76.

<Dovrebbero ritirarvi la patente sconsiderati che non siete altro!> sbraitò Jin appena i motori delle due auto si spensero davanti alla baita di Kippeum.

<Hyung stai esagerando, è stata una divertente corsetta tra di noi.> dichiarò testa blu stiracchiandosi.

<Esatto divertentissima, soprattutto quando vi abbiamo stracciato.> li schernì Hoseok fiero di essere capitato nella macchina vincente.

<Namjoon non accetterà mai il fatto che la sua auto non può battere una Maserati, è inutile sprecare fiato. In effetti se dobbiamo dirla tutta, non è stata un'idea di Namjoon, ma è Jimin che gli ha messo il tarlo in testa.> confessò Kippeum.

<Il tuo fidanzato poteva anche non starmi a sentire, smettila di difenderlo sempre.> ribatté quest'ultimo. <E' Taehyung che ha insistito nel proporre l'idea!> continuò cercando si dividersi le colpe

<Jimin ma da che parte stai?!> ribatté lui incenerendo con lo sguardo il coetaneo.

<Rimane il fatto che ho vinto io, di nuovo.> si intromise Yoongi aprendo il cofano dell'auto.

<Magari la prossima volta che c'è Jin evitiamo di superare i duecento chilometri orari, okay?> proposi nella speranza di chiudere quella discussione

<Questa ragazza è l'unica che mi capisce, andiamo e lasciamo a questa gentaglia le valigie.> disse Jin prendendomi a braccetto indignato, cominciando a trascinarmi verso l'entrata della grande casa.

<La prossima volta diamogli un sonnifero prima di partire, è insopportabile.> affermò Namjoon cercando di abbassare la voce per non farsi sentire, fallendo miseramente.

<Ti ho sentito idiota! Avrò la mia vendetta, sappilo.> sbraitò il poveretto.

Kippeum mi passò le chiavi che infilai subito nella serratura, spalancando la porta e rimanendo affascinata dall'interno della casa. Il salone dominato da superfici legnose e lucide era la prima cosa che si notava, l'atmosfera calorosa si faceva sentire nonostante il fatto che grande camino di pietra al centro della stanza fosse ancora spento. I divani rossi, costellati da quattro grandi travi che scendevano direttamente dall'alto soffitto, erano su un grande tappeto marrone, la gelida luce del sole entrava dalle finestre facendo brillare quel colore quasi come fosse fuoco vivo. Alle spalle del camino notai la cucina, una classica cucina rustica interamente di legno e il lungo tavolo da pranzo si trovavano sotto ad un imponente lampadario che avrebbe illuminato entrambi i vani una volta acceso. A destra una graziosa scala a chiocciola portava al piano superiore, dove supposi fossero le nostre camere. Alzai lo sguardo, meravigliata di essere circondata da quel puro materiale invece che da noiose pareti di cemento intonacate e spoglie.

<E' stupendo qui...> dissi con occhi sognanti.

<Ora vi faccio fare il giro della casa, seguitemi!>  esclamò Kippeum lasciando il suo giubbotto sul divano.

Facemmo come aveva detto e cominciò a mostrarci il piano terra. Nascosto da una parete uscì fuori un elegante bagno sui toni del verde smeraldo che ospitava una grande vasca che si affacciava all'esterno sull'immenso bosco che avevamo attraversato per venire qui, tutto grazie ad una parete di vetri. Fare un bel bagno caldo lì sarebbe stato rilassante e rinvigorente dopo una giornata passata sulla neve. Ci portò poi al piano di sopra, dove un lungo corridoio pullulava di foto della famiglia di Kippeum e della sua infanzia, conducendo alle numerose stanze da letto.

<I letti sono tutti matrimoniali, eccetto i tre letti a castello in fondo al corridoio, quindi decidete chi starà con chi. E prima che questa casa diventi un albergo, vi comunico che divideremo le spese dell'impianto sciistico e della spesa. Detto questo ora andrò a schiantarmi sul mio letto, se qualcuno mi disturberà stanotte dormirà fuori sulla neve. Vi ho avvisato.> dichiarò lei prima di sbadigliare e sparire dentro una delle prime stanze del corridoio.

Cominciammo a guardare meglio in tutte le stanze fino a quando delle urla di gioia non riempirono il corridoio, prontamente zittite da Namjoon che non voleva subire l'ira della sua fidanzata.

<I letti a castello sono qui. Jungkook, Taehyung correte!> disse Jimin chiamando al rapporto i suoi compagni.

<Arriviamo!> risposero all'unisono.

<Forza, noi portiamo su le valigie.> ordinò Namjoon. Così, dopo che lui, Jin, Hoseok e Yoongi scesero per recuperare i bagagli, rimasi lì ad osservare le cornici appese su quelle pareti lignee.

Dovevano essere una famiglia molto unita, Kippeum era la loro unica figlia. 

Una foto in particolare attirò la mia attenzione, la cornice era rossa e nell'angolo sinistro in basso c'era disegnata una piccola coccinella, come una specie di buon augurio. Nella foto la mia amica probabilmente avrà avuto tre anni o poco più, sorridente e gioiosa tra la neve con un adorabile cappellino rosa provvisto di un gigantesco pompon sulla testolina castana.

Sorrisi debolmente a quella vista, nel mentre i ragazzi salirono con i primi bagagli.

<Vado a prendere la mia.> annunciai prima di superarli scendendo la scala.

<Sei sicura? Tanto saremmo scesi comunque.> mi disse Hoseok passandosi un braccio sulla fronte.

<Vincerò la mia eterna battaglia contro le scale e le valigie.> feci spallucce afferrando il manico del mio bagaglio.

<Farò il tifo per te piccola!> sentii dal piano superiore la sua voce e non potei fare a meno di sorridere.

Riuscii a portare la mia valigia su senza grossi problemi. I ragazzi si fiondarono a recuperare il resto, e una volta in corridoio, vidi Yoongi in piedi davanti a me con un mezzo sorriso stampato in faccia.

<Avete già scelto la vostra stanza?> chiesi pimpante.

<Vorrai dire la nostra.> mi comunicò tranquillo lasciandomi senza parole, con gli occhi sbarrati e completamente immobile.

<Come scusa?!> mi feci scappare quasi urlando.

<Hai capito benissimo. Io e te dormiremo insieme, nello stesso letto.> precisò prima di girarsi per dirigersi in fondo al corridoio.

Tentennai prima di raggiungerlo. Entrò nella stanza, lasciò le valigie in un angolo e corse a stendersi sul letto, esausto dopo aver guidato per quattro ore. Mi affacciai timidamente prima di entrare a piccoli passi in quella camera. Era abbastanza semplice, c'era un grande e sicuramente comodo letto matrimoniale con un piumone sui toni sull'azzurro.

Diedi un'ultima sbirciata in giro e mi sedetti sul letto, sprofondandoci per quanto fossero soffici le coperte. Mi tirò per un polso come per far stendere anche me nella sua stessa posizione, facendomi finire stesa a pancia in su tenendogli la mano che si era portato sul suo torace, dove si trovava il cuore.

<Io non mi sono accontentato.> disse rompendo il silenzio.

Mugolai confusa.

<Forse sei tu quella che si è accontentata di un casino come me.> affermò con tono austero. <Hai ragione, non stiamo insieme e forse è meglio così.> confessò senza scomporsi minimamente.

A quelle parole mi si formò un nodo in gola per la tristezza, perché diceva così? Insomma, che avesse una metà del mio cuore era ormai appurato da tempo, ma non poteva seriamente pensare di finire tutto lì.

<Sono stata fin troppo fortunata.> comunicai mentre alcune piccole lacrime cominciarono ad accumularsi tra le mie ciglia.

<Tu credi?> rise amaro. <Io invece credo che tu ti sia soltanto rovinata la vita. Mi hai stregato con quei tuoi occhi nocciola, con le tue labbra e quel tuo temperamento da leonessa che ti trasforma completamente quando ti trovi in situazioni difficili, cos'altro avrei da pretendere? Sei perfetta.> spiegò facendomi sorridere leggermente. 

<Perché ti sei fatta trascinare in questa situazione di merda? Se non fosse stato per noi, se non fosse stato per me, a quest'ora staresti vivendo la tua vita senza paranoie e preoccupazioni a causa di un casino in cui tu non c'entri assolutamente niente.> sospirò frustrato.

In quel momento volevo solo che le mie orecchie smettessero di ascoltare tutto quello che stava dicendo, ad ogni sua parola una piccola crepa nasceva sul mio cuore.

<Perché mi stai dicendo questo?> domandai infastidita. <Se ti riferisci alla brutta situazione che stiamo attraversando, non puoi pretendere che io giri i tacchi e vi volti le spalle dopo tutto quello che abbiamo passato fino ad ora, potrò essere anche egoista da far schifo, ma quando si tratta di voi camminerei scalza su uno specchio a pezzi. Mi rendete felice, siete i miei migliori amici, gli unici che contano in questo schifo di vita. Non puoi dire che se non vi avessi mai conosciuti avrei meno paranoie e preoccupazioni, ho diciassette anni, è impossibile che a questa età io mi senta tranquilla a prescindere da tutto. E soprattutto tu, non riesco nemmeno a descrivere come mi fai sentire...

Non riesco a starti lontano e non voglio. Sei la mia prima forma d'amore, la prima volta che un sentimento tanto profondo e inaffidabile bussa alla mia porta, non ho intenzione di lasciarti andare.> dichiarai decisa e fiera, guardandolo dritto negli occhi. 

Sapevo benissimo di aver trattato quel sentimento come fosse acqua fresca, ma era quello che sentivo, e probabilmente lo avevo spaventato se non addirittura raccapricciato.

Contro ogni aspettativa invece, fece un mezzo sorriso e poi posò i suoi occhi su di me.

<Ecco, proprio di questo parlavo. Stai difendendo con le unghie e con i denti quello in cui credi, per questo ti invidio e mi sono voluto avvicinare a te per conoscerti meglio, voglio imparare a lottare fino alla fine per quello che amo e non farmi immobilizzare dalla convinzione di aver già perso in partenza. Mi sono ripromesso di difenderti a costo della mia stessa vita ma ogni volta penso che non potrei mai farcela, che sono un fallito, e che forse Taehyung sarebbe stata una scelta migliore, solo che poi viene a galla quello che provo per te e penso a quanto mi mancheresti come l'aria se non ti avessi tra i piedi. Non voglio che ti accada nulla piccola, ho solo paura di non riuscire a salvarti se mai ti succedesse qualcosa.> mi disse quasi vergognandosi di aver appena esposto le sue paure.

<Avere paura è più che legittimo Yoongi, soprattutto quando devi affrontare cose più grandi di te, ma non lasciare che quest'ultima oscuri tutto il resto, che oscuri i ragazzi e me. Soggiogala e liberati dalle sue catene o potresti perdere cose importanti.>

<Quali?>

<L'amore e la libertà.> dichiarai abbassando lo sguardo.

<Cosa avrò mai fatto per meritarti?> sospirò parlando tra sé e sé.

<Cosa avrò mai fatto per aver fatto innamorare Min Yoongi?> ribattei io guadagnandomi un suo sorriso imbarazzato. E' carino pensai.

Dopo quella discussione che non credevo ancora di aver affrontato, Yoongi mi fece sistemare vicino a lui. Poggiai la mia testa sul suo braccio mentre lasciai la mia mano sul suo torace e la sua mano libera invece era intenta ad accarezzare delicatamente la mia guancia. Chiusi gli occhi inalando il suo profumo, e un po' grazie ai suoi battiti e un po' al ritmo del suo respiro, mi addormentai profondamente. Qualche ora prima mi sarebbe risultato impossibile fare una cosa del genere, ma ecco perché stavo perdendo il controllo di me stessa, colpa sua.

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