85.

Avremmo impiegato circa venti minuti per arrivare a Goyang, ma immaginai che con l'autobus ci avremmo messo almeno dieci minuti in più.

Subito dopo la fine delle lezioni, io e Kippeum ci eravamo precipitate in stanza per cambiarci e indossare le tute. Ci assicurammo di avere tutto all'interno dei nostri borsoni e andammo al posto prestabilito, ovvero l'atrio, dove la squadra di basket e la squadra delle cheerleader stavano aspettando l'arrivo della navetta che ci avrebbe portato in quella città.

Appena saliti, noi tutti ci accaparrammo i posti infondo, e dato che erano stati i ragazzi a deciderlo, nessuna delle ragazze della nostra squadra aveva osato controbattere, ma anzi avevano acconsentito senza pensarci due volte. 

Mi preoccupai di prendere un posto vicino al finestrino mentre gli altri avevano come priorità quella di fare casino e sfrenarsi per "sfogare l'ansia" che avevano avuto in questi giorni. Kippeum come al solito non poteva non farsi riconoscere cominciando a cantare a squarciagola le sue canzoni preferite, seguita da Hoseok e Taehyung che cercavano di improvvisare dei beat come dei veri rapper. Namjoon e Jin erano i soliti che cercavano di calmare gli animi, alle volte troppo agitati, come dei babysitter. Erano la nostra unica speranza per evitare qualche rimprovero dal coach. Jimin conversava tranquillamente con due ragazze sedute davanti al suo posto, esercitando inconsapevolmente il suo fascino che aveva totalmente rapito le mie compagne mentre lo stavano guardando con occhi a forma di cuore. Jungkook invece si impossessò di due posti, sdraiandosi e ascoltando musica indisturbato, mentre il gruppo di ragazze di fronte a lui commentava ambiguamente la sua posizione. Per quanto riguardava Yoongi, era nel posto in cui volevo fosse, accanto a me. Anche lui aveva gli auricolari, da cui potevo udire distintamente le canzoni che ascoltava per via del volume discutibilmente alto che stava usando. La mia testa aveva trovato un comodo posticino sulla sua spalla e la sua mano si era insinuata nella mia come un serpente in amore. Approfittai di quel tragitto per non pensare a nulla e godermi la presenza del mio ragazzo.

<Asami...>

<Cosa c'è?> mugugnai senza aprire gli occhi.

<Ora che entreremo in quella palestra, per favore, cerca di evitare i ragazzi dell'altra squadra.>

<Potresti spiegarmi il motivo?> chiesi strofinandomi gli occhi.

<Semplicemente non voglio che quegli idioti si avvicinino a te, ecco tutto.> rispose togliendosi gli auricolari per poi metterli nella tasca del suo bomber.

<Okay...> dissi distratta prima di accorgermi del nostro arrivo.

<Grazie piccola.> concluse scoccandomi un bacio a stampo prima di trascinarmi con lui fuori dalla vettura.

Fuori si congelava ed era già buio. Entrammo dall'ingresso principale seguendo un ragazzo che si era presentato come presidente del comitato di accoglienza. 

Yoongi mise un braccio sulle mie spalle e mi avvicinò a sé con fare protettivo.

<Ragazzi sento che questa volta li stracceremo e ci riprenderemo il punto che ci hanno rubato l'anno scorso!> parlò Jimin quando imboccammo l'ultimo corridoio che portava alla palestra di quell'enorme scuola.

<Non vedo l'ora di fargli il culo a strisce.> dichiarò Jungkook agguerrito.

<Calmatevi voi due, cerchiamo di rispettare le regole e giocare pulito, l'immagine della nostra scuola dipende anche da noi.> li rimproverò Namjoon mantenendosi calmo.

<Namjoon stavolta devo dare ragione a loro, in questa scuola il gioco pulito non esiste. Adattiamoci ad ogni evenienza.> disse Jin scuotendo il capo.

<Solo se strettamente necessario.> strinse i denti e distolse lo sguardo.

Nel frattempo le porte che portavano al luogo della partita furono spalancate rivelando una palestra completamente vuota e desolata. Il match sarebbe dovuto cominciare di lì a poco e non c'era nemmeno l'ombra dei giocatori e delle altre cheerleader. Il ragazzo che ci aveva accompagnato ci condusse fino agli spogliatoi degli ospiti, dove ognuno di noi indossò la sua "armatura". 

Io e Kippeum ci affrettammo per andare a riscaldarci un minimo prima che la partita cominciasse, ma non avemmo nemmeno il tempo di mettere piede fuori da quel gelido spogliatoio che due ragazze sconosciute fecero capolino nella stanza, attraversandola dritte nella nostra direzione.

<Oh no...> si lamentò Kippeum alzando gli occhi al cielo.

Una di loro aveva lunghi capelli neri che scendevano morbidi sulle sue spalle, il suo viso era ovale e le labbra tinte di un rosso intenso. La particolarità che mi saltò all'occhio fu un piccolo neo sulla sua guancia che le donava un certo di fascino. Era a dir poco un schianto. 

La sua amica non era da meno, lunghi capelli rossi incorniciavano il suo viso che aveva dei lineamenti fini, le sue labbra erano carnose e il suo sguardo era magnetico.

<Guarda guarda, chi abbiamo qui... Choi Kippeum. E' un piacere rivederti.> parlarono quelle labbra rosse con una nota beffarda.

Anche l'altra non si risparmiò occhiatacce che non mi preoccupai di ricambiare. Quella loro aura di superiorità ero riuscita a percepirla da lontano, e a giudicare dalla reazione di Kippeum, le mie conclusioni sul loro conto non erano del tutto scorrette.

Due perfette stronze piene di sé con qualche problemino nel gestire il proprio ego.

<Hyejin, Chanmi.> pronunciò Kippeum annoiata, passando il suo sguardo dalla mora alla rossa.

<Non aspettavamo che questa partita, sai?> affermò la rossa incrociando le braccia al petto.

<Oh ma dai! Scommetto che anche quest'anno riuscirete a far sospendere la partita perché i vostri cari ragazzi credono che il campo sia un fight club, giusto?> le provocò Kippeum incrociando le braccia.

<Divertente, non trovi?> la mora diede una gomitata alla sua amica e poi si rivolse a Kippeum. <Sappiamo benissimo che quei cani tuoi amici non hanno saputo fermare i loro istinti "animaleschi". Anche se devo ammettere che la colpa non è stata esclusivamente loro. Succede... anche quando la tu amichetta del cuore non sa più quali boxer abbassare.> risero entrambe. <Non riusciva a scegliere tra Mark e Min, poverina.> 

<A proposito, Haewon dov'è? E' già all'opera con qualcuno della nostra squadra?> scherzò la rossa, Chanmi, mentre l'altra continuò a sghignazzare sotto voce.

Assistetti a quella conversazione in silenzio, non volevo intromettermi. Odiavo quel tipo di persone e averci a che fare mi avrebbe soltanto rovinato la serata.

<Haewon se n'è andata, ma al suo posto è arrivato qualcuno di migliore, cara la mia Hyejin.> disse dura Kippeum assottigliando lo sguardo con odio. 

Subito dopo afferrò il mio braccio spostandomi in avanti come per mettermi in mostra.

<E tu saresti?> mi guardò quasi schifata.

<Asami Nishimura. Ora se non vi dispiace avremmo cose molto più importanti da fare.> rispose ancora la mia amica risparmiandomi fiato. Mi afferrò bruscamente per un polso e mi trascinò all'esterno.

<Puttana da rimpiazzo.> sentii pronunciare dalla rossa prima che Kippeum sbattesse le porte dello spogliatoio, chiudendole in un sol colpo.

<Asami ignorale, questa scuola è piena di gente marcia fino al midollo.> mi rassicurò continuando a camminare a passo svelto.

Arrivate al bordo del campo semplicemente iniziammo una mini sessione di stretching, mentre la palestra cominciava a riempirsi delle voci degli studenti appena arrivati.

Ma delle due squadre nemmeno l'ombra.

Dopo quei pochi minuti di riscaldamento, decidemmo di andare a controllare i ragazzi, anche se teoricamente erano nello spogliatoio maschile. Ci dirigemmo verso quella stanza e appena davanti alla porta balzammo all'indietro, precedute da un gruppo di atleti completamente sconosciuti. 

Non ebbi il tempo di guardare i loro visi, ma quello che mi pietrificò fu un minuscolo dettaglio che era stato capace di farmi congelare all'istante. Non riuscii a processarlo bene, ma l'ultima cosa che vidi prima di entrare di fretta in quel luogo vietato al genere femminile fu il cognome impresso sulla canotta nera di quel giocatore: Tuan.

Avevo già sentito quel cognome. Ripensai immediatamente a quell'incubo che aveva segnato l'ultima notte che avevo passato all'Hanyang prima delle vacanze natalizie. La piastrina con quel cognome, quell'argento che nel mio sogno non scintillava, penzolava nel vuoto con un moto quasi ipnotico.

Non poteva essere vero... non potevo essere diventata una veggente da un momento all'altro. Eppure avevo davanti agli occhi la prova certa che quello non era solo uno stupido sogno.

Kippeum bussò insistentemente fino a quando Jin non aprì comunicandoci che erano pronti. Nel frattempo guardai gli spalti che erano già pieni, segno che mancasse poco all'inizio, ma in quel momento la mia mente era da tutt'altra parte, proprio quando non potevo permettermi distrazioni. 

Fortunatamente qualcuno si accorse del mio sguardo assente riportandomi coi piedi per terra.

<Piccola, sei pronta?> mi chiese eccitato il mio ragazzo mentre saltellava per scaricare la tensione.

<Prontissima. E tu?> mentii forzando un sorriso.

<Sì, questa volta conto di fare il canestro che ci regalerà la vittoria.>

<Farò il tifo per te Yoongi, in qualsiasi modo andrà a finire per me sarete sempre voi i vincitori.> dissi avvinghiandomi al suo braccio.

Un improvviso fischio attirò la nostra attenzione. L'arbitro era al centro del campo in attesa dei due capitani, per stabilire gli ultimi dettagli.

<Ci siamo, devo andare. Comunque sei bellissima, ma abbassa quella dannata gonna o tutti vedranno cose che sono riservate esclusivamente al sottoscritto.> mi comunicò liberandosi delicatamente dalla mia presa. Le sue ultime parole mi fecero arrossire, ma cercai in tutti i modi di renderlo meno evidente. 

Scavalcò le transenne con un salto e raggiunse l'arbitro. Nel frattempo augurai buona fortuna agli altri e seguii a ruota Kippeum che si stava avviando verso il nostro gruppo. Dall'angolo in cui ci trovavamo potei finalmente guardare meglio i componenti della squadra avversaria, ma soprattutto quel Tuan.

Notai che uno di loro allontanarsi dal gruppo dirigendosi in direzione dei nostri amici. Solo quando fu abbastanza vicino alle transenne, mi accorsi che stava salutando solo Jungkook, che alla sua vista sorrise genuinamente. Pensai fosse quel ragazzo di cui mi aveva parlato qualche settimana fa, un certo Yugyeom. Lo aveva definito un bravo ragazzo, ma notando gli sguardi contrari degli altri, vidi il sorriso di Jungkook spegnersi gradualmente.

Dopo essersi scambiati qualche parola, vidi l'avversario ritornare dai suoi compagni che lo stavano guardando con lo stesso sguardo di rimprovero.

Sfortunatamente nella mia visuale entrò anche il gruppo di cheerleader della loro squadra, capeggiate da quelle due vipere che ci erano piombate davanti poco prima. Scossi il capo scocciata e tornai a guardare i due capi squadra scambiarsi una stretta di mano che indicava più disprezzo che rispetto, sentimento fortemente sentito da entrambe le parti.

Gli speaker attaccarono con la loro solita presentazione per coinvolgere il pubblico, man mano che tutti i giocatori raggiungevano il centro del campo.

Fui particolarmente attenta quando presentò quel ragazzo a me sconosciuto.

<Diamo il benvenuto al nostro Mark!> esclamò una delle due voci metalliche che sovrastavano il tifo dei presenti.

Mark Tuan.

Lo stesso Mark che Yoongi odiava e lo stesso Tuan che avevo inspiegabilmente già conosciuto nei meandri del mio inconscio.

Ma il tempo che avevo per riflettere era appena scaduto, la capo-cheerleader ci aveva appena dato l'imbocca al lupo. Senza indugiare entrammo in campo dando inizio allo show.

Il numero durò quattro minuti o giù di lì. Con il fiatone e le gambe tremolanti mi affrettai ad attraversare il campo per andare a sedermi da qualche parte. Forse avevo esagerato un po', non mi era mai capitato di essere così stremata e affaticata. Le narici bruciavano per la grossa di quantità di ossigeno che inalavo e esalavo ogni secondo, poggiai la schiena al muro e chiusi gli occhi nel tentativo di ristabilizzare il battito e il respiro.

Subito dopo di noi, le altre cheerleader cominciarono a sventolare i loro pompon bianchi e neri a ritmo della canzone che avevano preparato. Non mi disturbai a guardare il loro numero, diedi l'esclusiva a Kippeum che se la rideva di gusto guardandole più sculettare che ballare.

Solo quando sentii il fischio di inizio mi feci forza e mi avvicinai il più possibile per guardarli in azione. Erano più agguerriti che mai, si vedeva dai loro sguardi, volevano veramente vincere.

La palla fu lanciata in aria, ma la mano che l'afferrò non fu di nessuno dei nostri ragazzi.

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