto in vista di un ballo - come aveva detto il prof Mikhail - e anche perché non aveva molti vestiti all'infuori di quelli da lavoro, ma si era ripromessa di cucirne uno tutto suo. Rosa, per l'esattezza. Sapeva che avrebbe sollevato un certo scalpore, in realtà aveva anche paura che uno dei professori si arrabbiasse e la punisse.
« Ma allora ragazzi? Arriva questa salsa?
« Eccola qua!
« Grazie Osiris.
Per un attimo si chiese come faceva a sapere il suo nome, ma poi si ricordò dei collari.
Anne era tutta intenta a raccontare una delle sue avventure alla locanda, su richiesta in particolare di Asherah, la forma femminile di Samael. Da quando erano tornati nel dormitorio dopo pranzo, Sam aveva cominciato a comportarsi in modo strano, come se qualcosa stesse per accadere, e dopo qualche ora aveva assunto l'aspetto di Asherah, una ragazza dai capelli ramati, tagliati corti, occhi color nocciola e un fisico simile a quello della luxuriana. Ash aveva spiegato che in modo del tutto casuale, per via del potere, avrebbe cambiato aspetto in una ragazza o in un ragazzo e al momento sembrava che il suo corpo avesse deciso di rimanere una ragazza per il resto della serata. L'evento aveva sorpreso tutti e sei i presenti, che l'avevano comunque accolta di buon grado.
« Una ragazza in più non fa mai male. » commentò Anne sfregandosi le mani.
Ash sfoggiava un candido abito a balze, che lasciava scoperte le spalle. Si era guadagnata l'attenzione di Michelangelo in un attimo, il celeste non rifiutava mai l'occasione di flirtare con qualcuno.
« Anne, Ash, Crezia. Devo farvi proprio i miei complimenti per gli abiti.
« Tu sembri uno scappato di casa in compenso. » lo ammonì Angelica.
« Può darsi che lo sia.
Ange scosse la testa in segno di resa.
« Ti voglio bene.
« Già.
« Ma ogni tanto ti picchierei a sangue.
« Posso capire.
« Ho la sensazione che qualcuno sia bravissimo a far esasperare questa ragazza.
« Sbagliato, cara Crezia. La persona più esasperata dal mio comportamento non è altri che mia sorella. Questo angelo di cugina che mi ritrovo non ha mai subito tutte le mie lamentele e insulti.
« Le lamentele sì.
« Okay, ma solo quelle. E solo un pochino.
« Un po' tanto.
« Un po' tanto.
« Povera tua sorella allora. » gli rispose Lucrezia.
« Nah, se lo merita quella stronza. Mi sta sulle palle proprio come la fata di cui porta il nome - Morgana appunto.
« Non sapevo avessi una sorella.
« Ora lo sai.
Era chiaro che nessuno lo sapeva, erano arrivati quella mattina all'accademia non erano mica informazioni che dava casualmente lo diceva se capitava. Morgana era molto dura con lui, si portavano due anni ma sembravano cento. Lei era brava in tutto, faceva anche la modella per la loro compagnia di vestiti e sapeva farsi rispettare mantenendo buoni rapporti. Difficile non invidiarla. Cominciava a pentirsi di aver tirato fuori quell'argomento con così tanta leggerezza.
« Eh... comunque... strano che c'è il Tribunale, vero? Non erano loro che cercavano i ragazzi rapiti ogni anno? Non ci portano via?
Cassia approvava pienamente con Tyen, la loro presenza era più sospetta delle impronte di un bambino sul un barattolo di marmellata vuoto. Aveva passato la giornata in biblioteca, in gran parte da sola, a ricopiare le pagine di un prezioso manoscritto che trattava di fenomeni sovrannaturali, come morti inspiegabili, apparizioni di fantasmi, etc. Il libro che aveva trovato era estremamente curioso, l'istinto l'aveva spinta a prenderlo senza pensarci troppo. Le scritte erano rosse, l'inchiostro fresco, qualcuno lo aveva ricopiato da poco, aveva stabilito che il limite massimo fossero dieci ore. Quindi durante la notte.
Stare lì non le piaceva, voleva tornare da sua madre adottiva in fretta e per farlo non doveva lasciarsi distrarre da chi era più interessato a fare amicizia o arrendersi. Mentre gli altri si prendevano il loro tempo per abituarsi, lei doveva rimanere vigile e trovare una soluzione. Magari avrebbe anche potuto dirla agli altri più avanti ma al momento non si sarebbe fidata. Fin da quando si era svegliata quella mattina - strano dato che non dormiva mai - aveva cercato di evitare i compagni di dormitorio. Non voleva essere scontrosa o insensibile ma aveva delle priorità come tutti. E non erano loro. Tuttavia, apprezzava il loro impegno nel cercare di coinvolgerla nelle conversazioni.
« Su, non pensiamo a questo ora! Non trovate che gli ospiti siano tutti dei gran fighi?
« Scommetto che Saintcourt è alta due metri. Neanche Romanov è così alto.
« Ah Anne, hai già adocchiato le donne vedo.
« Per quanto gli uomini siano di bell'aspetto, cadrei solo per una ragazza, e tu lo sai Crezia.
« Bullismo?
« Ma che spiritoso Miche. Sapessi quello che ho passato.
Roxanne non disse più nulla per un po', continuò a mangiare senza guardare i compagni negli occhi.
« Tutto bene? » domandò Angelica posandole una mano sul braccio.
Apprezzò molto il suo interessamento ma le rispose solo con un cenno del capo e un grande sorriso.
Al termine del tavolo, Leonidas era intento ad esaminare il comportamento di Gildor. Si erano ritrovati vicini per caso, entrambi avevano perso il posto vicino ai loro dormitori. Leo aveva notato come il blu cambiava comportamento, quando gli aveva parlato Ash era stato piuttosto freddo, con Lucian del tutto diverso. Per il tempo passato in biblioteca, Gildor aveva deciso di dargli una possibilità di guadagnarsi la sua fiducia, sfortuna vuole che vicino al castano si era seduto una ragazza dai capelli rossi e i posti da quella parte del tavolo erano finiti subito. Lucian era come una calamita, progettata per attirare persone intorno a lui, che fossero buone o cattive, per estremizzare. Non timoroso di dover fare il primo passo per cominciare una conversazione, Leonidas era curioso di sapere come si sarebbe comportato nei suoi confronti.
« Ciao, tu sei Gildor H., giusto?
« Com- ah, il collare. Sì, ciao.
Gildor non aveva mai visto prima quel ragazzo, a prima vista gli sembrava un persona gentile e premurosa, ma allo stesso tempo una figura ferma e di riferimento, tipo un padre con molta esperienza. Non era stato scortese con lui nel cercare di cominciare una conversazione, quindi pensò di dover ricambiare con parole altrettanto apprezzabili.
« C'è una bella atmosfera, con queste candele profumate.
« Hai ragione, c'è un buon odore.
Ecco aveva fatto la sua parte, adesso poteva tornare a mangiare in pace.
« Penso sia lavanda, sono lilla poi.
« Ah, già.
Ci fu un minuto di silenzio.
« Ti piace la scuola? È particolare ma credo che ci troveremo bene qui. Anche se siamo stati rapiti i professori non si comportano in modo malvagio, magari non sono neanche a conoscenza di come ci hanno portato qui.
« In effetti se volevano ucciderci o torturarci l'avrebbero già fatto.
"Oppure stanno aspettando che ci rilassiamo per poi colpirci alle spalle."
Il preside scrutò i ragazzi da lontano, cercando di capire se tutti avevano finito di mangiare, così che potessero tornare nelle loro stanze per riposarsi. Sembravano aver fatto una buona impressione sul Tribunale, i sette membri ordinari li avevano trovati dei gentiluomini e delle gentildonne di prima classe. Avevano conversato senza uccidersi a vicenda e provato tutte le pietanze senza essere troppo schizzinosi (tranne Niklas che aveva richiesto il suo personale chef a cinque stelle, con scarsi risultati). Essendosi guadagnati un extra, Mikhail si alzò dalla sua sedia e annunciò:
« E' l'ora di un bel ballo. Musica maestro!
Niko afferrò il suo violino senza neanche alzarsi e cominciò a suonare un valzer, veloce e ritmato, che faceva proprio venire voglia di mettersi a ballare.
« Direi che allora è meglio andare, o non potranno sfogarsi a dovere. » esclamò Tiago « Ci vediamo il prossimo anno, preside Fitzherbert.
Il Tribunale lasciò la Sala Comune, nel silenzio, proprio come era entrato. I ragazzi ci fecero caso sì e no, ma la musica era avvolgente e riempiva il loro cuore distogliendoli da quel pensiero. Isabelle e Mikhail scesero dal rialzo degli insegnanti e presero a seguire la musica proprio al centro della sala, girando intorno ai tavoli. Erano ottimi ballerini, al loro passaggio anche i ragazzi cominciavano a tenere il tempo con i piedi.
« Ma chere...
« Shh, non parlare quella lingua!
« Non preoccuparti, non ci sentono. E poi me l'hai insegnata tu questa frase.
« Lo sai dove stava scritta, non farmi passare dalla parte del torto. Ho paura che Dominic che arrabbi.
Il giovane spostò la mano fino alla vita della compagna e la fece piroettare su se stessa.
« Non devi temere Dominic, è un pezzo di pane.
Isa gli sorrise scuotendo la testa:
« Allora? Li aiutiamo noi?
« Sarà fatto mia signora.
Tutti e ventotto i ragazzi si erano radunati per vederli ballare ma nessuno aveva ancora preso l'iniziativa. A malapena danzavano per conto loro. Isabelle ritenne di dover movimentare l'atmosfera con un piccolo aiuto. Cominciarono ad accoppiarli casualmente nel corso della danza.
« Ops, scusate! » unirono Himori e Aren.
« Che maldestri! » fu il turno di Osiris e Minerva.
« Davvero non mi capacito della mia sbadataggine! » Aka e Asherah.
Alla fine Leonidas fu spedito da Zander, Delaney da Ambrosia, Chi da Roxanne, Angelica da Luther, Ayami da Niklas, Kylian da Adam, Lucrezia da Gildor, Tyen da Elide, Lizette da Evander, Cassia da Lucian e Michelangelo da Nevan.
Non erano degli accoppiamenti soddisfacenti, non per i ragazzi, ma decisero ugualmente di ballare così per un po'. Almeno uno della coppia coinvolgeva l'altro nel valzer, uno di quelli popolari e tipici di Superbia, riprodotti durante le grandi feste a palazzo, un brano che da solo aveva la stessa potenza di quando era suonato da più musicisti. Quella che stava ballando con più impegno di tutti era Roxanne. Roxanne era nata per ballare, era il suo lavoro. Al bordello dove viveva con Crezia era considerata la ballerina migliore di tutti, a volte riusciva a sviare degli impegni notturni proprio per questo motivo. Intratteneva i clienti e faceva guadagnare molto denaro alla signora della locanda. Ovviamente fuori dalla locanda non c'era mica il cartello "QUI PROSTITUTE" ma un titolo che invogliava ugualmente ad entrare "IL SAPORE DELLA LUNA" e più in piccolo "le nostre cameriere saranno felici di garantirvi una serata spensierata a ritmo di musica!". Lucrezia ci sapeva fare bene con gli uomini, grazie al suo potere non doveva temere sorprese inaspettate e il conto lo facevano pagare subito. Se vedeva una situazione pericolosa toccava quella persona e si polverizzava. A volte venivano anche donne, ma davvero raramente.
Anne non era ancora riuscita a finire il suo vestito rosa antico, scollato e dalla gonna a balze. Aveva chiesto dei consigli all'amica, che aveva già realizzato da tempo un vestito tutto suo, di un rosso scuro molto acceso e dall'effetto nuvola, con tutti quegli strati plissettati quasi in modo esagerato. Lo trovava stupendo, una creazione degna dell'artista. Quindi quella sera le era toccato indossare un vestito da lavoro, che, per carità, era bellissimo, lo stile orientale le stava proprio bene, ma le lasciava scoperte molte cicatrici dell'incidente. Nessuno sembrava essersene ancora accorto, le aveva nascoste bene con il fondotinta.
Trascinò Chi in una danza sensuale, muovendosi sulla punta dei piedi, con i bracciali che tintinnavano alle caviglie e ai polsi.
« Forza Chitsuki! Forza tesoro! Muovi a ritmo le anche!
Anne sembrava volare. Tutti la guardavano incantati e si erano fermati, immobili. Il tavolo era stato sparecchiato da Seraphina, la ragazza ci salì sopra e continuò. Riproduceva perfettamente le danze orientali soprattutto quella del ventre, il suo corpo un'onda unica e rapida nei giri. Perfino i tavoli sembravano aiutarla, come animati.
« Cos'è una musa?
« Anne è la migliore a ballare. Attira sempre molti uomini da noi.
Roxanne scivolò sul tavolo e raggiunse Asherah, accarezzandole il viso con una mano, mentre quest'ultima si avvicinava sempre di più, istintivamente. Fece finta di baciarla ma si ritrasse leccandosi le labbra, suonava come un "devi guadagnartelo" e lasciò Ash spiazzata. Allora la castana scese dal tavolo e afferrò la mano di Angelica.
« Andiamo.
Lei la seguì. Ripresero a ballare in due.
« Ha adocchiato mia cugina...
« Roxanne cade facilmente per le persone che si preoccupano per lei. Non ci ha mai pensato nessuno a lei, le viene spontaneo.
Michelangelo si schiarì la voce:
« Vuole concedermi questo ballo, signorina?
« Volentieri. » ridacchiò
Mikhail e Isabelle li osservarono muoversi e cambiarsi di posto con chi preferivano o ritenevano più adatto, sorridendo per il risultato della loro idea.
Miche era un ballerino più bravo di quanto desse a vedere, Crezia la trovò una piacevole danza tanto da continuare anche al giro successivo con lui.
« Senti, Crezia, devo chiederti una cosa.
« Spara.
« Sei stata tu a lasciare i fiori in camera mia?
« No.
« Ne sei sicura? Io ho visto due persone mentre mi vestivo e mi hanno lasciato un mazzo di fiori. Sono abbastanza sicuro che una di loro fosse Kylian.
« Kylian? Il ragazzo del mio dormitorio?
« Andiamo, so che lo conosci, siete stati seduti vicini e il vestiti che indossa è lo stesso che ho visto fuori dalla porta. Non fare la finta tonta.
« Ti sono piaciuti?
« Tralasciando che mi stavate per far tornare l'allergia, sì.
« La prossima volta sceglieremo qualcosa di più adatto.
« Lo spero.
« Se non stai bene posso aiutarti! » Luke stava passando giusto vicino a loro e sentì le parole del ragazzo.
« Non serve, grazie.
Lucian era il più impegnato di tutta la serata, le persone continuavano a cercare un ballo con lui e il castano accettava volentieri tutte le donzelle e cavalieri che gli venivano incontro. Al momento era intento a far divertire Himori. Era stata un'idea di Lucian per farlo avvicinare di più, Himori non aveva la minima intenzione di ballare, anzi era stato ben felice di poter lasciare il suo precedente partner durante l'esibizione di Roxanne. Avendo capito che ci voleva qualcosa di tranquillo e poco stressante per lui, Luke aveva unito le mani con le sue e dolcemente lo trasportava per la Sala Comune.
"Non è così terribile" alzò le spalle il corvino, sentendosi più rilassato in sua presenza.
Lucian era proprio come si era detto, uno spesso strato di zucchero e miele ma con qualche increspatura che preferiva nascondere. Non erano delle increspature negative, lo sentiva a pelle che non era nulla di che, però per lui potevano essere dei difetti importanti, scomodi. Quando fu troppo stanco per continuare, Himori lasciò le mani di Lucian.
« Vado a dormire, ci vediamo domani. » che equivaleva ad augurargli una buona notte e a ringraziarlo per la serata.
« Certo! Se hai problemi puoi dirmelo, ti aiuto volentieri.
« Grazie. » alzò le spalle e si avviò verso Dahlia.
Il successivo ballo di Lucian fu con Asherah, la versione femminile di Samael, almeno in quel momento. Dopo un giro con Aka, era stata attratta dalle belle parole del ragazzo e dal suo comportamento così gentile e voleva provare a parlarci per un po'. Ballare era un modo efficace e veloce per avvicinarsi senza essere disturbata da altri. Quando lo vide libero gli venne subito incontro.
« Ti va di ballare? » domandò.
Asherah era il caos, una persona rumorosa a differenza di Sam, che difficilmente poteva essere confusa con qualcun altro, era stata solo qualche ora con gli altri ma già sentiva che si sarebbe potuta divertire con i sei compagni di stanza. Lucian era una persona più calma, e stare un po' calma non le dispiaceva. I due cominciarono una danza più veloce, con Ash che si dava alla pazza gioia e Luke che la seguiva volentieri, scatenandosi anche lui.
Il comportamento turbolento della ragazza non era un tratto da considerare negativo, per alcuni poteva essere fastidioso, tuttavia era coinvolgente e scaturiva negli altri la voglia di seguirla e fare come lei.
« Sei un'ottima ballerina Ash!
« Anche tu Lucian!
Prima di raccontare il prossimo ballo del principe della serata, è il caso di spostarsi più in là nella sala, dove altre amiche del castano stavano aspettando il suo accompagnatore. Minnie, in particolare, aveva condiviso un breve ballo con Osiris ma poi quest'ultimo l'aveva salutata per aggregarsi ad Aren, che altrimenti sarebbe sgattaiolato in camera sua. Essendo anche Aka rimasta da sola, le due avevano finito per incontrarsi a metà strada e la rossa non aveva resistito nel proporle un turno con lei, pur di vederle fare un sorriso.
L'umore di Minerva cambiò in un nanosecondo da depressa a sprizzante di gioia da ogni poro e sulle note più lente del valzer cominciarono. Aka dovette insegnarle come fare perché la piccola e dolce Minnie era una vera frana e continuava a pestarsi il vestito troppo lungo.
« Mettimi le mani sulle spalle, sei più alta di me quindi non avrai problemi.
In effetti l'arancione era di cinque centimetri circa più alta. Alla fine non fu così difficile come credeva, pur avendo ancora bisogno di guardarsi i piedi riuscirono a danzare per un quarto d'ora buono, o forse di più, fatto sta che si interruppero solo quando Lucian le chiese di ballare, come promesso da lui stesso.
« Sei stata davvero molto gentile, ti r-ringrazio Aka.
« Ma di che, anch'io avevo voglia di un altro ballo. Ci si vede.
La rossa tornò con Osiris e Aren, che avevano smesso di ballare e stavano invece parlando del più e del meno usando sempre i tovaglioli o la lingua dei segni, avendogli chiesto di poterla imparare per agevolargli le conversazioni, e tutti e tre tornarono ad Hydrangea.
L'evento più interessante, però, ritengo sia il ballo tra Ayami e Luther, cominciato per un motivo dei più strani. Al primo turno, Ayami era capitata in coppia con Niklas. All'inizio gli era sembrato un bravo ragazzo ma il modo in cui si comportava con Nevan e l'evidente disgusto sulla faccia del blu le avevano fatto insorgere dubbi sulla natura delle sue azioni. Natura che a poco a poco si era rivelata anche nel loro ballo. Niklas era un ottimo ballerino, la deliziò con i suoi passi decisi ed eleganti.
« Oh mia cara, provieni anche tu dall'alta nobiltà?
« No, non direi alta nobiltà. Però ho un famiglia benestante.
« Affascinante. Ti piace l'accademia?
"Bella domanda."
« Sì certo. Sembra un bel posto.
« Ne sei proprio sicura tesoro?
« Ma certo.
Ovviamente stava mentendo, come poteva piacergli un posto tanto inutile? Sua madre le aveva insegnato a rispondere come gli altri si aspettavano che facesse quindi aveva preferito fargli credere che fosse interessata, le sue maniere le facevano pensare che per lui era qualcosa di interessante e non voleva fare una brutta impressione sull'erede di una delle famiglie più ricche di Acedia. Non ci voleva tanto a collegare il suo stile alla M di Mikkelsen al comportamento che aveva avuto Lizette, la ragazza che gli stava attorno come un'ape su un fiore. Non doveva fare una cattiva impressione. Non doveva fare una cattiva impressione. Lo ripeteva centinaia di volte nella testa con la speranza che le avrebbe impedito di fare un passo falso. Niklas le mise una mano sotto il mento.
« Sei davvero molto carina. Penso che dopo Lucrezia e Roxanne sei la ragazza più carina della scuola. Ti andrebbe di aiutarmi?
« Aiutarti? In cosa?
Non capiva a cosa stesse alludendo.
« Aiutarmi ma certo!
« Se posso esserti utile per qualcosa molto volentieri.
« Ma è fantastico tesoro!
Le annusò i capelli, arrotolando qualche ciocca nelle sue dita e spingendola sempre di più verso la parete. Il biondo sapeva che sarebbe stato facile metterla ai suoi piedi, ora che era lontano da casa doveva trovarsi altre persone che facessero le cose al posto suo, Ayami sembrava perfetta per questo compito, così come Lizette che già ci stava ampiamente provando. Lo aveva capito da un pezzo, soprattutto quando lo aveva chiamato Mikke, usavano quel soprannome solo le persone che volevano qualcosa da lui, lo facevano in modo involontario ma succedeva sempre così.
« Sono sicuro che mi aiuterai a meraviglia, Aya.
Ayami era ormai contro la parete e non sapeva dove andare, Niklas le faceva molta paura quasi quanto Luther, che era entrato tutto bendato nella loro stanza.
"Ma tu guarda parli del diavolo e spuntano le corna."
Luther era proprio seduto con la schiena al muro, vicino a dove il ricco ragazzo di Lilium l'aveva spinta. Se ne stava per conto suo da quando Angelica era stata rubata da Roxanne per il loro ballo e non gli era dispiaciuta un po' di tranquillità. Se avesse saputo che potevano lasciare la Sala Comune probabilmente lo avrebbe fatto da un pezzo, ma era un passatempo anche osservare gli altri che ballavano davanti ai suoi occhi. L'angolo più tranquillo era proprio quello dove si era appoggiato circa dieci minuti prima.
Notò che una delle ragazze del suo dormitorio, "quella con i capelli rosa" come la riconosceva lui, era stata incastrata dal biondino. Aveva capito di chi si trattava dopo una sola occhiata, gente del genere non passa inosservata neanche vestita di bianco in una stanza bianca. Era come se emanasse un'aura negativa a decine di chilometri di distanza. Niklas faceva il bravo ragazzo per tutto il tempo e con il suo carisma - e status sociale - era facile attirare gli altri intorno a lui. Però faceva anche molta paura quando voleva. Aveva ben capito le sue intenzioni: approfittare del ballo per avvicinare un'altra ragazza innocente, non troppo ricca e che avrebbe accettato di buon grado il suo aiuto, soprattutto se dopo una spintarella. Persone di questo calibro lo inorridivano terribilmente. Avrebbe dovuto darle una mano?
Ayami lo guardò, cercando un appoggio, era pur sempre un suo compagno di dormitorio e sperava che potesse tirarla fuori da quella situazione così scomoda. Le attenzioni di Niklas si erano rivelate una scusa bella e buona.
« Mi aiuterai non è vero?
« Io...
« Allora, mi aiuterai Aya?
« No, io...
« Non vuoi aiutarmi Aya?
Era così vicino che avrebbe potuto picchiarla, o questo le veniva in mente. Per un attimo sembrava addirittura sua madre quando la sgridava per non essere stata una brava bambina.
"Va tutto bene. Sono brava. Sono brava. Sono brava!"
« Allora Aya?
« Scusami ma devo ballare con un'altra persona!
Le venne fuori tutto d'un fiato, un pensiero represso che doveva tirare fuori. Afferrò la mano di Luther e riuscì a farlo alzare senza problemi - ricordo che è alto quasi due metri - per poi allontanarsi dal ragazzo il più in fretta possibile. Quando fu dall'altro lato della stanza, si fermò e si strinse nelle spalle.
« Perdonami per averti coinvolto! » esclamò inchinandosi, quasi con le lacrime agli occhi « Mi sono spaventata...
Luther fece spallucce:
« Non fa niente, ma credo che ora dobbiamo ballare per forza.
« Mi dispiace...
Luther alzò gli occhi al cielo, non aveva voglia di sentire le lagne di una ragazzina, già non gli andava giù di doversi mettere a ballare, se si lamentava l'avrebbe piantata in asso e lasciata in balia della sua bugia. Aspettò che si decidesse su cosa fare.
« Andiamo, balla.
Le prese le mani per farle capire che anche se era un disturbo per lui, alla fine non gli sarebbe dispiaciuto aiutarla. Ayami era ancora timorosa, anche Luther le faceva paura, ma tra i due mali voleva scegliere quello minore. Chissà cosa nascondeva sotto le bende, cosa c'era di tanto terribile da non poter essere visto? Si sentiva al sicuro, però, ora che era con lui. Gli venne da fare un paragone con Lucian. Lucian era dolce, sorrideva sempre, con una parola poteva tirarti su il morale. Luther non stava sorridendo, sembrava assente, come se facesse le cose in modo meccanico, tuttavia le infondeva comunque sicurezza e la incuriosiva. Era vestito in modo elegante, forse veniva da una famiglia ricca, non ricordava il suo regno, lo aveva detto? Era anche bravo a ballare.
"Non è male come cosa, potrebbe tornarmi utile" pensò lui.
Continuarono per un bel po', Ayami si era talmente abituata alla sua presa che aveva perso la cognizione del tempo, era quasi sul punto di addormentarsi lì.
Leonidas aveva offerto la sua mano ad Ambrosia e lei aveva accettato di buon grado, Leo era stato fin da subito paziente con tutto il dormitorio, una gentilezza che lo faceva sembrare quasi il padre di turno, mentre Osiris, subito affezionato ad Aren, le era sembrato più un raggio di sole, quelle persone di cui diventa difficile liberarsi una volta che le hai conosciute.
Vicino a loro passarono Chi e Delaney:
« Hai intenzione di tenere la tua pianta in camera?
« Ma è ovvio. Pensa a quante mosche si mangerà!
« Uhm, è vero. Hai visto? Il Tribunale se ne è andato quando abbiamo cominciato a ballare, non lo trovi strano?
« Volevano lasciarci in pace.
« Sì va be', intendevo che per una volta che ci hanno trovati ci mollano senza dire una parola. Comincio a diffidare di loro...
« Non ti sembra di starti fissando troppo su questa questione? Ora che siamo qui non è che possiamo fare molto per uscire.
« Sono semplicemente curiosa di capire. Non lo sei anche tu?
« Però adesso ho voglia di ballare! Dai, dai, dai!
Del scosse la testa, a volte Chi sembrava veramente una bambina piccola, e non solo per la sua bassa statura, aveva un modo di comportarsi che poteva far saltare facilmente i nervi. Continuò a ballare senza pensare più di tanto agli ospiti che avevano ricevuto, ma si ripromise di trovare una spiegazione alla loro presenza. Il giorno dopo avrebbero avuto la loro prima lezione e chiedere a uno dei professori non era una cattiva idea. Al massimo si sarebbero arrabbiati e l'avrebbero punita.
Cassia stava fissando il collare di Elide. Elide non è un nome che senti tutti i giorni, se non era lei doveva essere una sua parente, o meglio discendente. Ma sembrava impossibile che ci fosse qualcuno con lo stesso nome nella stessa famiglia. Qualche tempo prima aveva avuto un'amica di penna, era convinta che si trattasse proprio di Elide. Era il suo nome, firmava sempre con "baci, Elide" per farsi riconoscere e non le sembrava vero di avercela davanti agli occhi. Non credeva nell'esistenza delle coincidenze, doveva essere per forza l'Elide che conosceva lei. La castana si era accorta del suo sguardo fermo, tuttavia aveva ritenuto più credibile che fosse semplicemente stanca e che quello fosse il suo sguardo normale. Non era difficile da credere, Sia aveva delle occhiaie da far paura visto che la sera non dormiva quasi mai, davvero raramente. Ci volevano minimo cinque caffè a tenerla su la mattina.
Se fosse stata veramente la sua Cassia non avrebbe provato gioia più immensa nel poterla finalmente conoscere di persona, seppur in una situazione spiacevole e complicata. Alla fine non si diede per vinta e le si avvicinò con la scusa di una danza.
« Ciao sono E-
« Elide, di Lilium.
« Ah, sì il collare. Ti va un ballo?
"Ma chi ha voglia?"
Alzò le spalle e la seguì. Tanto non poteva andarle peggio di quello con Lucian. Lucian era stato il ballerino perfetto, era una coppia casuale ma non le era dispiaciuto. Solo che era stata molto rigida, quasi scortese forse, nonostante lui continuasse a parlarle del più e del meno con una calma incredibile. Gli era piaciuto, stranamente, ma aveva pensato di averlo infastidito con il suo comportamento, quindi quando Roxanne aveva ballato per tutti loro ne aveva approfittato per svignarsela. Si era presa del tempo per osservare i compagni, aveva letto i loro nomi sul collare e aveva cercato di memorizzarli al primo colpo. Quelli di Rosa li sapeva dai primi cinque minuti in cui si era svegliata - ancora non le sembrava vero di aver dormito la notte precedente. Il vestito che aveva indossato era scadente e semplice, non aveva i soldi di Niklas o Lizette, per citare i più fastidiosi, e si accontentava di quello che aveva. La madre adottiva era l'unica cosa che per lei contava veramente in quel momento.
Tyen comparve alle loro spalle spaventandole.
« We! E mo chi sei tu?
« Scusate se vi ho spaventato, stavo per ballare con te al primo turno ma poi Anne ci ha incantato con le sue movenze.
Elide collegò il suo viso al ragazzo di prima e sì batté una mano sulla fronte.
« Oddio scusa! Stavo giusto per ballare con Cassia, se vuoi puoi unirti a noi. Se a Cassia va bene, ovvio.
La ragazza fece spallucce, non le faceva né caldo né freddo. Tyen sembrava proprio un fantasma, riusciva a comparire all'improvviso nei momenti più opportuni , era un fantasma buono. Non era veramente freddo, solo a prima vista, in realtà era una persona curiosa e non disdegnava una buona conversazione. Era la sua calma a farlo sembrare così chiuso, ma bisognava imparare a distinguere le due cose.
« Fantastico allora.
Mentre il bianco e la sua amica - forse - cominciavano a ballare sulle note del violino di Vlachos, Cassia continuava a starsene seduta e a scrutare le persone nella sala, era fondamentale comprendere le vere intenzioni di ciascuno di loro. La missione era tornarsene a casa dalla madre e non voleva fallire per nulla al mondo. I due ragazzi si guardarono negli occhi:
« Su Sia, vieni a ballare con noi, non fare l'asociale!
« E' divertente te lo assicuro.
Di poco fiducia, l'apatica Cassia si alzò dalla sedia contro la sua volontà e prese una mano di Tyen e una di Elide.
« Ammettilo, siamo un bel trio.
« Forse.
Nel frattempo torniamo da Leo, che aveva lasciato Ambrosia dopo uno scontro con Gildor. Lo stesso Gildor con il quale era seduto a cena. Non poteva che essere destino per i due. Entrambi accettarono di fare qualche giro insieme, non c'era nulla di male e sembrava divertente. In particolare, il corvino notò come l'altro fosse più rilassato di prima in sua presenza, gli fece piacere, enormemente piacere.
« A quanto pare ci incontriamo di nuovo.
« Così pare.
« La cosa non ti piace?
« Questo non l'ho mai detto. A differenza di quanto pensi, sono contento di aver scambiato qualche parola con te a cena.
Leo sorrise ancora più di prima. Fece girare il suo accompagnatore a tempo di musica, il professore si stava evidentemente stancando di suonare il violino, gli avrebbe dato altri quindici minuti al massimo e poi li avrebbe mollati per andare a dormire.
« Secondo te il prof continuerà a suonare per molto? Sembra stanco.
« Ci pianterà sicuramente in asso.
« Sono della stessa idea.
Si stava creando piano piano un'intesa tra i due. Continuarono il loro giro senza badare agli altri, ma a ballare erano rimaste davvero poche persone, solo Lucian e Minerva, Niklas e Nevan e Michelangelo e Kylian. Le premonizioni si avverarono e Niko posò delicatamente il suo strumento nella custodia, poi se ne andò tutto imbronciato.
« Scordatevi che io suoni ancora per voi ingrati, me ne vado a dormire.
Gli altri docenti risero di cuore alle sue parole e visto che alcuni si stavano finendo di godere l'atmosfera, Mikhail si mise a battere il tempo con le mani, aiutato da Isabelle. Leonidas e Gildor commentarono animatamente quel misero modo di mandare avanti la serata, l'impegno di quei due per renderli felice era superiore a quello di tutti gli altri professori messi insieme e non gli dispiaceva. Il blu si sentiva leggero, senza pensieri, riuscì a guardare l'altro negli occhi tutto il tempo, come se un filo invisibile li legasse e conducesse il suo sguardo. E poi i suoi occhi erano rassicuranti, profondi. Non avrebbe mai creduto di potersi sentire così a suo agio con un'altra persona, nel senso, senza cercare di doversi adattare al carattere dell'altra persona. Si sentiva più se stesso.
« Li vedi Nevan caro? Non ti piacerebbe ballare con me?
« No. Smettila di rompermi le scatole.
Biondo era proprio contrariato da quella risposta, come era possibile che lui non capisse quale onore stava ricevendo? Poteva ballare con lui! Davvero scortese da parte sua.
« Su su, non essere volgare, dadley!
« Vaffanculo.
« Con affetto.
« Stai zitto.
Niklas fece una faccia disperata e poi si avvicinò abbastanza da poter poggiare il suo mento sulla spalla del compagno. Sorrise sornione. L'altro con scansò con una manata in pieno volto.
« Ma che modi! Avresti potuto rovinare il mio bel faccino, dobbiamo chiaramente rivedere le condizioni di convivenza.
Nevan era sul punto di legarlo e appenderlo al soffitto per usarlo come sacco da box, ma trovò la cosa troppo stancante e lasciò perdere. Sprecare energie con gente simile non valeva la pena. Si alzò ma il biondo fermò la sua mano e lo tirò a sé con forza, tanto da fargli fare un giro su se stesso.
« Andiamo, un ballo solo.
Nevan sospirò sconsolato, Niklas si divertì a fargli fare posizioni assurde mentre andavano da una parte all'altra della Sala Comune, con Michelangelo che stava soffocando nelle sue stesse risate.
"Ho seriamente bisogno di un lanciafiamme."
A proposito di Michelangelo, Crezia gli aveva scaricato il complice da almeno mezz'ora e lui senza scandalizzarsi lo aveva trasportato in una tranquilla danza, così che la ragazza potesse trovarsi un altro ballerino - che si da il caso finì per essere Lizette.
Kylian era contentissimo di poter ballare con la sua cotta, ma aveva anche paura che lo giudicasse negativamente per il suo vestito. I Fairchild vendevano vestiti firmati nei loro enormi negozi, si sarebbe indignato nel vederlo indossare una gonna? Il castano indossava sempre vestiti femminili, anche la sua uniforme era quella femminile - della cosa avrebbe dovuto in seguito ringraziare proprio Isabelle. Quella sera aveva scelto l'unico vestito elegante che aveva trovato, color acquamarina, scollato e comodo se si vogliono fare piroette su piroette. Tuttavia, il commento del celeste lo colse di sorpresa:
« Mi piace il tuo vestito, non credo tu debba provare vergogna per preferire capi destinati a un pubblico femminile. » disse con la voce che Angelica definiva da "leccaculo".
« Ti ringrazio.
« Ma che ti ringrazio, fatti valere su! » esclamò dandogli una pacca sulla spalla.
Lian arrossì un po' sentendo la loro pelle a contatto.
« Oi tutto bene? Ah, ma qui qualcuno è arrossito!
« Non è vero!
Michelangelo ridacchiò malizioso e si passò una mano tra i capelli:
« Guarda che a me puoi dirlo. Vi ho visto fuori dal mio dormitorio, tu e Crezia mi avete lasciato dei fiori sul letto.
Lui arrossì ancora di più. Lo aveva visto! Che imbarazzo, dopo questo non si sarebbe mai dichiarato, cascasse Ephidia! Però Michelangelo si stava avvicinando. Era sicuro che si stava avvicinando al suo viso. Oh sì, ne era molto sicuro.
"Che sta facendo?!" sgranò gli occhi.
« E' stata Crezia, vero? Siete complici voi due. » bisbigliò nel suo orecchio.
Probabilmente tutti tranne la persona in questione riuscirono a vedere la gioia svanire di colpo dal volto di Kylian, quando sentì quelle parole penetrargli nel corpo e risuonare come un'eco. A malincuore scacciò subito via la tristezza, per non sembrare deluso da quello che aveva detto, ma gli era rimasta addosso come una macchia d'olio indelebile.
Michelangelo però gli accarezzò un labbro con la mano e abbassò quello inferiore con il pollice. Ancora quel sorrisetto malizioso che indicava che stava flirtando come al suo solito.
« Cos'è? Ti è morto il gatto? Eddai non fare quel muso lungo. E se ti dicessi che mi piaci?
La faccia di Kylian assunse quasi la sfumatura perfetta del vestito di Isabelle. Indietreggiò coprendosi con le mani, facendosi scudo che se dovesse proteggersi.
« Ops, la mia bellezza ti ha accecato? Dai vieni qua, non mordo mica!
Ma Kylian era già andato a rifugiarsi da Lucrezia. Come poteva una persona dire delle cose così belle e poi uscirsene con delle cattiverie simili?!
"Oddio, non è che ha detto una cattiveria, non propriamente... dannazione, eppure ha ragione..." ammise, le mani ancora lo coprivano "Crede che sia divertente?!"
Michelangelo lo raggiunse nuovamente. Si scusò ma continuava ad avere quel sorrisetto perverso sul volto. Ovviamente non era stupido, aveva ben capito che l'altro si era invaghito di lui al primo incontro, era una cosa che capitava spesso ma di solito erano le ragazze. Non sapeva se la cosa gli facesse piacere oppure ne fosse indifferente. Forse di più la prima opzione. Comunque si stava stancando un po', era dall'inizio della giornata che gli faceva male il petto, tanto che si era finito un pacchetto intero di sigarette, ma era così coglione da non volerlo dare a vedere. Ne andava del suo onore. E poi se Angelica se ne accorgeva sarebbe stata in pensiero per lui e non voleva farla preoccupare.
Alla fine era arrivata mezzanotte. Erano rimasti con loro solo Mikhail e Isabelle, li radunarono in base al dormitorio e li spedirono subito a letto, facendo a tutti i complimenti per essersi comportati bene. Il professore di diritto assicurò che non avrebbero dovuto più temere il giudizio del Tribunale ma avrebbero avuto molte altre di quelle serate, quindi se volevano scatenarsi ancora non dovevano temere "c'è un sacco di tempo!" esclamò.
La presenza di un organo tanto importante all'Accademia della Selva aveva sollevato il sopracciglio di molti, e ora che avevano saputo che quella era l'unica visita che avrebbero fatto era ancora più sospettosi di prima. Soprattutto la spia.
☆
Monarch aveva seguito per bene la serata. Doveva essere preparatx per quello che li attendeva. Entrò nel dormitorio e mise nell'armadio il suo vestito, poi raggiunse il bagno per farsi una doccia. Aveva recuperato di nascosto lo strumento con il quale sarebbe statx in grado di contattare Xander Grimlock, ma non aveva ancora ricevuto messaggi da lui. Monarch pensò che fosse una cosa strana. L'acqua scorreva sul suo corpo e sul piccolo oggetto, era talmente piccolo che anche paura che potesse cadere nello scarico. Fortunatamente non accadde nulla di ciò e una volta uscitx si gettò sul suo letto e fissò per un po' il soffitto. Il Tribunale in quella scuola? Impossibile. C'era qualcosa di strano, qualcosa che non quadrava, e Monarch lo sapeva.
"Non temere Viperion, scoprirò cosa stanno tramando."
☆
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