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̥⋆*。 diventiamo delle principesse che aspettano che il principe le venga a salvare ˚



1 settembre.
9:27.
Mattina.
Il sole splende alto nel cielo.
Nonostante vigesse la ferrea regola di non lasciare il proprio regno - se non in casi particolari - sarebbe stato impossibile prendere parte alla riunione a distanza. Certo, avevano gli ologrammi a disposizione, ma erano veramente scomodi quando si trattava di parlare per ore dei problemi di Ephidia, Verdian faceva fatica a tenere aperti gli occhi già dopo un'ora.
Però, ad essere proprio sinceri, a Raeliana non sarebbe affatto dispiaciuto potersi risparmiare un Lysander appiccicoso.
I sette sovrani erano seduti intorno al solito tavolo per la riunioni, nella stanza più grande del castello della regina di Superbia. Le manie di protagonismo della donna l'avevano spinta come ogni anno ad ospitare tutti i suoi colleghi, senza concedere a nessuno di loro la possibilità di controbattere a tale decisione. Come in tutto l'edificio, le pareti erano tappezzate con enormi arazzi raffiguranti lo stemma del regno. I troni d'avorio striderono sul pavimento di marmo bianco, creando un rumore spiacevole che spinse Sedric a coprirsi le orecchie con le mani, mentre faceva una smorfia e sistemava il suo cuscino.
Ognuno di loro aveva un modo particolare di sedersi sul seggio. A cominciare dalla proprietaria, che mantenendo la sua compostezza impeccabile cercava disperatamente di impedire a Lysander di sporcarle i capelli con la sua saliva. Il sovrano di Luxuries aveva questa oscena abitudine di leccare qualsiasi persona incontrava, non era qualcosa che faceva di sua volontà, era simile a un modo per presentarsi, non poteva evitarlo.
Lysander non stava proprio seduto, non c'era verso di mantenerlo nella sua posizione. Saltava da un regnante all'altro, e attualmente si era fermato dietro a Raeliana ed era intendo a pettinarle i capelli passandovi le sue lunghe dita affusolate attraverso le ciocche.

« Liz, ti prego, smettila. Sei insopportabile quando fai queste cose. Torna a sederti, da bravo. » lo rimproverò, le braccia conserte.

Morlain non poté fare a meno di trattenere una risatina, Lysander era veramente incorreggibile, sapeva quanto a Lia dava fastidio il contatto umano ma non smetteva mai di infastidirla. Con amore, ovviamente.

« E tu che cos'hai da ridere, pigrone! Se non fosse per me non ti sveglieresti mai! » esclamò nervosa.

« Su Lia, non è il caso di fare tanto chiasso di prima mattina, Liz ti voleva solo salutare come al solito. » si intromise Grimwald, scostando la solita ciocca che gli copriva la visuale e poggiando la guancia sulla mano destra, per guardare con più comodità la scenetta comica.

Zephyrine non era ugualmente in posizione consona. L'armatura probabilmente le impediva di trovare una posa decente, ma una gamba sul bracciolo, il busto completamente calante e la testa sull'altro appoggio non erano del tutto adatte alla situazione. La rossa sbadigliò pesantemente, alterando non poco l'umore di Raeliana.

« Riusciamo a cominciare in tempo, una buona volta? Ric, scrocia le gambe! Vinny, se per poco ti vola il cappello fuori dalla finestra ti spedisco a riprenderlo in un modo che non ti piacerà! E Liz, per Zeus, chiudi-la-bocca!

Lysander smise immediatamente di leccarsi le dita come un gatto e afferrò il viso della donna, lasciando che i palmi le massaggiassero le guance. Le fece inforcare i suoi stilosissimi occhiali da sole color ebano e poi corse fino ad esserle davanti, concludendo con uno dei suoi abbracci speciali spezza-ossa. Raeliana rimase senza parole, ovviamente non in senso positivo. Ci mise un po' per realizzare che il sovrano voleva corromperla con il suo affetto, ma poi scattò alquanto scocciata:

« Lysander Blackthorn! Non provare ad usare i tuoi sporchi trucchetti con me! » lo allontanò improvvisamente con un calcio.

Come si può ben immaginare, Liz ci rimase parecchio male. Mise il broncio, impersonando perfettamente lo stereotipo del "bambino viziato" e cominciando a far finta di piangere. Da lì la situazione degenerò sempre di più. La regina di Superbia cercò in ogni modo di riportare la riunione alla normalità, ma come al solito sembrava l'unica veramente interessata a quest'ultima, al momento.
Morlain scoppiò a ridere come un matto vedendo la scenetta e trasformò il trono - che stranamente aveva delle rotelle alla base - in una giostra ambulante. Grimwald e Zephyrine tirarono fuori le carte e cominciarono un torneo di Cin, un famoso gioco di Luxuries che consiste nel completare una scala di colori in base a svariate regole e divieti. Sedric aveva trovato rifugio sotto il tavolo per anticipare il pranzo di tre ore e Verdian faceva progetti sulla sicura vincita di Zeph.
In tutto ciò, Raeliana stava disperatamente cercando un modo per far smettere Lysander di piangere, perché se c'era una cosa che non sopportava erano i bambini frignoni. Con il fumo che le usciva dalle orecchie, la donna trascinò il compagno fino al suo trono e riuscì ad attivare la cintura di sicurezza che vi aveva installato per "casi disperati ed irrecuperabili", tirando finalmente un sospiro di sollievo.

« Possiamo cominciare ora? Abbiamo dei seri problemi di cui parlare.

« Mi stupisce, Lia, come tu non ti sia ancora accorta che è lui l'unico problema al momento. » Grimwald puntò il dito contro il rosa.

« Un problema con una bocca bella grande. » aggiunse Verdian.

« Liaaaa!! Digli qualcosa, mi prendono in giro!!

Il sovrano di Luxuries riprese a strillare e piangere alterando nuovamente la pazienza della poverina, che, stanca di vedere tutta quella confusione senza motivo, sbatté le mani sul tavolo, facendo addirittura cadere sul suo naso gli occhiali di Lysander che aveva sollevato sul capo qualche minuto prima. E come gran finale, proprio in quel momento, Lucia Saintcourt aprì la porta, facendo sembrare Raeliana agli occhi di tutto il Tribunale l'unica che stava causando quel putiferio.

« LYSANDERRRRRRRRR!!!

E questa fu la frase che ripeté per almeno un giorno intero.
La visita del Tribunale dell'Inquisizione era l'ultima cosa che i sette sovrani desideravano ed era del tutto inattesa. Inoltre, non erano giunti fino a lì solamente i membri principali, ma anche la sezione speciale, non al completo, sfortunatamente. Il motivo dell'assenza del quinto ragazzo non era certo sconosciuto ai presenti, anzi, si trovavano riuniti per discuterne. Era accaduto un fatto terribile: ventotto civili erano spariti nel freddo della notte precedente.
Chiaramente i sette componenti della sezione ordinaria del Tribunale erano subito intervenuti, convocando una riunione dei sovrani, perché trovassero la soluzione migliore al problema e Santiago, il membro proveniente da Superbia, aveva proposto giusto poco fa di raggiungerli. Non erano soliti lasciare la loro sede, dove abitavano oltre che a risiedere per i vari crimini che dovevano giudicare.
La funzione del Tribunale dell'Inquisizione era quella di occuparsi dei crimini che venivano commessi in tutta Ephidia. Ognuna delle persone che faceva parte della sezione ordinaria si interessava di un tipo di delitto diverso, in modo che ciascuno avesse una parte da svolgere. Per esempio, la graziosa Lilith Turner era incaricata di giudicare la vendita illegale di beni, visto che proveniva da Avaritia. Vi era anche una sezione speciale che aveva un compito molto particolare che aveva a che vedere con la questione di cui avrebbero parlato quel giorno alla riunione.
Xander Grimlock, considerato uno dei giovani più belli di tutta Superbia, ne era il capo, seguito da altri quattro componenti, tra cui c'era una spia. L'identità della spia era tenuta strettamente segreta a tutti, perfino al resto del Tribunale, per preservarne l'incolumità. Addestrata fin dalla giovane età, questa persona doveva svolgere un compito particolare: entrare apposta nell'Accademia della Selva.
Xander aveva scelto la spia con le sue mani, dopo aver studiato diversi ragazzi di ogni regno, aveva bisogno di qualcuno che fosse disposto a rischiare la vita per un bene superiore. Potrebbe sembrare semplice, ma non è stato così. Ci vollero ben 409 chiamate prima che qualcuno accettasse. Questi richiami venivano svolti per fare in modo che ogni anno ci fosse una spia a disposizione per entrare all'accademia, e ogni anno diventava sempre più difficile procurarsela. Le persone avevano paura, anche se sapevano che era tutta una farsa, una stupida filastrocca.
Ma come?, penserete, solo una filastrocca? Bene è il caso di spiegare alcune cosette prima di procedere con la loro riunione.
Nella terra di Ephidia viveva una persona molto particolare, un bardo, chiamato Serenity, sembra che esistesse fin dal principio, fin dalla prima dinastia di sovrani, quindi è sempre rimasto avvolto nella leggenda, e pochi hanno potuto incontrarlo nella loro vita. Ad ogni modo, Serenity ha sempre tramandato dei racconti molto particolari, in una lingua diversa da quella parlata nei sette regni - il latino - quindi non tutti all'inizio erano in grado di comprenderla. Poi hanno preso a chiamarla "lingua degli dei" perché sembrava una cosa venuta dal cielo.
Di queste storielle ce ne sono tantissime, ma alcune delle più recenti sono molto particolari. Parlano di una scuola nascosta in una selva, la magica Accademia della Selva, dove vengono portati tutti i bambini con dei poteri e dove rimarranno finché non avranno imparato a controllarli. Questi bambini nascono ogni anno in tutta Ephidia e vengono subito protetti dai loro familiari - salvo, ehm, complicazioni da quel punto di vista - per evitare che venga loro fatto del male. È proprio quest'accademia che però bisogna temere. Ogni anno ventotto bambini con dei poteri spariscono improvvisamente per essere portati in questa accademia, non è quindi una scelta, ma una cosa che accade e basta. Quando ti trovano e capiscono della tua esistenza non puoi evitarlo. Una donna aveva rinchiuso a casa sua figlia ma il giorno del suo tredicesimo compleanno, aprendo la porta della stanza, si era trovata un letto vuoto. Non c'è serratura, sbarra, filo di ferro che può fermare il misterioso rapitore, che prende il nome di Cantastorie. Il motivo è molto semplice, ogni volta che rapisce un bambino al suo posto lascia una filastrocca su di lui, nella "lingua degli dei", tanto che alcuni cominciarono a pensare che Serenity e il Cantastorie fossero la stessa persona, e il bardo sparì definitivamente dalla circolazione, e nessuno l'ha più visto. Ma di lui riecheggia sempre la voce.
Nel corso del tempo, i membri del Tribunale dell'Inquisizione si sono accorti che i bambini rapiti non tornavano più indietro. All'inizio non se ne interessavano quindi non se ne erano accorti, anche perché nessuno si ricordava dei bambini rapiti. Quando scomparivano tutti si dimenticavano di loro, anche i genitori. Li convocavano, facevano loro domande, e loro rispondevano che erano morti: affogati, incidente d'auto, accoltellati, strangolati, suicidati, nel sonno, per malattia. Venivano fuori tutti i modi più strani e immaginabili. Qualcosa non quadrava, chiaramente. Non era possibile che tutti i bambini tornassero per poi morire. O che non tornassero affatto.
Quindi crearono la sezione speciale del Tribunale, che si occupa proprio di queste sparizioni e in aggiunta delle missioni pericolose che potrebbero però assicurare la pace nei regni. Xander è il capo solo di recente, così come gli altri membri, pensò che fosse ingegnoso mandare uno dei ragazzi con poteri volontariamente alla scuola, così che potevano tenersi in contatto con lui, ma dopo un po' perdevano le tracce. Decisero di continuare comunque, perché sembrava dare qualche risultato fino ad arrivare alla spia scelta per quest'anno. Insieme al giovane troviamo una ragazza di nome Celestia Whitewood, che aiuta strettamente Xander a prendere decisioni, una ragazza di nome Luna Ramirez e un giovane di nome Felix Ashford. Tutti sono delle spie scelte dal capo, ma talmente brave che lui vuole ancora aspettare ad usarle. Della spia di quest'anno è particolarmente fiero, è sicuro che con il potere che ha potrà riferirgli un sacco di informazioni utili, sempre che riescano a restare in contatto.
Il Tribunale non si fida molto dei sovrani, pensa che stiano nascondendo qualcosa, hanno quei sovrani fin da troppo tempo, quasi duemila anni, da quando le persone vivono così tanto? Ma forse dovrebbero tenere la bocca chiusa, loro che ne hanno diecimila.
Quella mattina, ad ogni modo, avevano scelto di fare un salto al palazzo di Raeliana, per vedere come procedeva la riunione di inizio anno apposita per questa questione delle sparizioni, e l'effetto a sorpresa aveva dato i suoi frutti.

« Ehi, sbaglio o qui stiamo bighellonando? Mi aspettavo di trovarvi già a lavoro.

L'individuo che aveva appena parlato era il primo membro del Tribunale, Santiago Pereira, il rappresentante del regno di Superbia. Santiago, o Tiago, come lo chiamavano i suoi colleghi, era un giovane molto affascinante, dai capelli corvini tagliati corti ma non curati abbastanza, tanto che ormai due delle ciocche anteriori si erano allungate ai lati del volto, caratterizzato dal costante sorriso genuino. Forse il particolare che incuteva più timore erano i suoi occhi di un rosso splendente, era sempre molto difficile capire a cosa stesse pensando. Nonostante si dice che gli occhi siano lo specchio della verità, forse nel suo caso parlano meglio le sue mani.
Fin da piccolo Tiago si era dedicato alla musica e alla poesia e le sue mani avevano composto tante di quelle belle melodie che avrebbe potuto competere con un abitante di Luxuries a mani basse - ad ogni modo non era interessato a vantarsene. Non aveva mai veramente capito quali erano le faccende di cui Superbia si occupava e trovava abbastanza inutile l'esistenza di quel regno, però rispettava profondamente la casata Dragonforge, sapeva che erano dei lavoratori instancabili, e la loro ultima erede non era da meno. Certo, avrebbe potuto evitare di vantarsi così tanto delle sue abilità in economia, però alla fine trovava fosse un suo tratto molto interessante. Si chiedeva se il popolo si sarebbe mai ribellato, ma lei era al potere da parecchio ormai. Curioso, vero?
Il nostro pianista aveva deciso di prendere la parola per primo proprio perché quella meno interessata al lavoro gli era parsa la donna dai bianchi capelli, sempre pronta a riprendere l'indomabile e istintivo Lysander, ma mai disposta a chiedersi il motivo per il quale si comportava in modo tanto sconsiderato. Tiago si avvicinò lentamente al lungo tavolo di cristallo. Il materiale con cui era stato realizzato era molto particolare, si trattava di una varietà delle miniere di Invidia che era solita formarsi nelle grotte ad nord-est della zona, ed era estremamente difficile estrarlo. La mano guantata carezzò la superficie delicatamente, in più punti era segnata dal tempo e presentava l'incisione dei segni dello zodiaco cinese. Tiago ovviamente non poteva riconoscerli, perché lo zodiaco usato ad Ephidia era esclusivamente quello greco, la cosa lo lasciò perplesso e pensò di spostare per un po' la conversazione, desideroso di raccogliere preziose informazioni.

« Mia regina, che strani simboli sono mai questi? Non si tratta forse del limpido cristallo Mothu? La sua estrazione dalle grotte di Invidia è molto difficile, come mai ne avete un tavolo intero? » le sorrise appena, in modo molto dolce e compassionevole.

Raeliana si irrigidì visibilmente e si sedette nuovamente al suo posto. Gli occhiali di Lysander giacevano incustoditi sul tavolo.

« Se posso intromettermi nella questione - anche se non ho capito perché parlarne - quello è un mio regalo.

Verdian alzò la mano come un bravo bambino che vuole rispondere alla domanda della maestra.

« Oh, capisco. Dicevamo, speravo di trovarvi già al lavoro, sono quasi le dieci.

Questa volta ad intervenire fu un'altra persona. Adrian Hartman, capelli bianchissimi, spesso in disordine, un metro e ottanta di altezza, carnagione piuttosto scura per provenire da un regno come Invidia, dove raramente splende il sole, e anche lui quegli indimenticabili occhi rosso rubino.
Probabilmente non gli farebbe piacere sentire qualcuno all'infuori dei suoi compagni usare il soprannome che gli hanno affibbiato per quanto è ridicolo, però Didi era un uomo talmente gentile da risultare impossibile non dargliene uno così grazioso. Mise una mano sulla spalla di Tiago e lo voltò verso di lui. Per un attimo le loro iridi di fuoco si incontrarono e ci fu come un'intesa che gli altri non riuscirono a percepire. Gli altri che non erano del Tribunale. Calò il silenzio per una manciata di secondi, ma un silenzio totale che gela perfino l'aria. Il corvino annuì con un lieve cenno del capo.

« Non importa, potete cominciare anche ora. Non badate a noi.

Ora, un'affermazione di questo tipo Grimwald l'avrebbe smentita al mille mila percento, ma preferì restare muto. Come fai a evitare la presenza di dodici membri del tribunale che si occupano di condannare i peccatori della tua terra? È uguale ad avere una spada appesa sopra la testa!
Nonostante l'iniziale tensione creata dalla pessima impressione che avevano fatto i sette regnanti di fronte al loro tribunale, la riunione poté finalmente cominciare.
Trovare posto per gli undici ospiti era difficile, la sala dove si trovavano in quel momento non era molto grande, ma riuscirono a farsi portare altrettante sedie dai fedeli servitori di Lia.

« La riunione può cominciare! L'argomento della giornata è l'annuale "sparizione" dei ragazzi di Ephidia. I nostri colleghi del Tribunale dell'Inquisizione continuano a riferirci che i ragazzi che sono stati uccisi questa notte del 1 settembre non sono morti ma sono spariti. Come ogni santo anno. Sinceramente, con tutto il rispetto, non capisco perché dovrebbero essere stati rapiti. » domandò Grim a Lilith, che gli era seduta a fianco.

La giovane, che tra l'altro proveniva proprio da Avaritia, si alzò in piedi lisciandosi i lunghi capelli viola e lo guardò sorridendo. Era quel tipo di sorriso che può farti svenire all'istante, ma lui mantenne la sua compostezza.

« Mi sembra abbastanza chiaro che non capito come sta realmente la situazione, cari. Quei bambini vengono rapiti, ventotto ogni anno. Non ti pare strano che proprio ventotto bambini muoiano ogni primo settembre da un bel po' di tempo? Sono degli sciocchi non si farebbero delle domande. O forse è perché siete in qualche modo coinvolti... » l'ultima frase gliela sibilò nell'orecchio, sperando di notare qualche increspatura del volto a tale accusa, ma lui rimase impassibile.

"Davvero un osso duro" pensò.

« Ephidia è molto grande, prevalentemente si tratta di suicidi ed incidenti d'auto, per quanto mi riguarda le trovo solo delle coincidenze.

« Sono quattro per ogni regno. 7 x 4 fa 28. Riporta, mi sembra un calcolo troppo studiato per essere una semplice casualità.

« Per una volta sono d'accordo con Grim » si intromise Morlain « Perché dovrebbero rapirli?

« Le persone hanno l'incredibile capacità di essere estremamente ottuse. Quei ragazzi hanno dei poteri, i nostri membri della sezione speciale lo confermano. I ragazzi che "muoiono" hanno tutti dei poteri!

Lucia si alzò:

« Non solo. Tutti gli abitanti, appena nascono, vengono registrati nel nostro libro mastro, nessuno ci può sfuggire, lo facciamo per il bene dei regni. Siamo estremamente sicuri che tutti i ragazzi che spariscono hanno sviluppato dei poteri tra l'età di cinque o sei anni, segniamo anche il giorno in cui vengono a fare l'esame del potere. Xander si occupa personalmente di richiamare tutte le persone. Chi non effettua il test riceve una severa punizione. Per il bene dei cittadini ci teniamo a tenere sotto controllo tutti quelli che hanno un potere, cerchiamo di proteggerli da questa crudele sorte come meglio possiamo.

Si alzò Astrid stavolta:

« Non solo! Tutti voi conoscete il bardo Serenity, avvolto nel mistero ha sempre tramandato quella filastrocca sul rapitore dei ragazzi, il Cantastorie, che lascia un biglietto da visita sui comodini dei ragazzi che rapisce. I genitori dei bambini ce li hanno portati, questa è la prova schiacciante!

Alexei Romanov, che era rimasto per conto suo dall'inizio della riunione, tirò fuori trionfante i bigliettini. Erano dei cartoncini bianchi che usano normalmente le persone per pubblicizzare i loro negozi. Con una grafia pulita, a lettere nere, era segnata nella "lingua degli dei" la filastrocca del rapitore che il bardo era solito raccontare.
I sovrani rimasero perplessi a quella fonte materiale.

« Come possiamo sapere che non siete stati voi a scriverli?

« E per quale motivo dovremmo inventarci un personaggio del genere? Vi basterà chiederlo ai loro genitori.

L'ultimo dei sette membri aveva finalmente espresso la sua opinione sulla questione. Victor si passò una mano tra i capelli accaldato, non affatto abituato a quel clima, anche se magari i capelli cremisi, così come le iridi, potevano forse suggerire altro.

« I loro genitori sapranno di certo rispondervi.

« Bene, chiameremo uno di loro per accertarcene tutti insieme. Non posso tollerare che i miei sovrani continuino ad evitare il problema per così tanto tempo. Che cosa vi costa, non capisco. Se non vi coinvolge potreste anche aiutarci con le indagini.

Questa volta a prendere la parola era stato Xander. Anche lui veniva da Superbia come Tiago e non poteva accettare per alcun motivo l'indifferenza di Raeliana. A lui Lia non piaceva affatto, la detestava, la odiava, non poteva neanche vederla. Il suo regno era inutile, lei era inutile. Come faceva Superbia ad essere più ricco di Invidia o Gula, erano letteralmente i due territori che facevano vivere i cittadini. Lei faceva qualcosa, ne era certo, doveva per forza aver trovato un modo per ricevere le materie prime senza dover pagare i trasporti di Acedia. Oh, lui l'avrebbe scoperto, quel giorno che finalmente era potuto entrare nella sua reggia l'avrebbe scoperto. Aveva un permesso speciale per investigare in quanto spia, non si sarebbe fatto sfuggire l'occasione.

« "Non coinvolgerli"... ti stai allargando un po' troppo Xander. Sono i loro sudditi, li coinvolge a prescindere.

Nonostante Lyra Ramirez fosse solamente una spia di secondo grado, e questo voleva dire che non aveva tutto questo diritto di prendere la parola, lei si permise lo stesso di parlare, anche a nome degli altri due membri della sezione speciale e della stessa spia che era scomparsa come di consueto quell'anno.

« Se dovesse venire a sapere che c'è dietro qualcuno che stima ci rimarrebbe molto male.

Ora anche Celestia Whitewood si era concessa di partecipare al dibattito. La sua mano era alzata da un po' quindi si era stufata e aveva deciso di dire quelle parole in difesa della spia, con la sua vocina sottile. Anche Felix Ashford annuì assentendo.
Improvvisamente si sentì un forte rumore, come qualcosa che veniva sbattuto a terra, provenire dal trono su cui era ancora seduta poco elegantemente la sovrana di Ira.

« Non so come la situazione abbia preso questa piega, ma non siamo al bar, quindi direi di ricomporci. Ora. E ricominciare con metodo la conversazione, faremo come a scuola, per parlare si alza la mano. Non mi costringete ad essere cattiva.

« Si è scaldata, apposto.

« Il Tribunale dell'Inquisizione ci sta accusando di non prestare attenzione al nostro popolo. Io rispondo: ogni cittadino è come un figlio per me, seguo il mio popolo con cura, ma le loro morti naturali o a causa di incidenti non dipendono purtroppo da me. L'unica cosa che trovo strana è il fatto che addestrati e in salute come sono hanno dovuto trovare la loro fine non in battaglia. Ecco tutto.

Zephyrine ondeggiava la spada, appesa ad un dito, come fosse un giocattolo, scrutava torva i presenti, mettendo ben in chiaro che lei non voleva essere in alcun modo riconosciuta colpevole.

« Tutti sanno che accetto di buon grado le visite dei genitori dei miei allievi, ma nessuno in questo caso è corso da me chiedendo udienza. Devo supporre che la questione non sia così prestabilita come ci volete far credere. Non sareste forse voi ad ottenere un compenso dalla nostra condanna?

Fermi. Tutti ora erano fermi. La donna scarlatta aveva pronunciato delle parole che sfortunatamente tutti quelli del Tribunale dovevano riconoscere essere vere. Ogni volta che qualcuno chiedeva di avere un colloquio con loro, ricevevano un guadagno in denaro, così come quando condannavano correttamente una persona. In un minuto, Zeph li aveva fatti passare dalla parte del torto.

« Sua altezza, non intendevamo guadagnare materialmente qualcosa dai cittadini, vogliamo evitare che al-

« Non hai rispettato il tuo turno. Vuoi forse che ti tagli la lingua, Xander Grimlock? » la regina di Ira non scherzava affatto, aveva un'espressione severa sul volto, e stava cominciando a perdere la calma di poco prima.

« Stai cominciando a montarti troppo la testa, il fatto che tu sia una spia al servizio del Tribunale non ti rende superiore alla nostra autorità. Dovresti averlo imparato a scuola. O forse non ci sei andato? » quello di Grimwald era un colpo duro.

Era vero, aveva lasciato la scuola prima del dovuto, ma perché non lo aveva detto Raeliana? Perché l'aveva detto il sovrano di Avaritia? Quei sette erano così legati tra loro da scambiarsi ora anche le informazioni dei rispettivi cittadini? No, era solo dovuto al fatto che si trovava nel Tribunale. Tutti e sette ce l'avevano a morte con il Tribunale, li contattavano continuamente per quella storia e chiaramente si erano stufati.
Stavolta alzò la mano:

« Non era mia intenzione mostrare un comportamento inopportuno, domando venia, sovrani Nightshade e Penworth. Se posso, uscirei dalla stanza per non recare ulteriore disturbo.

« Puoi uscire.

L'ultima cosa che sentì prima di lasciare la stanza delle riunione, fu Raeliana che molto innervosita chiedeva a Zephyrine di trovare il modo di sistemarle il pavimento che aveva rotto con la spada, poi la porta si chiuse dietro le sue spalle e fu di nuovo silenzio.

« Oh-ho, ora vediamo che cosa nascondi Dragonforge.

Xander cominciò l'ispezione senza temere la servitù, sfruttando la sua licenza come spia del Tribunale per poter entrare nella camera da letto della regina. Ovviamente era già stata ripulita a dovere dalle sue cameriere. Il giovane guardò sotto ogni mobile, alla ricerca di preziosi indizi per le sue indagini. Era da molto tempo che cercava una scusa per compiere quell'operazione, ed ecco l'occasione servitagli su un piatto d'argento.

« Carino. » si impossessò del pettine sulla scrivania « Chissà se qualcosa nasconde un passaggio...

Spostò diverse bottiglie di profumo, il cofanetto dei gioielli e perfino l'armadio - a fatica, ma ehi, non aveva tutto il giorno per allenarsi. Ad attirare la sua attenzione fu infine la penna d'oca usata per scrivere, se ne stava nella boccetta dell'inchiostro in una posizione davvero strana. Le persone che scrivevano usando delle comuni penne non ci avrebbero fatto caso, lui però aveva usato anche strumenti antiquati come quello e sapeva benissimo che era stata lasciata al contrario. All'inizio cercò di fare piano, ma quando fu sicuro di aver trovato il nascondiglio urlò:

« Ah-ha! » scoprendo che non aveva ottenuto un bel niente « Santo Zeus, si può sapere dove nasconde le sue cose?!

« Brami saperlo?

Xander si girò di scatto pensando di essere stato colto sul luogo del delitto ma poi tirò un sospiro di sollievo: erano solo due ragazzi.

« Ehi, ciao, cosa ci fate qui? Non dovreste essere con vostra madre?

« Siamo con nostra madre.

« La...

« No. È venuta con nostro padre.

« Ma non mi dire... chi sarebbe?

« Lysander Blackthorn.

« Che mi venga un colpo!? Quel Lysander? Quello che va in giro in cerca di amanti?

« Nostro padre è molto fedele con la mamma. Nostro padre non va più in giro nei bordelli.

« Okay, okay, okay non ho bisogno di dettagli. Parliamo di altro, potete darmi ciò che cerco?

« Nostro padre esce per incontrare i suoi sette colleghi ogni primo giugno, ci chiediamo sempre perché.

"Ve lo dico io perché..."

« Ultimamente è sempre sovrappensiero. Dice "vorrei poter distruggere la luna". Tu sai cosa vuol dire.

« La luna, eh? No, mi dispiace ma non ne so nulla di astronomia, forse dovrei cominciare ad informarmi un po'...

« Se vuole possiamo darle questo libro.

« "Storia della Luna Piena". Grazie.

« La prego, vogliamo tornare a giocare con nostro padre, potrebbe capire perché è sempre impegnato?

"Impegnato? Il suo regno è il più povero, altro che impegnato!"

« Ma certo, contate pure su di me. Grazie dell'aiuto.

« Arrivederci, signora spia.

« Se, se, ciao.

Xander guardò il libro che i due ragazzi gli avevano consegnato. Che fosse un trappola di Lysander? Aveva addestrato due pargoli a dirgli che erano i suoi figli per dargli qualcosa che lo depistasse? Al momento non aveva strade migliori da seguire se non quella, quindi valeva la pena tentare. Nella sezione speciale erano cinque, gli altri si sarebbero occupati per un po' della questione al posto suo. Di solito cercava di fare tutto lui perché non voleva caricare i più giovani, quei ragazzi erano delle precedenti persone che aveva tentato di mandare all'accademia, ma non avevano dei poteri quindi non erano mai stati rapiti. Alla fine era riuscito a trovare delle persone con poteri adatte per quel compito, le addestrava e poi cercavano di farli catturare dal Cantastorie. A volte ci riuscivano, a volte no, e se ci riuscivano comunque non tornavano indietro. Nessuno tornava indietro.
Si allontanò dalla stanza di Raeliana per cercare altrove, voleva sfruttare tutto il tempo a disposizione prima che la riunione finisse, probabilmente però mancava poco, visto che non sapevano fare altro che litigare su chi avesse ragione. Il maggiordomo personale della regina gli impedì di entrare nello studio quindi cercò un'altra via di accesso dall'esterno, il che gli permise una lunga passeggiata nei giardini reali, curati perfettamente come tutto il resto del palazzo. Doveva ammettere che almeno aveva gusto, i colori erano esclusivamente nero, bianco e rosso, al massimo dei grigi chiari. Una cameriera gli concesse anche di fermarsi a chiacchierare con loro in cucina.

« Ditemi, cosa mangia di solito la regina? Con tutti i balli che si tengono nella reggia scommetto che vuole tenere la linea.

Ridacchiò il cuoco:

« Oh, signore, siete davvero divertente, lo sapete. Ma no, ma no, la cara Raeliana mangia solo carne.

Per un attimo pensò che lo stavano prendendo in giro.

« Hahah, bella questa. Cos'è un lupo?

« No, no signore, la regina predilige il pollo all'agnello.

« Ah. Ma quindi sei serio.

« Mai stato più serio.

« E come fa ad essere ancora così giovane?

« Non lo sappiamo, questo è il piccolo segreto di sua altezza. Mia moglie ha ammesso qualche mese fa di averla vista usare delle creme che profumavano di rosa, ma nessuno sa veramente quali siano i suoi segreti di bellezza. Io invece mi domando quali siano quelli della regina Zephyrine, è semplicemente splendida con la sua armatura!

Xander rimase un perplesso da quella conversazione. Sul serio mangiava solo carne? Nah, non ci avrebbe creduto neanche se l'avesse visto. Okay, forse se lo vedeva doveva semplicemente ammettere che era la pura verità, ma la trovava davvero impossibile come dieta. Però, quanti misteri che avevano questi sovrani, meno male che non li aveva scelti il popolo, altrimenti avrebbe cominciato a spaventarsi sul serio.
Dopo circa un quarto d'ora aveva concluso la sua indagine e nulla era riuscito a soddisfarlo a dovere, allo stesso tempo la riunione con il Tribunale era giunta a termine e quindi era arrivato il momento di tornare alla loro sede. Si ripromise di parlare del libro anche con Celestia, ma prima aveva necessariamente bisogno di un bel bagno caldo. Non ragionava bene senza la sua mezz'ora nell'acqua bollente.


Il sogno cominciava così: lei stava camminando in una selva buia quando notava delle bestie feroci ad ostacolarle la via. Non si trattava di creature normali, no, quelle avevano grandi ali, serpi al posto dei capelli ed occhi di fuoco. Non aveva la minima di idea di come avrebbe fatto a scappare. La stavano accerchiando, ecco stavano per catturarla, sentiva delle voci lamentose di sottofondo. E poi si svegliava. Ecco, era successo un'altra volta. Quella volta, però, c'era qualcosa di diverso.
Roxanne si sollevò sbadigliando, come era solita fare. Il letto che le era stato assegnato nel suo locale non era proprio comodo, ma stranamente quella mattina poteva sentire le sue mani sprofondare nel materasso, per quanto era soffice il materiale con il quale era stato realizzato. Ci mise qualche secondo per capire che di fatti non si trovava affatto nel solito locale. La stanza era del tutto diversa. Innanzitutto era almeno - esagerando - cento volte più grande, da una grande finestra posizionata alla sua sinistra entrava la luce calda del sole delle sei, dalle sfumature ancora rosate dell'alba, che le baciava delicatamente il viso. Attualmente, solo metà era coperta da una pesante tenda decorata con motivi floreali, di un rosa antico che si sposava perfettamente con il fiore ricamato su ogni tessuto presente nella sua nuova stanza da letto.
Si rese conto che non era sola. Nel suo locale c'erano molte ragazze, questo era vero, però nessuna di quelle presenti in quel momento era una delle sue compagne. Anzi no, ora che guardava meglio poteva benissimo riconoscere la meravigliosa Crezia. La ragazza era arrivata al suo bordello solo due anni prima, mentre lei ne faceva parte da quasi dieci. A Luxuries non era difficile finire in posti del genere, il loro sovrano, Lysander Blackthorn, non riusciva ad amministrare abbastanza bene il territorio da renderlo prospero come gli altri sei regni, per questo era il più povero di tutti. Sapere che lì con lei c'era un viso noto le fece parecchio piacere. Sia chiaro: Anne era in grado di fare amicizia con tutti quelli che incontrava, anche se preferiva le ragazze, ma si trovavano in un posto mai visto prima d'ora quindi restava ancora sulla difensiva.
Con ancora indosso il suo pigiama di finta seta blu - non aveva abbastanza soldi per permettersene uno vero - si alzò dal suo giaciglio e cominciò ad esplorare la stanza, visto che altre tre persone persone presenti stavano ancora dormendo e non voleva svegliarle in anticipo. Un altro particolare molto interessante che notò fu una grande cassa ai piedi di ciascun letto. Erano di un legno non troppo scuro e allo stesso tempo elegante, forse ciliegio o mogano, al tatto era liscio. Si avvicinò alla sua stando ben attenta a non fare troppo rumore, era bloccata con un lucchetto ma non appena lo toccò quello si aprì facendo sollevare il coperchio del contenitore. All'interno c'erano tutti i suoi averi, ma proprio tutti. Qualsiasi cosa aveva mai posseduto si trovava lì, nella cassa. C'erano i suoi vestiti, sia quelli che indossava ogni giorno che quelli speciali con i quali si cimentava in danze sensuali per attirare clienti nel locale, ma anche i suoi orecchini - ne aveva un tipo diverso per ogni giorno della settimana - e gli oggetti per cucire. Non appena vide il suo bel fiocco rosso sul fondo lo afferrò e lo indossò, sfruttando lo specchio sulla parete centrale della stanza.
Costatato che non mancava nulla, decise di avvicinarsi alla cassa di Crezia, incuriosita da cosa poteva esserci al suo interno. Conosceva ormai molto bene la compagna, anzi l'amica, quindi pensava che un'occhiatina non sarebbe stata un problema. Le due erano sempre state in perfetta sintonia e lei comunque vedeva quello che teneva nella sua stanza, non ci sarebbe stato nulla di male nello sbirciare e capire se anche lei aveva tutti i suoi averi in quello scrigno. Tuttavia, non appena toccò il lucchetto, nella stanza si diffuse un suono sgradevole, come un allarme.
Roxanne si tappò le orecchie con le mani e capì immediatamente che la sua curiosità l'aveva portata a fare un grave errore. Il suono ovviamente era talmente fastidioso che svegliò tutti i presenti, inclusi quelli che si trovavano nella parte maschile del dormitorio. Anne infatti non poteva saperlo senza prima uscire, ma il dormitorio Rosa, cioè quello in cui si trovavano tutti e sette i ragazzi, era diviso in due parti, una maschile ed una femminile, per consentire la massima privacy a tutti, ma non appena un lucchetto veniva toccato da una persona a cui non apparteneva la cassa, suonava un allarme che sbloccava la porta che separava le due zone come misura di sicurezza.

« Yawn! Chi osa disturbare il mio sonno? » disse una voce a lei nota.

Lucrezia stava beatamente dormendo quando l'allarme della sua cassa la portò a svegliarsi. Di solito non era facile farlo quindi questo testimoniava maggiormente quanto quel suono fosse acuto e assordante.
La testa della sua collega di bordello fece capolino dai piedi del letto:

« Ehm... ciao Crezia. Potrei accidentalmente aver toccato qualcosa che non dovevo.

La mora ci mise un attimo per ricollegarsi alla realtà. Certamente si accorse che quel luogo non era affatto il loro solito locale, quindi non perse tempo e saltò giù dal letto, desiderosa di una spiegazione per quello che stava accadendo.

« Anne? Cos'è questo posto? Non siamo al bordello, questa non è la mia stanza.

« Non ho idea, mi sono svegliata poco fa e ho notato la stessa cosa.

« Direi di scoprirlo allora.

Qualcuno aprì la loro porta lasciandole di stucco. Era un ragazzo circa della loro età dai capelli scompigliati di un verde molto chiaro che con la sua altezza svettava sulle loro teste. Anche lui era ancora in pigiama. Le due ragazze si scambiarono uno sguardo interrogativo.

« Oh, scusate, non pensavo di trovare qualcuno. » sorrise debolmente il nuovo arrivato, cercando di farsi perdonare subito « Io, Tyen e Kylian ci chiedevamo da dove provenisse quel rumore e abbiamo pensato di controllare in questa stanza, la porta non era chiusa a chiave.

Dietro al ragazzo c'erano altre due persone. Il primo, forse spaventato, giocava nervosamente con le mani, evitando lo sguardo dei presenti. Era un po' più basso del ragazzo che aveva parlato per primo, i suoi capelli, di un bianco candido, erano in parte legati in un codino e ricadevano scompigliati sul volto, dalla pelle estremamente candida. A Roxanne sembrò un piccolo fantasmino, gli occhi cerulei o forse addirittura grigi trasmettevano un senso di freddezza che però sembrò sparire in poco tempo.
Anche l'altro ragazzo sembrava come nascondersi vista la presenza di sconosciuti. Era molto più basso, al massimo poteva raggiungere il metro e sessanta. Probabilmente Crezia lo avrebbe paragonato ad un angioletto, nonostante a differenza di Kylian, le figure angeliche erano note per avere una capigliatura bionda. La sua chioma, invece, era di un castano scuro, leggermente mossa o forse ancora scompigliata per la dormita, mentre le iridi avevano riflessi di un verde smeraldo. Furono la prima cosa che Roxanne notò.

« Sono Samael, è un piacere conoscervi. Pensate di sapere dove ci troviamo? » continuò calmo.

« Grazie, il piacere è tutto nostro. Sono Roxanne e questa è la mia amica Lucrezia.

« Ciao.

« Ci stavamo chiedendo anche noi che posto è mai questo.

« V-visto che ci sono dei letti probabilmente è un dormitorio.

Una debole voce interruppe la loro conversazione. Si girarono e notarono che anche le altre due ragazze si erano svegliate. Di solito sia Cassia che Angelica non dormivano molto, anzi, restavano prevalentemente sveglie anche di notte. Sia, in particolare, poteva perfino non dormire affatto.
A parlare era stata proprio Angelica, che aveva ancora la mano alzata come si fa a scuola quando si vuole attirare l'attenzione. In realtà era sveglia da un pezzo, però aveva avuto troppo paura per alzarsi, non sentendo la voce del suo fidanzato chiamarla come ogni mattina, quindi era rimasta sotto le coperte a concludere il suo sogno mattutino.
Ora tutti la stavano fissando e si sentiva terribilmente stupida per essere intervenuta in modo tanto casuale in una conversazione che non la riguardava, o almeno non direttamente. Roxanne le si era subito avvicinata.

« Ciao, tu come ti chiami? » domandò gentilmente, sperando di non spaventare la poverina, che pareva tremare come una foglia.

« Il mio nome è Angelica Fairchild.

« Ah, ma sei di quella importante famiglia di Avaritia! Ho sentito molto parlare di voi, fate davvero un ottimo lavoro, nei vostri negozi ci sono sempre un sacco di cose carine, peccato che non possiamo sempre permettercele, vero Crezia?

La ragazza annuì, incrociando le braccia e sorridendo:

« Vero. Come vorrei permettermi i vostri vestiti, in commercio ci sono certe camicie davvero provocanti! Una sola di quelle e attirerei milioni di clienti!

Angelica arrossì leggermente sentendo quei complimenti nei confronti della sua famiglia e sorrise come per ringraziare. Sicuramente aveva ragione riguardo al dormitorio, i sette presenti si guardarono per un attimo intorno e poi cominciarono a ricollegare tutto. Erano in quella scuola delle fiabe, quel luogo che il loro bardo tramandava nelle sue canzoncine, di cui parlavano tutti con troppa leggerezza usandola a volte anche solo per spaventarli e farli stare buoni. Erano stati rapiti dal Cantastorie e ora si trovavano all'Accademia della Selva, non c'era altra spiegazione. Erano da poco passate le sei e mezza del 1 settembre. E loro erano lì a fissarsi negli occhi invece che a cercare una soluzione per scappare.

« E no, porca puttana, no, no, no! Io non ci resto qui, questo posto fa veramente schifo! Non ha stile, per niente. » Lucrezia non sembrava affatto contenta di trovarsi lì.

Il giorno prima le avevano promesso un appuntamento con un uomo molto importante al quale non vedeva l'ora di sottrarre tutti i soldi che poteva per rifornire il suo guardaroba - il suo pigiama ne era un esempio. Ed ecco che la sua occasione era andata in fumo. Quel posto le sembrava inquietantissimo, con le sbarre alle finestre, i sistemi di allarme, il fatto che ci fossero tutte le loro cose in una cassa anche se loro non avevano preparato nulla la sera prima.
Samael si sentì subito in dovere di calmare la situazione:

« Okay, va tutto bene, al momento siamo tutti insieme al sicuro, facciamo il punto della situazione prima di agire.

« Come facciamo a sapere che siamo al sicuro? » intervenne finalmente Cassia dal suo angolino.

Sia lei che Angelica si erano alzate dal letto ed ora erano più vicine al gruppo di persone riunito nella parte femminile del dormitorio, ma Sia aveva comunque preferito rimanere più in disparte possibile. Infatti si erano tutti presi un bello spavento quando aveva aperto bocca.

« Non lo so con certezza, hai ragione, però preferisco pensare che non accadrà nulla di brutto. » le sorrise « Tu come ti chiami?

« Non ha importanza. » rispose secca.

« Piacere di conoscerti "Non Ha Importanza" » tentò di farla ridere ma lei rimase con il suo sguardo freddo ed apatico « Va bene, io direi di dare un'occhiata in giro cercando di stare attenti ad eventuali pericoli, che ne dite? Magari ci sono altre persone in giro.

« Se non sbaglio la filastrocca parla di ventotto ragazzi, quindi ci sono sicuramente altre persone che sono state rapite oltre a noi.

« Ben detto Roxanne! Allora ci vestiamo e ci ritroviamo di là. Abbiamo visto che dopo la parte maschile c'è una piccola zona comune per tutti e sette.

Tyen richiamò l'attenzione degli altri:

« Ehi ragazzi. Qui sopra al mio letto c'è qualcosa.

« Sembra un'uniforme. » fece notare Kylian « Certo che hanno preso alla lettera il nome.

« Be', a quanto sembra dovremo indossare questa per ora.

« Non se ne parla, questa roba la brucio. Io metto i miei vestiti.

Ancora una volta Sam prese la parola:

« Dai, non è così brutta.

« E' orribile. E' tremenda! Come puoi definire adeguato uno straccio del genere! Una gonna così lunga non metterebbe mai in risalto le mie gambe. O almeno non abbastanza (anche se sono già perfette di loro).

Ma mentre cercava di prendere i suoi vestiti si accorse che la cassa si era richiusa e non riusciva ad aprirla.

« Oh, andiamo, apriti str-!

« Okay, okay, okay, Crezia, non preoccuparti, magari più tardi riesco ad aprirla di nuovo come ho fatto con la mia.

« Magari è aperta solo a determinati orari. » accennò Angelica "O forse ho solo letto troppi romanzi polizieschi-"

« E' un'idea. Per ora limitiamoci ad indossare l'uniforme.

Dopo che Roxanne riuscì a far infilare almeno camicia e gonna alla sua amica, nonostante lei continuasse a descrivere quanto fosse inguardabile quel capo, i sette si allontanarono dal dormitorio sperando di trovare un modo per uscire.
Ognuno cercò di spiegare meglio che poteva il suo potere per capire se potevano sfruttarli per lasciare la scuola. L'idea iniziale era stata quell di usare il potere di Lucrezia per sgretolare le sbarre, ma sembrava impossibilitata ad usarlo in quel momento. E poi erano troppo in alto per potersi calare di sotto senza sfracellarsi.
La seconda opzione era far disegnare a Tyen qualcosa di utile ma non avevano qualcosa per scrivere (in realtà Angelica aveva proposto di farsi tagliare per usare il suo sangue ma Samael, Roxanne e Tyen glielo impedirono) (specifico che Cassia e Lucrezia probabilmente erano pronte con qualcosa di tagliente).
Anche Kylian non riuscì ad usare il suo potere - e continuò a scusarsi per gran parte della giornata per questo.
Cassia accennò solamente al fatto che la sua memoria non li avrebbe potuti aiutare visto che non conosceva nulla del luogo, Samael non sarebbe stato capace di fare nulla ugualmente, potendo semplicemente cambiare aspetto e Roxanne al massimo avrebbe potuto farli tornare tutti a dormire emanando un po' del suo profumo.
Conclusero che l'unica cosa che potevano fare al momento era lasciare il dormitorio ed esplorare l'edificio.
Ma poi:

« Benvenuti ragazzi, lasciate che vi accompagni dalla professoressa Whitman. Sono Isabelle, è un vero piacere conoscervi.


Anche Nevan stava avendo lo stesso sogno di Roxanne quando finalmente decise di aprire gli occhi. Il luogo che vide, però, non era affatto familiare. Neanche l'atmosfera era delle migliori, visto che ben sei persone erano intente a litigare proprio davanti a lui. E purtroppo, una l'aveva già incontrata prima di quel giorno.

« Cosa minchia sta succedendo? » disse con gli occhi ancora socchiusi, cercando di mettere a fuoco quel posto.

I presenti si fermarono per un attimo e si girarono verso il ragazzo, rimanendo in silenzio, ma solo per poco. Presto qualcuno gli fu accanto, guardandolo con occhi sornioni e un sorrisetto malefico stampato in volto.

« Ehi, chi si rivede! Non riesci proprio a stare senza di me. » ridacchiò il biondo.

Nevan sospirò portandosi una mano alla fronte. Gli toccava sopportarlo perfino lì, ovunque fossero. Alla sua destra c'era una finestra, nascosta da una pesante tenda bianca e decorata con gigli e anche la sua coperta presentava lo stesso ricamo. Erano presenti altri due letti oltre al suo ma erano già vuoti, segno che i possessori si erano alzati prima di lui. Uno doveva essere sicuramente il rompiscatole biondo, e l'altro probabilmente del tipo con i capelli azzurri, intento a rovistare in una cassa ai piedi del suo letto.
Probabilmente le quattro ragazze dormivano in una zona a parte, perché dubitava profondamente che avrebbero passato la notte sul pavimento. Soprattutto quella con i capelli neri. No, non aveva affatto la faccia di una che passa la notte sul pavimento di una stanza con tre ragazzi. Lo stava squadrando dall'alto verso il basso, con le braccia incrociate al petto, gli occhi verde pallido, già dalla forma tagliente, che parevano volerlo trapassare come una lama affilata, sminuirlo, distruggerlo, annullarlo completamente.

« Oh, chi abbiamo stavolta? Sembri uscito da un tornato, ma ti sei visto? Davvero deplorevole.

Il corvino alzò gli occhi al cielo, l'unica cosa che in quel momento gli importava era capire dove si trovava. Chiaramente non nella solita officina.

« Dove siamo?

La sua interlocutrice ci rimase parecchio male vedendo che non rispondeva alla sua provocazione, come invece avevano fatto gli altri precedentemente.

« La filastrocca.

« Che?

« Quella della scuola nella selva.

« Eh... quindi?

« Uffa, ci mettete davvero troppo tempo a comprendere come va il mondo, voi plebei. Sai che giorno è oggi?

« Sei stato rapito e sei finito nell'Accademia della Selva. » si intromise una ragazza con i capelli castano scuro, dalla pelle di una tonalità olivastra.

« Ah. Che palle...

« Senti, carina, devi di non intrometterti più nelle mie conversazioni, capito?

« Ci stavi mettendo un secolo a dire una cosa semplicissima.

« Taci, plebea, taci.

« Scusami, a chi hai dato della plebea? Potresti almeno riflettere prima aprire la bocca? Ma forse i tuoi genitori non ti hanno insegnato neanche questo.

Lizette era visibilmente arrabbiata per l'affronto subito:

« Io odio questo posto! Voglio andarmene, ora!

Un'altra ragazza ridacchiò sentendola lamentarsi:

« Scherzi, è fantastico! La reginetta non può sopravvivere senza la sua servitù, che ridere! » la biondina dagli occhi cremisi le si parò davanti.

« No, sono d'accordo con la tipa. Sto posto fa schifo. » annuì un'altra dai capelli tagliati corti.

« Lo so, ho sempre ragione.

« Non vedi, tesoro, siamo già diventati tutti amici. » esclamò Niklas, che ormai si era appropriato del letto di Nevan completamente.

« Come cazzo si apre sta cassa! Ho bisogno della mia roba! » urlò Michelangelo mentre cercava di aprirla.

« Nelle casse ci sono le nostre cose?

« Sicuro, dadley, ci sono proprio tutti i miei meravigliosi vestiti.

« Grazie a Zeus. » sbuffò Lizette.

« Qualcuno di voi ha un accendino?

« Hai intenzione di dare fuoco alla scuola?

« Sì guarda, magari muoio anche nel tentativo, una buona volta... No, idiota, voglio semplicemente fumare, ma quella fottuta cassa è chiusa a chiave e non so sputare fuoco dalla bocca per quanto ne so.

« Dovresti provare per esserne sicuro. » rispose Delaney.

« Uh, aspetta che ora rido.

« Ma ti comporti sempre come un bambino di due anni oppure ogni tanto sai usare quella cosa che hai nella scatola cranica? Sempre che tu ce l'abbia.

« Sentite anche voi questo insetto fastidioso?

« Lo so, sono una farfalla stupenda.

« Menomale, almeno già domani sarai morta.

Prima che la ragazza potesse dire altro, Elide, che era stata a lamentarsi mentalmente per la sua permanenza in quel posto, prese la parola:

« Non riesco più a sentirvi, potete continuare più tardi il vostro botta e risposta?

« Hai un accendino?

« Penso che nessuno abbia questo benedetto accendino, ce la fai a capirlo?

« Scusa ma purtroppo "non so usare quella cosa che ho nella scatola cranica".

Improvvisamente sentirono un suono provenire dalla loro sinistra. Era molto acuto, come una sirena antifurto. Si guardarono tutti, perplessi, e per un attimo rimasero in silenzio, ma quella pace non durò a lungo. Ora dovevano capire se era il caso di andare a vedere cosa era successo oppure se rimanere nella stanza e aspettare che qualcuno li venisse a cercare.

« Che cavolo era?

« Dovremmo andare a controllare. » propose subito Elide.

« Usciamo da sta stanza, non ce la faccio più. » approvò Miche, passandosi una mano sul petto, ma cercando di nascondere il gesto.

« Per una volta posso dire di essere d'accordo, voglio proprio vedere come è il resto della scuola!

« Direi che è meglio se ci vestiamo prima. E comunque non è sicuro uscire ora, non sappiamo che cos'era quel suono.

« Una sveglia per la tua intelligenza probabilmente. » tossì in una manica del pigiama il celeste.

« Oh, tesoro, non essere così maleducato con le nostre ragazze. E comunque direi proprio di uscire e andare a vedere, sembra interessante!

« Dovrete farmi uscire da qui con la forza, plebei. Ma non provate a toccarmi con le vostre sudicie mani!

Nevan, dal canto suo, non sapeva da che parte stare, quindi preferì darla vinta al letto e tornò a dormire.

« La maggioranza ha vinto. Usciamo.

« Assolutamente no! Potrebbero rubarmi i vestiti e tutte le mie cose! Andate voi, su, e tornate a riferire. » Lizette si impuntò sulla sua decisione e si sistemò comodamente su un letto, ma non appena capì che era quello di Michelangelo si alzò schifata.

"Come minimo mi impregna di fumo i vestiti!"

« Senti, ragazzina viziata, io ti ho già visto prima, sei dei Legrand, non ho dubbi. Solo loro sanno dire una quantità di boiate pari alla tua. Vedi di scendere dal tuo piedistallo, se non sai usare la testa magari ti funzionano i piedi.

Lizette scambiò con Michelangelo uno sguardo fulminante.

« Capelli azzurri, comportamento arrogante e sfacciato. Sarcasmo. Devi essere un Farchild.

« Eh, quindi?

Lizette stava cominciando ad irritarsi sul serio di quelle presenze poco sofisticate, con le sue parole "plebee".

« Quindi taci!

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo mentre prendeva una sigaretta dalla confezione di Marlboro nere e cercava di accederla usando la sua cassa. Alla fine Niklas, che si stava ben godendo i loro litigi ancora accanto a Nevan, gli porse il suo accendino. Miche sembrò pensarci un po' prima di accettare, ma anche l'altro sembrava intenzionato a farsi una fumatina. Andò a gettarsi sul letto, lasciando che le nuvolette riempissero la stanza di uno sgradevole odore. Delaney e Lizette lo guardarono di traverso, allontanandosi il più possibile dal soggetto.

« Quindi che si fa? Usciamo? » ruppe Chi il silenzio che si era formato.

« Io voglio andarmene da sto posto, fa schifo. » concordò Elide.

Niklas ridacchiò:

« Coalizziamoci ed usiamo i nostri poteri!

Una delle peggiori idee che potesse avere, ma ovviamente il suo desiderio di creare scompiglio fa capire che era una frase detta intenzionalmente.
Non c'erano molti di modi per poter usare i loro poteri, in realtà. Innanzitutto, attivarli non sarebbe stato così semplice, raramente funzionavano se lo volevano, era più una cosa casuale ancora.
Essendo il primo settembre, l'unico potere delle sue dodici varianti che Michelangelo poteva usare era "virgo", consisteva nel poter ammaliare le persone che lo guardavano negli occhi e farle innamorare di lui in modo che seguissero la sua voce e facessero quello che chiedesse. Quindi utilità al momento: zero (« Però io proverei a far innamorare la finestra di me, sono così irresistibile).
Delaney non poteva essere di altrettanta utilità. Il suo "weather control" al momento sembrava spento, anche se Elide la stava facendo leggermente innervosire visto che continuava a spararle ragnatele addosso.
Non avevano neanche del ghiaccio che Nevan - ancora mezzo addormentato - potesse controllare, Niklas si era proposto di fondere le sbarre ma Del lo aveva subito bloccato, l'unica che poteva andarsene in quel modo sarebbe stata Lizette, levitando fino a terra, e loro sarebbero rimasti lì senza poter fare molto.

« Ci caliamo dalla finestra usando le mie ragnatele!

« Io non mi fido di quella roba...

« Scordatelo, carina, mi si sporcano le mani!

Il "blood control" di Chi avrebbe al massimo potuto aiutare lei, ma in quel momento era concentrata a creare scritte carine piuttosto che sulla conversazione.

« Ma dai, volete davvero andarvene? Questo posto sembra super interessante, restiamo!

« Col cazzo.

Chi spruzzò un enorme "stai zitto" di sangue in faccia a Michelangelo, spegnando la sua sigaretta e facendolo tossire.

« Ma io ti ammazzo!

E così la situazione degenerò nuovamente, per la gioia di Niklas che non vedeva l'ora di godersi lo spettacolo. Nevan invece stava seriamente valutando l'idea di trovarsi un lanciafiamme con cui portare il silenzio nel dormitorio.

« Ce la potete fare cretini?

« Nevan, tesoro, alzati su, ti stai perdendo delle scenette memorabili!

« Sta zitto.

« Questa è una cosa veramente poco carina da dire...

Mentre Michelangelo rincorreva Chi cercando di prenderla, Elide non riusciva più a fermare le sue ragnatele che andarono ad abbellire tutta la stanza, con disappunto di Delaney - che ne era ancora mezza ricoperta.

« Possiamo essere persone normali?

« Non penso che normali sia una parola che ci riguarda.

« Decisamente, dadley, decisamente!

Lizette cercava di schivare le ragnatele e i due che si rincorrevano ma con scarsi risultati, visto che il pigiama era stato rinfrescato.

« Ehi! Ehi! Smettetela subito! Mi state rovinando i capelli!"

« Crepa principessa!

« Come osi Fairchild!

Michelangelo si fermò improvvisamente visto che Chitsuki gli aveva nuovamente inondato la faccia di sangue - che continuava sempre a tornare comunque dalla ragazza.

« Dove minchia sta l'accendino? Ho bisogno di una sigaretta.

« Ti prego smettila di rendere insopportabile questa stanza, basta la tua presenza.

Il celeste la guardò un po' intontito:

« Non sei mia madre, posso fare quello che mi pare (che cazzo, fa un caldo assurdo qua dentro).

La mattina non stava mai molto bene e correre lo aveva stancato, quindi aveva bisogno della sua seconda sigaretta e probabilmente anche di molto caffè. Sfortunatamente, mentre prendeva da Niklas l'accendino, gli scivolò di mano che era ancora acceso, andando proprio a cadere sulle ragnatele di Eli. Ce ne erano così tante che presero fuoco.

« Vaffanculo cretino, vaffanculo.

« Oh che palle che sei tu, sei stato a dormire fino a mo e vuoi farmi la predica? Ho le mani di burro e sono tanto così dallo svenire che cazzo vuoi?!

« Spegnete quel fuoco prima che la stanza esploda, plebei!

Tutti cercavano qualcosa che potesse spegnere il fuocherello - non tanto piccolo - che aveva causato Michelangelo. Del riuscì a strappare un po' della tenda con i gigli e la stava sbattendo sul fuoco. In quel momento qualcuno bussò alla porta e i presenti si guardarono preoccupati, Chi andò ad aprire e si trovarono davanti una signora dai capelli color ebano e dei bellissimi occhi ametista. La donna teneva in mano una tabella, probabilmente con segnati i loro nomi e dietro di lei c'erano altre sette persone, Michelangelo riconobbe immediatamente sua cugina Angelica.
La scena del momento non prometteva nulla di buono, Del stava sventolando con la tenda, Elide spruzzava ancora po' ragnatele dalle mani e quelle sul pavimento stavano andando a fuoco, Nevan stava ancora mezzo dormendo con Niklas sdraiato affianco, Lizette si era arrampicata sulla scrivania per non farsi incendiare il vestito già rovinato e Michelangelo noncurante continuava a fumare con la sigaretta accesa dal fuocherello.
La povera Isabelle sgranò gli occhi e per la sorpresa lasciò cadere la tabella:

« Di questo dovremo parlare.



A quanto sembrava, lo stesso sogno di Roxanne e Nevan era toccato anche ad Aren. Quando era andato a dormire la sera prima, non avrebbe mai pensato di finire all'Accademia della Selva, il luogo che detestava più di tutti. Nonostante il sogno che stava facendo - per la prima volta tra l'altro - non gli piaceva affatto, non voleva ancora svegliarsi, si sentiva a suo agio sotto le coperte calde del letto in una mattina di settembre fredda come quella. Tuttavia, la voce di alcune persone lo costrinse ad aprire gli occhi, solo allora si accorse che non era affatto nella sua camera.
C'erano sei persone che non aveva mai visto in vita sua, e la cosa lo turbava abbastanza. Essendo un ragazzo molto intelligente, però, gli venne subito in mente che il motivo per il quale non si trovava a casa sua era molto semplice: era stato rapito dal Cantastorie. Uno dei ragazzi che stava parlando si accorse della sua presenza quindi decise di avvicinarsi a lui. Era molto alto, soprattutto visto dalla posizione in cui era Aren al momento, i capelli neri terminavano con un curioso ciuffo bianco, il volto era percorso all'altezza oculare da una cicatrice. Il ragazzo gli sorrise subito cercando di fare una buona impressione.

« Ciao, penso tu sappia dove siamo.

Aren annuì con il capo. Eccome se lo sapeva, purtroppo.

« Ok, almeno siamo tutti consapevoli. Comunque è un piacere conoscerti, sono Leonidas, tu come ti chiami?

Leo stava parlando nel modo più calmo possibile perché non voleva spaventarlo, vedendo che il suo volto era ricoperto di cicatrici, proprio come il suo, gli venne da pensare che forse anche il biondo proveniva da Ira.

« Provieni da Ira per caso? Anch'io sono di Ira sai?

Aren annuì un'altra volta. Le parole di Leonidas raggiunsero anche le orecchie di Osiris. Non si erano svegliati da molto e non avevano ancora avuto modo di conoscersi. Il ragazzo si rallegrò sentendo che nel dormitorio c'erano altre due persone che provenivano dal suo stesso regno.

« Siete di Ira? Ma è fantastico, anche io! Voi altri invece da che regno provenite?

Il primo a rispondere aveva dei lunghi capelli bianchi e dei penetranti occhi verdi che infusero in Osiris contemporaneamente sia calma che una certa indifferenza. Disse di chiamarsi Evander e che proveniva da Gula. Dopo di lui, una ragazza dai capelli rosso fuoco legati in una coda alta e occhi dello stesso color cremisi prese la parola e si presentò come proveniente da Superbia. Nella stanza c'erano altre due persone ma non sembravano intenzionate a parlare. Pensando che fossero troppo timide per farlo, Leo si avvicinò a loro, seguito da Siri.

« Ciao, voi due invece da dove provenite?

Adam, il ragazzo con i capelli rosa spettinati e gli occhi cioccolato, lo guardò sospettoso ma alla fine rispose:

« Superbia.

Aka si illuminò come una lampadina:

« Ah, che bello, un coetaneo!

Infine, la ragazza dalle ciocche ebano - così come le sue iridi - con quello spruzzo gentile di lentiggini sul volto, si decise a rivelare la sua provenienza da Gula.
Ora che sapevano almeno dove viveva ciascuno di loro, l'opzione più giusta sembrava quella di trovare un modo per uscire. La stanza in cui erano al momento era quella dei ragazzi, le ragazze che si erano svegliate per prime si erano ritrovate in un luogo sconosciuto e la Aka aveva deciso di provare ad aprire la porta per vedere se poteva dar loro qualche indizio. Avevano subito capito tutti che si trattava dell'Accademia dell Selva, non era molto difficile intuire dove potevano finire il primo settembre di ogni anno dei ragazzi con poteri magici. Quando si erano trovate di fronte ai cinque ragazzi, la loro idea iniziale era stata quella di lasciar perdere e tornare a dormire, ma Leonidas ed Osiris le avevano invitate in modo così gentile ad unirsi a loro che perfino Ambrosia aveva preferito aggiungersi al gruppo piuttosto che rimanere di là da sola. Tutto il dormitorio era caratterizzato da decorazioni a forma di ortensia - in latino hydrangea - l'unica finestra era coperta da un pesante tenda celeste, il colore dominante del dormitorio. Questo aveva subito stimolato la curiosità di Leonidas, intento a capire se ci fossero dei collegamenti tra tutti quei dettagli. Le sbarre facevano sembrare la stanza una prigione, Aren si strinse nelle spalle.
Mentre erano alla ricerca di una soluzione, sentirono un suono provenire in lontananza. Assomigliava vagamente a quello di una sirena. I presenti si guardarono sconcertati.

« Che cos'era?

« Sembrava un allarme antifurto. » disse Aka.

« Dite che dovremmo andare a vedere? » propose Leo.

« Forse è meglio restare qui, potrebbe essere pericoloso. » aggiunse invece Evander.

Aren annuì con il bianco. Adam ed Ambrosia sembravano della stessa opinione.

« Va bene, va bene, allora resteremo qui. Però conviene trovare un modo per uscire.

« Voi vi eravate accorte di queste?

Osiris si rivolse alle due ragazze, indicando le casse ai piedi di ciascuno dei loro letti.

« Ammetto di non averci fatto caso. Cosa pensi contengano?

« Non ne ho la minima idea, spero nulla di pericoloso.

« Dite sia il caso di provare ad aprirne una?

« Ma come funzionano? Cioè, basta aprire oppure c'è qualcosa che dobbiamo fare prima?

« Mi dispiace ma chiedi alla persona sbagliata. » scosse la testa Aka.

Mentre gli altri decidevano sul da farsi, Aren si alzò dal letto, con ancora indosso il pigiama e si avvicinò alla sua cassa. Notò la presenza di un lucchetto a forma di stella. Non aveva una serratura però, quindi doveva esserci un altro modo per aprirlo. Aveva delle piccole righette, come se fosse rovinata la superficie, gli venne in mente che forse serviva la propria impronta come soluzione. Infatti, la cassa si aprì.

« Fantastico! Ci sei riuscito, ehm, qual era il tuo nome, scusa?

Aren usò la lingua dei segni per far capire loro il suo nome.

« Fammi rivedere. » esclamò Leonidas « A-R-E-N. Aren, ti chiami Aren giusto?

Annuì. Era la prima volta che vedeva qualcuno in grado di comprendere la lingua dei segni. Anche questo lo riempì di gioia nel profondo.

Aren notò che nella cassa c'erano prevalentemente vestiti, le sue felpe e i suoi jeans, e poi altri suoi averi, come le armi che aveva provato a costruire.

« Sono cose tue queste?

Affermativo.

« Sembra che quando ci rapiscono si portano dietro anche tutto ciò che abbiamo. È molto interessante, voglio provare ad aprire anche la mia cassa.

Leonidas tentò invano di copiare quello che aveva fatto Aren. Il suo scrigno non dava il minimo segnale di volersi aprire. La cosa lo lasciò un po' deluso quindi decise di fare di tutto per riuscirci. Nel frattempo, anche gli altri erano alle prese con il loro bagaglio. Aka, ad esempio, si rese conto che erano state poggiate delle uniformi sulle casse ancora sigillate. Quelle di Aren e di Leo erano scivolate dietro il contenitore di legno, per questo non le avevano notate subito. A differenza degli altri dormitori, i ragazzi di Hydrangea, senza contare Leonidas ed Osiris, non cercarono subito una soluzione al problema. Nel senso, ritenevano che abbandonare il loro posto sicuro fosse troppo avventato, anche Aka suggerì che al momento era meglio restare chiusi lì e spostarsi solo dalla parte femminile alla maschile a quella comune. Tuttavia, si resero presto conto che i loro due compagni avevano ragione: non potevano restare per sempre nel dormitorio.

« Okay, purtroppo bisogna dirlo, ma è il caso di cominciare a pensare alla fuga. Sta passando troppo tempo. » ammise Evander.

Leo cominciò a ragionare ad alta voce:

« Se la finestra ha le sbarre non penso possiamo passare, a meno che uno di noi non riesca a trovare il modo di romperla.

Adam si decise a far sentire la sua presenza:

« Dubito fortemente che la risolveremo in questo modo, non pensate che sia troppo semplice? Probabilmente siamo ad un piano abbastanza alto da impedirci di abbandonare l'edificio senza morire schiantandoci al suolo.

Osiris annuì:

« Saggia osservazione, però dobbiamo fare un tentativo.

« Secondo me, sapere i nostri poteri può essere utile.

« Non è che lo so usare molto bene però...

« E' una cosa un po' generale, credo. Comunque io posso creare del fuoco. Magari ci posso sciogliere le sbarre.

« Oh, okay, io in realtà ho un potere molto banale... sono solo immortale.

« Scherzi, a me sembra una cosa fantastica! Tipo, non invecchi?

« No, infatti sembro sempre un po' più giovane per la mia età, anche se ho diciassette anni.

« Hai ragione, sembri una quattordicenne. Non penso sia una cosa negativa però. Pensa che io invece posso attivare il mio potere solo vicino al compleanno di qualcuno. Se hanno un desiderio posso esprimerlo.

« Be', visto che abbiamo preso questo argomento, io posso creare delle copie di me.

« Non è nulla di che ma posso vedere bene anche a chilometri di distanza.

« E tu Aren?

Il biondo usò la lingua dei segni ancora una volta e spiegò ai presenti della sua telepatia. Questo sicuramente facilitava di molto le cose visto che non parlava molto, tuttavia le cose che riusciva a comunicare erano per lo più gli insulti o i brutti pensieri che gli venivano in mente - motivo per il quale era stato spesso punito - dato che purtroppo non riusciva a controllarlo ancora.
L'unico che ancora si era astenuto era Evander. Gli altri non voleva insistere, non era un ragazzo timido come Aren quindi Leonidas capì che qualcosa lo bloccava. L'idea iniziale era quella di rassicurarlo ma il dubbio prese il sopravvento e alla fine rinunciò.

« E se Adam provasse a vedere in che piano siamo?

« Okay. » si alzò dal suo letto e aiutato da Leo, Siri ed Evander raggiunse la finestra.

Gli bastò sporgersi pochissimo e si accorse subito che erano molto in alto. Le sculture all'esterno lo portarono a pensare che si trattava di un castello gotico rivisitato per avere delle comodità in più. Riferito ciò ai compagni, trovarono che l'unica cosa che al momento potevano provare a fare era sciogliere le sbarre con il fuoco di Aka. Il tentativo si rivelò inutile per due motivi. Prima di tutto, la ragazza non riusciva ad accendere per bene le fiamme, che andavano e venivano come il segnale di una radio sotto le gallerie di Invidia. Secondo, quando provò a toccare le sbarre, la rossa si prese la scossa. Per poco non cadde rompendosi qualcosa, ma Leo fu in grado di prenderla subito.

« Grazie Leonidas... sembra che non vogliano farci uscire per nessun motivo... » si ricompose.

« Figurati. Direi proprio di sì, dovremo restare qui più del previsto.

Però poi, qualcuno bussò alla porta. Osiris andò subito ad aprire passando da una parte all'altra del dormitorio, e si trovò di fronte ad una donna dai capelli neri e dei meravigliosi occhi viola. Li guardò sorridendo, anche se sembrava molto stanca e sicuramente alcune persone dietro di lei facevano una mera impressione.

« Salve, lei sarebbe?

« Sono Isabelle, sono venuta a prendervi. Vestitevi e raggiungeteci qui fuori, per favore.



Minerva non aveva mai fatto un sogno del genere in vita sua. Era la cosa più strana che avesse mai visto. Si rigirò per un po' nel letto, pur sapendo che doveva svegliarsi presto per aiutare i suoi genitori. La sera prima però era andata a dormire molto tardi, una cosa insolita anche per la ragazza. Il fatto era che suo fratello Marte gli aveva chiesto di aiutarlo a riparare il forno che aveva rotto a lavoro, ma lei non era stata in grado di usare i suoi poteri per nascondere l'incidente e quindi le era toccato aggiustarlo a mano, ma non era molto brava in questo tipo di lavori. Marte aveva il turno a lavoro il giorno dopo, quindi le aveva chiesto se poteva pensarci lei a sistemarlo. Minnie non aveva saputo dirgli di no, non riusciva mai a farlo quando le chiedevano dei favori. Almeno poteva essere utile in qualche modo.
Sentì qualcosa farle il solletico e pensò fosse il suo riccio Pip che veniva a svegliarla. E invece era qualcun altro. Non aveva i capelli del suo bell'arancio, quindi non era qualcuno della sua famiglia. Sbatté le palpebre per qualche secondo prima di riuscire a mettere del tutto a fuoco la figura. Era un ragazzo, e le stava sorridendo. La chioma castano chiaro e gli occhi di giada le infusero una certa calma e le venne voglia di ricambiare il sorriso.

« Buongiorno principessa. » disse con voce molto dolce, tanto da far arrossire Minerva.

« B-b-buongiorno! » esclamò « Ci c-conosciamo?

« Be', ora sì. Piacere di conoscerti, sono Lucian. Luke, per gli amici.

« P-piacere mio, sono Minerva Fletcher. A volte mi chiamano Minnie. » la ragazza non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, mentre di solito con gli altri faceva davvero fatica a mantenere il contatto visivo.

Quel ragazzo gli ricordava molto suo fratello Apollo. Girando lo sguardo notò che c'era un'altra persona seduta di fianco a lei sul letto. Come Minnie ancora indossava il pigiama - il suo era molto particolare perché aveva dei bei funghetti ricamati a mano da Venere sopra e aveva avuto il permesso di prendere la fascia per capelli di Vesta. La compagna di stanza stava guardando Lucian proprio come lei. Il ragazzo era riuscito facilmente ad attirare su di sé l'attenzione di entrambe.
Improvvisamente le sorse una domanda:

« M-ma dove siamo?

Non c'erano i suoi fratelli. Non era la sua stanza. Dove era finita? La notte prima era sicura di essersi addormentata nel suo letto. E ora era lì.

« Non preoccuparti Minnie. Cioè, forse dovresti un pochino, ma adesso sei al sicuro.

« Siamo all'Accademia dell Selva, la scuola per ragazzi con poteri.

« Esatto principessa.

Minerva per poco non sveniva:

« Q-q-q-quella scuola!?

« Proprio così, ma ti prego di non preoccuparti, sicuramente riusciremo ad uscire da qui!

La poverina abbracciò le ginocchia, dondolandosi. Uscire da lì? Era davvero possibile?
Nella stanza entrò qualcun altro. Anche lui era un ragazzo. Era più abbronzato di Lucian, i capelli blu scuro gli ricadevano ai lati del viso, ma non riuscivano a coprire bene le due piccole cicatrici sulla guancia sinistra. Anche lui stava sorridendo e si avvicinò subito al compagno di stanza.

« Ehi, eccomi di ritorno. Io e Himori abbiamo controllato le finestre e a quanto pare hanno delle grandi sbarre a bloccarle. A dire la verità sarebbe una finestra sola, è nella nostra camera.

« Oh, peccato, sarebbe stato bello poter scappare così facilmente.

« Eh già. Ciao, ti sei svegliata anche tu finalmente.

« Lei è Minerva, Minnie.

« Piacere Minerva, sono Zander.

« C-ciao.

A Zander venne da ridere, in senso positivo ovviamente.

« Tranquilla, non essere timida, qui siamo tutti amici, non ti faremo del male.

« Grazie.

Luke e Cal si guardarono sorridendo, complici. Quella ragazza era così dolce, non riuscivano a non volerle bene. Perfino Ayami sembrava interessata a conoscerla meglio. I suoi genitori però le avevano detto di non parlare mai con gli sconosciuti, alla fine restò seduta sul suo letto, indecisa su cosa fare.
Gli altri compagni di dormitorio li raggiunsero qualche minuto dopo e li trovarono intenti in una partita di Cin. A quanto sembrava, Minnie aveva un mazzo di carte nella sua cassa.

« Cassa? Di cosa state parlando?

« Ah, non te ne eri accorto ancora Gil? Ci sono delle casse ai piedi dei nostri letti.

Il blu scosse la testa.

« Guarda, ci sono dentro le nostre cose.

Lucian si alzò dal letto di Minerva per raggiungere lo scrigno di legno alla base del giaciglio. Invitò Gildor ad avvicinarsi e gli mostrò che bastava mettere il pollice sul lucchetto, in base alle impronte digitali si sarebbe aperto. Ovviamente il baule di Minerva era già stato aperto precedentemente, quindi ecco spiegato il motivo per il quale avevano potuto fare quella partita a carte.

« Ci ha pensato Aya a scoprirlo. » esclamò facendo i complimenti alla rosa.

Ayami, cioè la ragazza in questione, se ne stava tranquillamente a giocare con Zander e sentendo quell'elogio non riuscì a non sorridere. Il battito le accelerò subito. Sì, era stata brava, ci aveva pensato lei a risolvere il problema, visto?

« Grazie, non ho fatto nulla di tanto importante da meritare un riconoscimento.

« Scherzi, tesoro? Abbiamo potuto scoprire che le nostre cose sono state portate a scuola con noi!

Il sincero complimento di Luke la faceva sentire bene, non erano delle parole false, lo percepiva chiaramente. Sentiva che con lui non avrebbe dovuto indossare la maschera della "ragazza perfetta".

« Davvero, non riesco a capire come fate a giocare a carte in una situazione del genere.

Himori faceva un po' paura a Minerva. Le sembrava un pezzo di ghiaccio con due gambe e due braccia. Se ne stava in disparte, nell'angolino della stanza, e li guardava silenzioso. Però gli dava anche l'idea di una persona molto sola. Alla ragazza sarebbe in parte piaciuto alzarsi e dagli un forte abbraccio ma non voleva risultare appiccicosa o troppo sentimentale.
Di colpo, furono tutti distratti da uno strano suono. Era come un allarme antifurto o come disse Lucian:

« La sirena dei pompieri!

« Non penso sia la sirena dei pompieri...

« Dovremmo andare a vedere.

La voce era provenuta dall'unica persona che ancora non era nella stanza con gli altri. Era rimasto nella parte maschile a smanettare con le cose nel suo baule ma quel suono gli aveva fatto venire in mente un paio di idee per uscire da quel posto.
Il ragazzo aveva un aspetto strano, a Minerva fece ancora più paura di Himori, tanto che ricominciò a dondolarsi abbracciata alla sue ginocchia. Luther entrò nella stanza con già indosso l'uniforme. Non sembrava una persona di molte parole. Il suo corpo era interamente avvolto da bende, alcune penzolavano ancora, spostate dal leggero vento che passava attraverso la finestra e di conseguenza la porta. Qualche ciuffo di capelli spuntava tra le candide fasce, gli occhi gialli sembravano ancora più luminosi. Andò a posizionarsi dietro a Zander e Ayami, facendo rabbrividire tutti e due per un attimo. I ragazzi lo avevano già "conosciuto" quando si erano svegliati poco prima.

« Luther! Eccoti, mancavi solo tu. » gli andò incontro Luke senza farsi il minimo problema.

Il lilla lo spostò per evitare che provasse ad abbracciarlo e riprese a parlare:

« Sono del parere che dovremmo uscire e andare a vedere cos'è successo. Potrebbe essersi intrufolato qualche nemico nel nostro dormitorio.

« Dormitorio? » domandò Ayami.

« Ci sono dei letti e sappiamo per certo che questa l'Accademia della Selva. Non può essere altro se non un dormitorio. O forse una stanza per le torture mascherata.

« T-t-torture?!

« Ma no, ma no, è solo una dormitorio tranquilla Minnie.

Luther roteò gli occhi al cielo, quella ragazza si spaventava così facilmente, cosa avrebbe fatto se fosse successo qualcosa? Gli faceva un po' pena.

« Ha ragione lui, dovremmo uscire a controllare.

A Himori non piaceva moltissimo Luther, doveva ancora farsene un'idea precisa, doveva prima studiarlo, però capiva molto bene che alle due ragazze faceva un po' paura, con il suo aspetto del tutto nascosto da quelle bende. La sua empatia lo portò comunque a cercare una motivazione, magari si era ferito durante un incidente e preferiva nasconderlo, forse le sue ferite non dovevano essere riaperte e senza quelle fasciature ci non sarebbe riuscito. Tuttavia, anche lui voleva uscire da quella stanza e capire cos'era successo.

« Certo, andiamo pure.

Lucian aveva questa incredibile capacità di farsi immediatamente seguire da Minerva e Ayami, sembravano moltissimo incoraggiate dalle sue parole, rassicurate. Era come un fratello maggiore per loro.
Innanzitutto, deciso di indossare l'uniforme anche i restanti. Ovviamente Luke tenne la porta del bagno chiusa tutto il tempo che Minnie e Aya dovettero cambiarsi, soprattutto perché la dolce arancio era terribilmente spaventata all'idea di farsi vedere scoperta in pubblico, le sue forme accentuate la mettevano sempre a disagio in mezzo a molte persone. Una volta finito, fece loro un sacco di complimenti:

« Ma state benissimo principesse, dovreste indossarla sempre. » esclamò battendo le mani tutto felice.

Una volta che tutti furono pronti, rimesse a posto le cose che avevano tirato fuori e richiusa la tenda, lasciarono la stanza. Fuori in corridoio c'erano tantissimi quadri, ma sette in particolare attirarono l'attenzione dei ragazzi. Si trattava dei ritratti dei membri del Tribunale dell'Inquisizione. Sembravano ancora più autoritari in quelle raffigurazioni. Lucian, in particolare, si soffermò sul ritratto di Alexei Romanov, tanto che gli altri dovettero richiamarlo per fargli capire che se ne stavano andando nella direzione opposta. La luce del sole entrava dalle grandi vetrate colorate, era sicuramente un castello di tipo gotico, affacciandosi potevano vedere il grande giardino fiorito, le siepi potate per formare un labirinto.
Continuarono a camminare per almeno venti minuti prima di incontrare le scale per il piano di sotto. Non ce ne erano per salire, o almeno non le avevano trovate, anche se Himori era abbastanza certo che ci fossero. Stranamente il suono che avevano sentito aveva smesso da un po', quindi avevano rinunciato a capire cosa fosse e avevano preferito continuare a camminare in gruppo fino alla fine delle scale. Una voce alle loro spalle, però, li stava chiamando in lontananza:

« Lucian V.! Ayami I.! Minerva F.! Luther L.! Zander C.! Himori A.! Gildor H.!

Girandosi notarono che si trattava di una donna dai capelli corvini e la pelle olivastra che correva nella loro direzione, seguita da altri ragazzi che però camminavano più lentamente, come annoiati.

« Vi ho trovato, ragazzi. Mi avete fatto prendere un bello spavento! Pensavo che vi foste persi da qualche parte, ma fortunatamente stavate solo curiosando, vero?

Diede un bacio sulla fronte a ciascuno di loro e poi indicò i restanti studenti ai quali potevano tranquillamente unirsi.
Finalmente tutti i ragazzi erano stati riuniti da Isabelle fuori dai loro dormitori. La giornata sarebbe stata ancora lunga e la donna annunciò che avrebbero fatto un piccolo giro della scuola prima della parte più interessante della giornata. Essendo un sabato, avrebbero avuto l'occasione di passare tutta la sera riuniti nella Sala Comune, senza coprifuoco. Si trattava di una "serata elegante", così la definì, un momento che richiedeva massima serietà, sarebbe avvenuto ogni primo sabato del mese, potevano sfoggiare il loro abito migliore perché tutti i loro affetti personali erano nelle casse che avevano trovato ai piedi del loro letto. Le casse non potevano essere usate sempre, avevano degli orari, come tutto il programma della scuola. Avevano accesso ad esse solo il pomeriggio per cambiarsi dell'uniforme, necessaria per le ore di lezione, che comunque non sarebbero state molte.
Isabelle si fermò un attimo sorridendo. Erano appena arrivati all'ingresso della scuola, da quel momento sarebbe cominciato il tour. La prima zona che esplorarono fu quella del piano terra. L'edificio era un castello gotico che si sviluppava più in larghezza che in altezza - i piani erano tre - caratterizzato da dei colori freddi e scuri come grigio e nero, gli unici posti che sembravano più accoglienti erano l'infermeria della corvina e i dormitori, per via delle decorazioni floreali che permettevano di distinguerli uno dall'altro.

« Bene ragazzi, come potete notare, qui siamo fuori dalla scuola. Proprio oltre questo grande cancello si trova un grande giardino, ma a voi è severamente vietato andarci senza il permesso di un professore. Vedere ma non andare! Però se chiedete a me o a Mik-il professor Fedorov, saremo ben disposti ad aiutarvi ad uscire per qualche ora. Se guardate bene potete vedere anche un labirinto più avanti, non è veramente carino? Anche le statue, sono così imponenti! Ma proseguiamo, ci sono posti ancora più interessanti!

Isabelle li guidò all'interno della struttura, innanzitutto nella Sala Comune. Spiegò che tutti gli studenti si sarebbero riuniti lì tre volte al giorno per mangiare i pasti e poi anche per fare i compiti se preferivano stare in compagnia. Continuando a sorridere:

« Mi raccomando di rispettare sempre gli orari, il preside - e soprattutto la professoressa Whitman - esigono puntualità. La colazione verrà consumata alle otto, il pranzo all'una e la cena alle sette. Se avete preferenze fate pure le richieste direttamente a me, sarò io a cucinare.

La stanza era veramente grande, la cosa che attirava maggiormente l'attenzione era un camino a legna proprio dietro al tavolo dei professori. Altri quattro tavoli più lunghi erano disposti longitudinalmente per gli studenti, già ben apparecchiati per una colazione veloce. C'erano diverse scelte, tramezzini alla marmellata, pesche sciroppate, cereali, fette biscottate, latte e succo d'arancia.

« Prego sedetevi e rifocillatevi un attimo ragazzi, continueremo tra poco!

Tutti presero posto, più o meno in base al dormitorio, visto che quelle erano le persone che al momento conoscevano. Angelica e Michelangelo erano seduti con Lucrezia e Roxanne, visto che quest'ultima aveva insistito per conoscersi meglio essendo compagni di stanza. A loro si aggiunsero anche Kylian, Tyen e Samael. Cassia invece era in angolo a parte, ma accanto a lei finì per sedersi Adam, anche se i due non parlarono per tutta la colazione. Elide, Delaney e Chi avevano preferito allontanarsi da Lizette, che invece, incuriosita da Niklas, aveva fatto in modo di poter stare con lui e Nevan. Ovviamente Minerva, sentendosi in difetto, cercò in ogni modo di trovare un posto dove non potesse disturbare nessuno, capitando tra Ambrosia e Lucian. Leonidas e Aren erano poco lontani da Aka, Evander e Osiris, mentre i restanti del dormitorio Dahlia avevano trovato il loro posticino - Ayami, Zander, Luther, Gildor e Himori.
Nonostante quel giorno il tempo era di meno, si poteva capire che ognuno di loro era interessato a creare dei legami di fiducia che fossero adatti alla situazione in cui si trovavano, nel caso in cui avessero avuto bisogno dell'aiuto di altri. Vale sicuramente la pena riportare il comportamento di Kylian non appena vide Miche seduto di fianco a lui. Per poco il ragazzo non cadde dalla sedia, non aveva mai visto qualcuno di così affascinante.

« Che palle.

Per lui in quel momento era l'eleganza fatta persona, il più bello tra i presenti.

« Tutto bene Miche?

« Sì, sì Ange.

« Hai preso le t-

« Sì, sì.

Angelica socchiuse gli occhi. Stava evitando la sua domanda, questo voleva dire che invece non aveva fatto proprio un bel niente.

« Comunque... ci sono proprio delle belle ragazze qui, vero?

Roxanne, che aveva già capito le sue intenzioni, si sporse in avanti fino a raggiungere il suo piatto per rubargli un biscotto.

« Sono lesbica. » disse leccandosi le dita e sorridendo gentile, forse troppo forzatamente.

« Grazie dell'informazione.

A Crezia venne proprio da ridere, sapeva che ad Anne non piacevano gli uomini da quando era costretta a fare il suo lavoro.

« Però se vuoi io sono liberissima.

« Lo terrò in considerazione.

Questo rattristò un po' Lian "ma in fondo potrebbero piacergli anche i ragazzi!" cercò di incoraggiarsi "gli lascerò qualche regalo come ammiratore segreto" decise.
Vista la piega che stava prendendo la conversazione, Sam chiese:

« Voi da dove provenite ragazzi?

« Io e Angi siamo di Avaritia. Siamo entrambi dei Fairchild se vi hanno attirato i capelli blu.

« Ne ho sentito parlare, ammetto, vendete vestiti?

« Non solo, abbiamo negozi di un po' di tutto. Praticamente una discarica messa a lucido sono. Però ultimamente vanno molto i nostri vestiti.

« Anch'io vengo da Avaritia, ma non ci siamo mai incontrati, strano. » disse Tyen.

« Lascia perdere, i nostri genitori sono molto... impegnati, usciamo poco di casa.

« Ah, capisco, mi dispiace.

« Sia Crezia che io siamo di Luxuries!

« Per Zeus, venite davvero da quel posto?!

« Che c'è, ti da fastidio la cosa?

« No no, però Lysander Blackthorn non è proprio un bravissimo sovrano.

« Non parliamone, ti prego.

« Okay, okay.

« E tu Kylian?

« I-io vengo da Gula.

« Figo, si mangerà sicuro bene.

Quel piccolo complimento riempì in un attimo il cuore del ragazzo.

« E tu Samael?

« Invidia.

« Ci sta.

« Magari si potesse provenire tutti da Superbia

« Quel regno è completamente inutile.

« No, dai, c'è la sede del Tribunale.

« Fine. Poi non c'è un cazzo di più.

« Questo è vero.

« Lo so, ho sempre ragione.

Dopo un quarto d'ora, Isabelle ritornò a prenderli per continuare il giro. Lucrezia, che aveva attivato il suo istinto da donna, fiutò immediatamente che era stava da qualche parte con il suo amante, il rossetto leggermente sbiadito da un bacio. Sorrise maliziosa, c'erano degli uomini nel corpo docenti! E lei ne avrebbe ovviamente approfittato.
La prossima destinazione di rivelò essere la così detta Aula 1, solitamente utilizzata dalla professoressa Seraphina Evergreen perché vicina alla serra. Non appena entrarono capirono immediatamente la materia a cui era dedicata. Vi erano modellini di scheletri di ogni animale immaginabile, ben ordinati, e anche uno umano in bella vista. Nel grande armadio sulla destra si potevano ben notare pietre e minerali, e anche alcune gemme, mentre sulla sinistra dei fossili di piante estinte. Una cartina sulla parete in fondo, proprio tra i due armadi, mostrava la geografia di Ephidia, ma in nessun posta sembrava segnata l'accademia, notò Cassia. Non c'era una cattedra o dei banchi precisi, solo un lungo bancone al quale tutti avrebbero avuto la possibilità di appoggiarsi. Una piccola porta seminascosta mostrava l'ingresso alla serra. Da lì comparve subito la professoressa.

« Ehi, Isabelle, mi hai portato la prole vedo.

« Sì, questi sono gli studenti di quest'anno.

Seraphina li guardò dubbiosa ma poi sorrise:

« Sembrate dei ragazzi apposto. Mi piacete. Questo vi fa conquistare un ingresso alla mia serra già da oggi. Forza seguitemi!

Con grande dispiacere di Michelangelo, tutti decisero di seguire Evergreen, convinti dai suoi modi decisi. La serra non era troppo grande, coperta da un telone trasparente che la avvolgeva completamente, visto che era all'aperto. Dal soffitto pendevano vasi fioriti e le piante più strane crescevano nei vasi, collocati su mobili di plastica percorrenti il perimetro. C'erano anche dei microscopi e un tappetto rotondo che riportava il periodo adatto ad ogni pianta. Le erbe medicinali di Isabelle erano in un angolino a parte.

« Non vedo l'ora di potervi illustrare il meraviglioso mondo dietro ognuna di loro!

Il che fece luccicare gli occhi di Evander come non mai. Ma la visita doveva continuare.
Salendo le scale raggiunsero il secondo piano. La porta venne subito aperta dal professor Niko Vlachos. Il giovane non sembrava affatto sveglio, anzi, aveva due occhiaie da far invidia a Cassia e Angelica.

« Salve Nik-

« Entrate e basta.

La stanza era molto più grande della prima aula, era strutturata come un teatro greco, quindi abbastanza scomoda, anche se le sedute erano rivestite da cuscini. Sarebbe stato difficile addormentarsi. C'era uno spiazzo alla base dove il prof poteva sedersi su un bel triclinio e spiegare la sua lezione, sempre che ne avesse voglia. Vlachos non aveva intenzione di farli poltrire come preferivano, al massimo se non se la sentiva lui potevano andare in biblioteca e studiare da soli la lezione. Non li voleva nemmeno risentire, ma questo ancora non lo sapevano quindi poteva contare sull'effetto a sorpresa.

« Bene, come potete vedere il professore è molto stanco quindi se potete parlate piano.

« Meglio se non parlate affatto.

Per alcuni non sarebbe stato affatto difficile.
Isabelle non sapeva bene come trattenerli lì, quindi preferì spostarsi alla prossima aula. La terza era l'aula di diritto, del professor Mikhail Fedorov. Non appena la porta si aprì, entrambi arrossirono visibilmente.

« Ah, eccovi, vi stavo aspettando! Venite pure ragazzi, vi assicuro che vi piacerà!

Forse Crezia fu l'unica a notarlo, ma non appena la corvina si spostò per lasciarli passare, lui le prese la mano da dietro. Quando furono tutti dentro capirono perché aveva detto che gli sarebbe piaciuto. C'erano sette tavolini con quattro sedie ciascuno, questo significava che sarebbero potuti stare in gruppetti con chi preferivano. E poi, il tocco di classe: l'atmosfera mistica garantita dalle tende chiuse e la luce viola che proveniva da una sfera di quelle da festa appena al soffitto.

« Quando facciamo pausa durante lezione vi metto un po' di musica che ne dite? Se no ci stanchiamo troppo! » guardò complice Isabelle.

« Perfetto, abbiamo ancora un paio di cosette da vedere, quindi proseguiamo cari.

L'ultima tappa di quel piano fu la Torre di Astronomia. Per raggiungerla salirono una lunga scalinata laterale che li portò all'esterno del castello. La professoressa Luna Valdez li stava aspettando. Era più bassa di qualunque persona avevano incontrato.

« Per di qua!

Camminando ancora un po' ecco che poterono raggiungere il telescopio, ora ovviamente non potevano nessuna stella, ma di notte era l'ideale per rilassarsi, lo assicurava anche la loro accompagnatrice.

« Come potete vedere principalmente qui basta sdraiarsi e guardare verso l'alto, in questa zona c'è poco inquinamento luminoso quindi si vede proprio tutto, ma con questo fantastico telescopio le stelle ci sembreranno anche più vicine.

« Che succede se proviamo a guardare il sole?

« Vi bruciate gli occhi quindi direi che è meglio non provare.

L'ultimo piano ospitava la biblioteca, i dormitori e l'infermeria della cara Isabelle. Il primo dei luoghi ricordava uno stile antico, con le pareti ricoperte di poesie incorniciate e quadri con i sovrani e i membri del Tribunale.

« Tutti i libri che volete li troverete qui, ve lo posso assicurare!

In molti provarono a controllare se era vero, quello sarebbe presto diventato il luogo dei sogni di studenti come Cassia, Angelica, Ayami, Michelangelo e Minerva.
Avendo già visto abbondantemente tutti i dormitori, si soffermarono poi un attimo nell'infermeria.

« Per qualsiasi cosa sono qui, okay? Vi basta venire a chiamarmi e cercherò di aiutarvi come meglio posso.

Il sorriso caldo della donna tranquillizzò tutti. Tornati al primo piano, era finalmente l'ora di conoscere il preside. Dominic aveva intenzione di prendere più tempo possibile, non desiderava affatto l'entrata sensazionale che la Whitman gli aveva suggerito. L'altra professoressa che ancora non avevano incontrato era proprio lei, Elizabeth Whitman, e forse avrebbero preferito non farlo. La donna più spaventosa che avrebbero mai visto, la sua aura era superiore a quella di Raeliana, diceva Isabelle. Ed era vero.
La Whitman faceva le sue lezioni in palestra, che si trovava nei sotterranei, un luogo buio e polveroso dove non avevano troppe attrezzature a disposizione e anzi, avrebbero dovuto ricavarsele da soli. Sullo stesso piano c'era la stanza delle punizioni, che Isabelle aveva appositamente omesso dalla visita, perché non riteneva un posto adatto a quei poveri ragazzi. Già si erano svegliati in un posto sconosciuto.
La bionda si avvicinò silenziosamente alla giovane infermiera.

« So che non sei venuta nei sotterranei durante il giro. Vorrei una spiegazione, se non ti disturbo.

« Be', mi sembrava brutto concludere con un posto così scuro...

« Allora potevi passarci come prima cosa.

Isabelle non riuscì a risponderle nulla e lasciò che si allontanasse.
I ragazzi vennero fatti di nuovo sedere ai tavoli della Sala Comune e il preside comparve al tavolo degli insegnanti. Crezia non poté fare a meno di commentare:

« Uhh, quello lì è il capo? Uhm chissà se è bravo!

Ma improvvisamente accadde una cosa molto strana. Tutti guardarono in basso, sentendo qualcosa stringere il loro collo, e notarono che erano come comparsi dal nulla dei collari argentati, ciascuno portava inciso il suo nome nel seguente modo: nome più iniziale del cognome puntata. Ovviamente questo generò un parlottio niente male e alcuni cercarono subito di toglierlo, senza risultati. I più intelligenti preferirono mantenere la calma e aspettare una spiegazione.

« Se mi permettete, studenti e studentesse, vorrei darvi il benvenuto all'Accademia della Selva. Sicuramente anche quest'anno sarà ricco di sorprese.







nota autrice ::
ciao cuori, ecco finalmente il primo capitolo, spero vi sia piaciuto, bebe ci ha messo un po' a rileggerlo, se ci sono errori è colpa sua :P
mi raccomando di lasciare un bel FEEDBACK così posso capire se ho scritto bene i vostri oc e ovviamente per capire se la storia vi sta piacendo, un baciotto e come sempre grazie per partecipare <33

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