82.

Quella notte dormii malissimo. Quando venne il momento di svegliarsi feci fatica anche solo a muovermi, non ero riuscita a prendere sonno a causa di tutti quei pensieri negativi che mi stavano martellando da quando avevo parlato con Taehyung.

Dopo essermi fatta una doccia bollente, mi vestii con i vestiti che avevo preparato il giorno prima e aspettai che Yoongi finisse di prepararsi. Dopo la dichiarazione di ieri sera era diventato più sereno e solare, mentre invece io ero sovrappensiero e tutto il buon umore che avevo era stato risucchiato dalle parole dure e dirette di ieri.

<Sei pronta?> mi chiese lui passandomi il giubbotto.

<Certo, andiamo.> mi sforzai di sorridere.

Scendemmo al piano di sotto e dopo aver dato un'ultima controllata abbandonammo la casa, salimmo in macchina e partimmo.

<Non posso credere che questa settimana sia già finita, non possiamo rimanere ancora un po'?> sentii parlare Jungkook dai sedili posteriori.

<Jungkook prima o poi le cose finiscono, è questo il bello.> risposi guardandomi nello specchietto.

<Vorrai dire il peggio.> ribatté lui.

<No altrimenti non ti godresti al massimo questi momenti. Se avessi sempre quello che vuoi, quando vuoi, non riusciresti a cogliere l'ebrezza di quello che vivi.> spiegai guardando l'asfalto che scorreva.

<E' un modo carino per dire che ti devi rassegnare e smettere di lamentarti Jungkook.> intervenne Hoseok stiracchiandosi.

Jungkook in tutta risposta si girò verso il finestrino mettendo il broncio e incrociando le braccia al petto.

Feci un mezzo sorriso guardandolo dallo specchietto retrovisore e poi spostai lo sguardo sul ragazzo alla mia sinistra, che da quando eravamo partiti non aveva detto nemmeno una parola.

<Yoongi va tutto bene?> domandai preoccupata.

<Sì stavo soltanto pensando alla scuola, agli allenamenti, alla partita e al resto.> rispose scuotendo il capo.

<Hyung a proposito, ho sentito dire che forse Mark rimarrà in panchina. Sarà il caso di cambiare gli schemi?> lo interpellò Hoseok.

<La settimana prossima ne parlerò col coach e vedremo cosa si può fare.>

<Chi è Mark?> chiesi curiosa.

<E' l'attaccante della squadra di Goyang.> sbuffò annoiato come se non volesse realmente rispondere alla mia domanda.

<E' una nemesi sportiva?> domandai divertita.

<Non proprio.> si sporse Hoseok. <Vedi, non si sopportano né dentro e né fuori dal campo.> rise imbarazzato.

<Oh...> spalancai gli occhi percependo l'aria tesa.

<Yoongi-hyung detesta l'intera squadra, però c'è un ragazzo di nome Yugyeom che è davvero in gamba, dovresti conoscer-> cercò di dire Jungkook prima che il suo entusiasmo venisse spezzato.

<Jungkook no.> Yoongi lo interruppe secco.

<Perché no?> mi rivolsi a lui confusa.

A quel punto Hoseok e Jungkook si ammutolirono e tornarono a farsi fatti loro, lasciandomi senza una vera risposta. Yoongi sospirò rassegnato e decise finalmente di parlare. <Non sono tipi molto affidabili, preferirei che li evitassi quando andremo lì.>

<Se lo dici tu.> dissi notando il suo nervosismo.

Girai la testa verso il vetro del finestrino mi misi a fissare ogni dettaglio che superavamo. Il ritmo e la velocità dell'auto conciliarono il mio sonno e le mie palpebre diventarono sempre più pesanti fino al punto in cui non riuscii più a riaprirle.

Passarono poi quattro giorni dalla fine del nostro viaggio e non ne sarebbero passati ancora molti prima che le lezioni ricominciassero. I miei insistettero per il rientro immediato all'Hanyang, ma riuscii a convincerli e a rimanere qualche altro giorno a casa.

Gli ultimi giorni volarono e mi ritrovai davanti all'auto, pronta per essere riportata a scuola. Il signor Bae aveva appena caricato la mia valigia nel bagagliaio del SUV. I miei erano ritornati alla loro solita routine, indaffarati e presi più che mai dall'azienda, e in poche parole, la magia che avevano portato le feste era già sparita riportandomi alla solita vecchia e deludente realtà.

<Tutto bene, signorina?> chiese dolcemente il vecchio signore tenendo i suoi piccoli occhi sulla strada.

<Credo di sì...> risposi cercando di mascherare quella faccia da funerale che mi ritrovavo.

<La vedo abbattuta, è sicura?> insistette.

<Devo solo riabituarmi alla vecchia routine. Nemmeno una settimana fa ero ancora con i miei amici...> raccontai malinconicamente.

<Sono sicuro che rivedrà sicuramente i suoi amici, ma non è mica per quel ragazzetto con i capelli bianchi?> ridacchiò guardandomi.

<No affatto!> risposi io in imbarazzo, chiedendomi come facesse a sapere di Yoongi.

<Allora credo sarà felice di sapere che siamo quasi arrivati.> annunciò tranquillo mentre mi accorsi che avevamo appena imboccato il viale che portava all'istituto.

Quando il signor Bae parcheggiò fuori dalla struttura, l'imponente portone scuro entrò nella mia visuale provocandomi una certa eccitazione. Dopo un respiro profondo afferrai la valigia e mi incamminai verso l'ingresso, ma prima che potessi varcarne la soglia, notai una figura piuttosto familiare all'uscita del grande parcheggio. Sul mio viso nacque un sorriso spontaneo e mi affrettai a raggiungere quella persona.

<Yoongi!> gridai fiondandomi letteralmente addosso al poverino che era girato di spalle.

<Ma guarda chi si rivede!> mi sorrise.

Mi alzai sulle punte per dargli un bacio che lui non rifiutò, ma che al contrario approfondì nonostante fossimo davanti a tantissimi studenti.

<Ci guardano tutti...> dissi leggermente a disagio. Quasi tutti gli studenti ci stavano fissando curiosi.

<Meglio, così tutti sapranno che ora sei la mia ragazza.> mi rispose tranquillo.

Feci per ribattere, ma mi distrassi quando il signor Bae ripassò davanti all'ingresso per salutarmi un'ultima volta.

<Asami chi era quello?> mi chiese serio Yoongi non staccando gli occhi dal SUV.

<E' il governante che hanno assunto i miei quando siamo arrivati qui, perché?> risposi corrugando lo sguardo

<Dimmi che tipo è, come ti è sembrato?>

<Yoongi cosa vuoi che ti dica, il signor Bae è un comune governante. Perché me lo stai chiedendo?>

<Hai detto Bae?> si meravigliò sbarrando gli occhi.

<Esatto...>

La sua reazione era stata davvero strana, come se in lui avesse visto una minaccia.

<Allora, ti sono mancato?> mi domandò all'improvviso cambiando totalmente argomento.

<Direi di sì. Io ti sono mancata?>

<Ogni giorno.> disse accarezzandomi la guancia.

Ad un tratto cominciai a sentire una voce acuta urlare mentre si avvicinava sempre di più a noi. Capii subito chi fosse, non dal tono di voce, ma dalle imprecazioni con cui stava maledicendo la persona dall'altro capo del suo telefono.

<La stai sentendo anche tu, vero?> mi chiese con espressione rassegnata.

<Non siamo nemmeno rientrati e lo sta già sgridando.> risi notando Kippeum che veniva verso di noi con una faccia a dir poco arrabbiata.

<Kim Namjoon se non ti presenti all'Hanyang entro oggi pomeriggio, farai i conti con me.> concluse chiudendo la chiamata.

<Buongiorno Kippeum.> la salutò Yoongi spostando la sua valigia per farle spazio.

<Buongiorno anche a voi piccioncini.> ci sorrise ritornando poi imbronciata.

<Che succede?> le chiesi alzando gli occhi al cielo.

<Il mio cosiddetto fidanzato si rifiuta di rientrare a scuola oggi. Ma sono sicura di averlo convinto, come avrete potuto notare dalla mia telefonata.> fece un respiro profondo e si ricompose. <Ora andiamo, forza! Gli altri ci stanno aspettando.> affermò cominciando a saltellare verso il portone d'ingresso.

<Menomale che non arrivi a questi livelli...> mi richiamò Yoongi quando Kippeum era già troppo avanti per sentire la sua affermazione.

<Se vuoi ti accontento subito.> dissi con nonchalance.

<No! Scherzavo! Preferisco la tua parte tenera, non ho voglia di conoscere la tua parte da psicopatica incallita.> gesticolò in panico.

Risi scuotendo il capo e intrecciando la mia mano alla sua prima di varcare l'ingresso. Le nostre mani attirarono tutti gli sguardi di quella folla di studenti, e se prima ero in imbarazzo, in quel momento volevo sprofondare.

Nel frattempo Yoongi li guardava quasi vantandosi del fatto che mi stesse tenendo per mano, vantandosi che io fossi al suo fianco.

Mi guardò accorgendosi del fatto che fossi a disagio e mi sorrise come per rassicurarmi e in qualche modo quello sguardo funzionò infondendomi quella sicurezza che mi mancava, così cominciai a fregarmene di quegli sguardi pieni d'invidia.

Una volta nell'atrio, avvistammo gli altri e ci aggregammo per avviarci verso i dormitori.

Arrivate davanti alla scalinata del dormitorio femminile, io e Kippeum ci scambiammo uno sguardo disperato.

<Ci risiamo.> disse guardando i bagagli e le scale.

<Meglio sbrigarsi.> sbuffai prima di sollevare la mia valigia e arrivare finalmente alla nostra stanza.

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